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MONOPOLI E VECCHI DISPETTI. LA GUERRA SANTA DI MUSK
Il patron di Tesla e Twitter solleva un’importante questione sul duopolio delle app di Google e Apple. Battaglia che sta conducendo da tempo anche Tim Sweeney, ceo del colosso Epic Games. Ma un grande passo in avanti nella regolamentazione dell piattaforme ci sarà solo con la piena applicabilità del Digital markets act
di Claudio Plazzotta
Il 99% degli smartphone mondiali funziona con un sistema operativo Android (Google) o iOS (Apple). Mentre iOS è un sistema chiuso, nel senso che gira solo sui dispositivi digitali di Apple, la strategia di Google (che non è mai riuscita a produrre propri smartphone di successo) è stata quella di concedere Android in licenza a produttori terzi come Samsung, LG o Huawei. Grazie al dominio di Android e di iOS, quindi, il 99% degli smartphone ha preinstallati gli app store di Google (Google Play store) o di Apple (Apple App store), ovvero i negozi dove si possono comprare le app.
Certo, esistono anche altri marketplace che vendono le app, tipo Lg Smartworld, Samsung Galaxy store, Microsoft store, Amazon App store. Ma, nella realtà dei fatti, escludendo il mercato cinese che è a sé stante (con Alipay e WeChat Pay), il dominio mondiale di Apple e di Google nel mercato delle app è totale: Google, in base a una analisi di StatCounter, controlla oltre il 70% del mercato delle app (nel senso che oltre il 70% delle app è venduto attraverso Play store), con punte dell’85% in Messico e del 42% negli Stati Uniti. Apple, invece, attraverso App store, ha il 27% del mercato mondiale e oltre il 50% negli Usa.
Ciò significa che se siamo sviluppatori di app e vogliamo vendere il nostro prodotto, per distribuirlo con successo dobbiamo per forza passare attraverso i due unici grandi negozi esistenti. E se per caso uno dei due negozi, o entrambi, decidono, per motivi legati alle loro policy, che la nostra app non la vogliono più vendere, noi siamo rovinati.
Proprio su questo duopolio di fatto, di cui si parla ma non troppo, va a innestarsi la recente polemica sollevata da Elon Musk in tema Twitter contro Apple. In sostanza Musk, proprietario di Twitter, dice: ok, cara
Apple, tu hai deciso di togliere la tua pubblicità da Twitter perché non ti piacciono le mie decisioni in tema di contenuti offensivi e libertà di parola. Ma se per caso decidi anche di eliminare la app di Twitter dal tuo App store, allora mi metti con le spalle al muro.
Come spiega bene Marco Montemagno, imprenditore e divulgatore digitale, «ormai non è più ammissibile che poche società al mondo abbiano l’interruttore per accendere o spegnere una qualunque azienda o una qualunque persona. Google ti toglie dagli indici di ricerca e il turismo del tuo paese crolla da un giorno all’altro; Apple dice che la tua app non la vende più e tu devi chiudere bottega; YouTube ti spegne il canale, e il tuo business evapora all’istante.
Ci sono in sostanza due soggetti mondiali che decidono chi può parlare e chi no. Se Google o Apple hanno il potere assoluto di approvare o non approvare cosa può fare la tua app, allora è come se Apple e Google fossero nel consiglio di amministrazione di tutte le società che sviluppano app. Questo è un sistema, un castello che non può più reggere. E Musk, forse, può avere la forza di fare crollare questo castello, portando alla decentralizzazione cui mira il cosiddetto Web 3.0, e provando a sporcare soprattutto il brand di Apple, che invece vuole sempre essere percepito come elegante, pulito, alto, bello, amato, immacolato».
La battaglia di Sweeney
Tim Sweeney, ceo del colosso del gaming Epic Games, dal 2020 sta conducendo una battaglia contro Apple, in particolare contro il 30% che la società incassa della vendita di ogni app sul suo App store (ma tutti i marketplace, in realtà, incassano questa percentuale, e in Cina operatori come Vivo, Oppo o Xiaomi pretendono anche il 50%) e contro il monopolio di Ap- ple App store come unico negozio di app utilizzabile sui device Apple: «Apple non può usare il suo controllo sull’hardware e sul sistema operativo per imporre limitazioni commerciali nei mercati connessi. Apple impedisce ad altre aziende di creare negozi concorrenti per le app su iOS. E’ un monopolio che sta strangolando l’economia digitale”. Nel 2020 Epic Games aveva cominciato a integrare nel suo celebre gioco Fortnite un meccanismo per fare acquisti di app, bypassando completamente l’App store. Cosa è successo? Semplice: Apple ha eliminato la app di Fortnite dal suo store. «Noi andremo avanti e combatteremo finché sarà necessario in tutti i tribunali», promette Sweeney.
Piovono multe sulle Big Tech
Va tuttavia anche detto che, secondo la tesi difensiva spesso usata da Apple e
Google nelle vertenze legali, il mercato delle app sarebbe nato e diventato grande proprio grazie ai negozi di Apple e di Google, e senza quelle infrastrutture (sui cui i due big hanno investito un sacco di soldi), gli sviluppatori di app non avrebbero fatto così tanto business. Ogni anno, peraltro, Apple e Google pagano miliardi di dollari agli sviluppatori di app. Che dovrebbero quindi ringraziare gli app store e non criticare.
L’autoregolamentazione delle big tech, tuttavia, non ha funzionato. E tanto l’App store quanto Google Play store negli ultimi tempi sono sottoposti a un’ondata di assalti da parte di autorità di regolamentazione, governi e tribunali, sia negli Stati Uniti, sia all’estero, dalla Cina alla Russia, passando per India, Corea del Sud, Australia, fino alla Ue.
A marzo 2019 Google, per esempio, è stata sanzionata dall’Unione europea con una multa da 1,49 miliardi di euro per violazione della normativa antitrust. Ed è la terza mazzata dell’Antitrust europeo inflitta a Google dopo quelle del 2017 e 2018
L’Antitrust italiano, invece, nel maggio 2021 ha sanzionato le società Alphabet Inc. (holding di Google Llc), Google Llc e Google Italy S.r.l. costringendole al pagamento di una multa di oltre 102 milioni di euro per abuso di posizione dominante relativamente all’accesso al mercato delle app.
E nel giugno 2021 anche l’Antitrust francese ha multato Google per 220 milioni di euro per abuso di posizione dominante nell’ambito però del digital advertise - ment.Nell’agosto del 2021, in Corea del Sud è stata approvata una legge, prima al mondo, che vieta ai due big Apple e Google di costringere gli sviluppatori ad adottare i loro sistemi di pagamento e quindi a usare esclusivamente i loro negozi per vendere le app.
Nel frattempo anche molti stati americani hanno intentato cause antitrust sul tema monopoli degli app store.
Un grande passo in avanti nella regolamentazione di questo duopolio ci sarà però con la piena applicabilità del Digital markets act, il piano regolatorio europeo destinato alla governance delle attività e dei servizi digitali offerti dalle piattaforme online, entrato in vigore lo scorso 1° novembre 2022.