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ANCORA UN ANNO CON L’ELMETTO IN TESTA
Previdenza, politiche attive, semplificazioni sono le riforme annunciate dal governo per dare impulso al mercato del lavoro. Le prime iniziative sono positive. Tanto che Unioncamere prevede 500mila nuove assunzioni nel primo trimestre dell’anno. Più complesso lo scenario del settore professionale. Redditi in calo, divario di genere e frattura generazionale sono i primi nodi da sciogliere. Magari attraverso l’equo compenso e le Società tra professionisti di Isidoro Trovato
Il 2023 sarà un anno complicato, questo è un dato ormai acquisito: l’inflazione che avanza, il costo della benzina e dell’energia pure, e una guerra che non accenna a finire. Tutti fattori che abbasseranno il potere d’acquisto degli italiani chiamati a un anno di “resistenza” più che di “resilienza”. È alta l’aspettativa anche sul fronte del lavoro. L’occupazione rappresenta certamente una delle risorse essenziali per la tenuta sociale di questo 2023 e sul tavolo del governo ci sono diverse partite a cominciare dal cuneo fiscale. I numeri sono chiari, li ha divulgati Confprofessioni attraverso il «VII Rapporto sulle libere professioni in Italia - anno 2022», curato dall’Osservatorio libere professioni: il lavoro indipendente negli ultimi quattro anni ha perso 343 mila posti e se si va a ritroso negli ultimi dieci anni, 24 mila studi professionali in Italia hanno chiuso i battenti.
Ancor più preoccupanti le prospettive del mercato del lavoro negli studi che non riescono più ad attrarre neolaureati, una tendenza che si incrocia pericolosamente con il declino strutturale demografico che impatta duramente sui livelli occupazionali, dove tra il 1996 e il 2021 si nota un tracollo del 46% tra i giovani under 30. Un’emergenza occupazionale acuita dal Covid che ha messo in evidenza quanto il sistema degli studi professionali abbia bisogno di strumenti di sostegno e welfare. Un percorso iniziato con Iscro (fortemente voluto da Confprofessioni) il primo ammortizzatore sociale per lavoratori autonomi ma che deve ancora essere perfezionato e completato.
Più incentivi, più occupazione
La Finanziaria 2023 ha dato certamente un impulso di buone speranze per il futuro, perché lascia spazio alle riforme strutturali annunciate per quest’anno: previdenza, politiche attive, sicurezza, semplificazioni. Un esempio? C’è stato un miglioramento delle misure di incentivazione, di sostegno alla gestione dei rapporti di lavoro. E la conferma che si sta procedendo nella giusta direzione arriva direttamente dai mercati internazionali, che non hanno mostrato alcuna fibrillazione al riguardo. Ma anche dal mercato del lavoro e, dunque, dalle imprese che giudicano positivamente le iniziative adottate.
Non a caso Unioncamere stima che nel primo trimestre 2023 ci saranno 500mila nuove assunzioni. Misure che avranno ripercussioni positive anche nel mondo della libera professione? Non è scontato. Positivo anche il giudizio sul collegamento tra politiche attive e passive che però dovrebbero essere coordinate da un unico soggetto istituzionale (per evitare gli errori del passato) in grado di sollecitare la creazione di una banca dati per il tracciamento dei percorsi professionali dei lavoratori.
Tra Stp ed equo compenso
Si pone poi un ulteriore problema molto grave che affligge il mondo delle professioni, quello legato al calo dei redditi dei professionisti iscritti alle casse di previdenza private, che segnano una flessione del 2%, con punte che arrivano fino al 6% tra avvocati, periti industriali e architetti; in controtendenza, si muovono i consulenti del lavoro che vedono incrementare i loro redditi del 26,5%.
Senza contare che nelle professioni ordinistiche persiste un ampio divario reddituale di genere: le donne, in quasi tutte le categorie, continuano a dichiarare redditi inferiori rispetto ai pari grado uomini. Da qualche anno ormai i numeri certificano una vera frattura generazionale: le casse di previdenza evidenziano che i giovani under 50 hanno redditi notevolmente più bassi, al punto da mettere a rischio la sostenibilità di certe casse private nel lungo periodo. Dal punto di vista dei rimedi, in tal senso si attendono nuovi testi di legge che possono aiutare a invertire la rotta: il primo riguarda una nuova legge sulle Società tra professionisti, il veicolo più indicato per permettere alle nuove generazioni di entrare come soci negli studi professionali. Per farlo però serve una legge con agevolazioni fiscali che rendano convenienti le Stp mentre invece con le norme attuali le aggregazioni risultano addirittura penalizzanti dal punto di vista fiscale e previdenziale.
Sono molte le aspettative riposte dal mondo delle professioni anche sull’approvazione di una legge sull’equo compenso. La buona notizia è che il lavoro autonomo sia tornato al centro del dibattito politico. Il governo ha già dato seguito a un’interlocuzione con Ordini, Casse e
Associazioni, che rappresentano ancora quasi il 15% del nostro Pil, un valore aggiunto economico oltre che una risorsa per l’intera collettività. È necessario superare quel retaggio culturale secondo il quale gli Ordini rappresentano una casta privilegiata, i redditi dei più giovani dimostrano che da anni non è più così.
Ecco perché, specialmente per i giovani professionisti, vanno rafforzate le tutele visto che ancora troppo spesso vengono creati bandi pubblici che prevedono prestazioni professionali gratuite. In Parlamento è depositato il testo di legge sull’equo compenso, organico e completo, che garantirebbe ai professionisti una retribuzione adeguata alla quantità e qualità della prestazione ma ribadendo il sacro principio che la prestazione gratuita non può essere contemplata.