
3 minute read
Un sistema virtuoso per il benessere del territorio
Intervista a GIULIA MANICA, Presidente della Sezione Chimica, Vetro, Gomma e Plastica di Confindustria Trento
Presidente tracciamo in primo luogo un quadro delle caratteristiche principali di questa Sezione.
La nostra Sezione conta oltre trenta aziende, molto eterogenee tra loro: per la metà si tratta di aziende prettamente chimiche, una decina di aziende operano nel campo della plastica, cinque lavorano nel settore gomma e tre nell’ambito del vetro.
Per l’80% si tratta di imprese medio piccole a capitale locale; poi vi sono le più grandi, in alcuni casi a capitale internazionale, e si tratta di marchi noti in tutto il mondo. Parliamo in tutti i casi di realtà internazionalizzate. Tutte esportano un 44% del proprio fatturato, prevalentemente in Europa: Germania, Austria e Francia in testa.
Le aziende della Sezione impiegano poco meno di 3mila dipendenti, cioè a dire il 12% di tutti gli occupati del sistema industriale associato a Confindustria Trento. Il fatturato pro-capite è elevato, perché si tratta di un tipo di produzione a bassa intensità di lavoro: i processi chimici richiedono più di altri un investimento tecnologico importante, e il lavoratore svolge oggi prevalentemente mansioni di controllo e supervisione rispetto ad esempio alle metalmeccaniche. Notiamo anche un progressivo incremento di personale indiretto, ovvero di lavoratori destinati all’analisi e all’applicazione delle normative che impattano sulle aziende.
Rispetto all’andamento, che tipo di considerazioni possiamo fare?
Stando al sentiment dei colleghi, con i quali mi sto confrontando in queste settimane, posso dire che il 2020 si è chiuso per tutti abbastanza bene. Va detto che le aziende della chimica non hanno mai chiuso, nemmeno al tempo del lockdown più duro, perché molte attività erano legate a quelle essenziali. Abbiamo dunque continuato a lavorare e a fornire i nostri prodotti al mercato estero. Le aziende che a giugno dello scorso anno avevano registrato dei cali importanti, anche del 40%, hanno saputo recuperare al punto da chiudere l’anno, se non in pareggio, con una perdita di pochi punti percentuali.
Eppure le difficoltà non sono ancora alle spalle…
Quanto al 2021, devo dire che alcune nubi all’orizzonte ci sono. Siamo preoccupati per l’incremento dei prezzi delle materie prime: mi riferisco a metalli, gomma e plastica, ma stanno aumentando perfino le derrate alimentari, come mais e soia. È una crescita forsennata, dove è difficile ribaltare i prezzi sul consumo, e che implica di conseguenza una difficoltà di marginalità importante. Prima ancora che un problema di prezzo, va evidenziato un problema sostanziale di scarsità della materia prima… è una situazione che dobbiamo monitorare con attenzione, per non rischiare conseguenze peggiori.
Le imprese della Sezione hanno dimostrato di avere una vocazione molto alta nei confronti dell’innovazione…
A dispetto di quanto si possa pensare la chimica investe molto sulla ricerca e sullo sviluppo. Oltre il 62% delle aziende ha attivato processi di innovazione che non riguardano solo il prodotto ma il miglioramento dei processi produttivi.
La chimica vive fortissimamente l’impatto delle normative regolatorie di carattere ambientale: lavorare in Europa significa innovare continuamente la propria tecnologia, rendere più efficienti e sostenibili i processi produttivi, sviluppare un’economia circolare. E tutto questo passa dalla ricerca.
A proposito di questioni ambientali, il nuovo corso della chimica presta grande attenzione all’impatto ambientale delle produzioni.
La chimica governa tantissimi processi, è all’interno di quasi tutti i prodotti che oggi utilizziamo quotidianamente. Al giorno d’oggi, un’industria che lavora in Europa è necessariamente un’azienda sostenibile dal punto di vista ambientale. Insomma, va sfatato il falso mito che la chimica “fa male”. Spero che se qualcosa di buono ci ha insegnato questa pandemia è che l’Europa non può più demandare tutte le produzioni nel Far East, perché poi mancano le mascherine, gli igienizzanti, i vaccini. Dobbiamo sforzarci – politici, autorità di controllo, imprenditori - per creare un sistema virtuoso dove tutte queste variabili convivono per il benessere del territorio e della comunità.