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Energia sostenibile e nuova mobilità
Intervista a SIMONE CANTERI, presidente Sezione Energia e Servizi per l’ambiente.
Presidente Canteri, come d’abitudine, apriamo questa intervista con un identikit della Sezione da lei presieduta.
Va detto in primo luogo che si tratta di una Sezione nuova, nata lo scorso anno con lo scopo di dare ulteriore forza e rappresentanza alle aziende che operano all’interno della filiera energetica. Si tratta di circa 40 aziende, per un totale di circa 1600 dipendenti.
Vi figurano imprese che si occupano di produzione e di distribuzione di energia elettrica, di gestione dei rifiuti, di gestione di acquedotti e fognature, dunque che operano anche nel mondo dei servizi, al giorno d’oggi quanto mai fondamentali.
Tracciamo dunque un quadro della situazione attuale e dell’andamento del mercato.
Veniamo da un anno nel corso del quale anche il mondo energia è stato duramente colpito. Abbiamo avuto cali nei consumi molto forti: per dare un dato, a livello mondiale si parla di una flessione del 6%, pari – per intenderci – al consumo dell’India. Se le nostre aziende hanno sofferto meno di altre, se ci si può limitare a parlare di criticità temporanee, è perché si tratta di realtà molto solide dal punto di vista finanziario. Le nostre imprese hanno saputo assorbire il colpo grazie a una gestione oculata e professionale, che ha permesso di ammortizzare gli effetti di un anno straordinario. Con la ripresa, le aziende sono ripartite: i dati dei primi mesi di quest’anno sono incoraggianti. La situazione è tuttora molto liquida, ma si può dire che vediamo davanti a noi grandi opportunità: prevediamo un secondo semestre 2021 cautamente positivo. Sicuramente ci attendono mesi – direi anni – molto sfidanti, ma sono convinto che sapremo cogliere gli obiettivi che ci siamo prefissati, anche grazie alle competenze della nostra Associazione.
Il business della sostenibilità è sempre maggiore: quali le opportunità per le imprese su questo fronte?
Si fa un gran parlare, soprattutto in questi ultimi mesi, della cosiddetta transizione energetica, del Green Deal europeo. Siamo nel bel mezzo di un cambiamento radicale, storico. Dal punto di vista energetico si va sempre di più verso il concetto di sostenibilità, che non va disgiunto da un approccio che è anche culturale: a cambiare deve essere la mentalità delle aziende. Ci sono grandi opportunità davanti a noi: viviamo e vivremo sempre più in un mondo dell’energia focalizzato al risparmio energetico e alla sostenibilità. Di conseguenza tutte le aziende che riusciranno a organizzarsi su questo filone avranno sicuramente vantaggi competitivi rispetto alle altre.
Le risorse disponibili sono e saranno moltissime: il Green Deal europeo, solo per la parte energetica, mette a disposizione oltre 60 miliardi. Bisogna però saperle cogliere e renderle disponibili per progetti sui territori. Purtroppo, lo sappiamo, l’Italia è fra i paesi che fino ad oggi hanno dimostrato una minore propensione all’utilizzo dei fondi europei.
All’orizzonte si prospettano anche nuove frontiere per la mobilità. Per i nostri territori, in questo senso, sarà cruciale la partita delle infrastrutture per l’area dolomitica in vista delle Olimpiadi 2026.
Nello scorso mese di febbraio, Confindustria Trento, Bolzano e Belluno hanno firmato un accordo con l’Università di Padova che ha il fine ultimo di rendere il più possibile sostenibile un evento della portata di un’Olimpiade di montagna. Viviamo in un ambiente unico dal punto di vista delle risorse naturali, ed è per questo tanto più necessario valutare ogni investimento nell’ottica dei benefici che potrà avere sulle vite dei nostri figli e dei nostri nipoti. Dal punto di vista operativo, alcune delle nostre aziende si stanno già organizzando. Abbiamo competenze, conoscenze e grandi professionalità: elementi fondamentali per creare le condizioni per un futuro il più roseo possibile.
Quali strategie mettere in campo per sostenere questa ripartenza?
Come detto, le aziende sono pronte. Le risorse non sono illimitate, ma ci sono. La burocrazia rimane il principale avversario, e se non si interverrà per disarmarlo, avrà effetti devastanti anche sull’attuazione delle strategie sostenute da fondi europei. Quello che si chiede e che si auspica è dunque che si lavori per snellire i processi, affinché le risorse possano arrivare al territorio con gli esiti migliori.