Robin Williams, una vita tra sobrietà e dipendenza

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Robin Williams, una vita tra sobrietà e dipendenza Ha abusato di cocaina da giovane e di alcool in età matura. Dopo l’ultima ricaduta e l’ultima riabilitazione, in cura sotto psicofarmaci, fu trovato morto suicida. “È solo a causa della paura. E pensi, oh, l'alcool allevierà la paura. Ma non è così.” Questo è Robin Williams, pochi anni prima di morire, parlando con un intervistatore del quotidiano britannico The Guardian. Stava spiegando cosa lo ha spinto a ricadere nel vizio di bere alcool nel 2003, dopo 20 anni di sobrietà. “Durante la prima settimana menti a te stesso pensando che puoi fermarti, poi il tuo corpo si tira indietro e dice, no, fermati più tardi. E poi ci sono voluti circa tre anni, e alla fine ho smesso". Aveva smesso, entrando in riabilitazione e poi imponendosi di partecipare il più possibile alle riunioni settimanali di AA (Alcolisti Anonimi), perché "è bello andarci". Williams è riuscito a mantenere la sua sobrietà per diversi anni, fino al 2014, quando è andato in riabilitazione presso il centro Hazelden nel Minnesota. Aveva affermato di tornare in riabilitazione come misura precauzionale ma, che fosse vero o meno, possiamo dedurre che stesse perdendo il controllo e sentisse il rischio di una ricaduta. Un mese dopo è stato trovato morto nella sua casa in un ricco sobborgo a nord di San Francisco, un apparente suicidio appeso a una cintura. L'abuso di alcol non è stata l’unica esperienza di Robin William con la dipendenza. Alla fine degli anni '70, quando divenne famoso, era noto per il forte consumo di cocaina. Decise di smettere a causa di due eventi accaduti in rapida successione: la nascita del suo primo figlio, e la morte del suo caro amico John Belushi, per overdose di eroina e cocaina. Trovò, grazie queste due esperienze, la forza di smettere di bere e di usare droghe, riuscendo a rimanere sobrio per i successivi due decenni. Fu durante le riprese di un film in Alaska, nel 2003, che ebbe una ricaduta. Ecco come lui stesso descrisse questo episodio: “sono entrato in un negozio e ho visto una bottiglietta di Jack Daniel's. E poi quella voce io la chiamo il ‘potere inferiore’ - fa: ‘Ehi. Solo un assaggio. Solo uno…’. L'ho bevuto, e c'è stato quel breve momento di 'Oh, sto bene!' Ma è aumentato rapidamente... in una settimana stavo comprando così tante bottiglie che sembravo un campanaccio che camminava per strada.” Questa descrizione suonerà familiare a chiunque abbia subito una ricaduta dopo aver smesso di drogarsi o di bere alcool. Williams ne parlò spesso nelle interviste e durante i suoi spettacoli di cabaret, deridendo gli impulsi irrazionali ma irresistibili che spingono un tossicodipendente a bere o sballarsi. Potremmo non scoprire mai cosa è successo che ha riportato Robin Williams in riabilitazione per l’ultima volta, poco prima di morire, ma dato quello che è successo solo un mese dopo, sappiamo non fu efficace nell'aiutarlo a riprendersi. Senza dettagli specifici su quale trattamento abbia ricevuto e cosa sia successo nei giorni e nelle ore prima del suicidio, possiamo solo speculare sulla base delle prove disponibili. Le circostanze di cui siamo a conoscenza, tuttavia, sollevano diverse questioni importanti sulla dipendenza, la riabilitazione e il recupero a lungo termine. Il centro Hazelden si propone come specializzato nel trattamento di disturbi come la depressione e l’alcolismo. La dichiarazione dell'addetto stampa di William alla notizia della morte dell'attore ha confermato che stava combattendo la depressione al momento della sua morte, quindi è probabile che abbia scelto il centro Hazelden per questo motivo. Sul sito web di Hazelden c’è scritto che per la riabilitazione usano farmaci antidepressivi. È possibile che Williams fosse in cura con quei farmaci al momento della sua morte: non ci sarebbe quindi da stupirsi riguardo al suicidio, dato che gli effetti collaterali dichiarati degli antidepressivi includono “maggiore incidenza di pensieri suicidi”. “Mondo Libero dalla Droga” è un’associazione internazionale che si batte per ottenere una società nel quale la droga, l’alcool e l’abuso di farmaci non costituiscano più una piaga sociale. I volontari dell’associazione credono che un giovane informato sui pericoli degli stupefacenti possa decidere,


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