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Speciale vendemmia 2020
L’Italia mantiene la leadership mondiale su Francia e Spagna, l’Abruzzo al quarto posto tra le regioni italiane
UNO SGUARDO ALL’UE Nonostante l’attuale contesto di tensioni geopolitiche, il cambiamento climatico e la pandemia di Covid-19 stanno generando un alto livello di volatilità e incertezza nel mercato mondiale del vino, la produzione mondiale di vino 2020 sembrerebbe in linea con l’anno precedente: +1% rispetto al 2019.
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Foto di Marco Zac.
A dirlo è l’OIV, l’Organizzazione internazionale della vigna e del vino, che ha presentato alla fine di ottobre le prime stime sulla produzione vinicola mondiale del 2020. Nell’Unione Europea le buone condizioni climatiche hanno favorito un raccolto 2020 potenzialmente elevato; ciò nonostante, è stato limitato da diverse misure mirate al contenimento degli impatti negativi della pandemia di Covid-19 sul mercato mondiale del vino. Le stime preliminari complessive della produzione di vino 2020 nei paesi dell’UE indicano una situazione più eterogenea rispetto agli anni precedenti. Un esempio è dato dai tre maggiori produttori, dove rispetto al 2019 si osserva un calo dell’1% in Italia (47,2 Mio hl), una leggera crescita del 4% in Francia (43,9 Mio hl) e un notevole aumento dell’11% in Spagna (37,5 Mio hl). Va però tenuto conto che questi tre paesi, che congiuntamente rappresentano il 49% della produzione di vino mondiale e l’81% di quella dell’UE, mostrano livelli preliminari di produzione 2020 più bassi o appena inferiori alle medie dei cinque anni precedenti. Ciò è il risultato di una combinazione di condizioni climatiche complessivamente favorevoli durante la primavera e l’estate scorsa e dell’applicazione di misure di regolamentazione. Una crescita rispetto al 2019 è stata registrata anche in altri grandi paesi produttori di vino dell’UE.
VENDEMMIA ITALIANA 2020: PIÙ QUALITÀ CHE QUANTITÀ
Guardando al nostro Paese, il responso definitivo della vendemmia italiana 2020, arriva da Assoenologi, Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) e Unione Italiana Vini che constatano una vendemmia ottima nella qualità e misurata nella quantità. Un verdetto della natura favorevole rispetto alla congiuntura economica mondiale, che consegna una raccolta molto promettente anche per il futuro commerciale del principale produttore mondiale di vino al mondo. L’analisi rileva una produzione complessiva di vino e mosto di 46,6 milioni di ettolitri, con una flessione del 2% rispetto ai 47,5 milioni di ettolitri del 2019, dati di poco discostanti rispetto a quelli dell’OIV. La geografia della raccolta, perfetta anche dal punto di vista dello stato fitosanitario delle uve, vede prima in classifica tra le regioni italiane per quantita-
tivi il Veneto, con circa 11 milioni di ettolitri, seguito dalla Puglia (8,2), dall’Emilia Romagna (7,9) e dall’Abruzzo (3,3) che guadagna il quarto posto nella classifica delle regioni più produttive segnando un +6% rispetto al 2019.
“Da noi, la raccolta è iniziata dopo metà agosto e si è protratta fino a fine ottobre con un tenore qualitativo molto buono e punte di eccellenza sia sui bianchi sia sui rossi - ha dichiarato Vincenzo Marchioli, enologo di Colle Moro. - La quantità totale delle uve conferite dai soci è stata di q.li 183.598 con un incremento rispetto alla vendemmia precedente del 9.31%. Colle Moro continua a promuovere tra i propri soci la filosofia produttiva della lotta integrata facendosi capofila, per i soci che adottano volontariamente questo protocollo, dell’adozione di tecniche produttive volte alla riduzione dell’impatto di fitofarmaci in vigna e la salvaguardia della biodiversità e il rispetto della salute umana. Il tema della sostenibilità non comprende solamente la cura del suolo, della vigna e le tecniche di produzione dei vini, ma prende in considerazione anche il tessuto sociale, formativo ed economico ed è un tema a cui sono particolarmente attente le nuove generazioni, i cosiddetti Millenials. Sostenibilità del vino significa produrre vino cercando di preservare le risorse naturali per le generazioni future e ricercare i migliori metodi per ottenere il minor impatto possibile sull’ambiente. Ritengo, peraltro, strategico proseguire nell’evoluzione tecnologica della cantina, come pure continuare a lavorare per prolungare la shelf life dei nostri vini, in particolare per i bianchi autoctoni”.
Per il settore vitivinicolo, il 2020 verrà dunque ricordato come l’annus horribilis a causa della chiusura totale dell’Ho.re.ca., l’incertezza del turismo e dell’industria alberghiera, giacenze di vino troppo alte e calo del commercio mondiale.

