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All'estero per godersi la pensione. Conviene davvero?

ATTUALITÀ

VITTORIO DI GUILMI

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Costo della vita più contenuto rispetto all’Italia, minore pressione fiscale e clima mite. Sono le principali ragioni che ormai da diversi anni spingono sempre più pensionati italiani a trasferirsi all’estero. Un fenomeno, quello della cosiddetta “migrazione previdenziale” che ha preso il via con la crisi del 2008, è esploso tra la metà e la fine del decennio scorso ed è tuttora in corso. I beneficiari di trattamenti pensionistici scelgono di lasciare il Belpaese non solo per migliorare il proprio tenore di vita ma anche per provare nuove esperienze e aprirsi a nuove culture. Portogallo, Tunisia, Isole Canarie, Bulgaria, Albania, Cipro: queste le destinazioni più gettonate per il “buen retiro” degli ex lavoratori italiani. Mete attrattive, caratterizzate da condizioni climatiche, economiche e sociali vantaggiose. In Portogallo il numero dei pensionati italiani è più che triplicato in cinque anni, quasi triplicato in Tunisia, più che raddoppiato in Bulgaria, in Moldavia addirittura decuplicato. Meno tasse sulla pensione. Alla base di una scelta così radicale (e coraggiosa) c’è, naturalmente, una motivazione di tipo economico. La tassazione italiana sulle pensioni è infatti tra le più alte in

Europa, con una pressione che va dal 23% al 43% in base al reddito. In Spagna, Regno Unito, Francia e Germania la prima aliquota non supera il 9,5% e in Ungheria, Slovacchia, Bulgaria e Lituania le pensioni sono addirittura esenti da tasse. Un pensionato italiano può trasferirsi all’estero e sottoporsi alla tassazione del nuovo paese di residenza in virtù di accordi bilaterali stipulati dall’Italia con paesi europei e extraeuropei per evitare la doppia imposizione fiscale. In Bulgaria, ad esempio, dove la vita costa il 46% in meno rispetto all’Italia, l’esenzione dalle imposte per i nuovi residenti pensionati è totale e senza limiti di tempo. A Cipro, dove la vita costa il 23% in meno, l’aliquota d’imposta è solo del 5%. Il Portogallo. È il Portogallo, dove il costo della vita è di un quarto inferiore al nostro, la meta preferita dei “senior” italiani. A fine 2021 erano oltre 7mila gli italiani tra i 60 e i 65 anni ad aver trasferito la propria residenza. Attualmente l’aliquota fiscale sulle pensioni dei residenti stranieri è del 10%. Fino al 2020 un ex lavoratore proveniente dall’estero poteva percepire il suo trattamento pensionistico addirittura senza imposte. Un’altra delle ragioni che incoronano il Portogallo come destinazione privilegiata dei nostri pensionati è legata al clima: le temperature medie invernali infatti non vanno mai sotto i 9 gradi e quelle estive sono intorno ai 25 gradi. Altre motivazioni, infine, sono di tipo logistico e culturale. Il Portogallo è infatti relativamente vicino all’Italia, sia geograficamente sia da un punto di vista di abitudini. A questo si aggiunge la lingua, appartenente allo stesso ceppo linguistico dell’italiano e per questo abbastanza comprensibile e facile da imparare. La Tunisia. Spiagge, caldo e costo della vita basso sono i principali elementi che negli ultimi anni hanno contribuito al successo della Tunisia. Ma a far sorridere anche in questo caso è un regime fiscale che permette ai pensionati che si trasferiscono di beneficiare di una tassazione sulla pensione lorda del solo 20%. A fine 2021 gli italiani tra i 60 e i 65 anni che avevano trasferito la propria residenza in Tunisia erano oltre 5mila. Conviene davvero? Ma conviene davvero trasferirsi all’estero per trascorrere gli anni della pensione? Sì, no, forse. In realtà una risposta univoca non c’è, perché è strettamente legata alle singole valutazioni. Certo, lasciare i propri affetti o almeno i luoghi e le abitudini di una vita non è mai una scelta facile. Come facile non è adattarsi ad un nuovo Paese, che per quanto possa essere “vicino”, geograficamente e culturalmente, non sarà mai il nostro. Probabilmente è una questione di naturale predisposizione al cambiamento e in questo caso si tratta di un cambiamento pressoché totale. Tuttavia, come spesso accade, per guardare oltre i confini nazionali ci si dimentica del bello, bellissimo, che abbiamo in casa nostra. Esistono infatti posti incantevoli della nostra Italia, lontani dallo stress delle grandi (e care) città, dove si vive bene e la vita costa il giusto. Secondo l’Istat le regioni più economiche in cui vivere sono l’Umbria, la Calabria e la Basilicata. Qualche anno fa la prestigiosa rivista americana Forbes inseriva l’Abruzzo e le Marche tra le 24 località “top” al mondo dove ritirarsi dopo una vita di lavoro, in una speciale classifica che considerava il costo della vita, la qualità dei servizi sanitari, le formalità per ottenere la residenza e il clima. In tutti i casi, si tratta di regioni piene di tesori nascosti, dove la vita scorre più lenta che altrove e l’ospitalità della gente è un valore aggiunto. E allora, prima di lasciare l’Italia e la sua cucina invidiata in tutto il mondo, perché non farci un pensiero?

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