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INTERVIEW: GIANNI BINI

1. Raccontaci l'evoluzione delle tue due carriere parallele, quella da Dj e quella da produttore discografico.

In effetti le carriere sono state veramente parallele, perchè io da subito ho coltivato l'ambizione di produrre i brani stessi che poi avrei proposto in discoteca, ovviamente ero in quella età dove avevo ancora tutto da imparare (16 anni), però con i pochissimi mezzi ch avevo a disposizione, mi ricordo un computer Atari, un campionatore e un modulo sonoro, tagliuzzando e campionando dischi di altri, riuscivo a fare delle produzioni mie, parallelamente in discoteca cercavo di proporle compatibilmente con quelli che erano i gusti del pubblico che avevo davanti. Quando ho iniziato io, non c'era ancora il termine dj resident, ma comunque lavoravo in discoteca dal giovedì alla domenica, sia pomeriggio che sera e quindi ho sempre cercato di crearmi uno spazio all'interno del dj set dove poter proporre questi miei primi tentativi di produzioni discografiche. Ovviamente tutto quello che guadagnavo l'ho sempre reinvestito in nuovi macchinari cercando di creare primo o poi il mio studio adatto a quello che avrei voluto produrre, nel mio caso era l'house music. Ad un certo punto, non potevo più mettere insieme un set commerciale produrre house, dovevo comunque anche suonarla l'house, anche se a quel tempo non era cosi facile entrare in determinati canali, ma ebbi la fortuna con l'Insomnia, discoteca di Pontedera, di iniziare a lavorare nel privè, e questo mi ha dato la possibilità finalmente di suonare house music, che era la musica che preferivo e anche di produrla. Daqui le carriere sono state abbastanza parallele e fortunate entrambe, perchè come dj ho potuto suonare più o meno in tutti i club più ambiti del mondo, per quello che riguarda gli anni 90, e come produttore, prima legato a Fulvio Perniola, poi legato a Paolo Martini, ci siamo tolti grossissime soddisfazioni e sopratutto come remixer. Nonostante tutto non ho mai abbandonato l'idea di potenziare lo studio che comunque rappresentava il mio più grande sogno e la fortuna ha voluto che potessi realizzarlo.

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2. Quale è stata la molla che è scattata, proprio mentre eri all'apice della carriera da dj, che ti ha fatto scegliere di proseguire solo con la carriera da produttore?

Purtroppo non è stata una molla, ma una forzatura, perchè ho dovuto smettere di fare serate in quanto ho iniziato a soffrire di attacchi di panico, all'inizio sporadici, poi sempre più frequenti, fino ad aver paura ad uscire di casa, e questa situazione ovviamente, non mi ha più permesso di poter lavorare in discoteca. All'inizio ho sottovalutato il problema, come forse molti altri nella mia condizione, pensando di poter risolvere il problema da solo, invece finchè non mi sono messo nelle mani di uno psicologo e di uno psicoterapeuta, non ho come dire, non ho cavato un ragno dal buco.A quel punto, a parte qualche piccola e rara apparizione, la mia carriera da dj si è dovuta per forza interrompere, mentre l'ambiente dello studio da sempre mi sembrava più protetto e quindi è lì che ho convogliato poi tutte le mie energie. Me ne dispiaccio, col senno di poi, perchè ora tornando indietro alla prima avvisaglia mi curerei per cercare di continuare a fare quello che mi è sempre piaciuto fare, perchè il suonare in discoteca è sempre stata un grande soddisfazione.

3. Quali sono oggi i passi da fare, per produrre un disco di successo?

Già pensare di mettersi al computer e fare un brano di successo è già sbagliato nell'approccio. Quello che bisogna fare è fare qualcosa in cui si crede fermamente, cercare di proporre qualcosa che fa vibrare noi stessi e alla lunga, prima o poi, se si hanno le capacità, questo lavoro porterà sicuramente a del successo.Credo poco nel successo al primo disco, credo molto di più nel lavoro, nel sacrificio e nei risultati a lungo termine. Francamente, non mi interessa neanche più fare un disco di successo(ovviamente è chiaro che se lo facessi ne sarei super contento), ma non è più quello a cui ambisco e quindi consiglio a chi intraprende la carriera di produttore non tanto di pensare di "beccare" il disco quanto più di creare un suono proprietario e magari anche senza azzeccare il disco di successo, in realtà i risultati arriveranno lo stesso anche in termini economici.

4. Musicalmente parlando, come e in cosa sono cambiate le produzioni dagli anni 90 ad oggi?

Dagli anni 90 ad oggi, almeno per quanto riguardala musica dance, se uno ascolta un brano degli anni 90 o la classifica di traxsource oggi, non è che uno senta delle differenze epocali, dal punto di vista squisitamente di arrangiamento, i passi in avanti più grossi sicuramente sono stati fatti dal punto di vista della qualità, oggi anche con pochi soldi si riesce a fare una produzione di alta qualità e quindi questa cosa oggi è alla portata di moltissime persone, mentre negli anni 90 passando per uno studio di registrazione, c'erano dei costi da sostenere e quindi era un pochino più limitata questa cosa. Pure da un punto di vista di sonorità, sinceramente non sento queste grossissime differenze, tant'è che ancora oggi si va a ricercare alcune sonorità degli anni 80 90 da inserire nelle produzioni attuali, ovviamente quando ho iniziato io, usavamo un sequencer, un nastro ed un campionatore, invece oggi con la nuova tecnologia si riesce a fare tutto molto più velocemente, la creatività non cambia, l'apporto creativo è essenziale, lo è sempre stato e sempre lo sarà, certo è che la tecnologia di oggi ci dà la possibilità di realizzare qualsiasi tipo di idea in maniera molto veloce e con ottima qualità, anche per chi non è cosi "addicted" per quanto riguarda la produzione e l'utilizzo di software. Le enormi e sterminate librerie di sample non fanno altro che rendere tutto ancora più facile, anche se questo ovviamente va a discapito della fantasia della qualità degli arrangiamenti.

5. Una storia o un aneddoto che ricordi in particolare?

Storielle ne ho veramente a bizzeffe, ormai a 51 anni, di cui 30 anni dedicati alla musica, sono pieni di piccoli o grandi aneddoti, ma quello che voglio "regalarti" è quello sulla nascita di DiscoDown che sicuramente è uno dei miei dischi di maggior successo, che in realtà non doveva essere un disco cantato ma un brano strumentale, anzi era già stato mandato in stampa strumentale, dopodichè, la concomitanza del fatto che Lisa Millet era in studio in quella settimana e il fatto che era avanzato un giorno di lavoro, ho detto aspetta, ho questo disco, lo fermo, magari se hai voglia, provi a fare due vocalizzi. Questi due vocalizzi poi hanno rappresentato il ritornello che lo ha reso famoso, che in realtà è farina del mio sacco, in quanto la notte prima della sessione di studio, cantai sulla segreteria telefonica dello studio anche perchè a quel tempo non c'erano ancora smartphone, registratori digitali, etc... alle 2 di notte per non perdere quell'idea che avevo avuto appunto cantai il ritornello di Disco Down sulla segreteria telefonica. Non avevo ancora ben chiaro il testo che avrei usato, quindi cantai quelle che secondo me erano parole a caso, “I wanna boogie tonight, I wanna disco down!” pensando, tanto poi domani troveremo le parole più consone, invece Lisa Millet le ascoltò e disse che avevano un senso, e da lì nacque Disco Down.

6. Dai tuoi inzi ad oggi, quali sono i progetti che ricordi con più affetto e che ti hanno dato più soddisfazioni?

Ci sono sicuramente un sacco di episodi musicali che mi hanno dato molte soddisfazioni, sia negli anni 90 che negli anni 2000 e recentemente.Parlando di ricordi, faccio un passo indietro negli anni 90, dove ci sono due progetti importanti, uno si chiama Eclipse e l'altro Netzwerk. Eclipse sono da solo, mentre il progetto Netzwerk è stato sviluppato con i miei migliori amici. Riuscire a fareun disco di successo che vada al n.1 sia in Italia che in parecchi paesi europei e che coinvolga tutti i tuoi migliori amici, in modo che tutti guadagnino insieme, senza differenze, nel senso che non c'è uno che si arricchisce a discapito degli altri è un ricordo ancora oggi veramente molto piacevole, abbiamo vissuto tutta l'epoca della Eurodance con la DWA Records insieme, io, Fulvio Perniola, Maurizio Tognarelli e Marco Galeotti insieme a Simon J, che era la nostra cantante... abbiamo vissuto veramente tre o quattro anni sulla cresta dell'onda, ci siamo molto divertiti a realizzare queste produzioni e a remixare un più di dischi dell'epoca e sopratutto a condividere l'attività in studio con l'amicizia, quindi l'aperitivo in studio, poi la cena alle 5 di mattina, la spaghettata a mezza notte, la colazione insieme alle 8 la mattina... e di nuovo lo studio. Per quanto riguarda solo me, Eclipse è il mio disco di maggior successo in Inghilterra, con più di 100.000 copie vendute e lo ricordo veramente con tanto affetto e tanta nostalgia perchè è stato per me un vero trampolino di lancio personale.

7. Rispetto a quando facevi ancora il dj nei locali, ora come si svolge la tua giornata tipo?

La mia giornata tipo è molto cambiata negli anni, sono passato dall'andare a letto all 9 la mattina, per poi svegliarmi alle 4 del pomeriggio per poi appena sveglio andare in studio a ciclo continuo (esclusi i weekend dove si suonava in discoteca) sono passato ad ora, con una ex compagna, una moglie, tre figli, di cui due con la ex compagna ed uno con l'attualemoglie, il cane e una serie di responsabilità versoi miei collaboratori e verso il mio lavoro. Adesso lamia giornata comincia alle 7, verso le 8 sono già operativo in studio, la prima parte della giornata riguarda le risposte alle mail, la programmazione del business, dopodichè dopo una piccola pausa che va dalla una alle due, lavoro in studio fino alle otto, e infine mi dedico alla mia famiglia. Possibilmente anche il weekend cerco di dedicarlo alla famiglia, quando riesco, anche se, tante volte, gli impegni di lavoro non me lo consentono per via di alcune sessioni di registrazione anche in quei giorni festivi. Con quello che sta succedendo con questa pandemia, che ha cambiato molto le mie abitudini, in questi ultimi due mesi, ho capito che bisogna dedicare un po’ meno tempo al lavoro e un po’ più tempo a se stessi e anche più tempo alle persone a cui vogliamo bene. Da adesso in poi, cercherò appunto di dedicare più tempo a me stesso e alla mia famiglia appunto.

8. C'è qualcosa che ti manca della vecchia vita da Dj?

Della vita del Dj mi mancano molte cose...mi mancano i viaggi, mi piace tantissimo guidare la macchina in lungo in largo per l'Italia, ascoltando musica, infatti all'epoca investivo sempre un sacco di soldi negli impianti stereo delle macchine che avevo in modo da poter ascoltare sempre musica ad altissima qualità sonora. Mi mancano gli autogrill alle cinque di mattina, il caffè doppio mi manca, la telefonata con i colleghi per sapere come era andata la loro serata, mi manca ovviamente il contatto con il pubblico, l'adrenalina della consolle... aldilà di questo, che forse è un po’ scontato dire la luce della ribalta, mi mancano quelle piccole cose, come dicevo... i viaggi, le cassettine, ascoltare un mixato, oppure un po’ di musica fusiono l'acid jazz, che era quella che ascoltavo negli anni 90, questo aspetto veramente, mi porta in un clima un po’ nostalgico, perchè andando quasi sempre a lavorare da solo, in quei momenti mi cullavo, guidando, pensavo molto, le cose da fare, le conquiste da ottenere e i sogni da realizzare, insomma quel periodo quei ricordi mi mancano. Non credo che se tornassi a far serate tornerebbe tutto cosi, è giusto che sia stato un periodo, è giusto che l'abbia vissuto come l'ho vissuto come è giusto che ci sia un po’ di nostalgia.

9. Qualche consiglio per chi volesse intraprendere ora la carriera da produttore?

A differenza di quando ho iniziato io ora c'è tantissima concorrenza, però ci sono sicuramente delle possibilità ancora oggi per gente che ha talento, determinazione che non ha la furia di bruciare le tappe, perchè fare il produttore significa prendere un considerevole numero di nozioni e in realtà non si finisce mai di imparare, è una sorta di apprendimento continuo, quindi il consiglio che posso dare è di dedicarsi, sacrificando purtroppo anche il tempo libero, alla produzione, imparando ad usare software che oramai sono essenziali. Per imparare ad usarli, i tutorial possono andare bene, quantomeno per capire quale tipo di filosofia sposare, dopodichè, se si ha la possibilità, affiancare qualche produttore già affermato, anche solamente guardandolo lavorare, magari andare a fare una produzione con lui, pagarlo, ma nel frattempo non stare sul divano a pensare ai cavoli nostri, ma sfruttare quei momenti stando accanto a lui per cercare di apprendere quanto più possibile. Ai miei tempi non c'erano tutorial, You Tube, video, etc etc, quindi quello che si imparava, lo si imparava vedendo lavorare persone più capaci di te. Questa credo che sia una maniera molto diretta, ma anche molto pratica di imparare nuove nozioni, quindi sperimentare a casa, ma non isolarsi, cercare di condividere, cercare di affiancare persone che ne sanno più di noi, condire tutto questo con qualche video, e poi ovviamente, come per i cantanti, se hai la voce, poi tutto questo serve poco, ma se non hai talento e non ce la fa, può star a vedere quelli che ne sanno più di lui anche per tutta la vita, ma poi ovviamente bisogna essere onesti e dire forse non è la mia storia.

10. Vinile o nuove tecnologie?

Ormai la distanza tra il vinile e le nuove tecnologie è incolmabile e abissale, io credo che ci sia spazio per entrambi, nel senso che se io decidessi di fare un dj set col vinile sarei ovviamente consapevole, che più di mettere due dischi a tempo e divertirmi a tenerceli a tempo, non potrei fare, con le nuove tecnologie, e parlo delle ultimissime tecnologie, facendo un esempio con Pioneer fa abbinare ai cdj, che ormai controllano software etc, etc...anche synth e sequencer, quindi un live dj set oggi, può essere anche fatto di materiale non discografico, ma di loop, di synth appunto, se uno sa suonare può arricchire il tutto come ad un concerto elettronico. Io direi, se deve essere tecnologico, il dj set, che lo sia il più possibile, cercando di sfruttare tutte quelle che sono le potnzialità degli hardware che oggi sono disponibili, quindi non più un discorso di mettere dischi a tempo, ma di stravolgere il tutto remixare anche in tempo reale i brani che si propongono. Se invece deve essere una cosa vinilica, allora va benissimo e ci vuole quella manualità e quella tecnica che chi ha mixato per anni i vinili come me ha, e allora si diverte a fare quel tipo di set che ovviamente è più statico.

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