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INTERVIEW: SERGIO BUIO
from Clubbers Mag #2
by Clubbers-Mag
1. Raccontaci la tua storia imprenditoriale fino ai giorni nostri.
La mia storia imprenditoriale è iniziata nel 1977 in tutt’altro settore diverso dal mondo della notte. Da sempre appassionato di musica, tendenze e moda sia abbigliamento ma soprattutto orologi, automobili, oggetti di design e tutto ciò che si definisce “bello”. Sicuramente pochi lo sanno ma il mio primo lavoro era nel settore automobilistico mentre la mia prima passione è sempre stata la musica, infatti la mia prima chitarra mi è stata regalata a 6 anni. Ero così portato che mi avevano iscritto allo Zecchino d’Oro ma non ci sono voluto andare. Successivamente, dopo tre anni, sono passato alla batteria, un amore che ho coltivato fino ai 38 anni. Per cambiare la batteria e gli strumenti andavo a raccogliere la carta e facevo lavori extra, inoltre suonando in un gruppo: “Album”. Eppure nessuno sapeva infatti suonavo ancora nonostante avessi già aperto il Mazoom. Nel 1980, già frequentavo il mitico e bellissimo Alter Ego, e Gigi, il titolare, era un mio carissimo amico, persona d’oro e con un cuore immenso. Mentre Gigi, con la sua famiglia, era negli appartamenti privati sopra al locale io, a porte chiuse, provavo a mettere dei dischi e mixarli. Eppure, nonostante la confidenza, mi sono sempre vergognato di chiedergli di suonare durante una serata. Però in compenso dopo qualche anno è diventato mio socio nell’azienda Mazoom. Ovviamente ho dovuto fare una scelta diventando gestore e abbandonare l’idea di fare il Dj (non so quanto sia corretto che un dj sia titolare di un locale o viceversa). La struttura entertainment nasce nel 1990 come locale gay chiamato “Notorius”, da subito un successo inaspettato. Mazoom nasce nel 1991 andando contro corrente facendo un genere musicale abbastanza innovativo e soprattutto con uno staff che ci credeva in quel progetto. Il momento, per quel particolare locale e settore musicale, era molto difficile, ci sono voluti diversi mesi di serate vuote o quasi prima che partisse. Nel 1992 sono nati i primi after-hours dalle 7 alle 12 con la “magica” triade: Leo Mas, Andrea Gemolotto e Fabrice (grandi artisti), eventi dal sapore internazionale con una nuova visione del mondo gay lontana dalla realtà culturale commerciale del momento. Nel 1994 nasce la one night del sabato sera “Le Plaisir” con enormi sacrifici anche durante questa apertura, difficile inizialmente, quasi un anno vuoto, ma avevo creato le basi per un sicuro successo, fondamenta solide, direttive chiare e sicurezza in quello che avevo in mente. I risultati infatti poi sono arrivati. Fino al 1997 ero socio all’Alter Ego e poi tutti assieme abbiamo preso un locale a Lido Adriano chiamato “Kundera”, locale stagionale indirizzato più per gli after-hours. In effetti avevamo raggruppato tutti gli staff più importanti di Riccione: Maurizio Monti, Glauco Marconi, Sandro Santoni, Lukas, Max Ronconi, Massimo Maccarelli e molti altri ancora, il top della riviera di quel periodo. Fine anni ’90 e primi ’00 decido di abbandonare l’house troppo pettinata, credendo più alla musica elettronica, in quel momento era elettronica non techno. Sono stato criticato da tutti, anche dai conoscenti e colleghi di Londra come da Rosario, direttore artistico della one night “Vertigo”. Mi ricordo che eravamo in vacanza a Cuba e Rosario ha demolito il mio progetto. Ma io ero certo delle mie scelte. Ho svuotato il club e riempiendolo con musica ancora oggi attuale dopo 20 anni, inserendo nomi di Dj poco conosciuti o comunque non ancora storicizzati. Tra questi: Sistem of survival, Luciano, Tania Volcano, Locodice, SvenWatt, Marco Carola, Richie Hawtin, Jamie Jones, Magda, Ellen Allien e mi fermo qui perché potrei elencare pagine di nomi che oggi sono ai vertici delle classifiche. Addirittura al giorno dell’inaugurazione, il mio Dj resident, dopo che aveva aperto la serata a James Lavelle, viene da me, visto che nel locale erano presenti forse 100 persone, mi dice se ero contento di aver scelto un’altra direzione che ha svuotato il locale e io gli ho risposto di sì perché da questa sera cambio anche te, passa dalla cassa a prendere la busta. Poi dopo 4 anni lo stesso Rosario mi chiama chiedendomi consigli perché Londra stava iniziando a seguire la mia stessa linea musicale. Ma a quel punto gli ho risposto: amico mio sei arrivato troppo tardi come sempre. Nel 2010 ho preso la decisione di cambiare completamente la struttura del locale e la direzione musicale, perché sentivo che era il momento di una nuova identità, creando una realtà poliedrica dove più generi musicali si fondono ad un unico stile selettivo.
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Il nuovo locale aveva una saletta chiamata “chiesetta” per parlare, conoscersi, con servizio al tavolo e drink più curati e di pregio nel massimo confort, una sorta di spazio di decompressione. Poi la sala principale più house commerciale mentre la sala 2 decisamente techno. Era presente anche uno spazio di circa 150 mq “Mensa Pop” con una sala ristorante di stile hard déco completamente diversa dalle altre situazioni. Si partiva dalla cena fino al cabaret riuscendo a gestire la serata indipendentemente dal resto del locale. Il successo veramente sorprendente è stato “Pippolange” una realtà presente nei bagni del locale dove era possibile ballare e divertirsi senza impegno, un format che sto ancora coltivando e che porterò prossimamente in giro per l’Italia e all’estero. Purtroppo tutto il mio staff, non credendo in questo mio nuovo progetto, mi ha abbandonato e i risultati hanno portato alla chiusura del locale.
Vorrei sottolineare che le persone che mi hanno abbandonato non hanno avuto un grande successo.
2. Da cosa deriva il nome Mazoom?
Il nome “Mazoom” deriva da una ricerca di una ragazza di Brescia, una persona di cultura di ottima famiglia. Ci aveva portato una decina di nomi con le relative motivazioni. Nessuno dei miei soci voleva il nome “Mazoom” mentre io ho insistito perché aveva e ha ancora un sapore internazionale. Il logo è stilizzato in modo tale che le due M rappresentino le gambe che ballano e le O sono i due occhi che guardano.
3. A pare tuo cosa cambierà dopo l’emergenza Covid-19?
Non è che deve cambiare è già cambiato tutto.
4. Prima del Covid-19, il compartimento delle discoteche era già in crisi da 10 anni quali sono le cause?
La crisi delle discoteche degli ultimi 10 anni è il risultato di una mal-gestione degli ultimi 20 anni. Ad esempio imprenditori importanti (potrei fare nomi e cognomi) che potevano permettersi il lusso di aprire strutture belle e prestigiose regalandole ad amici, amanti e quant’altro.

Ma per chiarire meglio le motivazioni del crollo di questo settore devo fare una premessa. Tra le altre cose faccio parte di Assointrattenimento da 15 anni e ancor prima partecipavo attivamente in SILB, frequentando anche la così detta fiera a Rimini-Riccione, a partire dal 1986-1987, ribadisco 86-87, non da ieri. Sapete quanti partecipavano alle conferenze? Quelle conferenza dove si dovendo affrontare i problemi del mondo della notte, interessi aziendali e delle persone che lavoravano in quel settore, bene, sale allestite per 500/600 persone e in effetti eravamo in 40. Ripeto in 40!!! Forse. Tutti gli altri in giro a far festa e a drogarsi. Si, esatto, perché la cosa principale era trovare l’hotel più bello, il bar o ristorante più frequentato, fermarsi nei negozi, in spiaggia e ovviamente scovare lo spacciatore migliore senza dimenticare mignotte e mignotti. E da tutto questo, per anni e anni, cosa poteva nascere se non un settore malato, marcio fino al midollo? Assointrattenimento è nata per difendere il settore, esclusivamente delle discoteche (intendo discoteche classiche non night e club privati) eppure nonostante ciò molti hanno preferito altre associazioni che ahimè si occupano di ben altro e le poche discoteche rimaste sono messe da parte. Perché ricordiamocelo bene: il mondo della notte tanto è amato quanto è odiato, e se non è difeso correttamente morirà del tutto. Vorrei fare una domanda ai miei colleghi: ma sapete perché è nata Asso??? Volete qualche numero? Negli anni ’90 in Italia erano presenti 5000 strutture notturne (solo a Desenzano del Garda erano 16) e parlo sempre di discoteche non club, o ristoranti adibiti a discoteche, visto che oggi considerano locali da ballo anche i risto-disco etc. vorrei chiarirlo per evitare fraintendimenti. Oggi? Forse in tutta Italia saranno 1000 e a Desenzano del Garda 1! Tutto questo è colpa, certo di una amministrazione locale e statale sbagliata, ma soprattutto del un silenzio, anzi un vero e proprio menefreghismo da parti dei diretti interessati. In Italia alcuni gestori hanno fatto più società che stagioni e volendo si possono fare nomi e cognomi… Addirittura ci sono locali che hanno due società per fare i “truffatori” e anche in questo caso posso fare nomi e cognomi. Anche perché la stampa ne hanno già parlato!
5. Quanto hanno inciso i management, dj, etc...
Hanno inciso talmente tanto che hanno rovinato un intero settore. Ora mai per assurdo il management è diventato il proprietario dei locali, in poche parole ora i titolari lavorano come dipendenti perché i veri padroni sono i dj fra compensi fuori controllo (gran parte in nero) e diktat assurdi e senza senso.
6. Immaginando una riapertura domani, riprenderai da dove hai lasciato e quale sarebbe la tua consolle ideale?
Partire da zero. Zero totale. Ma bisogna avere un carattere forte e mettersi veramente controcorrente. Ovviamente se ancora oggi ci sonogestori che fanno quello che io ho fatto 20 anni fa,o ero troppo avanti io o troppo in ritardo gli altri. Dicerto sono da rivedere e rivedrò i compensi degli artisti. Perché strapagare il Dj ma lasciare insoluti i fornitori delle bevande, l’animazione o le tasse comunali, SIAE, associazioni di categoria non è un comportamento da vero imprenditore. La mia società è durata dal primo all’ultimo giorno.La consolle, a mio parere, dipende dal buongusto e essere un “talent scout” non è per tutti, come anche vedere oltre a ciò che è scontato o che faranno altri. Tutti i dj che ho selezionato negli anni sono diventati dei top, mai banali, mai scontati. Oggi vedo una consolle resident e con estrema umiltà dare maggiore valore all’azienda per rendere grande il locale, dal barista al dj.
7. Segreti del Mazoom che hanno portato un successo così lungo e duraturo?
Intanto devo ringraziare tutti, nessuno escluso,soprattutto i clienti. Alla base c’è vivere sia il giorno che la notte, essere il primo ad entrare e l’ultimo ad uscire. Avere mille occhi e uno staff che ama quello che fa. Ma soprattutto rispettare il lavoro di chiunque, qualunque sia. Nel mio caso non ho mai usato droghe o abusato di alcool (perché in effetti sono già tossico di mio) a differenza di molti altri miei colleghi che a causa di una vita senza controllo hanno prodotto danni irreparabili alla propria attività nonché a loro personalmente. Tutte le scelte fatte erano e sono dettate dalmio cuore e non dal portafoglio. Anche perché non avrei mai fatto tutto ciò ragionando guardando al mero guadagno.
8. Hai un ricordo particolare?
Si, per ogni singola serata. Ogni momento era speciale e vissuto in pieno. Certo un ricordo particolare è legato alla serata“White Trash”. In primis devo ringraziare gli inventori dell’evento: Andrea Lovo, Morgan e Andrea Montresor. Quest’ultimo, amico di gioventù, era già inserito ai tempi di Notorius, ma non era capito, mentre in Mazoom e Le Plaisir, è esploso di carisma e capacità di coinvolgere la clientela. Morgan, amico di sempre, è una persona di grande rispetto, gusto e capacità comunicativa, un uomo ancora oggi legato ad importanti valori nella vita, nonché fondatore di una one night chiamata “Colazione da Tiffany” che ancora oggi è attiva, senza dimenticare che è un grande ricercatore di stile che già nei primi anni ’80 aveva fondato il grande marchio la maison “Clauds Morene” inserendo marchi prestigiosi e spostando gente da tutta Italia. Mentre Andrea Lovo è sempre stato il mio braccio destro, persona estroversa con un forte ascendente e di estrema onestà anche nei momenti più bui. Un socio con il quale stiamo già definendo un ritorno in pole position.
9. Qual è la serata che ricordi meglio e perché?
Le serate avevano tutte la loro importanza a prescindere dal numero di persone, dj o incasso. Tutte erano studiate ad hoc e ognuna aveva il suo perché.
10. Consiglio che senti di dare dopo questo periodo di fermo?
L’unico consiglio che sento di dare ai miei colleghi è che se pensano di fare qualcosa nel mondo della notte ci dev’essere vero amore per quello che si fa e esperienza nel settore. Se uno lo fa per divertirsi e per il guadagno lo sconsiglio per un solo motivo, perché non è come stare in una fabbrica in catena di montaggio senza avere passione non è possibile ottenere risultati. Serve un’equipe ben consolidata e di professionisti. Oggi figure importanti come il direttore artistico, i PR e gli animatori veri sono in via di estinzione. Non c’è un cambio generazionale. Molti si improvvisano imprenditori grazie ai soldi o alle basi di genitori o investitori ma non è assolutamente sufficiente. Serve cultura del settore, viaggiare, informarsi sulle ultime tendenze e riuscire ad intuire quello che vuole il pubblico anticipando le mode. È come voler fare il medico senza aver fatto l’università, i master, il tirocinio, non è possibile. Allo stesso modo nel mondo della notte se non frequenti le università giuste non hai le basi per fare il tuo lavoro.
11. Un messaggio da lasciare.
Un ringraziamento a tutti gli amici e agli aficionados di Mazoom Le Plaisir perché grazie a loro ha potuto esistere una favola. E ora bisogna farne una nuova… e siamo quasi pronti. Perché sono qua per ripetere ancora che il nostro lavoro funziona se batte forte il cuore se no meglio lasciar un grande ricordo.
