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INTERVIEW: MASSIMINO LIPPOLI
from Clubbers Mag #2
by Clubbers-Mag
Ciao Massimo, ti ringrazio per la disponibilità, come stai? Tutto bene?
Bene grazie.
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1. Come stai passando questo in periodo molto particolare?
È un periodo ovviamente surreale ma mi adeguo e ne approfitto per per stare di più in famiglia ascoltando molta musica e produrre qualche possibile nuova uscita per quando ne usciremo.
2. Si dice sempre “Massimino è il dj di Riccione”, se non mi sbaglio sono 30 anni, tra Biblos, Peter ed Echoes. Ci racconti come è iniziato tutto, il tuo percorso da artista ed il legame che ti lega a Riccione?
Mi fa molto piacere essere accostato a Riccione, che amo ed ho sempre amato, ma per dirla tutta sono nato a Milano in tutti i sensi ed ho iniziato i primi passi nei clubs milanesi, solo dopo 10 annidai miei inizi ho avuto la fortuna di capitare per caso a Riccione nell’82 per poi rimanerci fino ad oggi...oramai sono cittadino riccionese ahah... per scelta. Nell’82 ho iniziato la mia collaborazione al Bilbò piccolo club super esclusivo e dopo qualche anno cambia la gestione e nome in Byblo’s. Diventa un club nazionale molto più grande e dall’atmosfera unica attirando a sè gente da tutta Italia con chiusure all’alba inoltrata, gente che ballava ovunque e rientrava nella normalità vedere ogni tipo di stravaganza; chi ballava sotto la pioggia chi sopra i tetti delle auto nel parcheggio e tanto altro. Trascorro 10 lunghi anni e nel 92 accetto dopo vari anni di insistenza la proposta dal Peter Pan, altro ambito club della collina di Riccione. Al Peter credo di aver vissuto un bellissimo sogno...10 anni indimenticabili. Ma come tutte le le belle storie finiscono e accetto di passare al club più club d’Italia: l’Echoes e vivo un’intensa collaborazione di altri lunghi 10 anni compresi i 2 anni di Nu-Echoes al Prince. Non dimenticherò mai il giorno in cui suonai per l’ultima notte in questo club unico, nessuno si sarebbe mai immaginato che questa chiusura decretava la fine della storia dei clubs, lasciando orfana la Riviera di qualcosa di così unico e magico che a oggi non ho più avuto modo di riscontrare in altri locali seppur fashion e attraenti ma lontani dall’essere l’Echoes.
3. Parliamo un po’ di Sueno Latino, disco uscito nel 1989, fatto da te in collaborazione con Andrea Gemolotto, Claudio Collino e Angelo Albanese, la tua versione su dfc, una vera hit, ci racconti come nacque tutto? E come ha cambiato la tua carriera da artista, da dj e produttore?
Sueno Latino nasce da una mia intuizione. Dopo aver ascoltato in un club newyorkese un disco di nome E2E4 di Manuel G. Una volta tornato in Italia ho testato la versione originale aggiungendo un beat perché ne era privo e vista la reazione del pubblico ho proposto ad Andrea Gemolotto, che era presente a questa serata (apertura movida Jesolo),di fare un tentativo in studio e con la collaborazione dei nomi sopra citati è nato un gran disco ancora oggi considerato un must. Per alcuni anni ho continuato a produrre riscuotendo molte soddisfazioni ma ad un certo punto ho dovuto fare una scelta lo studio portava via troppe ore ed impegno da qui il bivio tra produzioni in studio o il fare il dj. Ho scelto di fare il dj, perché preferivo il contatto con il pubblico che fa diventare questo lavoro magico, se tornassi indietro avrei continuato entrambi, due anni fa sono tornato in studio e con la produzione su Godeeva Rec. Dougne Te Soye, inaspettatamente grazie ad un altra intuizione mi sono posizionato al 1° posto per diversi mesi nella classifica afro house.
4. Negli ultimi anni si dice sempre che la discoteca è in crisi, che non esistono piu i club dove il dj possa esprimersi (soprattuitto in Italia), ci dici il tuo punto di vista? Cosa è cambiato? E dopo questo periodo come vedrai il mondo dei club?
Prima del Covid-19 purtroppo era tutto un compromesso, c’era poco spazio per la sperimentazione i dj erano erano meno liberidi esprimersi. La volontà di ricominciare cambiando delle cose c’è. Abbiamo la possibilità di resettare e ritornare a fare qualcosa con maggior qualità, magari ripartendo dai dj resident e dai club. Negli ultimi anni c’è stata troppa contaminazione musicale e ha preso sempre più piede il modello dell’usa e getta. Ho visto club diventare veri e propri contenitori dove la priorità era bookare un super dj a cifre insostenibili perché obbligati dai promoter togliendo spazio ai giovani talenti italiani, importanti per costruire le fondamenta di un club. Con questo non voglio far passare l’idea only made in Italy, sono sempre stato pro dj internazionali ma solo coloro che meritano. Spero tanto che tutto possa realmente cambiare in meglio e con più qualità.
5. Nel salutarci, ci racconti i tuoi progetti futuri? A cosa stai lavorando in questo periodo? E (riaperture permettendo) dove potremmo sentirti suonare?
Bella domanda. Ovviamente non vedo l’ora che si torni, non posso dire di guardare al prossimo futuro con ottimismo proprio perché esso ora ci riserva uno stop di molti molti mesi. Non sapendo quando e dove non posso risponderti ma spero che accada quanto prima. Tuttavia in questo periodo ho prodotto due dischi ed usciranno uno a giugno e l’altro a settembre, inoltre ho pensato di riprendere in considerazione un progetto in collaborazione con dj producer per il remix trentennale di Sueno Latino su dfc.
