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Telefonata che puntualmente è arrivata un venerdì pomeriggio di un paio di settimane dopo il primo accesso online, per altro non risolutiva. Per un’inspiegabile ragione, il mio anonimo interlocutore – numero telefonico riservato (di me invece sanno tutto!) - concludeva la telefonata dichiarando che quanto in suo possesso «non bastava» e che, dunque, sarei stato richiamato nuovamente «tra una decina di giorni». Cosa regolarmente accaduta, inclusa la promessa che nello spazio temporale di ‘una decina di giorni’ avrei ricevuto a mezzo posta, dunque in versione cartacea, quanto mancante a completare il famoso PIN. Mai dire mail La lettura della cronaca di pagina 21 Corriere della Sera del 27 giugno, poi, mi ha ulteriormente preoccupato. Delle sorti della mia richiesta. E di quelle del mio Paese. Nel senso che non sembra esser solo l’Ente previdenziale a favorire il digital divide nazionale. Sentite qua: «Secondo il Consiglio di Stato aprire un pdf richiede troppo tempo. Difficile leggere le mail. E i prof ingolfano le poste. No al computer, concorso da 25 milioni di pagine» (poco meno dell’intero patrimonio della Biblioteca vaticana, scrive con arguta ironia Lorenzo Salvia informando i suoi lettori di una disputa che riguarda i concorsi da professore universitario previsti in autunno, che coinvolge 180 commissioni e oltre 25 mila candidati impegnati a spedire alla commissione almeno 12 pubblicazioni. Motivo per cui il ministero dell’Università aveva indicato nel decreto che «le domande, corredate da titoli e pubblicazioni scientifiche sono presentate per via telematica», ovvero: una mail certificata e un pdf allegato. Bocciato. Con questa motivazione consiliare: «La trasmissione

informatica può diventare troppo onerosa e richiedere tempi di confezionamento e lettura più lunghi» rispetto a quella «in formato cartaceo». Si è così aperto un dibattito, ovviamente su carta, tra ministero e Consiglio di Stato, che invito a leggere sulla pagina del quotidiano per non privarvi delle sorprendenti motivazioni sottese al rifiuto irremovibile, opposto ai vantaggi persino economici (8 milioni di euro) della soluzione informatica. “Lai” per la banda larga E pensare che ogni due per tre dalle stesse stanze del potere in cui albergano i due bracci dell’Amministrazione citati si levano “alti lai” perché i cittadini italiani ancora non dispongono della banda larga! Incidentalmente, qualche pagina prima la stessa testata ospitava un grande annuncio di ricerca di personale: Il Corriere della Sera cerca giovani redattori da inserire nelle proprie redazioni giornalistiche. Tra i requisiti richiesti: fluente conoscenza di almeno due lingue straniere, buona capacità di utilizzo dei principali software applicativi in ambiente Windows, ottima conoscenza e utilizzo corrente di canali multimediali e online (video, blog, forum, social network…). Per candidarti online vai su: (segue l’Url d’interesse) compila il form e allega un cv in formato pdf. No comment. Però sono sicuro che, ispirati dai due esempi di attualità della PA nostrana, i nostri lettori, operatori e fornitori di servizi della meeting industry, si precipiteranno a prelevare dai ripostigli dove li avevano nascosti flip chart e pennarelli multicolori. Cosa che farò anch’io. In attesa di annullare il mio personale digital divide (si legge divàid, all’inglese).

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