Intervista a Riccardo Barni

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Quando si parla della sentieristica nell'area pratese si pensa subito a Lei. Da quanti anni svolge questa attività per il CAI e come nasce la sua passione per la montagna? Cominciai ad interessarmi alla geografia della Vallata in modo attento durante e dopo le 5 edizioni della “Marcia dei Giganti” (1978) che mi aveva permesso di entrare nella Natura con occhio più consapevole. Va detto che frequentavo la Vallata fin da bambino, la mia famiglia paterna era Verniautta e i contatti erano fitti. Come nasce un sentiero Cai, e perché i segni sono biancorossi? I sentieri nascono per collegare e per fare vedere cose degne, devono essere armonici tra di loro e complementari, i segni nacquero rossi e basta, ma per ragioni di visibilità fu deciso di affiancare il bianco . Le prime regole, e tuttora vigenti, furono stabilite verso il 1950 qui vicino a noi, sono le "norme di Maresca". Fu deciso di chiamare "00" il tracciato più vicino allo spartiacque appenninico o ad uno interno ma isolato. Numeri pari ai tracciati versante tirrenico e dispari a quello Adriatico.

L'Unione dei Comuni della Val di Bisenzio ha recentemente affidato al CAI Prato la riorganizzazione dei sentieri nella Riserva Naturale Acquerino Cantagallo, la vedremo quindi in prima persona impegnata in una grande opera di rivalorizzazione. Cosa cambierà rispetto alle tracce precedenti e quali saranno le novità introdotte? Tutta la rete dei sentieri è oggetto di revisione filologica, nel senso di ricercare e riutilizzare i percorsi che hanno avuto importanza storica come vie di commercio o agricoltura. L’area del Demanio Regionale merita di essere tutelata perchè testimonia la tumultuosa rinaturalizzzione dopo 2500 anni di modifiche antropiche. L’opera di segnatura sta per terminare, sarà ripresa appena il tempo lo consentirà. Altra opera importante in tutta la Provincia, la ricerca e segnalzione alle Amministrazioni Pubbliche di mogliorie e sopratutto restauri di opere importanti, fonti, opere edili ecc...


I Sentieri della Memoria, un bellissimo progetto a cui Lei ha collaborato nella sua realizzazione insieme al CDSE, come è nata questa idea? La Vallata è stata protagonista di grandi fatti storici, il CDSE ha il merito di tenerne memoria, ritengo doveroso collaborare. Molte cose ancora non hanno avuto la luce che meritano e molte altre aspettano la divulgazione. Il patrimonio di cultura di ognuno ritengo vada messo a disposizione attraverso strutture serie, CDSE, CAI ecc… specialmente da parte delle nuove generazioni. Noi della redazione della pagina abbiamo recentemente avanzato la proposta di organizzare dei bivacchi permanenti presso il Vespaio e il Casotto del Bendini, secondo Lei può essere un'idea fattibile per lo sviluppo dell'escursionismo nella Riserva? Il Demanio Regionale è destinato ad essere il nucleo intorno al quale dovà organizzarsi un futuro “Parco della Val Bisenzio” dall’Alpe di Cavarzano al Monte delle Coste, da Montecuccoli alla Cascina di Spedaletto. E’ ovvio che andrà attrezzato al meglio, anche se il più c’è, oltre le strade e i sentieri andranno organizzati percorsi completi di strutture ricettive, dalla rete di alberghi, ai rifugi gestiti ed ai bivacchi, e ai “punti vita”, spartanissimi ricoveri d’emergenza. Il percorso del “Da Piazza a Piazza” è sicuramente l'itinerario con la “I” maiuscola dell'appennino pratese. Si sta parlando di renderlo un percorso permanente con una nuova segnaletica affinché possa essere percorso tutti i giorno dell'anno. Ci possiamo sperare? Il piano tecnico e finanziario è pronto già da tempo, attende la decisione operativa... ...e la cartografia digitale e interattiva? Si sta evolvendo in maniera molto promettente, la parte informatica marcia bene e sono allo studio le grafiche. Sto pensando di procedere a versioni successive da arricchire successivamente. Lei è senz'altro una persona che più di molti altri conserva la memoria del nostro Appennino. Come e quanto è cambiata la montagna da quando Lei era un ragazzino fino ai giorno nostri? Ci sono dei luoghi come Culipiana e il Monte Bucciana da cui sono sempre stato particolarmente attratto e ad oggi tanti particolari mi permettono di leggerne il passato e valutare i cambiamenti. La trasformazione dell’ambiente valbisentino in generale, quello non utilizzato per l'edilizia civile e industriale, o per l' agricoltura è sensazionale: per fare un esempio la Rocca di Cerbaia una volta giaceva sulla punta di un poggio tutto giallo di ginestre, dal treno alla cima.


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