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l’uscita dalla mostra, fuori dal museo, ho incrociato un uomo di colore che trasportava una rete, credimi immensa, piena di lattine vuote di coca cola, di aranciata, icone che avevo appena ammirato in galleria reinterpretate da Wharol. È stata un’emozione, loro stavano dipingendo la vita e noi invece ancora a rappresentare la lotta di classe, legati agli ideali del ‘68, c’era qualcosa che non funzionava.

LP

Possiamo dire Italo che l’ideologia, forse, alla fine ha impastoiato l’estro di voi artisti in quel periodo. Questa, è una bella domanda, in un certo senso si, soprattutto quando sei giovane. Ma poi si cresce, si acquisisce l’esperienza e la maturità che ti aiuta nel percorso artistico. Mi ricordo l’emozione di una mostra del gruppo cinque, organizzata in occasione di una visita a Frosinone di Carlo Levi. Partecipai con un quadro sull’affrancazione delle terre, ero giovane e c’è sempre timidezza quando sei di fronte ad un maestro, una persona di cultura come Carlo Levi, così descrivendogli il quadro, quasi giustificandomi, gli dissi: “è sull’affrancazione delle terre ma non ho raffigurato i contadini”. Carlo Levi, di rimando: “meno male, perché non è necessario che tu per far vedere un contadino che soffre debba fare il suo ritratto che piange”. Voglio dire che poi la voglia, la necessità di sperimentare nuovi linguaggi, è insita nell’artista e difficilmente può essere condizionata da eventi esterni. Per inciso, il quadro vinse il primo premio di centomila lire, all’epoca equivalevano a due miei stipendi di insegnante. Bisogna dire che l’influenza politica in Italia ha funzionato in tutti i campi dell’arte ma anche in alcuni settori professionali, mi riferisco al teatro, alla musica, al cinema che hai citato prima. Ma, certe cose vanno dette, ormai a bocca ferma, quelle poche volte che la destra ha tentato di escludere la sinistra da eventi sono venute fuori cose poche dignitose. Ora la comunicazione è confusa è un momento di transizione dove i vari linguaggi si sovrappongono e gli schemi classici saltano. Ma forse anche qui è solo un momento di transizione, forse c’è bisogno di sviluppare nuovi linguaggi e soprattutto costruire nuovi schemi di valutazione, ma magari ne parliamo la prossima volta. 41


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