CityLife MAG • N. 2 • JUN 2018

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MAG AR CH I T E T T U RA

NATURA

D E SI GN

I NTE RI O R

ARTE

VI AG G I

DECOLLO VERTICALE Il curvo, l’inchino di Libeskind a Milano. Orticola 2018, l’evento che fa fiorire la città. Installazioni, performance e mostre: arte in CityLife. Food court dello Shopping District di Zaha Hadid. La necessità dei grattacieli: intervista con Daniel Libeskind.

NUMERO 2 • GIUGNO 2018 • TRIMESTRALE

TECN OLOG IA

FUMETTI


INFOGRAFICA

LA TORRE LIBESKIND IN CIFRE

6.000 t

34 ORE DI COLATA CONSECUTIVA PER LE FONDAMENTA

BARRE IN ACCIAIO PER CEMENTO ARMATO

PARI A:

BALENOTTERE

AZZURRE

EQUIVALENTI AD ASCOLTARE

29 VOLTE

LA NONA DI BEETHOVEN

OVVERO

3.000 kW

DI POTENZA EROGATA DAL TELERISCALDAMENTO CHE EQUIVALE AI CAVALLI DI

10,5

DI ALTEZZA

34 GIRAFFE

G. Bacis

FERRARI TESTAROSSA

175 METRI

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EDITORIALE

L'avventura continua Cari lettori, con orgoglio vi introduco alla seconda uscita del magazine di CityLife, che dopo il successo del primo numero vi accompagnerà alla scoperta dei nuovi progetti immobiliari di prossima costruzione, degli eventi futuri che si terranno durante il periodo estivo e vi racconterà alcune novità della nostra città e del nostro distretto. Dopo avervi anticipato la costruzione delle nuove residenze firmate da Daniel Libeskind, vi mostreremo un’immagine indicativa delle planimetrie e vi racconteremo della costruzione della terza torre, che completerà la già conosciuta piazza Tre Torri, e che ospiterà una grande azienda a partire dal 2020. "Il Curvo", come è stata soprannominata questa avveniristica costruzione, completa il disegno centrale del nostro quartiere, che già con le prime due torri, lo Shopping District e le residenze si contraddistingue dal resto degli altri progetti cittadini. In questo numero potrete conoscere in maniera più approfondita proprio Daniel Libeskind, che ci parla della sua visione di CityLife e dell’architettura. Vi racconteremo della ventitreesima edizione di Orticola, durante la quale abbiamo reso pubblica l’apertura del nostro orto e mostrato il nuovo disegno dell’area; ma anche di che cosa è successo in CityLife durante eventi importanti per la città come miart o il Salone del Mobile; potrete ammirare i meravigliosi interni di un appartamento unico nel suo genere e scoprire le tante offerte dei ristoranti della food court del nostro Shopping District, che si arricchisce con nuove aperture. Non volendo svelarvi tutto il contenuto di questo secondo magazine ancora più ricco, vi auguro una buona lettura, nella speranza che possiate trovarlo sempre più interessante.

Armando Borghi CEO CityLife

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SOMMARIO CITYLIFE MAG NUMERO 2 GIUGNO 2018

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Una cupola per la Milano di domani ARCHITETTURA

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Il racconto della terza torre, attualmente in costruzione, firmata da Daniel Libeskind.

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DNA Libeskind ARCHITETTURA

Lavori in corso ARCHITETTURA

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Orticola 2018, la Milano che sboccia NATURA

Il racconto e le immagini della ventitreesima edizione della Mostra Mercato.

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Tre sguardi sull'arte ARTE

L’opera di Eron, la Collezione Ramo e il gonfiabile Sacrilege: le opere d’arte ospitate in CityLife.

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Il Direttore Commerciale condivide con noi altre indiscrezioni sulle residenze in costruzione.

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ARTE

Alla scoperta di altre tre opere del museo a cielo aperto nel parco di CityLife.

Una retrospettiva per conoscere meglio lo stile e le opere dell’archistar americana.

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Sulle tracce dell’arte

CityLife incontra il Giappone ARTE

In mostra presso la galleria Dellupi tele e sculture di Shōzō Shimamoto.

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eL Chandelier DESIGN

Libeskind dà forma alla luce dell’universo insieme al figlio Noam.


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34

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44 46

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Libeskind, il mio inchino a Milano INTERVISTA

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Una chiacchierata con l’archistar alla scoperta della sua visione dell’architettura.

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Storie d'interni DESIGN

Un mondo di sapori SHOPPING DISTRICT

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Shopping Coin-volgente SHOPPING BRAND FOCUS

Apre a CityLife un punto vendita Coin Excelsior, con tante proposte pensate per soddisfare le esigenze di tutti.

Spettacolo ad alta quota TECNOLOGIA

Il foto-racconto di una mattinata spettacolare, fra elicotteri e operai acrobati.

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Tutte le proposte gastronomiche della food court dello Shopping District di CityLife.

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LIFESTYLE FUORIMURA

Continua la ricerca per le strade intorno a CityLife, alla scoperta dei negozi e delle attività che offre il quartiere.

Quando la casa è racconto: l’arredamento di un appartamento delle residenze Hadid, fra ricordi, ricerche e pezzi unici.

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Lo stile e il suono della flânerie

CityLife story FUMETTO

Vita, avventure e quotidianità dei residenti di CityLife e dei loro animali!

50

Thanks to COLLABORATORI

I nomi di tutti coloro che hanno reso possibile questo secondo numero di CityLife Mag.

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ARCHITETTURA

Una cupola per la Milano di domani testi Emanuela Brumana

Una cupola che abbraccia l’intera piazza, cuore pulsante di CityLife: così Daniel Libeskind ha pensato la sua torre, attualmente in fase di costruzione. Un progetto ricco di richiami alla storia di Milano, città che è da sempre nel cuore dell’archistar. In attesa di vedere il progetto completato, scopriamo insieme le caratteristiche di questa torre che, con i suoi 175 metri d’altezza, diventerà il terzo edificio più alto di Milano.

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ARCHITETTURA

D

aniel Libeskind e Milano: un binomio che a CityLife trova il suo massimo punto d’espressione. Con il grattacielo già soprannominato “Il curvo”, l’archistar polacco naturalizzato americano mette la sua firma sullo skyline meneghino. Ed è guardando alla città che Libeskind ha trovato l’ispirazione per il progetto: la particolare curvatura della torre riprende sia la Pietà Rondanini custodita al museo del Castello Sforzesco sia il progetto (mai realizzato) di Leonardo per la cupola del Duomo. Libeskind ha dichiarato di essere stato da subito attratto dall’idea di disegnare per CityLife una torre che ricalcasse la curvatura di una cupola, richiamo simbolico alla spiritualità. Dietro la forma non convenzionale della terza torre di CityLife non c’è quindi una ricerca formale fine a se stessa, ma un pensiero che vuole legare questo quartiere che guarda al futuro alle radici storico-artistiche della città. In fondo, Libeskind non ha mai fatto mistero del suo amore per Milano: è qui che ha aperto il suo primo studio ed è qui che ha disegnato il progetto per l’ampliamento del Jewish Museum of Berlin, il primo concorso che ha vinto come architetto. Inoltre, come lui stesso ha affermato in fase di presentazione del progetto: “Il curvo” è «un inarcamento dei corpi che ricorda un senso di protezione e fa entrare il grattacielo in dialogo con le altre due torri; una torre piegata come fosse un inchino per baciare il grattacielo vicino, quello di Zaha Hadid.» DENTRO “IL CURVO” La torre Libeskind sarà il terzo palazzo più alto di Milano: 28 piani per un totale di 175 metri d’altezza. Sebbene le tre torri di CityLife non siano state progettate dallo stesso architetto, si è lavorato per mantenere un accordo estetico che rendesse armonico il dialogo di tutte le costruzioni dell'area, comprese le residenze. C’è stata quindi una sinergia in fase di progettazione, che ha dato vita a un business district al contempo vario e coerente. In connessione con le altre due torri di CityLife, anche “Il curvo” è stato realizzato con facciate in vetro. Questo per sfruttare al massimo la luce naturale e ridurre così i consumi, in linea con lo spirito green che caratterizza CityLife. Anche la torre Libeskind ha infatti ottenuto la certificazione LEED Gold, segno che ha raggiunto alti standard di sostenibilità, senza però penalizzare il confort di chi la vivrà quotidianamente. �

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ARCHITETTURA

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ARCHITETTURA

Proprio pensando ai tremila lavoratori che faranno il loro ingresso negli uffici della torre è stato progettato uno spazio interno flessibile: oltre alla hall a doppia altezza che connette la piazza e la torre, garantendo un ingresso luminoso e accogliente, i piani degli uffici sono pensati come open space, per adattarsi alle esigenze di tutti e favorire una connessione tra i lavoratori. Inoltre ogni livello è diverso dagli altri anche per via dello sfalsamento dei piani che caratterizza la torre. Infine, al ventisettesimo piano ci sono un ufficio su due livelli e una sala conferenze a doppia altezza. La costruzione terminerà con una struttura d’acciaio su cui saranno installati i pannelli fotovoltaici, ulteriore segno di attenzione all’ambiente: questa parte è chiamata dallo stesso Libeskind “The crown” e, con le sue linee geometriche, completa la curvatura della torre. Quando anche “Il curvo” sarà ultimato, le tre torri di CityLife saranno concluse e così questo nuovo quartiere, che già adesso ha conquistato milanesi e non, verrà ufficialmente consegnato alla città. �

UNA SFIDA ALLE LEGGI FISICHE La forma ardita della torre Libeskind rappresenta una vera e propria sfida dal punto di vista ingegneristico. Inizialmente il progetto prevedeva un corpo verticale innestato nella struttura, che è stato poi eliminato, prediligendo una forma più pulita. Questa evoluzione ha in parte “raddrizzato” la curvatura originale, senza però modificare l’idea dell’inchino alla base del progetto. Travi e pilastri garantiscono la stabilità della torre e ne modellano la curvatura. Una gabbia di pali trivellati del diametro di un metro e mezzo forma la base su cui si appoggiano le fondamenta della torre, mentre la struttura in cemento armato è rivestita con un telaio d’acciaio esterno, su cui si innestano le vetrate. I piani orizzontali, ossia le solette in cemento armato, lavorano come mensole ancorate al core della torre. Su di esse vengono fissate le facciate che costituiscono l’involucro del fabbricato.

BLENGINI GHIRARDELLI PARTNER DI STUDIO LIBESKIND Punto d’appoggio dello studio Libeskind in Italia, lo studio SBGA I Blengini Ghirardelli dirige la costruzione della terza torre del complesso CityLife e delle nuove residenze disegnate dall’archistar. Incontriamo Agostino Ghirardelli, fondatore dello studio e direttore artistico dei lavori in CityLife, che ci racconta una collaborazione nata per caso dieci anni fa quando da giovane architetto genovese che collaborava con lo studio Fuksas, per il quale visse anche a Parigi, venne a Milano per un colloquio con lo studio newyorchese che cercava di sviluppare progetti in Italia. «Volevo andare oltre» racconta Agostino. Sogno presto esaudito dal momento in cui si trattava di integrare gli uffici del celebre studio a New York. Seguì un anno intensissimo immerso nel «caotico flusso lavoro/tempo libero della grande mela». Nel 2007 lo studio Libeskind apre una filiale in Italia e Agostino torna a Milano dove segue fin dal principio lo sviluppo del piano di ristrutturazione di CityLife per conto del grande architetto: «un grande talento, molto accessibile,

di un candore fanciullesco... può essere durissimo ma fresco al contempo, una mente creativa che cerca le soluzioni attraverso un approccio culturale per dare vita a forme urbanistiche in dialogo». Ghirardelli gioca un ruolo tecnico e creativo allo stesso tempo, «apporta variazioni sul tema» per garantire la continuità stilistica e veglia a «non perdere la rotta, in dieci anni è cambiato tutto!». Nel 2017 Agostino Ghirardelli fonda lo studio SBGA che continua a svolgere il ruolo di direzione artistica dei lavori in CityLife, sviluppa numerose altre iniziative di design con lo studio newyorchese (le due società italiane Libeskind Design e Architettura non operano più) e progetti di architettura in Italia e all’estero. Il socio Giuseppe Blengini è attualmente impegnato nella costruzione della Vilnius tower, progetto firmato Studio Libeskind per la capitale Lituana: un complesso di 20.000 metri quadrati a uso misto con uffici, hotel, ristoranti e altre infrastrutture pubbliche. www.sbga.it

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ARCHITETTURA

DNA Libeskind testi

A. MELLO

Eleonora J. Annembi

Un’estetica spesso azzardata unita all’amore per gli spazi verdi e all’attenzione alla storia del contesto: questi sono i punti saldi dell’opera di Libeskind che ritroviamo non solo a CityLife, ma in tutte le sue creazioni sparse per il mondo.

VITRA San Paolo del Brasile Settantasette metri d’altezza che riflettono il blu del cielo brasiliano: Vitra è il primo progetto di Daniel Libeskind in Sud America. Si tratta di una torre residenziale a San Paolo, la cui forma, un design quasi scultoreo, è stata pensata dall’archistar come omaggio alla vivace anima della città: «Ho progettato questa torre per esprimere l'ottimismo, la cultura vibrante e il dinamismo di un popolo veramente pluralista» ha affermato Libeskind. Come per la sua torre in CityLife, anche qui l’architetto ha scelto di rivestire la facciata di vetro, un materiale che permette alla luce naturale di invadere gli spazi interni, riducendo il consumo elettrico e creando, dall’esterno, un meraviglioso specchio gigante in cui la città e il suo cielo possono guardarsi.

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ARCHITETTURA

REFLECTIONS AT KEPPEL BAY

Keppel Bay, Singapore

PTE LTD

Il desiderio di sfiorare il cielo ma anche l’attenzione alla sostenibilità: questi due fattori sono alla base della progettazione dei grattacieli che sempre più spesso compaiono nelle città di tutto il mondo. Daniel Libeskind ha ridisegnato lo skyline di Singapore con Reflections at Keppel Bay: sei torri arcuate che si riflettono nelle acque della baia di Singapore, come suggerisce il nome del progetto. Questi edifici hanno orientamenti e altezze differenti, in modo da garantire a ogni piano il giusto ingresso di luce naturale. L’approvvigionamento energetico attraverso pannelli solari e il recupero delle acque piovane per l’irrigazione tramite un sistema di filtraggio che protegge la baia dal possibile inquinamento derivante dalle acque di scolo hanno valso al progetto il BCA Green Mark Gold Award. Grazie allo sviluppo verticale degli edifici l’area circostante è stata interamente destinata al verde: un grande parco incornicia le torri, proprio come a CityLife, altro sito in cui l’animo green dell’archistar ha trovato massima espressione.

CORALS AT KEPPEL BAY

STUDIO LIBESKIND

Singapore

Undici edifici d’altezza variabile, dai quattro ai dodici piani: il progetto residenziale di Daniel Libeskind a Singapore va a completare l’area di Reflections at Keppel Bay di cui abbiamo scritto sopra. Torri e unità abitative che dialogano fra loro: la similitudine con CityLife è evidente, ma le analogie non finiscono qui. Anche la scelta progettuale di queste residenze e la geometria che le muove ricordano le loro “sorelle” milanesi. A Corals at Keppel Bay gli edifici si sviluppano seguendo un’inedita formazione a V rispetto al litorale su cui affacciano: in questo modo anche le unità più arretrate godono di una vista spettacolare sull’Oceano. Questa scelta è un tratto distintivo di Libeskind, che cerca sempre di inserire le sue architetture creando il miglior dialogo possibile con il contesto. A CityLife, per esempio, le residenze sono disposte seguendo uno schema che reinterpreta la classica “corte”, tanto diffusa nella storia milanese.

CENTRE DE CONGRÈS À MONS

Mons, Belgio

HUFTON+CROW

Pensato per essere un punto di riferimento architettonico, simbolo di rinascita della città di Mons, il Centre de Congrès è un esempio di come Libeskind ami mettere in comunicazione vecchio e nuovo. Le geometrie contrastanti che muovono la facciata, le pareti interne mosse come fossero un grande nastro e le combinazioni dei materiali sono emblematiche nell’opera di Libeskind, che ama creare volumi spettacolari, ma che allo stesso tempo non dimentica la storia del luogo. Dalla piattaforma panoramica in acciaio sita nella parte superiore dell’edificio è possibile ammirare la torre del campanile, risalente al XVII secolo e patrimonio dell’Unesco, ma anche la nuova stazione ferroviaria progettata da Calatrava e il fiume La Heine, che attraversa la città.

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ARCHITETTURA

Lavori in corso testi Edoardo Carugo

La realizzazione e la progettazione delle residenze Libeskind a CityLife proseguono. Abbiamo incontrato nuovamente il Direttore Commerciale, che ci ha svelato qualche altra indiscrezione sui tre edifici che completeranno l’area.

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ARCHITETTURA

L

a fuga di notizie da parte del Direttore Commerciale in merito alle residenze Libeskind continua, e questa volta non si limita alle parole: in anteprima per i lettori di CityLife Mag un dettaglio prezioso per provare a immaginare come saranno le nuove abitazioni. Continuate a leggere per scoprire di che cosa si tratta! Direttore, ci può raccontare qualcosa su che tipo di appartamenti troveremo nelle nuove residenze Libeskind? La progettazione va avanti: l’idea è quella di cercare di avere un mix di tagli il più flessibile possibile, dai monolocali ai grandi appartamenti, ma chissà se ci riusciremo. Inoltre ci sarà la possibilità di combinarli o di frazionarli, in caso ci sia la necessità di avere appartamenti più piccoli o ancora più grandi. Infine, cambieranno completamente i capitolati e i materiali che utilizzeremo, forse. Tutto questo, Direttore, è molto interessante. Davvero non può dirci altro? In realtà, più che dirvi qualcosa, posso mostrarvi qualcosa! In anteprima per voi ho portato la planimetria di un appartamento che stiamo progettando. Se poi sarà realmente realizzato, non lo sappiamo. Quindi Direttore, non può essere più chiaro? Saremo più precisi nel prossimo numero. Come sempre. �

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NATURA

Orticola 2018, la Milano che sboccia testi

foto

Emanuela Brumana

Simone Sirgiovanni

I fiori sono le stelle della terra: questo è il motto di Orticola di Lombardia che, con l’edizione 2018 della Mostra Mercato ai Giardini Pubblici, ha trasmesso ancora una volta a tutti i partecipanti l’amore per il giardinaggio e per la città di Milano.

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NATURA

G

iunta alla sua ventitreesima edizione, la Mostra Mercato Orticola è andata oltre i propri confini invadendo la città di Milano e conquistando il mondo. Il programma dell’edizione 2018 è stato presentato, come da tradizione, il primo giorno di primavera: anche quest’anno tanti sono stati gli eventi e le iniziative organizzati dall’associazione Orticola di Lombardia, ma molte sono state anche le novità, come il titolo stesso di questa edizione. “Al piacer mio”, un vero e proprio inno alla libertà: ogni espositore è stato invitato a raccontare liberamente che cosa rende il suo mestiere un piacere. Per catturare tutte le interpretazioni, ma anche per cogliere le particolarità di ognuno dei centosessanta espositori che hanno partecipato a Orticola 2018, è stato come da tradizione previsto un numero monografico della storica rivista Il giardino fiorito. L’edizione 2018 della Mostra Mercato che dall’11 al 13 maggio si è svolta presso i Giardini Pubblici Montanelli ha proposto conferenze e incontri di formazione anche su temi originali come GymGIARDINO, che ha posto l’accento sui benefici fisici legati al giardinaggio spiegando come eseguire correttamente i vari movimenti e, per il terzo anno di fila, Kikolle Lab, l’iniziativa pensata per trasmettere alle nuove generazioni l’amore per il verde. Anche quest’anno Orticola ha contagiato tutta la città con il suo spirito green; queste le principali proposte: “Orticola al Museo”, conferenze ed eventi nei principali musei della città, “Le vetrine fiorite”, il concorso che premia la più bella vetrina cittadina, che quest’anno ha ricevuto quaranta adesioni, il doppio dell’edizione precedente, e “Orticola Arte”, un ambizioso progetto della durata di tre anni che punta a lasciare alla città tre opere d’arte liberamente fruibili. La grande novità di quest’anno, però, è stata la conquista di un nuovo orizzonte: la Mostra Mercato, infatti, sbarcherà in Cina con un’edizione asiatica volta a far conoscere anche in un Paese tanto lontano e diverso dal nostro l’amore italiano per le piante e il giardinaggio. �

Come sempre, i proventi di Orticola saranno destinati alla cura del verde cittadino. Quest'anno i progetti presentati includono il rinnovamento di Giardino Perego e del Giardino della Triennale e la manutenzione delle bacheche dei Giardini Pubblici.

LE MUSE DELLE API Anche la fontana di Palazzo Dugnani è sbocciata grazie alla consueta installazione che Orticola di Lombardia commissiona a un artista: quest’anno è stato il turno di Julia Artico. Cinque muse realizzate intrecciando il fieno sono state poste all’interno della fontana o sedute sul bordo, accompagnate da papaveri, fiordalisi e ombrellifere. Questi fiori sono quelli prediletti dalle api: la loro salvaguardia è una causa a cui l’artista si sta dedicando. Julia Artico ha vissuto per dieci anni in solitudine in un bosco e oggi, con la sua arte, racconta l’amore e il rispetto per la natura.

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NATURA

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NATURA

AL PIACER NOSTRO Così, con tante ricche premesse, giovedì 10 maggio si è tenuta la serata inaugurale di Orticola 2018. La primavera è davvero sbocciata a Milano: in un tardo pomeriggio piacevolmente mite, i Giardini Pubblici hanno aperto le porte ai membri dell’associazione e a un selezionato pubblico che ha potuto assistere alla cerimonia inaugurale. In questa profumata cornice non poteva mancare CityLife, sponsor della manifestazione, che ha annunciato l’apertura degli Orti Fioriti (realizzati appunto in collaborazione con Orticola di Lombardia) fissata per lunedì 14 maggio. Per l’occasione è stata realizzata una mappa che racconta tutte le colture presenti. Come da tradizione è stato poi assegnato il premio IoDonna, riconoscimento riservato a una personalità femminile che si è distinta per il suo amore per le piante, a Giuppi Pietromarchi, autrice di libri di botanica e amante del giardinaggio. Molte, come sempre, le signore che hanno interpretato il tema floreale anche sui loro cappellini: dai più semplici e discreti ai più voluminosi e scultorei, passando per chi, con un tocco di originalità, ha indossato il green, ossia un cappellino liberamente ispirato al prato del golf, con tanto di pallina e bandierina. Insomma, la fantasia certo non è mancata alle eleganti signore milanesi che hanno coinvolto in questa colorata tradizione alcuni dei loro accompagnatori: tra il pubblico, infatti, spiccavano anche diversi uomini con un cappellino ornato di fiori, come a gridare al mondo che l’amore per i fiori e la moda non è prerogativa del gentil sesso. Anzi. D’altronde, un giro fra gli stand degli espositori non poteva non far sbocciare l’amore per le piante: come promesso, accanto alle specie più amate, hanno fatto la loro comparsa anche varietà insolite, rare o dimenticate. C’è chi ha portato in mostra piante carnivore parlando con passione delle infinite mutazioni di queste cultivar affascinanti, chi ha colorato un’area del parco con tutte le possibili sfumature del rosa date dai garofani, chi ha esposto i kokedama, sfere di muschio e piante provenienti dal Giappone. Comune a tutti gli espositori è però la passione con cui hanno raccontato il loro lavoro e le loro piante. Perché quest’anno, Orticola è davvero riuscita non solo a mettere in mostra, ma anche a trasmettere “il piacer nostro”. �

Come da tradizione, le signore hanno interpretato il tema della manifestazione indossando meravigliosi cappelli. Mentre gli scorsi anni aderivano a un dress code molto rigido, quest'anno al grido di «Al piacer mio» ogni partecipante ha dato sfogo al proprio estro personale.

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ARTE

Sulle tracce dell’arte testi Edoardo Carugo

Il Parco delle Sculture di CityLife continua a crescere. Proseguiamo il nostro viaggio in questo museo a cielo aperto per raccontarvi tre nuove opere. Storia e tradizione, innovazione e tecnologia: tanti sono gli spunti di riflessione che il parco realizzato da ArtLine offre ai visitatori.

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ARTE

VEDOVELLE E DRAGHI VERDI (1)

HAND AND FOOT (2)

DAILY DESIDERIO (3)

Serena Vestrucci interviene sul reale in maniera delicata, apportando modifiche che a un primo sguardo non saltano all’occhio. L'opera d'arte creata per CityLife mostra il peculiare approccio di quest'artista nostrana, classe 1986: qui dove tutto è nuovo c’è un elemento che richiama la storia di Milano. Sono le fontanelle, dette anche “vedovelle” per via del continuo scorrere dell’acqua che ricorda il pianto inconsolabile di una vedova, o “draghi verdi” in riferimento alla particolare forma dei bocchelli da cui esce l’acqua. Proprio su questi ultimi interviene la Vestrucci, che con la sua opera non aggiunge niente di nuovo al parco, ma rielabora ciò che già c’è. L’artista ha creato dieci nuovi erogatori, tutti diversi, per le fontanelle presenti nel parco di CityLife: ogni vedovella diventa così un esemplare unico, un divertissement che coglie solo chi sa guardare con attenzione.

Era dicembre quando il piede gigante, opera dell’artista tedesca Judith Hopf, veniva installato nel Parco delle Sculture di CityLife. Adesso, dopo pochi mesi, l’opera è stata completata collocando all'ombra delle tre torri anche la mano, che sbuca dal terreno come a simulare il gesto del saluto. Hand and Foot, questo il nome della scultura, è stata realizzata utilizzando grandi mattoni sagomati, modellati appositamente per la Hopf dalla storica Fornace Artistica Riva, a cui già molti artisti della tradizione italiana si sono rivolti per i propri lavori. Per realizzare il piede sono stati utilizzati 272 mattoni, mentre per la mano ben un centinaio in più, per un totale di 372 pezzi.

Arti visive, scrittura, architettura, design, musica: nello studio berlinese di Riccardo Benassi si sperimentano tutte le forme espressive possibili, purché permettano al giovane artista cremonese di esplorare la vita dell'uomo contemporaneo nella metropoli e il rapporto che si instaura fra essere umano e tecnica. La sua opera per CityLife è un esempio dello stretto legame che unisce vita e tecnologia nella nostra società: l’installazione è realizzata in alluminio verniciato e ricorda gli schermi presenti accanto alle fermate di bus e tram. Sullo schermo LED posto in cima alla struttura Benassi pubblicherà un messaggio al giorno usando un sistema di broadcasting remoto, a partire dalla data di inaugurazione dell'opera fino alla sua morte. Quando Benassi morirà, i messaggi ricominceranno da capo e continueranno eternamente in loop.

TORRE LIBESKIND

3 TORRE GENERALI

1

1 TORRE ALLIANZ

2 1

1 Mappa del Parco delle Sculture, con indicata la collocazione delle opere.

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ARTE

Tre sguardi sull’arte testi Emanuela Brumana Katia D’Addona

Linguaggi espressivi diversi ma comunque in grado di coinvolgere lo spettatore: a CityLife gli appassionati d’arte trovano interessanti proposte destinate a far riflettere, a divertire e a stupire. Disegni che raccontano una visione di città che sta pian piano diventando realtà, un gigantesco gonfiabile che vuole trasformare l’arte in un gioco e un murales non soltanto bello, ma anche carico di significato: tre proposte che, insieme al Parco delle Sculture, fanno di CityLife un vero museo a cielo aperto.

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ARTE

ANOTHER BREAK IN THE WALL(S) «Un muro contro l’innalzamento dei muri» così Eron, al secolo Davide Salvadei, presenta la sua ultima opera inaugurata lo scorso 12 aprile nel parco di CityLife. Con i suoi centoventi metri di lunghezza, W.A.L.L., acronimo di Walls are love’s limits, è uno dei più grandi murales al mondo che scorre nell’area sud-orientale del nuovo quartiere milanese, rimarcandone la vocazione internazionale attraverso il linguaggio ricco e polisemico della street art. Le linee sabbiose chiedono al passante che s’improvvisa spettatore una lettura sequenziale del messaggio che l’artista riminese, consacrato da AEL magazine nel 1997 come il più rivoluzionario del writing italiano, ha depositato nel nuovo cuore finanziario e sociale di Milano. A prima vista, lo scenario che si presenta scendendo da piazza Tre Torri è quello evocativo di una campagna milanese immersa nella nebbia, riprodotta con quelle tonalità neutre e delicate che ricordano le campiture sfocate di Gerhard Ritcher, ricorrenti nell’universo di Eron. Avvicinandosi all’opera si scopre come il paesaggio sia ricoperto da una sottile trama di filo spinato, i cui nodi sono le lettere che compongono i nomi dei cinque continenti. Osservando con attenzione il dipinto si nota come tutti i fili convergano verso il centro del muro, dove la luce abbagliante del sole funge da punto focale - ottico e simbolico - dell’intera opera, dissolvendo i tratti monocromi del filo spinato in una forma indefinita che ricorda quella di un cuore. Una denuncia delle barriere del mondo e del loro carattere artificioso che sarà enfatizzata, tra due anni e per volere dello stesso artista, dalla distruzione del muro, di cui rimarrà traccia solo nella documentazione fotografica e giornalistica, e che inserisce l’ultimo lavoro di Eron in un’estetica di confine, tra la street e la performance art. �

Eron al lavoro sul suo W.A.L.L. L’opera, per decisione dello street artist, sarà completata tra due anni con la sua demolizione, per sottolinearne il significato fortemente simbolico.

Questa ricerca di soluzioni straordinarie per fondere armonicamente settori e ambiti diversi, talvolta antitetici, accompagna i lavori di Eron fin dagli esordi sulla scena riminese e bolognese e non lo ha abbandonato nemmeno in opere esposte in contesti più istituzionali, come il Chelsea Art Museum (New York), la Biennale di Venezia o l’Italian Cultural Institute (New York), per citarne alcune. Sfruttando la forma casuale di fenomeni accidentali (come macchie di muffe o crepe sui muri) già presenti sul supporto, Eron usa il suo spray per stabilire un ponte suggestivo tra realtà materica e creativa. Nel caso di W.A.L.L. si è servito delle scanalature presenti tra i singoli pannelli di cui è formato il divisorio, per conferire ancora più realismo al filo spinato. Proponendo un immaginario poliedrico che rifugge da qualsiasi corrente artistica o definizione da manuale, Eron si inserisce nello scenario cosmopolita di CityLife, disegnato dalle torri di Zaha Hadid, Arata Isozaki e Daniel Libeskind, invitando ad attraversare i confini imposti dai potenti del mondo imbracciando l’arma politica della poesia. �

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ARTE

DISEGNARE LA CITTÀ TRA PASSATO E FUTURO

I

n autunno la Collezione Ramo sarà esposta al Museo del Novecento, ma per il suo debutto ha scelto il palcoscenico di CityLife. Qui è stata organizzata la mostra Collezione Ramo. La città moderna a casa Libeskind: i disegni firmati dai grandi artisti del Novecento sono stati esposti nella residenza privata dell’archistar a CityLife, proponendo un percorso che mette in dialogo le immagini della Milano del passato con le architetture che guardano al futuro. Per l’occasione, la curatrice Irina Zucca Alessandrelli ci ha raccontato di più sulla Collezione. Per cominciare, ci racconta la storia della Collezione Ramo? Come nasce questa raccolta? La Collezione Ramo, non ancora presentata al pubblico nella sua ricchezza, è l’unica dedicata a quasi un secolo di arte italiana su carta. Oltre cinquecento opere illustrano l’immaginario e le tecniche (acquerelli, collage, tempere, matite) di un centinaio di artisti. La collezione è nata dall’interesse di Giuseppe Rabolini che, come ideatore di gioielli, ha da sempre un rapporto privilegiato con la carta. La collezione segue le tracce dei maggiori protagonisti delle avanguardie storiche fino ai primi anni Novanta. Lo scopo della collezione è di testimoniare l'importanza dell’arte italiana del Novecento e, al tempo stesso, promuovere una cultura del disegno, dal valore autonomo, al pari di pittura e scultura.

Mario Sironi, Senza titolo (Paesaggio urbano)

Secondo lei, il disegno preparatorio di un’opera che cosa svela di un artista? Emerge già da questo il suo stile o la sua estetica? Il disegno è il primo legame tra l’idea e il mondo esterno, il vero tramite tra la mente e l’opera. Il disegno non si corregge, si tiene per sé; è il più sincero mezzo espressivo al mondo, il più onesto in assoluto per comprendere il lavoro di un artista, il più vicino all’essenza del suo lavoro. �

Fortunato Depero, Elevetet

I disegni in mostra a CityLife raccontano la città moderna così come la vedevano i grandi artisti del secolo scorso. Come pensa si svilupperà il dialogo con il contesto in cui è organizzata la mostra, cioè la residenza Libeskind? La residenza Libeskind rappresenta in un certo senso la realizzazione della città avveniristica che immaginavano i futuristi. Di certo CityLife è il quartiere che oggi più rappresenta la modernità, quindi chiude il cerchio con il discorso cominciato da Sant’Elia oltre cento anni fa. Com’è cambiata secondo lei Milano, rispetto a questi disegni?

Afro Basaldella, Senza titolo

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Nel bozzetto di Boccioni per il dipinto Crepuscolo si può vedere che la periferia di inizio Novecento è ora il centro città, mentre via Adige e piazzale Isonzo, che si riconoscono nel suo disegno, erano campagna e i cantieri rappresentati erano il nuovo che avanza. Devo dire che Milano oggi restituisce ancora l’entusiasmo della novità, della ricerca e dell’internazionalità. Un quartiere nuovo come CityLife è un segnale di energia e ricerca architettonica innegabile. �


ARTE

FACCIAMO UN SALTO A STONEHENGE? Giocare, correre e saltare fra i megaliti di Stonehenge, il sito inglese patrimonio dell’umanità: sembra incredibile e invece a CityLife, dal 12 al 15 aprile presso il Parco delle Sculture, è stato possibile. La Fondazione Trussardi, con la cura di Massimiliano Gioni e in occasione del miart, ha installato l’opera Sacrilege di Jeremy Deller, artista britannico che collabora per la prima volta con un’istituzione italiana per un progetto personale. Deller ama definirsi «istigatore di interventi sociali», infatti le sue opere sono pensate per essere liberamente fruibili dal pubblico e per dare vita a esperienze di condivisione e socializzazione. Non a caso il critico Mark Brown lo ha definito «il pifferaio magico della cultura popolare», mentre Massimiliano Gioni, direttore artistico della Fondazione Trussardi, parla così della sua opera: «Per pensare il futuro, nessuno è meglio di un artista che ripensa il passato». Il gonfiabile che riproduce il sito di Stonehenge in scala 1:1 è fedele a questa sua visione partecipativa dell’arte: tantissimi bambini hanno potuto giocare e saltare in libertà nei trentacinque metri di diametro delimitati dalle riproduzioni delle pietre millenarie alte cinque metri. Già esposta a Glasgow, per cui è stata realizzata nel 2012 e Sidney, Sacrilege ha conquistato anche il pubblico di Milano, che ha risposto in maniera entusiasta alla proposta coinvolgente di Deller. �

Dalla sua prima apparizione, oltre cinquecentomila spettatori hanno visitato e interagito con Sacrilege, segno che la formula dell'arte partecipativa piace al pubblico.

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ARTE

CityLife incontra il Giappone testi Studio Battage

Vere e proprie esplosioni di colore: le opere di ShĹ?zĹ? Shimamoto, simbolo di una ricerca inedita nella pittura giapponese, sono in mostra presso la galleria Dellupi Arte di Milano. Una decina di tele e sculture che raccontano la visione estetica di questo artista, cofondatore del Movimento artistico Gutai.

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EVENTI

Appuntamenti in CityLife SCALDATE I MOTORI!

testi

SULLE NOTE DEI PIANOFORTI

Emanuela Brumana Dal 18 al 20 maggio, Milano si è trasformata in un palcoscenico pieno di pianoforti grazie a Piano City Milano. Anche CityLife ha aderito alla manifestazione, ospitando due pianoforti: uno in piazza Tre Torri e un altro nella Food Hall dello Shopping District.

Anche CityLife sarà coinvolta, insieme ad altri luoghi iconici della città di Milano, nel Milano Rally Show, tra il 28 e il 29 luglio.

PROSSIMA APERTURA! Nella profumata cornice degli Orti Fioriti aprirà per tutta l’estate un chiringuito, per bere un aperitivo all’aria aperta, all’ombra delle tre torri di CityLife.

PROFUMI E COLORI D’AUSTRIA L’Ente del Turismo dell’Austria installerà in piazza Tre Torri un cubo trasparente che racchiuderà vegetazione, piante e fiori tipici.

UN MONDO DA SALVARE Dal 18 giugno, presso lo Shopping District sarà visitabile la mostra di Nationl Geographic che vuole sensibilizzare sul tema della salvaguardia del pianeta, esponendo immagini di animali estinti o in via di estinzione.

PAUSA PRANZO IN MUSICA VERTICAL RUN Si è tenuta il 27 maggio la Vertical Run, la prima gara italiana di corsa verticale. Oltre mille gradini da salire correndo, partendo da piazza Burri fino al quarantanovesimo piano di una delle torri di CityLife.

Dal 2 maggio al 1 giugno la pausa pranzo a CityLife ha avuto una colonna sonora d’eccezione. Dalle 13:00 alle 14:15 le note dei prestigiosi Civici Corsi di Jazz hanno riempito piazza Tre Torri.

CHI OFFRE DI PIÙ? Il 5 maggio si è tenuta Astalife, asta a base zero dove sono state vendute opere d’arte moderna e contemporanea, fotografie e oggetti di design.

Il programma definitivo degli eventi di CityLife sarà disponibile sul blog all'indirizzo www.citylife-mag.it

GLI ORTI FIORITI IN CITYLIFE SONO APERTI AL PUBBLICO TUTTI I GIORNI DALLE 9:00 ALLE 13:00

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as soon as possible

A.S.A.P. Greenest chiringuito in Milan Per una pausa pranzo veloce a km zero o un aperitivo sfizioso immersi nel verde.

O P E N I N G

S O O N

Aperto tutti i giorni negli Orti Fioriti in CityLife dalle 11:00 alle 23:00


ARTE

D

all’11 maggio fino al 30 giugno 2018, la galleria Dellupi Arte di Milano ospiterà la mostra Shōzō Shimamoto. Recent Works, a cura di Ilaria Porotto, una personale dedicata al Maestro giapponese cofondatore del Movimento artistico Gutai, nato nel 1954 nella regione del Kansai. Considerato tra i più audaci e sperimentali interpreti del secondo dopoguerra, Shōzō Shimamoto prende le mosse dalla forte personalità del collega artista Jirō Yoshihara (1905-1972). Ispirandosi alle opere di Jackson Pollock e Georges Mathieu, in cui «si avvertono – come scrive Yoshihara nel Manifesto Gutai del 1956 – le urla della materia ma si percepisce la stessa esigenza di vitalità», il movimento artistico promuove un linguaggio nuovo che sia di rottura rispetto ai canoni espressivi tradizionali e rappresenti una liberazione istintiva della creatività, svincolandosi dalla tradizionale gestualità pittorica giapponese e puntando a inedite e originali modalità espressive. Guidati da Yoshihara ma senza adottare una poetica comune o uno stile uniforme, i membri del gruppo creano secondo libere associazioni immaginative, seguendo l'isitnto ed evitando il più possibile il controllo del proprio impulso creativo. Shimamoto è spinto fin da subito a sperimentare tecniche e linguaggi artistici che possano spezzare gli schemi codificati della pittura tradizionale, ponendosi su quella linea sottile che confonde creazione e distruzione. Le sue azioni, apparentemente violente e aggressive, servono a “innescare” il detonatore di un meccanismo esplosivo e non controllabile. Dopo la dissoluzione del Movimento Gutai all’inizio degli anni Settanta, a seguito della morte di Yoshihara, l’improvvisazione che ha caratterizzato tutta la poetica di Shimamoto impiega una maggiore teatralizzazione: la veemenza del getto del colore si compie in movimenti più coreografici, l’azione si arricchisce di ritualità condivisa con i presenti. Elementi come la musica, l’ambientazione scenografica, la partecipazione di comparse trasformano l’atto artistico in performance sempre più audaci e spettacolari. «L’opera d’arte è un castello tra le nuvole. In una professione normale è necessario camminare prestando attenzione a dove si mettono i piedi [...] nel mondo dell’arte, trattandosi di castelli in aria, bisogna al contrario mettere a fuoco l’infinito e sognare il futuro più lontano possibile». L’esposizione – che annovera circa una decina di opere tra tele e sculture – mostra alcuni dei quadri dipinti con la tecnica del lancio di colore, il Bottle Crash. Shimamoto utilizza per la prima volta questo modus operandi nel 1956, in un'impressionante performance per la mostra Outdoor Gutai Art Exhibition quando costruisce artigianalmente un rudimentale cannone per sparare sacchi di colore su una tela di dimensioni monumentali sospesa fra gli alberi. Poco dopo, nello stesso anno, esegue i suoi primi veri Bottle Crash, lanciando con forza bottiglie piene di diversi pigmenti contro un masso collocato a terra al centro di una grande tela. �

Shōzō Shimamoto, Silk Road 19, acrilico e olio su tela, 2006-07

SHŌZŌ SHIMAMOTO Impegnato nell’insegnamento accademico presso la Kyoto University of Education, il Maestro è stato Presidente della Takarazuka University of Art and Design e dell’Associazione Giapponese Artisti Disabili. Le sue opere si trovano nei maggiori musei del mondo, tra cui Tate Gallery, Centre Pompidou, Galleria d'Arte Moderna di Roma, Art Museum di Berna, Galleria d’Arte Moderna di Venezia e in quasi tutti i musei giapponesi. I suoi lavori sono stati esposti in una serie di mostre museali di grande rilievo, tra cui il Museo Solomon R. Guggenheim (New York), Museo di Arte Contemporanea (Los Angeles), Modern Museet (Stoccolma) e Jeu de Paume (Parigi), e sono inoltre inclusi nelle collezioni permanenti della Tate Modern (Londra), dell'Art Institute (Chicago), del Museo Nazionale d'Arte Moderna (Roma) e in quasi tutti i musei giapponesi. Shimamoto è morto a Osaka nel 2013 all’età di 85 anni.

Shōzō Shimamoto, Punta Campanella 09, acrilico e vetri su tela, 2008

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DESIGN

eL Chandelier Dinamismo e meraviglia testi Emanuela Brumana

Libeskind padre e figlio riproducono la luce cosmica con eL Chandelier, non un semplice lampadario ma un’opera d’arte che, grazie a duemila LED, fa vivere la luce e ne racconta la storia millenaria. Scoprite come!

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DESIGN

A

ccendere la luce è per tutti noi un gesto quotidiano, scontato nella sua semplicità. La forza del design consiste nel trasformare qualcosa di così ordinario in un’esperienza straordinaria. Ne è un esempio eL Chandelier, disegnato a quattro mani da Daniel Libeskind e suo figlio Noam, astrofisico presso l’Istituto Leibniz di Potsdam, dove ha sviluppato un algoritmo in grado di raccontare come la luce è cambiata nel corso della vita del cosmo. A mano a mano che gli elementi costitutivi dell’universo invecchiano, infatti, la luce emessa dalle stelle si modifica. E proprio questo cambiamento viene riprodotto da eL Chandelier. Un oggetto unico nel suo genere che unisce alla bellezza delle forme una sofisticata tecnologia di illuminazione LED: la spirale a cascata, delineata in maniera netta da spigoli vivi e linee decise, è rivestita all’esterno con acciaio inossidabile, mentre l’interno è fatto di lamiera placcata in oro 23 carati che amplifica la luce dei duemila LED posti sulla superficie divisa in diciotto sotto-aree indipendenti. Per studiare lo stupefacente spettacolo luminoso di eL Chandelier sono state fatte diverse simulazioni utilizzando super-computer all'avanguardia, in modo da comprimere l'intero racconto in pochi secondi. Alla luce di questo studio, le parole dello stesso Daniel Libeskind assumono un forte significato: «Un apparecchio d’illuminazione perfetto dovrebbe essere come la luce stessa». Un’idea potentissima che incarna lo spirito di Zumtobel, azienda austriaca leader nella produzione di soluzioni illuminotecniche che da oltre sessant’anni porta avanti una ricerca incentrata sulla luce, dialogando con i grandi nomi dell’arte e della scienza. Guardare eL Chandelier in funzione significa assistere alla rappresentazione del ciclo di vita della luce e apprezzarne l’energia. �

Per dar vita alla danza luminosa di eL Chandelier servono duemila LED, ognuno gestito da un microcontrollore incorporato indipendente, in modo da creare una variazione luminosa complessa e articolata, dove ogni singolo LED rappresenta una piccola parte di universo.

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INTERVISTA

Daniel Libeskind Il mio inchino a Milano testi Elisa Venco

Mentre a CityLife proseguono i lavori per costruire il grattacielo che porta la sua firma, Daniel Libeskind ci parla di ispirazione e architettura, di che cosa muove i suoi progetti ma anche del suo grande amore per Milano, cittĂ in cui ha vissuto diversi anni.

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INTERVISTA

D

aniel Libeskind, l'archistar che ha firmato alcuni tra i progetti più importanti del XXI secolo, risponde alle nostre domande e ci racconta ispirazioni e retroscena del suo lavoro in CityLife.

Una delle sue massime è che «un edificio deve essere significativo e deve avere una storia». Qual è la storia di CityLife?

È una storia che ha a che fare con la vita, con un ambiente che è la Milano del XXI secolo. È una storia che narra come sia possibile vivere in uno spazio verde nel centro di una città restando in relazione con la tradizione estetica locale, nel rispetto cioè del genius loci. È il racconto di una bellezza armoniosa e sostenibile, all’insegna della modernità tecnologica e del rispetto dell’ambiente. Come fonte di ispirazione per il suo “Curvo” di CityLife lei ha citato la Pietà Rondanini e le cupole italiane.

Sì. L’idea della curvatura a cupola viene da un progetto presentato da Leonardo per il Duomo di Milano, per un concorso che poi non ha vinto. Questa cupola straordinaria che conosco dai disegni e la Pietà Rondanini che è esposta nel museo del Castello Sforzesco per me hanno sempre fatto parte dell’identità di Milano. Ma ho anche tenuto conto della tridimensionalità della torre, che è visibile da più punti di vista ed esposta a diverse condizioni di luce: ho cercato di creare uno spazio differente a ogni piano proprio perché ognuno risponde a una diversa posizione ed esposizione. Quindi non si tratta di un sistema ripetitivo ma di un luogo unico che ospita e crea una comunità. C’è relazione tra la sua torre e quelle dei suoi colleghi, Isozaki e Hadid Architects?

Certo. Abbiamo dialogato sin dal principio. Diversamente da altri partecipanti al concorso per CityLife che hanno voluto puntare sull’omogeneità, noi abbiamo pensato di creare un’armonia nelle differenze, non ripetendo uno stesso schema più e più volte. Perciò le torri sono molto diverse, ma correlate: sono in accordo fra loro le curvature ed è stato coordinato il modo in cui abbiamo usato vetro e cemento. Gli edifici hanno una relazione sottile e armoniosa, non sono solo tre “pezzi di vetro” messi vicini. Lei ha vissuto a Milano negli anni Ottanta. Che impressione ha avuto o ha di Milano come posto dove vivere e lavorare?

All’epoca mi trasferii a Milano con la mia famiglia, ma non perché avessi già un lavoro. Il lavoro me lo sono cercato per stare qui. Sono venuto per amore della città. E la mia esperienza è stata rilevante nel progettare CityLife. Per esempio, una delle ragioni per cui ho suggerito la piazza verde è perché ho sperimentato la fatica di vivere in una città con molte auto e tanto inquinamento. Così, la mia idea di partenza era creare un contesto di attività urbana, pieno di vitalità che fosse però anche verde: penso che questo emerga dalla morfologia del sito. Qual è il suo luogo del cuore a Milano?

La scuola elementare Diaz in via Crocefisso, frequentata dai miei bambini. Mi hanno sempre stupito la bellezza di Milano e il calore dei milanesi, che sono persone straordinarie. Aldo Rossi era un caro amico e, anche se non parlavo la vostra lingua e non avevo radici locali, sono stato conquistato da una città che appare sofisticata in superficie ma è anche profonda, dotata di un’anima. Una cosa che non è evidente ai turisti e che puoi capire solo vivendo qui. Quando ha iniziato, che obiettivo aveva come architetto?

Ho sempre voluto lavorare per la cultura pubblica. Ho insegnato ad Harvard e poi in altre università, da Berlino a Tokyo, e credo che in realtà io non volessi costruire edifici ma fare cultura anche quando si trattava di disegnare grattacieli per uffici o di tracciare piani di sviluppo per quartieri d’affari. Fare cultura non significa costruire infrastrutture o palazzi, ma pensare l’architettura come una forma d'arte civica e pubblica, che deriva da una tradizione umanistica del passato in cui si uniscono poesia, astronomia, storia, geografia, arte e “arte della vita”. Quindi il mio obiettivo come architetto è trasferire questa impostazione umanistica nell’era moderna, è usare la tecnologia e l’innovazione, ma nel rispetto della tradizione e della storia di un luogo. A CityLife lei ha creato anche residenze private. L’architettura può migliorare la vita? Disegnare una residenza non è diverso dal creare un museo. Occorre avere un epicentro individuale, dare attenzione a ogni visitatore o residente. Perciò

ogni appartamento deve essere diverso: ognuno merita l’unicità. A CityLife ogni unità è “artigianale”, cioè non disegnata mediante modelli statistici ma formata in un modo che definirei tradizionale, usando la tecnologia pur restando ancorati, appunto, agli usi del passato. Nel saggio “Vertical” lo studioso Stephen Graham sostiene che i grattacieli sono esibizioni del privilegio perché ad abitarli sono i più ricchi, che si godono indisturbati la vista, il silenzio, la sicurezza… Non sono d’accordo. I grattacieli non sono un lusso, ma una necessità. La densità verticale ci evita di espanderci orizzontalmente e di consumare il verde e l’ambiente. L’altezza è una risposta intelligente alla crisi ambientale mondiale perché riduce la carbon footprint e crea un senso di comunità, dato che più persone possono condividere lo stesso spazio al centro della città senza doverci arrivare muovendosi su auto inquinanti. Ecco perché oggi i grattacieli sono stati riscoperti dovunque, dall’Asia a New York, dove sono nati. Con i suoi edifici lei guarda al passato per costruire il futuro. Ha fiducia nel potere dell’architettura di influire sugli anni a venire? Io penso che senza architettura una città non abbia un futuro. Se essa non offre un nuovo sguardo sulla città, questa diventa qualcosa di nostalgico, di sentimentalistico, mentre ha bisogno di innovazione e creatività per adeguarsi ai nuovi stili di vita. A CityLife puoi viverci, passeggiarci, giocarci: è un passo in avanti nel vivere la città, specie se si considera la peculiare integrazione con un’elevata tecnologia e con la massima sostenibilità. Qual è la sua definizione di casa perfetta? La casa perfetta è un luogo che ti trasmette un senso di orientamento in un mondo complesso, che difende la tua privacy e ti consente di essere te stesso, ma anche di esprimere le tue potenzialità e di vivere in più modi diversi. Non è solo un riparo: è l’incarnazione dell’anima umana. Ecco perché in inglese usiamo un termine specifico e la casa ideale è “home”, non “house”. Di quale progetto tra quelli realizzati finora è particolarmente fiero? Forse quello in cui sono stato coinvolto più a lungo e che non è ancora terminato: Ground Zero a New York. È iniziato tra mille controversie e polemiche, ma ora è il progetto più popolare negli Usa, già visitato da trenta milioni di persone. Nonostante la tragedia, è un luogo pieno di vita e, anche se non è ancora terminato dopo quindici anni di lavori, ha già ridefinito la città. Oggi un quarto di milione di persone vive a Lower Manhattan grazie al potere di questo progetto. Non si trattava di riscostruire un edificio ma la New York del XXI secolo, di restare fedeli alla memoria, allo spirito di ciò che è accaduto e di usarli per ispirare ottimismo verso il futuro della democrazia e della città. Parlando di democrazia, lei ha detto che l’architettura la favorisce. In che modo? Sto costruendo case a basso costo nei quartieri poveri di New York: le case popolari possono essere belle e adatte agli anziani, ma questo è solo uno dei modi in cui possiamo migliorare la città e favorirne la dimensione sociale. Dobbiamo ricordare ciò che diceva sant’Agostino: «Le città non sono fatte solo di muri. Sono fatte anche da cittadini». L’architetto Adolf Loos diceva che «Un edificio deve piacere al suo proprietario mentre un’opera d’arte non ha bisogno di piacere a nessuno». Lei è d’accordo? No, non sono mai stato un suo fan. Io credo che l’architettura, pur restando utile e funzionale, possa dare vita a opere d’arte. Se guardiamo alla storia delle città italiane, già prima del Rinascimento vediamo emergere l’architettura come espressione culturale e non solo come strumento risolutivo di esigenze pratiche. Senza questo aspetto l’architettura costruisce solo “macchine” in cui vivere, e non ho mai pensato si limitasse a questo. Da dove trae ispirazione? Da qualunque cosa. Una volta Leonardo disse: «Se non trovi ispirazione devi guardare un muro vuoto, e se guardi abbastanza a lungo vedrai tutti i dipinti che volevi dipingere». Funziona? Sì. L’ispirazione puoi trovarla dovunque perché il mondo è una meraviglia, non va dato per scontato perché, pur restando uguale, è sempre nuovo e diverso. �

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DESIGN

Storie d’interni testi

foto

Emanuela Brumana

Beatrice Mancini

Dalla ricerca di pezzi unici al desiderio di dar voce alla propria storia attraverso la casa: la padrona di un appartamento delle residenze Hadid ci ha raccontato la sua visione del design e dell’arredamento in un contesto unico come CityLife.

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DESIGN

I

don’t think that architecture is only about shelter, is only about a very simple enclosure. It should be able to excite you, to calm you, to make you think diceva Zaha Hadid, una frase che tradotta suona più o meno così: «Non penso che l’architettura sia solo questione di costruire un rifugio, un riparo. Dovrebbe essere in grado di eccitarti, di calmarti, di farti pensare». A CityLife, proprio nelle residenze firmate dall’archistar, questo pensiero trova espressione in un appartamento il cui arredamento nasce da una felice sinergia. Quella che si è creata fra le volontà e i gusti della proprietaria e l’architetto che ha diretto la divisione interna degli spazi e contribuito alla scelta degli oggetti d’arredo. L’idea era di riuscire a creare una casa che fosse la fotografia di chi l’avrebbe vissuta, raccontandone la storia. Quando si accede all’appartamento si viene immediatamente proiettati nell’ampio salone dove il protagonista è un pianoforte a mezza coda. Fin dal primo sguardo si capisce che ogni dettaglio ha qualcosa da raccontare. Come i tappeti berberi importati da Altai, che dal 1994 è presente a Milano con una galleria dove sono esposti tappeti antichi e arazzi primitivi in una collezione fra le più grandi al mondo. Tappeti che «hanno una storia, che l’importatore ti racconta quando te li vende con grande passione» ci dice la padrona di casa. Le opere d’arte firmate da Massimo Kaufmann sono state appositamente dipinte per questo appartamento, così come l’installazione di Katja Noppes, realizzata su richiesta della proprietaria: delle piume bianche con il calamo colorato sono state fissati su una porta, seguendo una curvatura che ripercorre la spirale di Fibonacci. �

Protagonista indiscussa di questa casa è la luce naturale: molti gli affacci esterni che rendono luminosi gli spazi, ma anche le superfici bianche dei muri o i materiali riflettenti come il bronzo amplificano questo effetto.

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DESIGN

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DESIGN

Dalla zona living si accede alla cucina: un ambiente sviluppato in lunghezza dove, accanto a un tavolo proveniente dal refettorio di un monastero spagnolo, fa bella mostra di sé una cucina realizzata in bronzo. Dal salone si accede anche alla camera padronale, dove regna il completo minimalismo: ci sono il letto, delle valigie da collezione usate come comodino, qualche fiore e delle candele. Spicca però sul muro un’altra tela di Kaufmann, la cui opera ritorna ancora nella camera degli ospiti, a cui si accede sempre dalla zona living. Qui però sono stati realizzati anche degli interventi pittorici dell’artista milanese direttamente sui muri. C’è poi una terza camera da letto che, come le due precedenti, ha un bagno di pertinenza e un affaccio esterno, anche se il vero balcone protagonista è quello che corre tutt’intorno alla zona living e che si apre poi in un terrazzino dove è stato ricreato un piccolo bosco. Anche la scelta dell’arredamento esterno non è scontata: i tavolini sono vecchi ingranaggi industriali, la cui ricerca è nata dalla voglia di «cercare oggetti che in passato avessero avuto un altro uso. Tutto si adatta, basta riuscire a guardare le cose da un punto di vista diverso». Niente, in questa casa, è stato scelto come un oggetto fine a se stesso, ma con la duplice idea di adottare e adattare ogni cosa all’ambiente. «Desideravo una casa che mi appartenesse e che esprimesse una parte di me. Volevo qualcosa che avesse radici profonde con il passato ma che si aprisse anche al futuro.» E questo è in piccolo ciò che CityLife fa in grande: raccontare la storia di una vita, quella della città di Milano, che si adatta al cambiamento guardando al futuro. �

I QUATTRO ELEMENTI ABITANO QUI Numerosi dettagli di decorazione sono stati scelti per rappresentare i quattro elementi: la terra si trova nello splendido terrazzo, l’aria nelle piume che compongono l’installazione di Katja Noppes e nella lampada Lucellino firmata Ingo Maurer, il fuoco nel caminetto a bioetanolo e l’acqua nel piccolo “fiume” ricavato in una nicchia, il cui percorso vuole essere la rappresentazione simbolica della vita: quando si nasce niente è definito, poi si trova la propria strada e infine tutto termina con una spirale che riavvolge la vita su se stessa.

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SHOPPING DISTRICT

Un mondo di sapori testi

M. SCARAVATI

Edoardo Carugo

A CityLife anche mangiare diventa un’esperienza inedita: la food court dello Shopping District offre un ampio ventaglio di proposte, per soddisfare tutti i palati. Alcuni dei brand presenti hanno scelto proprio il centro commerciale di Zaha Hadid per la loro prima apertura in Italia, mentre altri format consolidati si sono rinnovati per venire incontro ai gusti degli habitué della zona. Una vasta proposta, tutta da scoprire e da gustare!

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SHOPPING DISTRICT

N

ella splendida cornice dello Shopping District progettato da Zaha Hadid si trova un’area ristorazione pensata per essere un luogo da vivere slowly, in controtendenza rispetto alle aree sempre più frenetiche che caratterizzano i centri commerciali che siamo abituati a vedere. Luce naturale, aree relax, free wi-fi: qui, appassionati di shopping, amanti del cinema in attesa dell’inizio della proiezione, ma anche manager che cercano un luogo tranquillo dove incontrare i clienti possono godere di un’area di oltre tremila metri quadri su cui si affacciano venti brand della ristorazione, alcuni al loro debutto italiano. Inoltre, lo spazio centrale è utilizzato per organizzare eventi: show cooking, incontri, corsi che contribuiscono a rendere vivo e coinvolgente il centro commerciale. Proposte golose, gourmet, etniche: per orientarvi tra tutte queste scelte abbiamo pensato per voi a un tour dei marchi presenti.

SAPORI LONTANI: LE PROPOSTE ETNICHE

M. ANTINORI

I palati più intraprendenti troveranno pane per i loro denti con le proposte fusion di Bomaki e Calavera Fresh Mex, che inaugura qui il suo primo locale in Italia. Bomaki è un format di successo che porta anche a CityLife le creazioni nippo-brasiliane dello chef Jeric Bautista. Roll creativi e burrito orientaleggianti da abbinare a cocktail, birre o vini selezionati. Inoltre, per chi ha poco tempo a disposizione ma vuole comunque gustare queste colorate prelibatezze, Bomaki offre il servizio Take&Go, con box già pronti. I cultori della cultura messicana potranno gustare all'ombra delle tre torri tutti i sapori di questa coloratissima cucina. Calavera Fresh Mex ha già nel nome un forte riferimento al Messico: Calavera è il teschio decorativo simbolo di El dia de los muertos, una festa che punta l’attenzione sulla morte per celebrare in realtà la vita. Allo stesso modo, in questo ristorante convivono due anime apparentemente antitetiche: quella Fresh, legata ai prodotti sani e freschi, e quella Mex, più aggressiva e piccante. Un mix in realtà sorprendentemente equilibrato, tutto da gustare!

BUONO E VELOCE: LE PROPOSTE FAST Non è detto che chi è di fretta debba accontentarsi di pietanze poco invitanti o poco salutari, anzi! Nell’area ristorazione dello Shopping District, accanto a brand ormai conosciuti come Bistrot Autogrill e La Piadineria, troviamo anche Antica Focacceria San Francesco. Quest'ultima porta a Milano il meglio della cucina siciliana più autentica: arancine, pane e panelle, caponata, sarde a beccafico e tante altre specialità preparate con sapienza, infatti il marchio affonda le sue radici nel lontano 1834. Tutto ebbe inizio nel XIX secolo, quando Salvatore Alaimo, dopo 25 anni passati come maestro di cucina al servizio dei Principi di Cattolica, aprì la sua focacceria. Da allora, tanta strada è stata fatta, molti i palati anche famosi che ne hanno apprezzato i piatti, come Pirandello e Guttuso e oggi Antica Focacceria San Francesco è diventata un nome di riferimento per chi vuole gustare la vera cucina siciliana. Tanta storia merita un assaggio!

LASCIATEVI TENTARE: LE PROPOSTE GOLOSE Dolci o salate non importa: a CityLife non mancano gli specialisti delle golosità. Da California Bakery, luogo cult per gli amanti della cucina americana a Cioccolatitaliani, che propone il cioccolato in tutte le sue forme (e in tutti i suoi gusti). C’è Meatball Family, che apre qui il suo terzo punto vendita tutto dedicato alle polpette; c’è Sweet pensato per chi vuole una dolce coccola per spezzare la giornata; c'è Venchi, specialista del cioccolato e c’è Roadhouse Meatery che declina qui il suo format in chiave urban. A CityLife infatti la proposta di Roadhouse ha un quid in più: in un contesto così contemporaneo, lo storico marchio si rinnova e rinnova anche il suo menu. Ecco allora che da Roadhouse Meatery potrete gustare le ultime tendenze della ristorazione, come la carne dry aged, risultato di un particolare trattamento di frollatura e stagionatura. Decisamente non la solita steakhouse!

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SHOPPING DISTRICT

AL PASSO COI TEMPI: LE PROPOSTE COOL Mangiare, ormai, non è solo questione di cibo. Contano anche il contesto, la presentazione, la ricerca. Così, a CityLife arrivano Panini Durini che ha trasformato il concetto stesso di “panino”, Juice Bar che unisce alla tradizionale caffetteria italiana una proposta bio e veggy e RED, un luogo per Read (leggere), Eat (mangiare) e Dream (sognare), un bistrot moderno, dove accanto alle specialità gastronomiche si trova un’accurata selezione di libri da sfogliare e idee regalo. Non un semplice ristorante, ma un luogo d’incontro pensato per ritagliarsi un momento per sé o per condividere le proprie passoni. Infine, con East River, approda a CityLife l'irresistibile mix di stile newyorkese e gusto italiano: sono questi infatti gli ingredienti che fanno del pub East River un'oasi di relax, dove bere una birra in compagnia e gustare le saporite proposte culinarie.

PIACERE PER IL PALATO: LE PROPOSTE GOURMET Idee innovative o ricette rivisitate in chiave elegante: a CityLife non mancano le proposte gourmet! Da Jarit la cucina si fa sotto vetro, mentre P.I.E. rielabora in chiave gourmet la classica pizza. Ci sono poi Panino Giusto, famoso brand che ha trasformato il panino in un piatto ricercato grazie all’uso di ingredienti selezionati, Svinazzando, una vera boutique del vino (che però non dimentica gli amanti dei cocktail), That’s vapore che coniuga sperimentazione e cucina salutare e Vivo Restaurant, che porta il profumo del mare a Milano. Leader nel settore della pesca del 1904, Vivo ha intrapreso nel 2014 il percorso nel campo della ristorazione, portando in tavola tutto il gusto del mare, nel rispetto della materia prima e del lavoro del pescatore, perché come loro stessi affermano: «Il pesce è sincero, non vuole essere tradito da condimenti o preparazioni troppo sofisticate.»

LE CAFÉ HABITAT � Unire l’home decor e le atmosfere dei caffè: da Habitat è possibile! Durante la Design Week ha inaugurato Le Café Habitat, cinquanta metri quadri che coniugano accoglienza e design, grazie alla collaborazione con lo Studio Flussocreativo che ne ha curato il progetto. Protagonista indiscussa è la verticalità: all’interno resa dalle strutture verticali con finiture dorate che definiscono gli spazi intorno al bancone, e all’esterno, nel suggestivo dehor, dalle tre torri di CityLife.

GLI ATTIMI DI HEINZ BECK Aprirà al pubblico entro l’estate il ristorante Attimi by Heinz Beck all’interno della food court dello Shopping District di CityLife a Milano. Si tratta di un locale di casual dining firmato dal famoso chef tristellato: il marchio è stato lanciato nel 2017 nell'aeroporto di Roma Fiumicino, con proposte à la carte e tre menu degustazione studiati in funzione del tempo a disposizione dei clienti (trenta, quarantacinque e sessanta minuti) che consentono a tutti di “cogliere l’attimo” e vivere un’esperienza enogastronomica unica. Ora l’esperienza di Attimi by Heinz Beck viene proposta anche a Milano, impreziosita dal design elegante ed esclusivo dell’architettura e degli arredi firmati dallo Studio Novembre. A Citylife la formula si arricchisce di un'offerta Bar Bistrò con un ricco calendario di eventi e di un ampio dehor esterno. Complessivamente il locale offre centotrentacinque posti a sedere (cinquantotto nel ristorante e settantasette nel Bar Bistrò). Attimi by Heinz Beck ha vinto il Foodservice Award 2017 – Premio Speciale per l’innovazione.

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SHOPPING DISTRICT

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SHOPPING BRAND FOCUS

Shopping Coin-volgente testi Eleonora J. Annembi

La già ricca offerta dello Shopping District si amplia ulteriormente per offrire ai propri clienti nuove proposte dal mondo della moda, del beauty e dell’home decor. Con l’apertura di questo punto vendita, Coin che può già contare su trentacinque milioni di visitatori e oltre tre milioni di clienti, si conferma come un marchio leader del settore.

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SHOPPING BRAND FOCUS

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bbigliamento, profumeria, home decor: Coin Excelsior arriva a CityLife, dove il 28 marzo ha aperto il suo contemporary department store. Oltre milleseicento metri quadri dove il brand italiano consolida il suo ruolo di Editor in uno spazio che offre da un lato uno sguardo ricercato sul mondo del fashion e del lifestyle e dall’altro una proposta di servizi innovativi che rispondono alle esigenze dei clienti con esperienze uniche. «Il mondo della bellezza accoglie i nostri clienti con un itinerario sorprendente tra brand accuratamente selezionati ed esperienze innovative» sottolinea Rosa Tonolini, Store manager di Coin Excelsior CityLife. «Il marchio americano Bumble & Bumble, ad esempio, offre un servizio rapido di styling up-to-date per proporre gli ultimi trend delle passerelle newyorkesi, Aveda presenta il suo grooming e barber shop con trattamenti express, MAC offre sessioni di make up e consulenze d’immagine personalizzate. E ancora, Glamglow propone le maschere viso più cool che sono diventate un must have, e Dermalogica esordisce in Italia con lo skin bar e la beauty room per una vera e propria consulenza estetica con l’innovativo metodo Skin Mapping». Ma non finisce qui: a seconda del tempo a disposizione è possibile scegliere trattamenti specifici e rapidi da un menu beauty lab per donna e uomo. «Per lei up-styling per una frangia perfetta, sedute di make up, massaggi viso, pieghe rapide, mentre per lui massaggi rilassanti, ritocco barba e fashion cut» descrive la Store manager. «Sono solo alcuni tra i tanti servizi express di cui approfittare durante la pausa pranzo o nel tempo dedicato allo shopping». UNA PROPOSTA ADATTA A TUTTI Tonolini continua raccontandoci della sezione abbigliamento e accessori, dove «i nostri buyer hanno creato un cocktail di brand italiani e internazionali in grado di offrire un mix di linee innovative e accattivanti che soddisfano le richieste di una clientela sofisticata e attenta alle tendenze. È possibile spaziare tra le proposte contemporary, rappresentate ad esempio da Theory, MCQ e l’activewear No Ka’Oi, e il mondo traditional, caratterizzato da marchi come Week end Max Mara ed Elena Mirò, ma sono soprattutto la Shoes Room e l’area dedicata alle borse a far sognare le nostre clienti, grazie alle collezioni Marc Jacobs e Ballantyne, o ancora L’Autre Chose, Paloma Barceló ma anche Vans e Converse». Inoltre, un personal shopper è a disposizione dei clienti per aiutarli nella scelta dell’outfit perfetto per occasioni speciali o per valorizzare ogni momento della giornata. Anche nell’area dedicata all’home decor non mancano le novità: «Coincasa a CityLife potenzia il dialogo tra lo shopping on line e quello off line per offrire un servizio completo e immediato: si può consultare l’intero catalogo online e scegliere di ritirare i prodotti direttamente in negozio o comodamente a casa propria». Completano la selezione di proposte Coincasa il brand EDG dedicato al gardening e alle profumazioni e l’offerta di Cargo Etc., il laboratorio di idee che, con i suoi prodotti, interpreta la cucina come luogo dell’anima per vivere il cibo come passione e scoperta. Con l’apertura di questo punto vendita, Coin si conferma un marchio leader del settore, ma soprattutto un brand molto amato dalla gente, con i suoi trentacinque milioni di visitatori e gli oltre tre milioni di clienti. �

Nello store Coin, la ricca proposta di abbigliamento e profumeria è inserita in un contesto accattivante e curato, dove i materiali scelti e il visual merchandising contribuiscono alla creazione di un luogo accogliente per fare shopping.

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LIFESTYLE FUORI MURA

Lo stile e il suono della flânerie testi Emanuela Brumana

Continua il nostro tour nei dintorni di CityLife alla scoperta dei piccoli negozi che animano le strade del quartiere. Quattro tappe che ci fanno scoprire il gusto autentico del gelato, la bellezza di un giro in bicicletta, il fascino dell’alta sartoria e il piacere della musica.

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LIFESTYLE FUORI MURA

GELATERIA | il naturale

AMALO, via Tiziano 13, 20145 Milano Tel. 02 84103026 ● www.amalo.info

Il gelato ha una tradizione antica alle spalle e AMALO ha percorso questa strada a ritroso, andando alla ricerca di una ricetta sana e autentica tanto che, durante EXPO, il suo gelato è stato premiato come il migliore della manifestazione. È un prodotto fatto senza grassi idrogenati, mantecato al momento e utilizzando ingredienti di qualità, come il pistacchio di Bronte o la nocciola delle Langhe. Per condividere questa filosofia con i clienti, ha il laboratorio a vista: una vetrina che permette di seguire le fasi di preparazione, sbirciando fra gli ingredienti, tutti scelti secondo la stagionalità.

CICLOFFICINA | la sostenibile

La Ciclistica Milano, via Pellizza Da Volpedo 12, 20149 Milano Tel. 02 36550328 ● www.laciclisticamilano.it

Dietro La Ciclistica Milano ci sono due amici di vecchia data che hanno creduto in un progetto ambizioso: sulla scia del ritrovato amore per le biciclette che dai primi anni Duemila ha scosso Milano, i due hanno voluto dimostrare che è possibile produrre biciclette italiane, belle, solide e a un prezzo accessibile. Non a caso il loro motto è: «Una bicicletta deve dare gioia. Sin dall’acquisto». Un progetto che punta a diffondere l’amore per la mobilità sostenibile, anche attraverso la selezione di personale preparato e attento alle richieste del cliente.

SARTORIA | l'elegante

Vinci Uomo, via Monte Cervino 3, 20149 Milano Tel. 02 48195397 ● www.vinciuomo.it

Il sogno di Vinci Uomo prende vita nel 1976, ma le sue origini sono ben più antiche: risalgono agli anni Venti, quando un bambino di nome Leonardo confeziona, a soli sei anni e mezzo, abiti di qualità. Sarà Donato, il figlio di quel giovanissimo sarto, a fondare Vinci Uomo, che confeziona abiti su misura unendo attenzione al cliente, manualità esperta e materiali accuratamente selezionati. Nello showroom di via Monte Cervino troverete tutta la qualità di una storica bottega artigiana e la passione della famiglia Vinci, che ancora oggi porta avanti un sogno iniziato quasi un secolo fa, tanto che ad accogliere i clienti ci sono Donato e sua figlia.

SCUOLA | la musicale

Ricordi Music School, via Vittoria Colonna 7, 20145 Milano Tel. 02 55013327 ● www.ricordimusicschool.com

La musica è passione, condivisione, gioia: per questo è importante diffonderla il più possibile. Questo è il credo della Ricordi Music School che oggi conta venti sedi in Italia, tra cui una in via Vittoria Colonna. L'offerta comprende diversi corsi, rivolti a persone di qualsiasi età: ci sono corsi per bambini da 0 a 2 anni che, insieme alla mamma, possono scoprire la musica, ma anche corsi di improvvisazione o corsi per scegliere qual è lo strumento più adatto a sé. In vista dell’estate, la scuola e la musica non si fermano: sono previsti i Summer Camp per continuare a suonare e divertirsi, e che si concludono con uno spettacolo finale.

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TECNOLOGIA

Spettacolo ad alta quota testi Edoardo Carugo

Oltre trenta uomini e il pilota dell’elicottero a doppia elica si sono cimentati in un’impresa spettacolare: installare sulla cima della torre firmata Zaha Hadid, a 177 metri d’altezza, la gru che posizionerà il logo Generali.

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TECNOLOGIA

A

ll’alba del 10 aprile 2018 CityLife è stata teatro di un’operazione spettacolare: un elicottero a doppia elica arrivato appositamente dalla Svizzera ha solcato i cieli per quindici volte, portando sulla cima della torre Hadid una gru che servirà a installare la scritta “Generali”. L’elicottero è stato fornito da Heliswiss, la più antica compagnia di elicotteri del Paese, specializzata fra l’altro nella costruzione di impianti sciistici e rifugi in quota: tutti casi in cui non è possibile trasportare i materiali edili utilizzando i metodi tradizionali. Un’operazione definita dagli stessi ingegneri che l’hanno organizzata «ardita ma indispensabile» e di sicuro assolutamente spettacolare, visto che non ha precedenti in Italia. IN CIMA ALLO STORTO La gru che dovrà comporre il logo Generali ha un braccio lungo trentacinque metri e una portata massima di duemila chili. Da qui all’estate dovrà sollevare quasi duecento tonnellate di acciaio per costruire la gabbia su cui poseranno la corona composta da pannelli in alluminio verniciati di rosso e dalle lettere che formeranno la scritta “Generali”. Con questa straordinaria operazione sono iniziati quindi i lavori per completare la torre che la città di Milano ha già ribattezzato “Lo storto”. �

Le operazioni di trasporto e montaggio della gru hanno tenuto diverse persone con il naso all'insù a fissare le straordinarie acrobazie degli operai.

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NUMERO 2 - GIUGNO 2018

MAG

MAG ARCHITETTURA

N AT U R A

DESIGN

INTERIOR

A RT E

VIAGGI

TECNOLOGIA

FUMETTI

DECOLLO VERTICALE

Direttore editoriale

Fumetti e mappa

LODOVICA DAL POZZO

TEA AZZENA

Fotografi

Direttore creativo

SIMONE SIRGIOVANNI

Redattrice e copywriter

KATIA D’ADDONA

CEO CityLife

ARMANDO BORGHI

Direttore commerciale CityLife GIORGIO LAZZARO

Coordinamento CityLife LUDOVICA DE MARIA

Stampa

GRAFICHE FILACORDA srl

Un ringraziamento speciale a: SYLVIA BARTYAN per i fondamentali contratti MARCO BECCATI per averci fornito l'immagine del progetto della torre ARMANDO BORGHI per la sua perseveranza nel realizzare le cose ANDREA CIFFO per la comprensione dei nostri ritardi e la velocità nei pagamenti STEFANO DALLA VIA per averci inviato le informazioni su eL Chandelier di Libeskind AMANDA DE BEAUFORT per la sua grande collaborazione da New York FRANCESCA DE PRA e IRINA ZUCCA ALESSANDRELLI per averci aperto le porte della collezione Ramo ALBERTA GARUSI il nostro prezioso tramite tra CityLife e lo Shopping District AGOSTINO GHIRARDELLI per averci raccontato di sé e del suo lavoro con Daniel Libeskind SILVIA GIALLONARDO per la pazienza nel sopportare le urgenze dei soliti contratti MARCO GIORGI per averci fornito le informazioni sul menu e gli orari del chiringuito CLAUDIO GUIDO per il materiale fornitoci sull’acrobatica attività di montaggio della gru DANIEL LIBESKIND per aver condiviso con noi la sua idea di architettura ANDREA MARIOTTI per la rapida decisione con cui ci ha inviato i contatti per il chiringuito MARCO MENDOLA perché anche dicendo sempre di no ci è di grande aiuto ALBERTO MOLINARI la nostra ultima spiaggia, per le sue continue revisioni e i render della torre MARTINO NEGRI per la pazienza nelle revisioni dell'infografica sulla torre CLAUDIA PASINI la nostra guida nel labirinto degli eventi MANUELA PITTANA per la sua grande e consueta disponibilità ANTONIO POLLICE per la guida nel rocambolesco processo degli ordini MARIAGRAZIA POZZI il nostro insostituibile architetto MARINA REISSNER per aver sopportato le continue richieste sul Parco delle Sculture GIULIA SACCARDO per averci inviato l’articolo su Coin PAOLO STELLA per tutto l’aiuto pratico e morale nella gestione di Orticola e dell’Orto ... e a tutti coloro che hanno contribuito a realizzare questo bellissimo secondo numero.

CityLife Mag è pubblicato da FEELGOOD 1986 srl, editore della rivista Foro Buonaparte, 68 - 20121 Milano - Tel. +39 02 36768300 - Capitale sociale 10.000 € - P. IVA 09161810966 Per la lista completa e aggiornata degli eventi e la lettura di contenuti extra visita il blog www.citylife-mag.it

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Installazioni, performance e mostre: arte in CityLife. La food court dello Shopping District di Zaha Hadid. La necessità dei grattacieli: intervista con Daniel Libeskind.

Illustratrice

GIORGIA BACIS

Collaboratori redazionali

Correttrice di bozze

Orticola 2018, l’evento che fa fiorire la città.

BEATRICE MANCINI SIMONE SIRGIOVANNI

EMANUELA BRUMANA ELEONORA J. ANNEMBI EDOARDO CARUGO KATIA D’ADDONA STUDIO BATTAGE ELISA VENCO

Il curvo, l’inchino di Libeskind a Milano.

NUMERO 2 • GIUGNO 2018 • TRIMESTRALE

NON PERDERTI IL PROSSIMO CITYLIFE MAG NUMERO 3 • SETTEMBRE 2018


MALVAROSA L'estate si tinge di fucsia con la fioritura della Malvarosa, pianta scelta come simbolo per l'edizione 2018 della Mostra Mercato Orticola.


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In a strange way,

architecture is really an unfinished thing, because even though the building is finished, it takes on a new life. It becomes part of a new dynamic: how people will occupy it, use it, think about it. Daniel Libeskind

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