Cittadini & Salute Maggio 2012

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Editoriale

Vittoria della sanità italiana di Angelo Nardi Noi pensiamo che dare notizie

che trattino di sanità significhi

essenzialmente dare un taglio po-

sitivo alle prospettive attualmente presenti nel nostro paese e

nel mondo. Elementi di tragicità ce ne sono, e come! Ma c’è l’ambito della cronaca propriamente

detta o dell’economia che possono

delinerare cause e rimedi dei deficit. In entrambi gli ambiti

di notiziabilità noi non ci asteniamo, ma entriamo in argomento quando riteniamo non sia possibile tacere.

Sulla nota dell’ottimismo, stavolta abbiamo avuto l’imba-

razzo della scelta. Quando si guardano i picchi dei risultati

raggiunti la nostra sanità appare la migliore al mondo se con i mezzi limitati che ha tocca traguardi così importanti. Que-

sto mese vogliamo segnalare il caso di un uomo di trentacinque anni operato di un tumore al cervello. L’intervento

avvenuto senza anestesia. Una questa tecnica avveniristica

con la quale si asporta al massimo la neoplasia senza ledere

alcuna parte del cervello utile. Importante che il paziente col-

labori, quindi, e si sottoponga ad altri piccoli interventi pre-

paratori. L'asportazione di un tumore al cervello senza

anestesia comporta una preparazione psicologica del paziente

che deve collaborare con i chirurghi e l'anestesista perché

l'operazione riesca. Scegliere di evitare di addormentare il paziente si giustifica col fatto che il soggetto operato deve

dare pronte risposte relativamente alle parti che vengono toc-

cate dal chirurgo, in modo da non asportare elementi cere-

brali che comporterebbero qualche lesione permanente al malato. L'intervento dalla portata avveniristica è stato ef-

fettuato all'ospedale Molinette di Torino. Quindi, a Torino sarà possibile operare un tumore al cervello in un paziente

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Un altro decalogo dell’alimentazione

Sanità italiana, salvata dalla diagnostica privata Approvata legge sull’Alzheimer Un codice etico per i medici Ecco il Punto G! Meno quattrini in tasca, meno salute! Botulino, la nuova frontiera delle terapie Cure palliative sotto dimensionate “La malattia non si risolve eliminando il malato” Parlare da soli non è da matti La depressione dalle analisi del sangue Discarica ed edilizia In difesa della Lombardia

non addormentato. La conquista, si badi bene, non è sola-

mente dal punto di vista della tecnica. Per la prima volta

una persona non viene trattata come un semplice organismo

rispondente a funzioni specifiche, ma come un corpo. Non c’è solo un male assoluto causticamente da asportare. C’è

una complessità che costituisce la base di partenza. Da que-

sta complessità vorremmo ripartire. La complessità non deve

preoccuparci se riesce a darci delle risposte.

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Cittadini & Salute Mensile di informazione Socio-Sanitaria Editore e Direttore Generale Mario Dionisi Direttore Responsabile Angelo Nardi Art Director Antonella Cimaglia Redazione Via Carlo Del Prete, 6 Tel. 0774 081389 E-mail: redazione@cittadiniesalute.it - grafica@cittadiniesalute.it Stampa Fotolito Moggio strada Galli, 5 Villa Adriana (Rm). Registrazione n. 31 del 29/06/2010 presso il Tribunale di Tivoli. Tutte le collaborazioni sono considerate a titolo gratuito, salvo accordi scritti con l’editore. Tutto il materiale cartaceo e fotografico consegnato alla redazione, non verrà restituito. Chiuso il 05/05/2012

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Curiosità La dieta è un regime. Come tale, toglie e concede. Le diete più caustiche hanno il vantaggio di dare maggiori risultati riscontrabili nel tempo, ma anche deludenti ritorni. Quelle più tolleranti hanno bisogno di una dedizione assoluta e dettagliata perché facilmente possono smarrire il loro senso prescrittivo e garantire risultati modesti. A Verona il 24 aprile si è concluso il 24° Congresso Nazionale dell’Associazione nazionale dietisti. Tanti ragionamenti, tanti fili logici di ricerca. Una conclusione unanimamente condivisa: niente “fai da te”. Giovanna Cecchetto, presidente Andid, ha indicato una via ecumenica per la dieta indicata da uno specialista, quella che non individua piatti da cancellare. Snacks dolci e salati, bibite, aperitivi, happy hours, sono tollerabili se messi a sistema con il complesso di alimenti acquisito nella nutrizione quotidiana. Bisogna saper selezionare. Se le abitudini alimentari sono composte di cibo spazzatura dal quale non si riesce a prescindere, bisogna arrivare a una gerarchia di piacere per salvare tra questi quello più piacevole al proprio gusto, eliminando gli altri però. In ogni caso una dieta si divide in due fasi: il dimagrimento e il mantenimento. Ma il problema è che quando si perde molto peso in poco tempo significa un regime alimentare innaturale. Quindi il mantenimento continua ad essere diverso dalle precedenti abitudini alimen-

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Un altro decalogo

La pratica più comunemente adottata e conosciuta è quella che prevede due fasi di

tari. I comportamenti di vita salutari e stabili sono l’altra chiave. In breve il decalogo è questo: 1. Non saltare mai i pasti, a partire dalla colazione; 2 . Inserire in ogni pasto una porzione di carboidrati (privilegiando quelli di tipo integrale e a scarso contenuto in grassi) e una buona porzione di verdura; 3. Negli spuntini (massimo 2 volte al giorno) preferire la frutta; 4. Limitare la frequenza dei formaggi a 2-3 volte a settimana; 5. Consumare il pesce almeno 2 volte a settimana; 6. Inserire almeno 2-3 volte a settimana, in uno dei pasti principali, piatti unici quali: a - zuppa di legumi e cereali accompagnati da un contorno di verdura; b - insalatona con uovo, prosciutto cotto magro o mozzarella o tonno accompagnata da una porzione di pane; c - pasta o riso freddo condito con verdure (pomodorini, basilico, piselli, carote, olive, capperi ecc.). 7. Preferire i condimenti vegetali ai primi piatti (pomodoro, zucchine, melanzane, broccoletti, ecc.), limitare i sughi più ricchi;

8. Evitare la somma, nello stesso pasto, di alimenti con uguale funzione nutritiva (es. carne + formaggio, pane + pasta, patate + pane, ecc.); 9. Limitare il consumo di dolci preferibilmente a fine pasto o a colazione, piuttosto che fuori pasto; 10. Bere almeno 1,5 - 2 litri di liquidi al giorno (prevalentemente acqua o bevande non zuccherate). Ma la postilla da aggiungere in qualsiasi prescrizione riguardante l’alimentazione deve guardare anche all’attività sportiva. Esclusivamente con l’attività sportiva non si ottengono risultati importanti, ma qualsiasi regime alimentare deve essere accompagnato da uno standard di motilità del corpo. Tanto che da Boston una ricerca nella quale si dirime la controversia su quale sia il pilastro del dimagrimento: sport o dieta. I ricercatori da Boston ritengono che l’esercizio fisico abbia per primo la capacità di far ottenere risultati. La ricerca è stata pubblicata su American Journal of Preventive Medicine. Sono arrivati a queste conclusioni analizzando i dati di 4.021 obesi che avevano partecipato, tra il 2001 e il 2006, a un programma governativo chiamato National Health and Nutrition Examination Survey. w w w.cittadinies alut e.it


dell’alimentazione trattamento: la prima finalizzata al dimagrimento e la seconda al mantenimento

Ciascuno con la propria prescrizione sul regime alimentare da seguire. Ma chi si è limitato semplicemente a mangiare meno grassi, ma applicandosi in modo ordinario a una disciplina sportiva ha ottenuto minori risultati. Evitare gli allenamenti “fai da te”. Se non c’è una consolidata cultura sportiva bisogna affidarsi ad esperti in una palestra, in un centro sportivo, in una piscina. Se le ristrettezze economiche non lo consentono allora bisogna prendere la santa abitudine di armarsi di buone scarpe, decidere un percorso lineare da fare con passo celere, solo in secondo momento, con corsa lenta, per la durata di poco meno di un’ora. Porsi come obiettivo quattro volte a settimana. Non meno. Questo dà il vantaggio di allenare il cuore con frequenze accettabili. In questo modo si affronta anche uno dei principali nemici da avversare: il colesterolo. Di per sé il colesterolo non sarebbe una cosa cattiva. Il colesterolo è una riserva energetica necessaria. Ha funzioni essenziali nella produzione degli acidi biliari, degli ormoni maschili e femminili ed è parte integrante della struttura della Vitamina D e dei tessuti nervosi. www.cittad inies alut e.it

Nel circolo sanguigno tutti i grassi, colesterolo compreso, vengono racchiusi in due tipologie di lipoproteine, particelle deputate al trasporto dei lipidi nei vari tessuti: le lipoproteine ad alta densità (HDL) meglio conosciute come “colesterolo buono” e le lipoproteine a bassa densità (LDL) chiamate anche “colesterolo cattivo” che, se in eccesso, possono accumularsi nelle pareti delle arterie formando una placca, detta ateriosclerotica, responsabile di una riduzione del volume e dell’elasticità del vaso sanguigno ostacolo per la circolazione. Le HDL agiscono da veri e propri spazzini in grado di raccogliere l’eccesso di colesterolo e veicolarlo al fegato. Da qui tale composto verrà inglobato nei sali biliari, riversato nell’intestino ed in parte espulso con le feci. Questa presentazione di un fenomeno costante che si presenta nell’organismo per dire che va espulso, specialmente se nelle forme del cosiddetto colesterolo cattivo. Gli sport più indicati sono la corsa, il ciclismo, il nuovo, gli sci e il canottaggio. Questo perché con questi sport viene utilizzato un processo energetico aerobico e, grazie all’energia prodotta dall’ossidazione degli acidi grassi, presenti nei tes-

suti adiposi del corpo, possono attivare sforzi poco intensi ma costantemente protratti nel tempo. Si può quindi concludere che le HDL accrescono o diminuiscono proporzionalmente alla quantità e alla costanza sportiva. Maggiore sarà la pratica sportiva, maggiore diventerà il numero di HDL a discapito degli acidi grassi. L’aumento del colesterolo totale, quindi, non corrisponde necessariamente ad un aumento del rischio cardiovascolare, quanto piuttosto ad una sua riduzione, legata anche alla diminuzione della trigliceremia, cioè degli acidi grassi responsabili del colesterolo cattivo. Praticare sport almeno tre volte alla settimana, per almeno un’ora consecutiva mantenendo una frequenza cardiaca intorno ai 100-120 battiti al minuto è una tra le strategie vincenti contro i rischi del colesterolo cattivo e del sovrappeso. Diversi studi hanno dimostrato che l’esercizio fisico aerobico rispetto alla sola dieta di un sedentario, incide maggiormente sull’assetto lipidico e quindi i valori del colesterolo buono. Mangiar sano è fondamentale ma per combattere il colesterolo è fondamentale rimettere in moto il fisico. Armarsi di pazienza, definire obiettivi ragionevolmente raggiungibili, pianificare e rispettare allenamenti costanti sono alcune delle tattiche che aiuteranno a ritrovare il piacere di riattivare l’organismo per ritrovare il benessere psicofisico. Jacopone da Todi

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Attualità

Sanità italiana, salvata dalla diagnostica privata La diagnostica per immagini, le tac, la risonanza magnetica sono gli elementi di eccellenza del nostro sistema per la cura e prevenzione della salute

Emerge da un’indagine presentata a Roma dal Censis il 3 maggio. I tempi di attesa per una diagnosi fanno buona parte della cura o della terapia che succede come una conseguenza logica. Ebbene, i tempi d’attesa sono ridotti a un quarto rispetto al settore della sanità pubblica. I pazienti davanti al maggiore tempismo e alla capacità di dare diagnosi più affidabili sono disposti a pagare il triplo. La ricerca del Censis sui dispositivi medici emerge anche che 2 milioni di italiani sono stati curati per tempo da una patologia mortale grazie a un accertamento con tecnologie biomedicali. La diagnostica privata - convenzionata oramai svolge un ruolo assolutamente prevalente. Tac, ecografie e mammografie, Rx, diagnostica per immagini, hanno avuto nonostante il pagamento intero la scelta preferenziale nell’offerta sanitaria. Si è passati dal 5,6% del totale delle persone che hanno eseguito accertamenti medici nel 2005 a oltre il 18% nel 2011. Ci si rivolge alle strutture private perché nel pubblico le liste d’attesa sono troppo lunghe. Nelle strutture pubbliche occorrono in media 58 giorni per accedere ad accertamenti www.cittad inies alut e.it

tramite la diagnostica per immagini, contro i 38 giorni necessari nelle strutture private convenzionate e i 15 giorni appena nelle strutture private. Nel privato a pagamento intero il tempo d’attesa è pari a un quarto rispetto al pubblico, ma i costi sono pari a più del triplo. “Il fatto è che una diagnosi precoce salva la vita”. Così la pensano più di due milioni le persone che dichiarano che nel 2011, grazie a un accertamento diagnostico eseguito tramite la Tac, la risonanza magnetica, l'ecografia, la mammografia o un test di laboratorio, hanno scoperto di essere affette da una patologia grave, potenzialmente mortale, riuscendo così a curarsi per tempo. Il sistema impresa della sanità privata risponde anche a 700 mila occupati. Grazie a un accertamento diagnostico, hanno potuto individuare patologie mortali da cui sono stati curati: in termini di produttività - lo, rileva sempre il Censis. Ciò equivale a un valore aggiunto di circa 40,6 miliardi di euro. Condivisa l’opinione che i tagli sulla sanità sono un rischio per la salute dei cittadini. Quasi il 60% degli italiani pensa che la necessità di contenere la

spesa sanitaria acquistando prodotti medicali al prezzo più basso determini seri rischi per la salute. Il 44% ritiene che ciò stia già accadendo, il 14% che avverrà nel prossimo futuro. In sostanza, il passaggio a una logica di investimento delle proprie, dirette, disponibilità economiche per la cura della propria salute sembra passata al livello di sentimento comune molto prima di tanti accigliati dibattiti sul futuro della sanità e la sua vocazione a rispondere ai problemi emergenti della società. In tutti gli ambiti sociali. Una strada il mercato pare quindi averla trovata. Se è impossibile smantellare il sistema sanitario pubblico quando questo significa offrire soluzioni per interventi chirurgici per i quali i costi sarebbero esorbitanti e solo una parte limitata della società potrebbe avere riscontro, d’altra parte c’è tutto un mondo, altrettanto importante, della diagnostica per immagini, che il sistema sanitario deve difendere perché già costituisce un’eccellenza del comune modo di intendere la cura per la propria salute. L’integrazione tra sistemi e il rispetto reciproco nelle vicendevoli competenze appare l’unica strada possibile. Chi amministra la sanità deve accorgersene. I cittadini già se ne sono accorti da tempo. Cecco Angiolieri

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Regione

Approvata legge sull’Alzheimer

La capillarità con la quale potranno essere forniti servizi di assistenza dedicati su tutto il territorio regionale, rende questo impianto normativo decisamente meritorio

Si garantisce la presa in carico globale e continuativa del paziente e della sua famiglia attraverso una rete di servizi sociali e sanitari integrati. Potranno beneficiare di questo sostegno le associazioni di volontariato che sono da sempre in prima linea attraverso progetti e iniziative volte ad aiutare chi vive la malattia ogni giorno. Con questa normativa il Lazio è la prima regione a dotarsi di un piano regionale dedicato alle malattie della demenza. La risposta è a un monito europeo. Il Lazio compie così un importante passo in avanti, dotandosi di un sistema più organico e capillare sul territorio in grado di garantire più efficacia ai diversi livelli di assistenza e cura che l’Alzheimer richiede. A promuovere la legge il Consigliere Alessandra Man-

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darelli, presidente della commissione sanità. Una malattia che interessa specificamente la terza età che come dato sociale è in costante aumento. Secondo l’Istat sono dodici milioni quelli con più di 65 anni circa il 20% della popolazione, di qui l’evidenza di come la cura delle patologie che danno l’effetto da demenza precoce siano un’emergenza sociale. L’Italia conta circa 600 mila persone ammalate. Uno studio condotto da Awpt rileva che l’Alzheimer è una malattia familiare, nel senso che è gestita a livello familiare creando effetti devastanti nella vita delle persone che convivono con un ammalato. Affrontato nella solitudine delle case questa malattia ha un peso sociale ed economico difficile da calcolare ma di pro-

porzioni enormi. L’assistenza copre il 70% delle esigenze di attività terapeutica, Nel 95% dei casi sono i familiari a svolgere un ruolo di assistenza. L’AIMA evidenzia dati drammatici che evidenziano lo spaccato della vita delle famiglie sulle quali è caduta questa malattia che coinvolge tutti. Altri dati dello Studio Axept dimostrano come le terapie più alla portata della possibilità di una collaborazione familiare influiscano positivamente anche sulle persone che lo assistono: nello studio, i livelli di aderenza alla terapia dei pazienti e di soddisfazione dichiarati. Il problema rimane però l’assistenza ventiquattrore su ventiquattro di cui ha bisogno una persona che nel tempo diventa completamente inaffidabile. In tal senso l’assistenza ottimale comprende la possibilità di sostenere in casa il malato consentendogli di avere come riferimento quei luoghi sui quali viene orientata la sua memoria in fase degenerativa. Brunetto Latini

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Curiosità

Un codice etico per i medici

Lo hanno scritto a Torino grazie all’Associazione Nazionale dei Medici delle Direzioni Ospedaliere.

Torino. L’associazione dei medici si riunisce a congresso dal 2 al 4 maggio e si è proposta di presentare la tavola sulla quale è indicata la conduzione corretta dell'operatore sanitario. Evidentemente è ancora vivo il mito di Mosè. Non si capisce bene infatti l'utilità di un codice etico al cospetto delle leggi di Stato. Dovrebbe anticipare comportamenti e indicare una linea di correttezza la risposta. Ma questa linea dovrebbe essere un percorso indubitabile da parte di chi professa in medicina. Nel momento in cui si scrive un codice significa che si pone una legge, prima e al di sopra della legge. Rappresenta a tutti gli effetti uno strumento metagiuridico - si ammette alla sua presentazione avvenuta il 2 maggio. Si intendono indicare principi, comportamenti deglii iscritti all’associazione. Ma a ben guardare un codice etico per i medici esiste, E come! Forse è il primo documento che debbono imparare a memoria una volta laureati. Si tratta del giuramento di Ippocrate nel quale è segnato quel che una persona che si professa di curare con onestà intellettuale, sulla base delle conoscenze a disposizione, deve fare, seguire ed adempiere nell’esercizio della sua sacra attività. Sacra, anche se laica e riscontrabile in ogni sua azione.

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Questa la sua versione moderna: “Consapevole dell’importanza e della solennità dell'atto che compio e dell'impegno che assumo, giuro: • di esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento rifuggendo da ogni indebito condizionamento; • di perseguire la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell’uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale; • di curare ogni paziente con eguale scrupolo e impegno, prescindendo da etnia, religione, nazionalità, condizione sociale e ideologia politica e promuovendo l'eliminazione di ogni forma di discriminazione in campo sanitario; • di non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di una persona; • di astenermi da ogni accanimento diagnostico e terapeutico; • di promuovere l’alleanza terapeutica con il paziente fondata sulla fiducia e sulla reciproca informazione, nel rispetto e condivisione dei principi a cui si ispira l’arte medica; • di attenermi nella mia attività ai principi etici della solidarietà umana contro i

quali, nel rispetto della vita e della persona, non utilizzerò mai le mie conoscenze; • di mettere le mie conoscenze a disposizione del progresso della medicina; • di affidare la mia reputazione professionale esclusivamente alla mia competenza e alle mie doti morali; • di evitare, anche al di fuori dell’esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il decoro e la dignità della professione; • di rispettare i colleghi anche in caso di contrasto di opinioni; • di rispettare e facilitare il diritto alla libera scelta del medico; • di prestare assistenza d’urgenza a chi ne abbisogni e di mettermi, in caso di pubblica calamità, a disposizione dell’autorità competente; • di osservare il segreto professionale e di tutelare la riservatezza su tutto ciò che mi è confidato, che vedo o che ho veduto, inteso o intuito nell’esercizio della mia professione o in ragione del mio stato; • di prestare, in scienza e coscienza, la mia opera, con diligenza, perizia e prudenza e secondo equità, osservando le norme deontologiche che regolano l'esercizio della medicina e quelle giuridiche che non risultino in contrasto con gli scopi della mia professione”. Chi legge sente proprio il bisogno che sia sostituito? Oderisi da Gubbio w w w.cittadinies alut e.it


Curiosità

Ecco il Punto G! Esiste o non esiste? Esiste, esiste! Trovato, fotografato, misurato, imbrigliato, individuato, quello che è il fulcro del piacere nella donna, ma che, d’altra parte, in altri casi non c’è. Il Punto G. Valanghe di agenzie quasi simbolicamente il 25 aprile riempiono pagine e pagine di una nuova liberazione femminile, quella sessuale che ha un riferimento fisico, non più e non solo psicologico. In sostanza: il punto G è tra apparato genitale e urinario. Ha forma di angolo da 35 gradi, si colloca accanto alla parete laterale dell’uretra. Il tessuto è stato riconosciuto sul corpo di una donna deceduta all’età di ottantatre anni. Adam Ostrzenski, il suo scopritore. A ipotizzarlo, invece, cinquanta anni fa il ginecologo tedesco Ernst Grafenberg. A ciascuno il suo merito. Il teutone lo aveva posto sulla parete frontale della vagina a un’altezza di circa 2 centimetri e mezzo. Dopo una confutazione inglese - strano a dirsi perché gli isolani vanno pazzi per le leggende metropolitane come genere dall’Università degli Studi de L’Aquila, ci fu il primo avvistamento. Il punto era visionabile nella sua verità fisica. Quindi le gioie dell’orgasmo vaginale non avevano più segreti. www.cittad inies alut e.it

Verificato su donne consenzienti attraverso una semplice ecografia transvaginale appariva come un’evidenza alla portata di tutti. Se il lettore si chiede in cosa consista la novità di questa notizia e della nuova pubblicazione nello stesso periodico che anni fa pubblicò la ricerca de L’Aquila - Journal of Sexual Medicine - consiste nell’isolamento del tessuto. Il punto G ora non è solo visibile ma è alla portata. Lungo otto millimetri circa largo tre millimetri e mezzo ma può essere meno largo 1,5, è alto appena 0,4 millimetri. Ha una caratteristica fisica che lo assimila al tessuto cavernoso del membro maschile e del clitoride. Tutto da stabilire con esattezza, quanto sia effettivamente presente in tutte le donne. Secondo la sperimentazione de L’Aquila non appartiene a tutte. Ma secondo un’altra tesi la sua rilevazione si riferisce solo a quanto è innervato. Già si ragiona su possibili impieghi commerciali della nuova conoscenza. L’argomento non poteva mancare di trovare la sua mercificazione nel mondo della notizia. Agenzie e giornali specializzati si sono avventati con specialisti lanciati nel dire: “io lo avevo detto”.

Anche se sotto il profilo della notizia la sessualità femminile continua ad essere prodotto che si vende con estrema facilità. Questo perché ora il punto G si tocca con mano. L’orgasmo femminile smette di essere un mistero per diventare un oggetto sul quale affrettarsi a scrivere le indicazioni per l’uso. Tutto questo perché si è affermata l’esistenza reale di un’entità precedentemente considerata solamente ipotetica. Non poteva mancare chi alzava la posta dicendoci come e dove individuarlo, Magari toccarlo con mano, o meglio con dita. È il caso della psicologa Alessandra Grazzottin, direttore del centro di ginecologia del San Raffaele Resnati di Milano, che in un’intervista pubblicata su Agi Salute spiega nei dettagli l’arcano del piacere femminile spiegando come e dove procurarlo. Per sapere se si ha il punto G o no, spiega Graziottin, basta stimolare la zona dove si ritiene sia collocato, cioè per l’appunto tre o quattro centimetri sulla parete anteriore della vulva: “C’è chi non proverà niente, chi poco, chi avrà un piacere intensissimo, e sono quelle le donne con il punto G”. Naturalmente, avverte la sessuologa, non basta il punto G per una buona vita sessuale. Coluccio Salutati

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Attualità La crisi coinvolge anche la salute. Si pratica meno sport e si mangia peggio. Palestre, frutta e verdura, sono un lusso. Non lo sono invece gli psicofarmaci, soprattutto antidepressivi. Questo il quadro dello stato che pregiudica la salute per un buona metà della popolazione italiana secondo il Rapporto Osservasalute. Walter Ricciardi, direttore dell’Istituto di Igiene della Facoltà di Medicina e Chirurgia e coordinatore della ricerca, ha espressamente detto che a contribuire il senso di precarietà sono le ultime manovre economiche, la disoccupazione o il paventato stato di scadimento nella povertà. Un esame di coscienza debbono farselo anche le massime autorità in materia sanitaria perché i tagli per arrivare all’appropriatezza assicurano solo servizi in meno e non appropriatezza. Tra il 2007 e il 2010 l’effetto dei tagli ai servizi e ai farmaci ha portato a una diminuzione del 3,5% della spesa pubblica per i farmaci, determinando però un incremento della spesa privata per i soli farmaci del 10,7%. La crisi logora la salute degli italiani. È un paese sempre più “malato” quello fotografato dal Rapporto Osservasalute 2011. Persone stressate, meno in forma rispetto a qualche anno fa, costrette in molti casi a risparmiare sulla prevenzione con sport e alimen-

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Meno quattrini in

Il 23 Aprile alle ore 11, al Policlinico Universitario “Agostino Gemelli” di Roma, la Direzione tazione sana non più diffusi come un tempo. Si rinuncia, ad esempio, a frutta e verdura, che diventano un lusso per pochi. Per la prima volta dal 2005, si registra un calo del numero di porzioni consumate al giorno: 4,8% contro 5,7%, dato che era rimasto grosso modo stabile fino al 2008. Ma di fronte alle difficoltà dei cittadini, non c’è una risposta del Servizio sanitario nazionale, perché anche negli ospedali e nelle Asl la crisi finanziaria si traduce in un taglio dei servizi sanitari. La ricerca. Lo studio, presentato oggi a Roma all’Università Cattolica, è un’approfondita analisi dello stato di salute della popolazione e della qualità dell’assistenza sanitaria nelle Regioni. Pubblicato dall’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane, che ha sede presso l’Università Cattolica di Roma, e coordinato da Walter Ricciardi, direttore dell’Istituto di Igiene della Facoltà di Medicina e Chirurgia, è stato realizzato da 175 esperti di sanità pubblica, clinici, demografi, epidemiologi, matematici, statistici ed economisti distri-

buiti su tutto il territorio italiano, che operano presso Università e numerose istituzioni pubbliche nazionali, regionali e aziendali. Boom di antidepressivi. Gli italiani tagliano dove possono e cercano risposte rapide al moltiplicarsi dei piccoli disturbi, in aumento anche in funzione del carico psicologico legato all’incertezza verso il futuro. Sempre più spesso lo fanno a spese proprie, per continuare a svolgere le attività quotidiane in famiglia e al lavoro e ad affrontare gli impegni sempre più stringenti. Risulta così aumentato il consumo di farmaci antidepressivi: l’uso di questi medicinali è cresciuto di oltre quattro volte in 10 anni, passando da 8,18 dosi giornaliere per 1.000 abitanti nel 2000 a 35,72 nel 2010, come effetto anche di un disagio diffuso, scatenato dalle difficoltà socio-economiche. Economia e salute. Secondo numerose ricerche l’impatto sulla salute di una crisi economico-finanziaria è forte: può portare a un incremento dei suicidi e delle morti correlate all’uso/abuso di bevande alcoliche e droghe. w w w.cittadinies alut e.it


tasca, meno salute! Scientifica dell’Osservatorio ha presentato il Rapporto Osservasalute 2011. Comunque la salute degli italiani resta tutto sommato ancora buona grazie alla “rendita” a loro disposizione, merito, per esempio, della tradizione della dieta mediterranea. Ma ci sono numerosi rischi in agguato e, con il tempo, la situazione potrebbe peggiorare: gli italiani sono, infatti, sempre più grassi (nel 2010 il 45,9% degli adulti è in eccesso ponderale, contro il 45,4% del 2009), anziani (aumentano le persone dai 75 anni in su, che rappresentano il 10% della popolazione contro il 9,8% della scorsa edizione del Rapporto) e colpiti da malattie croniche. I tagli alla sanità. La situazione attuale di crisi rischia di essere ulte-

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riormente peggiorata dalle scelte in ambito di politica sanitaria. “Le ultime manovre economiche realizzate in Italia in risposta alla tempesta finanziaria - dice Ricciardi - hanno portato al ridimensionamento dei livelli di finanziamento dell’assistenza sanitaria già dal 2012; all’introduzione di ulteriori ticket; a tagli drastici nei trasferimenti alle Regioni e alle municipalità dei fondi su disabilità e infanzia”. “Continuano gli sprechi”. “I tagli non riducono l’inappropriatezza di molti interventi sanitari, quindi gli sprechi, né migliorano la qualità delle cure, anzi appesantiscono ancor più le liste di attesa”, aggiunge Ricciardi.

Un esempio: nel triennio 2007-2010, spiega Ricciardi, “l’effetto dei tagli ai servizi e ai farmaci ha portato a una diminuzione del 3,5% della spesa pubblica per i farmaci, determinando però un incremento della spesa privata per i soli farmaci del 10,7%. E nel futuro sarà sempre peggio: è infatti stimato in 17 miliardi di euro nel 2015 il gap cumulato totale tra le risorse necessarie per coprire i bisogni sanitari dei cittadini e i soldi pubblici che presumibilmente il Ssn avrà a disposizione”. Le evidenze epidemiologiche dimostrano, invece, la necessità di rafforzare o almeno non tagliare le politiche per la salute poiché i tagli potrebbero innescare un aumento di spesa socio-sanitaria a carico delle famiglie col pericolo di aumentare quelle a rischio povertà (oggi il 7,6% di esse), a fronte di una quota di oltre il 15,5% di povertà accertata assoluta/relativa. Brunetto Latini

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Ricerca

Botulino, la nuova frontiera delle terapie Si prevede a novembre un seminario internazionale che illustra tutti gli impieghi della sostanza dalle terapie diverse Una ricerca sulla banca dati Medline, nel marzo 2002 con la query botulinum toxin, ha indicato che di botulino in campo medico esistono 4.396 voci. Con il subheading “therapeutic use” quindi limitandosi agli studi sull’uomo esistono circa 1.500 articoli. Su questo indice di interesse clinico fa forza il botulino, sostanza che negli ultimi dieci anni ha preso il dominio delle applicazioni terapeutiche per malesseri muscolari, degli arti e neurologici. Da questi primi impieghi ne sono interessate diverse branche della medicina: neurologia, oculistica, urologia, otoiatria, pediatria, fisiatria, gastroenterologia, dermatologia, analgesia, medicina estetica. Eppure nacque nell’immediato secondo dopoguerra per scopi militari. Le applicazioni più conosciute e applicate oggi sono in campo gastroenterologico a partire dalle patologie anorettali quali anismo, ragadi e fistole anali e dove la possibilità di mettere transitoriamente a riposo lo sfintere anale permette la

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risoluzione definitiva di diversi disturbi. Ma la tossina botulinica ha un impiego in alternativa alle terapie tradizionali nel trattamento di alcuni tipi di stipsi secondarie, con infiltrazione dei muscoli puborettali, e dell’acalasia, con infiltrazione dello sfintere cardiale. Tra le indicazioni più recenti c’è il trattamento delle sindromi dolorose. Alcuni pazienti trattati per spasmi facciali aventi emicrania o cefalea, hanno avuto una riduzione dell’intensità del dolore e della frequenza delle crisi successivamente ai trattamenti con tossina botulinica al volto. In seguito a questi casi, sono iniziati degli studi controllati per valutare l’efficacia delle infiltrazioni di tossina nei muscoli pericranici in soggetti affetti da cefalea tensiva ed emicrania. L’iperattività della muscolatura pericranica, infatti, è attualmente ritenuta un fattore associato alla cefalea tensiva cronica che può aggravare la sintomatologia dolorosa nell’emicrania.

Nella maggior parte degli studi effettuati fino ad ora, la tossina botulinica ha dimostrato una discreta efficacia nel ridurre, sia acutamente che come trattamento di profilassi, il dolore dell’emicrania e della cefalea per circa 4 mesi. Non sono stati riscontrati effetti collaterali significativi. La terapia con tossina botulinica rappresenta, quindi, una nuova possibilità terapeutica nel campo delle cefalee. Anche il tremore alla ritenzione urinaria, dalla correzione estetica alle lombalgie croniche e dal bruxismo alla ipertrofia muscolare: le nuove applicazioni recenti. Prima che il botulino diventi una moda anche in sede chirurgica, ancorché nell’ambito della chirurgia estetica, è necessario che terapie, tecniche operatorie entrino in contatto sulla base delle effettive applicazioni. Per fare questo c’è bisogno di un incontro che metta insieme gli interlocutori applicativi - chirurghi e ricercatori - senza però perdere di vista la necessità del paziente. Il convegno a novembre allora si annuncia l’appuntamento della medicina del domani. Ulderico degli Uberti w w w.cittadinies alut e.it


Ricerca

Cure palliative sotto dimensionate Da una parte gli assessorati alla sanità degli enti regione italiani mostrano di non avere sufficiente attenzione. Dall’altro la Toscana promuove i cannabinoidi

In una Sanità ipertrofica questo specifico segmento di cura è al di sotto dei parametri previsti. Le cure palliative sono il futuro della medicina. Indipendentemente dai progressi in sede di ricerca, le cure palliative garantiscono una vita decorosa e al riparo dal degrado fisico percepito. In tal senso rappresentano il vero grado evolutivo della concezione della cura nella visione del male come soggetto col quale inevitabilmente si deve convivere in una fase della propria vita. Secondo le classi di assistenza previste dal ministero e seguite in tutti gli enti-regione, gli hospice preposti a questa specifica cura del sintomo sono inferiori al fabbisogno. Secondo la legge 166 dovrebbero essere di 201 realtà con 2.332 posti letto e invece sono 122.

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A dirlo esplicitamente è la relazione 2012 presentata al Parlamento dal ministro Renato Balduzzi il 18 aprile. Incredibile che proprio i finanziamenti non siano stati interamente impiegati. La Sardegna ne ha impiegati solo il 15,91%. La regione con più hospice è la Lombardia (23), seguita da Emilia Romagna (16), Toscana (13), Veneto (12), Piemonte (11) e Sicilia (10). E nella incompletezza degli enti regione in questo importante aspetto della cura interviene una sensazionale presa di posizione da parte della Regione Toscana che ha però il merito di aprire il dibattito scientifico sui cannabinoidi. La Regione Toscana, infatti, va verso l’introduzione della Cannabis terapeutica contro il dolore. Il 2 maggio il Consiglio regionale si è pronunciato sulla proposta di legge scritta

in obiezione alle opposizioni arrivate dal ministero dalla commissione sanità. I partiti del Pd, Fds-Verdi e socialisti sono i primi firmatari. Con la legge verrebbe garantita una terapia del dolore attraverso farmaci cannabinoidi. Si discute, quindi, di terapie palliative e anche in altri tipi di terapie. In questa stessa discussione l’assemblea deve pronunciarsi anche su un ordine del giorno della commissione dove si interpella il ministero della salute per chiedere di acquisire dei farmaci nel tabellario. Nata solo nel ’77 l’articolazione della rete di cure palliative in Italia si basa su tre luoghi, l’abitazione, l’ospedale o l’hospice. L’assistenza domiciliare in cure palliative promossa tra gli altri dal ministero della Salute è realizzato dalla Società Italiana di Cure Palliative, Società Italiana di Medicina Generale e Fondazione Floriani, integra le cure palliative con la rete della terapia del dolore. Vanni Fucci

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Attualità

“La malattia non si risolve eliminando il malato”

Il cardinal Bagnasco interviene sul tema dell’eutanasia ponendo al centro la questione dell’Essere ancor prima dell’incontrovertibile immanenza del Nulla, inteso come distacco dalla vita

Il 26 aprile, il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana, inaugurando la fondazione Flyings Angels presso la Santa Sede lancia un pubblico appello contro l’eutanasia. (La fondazione Flying Angels è nata per trasferire velocemente bambini malati in ospedali pediatrici attrezzati, Primo tra questi l’Istituto Gaslini di Genova). Concetto fondamentale che regge tutta l’impalcatura di pensiero

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espressa in questa circostanza. “La sofferenza di uno tocca tutti, non solo l’interessato e i suoi cari, tocca la società intera nella sua legislazione e nei suoi apparati”. In alto come idea e come effettualità deve essere la persona. Il Cardinale ha lanciato anche un ammonimento verso i tagli drastici alla spesa sociale e alla sanità. Razionalizzare le spese è necessario “non solo perché siamo in periodo di grave crisi”; ma è anche evidente che se diventasse decisivo un approccio meramente fi-

nanziario alla salute, la società perderebbe quel livello di umanità che deve assolutamente avere per non diventare ingiusta e, peggio, disumana”. Risparmi e tagli non possono dunque prescindere dai bisogni reali, con una scelta che “di fatto seleziona la stessa dignità della vita, lasciando andare alla deriva i più deboli e indifesi, che senza dubbio richiedono alla collettività un maggiore impegno di risorse”. Quando una società s’incammina verso la trascuratezza della vita debole, o peggio verso la sua negazione seppure mascherata con belle parole e nobili intenzioni dichiarate, finisce per non trovare più le motivazioni e le energie necessarie per adoperarsi al servizio del vero bene dell’uomo”. Cecco Angiolieri

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Ricerca

Parlare da soli non è da matti Aiuta alla concentrazione e consente di ritrovare cose cercate

Da una pratica - ritenuta nella vox populi - da matti è diventata una pratica abituale, data la frequenza di persone che parlano col cellulare e auricolare. E a parte il comportamento oramai in uso, parlare da soli evidenzia comunque una personalità dissociata. Secondo le ultime tendenze della ricerca in temi di comportamenti inerenti la psicologia, invece, rappresenta un modo per recuperare la concentrazione sulle cose che si stanno facendo. Un comportamento quindi da non demonizzare. Parlare da soli regala numerosi benefici cognitivi. Nelle testimonianze di una recente ricerca nel parlare con sé stessi si indicano gli oggetti di ricerca, quasi a richiamarli alla propria attenzione, di modo che non scompaiano dalla percezione prodotta da una forma di auto-rappresentazione, condizione fondamentale per riuscire a reperire gli oggetti. C’è chi parla con se stesso poche volte a settimana e chi lo fa ogni ora del giorno, un comportamento apparentemente irrazionale. D’altra parte l’esperienza di un corretto rapporto con un altro che non è una persona fisica non è molto vicino alle esperienze ordinarie oramai di routine. Prima fra tutte il dialogo immaginario che si instaura con un computer, specialmente se alle prese con internet o meglio ancora con

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Cittadini & Salute

un social network. Ma senza andare in stravolgimenti della comune esperienza imposti nelle modificazioni degli stili di vita negli ultimi venti anni anche il dialogo con un animale consiste in un’esperienza ordinaria di cui coloro che hanno dimestichezza con cavalli o con cani conoscono perfettamente la caratteristica. Ma parlare da solo, si dirà, è tutt'altra cosa. Nel caso del computer o di un animale c’è comunque un oggettivazione di un ché di esterno in grado di darci delle sollecitasioni e delle risposte. Ma a ben guardare è diverso solo in parte. Chi parla col computer o con un animale in verità risponde ad un codice da lui stesso riconosciuto sul quale impostare lo stimolo e la risposta, Parlare da solo significa cercare la concentrazione di un'attenzione morale che nel contesto di appartenenza rischia di scivolare in cento rivoli fino a disperdersi perdendo il centro della concentrazione fondato su sé stesso. Parlare con sé stessi quindi può significare la proclamazione di un oggettivazione astratta verso la quale richiedere il rispecchiamento e il proprio riconoscimento. La ricerca dimostra la presenza di una voce interna che rafforza l’autocontrollo, non lo mette in discussione. Consiste anche in un metodo per cui si anticipano decisioni che altrimenti potrebbero tra-

dursi come sbagliate, erronee, impulsive. Chi agisce in modo rabbioso non ha possibilità di discutere ciò che sta facendo con nessuno, tantopiù con sé stesso che in fondo è la migliore persona con la quale ci si può confidare. Il “dialogo interno” ha sempre un effetto sulla coscienza e sulla facoltà di autolimitarsi. Senza la possibilità di verbalizzare messaggi verso il proprio Sè, i partecipanti all’esperimento non erano in grado di esercitare lo stesso autocontrollo di prima sulle loro azioni. D’altra parte, questa ricerca non deve avallare come fossero naturali, forme di esaurimento in cui la persona che non ha contatti li inventa in modo visionario. La ricerca di concentrazione non deve essere confusa con l’invenzione di un interlocutore che non esiste. Piccarda Donati

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Ricerca

La depressione dalle analisi del sangue Un obiettivo raggiungibile secondo una ricerca della Northwestern Medine

È stato già effettuato il prototipo del test del sangue per diagnosticare la depressione. Misura l’attività di 26 geni. Le risultanze positive, fino a questo momento, sono su 28 adolescenti di 15-19 anni che appunto sono affetti da crisi depressive. Adesso è il momento di allestire la nuova sperimentazione su un gruppo più ampio di persone. La prova più interessante riguarda la misurazione nel mondo adulto dal quale si dovranno avere delle conferme o l’introduzione di nuovi geni da testare. Se le applicazioni delle analisi avessero l’esito sperato si troverebbe anche il modo di restringere il campo della patologia denominata depressione riuscendo a dargli una connotazione molto più specifica che oggi, i modi di dire, non rendono perfettamente riconoscibile.

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Si parla infatti genericamente di depressione laddove c’è un abbassamento dei toni dell’umore dovuti a fatti spiacevoli. Si confonde, in sostanza, la depressione con la malinconia o addirittura la tristezza che invece hanno una caratterizzazione di tipo esistenziale. Si tratta comunque di malesseri che hanno bisogno di un rispetto assoluto e di una cura. Ma la depressione intende specifiche carenze fisiologiche. Il fatto di renderla riconoscibile attraverso delle analisi del sangue renderebbe così la sua specificazione oggettiva, anche nell’ambito di un sistema di prevenzione e cura. L’effetto potrebbe essere anche quello di liberare l’espressione della malattia da una formula che chiede un’autoassoluzione, una sorta di riconoscimento di stato di incapacità di fare perché in stato depres-

sivo. Laddove delle analisi del sangue potessero comprovarlo, non ci sarebbero malattie tattiche. Soluzioni buone per il certificato medico da esibire in luoghi di lavoro ipergarantiti. La diffusione di questo male, ma in contempo anche l’esigenza di ricavarne la cifra sociale in grado di capire quanto il male sia diffuso, solleciterà a intensificare gli investimenti su questo tipo di ricognizione genetica per completare il campo di analisi dal quale la patologia non possa nascondersi. Come possa combattersi, invece, è un altro problema. Ma, comunque, restringere il campo delle analisi per riconnettere attraverso la verifica della patologia la vera sindrome, significa già stare a un buon passo dalla soluzione. Del resto, come per qualsiasi malattia, il primo passaggio fondamentale rimane la diagnosi precoce. Ubertino da Casale

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Ambiente

Discarica ed edilizia

Due incombenze sulle quali le autorità preposte non si pronunciano in modo univoco per attestarne pericoli o condizioni di fattibilità Il pericolo di fare una discarica a Corcolle o Riano dovrebbe essere scongiurato ma In Italia l’ultima parola, quella che decide, debbono sempre pronunciarla le magistrature. Così nell’area est della provincia romana il pericolo che venga realizzata una discarica accanto alla Villa dell’imperatore Adriano, patrimonio universale dell’umanità sancito dall’Unesco, può esser risolto solo dalla Soprintendenza ai Beni Archelogici e Culturali. Tanto che avviene in sedi di giureconsulti il parere fondamentale che dà il placet alla discarica di Corcolle, non dal ministero dell’ambiente in un suo ufficio terzo, tecnicamente dedicato. Infatti è lo stesso commissario prefettizio Giuseppe Pecoraro a spiegare che l’Avvocatura dello Stato ha confermato come con i poteri di commissario i vincoli su Corcolle possano essere superati. Ed è questa una posizione tenuta anche dalla Regione Lazio. Ma un conflitto tra organi dello Stato appare un fatto evidente. Corrado Clini, ministro all’ambiente, deve discuterne con i ministri interessati, ma identica situazione si troverebbe www.cittad inies alut e.it

per altri siti perché in Italia, ma specialmente vicino Roma, non esistono siti che non siano sottoposti a vincoli. Impossibile fare una graduatoria sul vincolo più vincolante o sui reperti archeologici di maggiore valore o quelli ai quali in fondo si può rinunciare. Quindi ai togati l’ardua sentenza. Così come la magistratura del tribunale amministrativo del Lazio ha momentaneamente risolto la levata di scudi del Wwf contro la lottizzazione di Villa Adriana. Il 24 aprile il tribunale amministrativo regionale respinge la sospensiva chiesta dal Wwf. Inutile una campagna di stampa contro, fino ad arrivare ad una trasmissione televisiva in Rai Tre. Domenica 22 Philippe Daverio impegnandosi nel magnificare le bellezze di Tivoli soggette ad essere dissipate, ha ricordato anche l’incipiente lottizzazione di Villa Adriana. Ma con la lottizzazione non ci sarà danno irreparabile. A dirlo, a torto o a ragione, la magistratura regionale. L’ennesima conferma che in Italia le decisioni della classe dirigente devono sempre esser ratificate dalla magistratura. La lottizzazione di Villa Adriana

non poteva far eccezione, e non si capisce bene se il governo della città approvi questa decisione o abbia dovuto subirla per la necessità di fare cassa. Come l’hegeliano “aratro della Storia” potrebbe avere un senso una diminuzione di antiquarialità se il senso della propria storicità fosse comunque preservata. Ben lontana dall’essere riconosciuta come dato evolutivo - e in qualche modo legittimato come tale - la Nathan si fa perché si deve fare e perché fa cassa. Lo sdegno di Philippe Daverio diventa così un lusso che la crisi finanziaria non può permettersi. Il ricorso era stato presentato contro il Comune di Tivoli e nei confronti delle società Impreme e Villa Adriana 85 per chiedere la sospensiva della delibera 74 del 15 dicembre 2011 del Comune di Tivoli con la quale il Consiglio approvava definitivamente il piano di lottizzazione “Comprensorio di Ponte Lucano”. Il Tar ha rigettato la domanda di sospensione cautelare ritenendo che “nell’attuale fase di formazione del procedimento amministrativo non sussiste il pregiudizio irreparabile presupposto dalla domanda cautelare, quale potrebbe essere determinato dal rilascio dei permessi di costruire alla stregua del contestato piano di lottizzazione”. Bernardo da Chiaravalle Cittadini & Salute

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Mario

Dionisi In difesa della Lombardia Stendiamo una mano a questi poveri lumbàrd

i farmaci. La giunta regionale lombarda ri-

pensavano di essersi guadagnati uno spazio da

rietà. Non è la prima in Lombardia, ce n'è

entrati ieri nella storia del mondo e invece già protagonisti. Le vicende leghiste, ma special-

mente le inchieste della magistratura su una

buona parte della giunta regionale debbono

guarda coloro che hanno contratti di solidaun'altra di esenzione iniziata nel 2010. Questa

riguarda chi è in cassa integrazione straordina-

ria e i familiari a carico. Anche disoccupati e la-

consigliare loro, per il futuro, qualche pru-

voratori in mobilità non pagano il ticket che sui

Transiat! Noi romani e acquisiti tali ne abbiamo

dei titolari di pensione sociale.

denza prima di vestire i panni dei duri e puri. viste tante nei secoli.

Bisogna però togliersi tanto di cappello nei

farmaci vede esclusi anche i familiari a carico

Una sanità regionale sotto esame della magi-

stratura, ma che sicuramente rappresenta un

confronti della loro gestione pubblica della Sa-

modello di welfare per l’intero sistema paese

sui ticket da renderla una realtà sociale vera-

Non paga nessun ticket oltre la metà dei cit-

nità. In Lombardia sono scattate delle esenzioni

quella del presidente Roberto Formigoni.

mente modellata sul benessere condiviso. Nel

tadini lombardi, sia per motivi di patologia, sia

di sanità è veramente garantito a tutti. An-

cile umorismo e puntare l’indice accusatorio,

gente quando debbono acquistare un medici-

nimamente di stimare responsabilità a fatti con-

gione sotto inchiesta della magistratura per la

governata. Benedetto Croce diceva che il poli-

gano ticket. Sono 10 mila persone. Dal primo

moralità ma che mi guarisca, così al politico

pagamento del ticket sanitario sia per le pre-

problemi. In Lombardia l’han fatto.

senso che in Lombardia lo standard efficiente

diamo a guardare sui balzelli che falcidiano la

nale o fare una visita specialistica. Nella re-

sanità quelli in contratto di solidarietà non pamaggio fino al 31 dicembre c’è l’esenzione dal stazioni ambulatoriali (visite ed esami) sia per

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Cittadini & Salute

per motivi di età o di reddito. Prima di fare fa-

pensiamoci un attimo. Non sono in grado mi-

tro legge, ma la Sanità in Lombardia è ben

tico è come il medico, non gli chiedo della sua

chiedo mi dia una società vivibile, che risolva i

Mario Dionisi

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