Cittadini & Salute Luglio 2013

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Mario

Dionisi Cari amici lettori, Quello che ho letto sul sito di Cittadini e Salute

Come può un sistema sanitario riconoscere un

fa fatica ad esser mandato giù. In commercio ci

periodo di sospensione nel trattamento di questa

importanti per la cura contro il cancro ma costano

Si dirà, in risposta, ma lo Stato ha iniziato la

sono, o meglio ci saranno tra breve, due farmaci

specifica patologia?

migliaia di euro. Questo perché lo Stato non rim-

procedura per il riconoscimento di questi nuovi

confermarsi questa realtà sarebbe la fine della Sa-

attesa che tenga per un malato che aspetta per

borsa per queste medicine salvavita. Se dovesse nità universalistica.

Sono due farmaci regolarmente approvati dal-

l’Agenzia italiana per il farmaco - il Pertuzumab e l’Afibercept. Ma sono a totale carico del malato!

farmaci. Ci vuole solo del tempo. Ma non c’è sala

avere il rimedio con il quale potrà almeno convivere con la sua malattia.

La riflessione serve per capire che il mondo della

Sanità pubblica deve cambiare profondamente,

Quindi ammalarsi di quella specifica tipologia di

tanto più per adeguarsi alle innovazioni della

Quelli che possono curarsi, lo fanno, gli altri

servizi. Debbono cambiare i luoghi di cura, non più

tumore diventa un lusso.

muoiono. Il Pertuzumab costa seimila euro per le

scienza. Deve cambiare il modo di rendere i suoi

ospedali elefantiaci. Ma luoghi fortemente attrez-

prime due somministrazioni, tremila ogni ventuno

zati nel territorio dove la cura delle patologie acute,

ogni tre settimane.

bete scompensato ecc… trovino adeguato e ener-

bene primario, assoluto, irrinunciabile, è da rite-

continuerà in altra struttura idonea alla sorve-

con questa malattia possa fare le pazzie per il di-

dei prossimi anni? Me lo auguro.

giorni. L’Afibercept, invece, costa quattromila euro Il caso è esorbitante. Considerando che la vita è il

nere prevedibile il fatto che una persona indigente ritto di essere curato. E come potergli dare torto?

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come ad esempio l’infarto, il trauma cranico, il diagico trattamento. Stabilizzato il paziente, il decorso

glianza e alla convalescenza. Sarà questa la scelta

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ATTUALITÀ Il decreto prevede l’implementazione dell’FSE, il Fascicolo Sanitario Elettronico, che ha lo scopo di fornire a tutti i medici, in qualunque momento, una visione clinica della salute dei cittadini. Il decreto stabilisce che “le regioni e le province autonome dovranno presentare il piano di progetto dell’FSE all’Agenzia per l’Italia digitale entro il 31 dicembre 2013” in modo da istituirlo entro 31 dicembre dell’anno successivo. Nell’economia del fare, in verità, al tema della Sanità non è stato dato molto peso. Nella mole del mega decreto approvato il 16 giugno la parte dedicata a temi relativi all’organizzazione statale sulla cura della salute sono assai ridotte, data l’importanza del tema, l’arretratezza in cui versa il nostro sistema e la mancanza di un modello tutto da ripensare. Neanche toccati temi scottanti come il sistema di garanzie per il personale medico falcidiato da procedure legali che nel loro essere temerarie vanno a impattare con una professione nella quale la serenità di chi opera è una condizione irrinunciabile. Avvilente nel governo il tipo di apporto dato da chi è a capo del dicastero della Sanità. Beatrice Lorenzin in due mesi ha dato solo dichiarazioni, gettandosi sopra ogni questione di interesse pubblico per avere un momento di esposizione. Il meglio delle sue dichiarazioni riguardano i motivi di

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Il decreto del “Fare” nel

Niente più elenchi di assistiti alle Asl né libretto sanitario personale, non ci saranno più le certificazioni di malattia.

sperpero sui quali sono stati scritti fiumi di inchiostro. Il problema centrale della ripresa in possesso del governo effettivo del sistema sanitario non è stato nemmeno tematizzato. “Sono eliminate tutte le certificazioni mediche oggi necessarie per accedere a impieghi pubblici e privati. Non vi saranno più per i cittadini adempimenti onerosi resi inutili dalle recenti novità legislative in materia di sorveglianza sanitaria sui luoghi di lavoro”. Questo recita il comunicato del Consiglio dei ministri. Nasce l’Anagrafe nazionale degli assistiti (Ana). Prende il posto delle anagrafi tenute dalle Asl a cui resta la titolarità dei dati di cui assicurano l’aggiornamento. L’Ana garantisce tutti i supporti alle Asl che non devono fornire al cittadino il libretto sanitario. L’obiettivo di questa anagrafe nazionale degli assistiti consiste nel sostituire le anagrafi locali. L’anagrafe degli assistiti serve a rafforzare i controlli nel settore sanitario e accelerare l’automazione amministrativa. L’Ana garantisce a ogni Asl la disponibilità dei dati e degli strumenti per svolgere le funzioni di competenza, ma

con la sua nascita l’Asl non dovrà più fornire all’assistito il libretto sanitario personale. Quindi terrà sotto controllo esenzioni, spesa e gestione dei pazienti da parte dei Mmg. La comunicazione si prevede in tempo reale. Tutte le variazioni relative all’assistenza ai cittadini, come cambio di medico e di residenza. Poi tempi stretti e certi per la realizzazione del Fascicolo sanitario elettronico (FSE), che dovrà essere operativo per tutti entro dicembre 2014 e sarà gestibile attraverso un’infrastruttura centrale costruita sulla base dei progetti regionali. Si prevede anche la soppressione di certificazioni come quella di malattia, la possibilità di anticipazioni (con restituzione trentennale) alla Croce Rossa per far fronte ai debiti più urgenti, il certificato di gravidanza trasmesso solo per via telematica. Ma l’imperativo funzionale al futuro della Sanità consiste nel realizzare il Fascicolo sanitario elettronico. Entro dicembre 2014 deve essere operativo. Di qui - secondo il nostro modesto parere - inizia un’operazione di diminuzione graduale del potere da parte w w w .ci tta d i ni es a l ute.i t


pianeta della sanità

Queste in estrema sintesi le indicazioni della mega disposizione di governo

degli enti locali - Una struttura centrale non solo per controllare i progetti regionali, ma anche per dirigerli. L’Ana costa due milioni nel 2013 e altrettanti nel 2014, un milione nel 2015. Imprecisato il risparmio che si conta di ottenere col suo nuovo metodo. Gli enti regione però dovranno realizzare entro fine anno 2014 il fascicolo sanitario elettronico sui quali si prevede un investimento di dieci milioni nel 2014. Cinque milioni per gli investimenti futuri a quella prima scadenza del prossimo anno. Niente più certificazioni sanitarie per l’accesso a diversi mestieri e professioni. La Croce Rossa entro questo 30 giugno può vedersi anticipati centocinquanta milioni dalla Cassa Depositi e Prestiti dietro presentazione di un piano di pagamenti del debito accertato anche a carico dei singoli Comitati territoriali, in base all’ultimo consuntivo, per far fronte a carenze di liquidità per spese obbligatorie e inderogabili. Sarà possibile trasmettere con una mail il certificato di gravidanza all’Inps da parte del medico del Servizio sanitario nazionale, nel quale verrà indicata la data presunta del parto. w w w .ci tta d i ni es a l ute.i t

Il decreto del Fare ha inserito disposizioni in materia di certificati medici. Rispetto al testo di una settimana fa, nell’art. 34 è stata aggiunta la parte in cui si chiarisce che la trasmissione all’Inps del certificato di parto o del certificato di interruzione di gravidanza deve essere effettuata esclusivamente per via telematica dalla competente struttura sanitaria pubblica o privata convenzionata con il Servizio sanitario nazionale. Per quanto concerne i trapianti, confermato l’obbligo per i Comuni di comunicare in forma telematica gli atti di consenso al Sistema Informatico Trapianti. In merito al Fascicolo sanitario elettronico (FSE), permane l’obbligo per Regioni e Province Autonome di presentare i piani di progetto entro il 31 dicembre 2013. Resta anche la boccata d’ossigeno destinata alle università che, per l’anno 2014, registreranno un innalzamento dal 20% al 50% del limite di spesa previsto rispetto al turn over dell’anno precedente. Confermata la spesa di 25 milioni nel 2014 e di 49,8 nel 2015. “I ministri Saccomanni e Zanonato hanno preannunciato nuove liberalizzazioni ed è pertanto rivolto a loro la nostra

sollecitazione”, spiega il numero uno delle Parafarmacie, Giuseppe Scioscia. “Se l’obiettivo di questo governo è rafforzare la competitività del sistema produttivo italiano allora ci auguriamo che il cosiddetto decreto del Fare comprenda anche la riforma dei farmaci, nel solco di quanto inizialmente previsto dal ddl concorrenza che giace da tempo sui tavoli del ministero dello Sviluppo economico e su quello dell’antitrust”. “Le prime liberalizzazioni hanno dato infatti vita a oltre 4 mila Parafarmacie e circa 8 mila posti di lavoro: un circolo virtuoso che ha innescato una conseguente diminuzione dei prezzi a tutto vantaggio del cittadino consumatore. La normativa italiana tuttavia ancora vieta alle Parafarmacie di vendere i medicinali con obbligo di ricetta bianca, quelli cioè a totale carico del cittadino. “Il nostro auspicio - conclude Scioscia - è che questo governo riprenda le fila di quanto allora avviato portando a termine quei passaggi incompiuti indispensabili alla nostra stessa sopravvivenza”. Per rendere più efficiente l’operatività del sistema nazionale dei trapianti, si è introdotto lobbligo per i Comuni di comunicare tempestivamente con mezzo telematico al Sistema Informatico Trapianti gli atti di consenso all’espianto manifestato ai donatori. Per tale via sarà possibile accelerare significativamente le procedure finalizzate all’espianto e al trapianto degli organi. Beatrice Portinari

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RICERCA

Evoluzione della risonanza magnetica Vedere come se fosse in fotografia, grazie a una soluzione zuccherina. La ricerca è stata pubblicata su Nature Neuroscience Sotto un microscopio a fluorescenza nell’immediato futuro si potrebbero vedere i circuiti neuronali nel dettaglio. Sarà sufficiente utilizzare una parte per il tutto. Il cervello potrebbe dunque non avere più segreti - per lo meno, a livello fisiologico; la mente è probabile rimanga invece un mistero per ancora molti anni a venire. Si prospetta la prima grande applicazione per la risonanza magnetica attraverso immagini. La nuova soluzione zuccherina ha reso trasparenti gli embrioni di topo e i cervelli in soli tre giorni. Tutto questo, senza danneggiare le delicate strutture dei campioni, o le tinture fluorescenti che avevano iniettato in essi. Si possono vedere parti del cervello in 3D.

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Nel dettaglio, i ricercatori giapponesi hanno preso in esame circuiti e cellule nel bulbo olfattivo dei modelli arrivando al dettaglio di ogni più piccola fibra. La risonanza magnetica ha la caratteristica di non sottoporre il paziente a radiazioni ionizzanti, come succede con i raggi X. Con la risonanza magnetica è possibile decifrare la qualità dei tessuti sulla base della loro composizione biochimica. Il cervello viene spesso studiato attraverso la risonanza magnetica. I casi di sclerosi multipla e di ictus, sono quelli più frequentati dall’analisi con questa tecnologia. Ma si afferma sempre più l’utilizzo di questo strumento per lo studio funzionale del cervello. Le sue aree attive possono venire evidenziate in base al segnale che dipende dal grado di ossige-

nazione del sangue. Ma si rilevano solo il movimento dei protoni. Questo avviene con la capacità di analizzare il movimento delle molecole di acqua quando sono sottoposte a specifici campi magnetici. Il campo magnetico dei protoni si effettua grazie a un grosso magnete in grado di produrre questa forza migliaia di volte più intensa di quella della Terra. La macchina produce una serie di onde radio a una frequenza ben precisa, che fanno ruotare di novanta gradi il campo magnetico dei protoni. Il segnale radio è emesso e interrotto. I protoni tornano nella posizione precedente. Questo ritorno ha lo stesso effetto di una calamita che ruota: induce un segnale elettrico. Questo segnale è registrato dai ricettori della macchina e fornisce l’informazione necessaria. Piccarda Donati

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RICERCA

Figlio di tre genitori

L’Università di Bristol sta per ottenere il permesso per approfondire un metodo di cura per una rara malattia genetica. La notizia è apparsa sul Mirror Creare un embrione con il materiale genetico di una coppia, sostituendo i mitocondri, le “centrali energetiche” della cellula, con quelli sani di una terza donatrice. Su questa traccia stanno lavorando in Gran Bretagna per dare il via libera alla fecondazione assistita “con tre genitori”. Il fine è la cura di rare malattie genetiche. Così la Gran Bretagna potrebbe diventare la prima nazione a consentire ai bambini di nascere con tre genitori genetici, i funzionari annunceranno a breve se approvata la decisione in animo da parte dei legislatori. Si tratta di una decisione storica da parte del Dipartimento di Salute e apre la porta a trattamenti per le malattie che fanno uso di DNA donati da un donatore seconda “mamma”. Nuove norme per il diritto fertilità permettendo, saranno emesse le procedure per la consultazione pubblica entro la fine dell’anno e poi discusse in Parlamento. Sempre in tema di fertilità, il primo luglio è stata pubblicata la notizia sulla scoperta della proteina. Già presente nel fegato, ora si è scoperto che Lrh-1 ha un ruolo cruciale nella gravidanza.

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A verificare per la prima volta la sua presenza nell’utero umano è lo studio dell’Università di Montreal (Canada) pubblicata su Nature Medicine. I ricercatori per testare l’importanza di questa proteina nella gestazione hanno modificato geneticamente alcuni topi. Questi animali, privati della proteina, non erano più in grado di creare le condizioni uterine necessarie per iniziare e sostenere una gravidanza, un cambiamento che ha causato la formazione di placente difettose. È già noto che la scarsità di questa proteina contribuisce anche al fallimento della gestazione nella donna. I ricercatori hanno anche esaminato se la terapia ormonale sostitutiva può ripristinare le normali funzioni uterine nei topi. “Il progesterone non ha fatto la differenza - avvertono gli scienziati interpellati che rispondo in un’intervista sul problema della fertilità - anche se la terapia ormonale ha consentito l’impianto degli embrioni, ma abbiamo notato dei problemi nel rivestimento dell’utero, la compromissione della placenta nella fase di formazione, un ritardo della crescita fetale e la morte del feto”. Giovanna Visconti

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RICERCA

Contro “La Tendenza Angelina”

A Firenze la Società Italiana di Urologia Oncologica riunitasi il 9 giugno a congresso dice no all’asportazione della prostata senza patologia Tutti conoscono il caso di Angelina Jolie che in mancanza di alcuna sintomatologia, ha deciso di asportarsi il seno per prevenire la possibilità di contrarre un tumore. Nella sua famiglia c’erano stati diversi casi, tanto da dover supporre una forte componente di ereditarietà. Stesso timore per una patologia ereditaria ha riguardato il caso di un manager inglese che si è fatto asportare la prostata. I casi rischiano di fare tendenza. Rischiano perché il dato problematico ha due aspetti. Il primo, il dato della probabilità suffragata dall’ereditarietà appare aleatorio e ancora inconsistente sotto il profilo deterministico-medico. Il secondo, anche se così fosse, il pericolo sarebbe quello di creare una sanità per ricchi. Solo persone con facoltà economiche possono scegliere una soluzione di questo tipo che qualsiasi sistema sanitario pubblico non potrebbe contemplare nel novero delle proprie attività. Al fine di combattere l’una e l’altra opzione si è mossa immediatamente una letteratura scientifica di opposizione al pericolo di affermazione della cosiddetta “Tendenza Angelina”. Obiettivo, per i casi di tumore alla prostata, analizzare il coefficiente di possibilità concentrato nel w w w .ci tta d i ni es a l ute.i t

gene BRCA2, che sarebbe un forte componente di probabilità - almeno sotto il profilo strettamente di comparazione tra presenza e casi effettivi di tumore. E la prima considerazione da fare consiste nel fatto che, sebbene le ricerche riportino che l’alterazione del gene BRCA2 comportano maggiore rischio per il tumore alla prostata, i tumori determinati da alterazioni sono più aggressivi. I dati a disposizione della scienza, oggi, non rendono conseguenziale la presenza di questo stato di cose al possibile cancro alla prostata. Quindi asportarla in modo anticipato alla presenza di un male effettivo è sbagliato. In caso di presenza in famiglia di casi in cui si è presentato un cancro alla prostata è giusto fare dei test genetici. Ma solo in questi casi. Ma anche in presenza di anomalia genetica non significa sviluppare il cancro. Non avrebbe senso, quindi, nemmeno prescriverlo a tutti gli individui maschi. L’asportazione preventiva della prostata quindi non si giustifica. Ed anche la mastectomia preventiva ha una contro-letteratura scientifica. Le ultime ricerche hanno trovato in due farmaci un forte coefficiente di prevenzione e cura. È stato definito in toni trionfalistici: “Un momento storico nel

trattamento delle donne ad aumentato rischio di cancro al seno”. Sono il Tamoxifene o il Raloxifene. La ricerca è stata pubblicata su diversi periodici scientifici ed è il Daily Express ad averne dato anticipazione. Il fenomeno di emulazione di Angelina Jolie vuole essere scongiurato, anche perché sarebbe un sicuro affare per le cliniche private e un problema per le strutture pubbliche che non possono permettersi di garantire un intervento di questo tipo a chi lo richiedesse. Ma la ricerca sulla prevenzione in forma farmacologica non finisce qui. C’è un campo di analisi e ricerca da due anni consiste nell’Exemestane, molecola contro il cancro al seno pubblicata da New England Journal Medicine. È stata presentata al Congresso mondiale di oncologia di Chicago. Una grande speranza per le donne che hanno superato la menopausa. La molecola riduce del 65% il rischio di sviluppare il cancro al seno. La sperimentazione ha coinvolto 4.560 donne di Stati Uniti, Canada, Spagna e Francia. Si tratta di un inibitore dell’aromatasi. La sperimentazione è durata tre anni, le donne hanno assunto Exemestane e nell’insieme è stato riscontrato il 65 % di riduzione di tumori. Gemma Donati

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ATTUALITÀ Le cronache degli scorsi mesi hanno visto famiglie nelle piazze italiane, davanti al Parlamento, chiedere con forza al legislatore di consentire la sperimentazione genetica per la quale vengono immesse nell’organismo cellule mesenchimali che, alle prime risultanze, pare migliorerebbero le condizioni di gravi malattie neurologiche. Non ci sono i criteri per cui questo metodo possa esser considerato come cura. E allora, la soluzione è quella di recepirlo nel sistema sanitario come cura compassionevole, si intende cioè l’ammissione di una sostanza in grado di alleviare dolore e dare speranza. Nulla a che fare con il riconoscimento di una terapia. Nondimeno, è stato chiesto ai ricercatori di Stamina di mettere in evidenza ad altri ricercatori dell’Istituto superiore di sanità come dell’Agenzia del farmaco di controllare ogni passaggio, affinché le procedure non possano essere impugnate come dannose alla salute. Il protocollo di evidenziazione di un metodo - leggasi come forma di controllo sulle concrete applicazioni - era previsto per il primo luglio. Ma per quella data la sperimentazione Stamina non parte. E questo è annunciato in anteprima dallo stesso Ministro della Salute Beatrice Lorenzin. In questa circostanza si dice che la sperimentazione clinica parte - probabilmente dopo l’estate. Nella presa d’atto delle sue procedure si tratta di seguire come sono utilizzate le cellule staminali su persone ammalate di Sla ed altre gravi patologie

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Metodo Stamina, un

Il mondo della ricerca è blindato nel ritenere un’avvilente montatura quella che è stata creata sulle possibilità di cura del metodo Stamina che

tanto da apprezzarne evidenti progressi. Questo doveva essere confermato dalle osservazioni di specialisti dell’Istituto superiore della sanità. Era stato concordato un finanziamento per queste applicazioni ma solo a condizione che questa sperimentazione fosse oggetto di osservazione in sede scientifica. Altrimenti non sarebbe stato confermato. Chiaramente, condizione delle condizioni consisteva anche nell’evidente miglioramento del paziente. Erano state date assicurazioni in tal senso. Ma proprio quando deve partire l’evidenziazione di questa metodologia salvifica tutto si ferma a data da destinarsi. La prima ad essere offesa, come immagine, è la figura del Ministro della Salute che aveva garantito il mondo della ricerca su tempi e luoghi di questa verifica. Dopo la dichiarazione di proroga di tempi nell’attuazione è stato confermato però il fatto che il presidente di Stamina il 2 luglio consegna la metodica. Cosa, anche questa, non avvenuta. Il problema di questa recita a soggetto consiste nel fatto che la consacrazione del Metodo Stamina e il suo riconoscimento a terapia - tanto che per questo è stato riconosciuto un finanziamento - si tratta di incongruità tutta italiana.

L’11 giugno in un convegno ne è stato discusso in un’iniziativa patrocinata dal Ministero della Salute. La discussione ha riguardato l’impiego terapeutico delle cellule staminali. Il motivo dell’iniziativa ha riguardato principalmente alle pressioni arrivate da web e dai giornali per l’improbabile finanziamento dell’applicazione di un non-metodo impone una riflessione tra ricercatori e rappresentanti delle istituzioni sui rapporti tra politica e scienza. Sono gli aspetti di un problema apertosi all’attualità del dibattito italiano con l’approvazione della legge n. 53 del 2013 discussi alla Sala Capranichetta in piazza Montecitorio a Roma. Sono intervenuti i docenti universitari Michele De Luca, Paolo Bianco, Gianluca Vago, Luigi Frati che hanno unanimemente stigmatizzato l’inesistenza della qualità di “uso compassionevole”, così come di cura, tantomeno di approccio chirurgico affine a un trapianto. Tra i più lapidari il professor Michele De Luca, direttore del Centro Medicina rigenerativa dell’Università di Modena e Reggio Emilia. “Sono state dette diverse menzogne nei giorni in cui le cronache hanno riportato il dibattito sull’uso delle cellule staminali, chiamato impropria-

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caso tutto italiano

ha trovato anche un finanziamento dallo Stato. Sparare delle cellule mesenchimali non produce alcunché - parere unanime

mente Metodo Stamina. A furia di dire queste menzogne si pensa siano vere! Falso dire che quello di Stamina è un metodo che non costa, falso dire che è avversato dalle multinazionali farmaceutiche. Nel mondo del farmaco bisogna dimostrare che c’è sicurezza ed efficacia. E questo non c’è nel trapianto di cellule staminali. Siamo davanti a quel che non può essere dimostrato”. Rincara il gravame polemico, il professor Paolo Bianco, direttore Laboratorio staminali del dipartimento di Medicina Molecolare dell’Università La Sapienza di Roma. “La frode mediante cellule staminali è un problema mondiale, oggi, ma il fatto di non riuscire a capire la differenza tra una frode e un metodo scientifico, anche nei luoghi dove si deve decidere, è un problema ancora più grande”. “Pochissimi conoscono

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il Metodo Stamina. Su questo metodo è partita una sperimentazione che rende disponibili tre milioni di euro. Se fosse perpetrato questo atto potrebbe essere l’ultima pagliuzza che farebbe crollare il Sistema sanitario nazionale”. “Le sentenze dei giudici sono entrate nel merito quando hanno accettato di contemplare il metodo Stamina come qualcosa che ha a che fare con un qualsivoglia sistema di cura. Non lo è affatto! Il metodo è tutto da dimostrare: che i neuroni possano riparare i danni irreparabili e quel che rimane del disastro cerebrale per risanare il cervello è un problema enorme che nessuno ha mai dimostrato. Tantomeno con il cosiddetto Metodo Stamina”. “Ma in questa vicenda ad esser messo sotto i riflettori è tutto il sistema scientifico. Quando sarà concluso con le inevitabili conseguenze, in molti sa-

ranno convinti che tutta la ricerca sulle cellule staminali sia una bufala”. Ma lo spessore polemico verso un sistema che manca nel nostro paese è del professor Gianluca Vago, Rettore dell’Università Studi Milano. “Il nostro paese si sta muovendo al contrario per questa situazione della terapia con cellule staminali”. “È partita una nostra prima nota con la quale si può solo ridurre il danno. Abbiamo cercato di far sapere quel che sta accadendo. Ho avuto la sensazione di rimanere isolato su questa posizione”. “L’obiezione che ci siamo sentiti ripetere è quella per cui saremmo, noi ricercatori, a favore di un sistema di interessi. Credo invece noi siamo davanti una crisi di sistema intesa come crisi di un sistema valoriale”. “In questo ho avvertito una codardia del mondo delle istituzioni. Ha parlato il mondo scientifico. Hanno parlato i malati, hanno parlato gli operatori. Sono invece stati in silenzio proprio coloro che dovevano decidere”. La conclusione cala inesorabile come un machete: “Dal punto di vista scientifico questa è una roba grottesca. Non ha senso parlarne”. Dolcino da Novara

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ATTUALITÀ

Meeting sulla Sanità a Livorno Un contributo sulla riforma della sanità che arriva dal volontariato. L’intervento di Gino Strada il più atteso, il tema è “Diritti e Privilegi” La Sanità è un sistema che va ripensato dalle fondamenta. Questo è una costatazione auto evidente. Non può funzionare un’organizzazione basata su livelli di conoscenza e di terapia dell’immediato dopoguerra. Ed anche il rapporto del cittadino con la propria salute, il livello di conoscenza come di prevenzione, deve essere un aspetto che un sistema sanitario inserito in una società complessa deve assolutamente prevedere. In estrema sostanza questo deve guardare al nuovo ruolo degli ospedali nel territorio così come all’ingresso preponderante della tecnologia, quindi del know-how, che esprimono i ruoli dove si lavora nell’ambito della cura della salute. Su questi temi sono stati spesi fiumi di parole per approdare solo a progettualità. Una effettuale operatività sul campo invece è data dall’esperienza dei medici di Emergency. Non tutti sanno che l’associazione di Gino Strada lavora anche sul versante nazionale. In un’iniziativa originale a Livorno hanno avuto modo di presentare i loro risultati i cui esiti possono esser utili per un ragionamento di riforma. A Livorno, dal 26 al 29 giugno, una quattro giorni di concerti, non sono venuti meno il teatro, spettacoli, cucina.

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Ma l’appuntamento più atteso è proprio con Emergency anche perché Gino Strada, solitamente, è avaro di sé e non si concede ai mezzi di comunicazione se non per pubblicizzare le sue iniziative o chiedere fondi per quelle che deve realizzare. Mercoledì 26 alle 18 presso la Sala degli Archi della Fortezza Nuova l’iniziativa è stata prenotata da Cecilia Strada: una raccolta di immagini e parole per descrivere l’impegno umanitario di Emergency in Italia. (Perché non tutti sanno che Emergency è impegnata anche in Italia, non solo nel Terzo Mondo). Giovedì 27 alle 21:30, al Pala Macchia, si è tenuto il convegno su “La Salute è un diritto di tutti” con Gino Strada. Il fondatore di Emergency ha parlato di diritto alle cure in Italia. Venerdì 28 alle 21.30, al Modigliani Forum la discussione è titolata: “Guerra ai diritti”. Partecipa sempre Gino Strada, Stefano Rodotà e Maurizio Landini segretario della Fiom-CGIL. Sabato 29 dalle 10, al Pala Macchia i medici e gli infermieri di Emergency parlano del loro lavoro in Africa, in Iraq, in Afghanistan e anche in Italia. In attesa del gran finale al Modigliani Forum. Gli eventi si possono seguire in diretta su incontronazionale.emergency.it, su Altratv.tv, sulle web tv e sui media digitali. Alagia Fleschi

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REGIONE LAZIO

Zingaretti ci dice che la sua Sanità è più efficiente Pezzo di propaganda sul portale di informazione della Regione Lazio. Evidenziati i risultati ma non i costi reali di nuove consulenze senza nemmeno indicare in che modo si vuole dare una nuova partenza Senza alcun apparente pretesto, quale può essere un convegno, un discorso pubblico, il sito della Regione Lazio ha pubblicato il primo bilancio dei tre mesi mesi alla guida della Sanità del Lazio. Zingaretti è in veste anche di commissario straordinario per la Sanità, quindi legittimato a parlare in commissione trattante con lo Stato per quanto riguarda gli aiuti sulla spending review sanitaria. Ci si dice, allora, che sono stati sbloccati 540 milioni di euro del piano di rientro. Altri 780 milioni sono destinati a pagare i fornitori. Accreditamenti: ne sono stati firmati 187, 132 già c’erano. Sono stati dati come definitivi. Sbloccate le richieste per 416 posti nelle Rsa. La riconversione del Cto è arrivata alla stipula di accordo. I direttori generali saranno selezionati attraverso il bando che ha certificato la volontà di creare una barriera alle ingerenze della politica nella scelta dei manager: la commissione composta da esperti indicati dall’Agenas esamina i curricula degli aspiranti Dg. Sulla fecondazione assistita c’è maggiore chiarezza. Approvato anche il progetto per la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari. w w w .ci tta d i ni es a l ute.i t

Nel mondo del lavoro, prorogati i contratti a 2.800 precari. In sostanza, quella che si prospetta è una Sanità meno kafkiana: Meno burocrati, meno dirigenti, meno primari, meno distretti. (Magari fosse vero). Di documentabile c’è il fatto che i Distretti passano da 55 a 48. Gli ospedali più strutturati passano da 1.123 a 722. Le unità operative semplici da 1.771 a 946, i dirigenti da 651 a 431, le unita operative semplici non ospedaliere 1.350 a 565. Ulteriori razionalizzazioni potranno essere effettuate dai direttori generali. L’indicazione è quella di centralizzare l’amministrazione per le voci: acquisizione di beni e servizi, contabilità, controllo di gestione, personale, affari generali e legali, servizi tecnici e informativi. Sono attività e servizi che possono anche essere accomunate tra diverse aziende. I distretti da 55 diventano 48. Ciascuno di questi deve contenere l’amministrazione del servizio della sanità almeno per 40 mila abitanti. A Roma con i nuovi municipi anche i distretti si regoleranno di conseguenza. Importante nel mondo che lavora sui servizi legati alla cura della salute.

Nella Sanità del Lazio arrivano i soldi perché la commissione ministeriale sblocca i fondi. Il 17 aprile è stato annunciato lo sblocco di 540 milioni per la Sanità del Lazio. Sono nulla confronto della voragine presente nel deficit e nelle necessità delle strutture sanitarie, ma di sicuro rappresentano un buon inizio per il neo presidente e commissario Nicola Zingaretti. A stabilire la smobilitazione di capitali è stato il tavolo tecnico ministeriale riunitosi per analizzare lo stato dell’arte nel piano di rientro approntato dalla Regione Lazio. Zingaretti promette che con questi soldi verranno immessi capitali nel sistema di pagamento dei creditori. Secondo il presidente, chiaramente, questa decisione premia anche la credibilità della sua amministrazione rispetto quella precedente. Tanto che lo stesso Zingaretti ha tenuto a specificare: “Il Tavolo tecnico ha giudicato in modo severissimo la gestione del lavoro svolto dalla Regione e dalla struttura commissariale nel corso del 2012. E questo spiega i motivi per cui nel corso dello scorso anno non c’è mai stato sblocco di risorse”. Pia de’ Tolomei

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ATTUALITÀ

Lorenzin se la prende coi ticket

Se fatti pagare equamente la Sanità incasserebbe dieci miliardi in più. Questi i numeri del ministro

Chiunque debba improvvisare l’argomento di riforma del sistema di spesa della Sanità se la prende coi costi per la lavanderia degli ospedali, sui costi delle siringhe poi passa si ticket. Argomentazioni giuste. Nessuno si aspettava che il ministro della salute a due mesi dal suo incarico intrattenga la stampa ancora con queste argomentazioni. Il sistema dei ticket deve cambiare, dice il ministro in un’intervista su La Stampa. La metà degli assistiti non li paga “perché esente, consuma l’80% delle prestazioni. Nel sistema attuale, è evidente che qualcosa non va in termini di equità e redistribuzione”, lascia intendere il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin parla del sistema che va cambiato. Lorenzin ha confermato che non ci sarà l’aumento di due miliardi a partire dal primo gennaio 2014 previsto dalla manovra estiva del 2011 del Governo Berlusconi: “Proprio questa mattina il ministro Saccomanni mi ha telefonato per dirmi che sarà garantita la copertura nel fondo sanitario. In cambio dovremmo metterci intorno al tavolo con le Regioni per chiudere al più presto un nuovo Patto della salute che riprogrammi sia la governance che la spesa sanitaria”.

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Ci sono, ha ribadito il ministro, dieci miliardi che si possono recuperare: “Possiamo risparmiare e ottimizzare le cure con il piano quinquennale per la deospedalizzazione e le cure domiciliari che stiamo perfezionando. Mettendo in rete ospedali Asl e studi dei medici di famiglia, mentre una mano ce la darà l’informatizzazione e il fascicolo sanitario elettronico”. Ma anche la prospettiva della “farmacia dei servizi può fare la sua parte garantendo prestazioni base e prenotazioni” così come altri risparmi possono creando “centrali di acquisto per i servizi come quello di lavanderia e gestendo meglio il sistema dei rifiuti”. Sempre dal piano di riprogrammazione della spesa che sarà definito nel nuovo Patto andranno ricavate le risorse anche per gli studi H24 dei medici di famiglia. Quanto ai ticket, la loro riforma non nasce dall’intento di fare cassa, ma dalla necessità di riequilibrare situazioni che in alcune aree del Paese vedono “gli esenti per reddito Irpef arrivare al 70%”, mentre coloro che pagano finiscono inevitabilmente per pagare troppo”. Bisogna quindi “spalmarli in modo più equo sulle prestazioni sanitarie e ridurre il numero degli esenti”. Vanni Fucci

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CURIOSITÀ

Il 96,6% delle nostre acque balneari è ok Ma i dati sono dell’anno scorso ed alcune incongruità sono evidenti Il mare dell’Emilia Romagna sarebbe più pulito di quello di Sardegna. Questo attestano i dati presentati il 17 giugno al Ministero della Salute da Beatrice Lorenzin. Un risultato che dovrebbe dare tranquillità a tutti i bagnanti, ma che invece per alcuni controsensi mette in agitazione. Il primo elemento consiste nel fatto che come elementi di analisi è stato preso a campione solo la rintracciata presenza di Escherichia Coli e di Enterococco. Quindi laddove la spiaggia monitorata avesse presenze batteriche ingenti che non sono di questi due tipologie, non avrebbe alcuna segnalazione. Le direttive su quali sono le modalità di prelievo sono quelle richieste dalle normative europee. Con questa premessa va rilevato che nelle 5.500 acque di balneazione dei nostri ottomila chilometri di costa, nel 2012 il 96,6% delle acque risulta in conformità. Di queste acque in perfetta conformità, l’86% seguono valori guida, il resto sono considerate di eccellenza. “Si tratta di dati scientifici rilevati in modo sistematico - ha fatto rilevare il ministro - Ed anche se non danno la completezza di nozioni che si vorrebbe, presentano un campione di informazioni importanti”.

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Il dato importante consiste anche nel fatto che la pulizia delle acque è migliorata dall’ultimo risultato, relativo ai rilevamenti del 2011 che erano dell’85,5%. Il problema sussiste. Laddove ci fosse stata - esempio di pura fantasia, ma che serve solo per indicare un’incongruità evidente - una nave che ha gettato a mare fiumi di petrolio per problemi di avaria e avesse contaminato le acque di una regione vasta, ebbene, questo non apparirebbe in questo studio. Ma, si risponde, la ricerca ha solo prodotto un grande lavoro di monitoraggio per ogni litorale che per essere assemblato ha avuto bisogno di tempi. Giunge sospetto però il fatto che questi dati siano divulgati proprio all’inizio di una stagione balneare e, infischiandosene di molte incongruità, tendano inavvertitamente a premiare spiagge come quelle della riviera romagnola, che spesso invece sono al centro delle polemiche. E i depuratori? Specialmente per l’effetto di rilevazione della mancanza del batterio la loro funzione è necessaria. E poi i problemi del mare arrivano quasi sempre da terra. Pia de’ Tolomei

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Voglio soffermare la vostra attenzione su un caso em-

blematico nel nostro sistema-paese. Sì, perché si fa un gran

Un atto della sua disperazione: vuole vendersi casa pare

continuare a curarsi. Da morto - ha detto - i beni che ho

parlare sulle riforme del sistema sanitario, sui costi, sulla

non mi serviranno.

care i problemi di alcuni soggetti che nell’insieme rendono

gazzi a difendere la libertà di altri popoli, perché la libertà

sinergia tra pubblico e privato, ma nessuno va a mai a toc-

E allora mi chiedo: che Stato è quello che manda dei ra-

chiaramente l’idea di quanto il nostro non-sistema possa

di ciascun popolo è anche la nostra personale libertà, e

dei miliardi di bilancio, meglio dell’indicazione dei flussi

con il gravame di quel che è successo? Marco Diana sta

essere malato. Rendono l’idea meglio dei numeri, meglio

poi non difende questi ragazzi una volta tornati a casa

migratori per motivi sanitari.

dando tutto sé stesso, la sua vita, i beni della famiglia.

guarda un militare. Anche su di loro si fa retorica in caso

la causticità propria della sua formazione militare.

Il caso che voglio porre all’attenzione del lettore ri-

di morte. Non si parla affatto nei casi di pericolo di morte

per motivi di servizio al quale il nostro Stato che arruola

e spedisce non riesce a prendersi carico.

Il caso è di un militare che contrae il cancro in servizio.

Oggi è costretto a pagarsi le cure da solo. Il granatiere di Sardegna è affetto da “carcinoide neuroendocrino del-

l’ileo metastatico multiplo epatico diffuso intestinale”.

Si chiama Marco Diana. Ha contratto la malattia durante

una spedizione militare per la notoria presenza di uranio

Tutto questo non gli servirà se dovesse morire, ripete con Sono questi i casi in cui il ministro della salute dovrebbe

intervenire, in silenzio, evitando inutili dichiarazioni di

esclusiva propaganda - come ci ha abituato da quando si

è insediata.

Sono questi i casi in cui il ministro della difesa do-

vrebbe intervenire disoccupandosi per un attimo della questione degli F35. Tanto la decisione volerà sopra la sua testa.

Sono questi i casi che risolti per il meglio dovrebbero

impoverito. Da anni va avanti chiedendo aiuto ad amici e

farci dire a ciascuno di noi: sono fiero di essere italiano.

applicazioni sperimentali che gli consentono di andare

ammalata, le cui cure debbono essere garantite dallo

Non ce l’ha fatta più e ha pubblicato il suo caso su Fa-

della cura. Costi quel che costi. Anche se la sua patologia

parenti. Una cura per la sua malattia non c’è. Si tratta di

avanti perché il suo tipo di tumore è aggressivo e raro.

cebook e martedì 4 giugno la sua situazione di impossibi-

lità a far fronte normalmente alle cure, possibili sono con

intervento privatistico, è stata pubblicata su La Stampa.

Ma al di là della fierezza, qui si tratta di una persona

Stato che ha il dovere costituzionale dell’universalismo è rara. Anche se la sua malattia non ha un protocollo.

Angelo Nardi

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Mensile di informazione Socio-Sanitaria Editore e Direttore Generale Mario Dionisi Direttore Responsabile Angelo Nardi Redazione Via Carlo Del Prete, 6 Tel. 0774.081389 Stampa Fotolito Moggio strada Galli, 5 Villa Adriana (Roma). Registrazione n. 31 del 29/06/2010 presso il Tribunale di Tivoli. Tutte le collaborazioni sono considerate a titolo gratuito, salvo accordi scritti con l’editore. Tutto il materiale cartaceo e fotografico consegnato alla redazione, non verrà restituito. Chiuso il 09/07/2013

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