Cittadini & Salute Giugno 2013

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Mario

Dionisi Cari amici lettori,

Secondo gli studi pubblicati dal Ministero della Sa-

maturata negli anni e oramai considerata un archi-

aumenta il ricorso ai servizi sanitari, alle prestazioni,

Bene. Non si capisce allora perché gli ospedali

lute con Agenas (dedicati al mondo degli anziani) alle indagini di laboratorio da parte dei cittadini.

Ma le “esigenze economiche” preferiscono il pri-

trave insostituibile per il nostro sistema.

debbano continuare a offrire servizi diagnostici le-

gati alla prevenzione, ai normali controlli che tutti

vato, a pagamento, piuttosto che il servizio pubblico.

debbono fare. L’ospedale dovrebbe essere un luogo

ed economico (Sic!) rispetto al pubblico.

pronto soccorso, di interventi chirurgici, ricoveri ur-

Motivazione: il servizio privato è più sicuro, veloce Sebbene siano considerati troppo cari i ticket, e i

superticket quindi siano troppo cari, le prestazioni negli ambulatori diagnostici privati sono eseguite in

di riferimento per coloro che hanno bisogno di genti, sicuramente legati a prestazioni diagnostiche

come la Tac, la Risonanza magnetica, l’ecografia, ecc… ma solo per un servizio legato alle urgenze e ai

ambienti confortevoli, puliti e senza liste d’attesa,

bisogni dei ricoverati.

le ricerche di Agenas e Censis.

tutti non fa altro che appesantire la mole di lavoro in

nalizzate alla prevenzione è la scelta più ragione-

di vita delle macchine, non garantendo il servizio

spendendo pure di meno. A dirlo non sono io, sono Ricorrere al privato per le analisi diagnostiche fi-

vole. Con gli aumenti dei ticket e con le liste d’attesa

Il fatto che gli ospedali effettuino la diagnostica a

quelle strutture togliendo personale, energie, tempi che si pretende ne ai ricoverati ne agli esterni. E non

la diagnostica è stata letteralmente scaricata dal ser-

si dica che i laboratori in convenzione hanno un co-

Davanti a questa verità non capisco come si possa

da parte del SSN sono ormai inferiori di oltre il 30%

vizio pubblico al privato.

sto superiore, perché le tariffe rimborsate al privato

nascondere il sistema sanitario nazionale. Il fatto

di quello rimborsato al pubblico.

gnostici convenzionati deve essere considerato una

quindi, secondo ciò che professo da anni, deve rico-

sone che ci lavorano dentro. L’eccellenza della dia-

un’unica esigenza “LA QUALITÀ”.

che esista una qualità indiscussa nei laboratori dia-

ricchezza per tutto il sistema, non solo per le per-

gnostica convenzionata, in Italia, è un’acquisizione w w w .ci tta d i ni es a l ute.i t

Una riforma del sistema sanitario nazionale,

noscere a ciascun attore il proprio compito con

Mario Dionisi

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ATTUALITÀ Il 14 maggio su New York Times Angelina Jolie ha raccontato di essersi sottoposta a una doppia mastectomia per ridurre i rischi del cancro al seno, visto che sua madre Marcheline Bertrand nel 2007 era morta per un tumore alle ovaie. L’attrice si era sottoposta a un test genetico, aveva raccontato al New York Times, ottenendo un responso infausto: nel suo corpo è presente un gene che aumenta dell’87% il rischio di un tumore alla mammella o alle ovaie. Così la scelta, a 37 anni. Il 20 maggio l’attrice ha perso anche una zia per la stessa malattia. Debbie Martin, 61 anni, la sorella minore della mamma di Angelina, morta a San Diego. Avrebbe avuto la stessa malattia, e presentava lo stesso gene difettoso, il BRCA1. Il cancro le era stato diagnosticato nel 2004. Ron Martin, marito della donna, ha spiegato: “Se avessimo saputo della pericolosità di questo gene avremmo sicuramente fatto la stessa scelta di Angelina”. Sul Sunday Times, il 19 maggio, viene pubblicata la testimonianza di un uomo d’affari della City londinese da cui si può iniziare per ritenere ci sia un vero e proprio inizio di una tendenza. L’uomo si fa togliere la prostata temendo l’insorgenza del cancro. Cinquantatreenne, londinese, ha deciso di farsi togliere la prostata senza che ci fosse alcuna affezione evidente di tipo tumorale.

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Tendenza

Cambiare i pezzi quando la diagnosi di dice che potrebbero andare in avaria. Il Dna e la genetica si pongono come nuova

Unico indizio un gene “difettoso”. Unica traccia che lo metteva in guardia sul rischio di sviluppare il cancro. Quella di Angelina Jolie si afferma come una vera e propria tendenza che va dalla scelta soggettiva e una nuova frontiera della Medicina preventiva che adotta la stessa chirurgia come metodo per evitare il peggio. Va detto che il cinquantreenne londinese era stato messo in allarme per il fatto che in famiglia ha avuto casi di tumore al seno o alla prostata. L’aver scoperto di essere portatore del gene BRCA2 deve non avergli lasciato dubbi, preferendo di operare prima dell’inevitabile malattia. Aveva partecipato ad una sperimentazione genetica presso l’Istituto di Ricerca sul Cancro (ICR) di Londra. Il geni BRCA1 e BRCA2 sono stati a lungo legati ad una forma aggressiva di cancro al seno. Angelina Jolie era risultata positiva al gene BRCA1 da cui la decisione vulgata in tutti i giornali e agenzie per l’asportazione chirurgica. Il fenomeno di mastectomia preventiva, voluto da Angelina Jolie, su sé stessa, sarà ricordato storicamente come una follia stelle e strisce per la quale il

corpo è una macchina fatta di pezzi la cui eventuale avaria deve essere causticata anzitempo, prima che dia effettive manifestazioni di sé. A giudicare lo stato di malattia, nel quale non fanno più differenza la possibilità con la realtà, è l’ideologia del Terzo millennio: la genetica. Una sorta di religione tribale della postmodernità. (Inutile dire le possibilità su un fatto futuribile sono assolutamente inutili perché, anche laddove siano minimi i spiragli contrari, in caso di conferma di questi ultimi la tesi principale non è mai smentita). Su questa scorta l’attrice statunitense si è sottoposta ad operazione facendo discutere tutto il mondo. Le sue spiegazioni in un articolo del New York Times. Il nostro primo intendimento era quello di non pubblicare questa tesi perché di nessun interesse scientifico. Il rischio invece era quello di indurre comportamenti emulativi in contesti, come il nostro, dove non c’è l’ideologia della perfezione, anche a costo di avere componenti artificiali. Negli Stati Uniti, invece, chi può, anche per un dente cariato o devitalizzato si procede alla sua sostituzione con un dente artificiale. w w w .ci tta d i ni es a l ute.i t


Angelina

ideologia imperante che se opera come medicina preventiva non potrà mai esser messa in discussione

Sempre negli Stati Uniti la spiegazione genetica è quella che appassiona tutti, sia in campo scientifico medico sia al livello di senso comune. La spiegazione per cui ogni malattia di una persona debba o possa esser riportata ad affezioni presenti nella familiarità inizia ad incrinarsi. E questo non solo perché si evidenzino sempre più malattie contratte a causa dell’Ambiente, ma anche perché in effetti la genetica non riesce sempre a dare risposte sulla derivazione delle malattie. Il caso di Angelina Jolie - che si fa operare in una parte così delicata per il corpo di una donna, in età in cui è ancora massimo l’appeal della sua femminilità - farà discutere per molto tempo ancora sul senso di attivare una medicina preventiva, anche in mancanza assoluta della più piccola prima avvisaglia. Il tutto tenuto in piedi da una tesi: la determinazione genetica delle affezioni che nel tempo affiorano nella fisiologia di una persona. E se tra dieci anni ci svegliassimo scoprendo che questa fu una delle tante sbornie ideologiche che ha offuw w w .ci tta d i ni es a l ute.i t

scato l’umanità? O se, invece, diventasse terapia consolidata? Con le analisi del Dna disponibili a prezzi più accettabili, si potrebbe conoscere la predisposizione alla malattia di un organo intervenendo ancor prima che l’organo sia in crisi. Il corpo si presenta, sempre più, come una macchina i cui pezzi, come se ci si trovasse dal meccanico, possono essere cambiati, modificati, e asportati. Il corpo, quindi, diventa sempre meno corpo e sempre più complesso strumentale per “dare corpo” ai propri intendimenti. Di qui ci sono le premesse per una nuova forma di spiritualismo, per il revival del concetto di anima, per la messa in assoluta preminenza della psiche. Questo perché la fisiologia umana si presenta come un aggregato di organi ciascuno funzionali al disegno di mettere in funzione la volontà di farsi spazio nel mondo conosciuto. Questa visione implica una rivoluzione profonda nell’aspettativa di sé, dove il corpo non è più l’elementare sé stesso i cui effetti vengono accettati

come una dotazione determinata da Dio o dalla Natura. Il proprio Sé si pone nei confronti del corpo sempre più come in aspettativa di funzioni che debbono rispettare una proiezione di quel che possono dare. Questo livello di efficienza può esser dato dalla norma ma anche da un credo riposto in qualche parte per cui certe prestazioni debbono essere eccellenti. Se non lo sono, allora, bisogna cambiare il pezzo. Quello che si propone, qui, non è la richiesta dell’accettazione di quello che nell’antichità veniva raffigurato come il proprio destino. Sacrosanto voler modificare al meglio delle possibilità di quel che si può fare, nelle occasioni dinamiche in cui il nostro operare è valutato e messo in discussione. Il problema, però, è non perder mai di vista la messa in discussione del contesto in cui l’operare è valutato. Non perdere di vista che il corpo non consiste nei pezzi di una macchina che possono essere modificati. Il nostro corpo si presenta come apertura al mondo. E il senso di questa apertura lo possiamo comprendere solo nelle circostanze in cui ci disoccupiamo del proprio Sé per metterlo in relazione con occasioni dinamiche date nel mondo. I pezzi, se necessario, possono esser cambiati. Ma la necessità non può esser dettata dai dettami dell’efficienza. Beatrice Portinari

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CURIOSITÀ

Trapianto di fegato per Lou Reed

Sul Times, Laurie Anderson, la moglie, dice che è stato salvato per miracolo. A settant’anni inoltrati il divo del rock continua a vivere pericolosamente “Non credo che si riprenderà completamente, ma riprenderà le sue attività nel giro di pochi mesi”. Così la moglie Laurie Anderson ha parlato delle condizioni di Lou Reed che ha superato un intervento di chirurgia al fegato. La star era da tempo fortemente affaticata. Era evidente in ogni sua apparizione, anche durante il concerto all’Auditorium di Roma nel 2011 era apparso l’ombra di quello che conoscevamo. In sostanza il trapianto gli ha salvato la vita, dice esplicitamente Laurie Anderson. Lou Reed ha settantuno anni. Ha iniziato nella seconda metà degli anni sessanta con la band che oggi è incasellata tra i miti assoluti della musica contemporanea: Velvet Underground.

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Ma il vero successo lo raggiunge, dopo una crisi personale profonda ad inizio anni Settanta proponendo la versione rock di suoi brani famosi e con il disco Berlin. Lou Reed ha avuto il merito di dare fiato alla musica rock nel bel mezzo degli anni Settanta quando cui il genere mostrava qualche segno di stanchezza creativa. Ma la sua vita è costellata anche di brutte abitudini come l’alcol e la droga. I problemi di Reed con la droga e l’alcol erano d’altra parte celebrati con la sua musica ma anche con sua esplicita ammissione: “Ho cercato di sbarazzarsi della droga e del bere - ha scritto undici anni fa - ma non ha funzionato”. L’intervento chirurgico è stato effettuato a Cleveland ad inizio maggio.

Meno fortunata di Lou Reed fu la cantante dei Velvet Underground, Nico, che riuscì a vincere la tossicodipendenza ma perse la vita in un banale incidente stradale nel luglio del 1988, in vacanza a Ibiza. Una caduta in bicicletta con una forte contusione cranica le fu fatale e morì due giorni dopo a causa di un’emorragia cerebrale. Una vita a metà tra leggenda e trasgressione come normale condotta di vita. Ma mentre per Nico la sua lotta contro la tossicodipendenza è stata vincente, per Lou Reed, su sua stessa ammissione, lo ha visto sempre soccombente. La riflessione sulla diversa fortuna tra i due, al di là della conferma delle devastanti conseguenze della droga, fa legare più al caso la buona o la cattiva sorte nella vita di una persona. Piccarda Donati

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ATTUALITÀ

Abidal ce l’ha fatta

Ma quelli del Barca sono tristi. L’uomo simbolo della lotta vincente contro il cancro al fegato vuole continuare a giocare. Ma lo farà con un’altra squadra

La società della Catalogna non può onorare la promessa di tenerlo in squadra per gli ultimi due anni di carriera. E allora tutti lo piangono. Nessuno si ricorda che il terzino Eric Abidal è stato salvato da un cancro al fegato che poteva portarlo alla tomba in giovane età ed ha superato brillantemente un trapianto al fegato. Il trentatreenne potrà continuare a giocare, ma non al Barcellona. La dirigenza gli ha proposto un ruolo come direttore tecnico della squadra giovanile ma lui ha rifiutato. Non vuole essere un pensionato speciale. Vuole calcare i campi di gioco e mostrare al mondo quel che vale. Tutto bello e giusto. Ma non è possibile farlo al Barcellona. Quindi l’addio consacrato per la partita Barcellona-Malaga finita 4-1. Abidal ha salutato il suo pubblico e i compagni che lo hanno festeggiato, e per questo non si capisce il clima da commiato. La sua vicenda è iniziata il 15 marzo 2011 quando gli diagnosticano un tumore al fegato. Gli viene rimosso due giorni dopo. Due mesi dopo è di nuovo in campo per gli ultimi minuti della semifinale di ritorno in Champions League ed entra titolare fisso per la finale di Champions contro il Manchester

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United, vinta dal Barcellona. Ma ad un anno esatto da quella prima operazione viene annunciata, per lui, una nuova operazione al fegato. Stavolta si tratta di un trapianto. In questi giorni è stato escluso un suo ritorno in campo. Questo perché diminuendo le difese immunitarie il francese potrebbe trovare molti problemi a continuare nella sua attività agonistica. L’operazione di trapianto è stata effettuata il 10 aprile del 2012, ed è durata nove ore. Il donatore è il cugino Gerard. A fine 2012 era stato annunciato il suo ritorno in campo. Ed è il 6 aprile 2013, il suo nuovo esordio. Di qui, come le favole a lieto fine tutti si pensava un fine carriera al terzino francese, Ma così non sarà. E come se ci fosse bisogno di ulteriore particolare ad una vita salvata per bravura dei chirurghi ma anche per la diagnosi effettuata in tempi più che solleciti, si riporta la parte negativa per cui il giocatore non potrà continuare nel Barcellona. Come se avere salva la vita non fosse un conforto sufficiente piuttosto che continuare a giocare nel team che finora lo ha protetto consento gli di vincere ben altre battaglie che quella per vincere la Champions League. Giovanna Visconti

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Ospedale Regina Apostolorum Ospedale Regina Apostolorum Via San Francesco d'Assisi, 50 00041 Albano Laziale (Roma) www.reginapostolorum.com info@reginapostolorum.it

Italian Hospital Group e Ospedale Regina Apostolorum CUP 06.93298000

L’Ospedale classificato Regina Apostolorum di Albano Laziale, la cui attività si inserisce a pieno titolo nell’ambito de S.S.R., dal 1 febbraio 2013 è passato sotto la gestione della Italian Hospital Group 2 Spa, afferente al gruppo della Italian Hospital Group Spa. Le attività e le prestazioni erogate sono equiparate a quelle delle strutture sanitarie pubbliche, con l’esclusione di quelle prestazioni che contrastano con i valori ed i principi della dottrina cristiana. La Italian Hospital Group Spa si è impegnata all’esecuzione di lavori di ristrutturazione, trasformazione e ampliamento, al fine di rendere la struttura più moderna e funzionale. I primi interventi saranno dedicati alla ristrutturazione e all’adeguamento dei reparti di Oncologia e Medicina. Le stanze saranno dotate di tutti i confort necessari ad elevare la qualità di vita del paziente nel periodo di degenza. Il Progetto di rinnovamento prevede un nuovo look per il CUP, al fine di agevolare l’utente nella fase di accettazione e ridurre i tempi di attesa. Sarà migliorata anche la viabilità interna dell’ospedale e migliorata l’area adibita a parcheggio. L’opera di ristrutturazione coinvolgerà anche il “reparto solventi”, nel quale i pazienti che lo richiedessero potranno usufruire, a pagamento, di confort alberghieri integrativi ed w w w .ci tta d i ni es a l ute.i t

opzionali rispetto agli standard previsti nei ricoveri a carico del S.S.N. Nel reparto solventi ogni camera sarà dotata di un solo letto, con servizi privati, telefono e televisore. Il paziente potrà godere di un servizio personalizzato adattato alle proprie esigenze, manifestando anche la proprie preferenze rispetto al menù, sempre nel rispetto delle indicazioni del nutrizionista e del medico. Tuttavia, si sottolinea che le prestazioni sanitarie e i protocolli di cura, indipendentemente dalla tipologia di ricovero, sono uguali per tutti i pazienti. L’attenzione è posta anche all’implementazione delle attività private già esistenti e alla realizzazione di un Centro Odontoiatrico di alto livello, nonché della chirurgia oculistica.

NEWS DALL’OSPEDALE REGINA APOSTOLORUM ALLERGOLOGIA

Dal 1 giugno 2013 è attivo l’ambulatorio diretto dal Prof. Enrico Scala. A breve sarà adottato il TEST ISAC, un nuovo metodo in grado di identificare ben 112 allergeni che possono scatenare un’allergia. Il test è semplice, facile e sicuro.

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ATTUALITÀ Il Web, come medico di famiglia. Sei su dieci consultano il computer per capire la propria malattia. Il web è sempre più utilizzato per la cura della salute. Sia dai medici che dai pazienti. Il 59% degli utenti seguono il web e tramite uno smartphone la e-Health ha sostituito il consulto medico. Ed è proprio per via digitale che il 43% dei pazienti entra in contatto diretto con medici e istituzioni sanitarie. Ma sono i medici quelli più restii ad usare il web. In effetti, la medicina sul web ha notevoli rischi. Infatti solo il 27% di loro incoraggia i propri pazienti a farne uso. E i più refrattari sono proprio i giovani medici che nel 53% dei casi temono di perdere il contatto con il paziente. Il pericolo, insomma, è che la sanità digitale diventi il pretesto per una “medicina fai da te” sicuramente poco efficace oltre che foriera di un consumismo sanitario già diffuso. Logica vorrebbe che a preferire una visita “vera” rispetto a un consulto via web sia più il paziente che non il medico. E che a orientarsi verso le nuove tecnologie nella relazione con i propri pazienti siano i medici più giovani, rispetto ai più anziani. Un’indagine della PriceWaterhouseCoopers sovverte completamente quel che potrebbe apparire come ovvio. La ricerca è stata condotto in Danimarca, Germania, Spagna, Regno Unito, Brasile, Cina, India, Sud Africa, Turchia e Stati Uniti.

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Stai male? Batti la parola

Quando la medicina, nel bene e nel male, passa attraverso il computer e internet. La difficoltà di dividere nozioni che possono divulgarsi come

È stata presentata al Forum PA a Roma, il 29 maggio. Secondo PriceWaterhouseCoopers i nuovi media sono più utilizzati dai medici. Ma anche dai pazienti. Tanto che per il 59% di questi le applicazioni web e smartphone della e-Health hanno sostituito la tradizionale visita con il medico. Ed è proprio per via digitale che il 43% dei pazienti entra in contatto diretto con medici e istituzioni sanitarie. (A dare contezza della ricerca è una nota Ansa di cui si riportano i termini salienti). Ma, sempre i medici, appaiono anche refrattari alle nuove tecnologie. Probabilmente perché sono consapevoli dei rischi della e-medicina. Innanzitutto, l’impossibilità di ridurre cognizioni molto complesse e articolate in nozioni che possano essere facilmente comprensibili alla lettura di ciascuno, anche se non profondo conoscitore di scienze biologiche. Tra i medici, solo il 27% incoraggia i propri pazienti a farne uso. E i più refrattari sono proprio i giovani medici che nel 53% dei casi temono di perdere il contatto con il paziente. Il problema è il rimedio fai da te ai problemi della salute.

La convinzione che si possano facilmente contestare le decisioni di uno specialista. E poi c’è il problema del consumismo sanitario. Ma che la sanità debba fare i conti con i nuovi media lo conferma anche un recente studio promosso proprio da Google, secondo il quale l’84% dei pazienti ha rivelato di utilizzare sia fonti online che offline per valutare le strutture. E se il 49% degli intervistati ha confermato di ricorrere al consiglio del medico di fiducia, il 77% si è affidato ai motori di ricerca, il 76% ha navigato sul sito web di un luogo di cura e il 52% su siti informativi dedicati alla salute. Il 98% dei pazienti effettua la propria ricerca attraverso un pc fisso o portatile, ma cresce la percentuale di quanti dichiarano di ricorrere anche ad altri strumenti: circa un terzo utilizza un tablet o uno smartphone ogni giorno per le ricerche o per la prenotazione stessa delle prestazioni. I video online, infine, sono importanti per le strutture per raccontare storie di vita, informare e creare relazioni attraverso la narrazione. w w w .ci tta d i ni es a l ute.i t


chiave su Google!

grande occasione di conoscenza, ben diverso dall’affermazione di leggende metropolitane. Ma internet è il futuro del Sistema sanitario

Ma finalmente il problema della digiatalizzazione arriva in modo esplicito anche al ministero della salute. Beatrice Lorenzin (il ministro) ha esplicitamente detto: “Il sistema va innovato!” Si tratta solo della premessa per dire come la digitalizzazione del sistema sanitario vada messa al primo posto delle priorità. “L’innovazione digitale in sanità può garantire un risparmio pari a 7 miliardi di euro. È per questo che stiamo lavorando con gli altri ministeri per costruire un approccio integrato che metta a sistema il potenziale già esistente”. Lorenzin l’ha detto a chiusura della conferenza su l'innovazione per la sostenibilità del sistema sanitario organizzata da Federsanità Anci il 29 maggio, all'interno del Forum della pubblica amministrazione. Ed ha aggiunto: “Il fascicolo sanitario elettronico che favorisce un sistema di informazione in tempo reale e consente un miglior monitoraggio dell’appropriatezza delle prestazioni. E, infatti, stiamo aggiornando le banche dati, in modo da uniformare le procedure in tutto il Paese”. Il 7 maggio, sempre il ministro, ha detto che il Sistema sanitario nazionale deve trovare un nuovo modello. w w w .ci tta d i ni es a l ute.i t

Beatrice Lorenzin davanti ai medici della Cisl è intervenuta ad un’assemblea di medici, il neo ministro Lorenzin ha sostenuto che c’è bisogno di un progetto organico di riforma. Bisogna mettere le mani - ha detto Lorenzin sugli assetti del nostro sistema sanitario e non per “ammodernarlo” o manutenerlo”. Ma ammette anche non esserci ancora una raffigurazione esemplare per fare analisi. Problema dei problemi: il ridimensionamento dei servizi sanitari per ottenere risorse fresche da mettere sul piatto dei nuovi impegni. Primo argomento all’ordine del giorno: i ticket. Ma l’argomento centrale è sollo sfondo del nuovo welfare. Ed in questo entra il ragionamento sul riassetto del welfare dal punto di vista del federalismo. Ciascuno deve vedere bene in casa sua, facendo i conti con le proprie disponibilità. Quindi, in altri termini, la conferma del meccanismo voluto dalla riforma del Titolo Quinto escludendo così il suo ripensamento con i tratti verticistici tradizionali dello Stato italiano. Ma, in sostanza il problema della rivoluzione digitale - me-

glio dovrebbe dirsi allineamento alla normalità - è un appuntamento imprescindibile per la Sanità. Da più parti si chiedono investimenti per il digitale nel sistema di cura della salute. Sul Corriere della Sera del 24 maggio pubblicata la proposta dell’avvento del digitale per la Sanità. Il servizio del quotidiano di via Solferino si basa su una ricerca dell’Osservatorio sulla ICT in Sanità. Il Sistema sanitario negli ultimi anni ha speso sempre meno e di certo la spending review non ha aiutato. Nel 2012 si è arrivati a 1,23 miliardi di euro. La diminuzione rispetto all’anno precedente è di -5%. La Sanità italiana, invece, parere unamime, avrebbe bisogno di una rivoluzione digitale, proprio per diminuire i costi. Con prenotazioni online di servizi ambulatoriali, l’ottenimento di referti medici, diagnostica, consistono in evidente risparmio per l’utente. Ma soprattutto i sistemi di controllo della spesa, la sua evidenziazione, il carattere generale delle caratteristiche di bilancio, rappresentano un sistema di confronto irrinunciabile nei nostri tempi. Sono chiaramente gli enti regione a dover acquisire la regia di attuare il mandato pieno della digitalizzazione. Il problema però consiste nelle differenze originarie nelle diverse organizzazioni sanitarie. Dolcino da Novara

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RICERCA

Zittire la pazzia che è dentro

Un metodo psichiatrico col quale la parte sana della psiche regola quella malata Si chiama Avatar Terapia. Non è fantascienza. È una tecnica per cui si fa creare al paziente una sorta di avatar. A questo raddoppio di Sé vengono dati gli elementi suggeriti e le caratteristiche fisiche della persona immaginaria che è dentro il presunto malato di sindrome da scissione. I risultati incoraggianti di questa ricerca sono stati pubblicati su British Journal of Psychiatry. Il personaggio virtuale deve dare indicazioni importanti al terapista. Si tratta della vera e propria personificazione del proprio “due fantasticato”. Questo proprio doppio interagisce col paziente. Lo incoraggia a non ascoltare quanto gli viene detto, e man mano i suoi consigli diventano più rassicuranti, in quanto arriva ad affermare frasi come: “Ho capito che ti sto facendo del male” oppure “Ti lascerò in pace”. La speranza, il motivo della ricerca, il progetto di ricerca vuole che il soggetto schizofrenico impari a gestire le voci interiori ma anche resisterle. Il caos mentale arriva quando la persona non sa come difendersi da sé stesso. Il metodo di ricerca è il solito. Il gruppo di pazienti viene diviso in due. Quelli sottoposti all’avatar terapia, e quelli no. Le risultanze di questa ricerca danno che uno schizofrenico su quattro

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non trae alcun vantaggio dagli antipsicotici. Il nuovo metodo ha prodotto risultati incoraggianti: tre dei pazienti tormentati dalle voci di dentro per un periodo compreso tra i 3 anni e mezzo i 16 anni, sono riusciti a smettere di sentirle. L’individuazione della malattia arriva nel 1908 grazie ad Eugen Bleuler. Significa “mente divisa”. Ma con schizofrenia non significa semplicemente “doppia personalità” oppure molte personalità. Si intende, piuttosto una “suddivisione delle funzioni mentali” a causa della presentazione sintomatica della malattia. Quando si parla di schizofrenia si deve intendere quella malattia psichiatrica per cui ci sono alterazioni del comportamento come dell’affettività, ma anche del pensiero. Il malato schizoide ha allucinazioni, deliri. Dà manifestazioni di paranoia. Parla in modo sconnesso. Ha poca vita sociale, fino a non averne affatto. Il dibattito tra genetica e problemi prodotti da cattive abitudini è tuttora aperto. Le neuroscienze non hanno ancora trovato una causa organica. Le combinazioni possibili di molti sintomi hanno avviato un dibattito sul fatto che la diagnosi possa essere di un unico disturbo piuttosto che la somma di un certo numero di sindromi distinte. Alagia Fleschi

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CURIOSITÀ

Più generici meno griffe

Se ne è discusso il 29 maggio nel Forum per le pubbliche amministrazioni. I famacisti schiacciati tra la prescrizione medica e il paziente I generici invece del farmaco di marca sono oramai divenuti una pratica costante, sia nella prescrizione del medico come nell’acquisto del paziente. Dallo scorso agosto in cui la norma è diventata legge di Stato, il principio attivo è preferito in luogo del prodotto griffato. In Calabria si passa da +25% a +36%, in Basilicata da +12% a +26%, in Campania da +14% a +24%, nel Lazio da +13% a +25%, in Liguria da +15% ad un +26% , per finire con le Marche, dove la crescita passa da +12% a +23%. Aumenti rilevanti, che si affiancano a quelli meno importanti registrati da regioni come il Piemonte (da +15% a +20%), il Veneto (da +16% a +23%), l’Emilia Romagna (da +15% a +21%) e la Lombardia (da +18% a +22%), dove però già prima dell’introduzione della norma dettata introdotta nell’agosto scorso il ricorso ai generici aveva già raggiunto quote importanti. Anche la titolare del dicastero della Salute, Beatrice Lorenzin, dal Forum PA di Roma il 29 maggio, si è limitata a riservare ai dati di AdnKronos un laconico commento. Ha solo osservato che i generici sono “Fattore positivo perché ci stiamo avvicinando ai numeri dell’Europa e stiamo riequilibrando il settore”. w w w .ci tta d i ni es a l ute.i t

Ma in piena critica è entrato il segretario generale della Fimmg Giacomo Milillo. In discussione è la facoltà di sostituzione concessa al farmacista. “La sostituzione di un farmaco va governata - ha detto Milillo - perché può confondere soprattutto gli anziani con più patologie, che assumono anche 4-5 farmaci diversi ogni giorno”. Ma l’argomento centrale è un altro: la confusione induce inoltre una minore aderenza alla terapia, o addirittura ad abbandonarla. Centrale, deve continuare ad essere, la figura del medico. A questo non si può sostituire il farmacista. Enrique Häusermann, presidente di AssoGenerici, nel corso del convegno ha però esposto una tesi contrapposta: “È doveroso ricordare che il medico può già oggi indicare nella ricetta un determinato farmaco generico e anche chiederne la non sostituibilità, così da eliminare alla radice il problema dei cambiamenti di prodotto spesso lamentati dalla Fimmg”. Ma le nuove norme non intaccano la possibilità del medico di indicare uno specifico prodotto né di renderlo non sostituibile. La non sostituibilità deve essere sinteticamente motivata. L’indicazione della molecola accanto è il

modo per rendere chiaro al paziente che passare all’equivalente non significa cambiare farmaco, ma soltanto cambiare confezione e prezzo. Ma sarà poi vero? Chi garantisce sulla qualità industriale del prodotto farmaceutico acquistato a prezzi di ribasso? Una polemica strisciante, ma che non è ancora assurta ai rigori della cronaca, ritiene che per molte molecole ci sia una percentuale diminuita di efficienza, rispetto al diretto farmaco di marca. In effetti, secondo l’Aifa, il vaglio scientifico che non dà spazio a errori nei farmaci di marca. La cultura del farmaco equivalente si è ulteriormente diffusa anche in Italia e le farmacie non possono che registrare il dato con soddisfazione e apprezzamento, perché hanno collaborato alla diffusione di questi medicinali fin dal 2001. Il problema quindi è la figura del farmacista che rischia di rimanere schiacciato tra il medico che prescrive il farmaco e il paziente, ma da professionista è sicuramente abilitato a dare il farmaco adeguato. La diffidenza dell’italiano medio però lo ritiene persona commercialmente interessata a questa scelta. Ma lo stesso potrebbe dirsi anche del medico. Gemma Donati

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RICERCA

Prostata il nuovo male oscuro che cresce

Aumentano i casi di ammalati che degenerano in neoplasie. La prostata non dà dolori ma inizia a dare notizie di sé dopo i cinquant’anni, quando si fa pipì in modo più frequente

Individuare il tumore della prostata, è possibile farlo per tempo. Ma ci sono anche i casi in cui la biopsia tradizionale non è sufficiente. Non sempre si riescono a raggiungere tutte le zone della ghiandola. A questo si sta finalmente ovviando con l’adozione di ecografi tridimensionali che simulano, ricostruiscono e registrano il percorso dell’ago all’interno della ghiandola. Con la biopsia in 3D si ha quindi finalmente un controllo di qualità del prelievo e la ragionevole certezza di aver effettuato una valida mappatura della prostata. Il 30 maggio si è riunita a Montecatini l’Associazione Urologi Italiani. L’incidenza del tumore alla prostata arriva al 12% degli uomini e sorpassa quella del polmone che è del 10%. Ma c’è un modo preliminare per capire se si è a rischio o se bisogna iniziare a frequentare più spesso l’urologo: l’analisi diagnostica del PSA (Antigene Prostatico Specifico). Metodo più approfondito consiste nellla biopsia prostatica, lo strumento diagnostico per eccellenza. Un tipo di prevenzione consiste nella vita sana, fare sport costantemente, dieta mediterranea.

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Alimentazione sana e attività fisica sono i fattori di rischio modificabili più importanti per impedire lo sviluppo, alterare il comportamento del tumore e arrestarne la progressione, suggeriscono gli esperti: “Molti elementi della dieta mediterranea possono giocare un ruolo importante nella prevenzione della neoplasia”. La diagnostica per immagini vede il tumore della prostata. La Risonanza Magnetica (RM) ha un’elevata sensibilità per il carcinoma prostatico. Il problema però è che non si può effettuare la biopsia transrettale sotto RM. Fortunatamente sono stati di recente introdotti software cd di “fusione elastica”, che sono in grado di trasferire le informazioni della RM sull’immagine ecografica tridimensionale. È nata così la “fusion biopsy“ o biopsia con fusione, che già nelle prime serie si è dimostrata in grado di aumentare significativamente sino a raddoppiare l’accuratezza diagnostica. Verrà quindi ridotto il numero delle biopsie inutili e verrà fornito al clinico un inquadramento migliore, che consentirà di sbagliare sempre meno nell’attribuire una categoria di rischio al tumore prostatico. Matilde di Canossa

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ATTUALITÀ

Quando il pericolo arriva dal sole

Il 27 maggio è stato il giorno dedicato alla lotta al melanoma. Con l’arrivo dell’esposizione del corpo al caldo estivo è doveroso proteggersi con creme di protezione adeguate al proprio tipo di pelle

Sono colpite da melanoma circa duecentomila persone nel mondo, settantamila in Italia. La causa è determinata da alterazione genetica, ma la scorretta esposizione al sole consiste in uno dei fattori di rischio più evidenti che, sollecitano eventuali tendenza a questa alterazione genetica, oppure causano materialmente la neoplasia della pelle. Il discorso, quindi, è sulla prevenzione. Nel novantacinque per cento dei casi si guarisce. In gran parte dei casi è sufficiente l’asportazione del neo. Ma se trascurato il melanoma può degenerare espandendosi. In questo caso il tumore può determinare metastasi. Così il contagio in altri organi riduce il tempo di vita ad un anno. Evitare tutto questo è doveroso. Per questo chi in famiglia ha conosciuto in modo indiretto il melanoma deve farsi visitare da un dermatologo una volta l’anno. Anche chi ha molti nei, occhi chiari, chi ha avuto bruciature solari deve tutelarsi in modo preventivo. Lo specialista saprà indicare la crema abbronzante con fattore di protezione adeguato al tipo di pelle. Ma la prevenzione migliore consiste nel prendere il sole in modo graduale e

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non nelle ore di punta, quando c’è massima esposizione. Evitare le concentrazioni e, se proprio si è maniaci della tintarella, esporsi gradatamente nei giorni. Il giorno dell’Euromelanoma day è stato attivato un numero verde l’800591309. Il melanoma è una malattia il cui rischio è più insorgente nelle persone chiare di pelle. Sono i raggi ultravioletti che hanno un incidenza nella determinazione del tumore. Ma la malattia può insorgere in qualunque distretto corporeo anche non irraggiato. Non ci sono regole o prevedibilità. Si possono insediare in modo nuovo oppure da un neo che c’era da tempo. Bisogna ricorrere ai ripari di uno specialista quando ci sono forme asimmetriche. Oppure nel caso di bordi o colore come dimensione ed estensione rispetto a una presenza che c’era da tempo ma non destava sospetti. Le ricerche hanno osservato che spesso ci sono casi di recidive: chi ha sofferto per una neoplasia cutanea ha maggiori possibilità che si sviluppi nuovamente. Confutata l’incidenza di contraccettivi orali come causa del loro determinarsi. Pia de’ Tolomei

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CURIOSITÀ

Michael Douglas vittima del sesso orale Sarebbe stato il cunnilinguus la causa del suo tumore alla gola sconfitto Vero è che una volta superata la malattia ci si può anche scherzare su e prenderla come spunto per dichiarazioni forti. Ma altrettanto vero è che la dichiarazione resa dall’attore statunitense Michael Douglas sul cunnilingus - il sollecitare con lingua e bocca l’organo genitale femminile per procurargli un orgasmo - non è destituita di fondamento scientifico. Su Journal of Clinical Oncology era già stato pubblicata una ricerca che associava il tumore alla gola alla pratica erotica orale. Michael Douglas l’ha presa in parola e l’ha fatta sua adducendo a questa causa la sua malattia brillantemente superata. Douglas è stato sotto terapia da agosto del 2010 a gennaio del 2011. Ha una bellissima moglie - Catherine Zeta Jones - sposata nel Duemila, ma va detto anche che precedentemente è stato oggetto di gossip per la sua dipendenza sessuale. Non si sa bene se trattasi di argomentazione moralistica, ma esiste un aumento di casi di cancro alla gola le cui origini sono additate alla pratica del sesso orale Il cancro alla bocca e alla gola trova una radice comune con la diffusione del virus HPV, o papilloma virus umano, quindi della diffusione del sesso orale: negli ultimi dieci anni le diagnosi di cancro orale legate al virus HPV sono triplicate. Sillogismo, questo incremento di casi di cancro alla bocca e alla gola dipendono dal sesso orale. A rafforzare questa tesi c’è anche il fatto che i casi di cancro orale cor-

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relati all’infezione da HPV sono in aumento, mentre quelli non correlati al virus sono in diminuzione. Si tratta però di una tipologia di malattia con una prognosi meno drammatica che quella più conosciuta. (Pubblicato su Journal of Clinical Oncology nel luglio 2011). Il problema però è che aumentano i casi di tumore alla gola. I dati sono stati pubblicati su Journal of American Medical Association. E una delle cause, insistono i periodici scientifici americani, è da attribuirsi al sesso. Anche i periodici scientifici non recedono dal pubblicare informative sul sesso tese a dare pruriginosità all’argomento in questione più di quanto l’argomento in sé possa già dare. La connessione tra sesso e tumore stavolta è data tout court. Di nuovo si parla di cancro alla gola: HPV. La ricerca sul papilloma virus umano è su 5.500 persone. L’incidenza del virus nel cavo orale in uomini e donne tra i 14 e 69 anni di età che hanno fornito un campione di cellule della bocca prelevate dopo un gargarismo con uno speciale collutorio. Negli uomini il virus è risultato presente in 1 caso su 10, nelle donne nel 3,6% dei casi. L’HPV si individua come virus legato a tumori genitali e anali, può provocare lesioni ai genitali. Cinque mesi fa la notizia del rapporto tra sesso orale cancro alla gola ha fatto il giro del mondo. In questo nuovo studio non è importante tanto la specificità dell’atto quanto la sua frequenza e la promiscuità. Un ulteriore argomento per sollecitare la ricerca ad avanzare sulla scoperta del vaccino. Vanni Fucci

Mensile di informazione Socio-Sanitaria Editore e Direttore Generale Mario Dionisi Direttore Responsabile Angelo Nardi Redazione Via Carlo Del Prete, 6 Tel. 0774.081389 Stampa Fotolito Moggio strada Galli, 5 Villa Adriana (Roma). Registrazione n. 31 del 29/06/2010 presso il Tribunale di Tivoli. Tutte le collaborazioni sono considerate a titolo gratuito, salvo accordi scritti con l’editore. Tutto il materiale cartaceo e fotografico consegnato alla redazione, non verrà restituito. Chiuso il 08/06/2013

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