Cittadini & Salute Gennaio 2012

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Editoriale

Costi 2012, tra farmaci e servizi sanitari di Angelo Nardi Anche sul versante della salute

oramai gli elementi di preoccupazione non stanno tanto o non

solo in situazioni di degenera-

zione di comportamenti tali da far nascere casi di malasanità.

A preoccupare la sanità non è

più tanto l’operato dei medici, la funzionalità

delle

strutture,

l’avanzamento della ricerca o la collaborazione delle imprese

farmaceutiche. Ora a preoccupare di più è la crisi finanzia-

ria, anche in materia di salute. Conti fatti non dovrebbero

esserci molte spese in più per curarsi nell’anno in corso.

Quel che preoccupa invece sono gli effetti dell’inflazione

che non guarda l’importanza dei generi merceologici o dei

servizi. Se si innalza la spirale inflazionistica, questo ri-

guarda un po’ tutti. Nell’intero corso del 2012 si stima possa arrivare a 4,5 miliardi la spesa per i ticket sanitari. In media, 140 euro a persona - almeno di quelli non esenti da ticket.

Si tratta del risultato di un’addizione voluta dalle nuove

disposizioni in merito a detrazioni relative alla sanità per le

quali gli italiani dovranno sostenere un “super ticket” di 10

euro sulla specialistica (pari a 834 milioni). Questo speciale balzello nel 2011 era comunque già applicato, ma solo da agosto e alcune regioni più virtuose in termini di bilancio

sanitario ne erano rimaste escluse. In questo modo sono stati

incassati 381,5 milioni.

Facendo i conti su proiezioni vicine ai dati statistici del-

l’anno appena concluso, si prevedono questi oneri per il tic-

ket: 1,332 miliardi sui farmaci (spesa 2011 più tasso

inflazione), 3,214 miliardi sulla specialistica e pronto soc-

corso (spesa 2011, più totale incassi del super ticket), per un

totale appunto di 4,546 miliardi di euro.

Ciascun cittadino non esente nell’anno in corso dovrà so-

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Questa, la Sanità che ringrazia George rimesso in piedi

La Sanità si concentra sempre più a casa 2012, solo il lavoro in salute ci può salvare Struttura Residenziale Socio Riabilitativa “Villa-

nova”: un percorso di riabilitazione psichiatrica territoriale

“Patto per la Salute”, c’è da pagare! Enti regione si misurano come sistemi sanitari Secessione nel diabete Annunciata l’alternativa al paracetamolo Chi fa sport ricorda meglio L’intensità è meglio della durata Lo “spread” fa male al cuore Governo, miracoli per salvare la Sanità del Lazio

stenere il costo per i ticket su analisi, visite e pronto soccorso

99 euro. Facendo i debiti rapporti risulta facile il differen-

ziale di 14 euro che dovrà essere sostenuto maggiorato ri-

spetto al 2011. Invece sul versante, ticket per farmaci non ci si dovrebbe discostare dalla media per la spesa da sostenere

presso ciascun paziente-utente della sanità. Si prevede infatti il costo medio per i non esenti di circa 41 euro l’anno.

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Cittadini & Salute Mensile di informazione Socio-Sanitaria Editore e Direttore Generale Mario Dionisi Direttore Responsabile Angelo Nardi Art Director Antonella Cimaglia Webmaster Mariano Trissati Redazione Via Galletti,16 00012 Villanova di Guidonia (Rm) E-mail: redazione@cittadiniesalute.it Tel e Fax 0774 529498 - 0774 320278 Stampa Fotolito Moggio strada Galli, 5 Villa Adriana (Rm). Registrazione n. 31 del 29/06/2010 presso il Tribunale di Tivoli. Tutte le collaborazioni sono considerate a titolo gratuito, salvo accordi scritti con l’editore. Tutto il materiale cartaceo e fotografico consegnato alla redazione, non verrà restituito. Chiuso il 05/01/2012

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Attualità Nell’ambito del Rapporto annuale 2011, l’Istat ha rilevato che Il 71,1% degli italiani dicono di star bene. Come l’anno scorso. Sono gli uomini (75,1%) quelli più ottimisti o che si percepiscono meglio. Le donne (67,2%) invece hanno maggiore percezione di loro stesse. Di questo si deve far grazie alla Sanità intesa in senso lato, il servizio pubblico ma anche e soprattutto la diagnostica pubblico-privata come le strutture private convenzionate e non. Il 38,4% dei residenti in Italia ha dichiarato di essere affetto da almeno una delle principali patologie croniche rilevate, che sono ovviamente più frequenti nelle fasce di età anziane: già nella classe 55-59 anni ne soffre il 54,8% e tra le persone ultrasettantacinquenni la quota raggiunge l’86,2%. Il 20%, infine, ha dichiarato di essere affetto da due o più patologie croniche. Quelle più diffuse sono l’artrosi/artrite (17,1%), l’ipertensione (15,9%), le malattie allergiche (10,3%), l’osteoporosi (7,2%), la bronchite cronica e asma bronchiale (6,1%) e il diabete (4,9%). Confermato il dato che l’Italia è tra i Paesi più longevi d’Europa. Una condizione che non deve rallegrare se si vede anche il suo rovescio in termini di prospettive: peggiorano gli stili di vita su emulazione dei paesi ancora più tecnologici che hanno un livello di qualità della vita e un livello medio di quantità inferiore al nostro. Le nostre autorità in termini di sanità dovrebbero rivendicare questo primato ai concittadini in modo esemplare.

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Questa, la Sanità In Italia si vive di più. Sulla salute e la longevità si dovrebbe fare uno spread specifico con la

La media di vita è di 76,1 anni per gli uomini e 82,2 anni per le donne. Sulla disabilità da senescenza: in Italia nel 2007, sebbene le donne abbiano una vita media di 5,5, anni più elevata degli uomini (84,2 anni rispetto ai 78,7), hanno in media 6,4 anni in più da vivere con disabilità ben 22,3 anni rispetto ai 15,9. Fra gli uomini, le malattie del sistema circolatorio, per la prima volta nel 2008, divengono la prima causa di morte (97.953 decessi su 281.824 totali), superando i tumori (97.441). Tra le donne invece, come già osservato da tempo, le malattie cardiovascolari si confermano principale causa di morte con 126.531 decessi su 296.366 (43%), mentre i tumori, responsabili di 74.767 decessi (25%) rappresentano la seconda grande causa di morte. Il nostro Paese tra i primi in Europa per incremento della speranza di vita. Quasi dimezzata dal 1980 la mortalità generale. In continua diminuzione la mortalità infantile, ridotta del 22% per i maschi e del 24% per le femmine. Le Malattie del sistema circolatorio e i tumori si confermano le principali cause di morbilità e mortalità. Ridotta del 60% dal

1980 la mortalità per malattie cardiocircolatorie. Dagli anni ‘90 si è ridotta del 20% la mortalità per tumori e si è registrata una diminuzione dei ricoveri ospedalieri degli anziani ultrasessantacinquenni con l’incremento dell’Assistenza domiciliare integrata. La Relazione sullo Stato Sanitario del Paese (RSSP) 2009-2010, è stata presentata dal Ministro della Salute, Renato Balduzzi, presso l’Auditorium del Ministero. In particolare nel biennio di riferimento è stata posta attenzione alla salute materna e neonatale, che ha registrato una convergenza dei livelli centrale e regionale sulle linee di indirizzo per la promozione e il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell’appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo (Accordo StatoRegioni siglato nel 2010). Nello scenario demografico analizzato nella Relazione, le malattie del sistema circolatorio e i tumori si confermano le principali cause di morbilità e mortalità, pur registrandosi importanti miglioramenti epidemiologici ascrivibili non solo al progresso dei trattamenti medico-chirurgici, w w w.cittadinies alut e.it


che ringrazia

Germania e gli altri paesi Ue tanto che tre quarti degli italiani sono contenti del loro stato ma anche all’adozione di stili di vita più salutari, grazie alle campagne di prevenzione primaria che hanno accresciuto nella popolazione la consapevolezza dell’importanza degli interventi di tipo preventivo. La mortalità per malattie del sistema circolatorio si è ridotta dal 1980 di circa il 60%, sia per gli uomini sia per le donne; la riduzione della mortalità per tumori, che ha avuto inizio

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più recentemente a partire dagli anni novanta, è del 20% circa fra gli uomini e del 10% fra le donne. Nel campo della sicurezza alimentare, il modello organizzativo italiano appare oggi sicuramente il più adeguato ad operare in condizioni ordinarie e straordinarie. In poco più di un anno - mozzarelle blu, la diossina nelle uova e nelle carni suine e la contaminazione da Escheri-

chia coli verocitotossico dei germogli vegetali - sono state date risposte alle emergenze. Ha funzionato la rete di protezione del consumatore italiano. Ma il saperci un passo avanti non consente al nostro sistema di vantare un sistema-sanità che non lascia indietro nessuno. Anzi, il rischio consiste nel fatto che ci venga rimproverato che dietro a tanto umanitarismo si evidenzia un aumento dei costi per lo Stato che ha contribuito all’attuale condizione di eccessivo indebitamento tanto dall’esser poco credibili per i mercati, con il contraccolpo che non è del tutto credibile la nostra sanità per gli italiani. L’importante però è che i tre quarti degli italiani stiano bene, almeno come sentimento di sé. Questa è la vittoria del nostro modello sull’Europa. Jacopone da Todi

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Curiosità

George rimesso in piedi

Era ammalato di polmonite a Vienna, ora è sano come un pesce a Londra. Con la polmonite scopre anche una sua religiosità

Pare che la prima cosa che ha fatto uscito dall’ospedale della capitale austriaca sia stata di prendere l’aereo per tornarsene nella sua Londra. La popstar George Michael esce da una polmonite molto pesante tanto da destare qualche preoccupazione visto che nessuno si aspettava un recupero così veloce, pronto, tanto da rimettersi in aereo per guadagnare la sua postazione preferita. C’è da credere che la popstar abbia scelto Londra per decorrere con maggiore fiducia lo stato di pieno recupero e di convalescenza. C’è anche da credere, dati i tempi così accelerati, che la fiducia nei confronti dei medici austriaci sia molta ma non abbastanza. Meglio, meglio, Michael! Va a Londra! Molto scetticismo sulla vera natura della malattia che lo aveva

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costretto tre settimane a Vienna nello star system, ma Michael ha confermato di aver avuto questa grave polmonite, e ha descritto il periodo trascorso in ospedale come “il mese più brutto della mia vita“. Ha inoltre aggiunto che i dottori in Austria hanno trascorso tre settimane cercando di tenerlo in vita, e che il suo staff ha cercato di minimizzare l’accaduto per non allarmare troppo i suoi fan. Ha poi proseguito dichiarando quanto segue: “Sono stato incredibilmente fortunato a esser stato ricoverato in quell’ospedale, probabilmente è il miglior posto nel mondo in cui sarei potuto capitare. Il pensiero per la mia famiglia e per i miei amici è quello che mi ha dato forza durante la malattia. E se non ero abbastanza spirituale prima di un mese fa, adesso lo sono certamente“.

Infine, ricordando che a causa della polmonite era stato costretto ad annullare molte date del suo tour ha dichiarato che è intenzionato a recuperarle tutte e ad esibirsi in un extra - show “per i medici in Austria che mi hanno salvato la vita“. La polmonite è la sesta categoria di patologie causa di mortalità, modi e forme di manifestazione della malattia sono diversi tra loro. Se contratta a 65 anni, tra i fumatori, ci sono il 26% di possibilità di morirne. Colpisce ai polmoni in cui si infiammano gli alveoli polmonari riempiendosi di liquido. La funzione respiratoria ne risulta così compromessa. Dopo la scoperta degli antibiotici non è più una malattia mortale, nondimeno quando trova un fisico fortemente debilitato ancor oggi è causa di morte. Si tratta di una malattia molto comune: 4 milioni di persone ogni anno negli Stati Uniti ne vengono colpite. Meglio starne lontani. Cecco Angiolieri

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Attualità

La Sanità si concentra sempre più a casa Decremento dei posti letto e delle accoglienze ospedaliere, lo dice l'Istat. Eppure nella Sanità pubblica crescono spese e prestazioni Nel variegato Rapporto 2011 le voci relative alla sanità, non particolarmente aggiornate perché guardano al riferimento di dati del 2008, danno comunque il pianeta per la cura e la tutela della salute in grande mutazione. Ciò, quindi, non in stretta determinazione all’emergenza dei deficit sanitari, ma a una condizione di gestione della sanità nella quale appaiono forti modificazioni per motivi che vanno al di là dell’emergenza sanitaria per toccare strigenti problemi di efficienza. Il quadro generale vede in decremento le strutture sanitarie per intensificazione del servizio sanitario casalingo. Aumentano i pazienti assistiti al proprio domicilio, che da 414 mila nel 2006 sono passati a 494 mila nel 2008, l'81% dei quali è ultra ses-

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santacinquenne. I posti letto nelle strutture per l’assistenza residenziale sono passati da circa 188 mila nel 2007 a 191 mila nel 2008, con un incremento pari al 2% in un anno. Negli stessi anni i posti per l’assistenza semiresidenziale sono passati da 41 mila a 43 mila, corrispondente in questo caso a una variazione del 4%. Quarantasettemila medici di base, 8 ogni 10 mila abitanti e circa 7.700 pediatri, 9 ogni 10 mila bambini fino a 14 anni. Il dato non è aggiornato ma è questa la sintetica fotografia che l’Istat riesce a fare della nostra sanità presa nell’ultimo anno, il 2008. I dati del centro di rilevazione statistica nazionale vedono gli ambulatori pari al numero di 16 per ogni 100 mila abitanti. Gli ambulatori e i laboratori pubblici e privati convenzionati sono in lieve calo negli

ultimi tre anni (-0,3% dal 2007 al 2008). I servizi di guardia medica: 5 ogni 100 mila abitanti. Ma non è tutto oro ciò che riluce. Il Centro Studi Federanziani ha elaborato con il Ceis di Tor Vergata una ricerca sui dati del 2010 per il comparto pubblico della salute. Più prestazioni specialistiche: 1 miliardo 335 milioni! Più ricette: 571 milioni, con aumento di 220 milioni di prescrizioni negli ultimi dieci anni. Il 14 dicembre la ricerca è stata presentata in Senato. Ci sono, però, dati positivi. Ridotte le giornate di degenza, ma aumentano anche le prestazioni specialistiche: nel 2008 ne sono state infatti effettuate 1 miliardo 335 milioni di prestazioni, con un incremento rispetto al 2006 di ben 48 milioni. La Sanità in casa potrebbe diventare un vero e proprio modello di effettazione del servizio attraverso il quale far digerire il taglio degli ospedali. Brunetto Latini

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Mario

Dionisi 2012, solo il lavoro in salute ci può salvare La sovraesposizione a un regime fiscale al 43% del reddito, l’enorme evasione fiscale, ma soprattutto il costo eccessivo di quell’apparato mostruoso che è lo Stato. Le questioni poste a Mario Dionisi, imprenditore della sanità privata, guardano all’anno che si apre e cercano di fare il primo bilancio a quello appena concluso.

L’operazione Cortina evidenzia un problema antico ma oggi insopportabile che è quello dell’evasione. Lei come imprenditore contribuente condivide il blitz della Guardia di Finanza? “Che le tasse debbano esser pagate è un fatto ovvio e poiché la Guardia di Finanza ha la possibilità di accedere a tutti i dati informatici sulle proprietà mobili ed immobili, nonché a tutti i redditi dichiarati da ogni cittadino italiano, potrebbe accertare in brevissimo tempo le centinaia di migliaia di posizioni anomale. Il blitz operato a Cortina ha messo in risalto con grande clamore poche situazioni, e sospetto che l’altisonanza del fatto sia stato creato ad hoc per giustificare la batosta fiscale”. È sufficiente la lotta all’evasione per risolvere i problemi finanziari italiani? “Assolutamente no. La riduzione di alcune spese pubbliche e l’applicazione

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della meritocrazia sono indispensabili se si vuol rilanciare la crescita del Paese. In Italia esistono 30 mila persone che vivono di politica e sono pagate da strutture pubbliche a diversi livelli. Ma quanto costa mantenere un palazzone di questo genere? Quanta ricchezza bisogna produrre per mantenere questi baracconi inutili? Un’altra cosa che non capisco è perchè nel mondo della società reale il mercato faccia la selezione delle persone più capaci mentre nelle strutture pubbliche la meritocrazia non esiste e viene premiata solo la capacità di dire sempre si. Questi funzionari costituiscono una nomenclatura più forte e pesante dei politici. Una parte di loro è inamovibile ed è proprio quella di coloro inseriti dai politici con lo spole system che si guardan bene dal dare incarichi ai più bravi ma esclusivamente ai “signorsì”. Ma si può andare avanti in questo modo? Cosa potrebbe fare la struttura pubblica italiana che ha 3 mi-

lioni di occupati tra ministeri, Regione, Province, comuni, comunità montane ed altro se fossero efficienti e guidate dai più capaci? Eccesso di spesa pubblica anche in sanità? Posso parlare della spesa sanitaria relativa alla Regione Lazio che è commissariata e che per essere ridotta ha comportato dei tagli su tutti i settori. Avvenuti i tagli la dirigenza ha dichiarato che le prestazioni a carico della Regione Lazio coprivano il fabbisogno della popolazione. Ed allora mi domando i milioni di cittadini che hanno effettuato le prestazioni a pagamento presso le strutture private da dove vengono? Da MARTE? È possibile che l’amministrazione pubblica non abbia la minima idea di quale sia il reale fabbisogno dei cittadini laziali? Sanno guardare le questioni dall’alto ma non si preoccupano di verificare la rispondenza ai dati reali”. In sostanza, come sarà il 2012 per la cura e tutela della nostra salute? “Come sempre, nelle mani degli operatori sanitari di buona volontà. Ed in ITALIA anche se spesso schiacciati e messi da parte ce ne sono ancora molti. Il mio ottimismo è questo”. w w w.cittadinies alut e.it


Italian Hospital Group

CENTRALINO 0774 38.61 FAX 0774 38.61.04 188, Via Tiburtina 00012 Guidonia (RM) www.italianhospitalgroup.it

Struttura Residenziale Socio Riabilitativa “Villanova”: un percorso di riabilitazione psichiatrica territoriale Dr.ssa Giulia Romana Lodolini - Psicologa Psicoterapeuta Italian Hospital Group - Responsabile SRSR “Villanova” Dr.ssa Marina Iaccarino - Psicologa Psicoterapeuta - Vice Presidente Coop. Sociale Abil.Mente

Nella SRSR “Villanova” per ogni persona inserita realizziamo, in accordo con il Centro di Salute Mentale e con i familiari, un progetto individualizzato, che tiene conto delle condizioni cliniche, della storia e delle risorse individuali. Obiettivo principale dell’intero percorso comunitario è aiutare la persona ad acquisire consapevolezza della propria patologia, riconoscendo i segnali di malessere, spesso antecedenti alla crisi, al fine di imparare, quando necessario, a chiedere aiuto, evitando così un possibile ricovero. Ciò che caratterizza la nostra struttura ed il nostro lavoro è certamente l’impronta riabilitativa. Si stimola la persona a recuperare le proprie competenze di base, inserendola in attività organizzate e gestiste dal personale in organico. In particolare, negli anni, i Tecnici della Riabilitazione Psichiatrica, collaboratori esperti senza i quali non sarebbe stato possibile raggiungere tutti gli obiettivi raggiunti, hanno “inventato” numerose attività, di volta in volta modificate o adattate in base al gruppo dei partecipanti, alle loro esigenze e al progetto riabilitativo di ciascuno. Ad oggi, le attività istituite, con fine riabilitativo, nella SRSR “Villanova”consistono in: • Attività Artigianali e Manuali: Laboratori di falegnameria, perline, decoupage, lavoro con il feltro, che hanno portato alla realizzazione di vari oggetti, esposti anche nell’attività “Gazebo in piazza” a Villanova, ed il “Laboratorio Mosaico”, nel quale i ragazzi realizzano piccoli mosaici eseguendo l’intera procedura, dal taglio del vetro alla rifinitura con il cemento. • Gruppi Formativi e Culturali: il “Laboratorio Focus” che prende spunto dalla rivista omonima, il “Laboratorio Didattico” e il “Gruppo Giornale”, che mantiene un rapporto quotidiano con gli eventi storico-politici attuali. • Gruppi Psicoeducativi e Terapeutici

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• Attività Ricreative: il “Cineforum”, il “Gruppo Cucina” e il gruppo “Trucco e Parrucco”, che aiuta le ragazze nella cura del proprio aspetto; uscite ludiche e gite culturali, soggiorni estivi, feste e cene interne ed esterne alla struttura, nonché momenti di gioco e ballo. • Attività Sportive: pallavolo, palestra e durante l’estate le terme e le piscine. • Nell’ultimo anno è stata attivata la Redazione del Giornalino “Oltre il Muro”, che prende spunto dal lavoro dei ragazzi durante l’anno e dalla loro partecipazione alle attività ed ai laboratori. In questo modo si favorisce il lavoro in gruppo, utilizzando anche il pc, e l’apertura verso il mondo esterno. • Inoltre, vi sono anche gli inserimenti lavorativi sul territorio, la partecipazione a corsi di formazione (secondo scelte individuali), quali quelli presso la Libera Università Igino Giordani di Villa Adriana o l’Upter di Guidonia. Tutte queste attività sono strumenti che ci permettono di aiutare la persona a recuperare tutto ciò che è “altro” rispetto alla patologia e a valorizzarlo. Il nostro lavoro riabilitativo, sempre in accordo con i CSM di riferimento, ci porta nel tempo a reinserire la persona presso la sua abitazione e in famiglia o a trovare, se necessario, un’altra sistemazione. Lavoriamo anche sul “progetto futuro”, per la fase successiva a quella comunitaria. Questo ci richiede tempo ed energie, ma sostenere la persona in vista delle sue dimissioni dalla struttura rappresenta un punto fondamentale del percorso riabilitativo. La fase vissuta dalla persona in una SRSR rappresenta solo un momento di passaggio, importante, ma comunque momentaneo; il “dopo”, invece, rappresenta il suo futuro, la sua vita, una nuova occasione e una nuova opportunità. Il nostro compito è aiutarla in questo: costruire al meglio il futuro.

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Attualità Alla faccia del tecnico! Le anticipazioni e la logica della sua manovra non le scrive in un documento ufficiale del ministero ma in un’intervista. Non poteva che essere così, la misura annunciata dal ministro della salute Balduzzi che tra Natale e Capodanno avrebbe impegnato il governo con autentiche novità in termini di cura e tutela del benessere fisico si traduce in un nuovo balzello Oramai la lezione è appresa in pieno. Le chiamano tasse di scopo. Lo scopo, appunto, il benessere fisico, mentale, integrale di tutti. Come si fa a perseguirlo con un tassa e quali effetti riscontrabili può dare è tutto da vedere. Di certo arriva un’altra pizzicata dello Stato sovrano. Riguarderà probabilmente gli alcolici, oppure il cibo spazzatura. L’obiettivo consiste nel finanziare il Programma straordinario sull’edilizia sanitaria, previsto dall’articolo 20 della legge 67/88. L’ipotesi allo studio del Ministero della Salute e delle Regioni - si legge in una bozza di lavoro inviata dal ministro Balduzzi alla Conferenza delle Regioni per discutere del nuovo Patto per la salute - vuole essere approvata in tempi rapidi. Con 23 miliardi di deficit di Asl e ospedali il prelievo di 2,08 milardi in addizionale Irpef appare ben poca cosa al ministro della salute, Renato Balduzzi, in un’intervista sul Sole 24 Ore pubblicata l’8 dicembre. Nell’intervista il ministro anticipa i contenuti per un

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“Patto per la Salute”, Il ministro tecnico lo aveva annunciato a cavallo tra Natale e la Befana. L’elaborazione ha bisogno di

Patto della Salute che il governo dovrà concludere tra Natale e Capodanno. Il Patto deve consistere nell’introdurre dei ticket determinati sulla capacità di reddito, nel rivedere completamente la logica degli acquisti da parte dei centri di competenza sanitaria, tanto da saper riconoscere nuovi bisogni come quelli per la disabilità. In termini di acquisti improduttivi, costi esagerati, dislivello nelle forniture tra diverse aziende sanitarie, il ministro propone il concetto di appropriatezza dei servizi e del costo adeguato come unica discriminante possibile per l’intero sistema paese. Appropriatezza, che è nell’ordine del sistema dei criteri che il suo ministero deve approntare. Sulla contestata manovra relativa all’acquisizione dei farmaci di fascia C nella parafarmacie, il ministro la inscrive in una logica di liberalizzazione voluta soprattutto dai governi che l’hanno preceduto e che dà maggiori vantaggi al cittadino. Ma anche i medici vogliono stare nel Patto. Questo almeno per dire, in futuro, di esser stati al patto. Le esternazioni del ministro sul Sole 24 Ore conoscono

l’effetto boomerang sulle prime categorie coinvolte. Non si può parlare di patto per la salute senza coinvolgere i medici. Lo hanno detto a chiare lettere i medici dell’associazione Anaoo in risposta al proclama fatto uscire dal ministro della salute attraverso un’intervista al Sole 24 Ore. Il ministro annunciava una serie di piccole-grandi riforme per dare il via a un nuovo sistema che entrasse nella qualità dei rapporti tra personale sanitario, amministrazione pubblica e pazienti. Lo stesso ministro nell’intervista non indicava alcuna riforma sostanziale, ma il problema era tutto nello stile: troppo erogativi. I medici hanno quindi deciso di dire la loro. “Non vediamo come si possa parlare di livelli di assistenza sanitaria senza definire i livelli organizzativi delle strutture, essendo ormai evidente la asimmetria tra ciò che si deve fare e ciò che si può fare, la tutela della salute che la costituzione impone di garantire e le risorse a disposizione dei presidi sanitari” - hanno detto quelli dell’Anaoo. Quindi arriva un’indicazione sui modi di procedere nella navigazione: w w w.cittadinies alut e.it


c’è da pagare!

qualche tempo in più, ma come in uso dai tecnici una volta formulata non avrà bisogno di molti tavoli “Un nuovo patto per la salute non può ridursi ad un incontro istituzionale o a formulazioni regolamentarie o ad algoritmi economici. La sostenibilità non solo economica del servizio sanitario richiede un ampliamento in un vero patto sociale che recluti le intelligenze e le competenze dei medici agli obiettivi che si intendono raggiungere”. Ma tra le tante misure che faranno discutere c’è anche quella di tassare i cibi spazzatura. Potrebbe diventare un lusso alimentarsi male. In un documento del ministero della salute è contenuta l’idea di attivare un’accisa sulla cattiva assimilazione di cibo. Quindi, mangiare male, se implica il ricorso presto o tardi al sistema sanita-

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rio, quindi dei costi dello Stato per il cittadino, questo costo della collettività deve essere anticipato dal singolo che si prende questa libertà. La logica potrebbe essere più o meno questa. L’opposizione a questa logica il vedere la presenza dello Stato, come al solito, in funzione opprimente, proibizionista, tassaiola. Secondo un’altra impostazione, che è quella del ministro attuale e quello precedente, potrebbe configurarsi come tassa di scopo. I soldi prelevati da chi mangia male andrebbero a sostenere opere di manutenzione e ristrutturazione dell’edilizia sanitaria. L’ipotesi del ministero della salute e degli enti regione è scritta in una bozza

inviata dall’attuale ministro, Renato Balduzzi, alla Conferenza delle Regioni per discutere del nuovo Patto per la salute 2013-2015. Si pensa, tra l’altro, anche di modificare quanto già previsto dalla manovra di luglio. Gli effetti nelle nostre tasche si dovrebbero sentire di qui a breve, ammesso che non si arrivi a diversa intesa entro il 30 aprile 2012. Ma sempre su quella decina di pagine che è la proposta del Patto per la Salute, si leggono ben altre cose che tematiche sensibili a diventare battute da bar. Con il nuovo Patto per la Salute si parla di rimodulazione dei ticket. La strada è quella di ticket diversificati. Gli assistiti, indipendentemente dall’età “potrebbero essere assoggettati a forme differenziate di partecipazione alla spesa - si legge nella bozza - tenendo conto sia del reddito equivalente che della eventuale presenza di patologie o invalidita”. E poi ci sono i piccoli ospedali. Nella bozza c’è la riconversione oppure l'eventuale chiusura. Coluccio Salutati

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Attualità

Enti regione si misurano come sistemi sanitari

Piemonte e Liguria hanno dimostrato di saper gestire meglio degli altri il deficit sapendo prendere decisioni importanti, anche contro la nomenclatura, affinché il cittadino non ne soffra Non si parli di modello-Cota. Piuttosto di modello-Piemonte. Uno stile di consequenzialità, tra misure da prendere, la loro effettiva applicazione e i problemi affrontati, unica in Italia. Non a caso l’ente regione Piemonte in circa sei mesi di applicazione presenta già un risparmio di 75 milioni nella spesa dei farmaci. Tutti sanno che nelle voci di bilancio c’è un ambito che se amministrato con rigore potrebbe procurare risparmi senza alcun controeffetto. Questo ambito è indicato dalla spesa per i farmaci. Lo ha reso noto il 28 novembre il presidente Cota insieme al suo assessore alla sanità. A livello nazionale la proposta di farmaci monodose potrebbe essere la prima misura. Quindi nelle previsioni del 2012 la spesa scenderà da 377 milioni a 302. Ma senza il sospetto di alcuna partigianeria politica, allo stato attuale dei fatti, il modello di gestione della sanità appare in modo unanime quello della Liguria. Nessuno come nell’ente regione che si sviluppa in questa grande curva sul mare è riuscito a tagliare proprio a cominciare dai baroni. Esemplare, infatti, il taglio sui primari. A gennaio si applica la decisione

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della giunta regionale del 30 dicembre. Fa parte del piano di riduzione delle strutture complesse cliniche. Tra le riduzioni, fanno parte anche le duplicazioni della stessa disciplina all’interno di strutture grandi. Si va da 266 strutture complesse attualmente distribuite in tutte le ASL - a 219! In tutto 47 primariati in meno. L’assessore alla salute ha detto che la riorganizzazione sarà operativa da gennaio. In caso di accorpamenti di più strutture complesse, la riorganizzazione prevede che sia la direzione generale della Asl ad individuare il primario che continuerà a ricoprire l’incarico, secondo gli stessi criteri con cui si nominano i nuovi direttori di struttura. “La riduzione delle strutture complesse non comporterà l’eliminazione dei servizi, ma la riorganizzazione degli stessi - ha detto l’assessore -. Il processo che si sta attuando comporterà una contrazione dei costi che a regime si esprimerà in un valore dai 10 ai 12 milioni di euro”. In prospettiva anche l’applicazione della delibera che riduce le quaranta strutture complesse tecnico-amministrative. In sostanza, in Italia sussiste una secessione di fatto proprio sulla Sanità. Il si-

stema di cura e prevenzione del diabete ne è emblema, Nel nord Italia c’è un livello di diagnostica, di assistenza e di consapevolezza generale sui primi cenni sintomatici del diabete. Lo dice lo studio internazionale Solve che ha condotto una ricerca su ampia scala che ha coinvolto Europa, Turchia, Israele, Cina e Canada. I casi analizzati sono 20 mila, gli italiani 4.600. La ricerca è stata presentata al congresso mondiale sul diabete a Dubai dal 4 all’8 dicembre. In questo studio l’Italia si mostra divisa in due nei sistemi di cura e prevenzione del diabete. L’Italia dei malati di diabete è divisa in due: le cure e l’assistenza nelle regioni settentrionali sono infatti “nettamente migliori” rispetto alle regioni del sud. La stessa analisi sociologica della diffusione del diabete presenta nei paesi analizzati la stessa problematica: un dislivello di trattamento tra un nord e un sud della realtà sanitaria, tra una parte ben assistita e un altra dove la malattia si manifesta in modo conclamato quando non ha punto di ritorno. Anche in Italia si arriva alla terapia insulinica troppo tardi e con la malattia conclamata. Tre pazienti su dieci arrivano alla terapia con insulina quando già hanno complicanze ad occhi e reni, e uno su dieci vi arriva dopo aver avuto già un infarto. Vanni Fucci w w w.cittadinies alut e.it


RICERCA

Secessione nel diabete

Italia divisa in due nell’efficienza di cura e prevenzione alla forma più comune della malattia: non si tratta del solito divario tra nord e sud del paese ma solo di informazione

Nel nord Italia c’è un livello di diagnostica, di assistenza e di consapevolezza generale sui primi cenni sintomatici del diabete. Lo dice lo studio internazionale Solve che ha condotto una ricerca su ampia scala che ha coinvolto Europa, Turchia, Israele, Cina e Canada. I casi analizzati sono 20 mila, gli italiani 4.600. La ricerca è stata presentata al congresso mondiale sul diabete a Dubai dal 4 all’8 dicembre. In questo studio l’Italia si mostra divisa in due nei sistemi di cura e prevenzione del diabete. L’Italia dei malati di diabete è divisa in due: le cure e l’assistenza nelle regioni settentrionali sono infatti “nettamente migliori” rispetto alle regioni del sud. La stessa analisi sociologica della diffusione del diabete presenta nei paesi analizzati la stessa problematica: un dislivello di trattamento tra un nord e un sud della realtà sanitaria, tra una parte ben assistita e un altra dove la malattia si manifesta in modo conclamato quando non ha punto di ritorno. Anche in Italia si arriva alla terapia insulinica troppo tardi e con la malattia www.cittad inies alut e.it

conclamata. Tre pazienti su dieci arrivano alla terapia con insulina quando già hanno complicanze ad occhi e reni, e uno su dieci vi arriva dopo aver avuto già un infarto. In Italia, il diabete interessa circa il 5% della popolazione (3 milioni di italiani, molti dei quali sono portatori ignari della malattia). Fortunatamente prevale di gran lunga il diabete di tipo 2: 300.000 pazienti sono portatori del diabete tipo 1. La stessa associazione italiana per la lotta, la cura e la prevenzione al diabete licenzia dati che dovrebbero occupare il primo capitolo di ogni proposta di riforma sanitaria. Nel mezzogiorno d’ Italia il 5,6% della popolazione è colpito dal diabete Nel centro Italia 4,4% dei cittadini ha il diabete. Nel nord Italia circa il 4% delle persone è colpito dalla patologia del diabete In Calabria c’è il maggior numero dei diabetici (6,3%). A Bolzano c’ è il minor numero dei diabetici (2,3%). Un italiano su 10 ha il diabete o è a rischio di averlo e non sempre lo sa.

In molti casi si rileva il diabete in un soggetto che non aveva neanche il minimo sospetto di averlo. Il diabete è la principale causa in Italia di: amputazioni non traumatiche, infarto e ictus, cecità e disturbi della vista, dialisi. Alcuni diabetologi hanno identificato nel territorio il luogo dove svolgere assistenza alla persona. Innanzitutto bisogna partire dalle buone capacità del centro diagnostico di riferimento. Di qui iniziare il percorso definito dagli specialisti. L’Associazione medici diabetologi ha identificato da tempo il Territorio come luogo di prenenzione e azione. I percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali, il contesto ottimale nel quale inserire la risposta alla domanda di salute posta dalla persona con diabete. La diabetologia territoriale indica una serie di misure che guardano anche al tipo di alimentazione legata ad usi e costumi che sono stati concausa della malattia. Si tratta di una forma di assistenza svolta fuori dall’ospedale. Giova ripetere, però. La primissima fase sta nell’aspetto diagnostico. Quindi non fuggire le occasioni in cui, anche nei luoghi di lavoro, vengono proposte le analisi del sangue. Capire innanzitutto. Ulderico degli Uberti

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RICERCA

Annunciata l’alternativa al paracetamolo Avevamo già scritto sulla scoperta della sua tossicità se preso a dosi eccessive, ora il farmaco usato contro raffreddori e mal di testa ha trovato un suo sostituto È stato scoperto che una proteina chiamata TRPA1 ha effetti molto positivi contro il dolore. La proteina si trova sulla superficie delle cellule nervose ed è la molecola chiave affinché il paracetamolo abbia il suo effetto di anti-dolorifico. In verità il farmaco, anche se per lo più sconosciuto, si trova in commercio dal 1950. La scoperta degli effetti del TRPA1 è di un team di studiosi provenienti da Francia, Svezia e Regno Unito. La ricerca ha anche confermato gli effetti dannosi che può comportare l’eccesso di paracetamolo. Il primo effetto consi-

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ste nella produzione di NAPQUI ed a pagarne le conseguenze sono midollo spinale e nel fegato. Tutto è nato dall’invito di Food and drug Administration ha invitato le aziende farmaceutiche a diminuirne il dosaggio: Limitare il Paracetamolo! Era stato detto. L’antinfiammatorio di uso comune preso sotto attenzione dell’Fda che ha così sollecitato le aziende farmaceutiche affinché non siano superati i 325 mg per compressa. Gli effetti collaterali evidenziati i danni al fegato. Di qui, la dichiarazione Fda è diventata un problema italiano. È ora al-

l’esame dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). Ma il ministro della Salute Renato Balduzzi ammette l’esistenza del problema. In un comunicato dice che “la problematica è stata inserita per la valutazione nell’ordine del giorno della prossima riunione della Commissione tecnicoscientifica dell’Aifa programmata per il 2 e 3 febbraio”. Ma questo non deve essere letto come una messa la bando. Il farmacologo Silvio Garattini invita a non creare allarmismi pur approvando la decisione della Fda, e precisa che non ci sono rischi per i bambini. La riduzione del dosaggio non riguarda però i farmaci da banco vendibili senza ricetta medica (Otc). Piccarda Donati

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Curiosità

Chi fa sport ricorda meglio L’attività fisica interpretata come un grande fattore di energia per le facoltà cognitive. Aumenta il senso di positività, migliora la circolazione sanguigna, ma ci sono altre motivazioni

Aboliamo gli ospedali facciamo più palestre e campi sportivi. Oramai la ricerca dopo aver analizzato il problema tende costantemente a raccomandare l’esercizio fisico come terapia. Va bene per l’ipertensione e per il diabete. Va benissimo per l’obesità. Ha un ruolo anche per coloro che hanno tendenze al tumore alla prostata o comunque ad alcune degenerazioni tumorali. La forza e capacità della memoria mancava all’appello delle qualità potenziate dall’esercizio fisico. Ora c’è anche lei. Secondo una ricerca subito dopo un esercizio fisico la memoria ha i suoi buoni effetti. Lo sport praticato in effetti aumenta la produzione di una proteina che migliora la salute delle cellule nervose. La ricerca non ha ancora il bene di una pubblicazione scientifica fededegna ma comunque ha incontrato gli auspici del prestigiosissimo New York Times. I nostri quotidiani e portali sanitari, compreso il nostro modestissimo, sono assai più prudenti prima di farsi portavoce di tesi che alla luce delle verifiche potrebbero tradursi come erronee. La ricerca, chiaramente, fa fede su alcuni studenti universitari sedentari

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presi come campione. La sperimentazione è consistita nel guardare in rapida successione immagini di volti con nomi a loro estranei. I ragazzi, quindi, dovevano abbinare i volti ai nomi secondo la connessione che era stata precedentemente proposta. Un altro gruppo dopo aver visionato facce e nomi è stata fatta salire su una cyclette portando questo secondo gruppo allo stremo delle energie. Il gruppo motorio ha avuto una performance migliore. Ma la parte interessante viene solo successivamente. A ciascuno dei ragazzi è stata fatta un’analisi del sangue. Agli sportivi è stata trovata maggiore quantità di una proteina, il fattore neutrofico, cervello derivato - Bdnf. Questa proteina aumenta il senso di benessere delle cellule nervose. Quindi le conclusioni dei ricercatori guardano alla stessa proteina come un innervante per la memoria. Ora, l’ambito di ricerca sul quale si vuole approfondire la traccia consiste nel fatto che l’attività sportiva faccia bene e in qualche modo stimoli proprio le attività cognitive e non si fermi quindi a una generica prontezza di ri-

flessi mentali, pur questi legati alla memoria. Alla faccia delle centomila macchiette fatte sugli sportivi forti di muscoli ma non di cervello e dei vari Winston Churchill, Giulio Andreotti e Jean Paul Sartre che avversavano la pratica sportiva come dissipatrice di energie che l’intelletto può impiegare altrove. Una citazione da questi tre grandi protagonisti, pur nella loro diversità, accomuna un’antico pregiudizio di chi si faceva possessore dell’intelletto nei confronti dei salutisti in chiave ginnica: “Ho accompagnato diversi amici sportivi ai loro rispettivi funerali”. E in effetti fino a venti anni fa circa la classe medica guardava con sospetto all’attività fisica come comportamento perdurato e costante. Ancor oggi si consigliano con maggiore tranquillità lunghe passeggiate che la pratica in palestra o in campi sportivi. E d’altra parte è pur vero che sarebbero non numerabili i casi di autentiche malattie, cronicizzazioni, prese per ostinazione in allenamenti da agonista quando non sussistono tali condizioni. E non si sfugge, esortando alla moderazione. Semmai all’educazione allo sport praticato come forma di educazione che fa parte del patrimonio di un’intera società. Piccarda Donati w w w.cittadinies alut e.it


Attualità

L’intensità è meglio della durata

Almeno per migliorare la funzione dell'insulina. Un dato che se approfondito potrebbe dare nuovi sviluppi alla ricerca sul giusto equilibrio tra efficienza fisica e alimentazione

Prevenire il diabete con tre minuti di sforzo intenso, tutti i giorni. Un miraggio prospettato dai ricercatori inglesi che non è destituito di completo fondamento se si pensa al fatto che - dato acclarato in ogni consesso di ricerca nutrizionista - il funzionamento dell’insulina è migliore dopo uno sforzo breve ma intenso. Ricercatori inglesi hanno fissato addirittura in uno sprint da 20 secondi il livello standard raggiungibile per coloro che non hanno tempo per dedicarsi alla sana attività sportiva o non ce l’hanno come corredo comportamentale nelle attività della propria vita. Uno sforzo intenso che per effetto può essere equiparabile, nell’utilizzo del glicogeno da parte dei muscoli, a un’ora di esercizio fisico di moderata intensità. La ricerca è stata pubblicata su European Journal of Applied Physiology, un’autorevole periodico di informazione tecnico scientifica. Dimostrare tutto questo è stato possibile con la più classica delle sperimentazioni sul campo: un gruppo di volontari si è prestato a effettuare 20 secondi di esercizio su cyclette. Venti intensissimi secondi da ripetere tre volte a settimana, durante un arco di 6 settiwww.cittad inies alut e.it

mane. Il follow-up ha concluso che nei partecipanti vi era stato un miglioramento nella funzione dell’insulina pari al 28%. Provare per credere. Negli ultimi tre anni sempre nuove ricerche dimostrano come sia molto importante l’intensità dell’allenamento in campo preventivo nelle patologie cardiovascolari. In fondo, il dibattito tra i fautori dei tempi lunghi e lenti contro i sostenitori dell’intensità degli allenamenti non si sono mai sopiti. Negli ultimi venti anni i fautori delle lunghe passeggiate, del jogging, dei tempi lunghi a basso sforzo sembravano avere la maggiore. Ma altri studi recenti, effettuati dal Center for Healh Promotion and Education di Atlanta, confermano che solo chi pratica sport con volume e una intensità sufficienti ottiene reali benefici in termini di salute. I benefici più grandi si ottengono con un’ora di attività aerobica al giorno (equivalente alla corsa come intensità) mentre sotto le 23 ore la settimana i benefici veri si perdono tutti. Il 2006 è stato l’anno del riscatto per i fautori dello sforzo intenso, dello sport come impegno di vita, non come pratica

occasionale. Viene pubblicata una ricerca compliativa dove si dimostra come l’attività fisica produca un effetto di diminuzione dela mortalità. Prima di stabilire cosa si intende per attività sportiva la review prevede che per ottenere qualche risultato si debbano bruciare l’equivalente in attività ginnica di 500 kcal la settimana, quello massimo di 3.100 kcal. Dunque, un consumo calorico medio di 200-300 kcal al giorno (1.400-2.100 kcal la settimana) è in grado di diminuire la mortalità di un terzo. Qui non si vuole arrivare a tanto né dispensare di tanta certezza. Semplicemente rilevare come il partito sportivo dell’ “intensità” abbia ripreso quota. Framcesca da Polenta

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Curiosità

Lo “spread” fa male al cuore

Sabato 10 dicembre a Roma il congresso nazionale della Società Italiana di Cardiologia ha aperto su questa attualizzazione

La crisi economica provoca problemi cardiaci. Le preoccupazioni, le apprensioni, le aspettative deluse, il timore di minare lo stato sociale sono tutte questioni che determinano qualche fibrillazione, di sicuro non sono uno stabilizzatore per chi soffre di particolare sensibilità agli accadimenti esterni verso la stabilità cardiaca. Tutto questo ha un nome: ansia. Di certo, un elemento di aggravio quando si soffre di alcune patologie cardiache, “La paura di perdere il lavoro, l’ansia di non arrivare alla fine del mese sono tra le principali preoccupazioni degli italiani - ha spiegato il presidente della Sic Salvatore Novo - noi cardiologi vediamo sempre più italiani alle prese con “batticuori” legati a stati ansiosi”. Del resto, anche come fenomenologia, lo spread inteso come espressione usata nel linguaggio della finanza ha molti punti in contatto con la cardiologia. L’espressione abusata “spread” nel senso comunemente usato in economia finanziaria indica, sommmariamente, il divario tra costo e ricavato di un’operazione. In modo analogo nella fisiologia umana si valutano le relazioni tra i liwww.cittad inies alut e.it

velli di minima e massima pressione sanguigna con i benefici o malefici che questa arreca nei luoghi dove la arriva la stessa circolazione sanguigna: innanzitutto i reni. Ma c’è un livello di confronto solo al quale la nostra fisiologia è costantemente sottoposta. Non avendo un caso tedesco a cui riferirsi il fisico di ciascuno di noi è sottoposto ad alcune tabelle di riferimento e si valuta quindi la diffusione del sistema di circolazione esaminato con quello che dovrebbe essere quello regolare. Ma tanto per uscire dalla similitudine - perché dobbiamo uscire dalla similitudine - la questione posta nella ricerca che mai fu più attuale consiste nell’atteggiamento compulsivo di chi guarda in modo tensivo alle novità di un grande comunicatore di notizie - sia questo un bollettino di borsa come il notiziario delle risultanze sportive legate a scommesse - e le sue conseguenze cardiologiche. In genere le tensioni perdurate quando arrivano ad essere somatizzate non possono che essere indicate come un fattore degenerativo. In altri termini, chi scarica lo stress sul cuore costrin-

gendolo a subire i pesi di un lavoro che non riguarda la stretta fisiologia corporea ma vede l’aspetto psicologico strettamente coinvolto in dimensioni ansiotiche, rischia di compromettere il sistema immunitario. Non ci arriva solo il comune buon senso, ma anche uno studio statunitense lo ha preso come argomento di analisi. Nella ricerca pubblicata su Brain, Behavior and Immunity si sostiene che è più rischioso somatizzare le tensioni sul cuore invece che sul sistema circolatorio. Il cuore è impegnato a pompare più sangue. Vene e arterie vengono strette. Ma nella speciale attivazione del cuore anche il sistema immunitario è messo all’erta. Le conclusioni della ricerca: le due diverse risposte si basano su sistemi endocrini e metabolici differenti e i risultati indicano che le sostanze prodotte per stimolare il cuore hanno un effetto deleterio sul sistema immunitario. In questo modo si spiega in parte come lo stress possa favorire l’insorgere di malattie. In questo modo si sviluppano malattie autoimmunitarie. Ma c’è anche il rischio di rimanere vittime di infarto in risposta a situazioni psicologicamente faticose. Ubertino da Casale Cittadini & Salute

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Regione

Governo, miracoli per salvare la Sanità del Lazio

Rimandata, solo rimandata, la nomina dei nuovi sub-commissari. Il presidente Polverini vuole ancora margine di agibilità, ma la musica è finita se veramente si vuole rimettere in piedi il malato

Altro che governo tecnico! Se si fosse operato con la determinazione della Fornero sulle pensioni per la sanità del Lazio non ci sarebbe stato futuro nei prossimi anni. E invece nel Consiglio dei ministri del 30 dicembre oltre al tentativo di sostituzione del sub commissario che fu nominato da Berlusconi, l’intenzione di gettare il faro sulle manchevolezze di Lazio e Molise c’è tutta da parte del governo. Rumors danno Giuseppe Spata come prossimo sub commissario al posto dell’attuale Gianni Giorni. Dai sub commissari dipende il recupero del deficit. I loro atti nel piano di rientro dal deficit devono mostrare molta competenza a costo di non evidenziare molta democrazia nei rapporti. In sostanza, il sub commissario - il commissario è il presidente dell’ente-regione - deve emettere atti che nella qualità di incidere sui mali economici possono far male ma debbono sanare il malato: l’insieme delle strutture sanitarie pubbliche presenti nel Lazio. Quindi, taglio di posti letto, chiusura di ospedali. Un ruolo che il presidente delega al sub

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commissario simulando di rimettersi alla sua indiscutibile competenza per limitare l’effetto di impopolarità di tagli certi. In tal senso, il ruolo di tecnico diventa superiore a quello del presidente dell’ente regione eletto dai cittadini. Ma è chiaro che questo non è vero. Questi manager dell’organizzazione sanitaria debbono innanzitutto osservare che l’attuazione dei piani di rientro dai debiti sia un fatto certo e non un gioco di prestigio ricavato dai bilanci creativi. Il loro è anche un potere sostanziale. La loro firma sugli atti è necessaria, pena l’illegittimità dell’atto. Di qui un braccio di ferro non nuovo tra potere e conoscenza degli strumenti. Entrambi sono dimensioni di potere che hanno bisogno l’una del riconoscimento dell’altra per agire con atti non suscettibili di impugnative dal primo ricorso al tribunale amministrativo regionale. La politica, il potere propriamente detto, ha bisogno di mettere in fila i suoi desiderata e scontentare il meno possibile. I detentori della conoscenza tecnica sollecitati in modo pressante da molte forme di potere e probabilmente con un ruolo importante, decisivo anche se non

votato dai cittadini, debbono comunque ringraziare diverse stanze del potere. D’altra parte gli stessi politici esprimono un sapere: la capacità di distinguere in diverse realtà affinché il tutto non finisca nella logica della mannaia dettata dai numeri. Un braccio di ferro che non conosce mai vincitore o vinti. Chiaramente per un governo tecnico avere dei commissari, anche se solo per denominazione “sub”, si presenta come elemento decisivo, un fatto sostanziale di governo senza del quale è impossibile gestire alcunché. Il governo nella sua attuazione di un programma di recupero finanziario di rigore, di dimagrimento della struttura pubblica, di alleggerimento della presenza dello Stato in ogni dove, non può far a meno di riferirsi a persone competenti nominate sulla base della fiducia trasmessa dagli stessi uomini di governo. I personaggi del precedente apparato inevitabilmente appaiono meno credibili, anche se probabilmente più comunicativi con gli attuali amministratori dell’ente-regione. Il governo deve puntare ad avere maggiore forza di indirizzo non più solo economico. Ma quando si sceglie dove risparmiare, su quali categorie - strutture, farmaci, servizi, personale - si opera una scelta in cui il tecnico sfuma per diventare finemente politica. Francesca da Polenta w w w.cittadiniesalu te.it




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