Perché Napoli - Vivere e morire di Napoli

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PARTENZE RALLENTATE

«C’è un progetto di partenza che coinvolge Casa Kaplan», questo è il messaggio implicito della lettera di ringraziamento che Robert Kaplan invia a tutti gli amici che hanno contribuito a creare lo spazio galleria che da Kaplan Project n.1 e n.3 si è trasformato in casa-città e luogo accogliente. Uno spazio diventa luogo ed un luogo si fa casa, poi la casa si trasforma in città, interna ed esterna; per molti diventa comunalità contemporanea, città dove andare. Una storia urbana naturale, une cité qui est apparue, Giuseppe Zevola, Poul Thoral, Paolos Stampa, Carlo Stara, Barbara Lambrecht, Anoine Esquilat, Ninee Louisde Montelambert, Sylvia Schldge, Fredéric Maria, Joeg e Jutta Huber, Emanuelle Heidsiek e Philippe Leduc, Antonio Martiniello, Rosaria Di Blasio, Clelia Santoro, Nathalie Borel, Sergio Cappelli, Cedric Reversade, Caterina Occhio, Renaud Séchan, Alos Cavdar, Raffaella Nappi, Patricia Grund e Nathalie Haidsiek rimasero solo in parte sorpresi. Il progetto e tutti coloro che avevano contribuito a farlo nascere e crescere come una cellula di un tessuto organico predisposto, avevano fatto parte della vita di un milieu riconoscibile nella storia del tempo giusto: Napoli città d’arte, Napoli città della comunanza, Napoli come casa d’artisti, Napoli città della poesia, Napoli cosmopolita, Napoli e l’arte contemporanea, Napoli della poesia visiva e sonora, Napoli del vivere quotidiano, Napoli città della polifonia diffusa, erano tutte città vivibili durante la loro vita temporanea. La lettera di Kaplan faceva balenare l’idea della scomparsa di un gran numero di esse. La Napoli città ostile era stata comunicata al mondo facendo perdere massa critica al progetto di costruzione delle altre città. 99


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