La città metropolitana, infrastruttura complessa, aperta ed incompleta. Di Pasquale Persico
Nota preparata per il lunedì dell’architettura Inarch 18 aprile 2016-04-13, Napoli
Premessa Per parlare di Roma e di città metropolitane e prima di introdurre i temi relativi alle infrastrutture e la città, occorre introdurre un nuovo lemmario di riferimento. Due libri fondamentali per introdurre i temi. Il primo, del premio nobel Angus Deaton, La grande fuga, ed il Mulino 2016 che, partendo dalla disuguaglianza e dalla povertà, descrive l’esodo verso l’urbano come il meccanismo principale che ha portato fuori dalla povertà 2miliardi di persone. Le grandi aree urbano oltre ad interventi di aiuto alle popolazioni sono lo sfondo del ragionamento sulla metamorfosi del rapporto tra architettura e urbanità, allargando anche la forbice tra progresso e disuguaglianza. Il nuovo PIL sarà abbondantemente prodotto nelle aree urbane ma questo corrisponde al FiL (felicità interna lorda) desiderato? Il secondo libro di Saskia Sassen, Espulsioni, ed Il Mulino 2016 introduce il tema dell’attuale fase di brutalità nella complessità dell’economia mondiale sottolineando che l’attrattore global city per la finanza internazionale è anche il l’angelo sterminatore degli equilibri tra natura e vivibilità e la città si presenta sempre più come infrastruttura complessa aperta ed incompleta. In questa tassonomia possiamo trovare gli spunti per parlare di Roma, la sua possibile qualità urbana, in termini di area metropolitana ed il ruolo della rete ecologica come possibile riferimento metodologico per introdurre la cultura del limite e scegliere la direzione strategica di città bastevole, dentro la visione di città metropolitana che vuole vivere bene nell’area vasta, perché ha finalmente una strategia orientata dalla piena consapevolezza della sua storia e delle sue transizioni, città comunque di passaggio e non eterna. Le città metropolitane e la loro rete ecologica di riferimento possono contribuire a rompere le resistenze corporative che hanno indebolito la capacità dei Paesi Europei di intraprendere una nuova politica economica comune. Il fattore decisivo è la nascita di una nuova volontà degli europei e delle popolazioni in transito di voler concepire una politica rivolta al futuro. Una politica che tenga dentro urbanità e sviluppo, inclusione e democrazia, ambiente e cultura del bastevole.
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