Preview del catalogo della mostra "Padre e Figlio" edito da Magonza Editore

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ETTORE PISTOLETTO OLIVERO MICHELANGELO PISTOLETTO FATHER & SON

a cura di Alberto Fiz


nelle pagine precedenti, da sinistra a destra, particolari delle fotografie: Palazzo Gromo Losa, Biella. Foto R. Ramella (pp. 30-31) Casa Zegna, Trivero. Foto M. Piazza (pp. 106-107) Cittadellarte - Fondazione Pistoletto, Biella. Foto E. Amici (pp. 162-163) vedute dell’allestimento della mostra “Ettore Pistoletto Olivero | Michelangelo Pistoletto. Padre e figlio� (17 aprile - 13 ottobre 2019): pp. 32-39, 80-83, 242-243, quarta di copertina, nella sede di Palazzo Gromo Losa, Biella pp. 124-127, nella sede di Casa Zegna, Trivero per tutte: foto D. Andreotti


12 Ettore e Michelangelo. I complici Alberto Fiz 84 Padre e figlio Ferruccio De Bortoli 90 Autoritratto attraverso mio padre conversazione tra Alberto Fiz e Michelangelo Pistoletto 118 La Sala Quadri. Ettore Pistoletto Olivero e l’Arte della Lana Danilo Craveia 134 La Panoramica Zegna. Ermenegildo fabbrica il paesaggio Danilo Craveia 138 Oltre l’orizzonte Piero Chiara 148 Ettore Pistoletto Olivero. Una visione panica della natura Nicoletta Colombo 154 Lasciare un’eredità ai padri conversazione tra Anna Zegna e Michelangelo Pistoletto 164 Padre, figlio e creatività Michelangelo Pistoletto 176 Miti e riti per una scuola dei padri e dei figli Paolo Naldini 188 Cittadellarte - Fondazione Pistoletto Paolo Naldini

194 Quando la figlia intervista il padre conversazione tra Armona e Michelangelo Pistoletto 204 Figure di figlio Massimo Recalcati 210 Padri e fili (tessere o non tessere?) Alessandro Bergonzoni 212 Attraverso la cruna dell’ago. Il filo dell’umanità Piercarlo Grimaldi 218 Tra padri e figli. Ritratti di uomini allo specchio Grazia Paganelli 222 Il ministero del padre e il mistero del figlio Johnny Dotti 226 Le montagne dei padri Paolo Cognetti 232 Ettore Pistoletto Olivero Elenco cronologico delle opere 236 Michelangelo Pistoletto Elenco cronologico delle opere 238 Ettore Pistoletto Olivero Biografia a cura di Nicoletta Colombo 239 Michelangelo Pistoletto Biografia a cura dell’Archivio Pistoletto


Ettore e Michelangelo. I complici

Alberto Fiz

«Il tempo è la sostanza di cui sono fatto. Il tempo è un fiume che mi trascina, ma io sono il fiume: è una tigre che mi divora, ma io sono la tigre; è un fuoco che mi consuma, ma io sono il fuoco.» Jorge Luis Borges fig. 1 | Due particolari delle fotografie

pubblicate nel catalogo della mostra

Ettore Pistoletto Olivero era scomparso da 27 anni. Suo figlio, Michelangelo Pistoletto, aveva

Padre e figlio presso la galleria Gian

75 anni. Eppure, nel 2008, la galleria Persano di Torino ospitava la mostra Ettore e Michelan-

Enzo Sperone a Torino, giugno 1973.

gelo. I coetanei. Un sincronismo dove Pistoletto innesca precise corrispondenze di significati

A sinistra Michelangelo Pistoletto con il cane Bolscioj e il padre Ettore Pistoletto Olivero a Susa, 1973; a destra Michelangelo Pistoletto e Ettore Pistoletto Olivero nello studio di ques’ultimo a Susa, 1973. Foto P. Mussat Sartor, courtesy Archivio Pistoletto

che permettono di creare un sistema interdipendente nel quale il tempo soggettivo e quello storico vanno di pari passo. L’artista parte da un dato oggettivo e incontrovertibile, l’età anagrafica: nel 2008 lui aveva la stessa età, 75 anni, che suo padre aveva nel 1973. La cosa potrebbe sembrare scontata; tutti, prima o poi, sono “coetanei”, magari senza accorgersene. Perché proprio quella scelta e quell’età? La coincidenza non appare affatto casuale: per calcolare la presenza simultanea, infatti, Pistoletto fa riferimento ad un episodio artistico rilevante, ovvero la mostra Padre e figlio organizzata nel 1973 da Gian Enzo Sperone a Torino. Per lui, dunque, è sempre la componente creativa a muovere il tempo. Quella è la sola occasione in cui i due artisti sono presenti fisicamente e collaborano insieme ad un progetto che assume un’unitarietà, stravolgendo ogni gerarchia. Acclamato internazionalmente, Michelangelo diventa il maestro del padre che, sin dal 1968, fa tesoro delle sue indicazioni e attualizza la propria indagine stilistica, sino a quel momento ancorata ad un verismo di derivazione post-ottocentesca (i suoi riferimenti principali sono Giuseppe Bozzalla e Lorenzo Delleani), sebbene scevra da elementi formali. Nel 1972 viene realizzata la prima natura morta della nuova serie e, nello stesso tempo, il figlio

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fig. 1

consiglia al padre di rendere più dinamico il contesto proponendogli anche l’inserimento di elementi specchianti, siano essi pentole, secchielli, brocche o vasi, coinvolgendo, in un continuo alternarsi di riflessi, anche il piano di appoggio su cui vengono adagiati gli oggetti. Lasciare un’eredità ai padri In questo caso, Pistoletto consegna il testimone e lascia l’eredità al padre («Lasciare un’eredità ai padri» è un suo aforisma del 1977) che applica alle proprie opere una metodologia mai sperimentata in precedenza. Ad arricchirsi sono anche i contenuti pittorici che recepiscono il quotidiano domestico nelle sue forme più svariate con i cibi della tradizione mescolati alla bottiglia dell’olio o alla lattina del caffè Paulista, così come i formaggi accanto a banconote o al giornale per incartare i peperoni. Il tutto, dunque, si anima ridando nuova energia alle «nature per la vita», l’espressione utilizzata da Ettore per ribaltare l’appellativo di nature morte che considerava poco consono al suo lavoro rispetto a un’indagine lenticolare che prendeva in considerazione anche gli oggetti minimi, siano essi la mollica di pane o la goccia di vino caduta sulla tovaglia. Ogni cosa era «alimento per la vita naturale della generazione umana». La cura impartita dal figlio dà i suoi risultati anche sotto il profilo psicologico, come riconosce Giovanni Petrillo nell’unica monografia esistente sull’artista: «Ettore Olivero Pistoletto, sembra conoscere in quest’ultimo periodo una fase di gioventù rinnovata e perché ha rinfrescato, per così dire, anche la sua tavolozza e di questo processo testimoniano anche i suoi dipinti più recenti, nei quali i diversi elementi che li compongono vibrano all’unisono con il 1. Giovanni Petrillo, Ettore Pistoletto Olivero, Toso Editore, Torino 1970, p. 94.

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colore puro»1. Al di là della componente estetica, ciò che appare di particolare significato è l’azione di ribal-

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fig. 2 | Ettore Pistoletto Olivero,

Autoritratto (part.), 1973, olio su tela, 69 x 79 cm. Foto D. Andreotti fig. 3 | Michelangelo Pistoletto,

Autoritratto (part.), 2008, serigrafia su acciaio inox lucidato a specchio, 70 x 100 cm. Foto A. Lacirasella

tamento compiuta in questa circostanza che supera ogni forma gerarchica. Secondo quanto accade nei film del regista giapponese Kore’eda Hirokazu, il padre si modifica a contatto con il figlio creando una circolarità del pensiero che appare di particolare attualità. Del resto, nella prima metà del Novecento, è stato il progresso a mettere in crisi e spezzare definitivamente il principio della famiglia patriarcale che aveva retto per secoli. Con l’avvento delle tecnologie, poi, sempre più, il padre ha bisogno dell’esperienza del figlio in una ancora più evidente interazione tra le due figure. Il sapere del padre (ma anche il suo non sapere), a contatto con il figlio, prende altre direzioni e a questo proposito Michelangelo Pistoletto scrive: «Io ho fatto sì di sapere attraverso di lui ciò che lui ed io non sapevamo»2. È un transfert che condiziona tutta la sua esperienza artistica dove il padre appare continuamente presente come testimone di un passaggio. «La nostra esistenza è fatta, costituita dall’Altro. Nessuno di noi può scegliere la sua provenienza», scrive in questa pubblicazione Massimo Recalcati. La mostra realizzata nel 1973 diventa per il padre occasione di una rinnovata consapevolezza: dopo essersi dedicato, per tutta la vita, a una narrazione il più possibile oggettiva, grazie al figlio, è lui stesso a fare la sua comparsa nel quadro. Senza travestimenti, com’era accaduto nel ciclo sulla Storia dell’Arte della Lana, e senza affidarsi all’ufficialità degli autoritratti precedenti, si sorprende mentre dipinge, riflesso in un vaso di acciaio inossidabile (glielo aveva regalato il figlio) coinvolgendo nello spazio il suo studio con una serie di quadri appesi con soggetti differenti e, sul fondo, una donna intenta nella lettura di un giornale con ai piedi le pantofole di casa. La pittura sulla superficie convessa è ricca di riferimenti alla tradizione con testimonianze fondamentali nell’area fiamminga (la più celebre è, forse, lo specchio che compare dietro al Ritratto dei coniugi Arnolfini di Jan van Eyck) ma ora assume un significato differente e rappresenta l’occasione per partecipare all’esperienza del figlio diventandone complice, addirittura sodale. Ettore, che aveva respinto le sirene delle avanguardie e giudicava «stucchevole una certa pittura surreale», non si era ritratto di fronte alla proposta di Michelangelo che lo aveva invitato a rispecchiarsi, a riconoscere se stesso nello spazio più ampio della rappresentazione. Nel 2008, in occasione della mostra I coetanei, Michelangelo torna sul luogo del delitto e quel vaso, su cui compariva l’immagine dipinta di Ettore, costituisce oggetto di un’ulteriore indagine, visto che sarà proprio il figlio a ritrarsi alla stessa età del padre, 75 anni. Questa volta, con assoluto sincronismo, appare Michelangelo nel suo ambiente, Cittadellarte, e alle spalle il fotografo che riprende. Tutto è uguale solo nell’apparenza e nella scansione temporale. In realtà, quel vaso diviene il luogo di passaggio dalla pittura immobile alla superficie specchiante dove l’immagine di Pistoletto catalizza un’infinità di altri elementi che fluttuano nel tempo e nello spazio. In questo Autoritratto, tuttavia, Michelangelo è anche un po’ Ettore: «Qualcu-

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fig. 2

fig. 3

no mi ha detto che assomiglio sempre più a mio padre, infatti ho adesso l’età che lui aveva quando assomigliava a me. C’è un tempo che allontana e un tempo che avvicina. Mio padre è mancato, ma è tornato nella mia arte. Nella mostra le mie opere riprendono e rispecchiano le opere del mio genitore fatte per rispecchiare le mie ed esserne rispecchiate»3, scrive Pistoletto nel testo che accompagna la rassegna da Persano. Tra somiglianza e identità La somiglianza, del resto, ancor più dell’identità, apre alla relazione con gli altri nella consapevolezza che, pur essendo noi stessi, non siamo mai gli stessi in una perenne trasformazione, come, del resto, avviene davanti allo specchio dove ogni istante è differente. In occasione de I coetanei, Pistoletto fa nuovamente riferimento all’Autoritratto di Ettore collocando sulla superficie specchiante, nella stessa posizione e con lo stesso abbigliamento della donna apparsa sullo sfondo nel dipinto del padre, una giovane figura femminile con in mano un computer portatile (Donna seduta con personal computer). In relazione alle due opere, si attua, dunque, una doppia prospettiva, di avvicinamento e di allontanamento, con le immagini del 2008 che trattengono, sia pure modificate, quelle del 1973. Il passato, del resto, quando lo evochiamo, contiene il presente. 2. Michelangelo Pistoletto, Autoritratto attraverso mio padre (1933-1973). Un’ora dedicata ai 31 giorni del mese di marzo 1977, Edizioni Lucio Amelio, Napoli 1977. 3. La citazione è tratta dal testo di Michelangelo Pistoletto pubblicato nel maggio 2008 in occasione della mostra Ettore e Michelangelo. I coetanei, Persano, Torino, 13 maggio - 26 luglio 2008.

Ettore e Michelangelo. I complici

Un altro omaggio alla pittura di Ettore viene proposto da Michelangelo nel 1975 con Tela su cavalletto dove ciò che appare sullo specchio è il cavalletto originale del padre visto da dietro su cui viene collocata una tela, in sintonia con i tanti personaggi di schiena caratteristici dei suoi Quadri specchianti. Ma è il 1973 (le opere del padre sui nuovi concetti impostati dal figlio sono del biennio 197273) l’anno che rappresenta il punto d’arrivo di un processo catartico: con lo scoccare dei

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fig. 9

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Alberto Fiz


fig. 10

Ettore e Michelangelo. I complici

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EPO Tovaglia e vaso d’argento, 1974 olio su tela, 79 x 95 cm foto D. Andreotti


MP Divisione e moltiplicazione dello specchio, 1975 cornici e specchio, 160 x 160 cm foto D. Andreotti


fig. 50 | Bocchetto Luvera, locanda dell’Argimonia, 1962. Foto R. Mazzeranghi

fig. 51 | Il cantiere del piazzale Bielmonte, 1953. Foto R. Mazzeranghi


EPO Panoramica Zegna - Bocchetto Livera, 1952 olio su tela, 100 x 126



fig. 94


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