CinemazeroNotizie Maggio 2019

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i film del mese

Un film di Jon S. Baird. Con Steve Coogan, John C. Reilly, Nina Arianda. Or.: USA, 2018. Durata 97’

Un film di Adele Tulli. Or.: Italia, 2019. Durata 70’

Un film di Roberto Minervini. Con Judy Hill, Dorothy Hill, Michael Nelson (II). Or.: Italia, Francia, USA 2018. Durata 109’

Un film Pedro Almodóvar. Con Asier Etxeandia, Julieta Serrano, Antonio Banderas, Penélope. Or.: Spagna 2019. Durata 113’

STANLIO E OLLIO

BRILLANTE E RITMATO BIOPIC CHE RACCONTA GLI ESSERI UMANI DIETRO AI PERSONAGGI DI JON S. BAIRD Nei paesi anglosassoni erano noti come Laurel & Hardy. Da noi li abbiamo sempre chiamati Stanlio e Ollio, e il film s'intitola nello stesso modo. In Stanlio & Ollio non si raccontano i personaggi, ma gli esseri umani dietro - o magari di lato - ai personaggi... Anche quando, dopo una manciata di minuti, si vola nel 1953, l’anno in cui Laurel & Hardy, tutti e due oramai sopra i sessanta e da tempo lontani dalle scene, partono per una tournée teatrale che vorrebbe essere il preludio a un nuovo film, ma che farà calare la parola fine sulla loro carriera... Stanlio & Ollio è quindi un film su cosa significhi aver lavorato assieme per una vita, su come la coppia artistica diventi simile a una coppia di fatto, e ancor di più su come si affronta la fine di una storia, di un percorso professionale, ma non personale e d’amicizia... Steve Coogan e John C. Reilly sono bravissimi nel catturare e restituire i tic, l’arte e le personalità di Laurel e Hardy, sul palco (o set) come nella vita, con un’intensità piena di rispetto e d’affetto per i personaggi, con la capacità di evitare il ridicolo del calco eccessivo e puramente formale, e di risultare commoventi proprio perché basata su quello che Laurel e Hardy erano e provavano, prima ancora che su quello che mostravano. [da www.comingsoon.it]

NORMAL

UN ACUTO ATLANTE DELLE NORME, GLI STEREOTIPI, LE CONVENZIONI DI GENERE DI ADELE TuLLI Ridefinire il concetto di “normale” implica scoperchiare tutte quelle strutture sociali e familiari che veicolano pensieri e comportamenti forzati secondo regolamenti e indicazioni giudicati come inscalfibili, comuni, consueti. E così Tulli compie il suo viaggio in Italia alla ricerca di situazioni in cui lo scontro di genere è storicamente sedato da abitudini e rituali pubblici mai messi in discussione... La regista cattura composizioni di un reale che ha già oltrepassato la propria deriva grottesca (la ginnastica in parco per le mamme con passeggino…), una realtà che si aggrappa disperatamente alle proprie forme svuotate di senso per mascherarsi ... Il risultato è ... il gioco scoperto tra osservazione e ricostruzione, l’ambiguità reiterata tra finzione e verità, accomunano lo sguardo di Tulli forse maggiormente alla scuola del Gianfranco Rosi più “leggero”, una sorta di Sacro GRA esteso alla penisola della “mascolinità tossica” (discoteche estive con ragazzi esagitati “a caccia”, modelle svestite nelle fiere di automobili preda dei video accaldati degli avventori, varie lezioni educative in contesti diversi ad una femminilità sottomessa…)... Normal riesce però ad aprire una serie di falle nei confini tracciati nel tempo di una quotidianità che consideriamo destinata a ripetersi all’infinito e per inerzia: la nascita di una sensibilità nuova, cangiante e fluida pone le sue basi innanzitutto da come decidiamo di raccontare noi stessi e la nostra natura davanti alle istituzioni e agli spazi comunitari che ci chiedono, costantemente e ripetutamente, di autodichiararci. [da www.sentieriselvaggi.it]

CHE FARE QuANDO IL MONDO È IN FIAMME?

UNA 'CANZONE' DI PROTESTA, UNA MANIERA DI PORSI IL PROBLEMA DELL'INGIUSTIZIA

DI ROBERTO MINERvINI Dopo l'incandescenza di Louisiana, ficcato nello stato omonimo, Roberto Minervini trasloca a Baton Rouge restando fedele a quella porzione di Sud venduto da Napoleone per quindici milioni di dollari. Se per il resto del Paese la Louisiana è una sorta di gigantesca festa permanente dove non ci si preoccupa che della musica e della cucina, dove la gente non fa altro che cantare e suonare nelle strade, la realtà smentisce lo stereotipo e rivela una complessità che impone rispetto. Dragando le acque torbide del Mississippi e del suo paese di adozione, l'autore coglie, con le reti della sua empatia, le figure ambigue ed eloquenti del rimosso. L'other side, in cui abita da sempre il suo cinema, non è il rovescio del décor ma il passaggio rivelatore di una realtà che appassiona e sconcerta, una messa a nudo delle piaghe e delle rovine di un paese vincitore e sempre parzialmente vinto... Minervini non racconta né mistifica, i suoi film descrivono attraverso il quotidiano, passando del tempo con persone vere di cui abbraccia il presente e a cui non attribuisce mai un giudizio a priori. La sua preoccupazione è la restituzione grafica di un contesto di cui è il testimone privilegiato... [da www.mymovies.it]

DOLOR Y GLORIA

UN REGISTA CHE NON POTRÀ PIÙ FARE IL SUO LAVORO RIPENSA AL SUO PASSATO DI PEDRO ALMODóvAR "Non sei stato un buon figlio", dice l'anziana madre al maturo Salvador Mallo, un Antonio Banderas troppo uguale a Pedro Almodóvar per lasciare spazio ai dubbi. Certo che è lui. "Tutti i miei film mi rappresentano, e questo di certo mi


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