Mondo Cifa (Giugno 2010)

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ANNO IX - N° 2 - Giugno 2010 - Sped. in abb. post. Legge 662/96, art. 2, Comma 20/c D.C./D.D./Asti - Copia Omaggio

Mondo Mond o

Adozione Insieme

Adozione: un diritto del bambino a pagina 5

La cultura dell’adozione a pagina 33

La famiglia si trasforma

a pagina 35

Adozione internazionale ieri e oggi 1

EDITORIALE PRIMOPIANO COOPERAZIONE ADOZIONE RUBRICHE

EDITORIALE: Il futuro di Cifa: sogni e progetti. PRIMO PIANO: Adozione internazionale: un diritto del bambino. COOPERAZIONE: Il principio di sussidiarietà. Educare allo sviluppo. Partner locale: Thailandia. ADOZIONE: Adottare ieri e oggi. Adottare nelle emergenze. La cultura dell’adozione. RUBRICHE: Le trasformazioni nella famiglia adottiva. Letture.


EDITORIALE PRIMOPIANO COOPERAZIONE ADOZIONE RUBRICHE

Sommario

Anno IX - N° 2 Giugno 2010 Direttore Editoriale Gianfranco Arnoletti

EDITORIALE Il futuro di Cifa: sogni e progetti .......................pag. 3

Direttore Responsabile Elena Volponi

PRIMO PIANO Adozione internazionale: un diritto del bambino ....pag. 5

Redattori e Collaboratori Carlo Agosto, Gianfranco Arnoletti, Laura Baldassarre, Luigi Bisceglia, Daniele De Florio, Luigi Fadiga, Ambra Enrico, Beatrice Gemma, Kevin Lee, Fiammetta Magugliani, Marco Pastori, Marco Scarpati, Elena Sormano, Vittorio Villa.

COOPERAZIONE Il principio di sussidiarietà ................................pag. 9 Educare allo sviluppo .......................................pag. 11 Le ricette...della cooperazione .........................pag. 13 Diario Etiopia ....................................................pag. 14 Partner locale: TOPS, Thailandia ....................pag. 17 Tutti i progetti in corso .....................................pag. 24

Fotografie Ambra Enrico, Tutik Fissore, Michela Fornasero, Beatrice Gemma, Maria Paradies, Marco Pastori, Enrico Rampazzo, Taipei Overseas Peace Services, Silvio Zagli.

ADOZIONE

Progetto grafico e impaginazione Daniele De Florio

Adottare: una risposta alle emergenze? .........pag. 25 Adozione oggi: dialogo con Marco Scarpati ..pag. 27 Adozione ieri: le origini di Cifa .......................pag. 30 La cultura dell’adozione ..................................pag. 33

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RUBRICHE

Editore CIFA Onlus - Organizzazione Non Governativa Via Ugo Foscolo, 3 - 10126 Torino Tel. 011.433.80.59 - 011.430.88.53 Fax 011.433.80.29 E-mail: press@cifaong.it Sito web: www.cifaong.it

L’angolo della psicologa ..................................pag. 35 Letture ................................................................pag. 38

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Il futuro di Cifa: sogni e progetti

cuori: un po’ come i nostri figli. Il convegno è stato una buona occasione per lanciare uno sguardo al futuro che, nuvole o turbolenze politico-finanziarie a parte ha, come per tutto ciò che è ignoto, il vantaggio di poterci disegnare intorno i propri sogni, di poter anche fantasticare… ed è quello che abbiamo fatto.

Cari amici,

Non riesco a sfuggire alla tentazione di guardare le cose fatte, in special modo quando queste procuraAbbiamo tracciato insieme una linea di sviluppo no soddisfazioni: sono le debolezze della vita. che permetta al Cifa di raggiungere quegli obiettivi Uno sguardo, giuro, solo un rapido sguardo, al che ci conducano verso il recupero ed il ripristino bell’evento che il 29 aprile ci ha visti in tanti, racdei diritti fondamentali dei bambini, obiettivo che colti nel salone del Cenda sempre perseguiamo. tro Convegni della Regione Piemonte a Torino. Cifa, ente con il più alto “Abbiamo tracciato insieme una In quel giorno abbiamo numero di adozioni interpotuto abbracciare i vonazionali in Italia, vuole e linea di sviluppo che permetta al lontari che negli anni ‘80 deve ora conquistarsi un Cifa di raggiungere quegli obiethanno dato molto ad un corretto posizionamento Cifa che stava nascendo, nel mondo delle Organiztivi che ci conducano verso il rezazioni Non Governative ed ora hanno potuto gocupero ed il ripristino dei diritti di buon livello. dere dell’immagine della Parlare oggi di progetti, loro creatura, diventata fondamentali dei bambini, obietdi Sostegni a distanza, di grande ma rimasta semtivo che da sempre perseguiamo.” finanziamenti e donaziopre “piccola” nei nostri

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Editoriale


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mentate in vari Ministeri – Giustizia, Esteri, Interni, Presidenza del Consiglio dei Ministri con la CAI – ed è importante (o lo sarebbe) che un organo del Parlamento abbia una visione d’insieme del tema. Cifa ha avuto contatti ed audizioni con i membri di questo importante organismo costituito, lo ricordiamo, da rappresentanti di tutto l’arco costituzionale. Uno dei temi centrali affrontati nel corso di questi incontri, già oggetto di rimostranze da parte delle autorità centrali dei Paesi di origine dei minori, ha raccolto molto interesse: si tratta della cittadinanza italiana che viene concessa ai figli adottivi con tempi burocratici inaccettabili. Se le cose potessero in questo senso cambiare, sarebbe una bella vittoria. Alla Commissione bicamerale guidata dall’Ononi sembra quasi blasfemo visto l’aspetto relativo revole Alessandra Mussolini abbiamo chiesto con alla crisi mondiale, e proprio per questo dobbiamo forza di farsi promotrice delle modifiche normatiraddoppiare gli sforzi per riuscire a realizzare i nove necessarie per un aggiornamento della 476/98 stri progetti. Molti dei nostri beneficiari, infatti, non che, ad oltre un decennio di vita, ha dimostrato avrebbero il tempo di aspettare. Come ho già avuuna corretta impostazione di fondo ma anche vuoto modo di affermare, e poiché sono assolutamenti legislativi e inadeguatezze in alcune sue parti. Ci te convinto della mia posizione, ancora una volta auguriamo che la paura di toccare la norma senza sono qui a richiedere, a tutti coloro che lo vorranno, stravolgerla non costituisca l’eterno alibi per far sì un contributo a questo complesso mondo dell’adoche nulla si muova. zione internazionale. In una società dove è difficile La società civile viaggia ad una velocità che non è avere posizioni diverse da quelle dominanti, siano purtroppo paragonabile alla velocità della politica, esse politiche, religiose o e forse anche per questo etiche, mi sembra imporsiamo delusi. tante chiamare a raccolta “Nella cabina di regia dell’adotutti gli spiriti liberi affinPer quanto riguarda chè, approfittando degli l’apertura di nuovi pazione internazionale, con la posspazi di questo giornale, esi in cui il Cifa possa sibilità di incidere sul mondo poportino avanti le loro idee operare, restano i grandi anche se non coincidendubbi e l’eterno dibattito litico e sulle norme che il nostro ti da quelle espresse da tra coloro che sostengono Parlamento è chiamato ad emaCifa. sia opportuno lavorare in pochi Paesi ma agennare o modificare, la CommisIl contributo di tante podo molto in profondità e sione Bicamerale per l’Infanzia sizioni e proposte potrà coloro che ritengono che aiutarci molto nell’interuna vasta presenza geha un potenziale interessante.” pretare i cambiamenti e ografica rafforzi il ruolo sottolineare le criticità dell’ente. di questo nostro piccolo, grande universo. Coraggio, amici e non, uscite Probabilmente si potrebbero realizzare entrambe le dall’anonimato di internet e diteci cosa pensate: idee se si provasse maggiormente ad usare lo struqualunque cosa Voi esprimerete sarà sempre una mento delle intese e delle fusioni. Strada certamente preziosa considerazione e come tale verrà letta. da esplorare. Sommessamente suggeriamo alle noMolte volte, nel comporre i piani triennali dell’Ente, stre autorità di guidare questo processo, perché è ci siamo interrogati sul futuro dell’adozione e sul vero che la sussidiarietà del privato nelle nostre sofuturo della Cooperazione internazionale: ci piacietà è certamente un fatto positivo e da sviluppare, cerebbe sentire le previsioni di persone al di fuori ma la guida strategica deve essere data da chi guida degli Enti. il Paese e non dal singolo ente per grande, potente e organizzato che possa essere. Nella cabina di regia dell’adozione internazionale, con la possibilità di incidere sul mondo politico e Mi si conceda in ultimo, mutuando una frase scritsulle norme che il nostro Parlamento è chiamato ad ta dal Manzoni nei Promessi Sposi, un abbraccio ai emanare o modificare, la Commissione Bicamerale miei 25 lettori. per l’Infanzia ha un potenziale interessante. Come molti sanno le competenze sull’infanzia sono framGianfranco Arnoletti

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Adozione internazionale: un diritto del bambino

norile al tema dell’adozione, sia nazionale che internazionale, intesa come strumento principe per assicurare una nuova famiglia e una nuova filiazione piena al minore abbandonato.

Ho avuto così modo di vedere come da una legge ormai lontana nel tempo (la legge Dal Canton nr. 431 del 1967 sull’adozione speciale) si siano venuti gradualmente sviluppando nel nostro Paese e nel nostro sistema giuridico la nozione di diritto del minore e il concetto stesso di persona minore come soggetto di diritto. È merito di quella lontana legge, ormai sostituita da norme giuridiche più recenti ma ancora a lei sostanzial“Si sono succedute modifiche e mente fedeli, se il nostro Paese può vantarsi di aggiustamenti nell’impianto oriavere anticipato in questo ginario delle leggi sull’adozione campo ciò che ha affermato due decenni dopo internazionale, non sempre mila Convenzione delle Nagliorativi né tutti ugualmente zioni Unite sui diritti del fanciullo, ed è merito di attenti al principio della premiquella lontana legge se il nenza dell’interesse del minore.” nostro Paese è dotato di

Per il primo piano di Mondo Cifa di Giugno ci siamo rivolti a un’eminente personalità nel campo della tutela dei diritti dei bambini: Luigi Fadiga, già Presidente della Commissione Adozioni Internazionali. Riportiamo una serie di considerazioni sull’evoluzione dell’adozione internazionale, dalle “origini” ad oggi, in occasione del trentennale di Cifa. Aderisco con piacere alla richiesta di scrivere un articolo per il giornale di Cifa in occasione dei trent’anni di attività dell’ente nel campo delle adozioni internazionali. Ho dedicato la maggior parte della mia vita professionale di giudice mi-

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Primo piano


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sistema “fai da te” andò gradualmente scostandosi dai fini e dagli obiettivi suoi propri. Dove ciò non accadde, fu anche per merito di alcuni enti e di alcune organizzazioni del privato sociale che con la loro serietà e preparazione professionale seppero guadagnarsi la stima di quanti, desiderosi di adottare un minore all’estero, rifiutavano le scorciatoie e volevano invece seguire un percorso limpido, corretto e rispettoso dei diritti del minore. Furono quei pochi organismi che nel periodo tra la metà degli anni Ottanta e la metà degli anni Novanta conservarono all’adozione internazionale le sue caratteristiche di accoglienza e di solidarietà: ma essendo quasi tutti localizzati al centro nord, riuscivano a gestire appena il 15% delle adozioni internazionali italiane, l’85% delle quali si svolgeva invece al di fuori di controlli pubblici, attraverso canali privati non sempre e non necessariamente illeciti ma assai raramente capaci e competenti.

un sistema adozionale che è forse il più avanzato e rispettoso dei diritti del minore di quanti ora vi siano nella comunità internazionale. Naturalmente, l’Italia del 2010 non è quella del 1967, e in questi decenni si sono succedute modifiche e aggiustamenti dell’impianto originario, non sempre migliorativi né tutti ugualmente attenti al principio della preminenza dell’interesse del minore solennemente affermato dalla stessa Convenzione sui diritti del fanciullo richiamata poco sopra. È rimasto tuttavia ancora fermo il principio fondamentale: che cioè l’adozione dei minori è uno strumento per dar loro una famiglia quando questa sia venuta meno, e non invece un mezzo (com’era prima della legge del 1967) per procurarsi una discendenza.

Solo l’applicazione della Convenzione de L’Aja del 1993 sulla tutela dei minori e la cooperazione nell’adozione internazionale poteva porre rimedio a quella situazione: ma la legge di ratifica - approvata il 31 dicembre 1998 - potè divenire operativa soltanto due anni dopo quando, approvato nel 1999 il Questo principio ha corregolamento di attuazioso i più gravi pericoli ne e insediata nel maggio all’inizio degli anni Ot2000 la Commissione per “È rimasto tuttavia ancora fertanta con la rapidissima le adozioni internazionamo il principio fondamentale: e disordinata crescita li, venne finalmente pubdell’adozione internazioblicato, dopo una severa che cioè l’adozione dei minori è nale, che poteva avvenire ma necessaria selezione uno strumento per dar loro una a quell’epoca sostanzialdelle molte domande, mente senza controlli. La il primo albo degli enti famiglia quando questa sia venuriforma attuata con la legautorizzati, ai quali gli ta meno, e non invece un mezzo ge nr. 184 del 1983 cercò aspiranti genitori adottivi di porvi riparo, introduavevano l’obbligo (e non per procurarsi una discendenza.” cendo la dichiarazione di più la facoltà) di rivolgeridoneità degli aspiranti si per adottare un bambigenitori adottivi e dando no straniero all’estero. il potere al Ministero per gli Affari esteri di concerto con quello della Giustizia di autorizzare enti pubSono passati dieci anni. L’adozione internazionale è blici o altre organizzazioni idonee allo svolgimento ormai sul binario giusto, e i dati che risultano daldelle pratiche di adozione internazionale. Ma l’infela recente indagine della C.A.I. ne sono la conforlice formulazione della norma, che sembrava rendetante riprova. Non mancano tuttavia nell’opinione re facoltativo il ricorso all’opera degli enti autorizpubblica segnali ricorrenti di insofferenza verso un zati, permise per diversi anni uno sviluppo distorto sistema che, pur nel pieno rispetto del desiderio di dell’adozione internazionale, che con il cosiddetto genitorialità che muove gli aspiranti genitori adot-

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Ha destato indignazione la notizia riportata recentemente dalla stampa, di quella madre adottiva nordamericana che, pochi mesi dopo l’adozione, ha messo il figlio su un aereo e l’ha rispedito in Russia dove l’aveva adottato, sostenendo che si trattava di un bambino difficile, non rispondente alle sue aspettative. Al di là degli evidenti aspetti umani del caso, va detto che il gesto rientra perfettamente nello schema giuridico del contratto di compravendita e nell’ipotesi di vizio della cosa venduta, ipotesi già conosciuta nel diritto romano, attualmente regolata dall’art. 1490 del codice civile, applicabile anche alla compravendita di animali. In base a quella norma il venditore è tenuto a garantire che la cosa venduta sia immune da vizi che la rendano inidonea all’uso a cui è destinata o ne diminuiscano in modo apprezzabile il valore. In questi casi, il compratore può chiedere a sua scelta la risoluzione del contratto o la riduzione del prezzo pagato. Dunque, se il bambino si rivela diverso da quello desiderato, si rispedisce al mittente.

Enti autorizzati qualificati, ben preparati, ricchi di esperienza, consapevoli della delicatezza dei loro compiti, possono - insieme alla C.A.I. ed alla magistratura minorile - garantirci da questi rischi. Luigi Fadiga Luigi Fadiga è stato Presidente della CAI, Commissione per le Adozioni Internazionali.

In Italia tutto ciò non sarebbe accaduto né potrebbe accadere. È merito della nostra legislazione, considerata troppo severa ma invece semplicemente attenta al superiore interesse del minore, ai suoi diritti e alla sua dignità di persona umana proveniente da situazioni di abbandono e di grande sofferenza. È sempre opportuno sottolineare i rischi gravissimi di degenerazione presenti nel campo dell’adozione internazionale (e, benché in misura minore, anche in quella nazionale), quando non si ponga a base di ogni decisione il superiore interesse del minore, quando si trascurino o si sottovalutino i meccanismi di garanzia che la legge e le convenzioni predispon-

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tivi, vuol continuare a garantire il preminente ingono a tutela dei soggetti deboli del procedimento teresse del minore nell’adozione nazionale come in adottivo, vale a dire a tutela dei minori adottandi, quella internazionale, e pertanto prevede non solo e quando si invocano invece “adozioni più sempliaiuti a chi desidera adotci” o maggiore larghezza tare, ma anche controlli nella valutazione degli e garanzie. Di questa inaspiranti genitori adotti“Non mancano nell’opinione sofferenza si fanno talora vi. portavoce i mass media, pubblica segnali ricorrenti di ine finanche qualche parlaIn tutti questi casi l’adosofferenza verso un sistema che, mentare alla ricerca di un zione internazionale, facile consenso. Ma sareblasciata a sé stessa, scipur nel pieno rispetto del desiderio be grave errore allentare vola ben presto - sotto la di genitorialità, vuol continuare a le garanzie ed i controlli. spinta della ricerca del bambino a tutti i costi garantire il preminente interesse Occorre invece aumensul piano inclinato della del minore e pertanto prevede non tare e rendere uniforme privatizzazione, dove il sul territorio nazionale la soggetto forte del prosolo aiuti a chi desidera adottare, qualità dei servizi locali e cedimento (vale a dire, ma anche controlli e garanzie.” il livello di preparazione l’adulto) è portato a prividegli aspiranti genitori legiare il soddisfacimento adottivi, ai quali deve esdelle proprie aspirazioni sere offerto anche nel dopo adozione un sostegno senza vedere quelle (quanto meno di pari dignità adeguato. giuridica) del soggetto debole e cioè del bambino.

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IL DIRITTO DI DONARE IN TRASPARENZA: CIFA E LA “CARTA DELLA DONAZIONE” Come abbiamo segnalato sullo scorso numero di Mondo Cifa, la nostra ONG è diventata socio aderente dell’Istituto Italiano della Donazione (IID), un ente super partes che attesta la trasparenza del meccanismo delle donazioni e tutela sia il donatore che l’organizzazione verificata. I responsabili dell’ufficio qualità di Cifa hanno avuto la possibilità di intervistare Franco Vannini, consigliere delegato dell’IID. Riportiamo il dialogo che ne è seguito. 1) Perché un ente non profit dovrebbe decidere di aderire alla Carta della Donazione? Per aderire a regole certe che qualificano la sua azione e per comunicare ai propri pubblici di riferimento la buona gestione dei fondi raccolti. 2) Quali sono i vantaggi per l’ente e per i donatori? Il marchio dell’Istituto attesta che l’organizzazione mantiene le sue promesse, vi aggiunge credibilità e ne consolida la reputazione. Al donatore viene assicurato che l’organizzazione non profit applica regole deontologiche nella raccolta fondi e comunica che i progetti vengono realizzati efficacemente, verificando che le buone prassi siano costanti nel tempo con monitoraggi periodici. 3) In che modo viene verificata la trasparenza e la correttezza delle donazioni? L’Istituto ha prodotto un manuale che permette alle ONP di procedere ad una prima autovalutazione della conformità dei propri comportamenti rispetto ai principi della Carta della Donazione. Seguono verifiche ispettive condotte da professionisti della certificazione appartenenti alle più note società nazionali ed internazionali operanti nel settore. Segue poi un passaggio al Comitato Tecnico e infine al Consiglio Direttivo, che concede l’uso del marchio “Donare con fiducia”. 4) Tra gli enti che hanno aderito all’IID, quanti operano nei campi dell’Adozione Internazionale e della Cooperazione? All’interno dell’Istituto, alla data attuale, sono presenti 23 Organizzazioni non profit che si occupano di cooperazione internazionale. Di questi solo 4 si occupano non solo di Cooperazione ma anche di Adozione Internazionale. 5) Si può mettere in relazione la trasparenza nella donazione con la buona riuscita di progetti a favore dell’infanzia? Se sì, come? La trasparenza è un principio di buona gestione di una qualsiasi realtà organizzata, ancor di più se questa realtà è un ente non profit che deve garantire con la sua gestione corretta e trasparente che le risorse donate vadano effettivamente là dove il donatore si aspetta. Le Organizzazioni che si occupano di infanzia, a maggior ragione devono rendicontare al donatore cosa è stato fatto delle loro elargizioni, poiché, trattandosi di bambini, l’attenzione del donatore è massima. Aderendo alla Carta della Donazione si stabilisce inoltre un dialogo trasparente coi i propri donatori, i quali si sentiranno coinvolti e aggiornati sui progetti portati in essere; fidelizzando i donatori, l’ONP può inoltre programmare le proprie attività più a largo raggio, garantendo ai bambini beneficiari tutta l’assistenza ed il sostegno che gli permetteranno di affrontare con i giusti strumenti la vita da adulti. 6) A cosa ha diritto oggi un donatore di Cifa? Ad un uso delle risorse da loro messe a disposizione che sia finalizzato in modo efficace ed efficiente allo scopo per cui la donazione viene fatta, a ricevere informazioni complete sulle finalità, i tempi e le modalità di attuazione delle iniziative sostenute attraverso la donazione, a manifestare le proprie considerazioni sull’attività dell’Organizzazione e tutto ciò che è riportato sulla Carta della Donazione [consultabile sul sito dell’Istituto Italiano della Donazione, NdR]

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Il principio di sussidiarietà

di ratifica della Convenzione stabilisce, altresì, che gli Enti come il Cifa per ottenere l’autorizzazione ad operare dalla Commissione per l’Adozione Internazionale (CAI) debbano impegnarsi a partecipare ad attività di promozione dei diritti dell’infanzia, preferibilmente attraverso azioni di cooperazione allo sviluppo, anche in collaborazione con organizzazioni non governative, e di attuazione del principio di sussidiarietà dell’adozione internazionale nei Paesi di provenienza dei bambini1. Tutte le azioni di Cifa sono, dunque, rivolte a garantire ad ogni bambino il diritto a crescere in un ambiente familiare, in un clima di felicità, di affetto e di comprensione.

Il principio di sussidiarietà è il fondamento dell’adozione internazionale, così come è stata configurata dalla Convenzione de L’Aja del 1993 per la tutela dei minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale. L’adozione internazionale è, quindi, vista esclusivamente come l’ultimo strumento possibile per la tutela dell’infanzia in difficoltà, che interviene soltanto se non esiste nessun’altra possibilità per quel bambino di rimanere nel suo Paese d’origine.

Attraverso i progetti di cooperazione possiamo sostenere i bambini non adottabili nei loro Paesi di oriTutti i soggetti coinvolti nelle procedure adottive gine. Attualmente, Cifa sono tenuti a collaborare per ogni bambino adotaffinché si possa accertare tato riesce ad aiutarne 66 sempre che l’adozione in“Ognuno di noi deve continuare nelle proprie comunità. ternazionale rappresenti a credere nei bambini e nei loro Contribuiamo a migliol’unica alternativa possirare le loro condizioni di bile alla situazione di abdiritti. Insieme, dobbiamo contivita, permettendo loro bandono del bambino e nuare a sognare di poter costruire di andare a scuola, di sia fatta nel suo superiore alimentarsi in modo diinteresse. La legge italiana un mondo a misura di bambino.”

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Cooperazione


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gnitoso e di crescere nella consapevolezza che gli adulti hanno il dovere di occuparsi di loro. Cifa può fare tutto questo grazie ai fondi messi a disposizione dalla CAI per dare immediata applicazione al principio di sussidiarietà, ma ancora di più grazie all’eccezionale sensibilità dei genitori adottivi che hanno sempre aperto il cuore non solo ai loro bimbi adottati, ma anche alla moltitudine di bambini che non possono avere una famiglia italiana. Tutto quello che abbiamo fatto ancora non basta. Ognuno di noi deve continuare a credere nei bambini e nei loro diritti. Insieme, dobbiamo continuare a sognare di poter costruire un mondo a misura di bambino2. Luigi Bisceglia Art. 39 ter, lett. f) della legge 184/83, così come modificata dalla legge 476/98, ai fini dell’ottenimento e del mantenimento dell’autorizzazione. 2 “…vogliamo un mondo a misura di bambino, perché un mondo a nostra misura è un mondo a misura umana per tutti…” Dal messaggio del Forum dei bambini indirizzato all’Assemblea Generale dell’ONU – 10 maggio 2002 1

ADOZIONE INTERNAZIONALE - La posizione del Consiglio d’Europa “Gli Stati che ammettono e/o autorizzano l’adozione si accertano che l’interesse superiore del fanciullo sia la considerazione fondamentale in materia…” (Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia, Art. 21) La Convenzione prescrive regole specifiche e circostanziate per l’adozione internazionale, a volte purtroppo terreno di violazioni dei diritti dei bambini, di traffici e procedure poco limpide. Il superiore interesse del minore deve essere il principio guida di qualunque adozione internazionale: essa deve essere intrapresa solo nel caso in cui non sia stato possibile trovare per il bambino una situazione adeguata all’interno del paese d’origine. Allo scopo di assicurarsi che l’adozione sia trasparente e attenta alle esigenze reali del bambino e che nessun intermediario tragga vantaggi economici, essa dovrebbe essere consentita soltanto agli enti autorizzati dalle autorità competenti, e non da agenzie o da intermediari privi di certificazione. Anche se non espressamente citato dalla Convenzione a proposito dell’adozione, vale anche qui il principio generale dell’ascolto dell’opinione del bambino che sia in grado di esprimere il proprio giudizio. Molti paesi prevedono che il bambino a partire dai 9-10 anni possa dire la sua a proposito della sua stessa adozione, esprimendo eventualmente il proprio diritto di veto. Per assicurarsi che il bambino trasferito all’estero possa godere degli stessi diritti garantiti dall’adozione nazionale, gli Stati aderenti alla Convenzione dovrebbero concludere accordi bilaterali o multilaterali. Lo strumento giuridico più importante che gli stati possono utilizzare per garantire il rispetto delle procedure suddette è la Convenzione dell’Aja sulla cooperazione e la protezione dei bambini in materia di adozione internazionale (1993), ratificata anche dall’Italia ed elaborata in perfetta conformità ai principi della Convenzione. In materia di adozione internazionale, il successo della Convenzione è indiscutibile: grazie a essa molti paesi, tra cui l’Italia, hanno completamente riscritto le loro leggi cercando di snellire le procedure e i controlli burocratici senza però abdicare al diritto-dovere dello Stato di esercitare gli opportuni controlli in questa controversa materia. Da parte loro, alcuni paesi in cui sono numerosi i bambini abbandonati e quindi potenzialmente adottabili, come molti paesi dell’America Latina, hanno riformulato le proprie norme interne, prescrivendo controlli più attenti sullo stato di abbandono del bambino e una maggiore sorveglianza da parte dei servizi sociali al fine di evitare abusi.

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vità di Educazione allo Sviluppo promuoviamo quanto sancito dalla convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e una cultura della cooperazione quale strumento per il miglioramento delle condizioni di vita dei bambini e degli adolescenti.”

Quest’anno il Cifa ha segnato alcuni traguardi importanti e nel ripensamento interno che contraddistingue i compleanni “importanti” è riemerso un nuovo slancio per un settore molto importante per la nostra storia: l’Educazione allo sviluppo, abbreviato anche con la sigla EAS.

Per questo motivo Cifa è impegnato nella realizzazione di percorsi di Educazione allo Sviluppo mirati alla sensibilizzazione e promozione dei diritti dell’infanzia presso le scuole, volti a favorire: - Una maggiore comprensione delle tematiche legate alla tutela dei diritti dell’infanzia con particolare riferimento al divario fra Nord e Sud del mondo; - Una maggiore sensibilità rispetto ai problemi dell’infanzia; - L’acquisizione di strumenti critici e di competenze tecniche che favoriscano la possibilità di comunicare quanto appreso in modo semplice ma efficace con la possibilità di coinvolgere nell’esperienza altri attori sociali quali famiglia, gruppi di pari, amici, con l’estensione dei benefici del progetto ad altri attori della società civile.

Che cos’è l’EAS? L’Educazione allo Sviluppo è l’area della cooperazione internazionale in cui rientrano le attività di educazione, formazione, informazione e sensibilizzazione che le ONG svolgono nel Nord del mondo per coinvolgere i cittadini nella lotta contro la povertà e gli squilibri economici e sociali. La necessità di sensibilizzare, educare e informare i cittadini del Nord circa i temi dello sviluppo, della cooperazione e della solidarietà internazionale nasce dalla consapevolezza che una più diffusa conoscenza delle dinamiche politiche, economiche e sociali che determinano gli squilibri mondiali, siano elementi indispensabili, insieme ad una maggiore partecipazione della cittadinanza, per la lotta contro la povertà.

Che cosa abbiamo fatto? Il Cifa, nella sua storia, ha sempre prestato un’attenzione particolare alle attività scolastiche, attraverso progetti ad hoc che hanno mirato all’integrazione dei bambini adottati nelle scuole. Il Cifa ha lavorato per la costruzione di una “Scuola Colorata” come ben spiegava il titolo del progetto che nel 2005 è stato portato avanti in alcune scuole del torinese.

Che cos’è l’EAS per il Cifa? Le attività di cooperazione internazionale allo sviluppo e di promozione dei diritti dell’infanzia sono complete ed adeguate solo se prevedono un pari coinvolgimento della società civile dei Paesi del Nord del mondo. Crediamo, infatti, che i cittadini dei Paesi più ricchi debbano essere sensibilizzati e resi partecipi dei problemi e delle gravi violazioni dei diritti dei bambini che avvengono in tutto il mondo, diventando dei veri e propri “promotori di diritti” nelle diverse situazioni della propria vita quotidiana.

Il Cifa è stato attento a tematiche quali l’accoglienza, la valorizzazione delle diversità e l’integrazione dei bambini adottati, tanto da costruire ad hoc un percorso con gli insegnanti in Piemonte ma anche in Veneto, grazie alle competenze e alle professio-

Il ruolo dell’Educazione allo Sviluppo risulta centrale per Cifa, come dimostra la sezione ad essa dedicata nella mission della nostra ONG: “PROMOZIONE DEI DIRITTI DELL’INFANZIA E DELL’ADOLESCENZA. Attraverso le nostre atti-

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nalità del proprio staff, come dimostra il progetto “A scuola di Adozione”, progetto di formazione per gli insegnanti che in passato ci ha visto lavorare in altre scuole del Veneto.

COSA FARÒ DA PICCOLO Venerdì 12 Marzo 2010 si è svolto a Settimo Torinese (TO) l’incontro “Cosa farò da piccolo”, in compagnia del bambino lavoratore peruviano Edwin Paucar Alarcon. All’incontro si è aggiunta un’ini-ziativa di edu-icazione allo svile luppo rivolta alle scuole primarie..

Altro momento di sensibilizzazione che vorrei ricordare è un’iniziativa svoltasi a Falconara Marittima (AN) tra il 16 e il 20 Novembre 2009, in occasione del XX anniversario della Convenzione internazionale sui Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Durante la settimana Cifa Onlus, insieme a Unicef e al Comune di Falconara Marittima, ha realizzato un progetto destinato agli alunni delle classi IV e V delle scuole elementari di Falconara Marittima, con l’obiettivo di diffondere e migliorare la loro conoscenza dei diritti dei bambini.

utti Ringraziamo tutti i partecipanti e la Casa dei Popoli di Settimo Torinese

Che cosa stiamo facendo? Il Cifa sta partecipando ad un progetto, finanziato dalla Commissione Europea, dal titolo ComunicAED, che mira a creare una piattaforma regionale di EAS. In questi 2 anni di progetto, il Cifa si occuperà di creare, lavorando con tutti gli altri membri del partenariato capeggiato dalla Regione Marche, un kit regionale sui Diritti dell’Infanzia mettendo a disposizione le sue competenze in materia di diritti dei bambini. Dal 4 marzo 2010 ha cominciato a girare per la Provincia di Torino la mostra itinerante “Insieme per la promozione dei diritti dell’infanzia nel mondo. L’impegno delle reti di Ong e degli enti locali attivi nella Provincia di Torino”.

personalmente le attività: “Nel complesso siamo soddisfatte di come si è svolta la settimana; sicuramente una crescita personale di rilievo con la consapevolezza di non aver esaurito la grandezza dei temi che si vuole trattare, ma di aver lasciato gli spunti necessari ad avviare un percorso di cittadinanza attiva e partecipata dei bambini e dei ragazzi coinvolti”.

La mostra itinerante è realizzata nel quadro dell’omonimo progetto sostenuto dalla Provincia di Torino e dalla Regione Piemonte nell’ambito delle iniziative di sostegno alla sensibilizzazione promosse dalle province piemontesi e previste dalla Legge Regionale n.67 “Crediamo che i cittadini dei del 17 agosto 1995 intitolata “Interventi regionali Paesi più ricchi debbano essere per la promozione di una sensibilizzati e resi partecipi dei cultura ed educazione di pace per la cooperazione problemi e delle gravi violazioni e la solidarietà internadei diritti dei bambini che avvenzionale”. Il COP, Consorzio delle ong piemontesi, gono in tutto il mondo, diventanha realizzato la mostra do dei veri e propri “promotori di in collaborazione con il CO.CO.PA, Coordinadiritti” nelle diverse situazioni mento dei comuni per della propria vita quotidiana.” la pace, e con il Recosol, Rete dei comuni solidali.

L’installazione sarà ospitata in un totale di 16 Comuni della Provincia di Torino, e il Cifa ha partecipato alla progettazione della mostra ed alla formazione degli animatori che accompagneranno le classi nella visita della mostra. Il Cifa ha recentemente partecipato all’elaborazione dell’animazione della mostra, organizzando anche eventi collaterali di sensibilizzazione sulle tematiche che più ha approfondito. Ecco quindi due iniziative dal nome “Cosa farò da piccolo” sulle tematiche dello sfruttamento del lavoro minorile, un evento per i bambini delle elementari ed uno per gli adulti, che si sono svolte nel mese di marzo presso la Casa dei Popoli di Settimo Torinese. Inoltre, abbiamo curato l’animazione della mostra nel periodo di permanenza a Cumiana, facendo visitare la mostra a circa 250 bambini delle scuole elementari. Ecco le parole di Sara, la nostra stagiaire che ha curato

Che cosa faremo? Il nostro obiettivo è di essere sempre più presenti nelle scuole. Confrontarci con le altre ONG all’interno del Consorzio delle Ong piemontesi, come pure all’interno del partenariato del progetto della Regione Marche, ci ha fornito nuovi contenuti e nuovi spunti. Beatrice Gemma

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ci ritroviamo nella hall dell’albergo per avere un attimo di relax prima di chiudere l’intensa giornata. Una di queste sere, visto che la giornata è stata più pesante del solito (visitare bambini vittime di abuso sessuale e bambini sieropositivi non è affatto facile), decidiamo di cenare direttamente in albergo. La cameriera ci porge il menu e, come per telepatia, tutti e quattro decidiamo di cenare con un club sandwich. Alla decisione segue immediatamente un piccolo problema: del club sandwich si sa soltanto che è composto da carne di pollo, ma quel po’ di esperienza che ci accompagna in ogni nostro viaggio ci suggerisce di approfondire un po’ il contenuto di questo panino. La prima regola che ti insegnano quando ti rechi in posti particolari, per esempio nei Paesi in Via di Sviluppo, è quella di non mangiare verdura cruda (perchè non si sa con quale acqua venga lavata e non si sa a quali virus intestinali si vada incontro).

CLUB SANDWICH Ingredienti Pane in abbondanza, carne di pollo, cipolla, pomodoro e insalata crudi, lavati con acqua del posto. Da consumarsi preferibilmente in Etiopia. Preparazione

Addis Abeba, Axum Hotel. Abbiamo scelto questo albergo perché il rapporto qualità/prezzo è a nostro favore. È in centro, è vicino alla sede di IFSO (Integrated Family Service Organization, il nostro partner locale), non lontano dal All’unisono chiediamo Counseling Center del come è composto il club progetto Fiori che Rinae, infatti, la cameriera ci “La prima regola che ti insegnano scono [della ONG Il Sole, dice che contiene cipolNdR] e a media distanza la, pomodoro e insalaquando ti rechi in posti particoladalle Foster Homes. ta rigorosamente crudi. ri, per esempio nei Paesi in Via di In più, il solerte impieBene, chiediamo di togato della reception gagliere questi ingredienti Sviluppo, è quella di non mangiarantisce che l’albergo è e di portarci quattro club re verdura cruda, perchè non si provvisto di wireless consandwich, e cominciamo a nection, cosa veramente filosofeggiare sull’Africa, sa con quale acqua venga lavata.” innovativa in una Addis sull’Etiopia, sulla diverAbeba dove l’elettricità sità, sulle cause e le confunziona a giorni alterni. seguenze del divario tra Decidiamo di fare dell’Axum Hotel la nostra base Nord e Sud del Mondo. di riferimento. Le chiacchiere si interrompono quando dalla cucina Durante la giornata svolgiamo tutte le attività che vediamo uscire la cameriera sorridente. Porta due una missione richiede (visite ai bambini, incontri piatti carichi di montagne di pane e ci dice di aspetistituzionali, incontri con IFSO per definire le stratetare, perchè altri due sono in arrivo. Ed è così. Nel gie future, visite ai progetti ecetera), mentre la sera giro di pochi minuti restiamo con quattro montagne di pane che non sappiamo nemmeno come addentare. Ma, sorpresa delle sorprese, scopriamo che l’interno della montagna contiene cipolla, pomodoro, insalata rigorosamente crudi. Dopo un attimo di perplessità, ci guardiamo e decidiamo di mangiare. E mentre lo facciamo riprendiamo a filosofeggiare sulle diversità tra Nord e Sud del Mondo, avendo però qualcosa di concreto di cui discutere: Francesca, la buona, afferma che sicuramente ci saremo espressi male noi; Marco, il pragmatico, che sicuramente non avranno capito loro; il sottoscritto tira in ballo questioni legate a tradizione e cultura tali per cui diventa difficile allontanarsi da schemi concettuali ben definiti (da loro); Raffaele, il giornalista africanista, riesuma questioni socio-politiche quali l’abitudine di vivere sotto regime, l’abitudine a non prendere iniziative, la paura dell’autorità precostituita (in questo caso

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il cuoco!) Ovviamente ognuno di noi perora la sua causa come fosse la verità assoluta, e alla fine (del club sandwich) siamo tutti d’accordo che la verità assoluta sta nell’osmosi di tutte le nostre. Il club sandwich si è dimostrato un ottimo momento per riflettere su cosa allontana il Nord dal Sud del Mondo, dandoci la possibilità di approfondire tematiche personali, sociali, tradizionali e politiche legate all’Etiopia partendo da un punto di vista inusuale, che va ad arricchire le modalità tradizionali che noi, gente di cooperazione allo sviluppo, siamo tenuti a seguire.

LA DIGA DELLA DISCORDIA Ad Addis non si parla d’altro. Tra gli italiani. Ma non solo. L’impianto idroelettrico inaugurato dal Ministro degli Affari Esteri Franco Frattini il 13 gennaio scorso e realizzato dalla ditta italiana Salini Costruttori S.p.A. non è più funzionante. Cedimento strutturale. Nella hall dell’Hilton Hotel della capitale è un sabato pomeriggio come tanti altri. Il clima di questa eterna primavera ad Addis Abeba rende gradevole sorseggiare una birra Saint George, sotto gli ombrelloni del parco con piscina dell’albergo. Splendide ragazze si prostituiscono con i clienti dell’albergo. Ne noto una, in particolare, che arriva e va a sedersi al tavolo accanto al nostro; ha scelto un abito verde smeraldo per far risaltare la sua straordinaria bellezza. Nelle poche ore, due credo, in cui resto lì, parte e torna un paio di volte: la prima con un giovane ed aitante ragazzo nord europeo e la successiva con un uomo africano che non parrebbe essere etiope.

La serata si è conclusa con l’apprezzamento del club, e pazienza se le regole (nostre, del Nord del Mondo) ci dicono di non mangiare verdura cruda del Sud del Mondo. Cooperazione è anche questo. Anzi, è soprattutto questo: suggerire nuove idee, ma soprattutto accogliere le idee che provengono da chi vive costantemente nei Paesi che vogliamo aiutare. E se viene un mal di pancia, pazienza. Evviva il club sandwich. Vittorio Villa Vittorio Villa è direttore de il Sole Onlus, partner italiano di Cifa nella realizzazione dei progetti in Etiopia.

Sono le 5 del pomeriggio (le 11 sull’orologio etiope che parte a contare le ore del giorno dal momento in cui sorge il sole) ed al tavolo con me sono seduti Raffaele Masto, giornalista di Radio Popolare, scrittore, esperto d’Africa e Saverio Bertolino, cooperante italiano di lungo corso ed ora funzionario dell’Agenzia OPS delle Nazioni Unite che, grazie ad un finanziamento del Ministero degli Affari Esteri Italiano, è l’unica organizzazione internazionale che sta ancora lavorando perché la Somalia non sia più l’inferno che è. Da Nairobi. Perché all’inferno non ci vuole più andare nessuno. Neanche Saverio al quale, parlandoci di Somalia, si velano gli occhi di commozione per il profondo affetto che lo lega a quella terra. Neanche Saverio, la cui jeep è saltata su una mina nell’ottobre del 2008 nei pressi di Mogadiscio ed ha subito otto interventi chirurgici per ricostruire i suoi timpani, devastati dal rumore della deflagrazione. Il suo autista purtroppo ha perso la vita.

ACCADE... AD ADDIS ABEBA Estratto dal depliant pubblicitario di un albergo di lusso “Goditi le attrazioni di Addis Abeba tra cui i campi da golf e il Museo Etnologico, o progetta un’escursione alla Rift Valley. Di ritorno, prendi una lezione di aerobica nel centro benessere, prima di rilassarti nella tua Jacuzzi. Rimettiti in forze con un club sandwich accompagnato da cocktail rinfrescanti sui bordi della piscina, e siediti sotto un tukul ombroso circondato da giardini lussureggianti.” Estratto dalla letterina di S.A., 12 anni, sostenuta a distanza con Cifa

Gli si velano gli occhi quando racconta di una Mogadiscio invasa dalle milizie dei vari signori della guerra composte da bambini che, Kalashnikov in braccio e chat (anfetamina naturale proveniente dal Kenya e molto diffusa in tutto il Corno d’Africa – in Etiopia è legale) in bocca, fanno la guerra; di tanti amici e conoscenti morti negli ultimi anni o dei quali non ha più notizie da mesi, da anni. L’Hilton, in quel sabato pomeriggio come tanti altri, non è l’albergo dove dormiamo ma la sede di un tentativo di creare un’alleanza tra il Governo Somalo (che controlla una parte irrisoria del Paese) e i capi re-

“...Grazie al vostro aiuto, adesso ho tutte le cose che mi servono per andare a scuola. Il programma di sostegno a distanza è molto utile per me e la mia famiglia: prima, non avevo neanche la possibilità di comprare i quaderni, le penne e i libri che ci hanno chiesto in classe. La mia famiglia non poteva permetterseli. Spero che anche i miei fratellini, che ora sono troppo piccoli, quando andranno a scuola potranno essere aiutati anche loro”

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Poi è venuto il tempo delle elezioni in Etiopia ed un nuovo Presidente negli Stati Uniti d’America. Coincidenze o meno, ora l’esercito etiope è tornato a casa. E l’Etiopia andrà al voto il 23 maggio prossimo. Meles Zenawi, attuale primo ministro e in carica da 4 legislature, aveva dichiarato che questa volta non si sarebbe ricandidato a meno che… il popolo non glielo avesse esplicitamente chiesto. Non si sa se nell’ultimo anno gli sia stata recapitata una lettera con un considerevole numero di firme di etiopi desiderosi di vederlo almeno ricandidato (perché sull’esito del voto, si sa, non v’è mai certezza), ma tant’è che il primo ministro ha ritenuto che il popolo non potesse proprio fare a meno di lui. E si è ricandidato. A dispetto dell’incertezza elettorale il risultato del voto parrebbe scontato. Quando è il popolo che invoca la tua candidatura, difficilmente poi non ti voterà. Ma è vero che il consenso si fonda anche sul buon governo e sulla soluzione di problematiche complesse che certo non mancano in uno dei paesi più poveri del mondo.

meno in capitale, un flusso costante di elettricità in una fase storica in cui neanche ad Addis Abeba la corrente elettrica è garantita. Anzi, spesso manca. E allora quale miglior occasione per i Paesi ricchi di correre in soccorso alla sfortunata nazione etiope per garantire un bene di così vitale importanza? I francesi si assicurano da subito l’appalto per il rinnovamento della rete di distribuzione, vecchia ed inadeguata. E gli italiani?

Gli italiani, con un credito di aiuto pari a 220 milioni di Euro finanziati dalla Cooperazione Italiana, sostengono un progetto dal valore di 375 milioni Meles Zenawi ed il suo Governo si sono assicurati, per la costruzione di un impianto idroelettrico nella mediante l’emanazione di una legge antiterrorismo, valle dell’Omo. Un tunnel sotto il fiume Gibe lundi una legge che discipligo 26 km destinato a conna in modo piuttosto revogliare le acque verso strittivo la libertà di stamle turbine che generano “Gli si velano gli occhi quando pa e, in ultimo, di una per l’energia elettrica. Il creesercitare un ferreo condito concesso dall’Italia racconta di una Mogadiscio introllo sulle organizzaziogenera gravi interrogativasa dalle milizie dei signori della ni della società civile (asvi nella stessa Direzione sociazioni, ong nazionali Generale della Cooperaguerra, composte da bambini con ed internazionali ecc.), la zione allo Sviluppo ItaliaKalashnikov al collo e chat (un’anpossibilità di governare na (DGCS) nel Ministero mediante leggi speciali dell’Economia (l’Etiopia fetamina naturale) in bocca.” il Paese. Si è quindi assiè uno dei Paesi più indecurato, anche grazie alla bitati e meno solvibili del schiacciante maggioranmondo), ma nonostante za, di disporre di pieni poteri per attuare la politica ciò viene concesso. di rilancio dell’economia e riduzione della povertà Il Ministro Frattini inaugura l’impianto il 13 gennadi cui è farcita la retorica propagandistica del goio scorso ma dopo poche settimane un cedimento verno. Tra gli obiettivi di Meles Zenawi vi era quelstrutturale, un crollo (di 15 metri, secondo la ditta lo di risolvere il problema dell’accesso all’elettricità italiana che lo ha edificato – la Salini Costruttoper milioni di etiopi e soprattutto di garantire, alri S.p.A - con sede in Roma e grandi interessi in

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ligiosi (che ne controllano una molto più grande). L’ipotesi è quella di trovare una via per costituire un fronte compatto contro i Signori della Guerra locali che controllano la capitale Mogadiscio ed altre aree del paese. Fino a qualche mese fa anche un numero consistente di divisioni dell’esercito etiope era stabilmente di stanza in Somalia. Era la risposta occidentale alla guerra al terrorismo, alla falange di Al Qaeda nel Corno d’Africa, sospettata di essere responsabile degli attacchi simultanei alle Ambasciate americane di Nairobi (Kenya) e Dar Es Salaam (Tanzania) del 7 agosto 1998. Ormai, si sa, basta essere sospettati per poter essere bombardati. I processi e le condanne non servono più. Bombardare è lecito, rispondere è cortesia.

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Africa), rende l’impianto inutilizzabile. Il risultato non cambia. Gli etiopi non possono beneficiare dell’energia prodotta dal neo impianto ed il Governo chiede loro di risparmiare energia. La cosa fa un po’ ridere in un Paese in cui solo il 6% della popolazione ha accesso all’elettricità.

lo studio di fattibilità non pare adeguato, Frattini ha dato disponibilità a dare a Meles Zenawi ed al suo Governo pieno appoggio all’opera grazie ad un nuovo straordinario credito d’aiuto.

Intanto l’impianto Gilgel Gibe IV è già stato appaltato ad una ditta cinese. Etiopia, Corno d’Africa. E l’incidente occorso all’impianto Gilgel Gibe II ha Interessi economici e di stabilità della Regione. In scoperchiato il vaso di Pandora. Il Governo etioEtiopia, e non solo, molti sostengono che il Paese è pe è accusato di non aver rispettato le normative uno dei rari esempi in cui americani, cinesi, euroetiopi per l’assegnazione pei vanno tutti d’accordo. alla Salini dell’appalto L’abile Meles sa accontendi costruzione; la Salitare tutti. In nome di una “Tra gli obiettivi di Meles Zenani di non aver prodotto stabilità politica desideraun adeguato e realistico ta da tutti, in nome di apwi vi era quello di risolvere il prostudio sull’impatto ampalti miliardari desiderati blema dell’accesso all’elettricità bientale dell’opera; il da tutti, in nome di una Governo italiano di aver collocazione geografica per milioni di etiopi. Oggi, dopo chiuso parecchi occhi pur strategica per il controllo il crollo di un tunnel nella diga, di garantire ad un pezzo dell’espansione islamica dell’Italia che lavora – la e di un ponte per azione la popolazione non può benefiSalini – un importante apdi contrasto all’azione ciare dell’impianto e il Governo palto. Ora tutti i giornali terroristica che tiene sotto italiani ed internazionali scacco il mondo intero e chiede di risparmiare energia.” puntano gli occhi su Gilche tutto giustifica. Che gel Gibe III, una delle più bello sarebbe se l’amicizia grandi dighe che saranno tra le potenze mondiali costruite nei prossimi anni nel mondo, che pare avesse qualche pretesa in più. abbia seguito le stesse tortuose e poco trasparenti Marco Pastori strade di Gibe II. La Salini ha già aperto i cantieri,

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Per maggiori informazioni e per gli aggiornamenti sugli esercizi covenzionati “Amico di Cifa” visita il nostro sito www.cifaong.it


sta apparente libertà, tuttavia, è connessa per molti di loro al rischio di essere catturati e deportati in Birmania. Le persone che vivono nei cosiddetti campi profughi, essendo emigrate prevalentemente per motivi economici (la povertà delle terre di origine), non possono neppure ottenere lo status di rifugiate politiche, perchè la Thailandia non ha mai firmato la Convenzione sui Rifugiati. Tollerate a fatica dai thailandesi e impossibilitate a tornare in Birmania, conducono le loro vite alla stregua di fantasmi. Fantasmi che, tuttavia, hanno bisogno di nutrirsi e di garantire ai propri figli birmani di etun futuro.

Per questo numero di Mondo Cifa la parola va a TOPS, acronimo di Taipei Overseas Peace Services, organizzazione non governativa taiwanese che ha implementato il nostro progetto “Emergenza profughi birmani” in Thailandia. AIUTARSI PER AIUTARLI: IL NOSTRO LAVORO CON CIFA Il contesto

“Molti cittadini nia Karen sono stati costretti a passare il confine con la Thailandia stabilizzandosi in enormi campi profughi, vere e proprie città situate in una “terra di nessuno”, impossibilitati sia a tornare indietro, sia ad essere accettati come rifugiati.”

Tra le popolazioni provenienti dal Myanmar, i membri di alcuni gruppi etnici sono particolarmente a rischio: tra questi spiccano i Karen, ceppo che vive in aree di costante conflitto tra le forze militari governative e i combattenti ribelli. Molte persone appartenenti a questa etnia sono fuggite dalle proprie terre di origine oltrepassando il confine con la Thailandia, stabilizzandosi in enormi campi profughi simili a vere e proprie città e situati in “terre di nessuno”. Ci sono anche birmani che scelgono di addentrarsi in Thailandia e di integrarsi in questa società; que-

Struttura dei campi profughi

I campi profughi, che appaiono come vere e proprie città ben edificate nel mezzo della giungla, sono supportati da numerose ONG e organizzazioni su base comunitaria che cooperano per prestare servizio all’interno dei campi. Nel 2009, per la prima volta, un’organizzazione non governativa italiana (il Cifa) ha cooperato con TOPS all’intero dei tre campi profughi Karen nella provincia di Tak, in Thailandia. TOPS, Taipei Overseas Peace Services, è un’organizzazione non governativa taiwanese che si occupa di cooperazione allo sviluppo. La popolazione complessiva dei tre campi profughi in cui il Cifa opera è di 137.242 persone. Negli stessi campi vivono circa 4000 bambini di età compresa tra i 3 e i 5 anni. Cosa abbiamo fatto A partire dal mese di Marzo 2009 TOPS, in collaborazione con il Cifa, ha iniziato il progetto congiunto nei campi profughi Karen. Sono state due le principali attività a favore dei bambini nei campi: un supporto alimentare costante e un programma di formazione per gli insegnanti di scuola materna. Supporto alimentare L’importanza della nutrizione come fondamento per uno sviluppo in piena salute del bambino non può e non deve mai essere sottovalutata. Le ricerche scientifiche provano che i bambini di età compresa tra i 3 e i 5 anni attraversano una fase delicatissima del loro sviluppo corporeo, cognitivo, emozionale e psico-sociale. In questo periodo, un nutrimento equilibrato è uno dei fattori essenziali per agevo-

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Partner locale: TOPS, Thailandia

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lare queste forme di sviluppo nel bambino. Nei campi profughi dei Karen, molti bambini riescono ad andare a scuola ma non hanno la possibilità di consumare un pasto a metà giornata, poiché la distribuzione gratuita di cibo ai nuclei familiari fatica a coprire tutta la popolazione dei campi. La ricaduta sul rendimento scolastico, oltre che sulla salute, è evidente: è molto difficile convincere tanti bambini a restare in una scuola, se poi devono rimanere a stomaco vuoto. La distribuzione dei pasti ai bambini che frequentano le scuole dei campi, quindi, è diventata una soluzione effettiva per prevenire il rischio di malnutrizione nei bambini piccoli, e per migliorare le loro prestazioni scolastiche.

cicli di formazione durano tre giorni, ed includono una fitta agenda di attività e laboratori. La prima sessione è stata a Marzo del 2009, e si è basata sul tema della protezione dei bambini e sui Diritti dei bambini

Il pasto extra che viene offerto ai bambini grazie al progetto viene consumato direttamente a scuola. Dopo le attività scolastiche per i bambini e le sessioni dedicate al gioco svolte durante la mattinata, il pasto extra viene di solito servito alle undici e mezza. Gli insegnanti della scuola materna hanno il compito di procurarsi il cibo, pulirlo, prepararlo e cucinarlo. Il pasto deve includere verdura fresca, carne con riso e deve essere abbastanza saporito per risultare gradito ai bambini.

Gli obiettivi per gli insegnanti sono stati: 1 - La comprensione dei principi basilari della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia. 2 - La partecipazione a discussioni di gruppo e a sessioni di group learning. 3 - Uno scambio reciproco di idee e opinioni sui Diritti dell’uomo e dell’infanzia. 4 - Renderli in grado di diffondere i principi appresi ai bambini e all’intera comunità.

Durante le attività di formazione degli insegnanti descritte in seguito, TOPS si preoccupa anche di trasmettere conoscenze “Il progetto ha incluso sessioni basilari sulla nutrizione infantile e sull’importandi formazione per gli insegnanti za della distribuzione del che si occupano dei bambini della pasto extra, così come sulla preparazione del cibo scuola materna. Migliorando le seguendo rigidi criteri di capacità dei maestri, si è conseigiene. Formazione per gli insegnanti di scuola materna

guentemente migliorato l’apprendimento da parte dei bambini”

Durante i periodi di pausa scolastica, TOPS e la KWO (Karen Women Organization, un’organizzazione locale composta da donne di etnia karen, NdR) tengono sessioni di formazione per gli insegnanti che si occupano dei bambini. Nella fase di realizzazione del progetto concepito con Cifa, TOPS ha condotto le sessioni per due volte. I

famiglie dei bambini.

La seconda sessione si è svolta nell’Ottobre del 2009, è durata ugualmente tre giorni e si è prevalentemente concentrata su questioni legate alla didattica. Durante la sessione, sono stati impiegati strumenti innovativi per l’insegnamento tra cui il disegno, utilizzato per tracciare schemi sull’impotanza delle relazioni di parentela all’interno delle

Gli obiettivi del corso sono stati: 1 - Sviluppare consapevolezza sulla genitorialità e su come i genitori dei bambini possono essere coin-

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SOSTIENI UN BAMBINO CON NOI Cognome ............................................................ Nome..................................................................... Denominazione (se azienda, classe, ente o gruppo)............................................................................. Codice Fiscale o Partita IVA............................................................................................................... Data di nascita ................................................... Nazionalità........................................................... Indirizzo ............................................................................................................................................... CAP ............................... Città........................................................................... Prov ....................... Tel. ....................................................................... Cell......................................................................... E-mail .................................................................................................................................................... Professione: Lavoratore autonomo Dipendente Pensionato Libero professionista Lingue straniere conosciute: Inglese

Francese

Studente Casalinga Altra attività .......................................

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SOSTIENI UN BAMBINO CON NOI Attenzione: tutti i versamenti sono da intestare a CIFA Onlus Inserire nella causale: “SAD in ..............................” (inserire il nome del paese) La presente scheda, compilata in ogni parte e firmata, con allegata copia della ricevuta del versamento o del bonifico, deve essere INVIATA VIA FAX al numero 011.4338029 o via e-mail all’indirizzo sad@cifaong.it o a mezzo posta al seguente indirizzo: CIFA Onlus - Programma SAD Via Ugo Foscolo, 3 10126 Torino DEDUCIBILITA’ Le tue donazioni a CIFA Onlus sono deducibili dalle tasse Persone fisiche Art. 14, Legge 80/05: le donazioni alle ONLUS sono deducibili dalle tasse nel limite del dieci per cento del reddito complessivo dichiarato, e comunque nella misura massima di 70.000 euro annui. Art. 15, comma 1, lettera i-bis D.P.R. 917/86: dall’imposta lorda si può detrarre un importo pari al 19 per cento delle erogazioni liberali in denaro, per importo non superiore a 2.065,83 EUR (4 milioni di lire), a favore delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale (Onlus). Imprese Art. 14, decreto legge n. 35/2005: le liberalità in denaro o in natura erogate dalle persone fisiche e da enti soggetti all’imposta sulle società in favore delle O.n.l.u.s. sono deducibili fino al 10% del reddito complessivo e comunque non oltre 70.000 EUR/anno. Art. 100, comma 2, lettera a) d.P.R. 917/86: sono deducibili le erogazioni liberali a favore di organizzazioni non governative, per un ammontare complessivamente non superiore al 2% del reddito d’impresa dichiarato. Art. 100, comma 2, lettera h) d.P.R. 917/86: sono deducibili le erogazioni liberali in denaro, per un importo non superiore a 2.065,83 EUR o al 2% del reddito d’impresa dichiarato, a favore delle O.n.l.u.s. Art. 27, legge 133/99 e d.p.c.m. 20/06/2000: sono deducibili le erogazioni liberali in denaro (o in natura) in favore delle popolazioni colpite da eventi di calamità pubblica o da altri eventi straordinari anche se avvenuti in altri Stati, per il tramite (anche) delle organizzazioni non governative (non vi sono limiti massimi di deducibilità).

Informativa ai sensi dell’ art. 13, d.lgs. 196/2003 I dati saranno trattati da CIFA Onlus, titolare del trattamento, Via Ugo Foscolo, 3 10126 Torino, per le operazioni connesse alla donazione, per informare su iniziative e progetti realizzati anche grazie al contributo erogato e per inviare il giornalino ed il materiale informativo riservati ai sostenitori e per campagne di raccolta fondi. Previo consenso, le informazioni potranno essere inviate anche via e-mail. I dati saranno trattati esclusivamente dalla nostra associazione e dai responsabili preposti a servizi connessi a quanto sopra; non saranno comunicati né diffusi né trasferiti all’estero e saranno sottoposti a idonee procedure di sicurezza. Gli incaricati del trattamento per i predetti fini sono gli addetti a gestire i rapporti con i sostenitori ed i sistemi informativi, all’organizzazione campagne di raccolta fondi, a preparazione e invio materiale informativo. Ai sensi dell’art. 7, d.lgs. 196/2003, si possono esercitare i relativi diritti fra cui consultare, modificare, cancellare i dati od opporsi al loro trattamento per fini di invio di materiale informativo rivolgendosi al titolare al suddetto indirizzo, presso cui è disponibile, a richiesta, elenco dei responsabili del trattamento.

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INTENDO SOSTENERE IL PROGETTO: CAMBOGIA - Anch‘io so leggere e scrivere! CAMBOGIA - Via del Campo CAMBOGIA - Vite da riprendersi ETIOPIA - Foster Homes ETIOPIA - Insieme contro l’AIDS FILIPPINE - Ogni bambino ha diritto a una famiglia! INDONESIA - Scuole contro la marea PERU’ - Scuola, lavoro, diritti THAILANDIA - Emergenza profughi birmani Dove c‘è più bisogno (equivalente a donazione liberale) EFFETTUO IL VERSAMENTO DELL’IMPORTO DI EURO .......................................................... A MEZZO:

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SOSTIENI UN PROGETTO Attenzione: tutti i versamenti sono da intestare a CIFA Onlus. Inserire nella causale: “Donazione Libera” oppure “Donazione a favore del progetto...(indicare il nome del paese) La presente scheda, compilata in ogni parte e firmata, con allegata copia della ricevuta del versamento o del bonifico, deve essere INVIATA VIA FAX al numero 011.4338029 o via e-mail all’indirizzo sad@cifaong.it o a mezzo posta al seguente indirizzo: CIFA Onlus - Direzione Cooperazione Via Ugo Foscolo, 3 10126 Torino DEDUCIBILITA’ Le tue donazioni a CIFA Onlus sono deducibili dalle tasse Persone fisiche Art. 14, Legge 80/05: le donazioni alle ONLUS sono deducibili dalle tasse nel limite del dieci per cento del reddito complessivo dichiarato, e comunque nella misura massima di 70.000 euro annui. Art. 15, comma 1, lettera i-bis D.P.R. 917/86: dall’imposta lorda si può detrarre un importo pari al 19 per cento delle erogazioni liberali in denaro, per importo non superiore a 2.065,83 EUR (4 milioni di lire), a favore delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale (Onlus). Imprese Art. 14, decreto legge n. 35/2005: le liberalità in denaro o in natura erogate dalle persone fisiche e da enti soggetti all’imposta sulle società in favore delle O.n.l.u.s. sono deducibili fino al 10% del reddito complessivo e comunque non oltre 70.000 EUR/anno. Art. 100, comma 2, lettera a) d.P.R. 917/86: sono deducibili le erogazioni liberali a favore di organizzazioni non governative, per un ammontare complessivamente non superiore al 2% del reddito d’impresa dichiarato. Art. 100, comma 2, lettera h) d.P.R. 917/86: sono deducibili le erogazioni liberali in denaro, per un importo non superiore a 2.065,83 EUR o al 2% del reddito d’impresa dichiarato, a favore delle O.n.l.u.s. Art. 27, legge 133/99 e d.p.c.m. 20/06/2000: sono deducibili le erogazioni liberali in denaro (o in natura) in favore delle popolazioni colpite da eventi di calamità pubblica o da altri eventi straordinari anche se avvenuti in altri Stati, per il tramite (anche) delle organizzazioni non governative (non vi sono limiti massimi di deducibilità).

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È in partenza il nuovo progetto di Cifa in Cambogia, che si affianca ai già conosciuti “Anch’io so leggere e scrivere!” a Neak Loeung e “Via del Campo” a Sihanoukville. “Vite da riprendersi”, questo il nome della nuova progettualità che Cifa ha elaborato insieme a Ecpat Italia e a Il Sole Onlus, avrà come beneficiarie 30 donne costrette a prostituirsi che vivono a Phnom Penh e i loro bambini. La prima parte del progetto consiste nell’apertura di un “asilo nido” dove poter ospitare circa 20 bambini che sono figli di prostitute, garantendo loro assistenza e protezione. In questo modo, oltre a rendere migliore la vita dei bambini, si contribuirà a creare quel clima di fiducia che risulterà necessario perché le donne inizino a frequentare il consultorio. Il buon funzionamento del nido, inoltre, fornirà un aiuto concreto alle madri, dato che molte di loro sono costrette a prostituirsi per poter nutrire i propri figli. Nella seconda parte del progetto sarà dato avvio alle attività del consultorio vero e proprio, a beneficio delle donne sessualmente sfruttate. Il progetto interviene in un campo che finora non è stato oggetto di serio interesse da parte delle grandi ONG, nonostante l’alto numero di potenziali beneficiarie (si stima che nella capitale cambogiana operino più di 10.000 prostitute). Aiuta anche tu queste donne e i loro figli a riprendere il possesso delle proprie vite e uscire dal circolo vizioso della prostituzione e della povertà. Sostieni il progetto “Vite da riprendersi”. Per altre informazioni: www.cifaong.it cooperazione@cifaong.it - 011 43 44 133

costante miglioramento, anche grazie all’esperienza accumulata sul campo: tutti i membri dello staff hanno potuto integrare notevolmente le proprie conoscenze durante l’implementazione del progetto congiunto nei campi profughi.

volti nelle attività di apprendimento dei propri figli. 2 - Sviluppare le capacità didattiche degli insegnanti nel momento in cui si rapportano con i bambini. 3 - Aiutare gli insegnanti nella creazione di piani didattici efficaci. 4 - Incoraggiare gli insegnanti a creare collegamenti tra gli argomenti trattati nelle lezioni e situazioni della vita reale degli studenti.

TOPS ha molto apprezzato il contributo e la gentilezza di Cifa, degli insegnanti e del personale che lavora nei campi, della Karen Women Organization e di tutti coloro che ci hanno aiutato nel nostro progetto per migliorare la vita dei bambini che vivono nei campi profughi. Lo staff dei TOPS spera in future collaborazioni con il Cifa.

Le sessioni di formazione hanno migliorato le capacità degli insegnanti e conseguentemente l’apprendimento da parte dei bambini. Dalle sessioni e dai lavori con i piccoli è anche nata una documentazione cartacea molto dettagliata delle attività svolte. Unitamente a ciò, sono stati prodotti poster e manifesti educativi per sensibilizzare i bambini sul tema dell’igiene, dell’alimentazione e dei loro stessi Diritti. L’attività di TOPS nel suo complesso è in

Kevin Lee Kevin Lee è il coordinatore dei progetti dei Taipei Overseas Peace Services in Thailandia.

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Tutti i progetti in corso

partenenti a famiglie povere, le quali non possono sostenere le spese per le cure dei figli né tantomeno per la loro istruzione scolastica.

Cifa si è impegnato in 13 Paesi del mondo nella realizzazione di progetti di emergenza, progetti di cooperazione di medio-lungo termine e programmi di sostegno a distanza. Oggi abbiamo progetti e sostegni a distanza in corso in 10 paesi dell’Asia, dell’America Latina e dell’Africa.

FILIPPINE Ogni bambino ha diritto a una famiglia! La presenza di un nucleo familiare è essenziale per la crescita e lo sviluppo di un bambino. Per questo motivo il progetto di Cifa si impegna a trovare genitori affidatari per 105 bambini di strada, oppure a riprendere i contatti con le loro famiglie d’origine.

CAMBOGIA Anch’io so leggere e scrivere! Il progetto assicura l’istruzione primaria a 85 bambini di strada o ad alto rischio di emarginazione sociale. Ai piccoli beneficiari vengono assicurate cure mediche e alimentazione adeguata. Adottando forme di educazione informale, si previene l’abbandono scolastico e si facilita il reinserimento nelle scuole.

INDONESIA Scuole contro la marea La popolazione indonesiana non si è ancora ripresa completamente dal violento tsunami del 2004. Centinaia di scuole sono andate distrutte, e il Cifa ne ha ricostruite due nella provincia di Nias. Oggi, in collaborazione con il nostro partner locale, Cifa organizza corsi di aggiornamento per gli insegnanti e attività educative per 600 bambini.

Via del Campo Il progetto pilota vuole migliorare le condizioni di vita di 50 bambini a Poum Thmey, quartiere a luci rosse alla periferia di Sihanoukville. Ai bambini beneficiari verrà garantita protezione, assistenza medica e programmi di educazione alternativa, proteggendoli dal rischio di un ingresso nel mercato della prostituzione minorile.

PERÙ Scuola, lavoro, diritti Il progetto offre un percorso educativo informale e di qualità a 670 bambini che non hanno mai frequentato la scuola o che l’hanno abbandonata. Ai bambini è inoltre offerto pieno sostegno alimentare e sanitario. Il Cifa si relaziona con i NATs, vere e proprie organizzazioni di bambini e adolescenti peruviani che si tutelano e sostengono vicendevolmente.

Vite da riprendersi (nuovo progetto) Il progetto interviene su 30 donne sessualmente sfruttate che operano nella capitale Phnom Penh, aprendo un consultorio psicosociale a loro beneficio e un asilo nido per ospitare e tutelare i loro bambini. Il progetto è frutto della collaborazione con Ecpat Italia e Il Sole Onlus.

THAILANDIA Emergenza profughi birmani In Thailandia ci sono enormi campi profughi di persone scappate dalla Birmania, che vivono tra mille difficoltà. Il nostro progetto sostiene le scuole materne dei campi, fornendo assistenza alimentare a 3150 bambini e formando i loro insegnanti.

Diritto al nome (nuovo progetto) Il progetto è volto a realizzare una campagna di sensibilizzazione sui Diritti dell’infanzia, con particolare riferimento al diritto al nome, a beneficio di 60mila bambini che vivono in 150 villaggi di 7 province della Cambogia. Il progetto è finanziato dalla CAI, e realizzato insieme alla Comunità di S. Egidio, Aipa, Ariete, Famiglie e minori, Lo Scoiattolo. ETIOPIA Foster Homes Il progetto, realizzato nella capitale Addis Abeba, è finalizzato alla tutela di 182 bambini, ragazzi e ragazze che sono stati vittime di abusi sessuali. L’obiettivo è di riuscire gradualmente a reinserirli nella società, superando i traumi subiti. Il progetto è realizzato in collaborazione con Il Sole Onlus. Insieme contro l’AIDS Il progetto intende migliorare le condizioni di vita di 100 bambini e ragazzi affetti da virus HIV ap-

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Adottare: una risposta alle emergenze?

stioni che si sono poste i governi, le organizzazioni e le famiglie disposte a prendersi cura dei bambini haitiani, emergevano le seguenti domande: quale risposta dare ad un’emergenza senza precedenti? Come conciliare il rispetto delle norme internazionali e la grande pressione dell’opinione pubblica a favore di risposte immediate e concrete nei confronti dei bambini vittime del terremoto?

Apriamo la sezione dedicata alle adozioni internazionali con un intervento di Laura Baldassarre, di UNICEF Italia. Il disastro naturale avvenuto ad Haiti, in un passato fin troppo recente, ha portato sulle pagine della cronaca la questione di accelerare o meno le adozioni internazionali a favore dei bambini rimasti senza famiglia in seguito al terremoto. La Baldassarre sintetizza la posizione di UNICEF a riguardo, mantenendo uno sguardo costante sulla Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza. ADOTTARE I BAMBINI DI HAITI: LA POSIZIONE DI UNICEF Il terremoto ad Haiti ha creato una grande attenzione internazionale sul destino dei bambini di quel Paese. Sin dalle prime ore dopo il sisma, tra le principali que-

Con l’obiettivo di rispettare le norme internazionali ed imparare dalle esperienze precedenti (in particolare dall’esperienza dello tsunami in Asia), l’UNICEF ha sin dalle prime ore agito affinché i diritti dei bambini e degli adolescenti di Haiti fossero rispettati, anche in una situazione di emergenza. L’UNICEF ha da “Come conciliare il rispetto delle anni elaborato una posinorme internazionali e la grande zione sull’adozione internazionale che utilizza pressione dell’opinione pubblicome quadro di riferica a favore di risposte immediamento la Convenzione sui diritti dell’infanzia e te e concrete nei confronti dei dell’adolescenza e pone bambini vittime del terremoto?” il superiore interesse del

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Adozione


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comunità durante una guerra o un disastro naturale non si può, secondo l’UNICEF, dare per scontato che i bambini non abbiano i genitori o dei parenti. Per questo occorre dare priorità al rintracciare la loro famiglia, piuttosto che avviarli lungo i canali dell’affidamento o dell’adozione internazionali. “Non è che avessero perso i genitori, semplicemente si erano persi”: queste parole di Matteo Perrone, Emergency Officer dell’UNICEF ad Haiti nei giorni del terremoto, riescono a sintetizzare quale fosse la situazione per la stragrande maggioranza dei bambini. Lui stesso ha raccontato di decine di bambini che partivano ogni giorno dall’aeroporto, ma anche via terra e via mare, accolti da famiglie di altri Paesi, ma con quale garanzia per i loro diritti? Con quale documentazione a disposizione? Con quale certezza che le loro famiglie non potevano più prendersi cura di loro? Migliaia di persone da tutto il mondo hanno in quei giorni espresso il desiderio di accogliere nelle loro case bambini di Haiti e fornire loro assistenza e affetto, ma proporre a questi bambini l’affidamento familiare o l’adozione internazionale è stato giudicato assolutamente prematuro nei giorni e nelle settimane successive alla catastrofe.

minorenne al centro di qualunque decisione che lo riguardi. Da questa prospettiva viene data priorità al diritto dei minorenni di conoscere e vivere nelle proprie famiglie; famiglie che devono ricevere sostegno qualora si trovino in difficoltà. Misure alternative alla famiglia di provenienza devono essere prese in considerazione soltanto quando, nonostante tale assistenza, la famiglia del minorenne non sia disponibile, non sia in grado o non voglia prendersi cura di lui o di lei.

“È assai probabile che un numero elevato di bambini sia rimasto separato dai propri genitori o tutori per effetto del sisma. Questi bambini sono esposti più di altri al rischio di malnutrizione, malattie, danni psicologici permanenti, sfruttamento sessuale o traffico. Dobbiamo tro”Per i bambini che non possovare questi bambini, registrarli, assicurare loro no vivere nella propria famiglia beni per la sopravvivenè preferibile optare per un amza: cibo, cure mediche, un rifugio sicuro.” Questa è biente familiare piuttosto che stata la posizione espresper l’istituzionalizzazione, che sa dall’UNICEF.

Secondo tale posizione, per i bambini che non possono vivere nella propria famiglia, è preferibile optare per un ambiente familiare piuttosto che per l’istituzionalizzazione, che deve essere prevista come ultima risorsa e sempre come misura temdeve essere prevista come ultima Per questo, insieme agli poranea. L’adozione inrisorsa e sempre temporanea.” ternazionale viene quindi altri partner, è stata data vista come una delle pospriorità al restituire i sibili alternative, e viene bambini alle loro famiconsiderata la soluzione migliore quando i bambini glie, al fornire assistenza ai bambini nei luoghi in non possono essere accolti in ambito familiare nei cui si trovano, nel rafforzare le capacità del governo haitiano nella protezione dei bambini e dei ragazzi. loro paesi d’origine, sempre considerando il supeQuesto per fare in modo che le decisioni finali sul riore interesse del minorenne, rispettando quanto loro futuro siano adottate nel pieno rispetto della previsto dalla Convenzione dell’Aja. normativa internazionale in materia di adozioni, Tale Convenzione viene considerata lo strumento che tutela il loro diritto a vivere in un ambiente faideale per tradurre nell’ambito dell’adozione intermiliare, quindi, in primis, nella loro famiglia. nazionale lo spirito e la lettera della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Laura Baldassarre Relativamente all’adozione internazionale nel caso di bambini separati dalla loro famiglia e dalle loro

Laura Baldassarre è Responsabile Area Programmi per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza di UNICEF Italia.

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La realtà sta sempre nel mezzo. Balotelli è un ragazzo con una storia non bella alle spalle, che si riverbererà per molto tempo nella sua vita. In lui resterà sempre un’“area di sospetto” nei confronti del mondo degli adulti, quel mondo che gli ha fatto vivere la brutta esperienza dell’abbandono. Però quando compi 18 anni diventi adulto tu stesso, e hai l’obbligo di ragionare sugli errori che fai. E Balotelli, di errori, ne sta facendo parecchi. Considerando anche che, nonostante il passato, è un calciatore con un futuro glorioso davanti a sé.

Avvocato Scarpati, l’adozione internazionale è un tema che sta finalmente entrando nell’agenda dei principali mezzi di comunicazione, complici diversi fatti di cronaca, la docu-fiction “Mamma ha preso l’aereo” e non solo. Secondo lei, si sta creando effettiva informazione o disinformazione su un tema così delicato?

Finora abbiamo parlato di bambini e di adozioni interSi sta creando informazione, che è già qualcosa rinazionali, tema che conosciamo fin troppo bene. Ma cosa spetto al nulla. Poi, l’adozione internazionale resta significa esattamente, oggi, adozione internazionale? comunque un argomento “di sogno”; puoi farci la Dare a un bambino che più corretta informazione non ha una famiglia possibile ma la gente tenun’opportunità di trova”Il punto è trovare velocemende a volersi disinformare re una famiglia. In realtà, te una soluzione al problema a riguardo, perché sogna per molti, significa anche quello che vorrebbe fare dare un bambino a una dell’abbandono del bambino non e quello che vorrebbe otfamiglia che si sente in appena si pone. In questo senso tenere dall’adozione indifficoltà perché le manca ternazionale. L’importanun bambino: quest’ultima sono convinto che ogni giorno in te, per gli enti che fanno è l’aspettativa genitoriale. più passato in orfanotrofio, rispetadozione, è comunque di Mediando i due punti di continuare a informare e vista, potremmo dire che to alle soluzioni alternative che si di farlo mantenendo un si parte dal Diritto del possono trovare, sia un giorno di saldo contatto sulla realbambino di avere una fatà. miglia per poi soddisfare abuso nei confronti del bambino.” l’esigenza di genitorialità Prima citavamo la docu-ficdegli adulti. tion sulle adozioni internazionali. Ci sono state polemiche sull’utilizzo di bambini Questa mediazione avviene fra due punti di vista totalper girarla; eppure, nella TV e nella pubblicità, si usano mente diversi, almeno all’apparenza. Com’è possibile? spesso e volentieri immagini di bambini per scopi commerciali. Lei che pensa della rappresentabilità del bamÈ possibile, tenendo conto che quello del bambino bino in TV? è un Diritto oggettivo e assoluto [avere una famiglia, NdR]; l’altro, quello di essere genitori, è un interesBisogna anzitutto riflettere su come il ruolo del bambino si sia modificato nella società col passare del tempo, e come dunque sia cambiata la sua rappresentazione. Una volta le pubblicità si rivolgevano ai bambini per suggerire cosa comprare agli adulti, per esempio, mentre oggi si rivolgono agli adulti per suggerire cosa comprare ai bambini. La difficoltà è rappresentare, oggi, la realtà vera dei bambini. In canali anche validi come Disney Channel, dove si rappresenta un mondo di bambini fatto per i bambini, spesso i valori più importanti sono rovesciati, i bambini vincono sempre sui genitori e soprattutto vince il genitore “amico”, che è la categoria di genitore più nefanda che possa esistere. Passiamo alla cronaca. O allo sport, se preferisce. Parliamo di Mario Balotelli. È un ragazzo problematico a seguito dell’esperienza di abbandono che ha subito da piccolo, come qualcuno ha dichiarato, oppure un calciatore ricco e viziato?

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Adozione oggi: dialogo con Marco Scarpati

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se. Teoricamente, nella fase di abbinamento, occorrerebbe privilegiare sempre il superiore interesse del bambino. Occorrerebbe inoltre mettere intelligenza nella formazione e preparazione delle coppie, e seguirle ancora meglio nel post adozione.

Quindi lei suggerisce di decelerare i tempi delle adozioni verso Haiti, per esempio. Sì, anche se decelerare non significa rimandare la possibile adozione di 40 anni, ma solo di un po’. Poi, se i genitori non vengono ritrovati, il bambino può andare in adozione. Ricordandosi sempre che un bambino è come un prodotto con una scadenza. E la scadenza è il 18° anno di età. Avere dei genitori quanto prima possibile, per un bambino, è di importanza fondamentale.

Per ogni bambino adottato all’estero, molti altri restano negli orfanotrofi. Secondo lei, fino a che punto bisogna agire per provare a integrare i bambini abbandonati nella stessa società dove sono nati e quando, invece, bisogna aprire loro le porte dell’adozione internazionale?

È vero che i tempi per intraprendere un’adozione internazionale in Italia sono più brevi di quelli per le adozioni nazionali?

Noi abbiamo una Convenzione Internazionale [sulla Protezione dei minori e sulla cooperazione in materia di adozione internazionale, NdR] che guarda all’adozione internazionale in forma un po’ dubitativa, preferendo altre soluzioni all’abbandono, tra cui l’adozione nazionale. Io non so se, per un bambino che viene abbandonato, sia meglio essere adottato da una coppia impreparata in un paese con grave problematiche sociali ed economiche, lo stesso dove è nato, piuttosto che da una coppia preparata in un paese sviluppato. Il punto è riuscire a trovare velocemente una soluzione al problema dell’abbandono non appena si pone. In questo senso sono convinto che ogni giorno in più passato in orfanotrofio, rispetto alle soluzioni alternative che si possono trovare, sia un giorno di abuso nei confronti del bambino.

In realtà non è così vero. Però, in Italia, i tempi per dichiarare lo stato di adottabilità di un bambino sono molto lenti: abbiamo un sistema giurisdizionale per i minorenni che definire lento e superato è un complimento. Negli ultimi anni, poi, la famiglia è cambiata moltissimo: sono aumentati i casi civili, le coppie non sposate, le domande di adozione… e questo aumenta il carico di lavoro di ogni Giudice. E la lentezza nel trovare una soluzione al problema familiare del bambino si riverbera sulla sua salute mentale e fisica. Quindi è solo un problema di lentezza giuridica italiana?

Sì. In molti paesi l’idoneità all’adozione viene data In occasione di gravi catastrofi naturali, come nel recendall’amministrazione pubblica in circa due mesi. In te caso di Haiti, si alzano le Italia ci vuole, molto spesvoci che propongono di acceso, circa un anno. Sono lerare i tempi delle adozioni tempi molto diversi ”L’abbandono di un bambino internazionali verso i paesi appena adottato è un atto ininteressati. Questo approcTorniamo alla cronaca. Un cio è condivisibile? bambino russo adottato nefantile, in quanto è un atto di gli USA viene rispedito nel rifiuto delle proprie responsabiCredo che le adozioni paese di origine su un aereo, internazionali dovrebbeda solo, perché “piangeva e lità. A compierlo non è l’adulro seguire al più presto i si lamentava troppo”. Caso to che ha deciso di accogliere casi di dichiarato abbanlimite... dono del minore. E l’abun bambino, ma il bambino che bandono dovrebbe essere Mica tanto, la “restituzionon ha mai accettato di credichiarato, al più tardi, ne” di bambini adottati è dopo due mesi dall’arpiù alta di quanto crediascere e di diventare genitore.” rivo in orfanotrofio. Ocmo. corre capire rapidamente se il bambino ha genitori Succede perché i genitori che potranno venire a riprenderlo o no: in fondo, è adottivi hanno troppe libertà? un suo diritto. Nel caso di paesi in cui sono in corso gravi catastrofi Io credo che in alcuni paesi, e in alcune zone d’Italia, naturali o politiche, a volte diventa difficile stabilile indagini dei servizi sociali sull’effettiva capacità re se quel dato bambino in orfanotrofio ha ancora genitoriale siano molto affrettate o del tutto assenparenti vivi o no; diventa quindi necessario un moti. Inoltre si ritiene che ogni adulto abbia il diritto mentaneo stop all’adottabilità. Se l’adozione intera diventare genitore. Esistono meccanismi sociali nazionale è una risposta per dare una famiglia a un tali per cui, se hai 40 anni e non hai bambini, vieni bambino abbandonato, devo sapere se il bambino considerato un adulto non realizzato o che non ha ha ancora la sua famiglia di origine oppure no. “completato” la sua famiglia. Questo non è vero: ci

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Una coppia non seriamente preparata a condividere la propria vita con un bambino accetta con difficoltà il “superiore interesse” di quest’ultimo, dunque…

sono fatti tuoi. Da diversi anni, d’altra parte, gli enti autorizzati seri [per l’adozione internazionale, NdR] non permettono a nessuno di scegliere la razza del bambino adottato. I genitori giustificano queste scelte e preferenze con motivazioni legate “al mondo esterno”: il paese è piccolo, il bambino non verrà accettato perché di colore, eccetera. Però, se non lo adotti tu, il bambino resta nero comunque, e qualcuno lo adotterà al posto tuo. Poi, se accetti la società come discriminatoria, contribuisci a non migliorarla: non meriti dunque di prenderti carico di un bambino. E infine, che sia di colore o meno, quello che adotti è tuo figlio. Ed è bellissimo sempre e comunque.

Sì, e si prepara a un incontro fra due bambini: quello vero appena adottato, e quello adulto che non accetta le sue responsabilità di genitore. …A cui può seguire la restituzione del bambino, come nel caso USA-Russia? L’abbandono è un atto infantile, in quanto è un atto di rifiuto delle proprie responsabilità. A compierlo non è l’adulto che ha deciso di accogliere un bambino, ma il bambino che non ha mai accettato di crescere e di diventare genitore. Ecco perché il genitore deve essere tale, e non “genitore amico”. Deve deresponsabilizzare il bambino, aiutandolo ad essere bambino, ed assumendo su di sé tutte le responsabilità del rapporto educativo. Deve anche accettare di essere odiato da suo figlio, ogni tanto. Mamma e papà non sono fatti per darti sempre ragione, ma per essere sempre presenti.

Concludiamo con una previsione. 30 anni, circa, di adozioni internazionali in Italia. 30 anni esatti di attività del Cifa. E fra 30 anni? Come sarà l’adozione internazionale, o come spererebbe che fosse? Come sarà, non lo so. Vorrei vedere un mondo in cui l’adozione internazionale non ci sarà più perchè non ci saranno più bambini da adottare. E in cui ogni paese riesca ad adottare i propri bambini. In alcuni paesi già accade; oltre all’Europa, tanto per fare un esempio, anche in India le adozioni internazionali sono residuali. Comunque credo che, in futuro, si andrà sempre di più verso forme di intervento “veloci” contro l’abbandono, fatte su misura per i bambini. Cambiando ancora le tipologie di famiglia, cambieranno naturalmente le forme di adozione. Ma spero che il tratto distintivo di queste ultime sia sempre la velocità con cui ad ogni bambino verrà assicurata una famiglia.

Ultimo caso di cronaca. Cassazione: è illegale ogni discriminazione sul colore della pelle o sulla razza del bambino che deve essere adottato. La coppia non può rifiutare bambini di colore. È la sentenza dell’anno o… la scoperta dell’acqua calda? Si è sfiorata la legittimazione di qualcosa di assolutamente non legittimabile. Tu puoi sognare come sarà tuo figlio, ma nel momento in cui nasce o in cui ti viene abbinato, se lo adotti, le tue fantasie devono servirti per accettare il figlio concreto che ti trovi davanti o tra le braccia. Quel bambino lì, e non un altro. Permettere alla gente di costruirsi un bambino su misura è una follia: il bambino non è una cosa che compri, ma una cosa che ti viene affidata. O dalla natura o dalla società. Se lo sognavi diverso,

Marco Scarpati Marco Scarpati, avvocato, è direttore dell’ufficio cooperazione di Cifa e docente di tutela internazionale dei diritti dell’infanzia presso l’Università di Milano - Bicocca.

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sono coppie che non hanno bambini e non ne vogliono, e ci sono persone abituate per diverse ragioni a non condividere le proprie cose, e la propria vita, se non con sé stessi. Se a queste persone arriva un bambino adottato, condividere con lui un intero mondo che non si è mai condiviso con nessuno è naturalmente difficile. Per queste persone occorrerebbe che i servizi sociali facessero di più, aiutandole a capire che cosa significa, davvero, essere genitori.

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Adozione ieri: alle origini di Cifa

attesa per l’adozione di un bimbo italiano erano esageratamente lunghi. A questa “difficoltà” se ne aggiungeva un’altra: quella che un bimbo era consegnato alla coppia adottiva - solo e sempre - tra gli 8 e i 10 anni, quasi mai prima, dagli Orfanotrofi italiani [NdR. La chiusura degli orfanotrofi italiani è datata 31/12/2006].

Riportiamo un intervento di Carlo Agosto, che è stato Presidente della nostra ONG dal 1984 al 1986

Occorrerà arrivare al 29 maggio 1993, perché la Convenzione dell’Aja sancisca definitivamente le tempistiche e procedure a livello internazionale (documento corposissimo che diede origine a successive integrazioni, con decine e decine di articoli e sottospecifiche dettagliatissime, sino ad arrivare, poi, alle note modifiche integrative con la nuova Legge 149 del 28 marzo del 2001).

DOPO TRENT’ANNI, RICORDI E NOTIZIE DI UN FONDATORE - Storia del Cifa, perchè è stato fondato e come: le battaglie del tempo “Chi controlla il passato, controlla il presente” George Orwell

Quando agli inizi del mese di aprile Gianfranco Arnoletti - attuale Presidente dell’Associazione - mi ha Detto questo, a quel tempo, la coppia poteva contapregato di intervenire all’evento organizzato nello re unicamente sulla Croce Rossa Italiana, che mettescorso mese di aprile, in occasione del trentesimo va a disposizione figure volontarie, assai preparate, anniversario di fondazione di questo Centro, (evenper l’indispensabile Relazione Sociale che doveva to per il quale mi è poi stato impossibile presenessere necessariamente esibita sia all’Orfanotrofio ziare per motivi di salute), ho ripercorso i diversi estero che al Tribunale straniero di competenza. momenti di gioia e di… battaglie su diversi fronti, Ricordo, quindi, con interni ed esterni, con mia grande tenerezza, l’inmoglie Silvana Papetti, contro con la dott.ssa Lui”I veri problemi erano ben altri, a con la quale ho condiviso sa Alpi Cervi che si occupartire dal Tribunale per i Mino– molto intensamente - i pò, tra le prime relazioni primi dieci anni di attività dell’anno 1980, di stenri di Torino che doveva rilasciadel Gruppo Associativo. derne una per la coppia re il famoso Decreto di Idoneità Spighi/Torregiani (l’ing. Mi sono poi chiesto sino Carlo Spighi fu Presidenall’Adozione, il quale non vedeva a che punto questi fatte Cifa, prima di me) e, di buon occhio che un gruppo di ti potessero interessare successivamente, si occugli attuali iscritti al Cifa, pò della coppia Agosto/ volontari ‘laici’ si occupasse di perché e a quale scopo Papetti. Entrambe queste problemi di questo tipo, magari ricordare episodi – anche coppie si recarono, allosolo i più salienti – e, se ra, con questa documensenza alcuna o poca esperienza.” mai, fosse cosa utile a chi tazione a Surabaya, in Inopera nel Cifa attualmendonesia, per l’adozione di te e ai potenziali genitori due bimbe di poche setadottivi. Ed ho concluso che sì, al di là della curiotimane. E lì rimasero entrambe, per poco meno di sità “storica” per coloro che guardano all’adozione un mese, con il fine di superare problemi di salute di un bimbo, vi sono cose importanti che è bene codelle bimbe e le indispensabili pratiche giuridico/ noscere, nella genesi di questo gruppo associativo. amministrative. Nell’anno 1980 è bene subito ricordare che si operava quasi in completa assenza legislativa, per quanto concerne le adozioni internazionali: la Legge 184 uscì, infatti, solo il 4 maggio del 1983, con il compito di disciplinare l’adozione (nazionale e internazionale), nonché l’affidamento dei minori.

Va quindi detto che, sul piano storico, deve essere riconosciuto alla dott.ssa Luisa Cervi l’idea (e la spinta iniziale) di fondare un gruppo associativo che si occupasse di aiutare gratuitamente, sotto i diversi aspetti informativi e logistici, quelle coppie che avevano operato questa scelta, senza riuscire a contare su alcun aiuto di carattere istituzionale.

Ridefiniva, altresì, la differenza di età tra coniugi adottanti e minore adottato (non superare 18 anni per l’adottato e non più di 45 anni di differenza con l’età dell’adottante). Le coppie si orientavano, quindi, all’adozione internazionale, a motivo che molto spesso i tempi di

Ecco come nacque il Cifa: senza nessun aiuto da parte di Enti o di Istituzioni di alcun tipo, ma solo con il (solito?) principio dell’autotassazione per il contributi delle spese vive (affitto sede, telefoni, comunicazioni con i paesi esteri, pagamento diverse

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cio di prima accoglienza informativa (Veneto, Lazio, Emilia-Romagna ed altre ancora).

Ma i veri problemi erano ben altri, a partire dal Tribunale per i Minori di Torino che doveva rilasciare il famoso Decreto di Idoneità all’Adozione (nazionale o non, poco importava allora) il quale non vedeva di buon occhio che un gruppo di volontari ”laici” si occupasse di problemi di questo tipo, magari senza alcuna o poca esperienza.

Ciò che desidero mettere in evidenza è aver pensato, progettato e reso operativi i “Corsi di Formazione” per le coppie orientate ad un’adozione internazionale.

L’idea fu che non era sufficiente la buona volontà della coppia, ma che era necessaria una cosciente e Furono tempi durissimi, dove ci fu la “lotta” a diprofonda formazione sulle difficoltà da affrontare, fesa delle coppie che riennon solo burocratiche, ma travano in Italia e venivaanche di approccio alla no fermate all’aereoporto maternità e paternità, di ”Ci si riuniva in piccoli gruppi di di Caselle, perché con comprensione dei bisogni due bimbi (fratellini che del figlio, immesso in un dieci/dodici persone, per consentinon volevano essere semondo diverso, con linre a tutti di sentire, di poter avanparati) anziché uno solo, gua diversa, proveniente come indicava il Decreto da realtà spesso difficili zare domande di ogni tipo. Dai di idoneità; oppure ancoe – magari - non disposto costi per le pratiche, il viaggio e il ra strategie di… “silensubito a dimostrare affetzio”, per non far sapere to. soggiorno, ai tempi di permanenalle Assistenti Sociali za; dai documenti necessari alle che la moglie, durante il I corsi si tenevano quasi periodo del primo anno sempre in quel di Rivoli normative e consigli sanitari.” necessario per ottenere il (Torino), in uno spazio Decreto di idoneità, era adatto anche ai bimbi, rimasta incinta, cosa queed erano basati fondasta che avrebbe immediatamente bloccato la validimentalmente sulla “trasmissione di esperienze” di tà del Decreto. altre coppie che, in precedenza, avevano adottato all’estero. E, poi, ancora i primi contatti con le Autorità Comunali, poi con quelle Provinciali e, infine, l’inserimenCi si riuniva in piccoli gruppi di dieci/dodici persoto nei Convegni promossi dalla Regione Piemonte, ne, per consentire a tutti di sentire, di poter avanzadurante i quali si iniziò a prendere coscienza del re domande di ogni tipo. Dai costi per le pratiche, grande lavoro che nei primi sei anni il Cifa aveva il viaggio e il soggiorno, ai tempi di permanenza; portato avanti non solo nella regione piemontese, dai documenti necessari alle normative e consigli ma anche in diverse altre Regioni italiane, creando sanitari. La formula non era di utilizzare dei veri e delle “filiali operative” per coppie orientate all’adopropri “docenti” (che forse non esistevano neppuzione di un bimbo straniero, attraverso un approcre), ma di trasmettere consiglio e aiuto informativo sui vasti piani di questa stupenda avventura basata sull’amore per bimbi senza genitori, innanzitutto, e non sull’egoismo personale. Si ricorse anche ad appoggi, peraltro qualificati, (medici e psicologi) che affrontavano, questa volta coralmente, i lati di approfondimento di due settori di estrema importanza: quello medico e quello psicologico. Il tutto avveniva con le coppie che avevano già adottato, che portavano i propri bambini, che gio-

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bollette e cosi via).

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PAROLA D’ORDINE: QUALITÀ Alcune domande a Bureau Veritas, l’ente con cui il Cifa ha ottenuto la Certificazione di Qualità ISO 9001/2008 nel corso dell’anno 2009. Risponde Diego d’Amato, Business Developer e Lead Auditor della divisione certificazione Bureau Veritas Italia. 1) Cifa ha recentemente ottenuto la Certificazione UNI ISO 9001/2008. Che cosa attesta questa sigla? La ISO 9001 è uno standard internazionale relativo ai Sistemi di Gestione della Qualità, applicabile da tutte le Organizzazioni, operanti in qualsiasi settore di attività. La norma è basata su otto principi di gestione, tutti indispensabili per una buona conduzione aziendale, ovvero focalizzazione sul cliente, leadership, coinvolgimento del personale, approccio per processi, approccio sistemico alla gestione, miglioramento continuo, decisioni basate su dati di fatto, rapporti di reciproco beneficio con i fornitori. 2) Perché un Ente non profit dovrebbe decidere di certificarsi? La Gestione secondo ISO 9001, dimostrando l’impegno dell’Organizzazione verso la qualità del servizio e la soddisfazione degli Utenti, non si rivolge esclusivamente alle aziende che desiderano migliorare il proprio business. Proprio perché persegue l’obiettivo della soddisfazione del Cliente/Utente, la ISO 9001 ben si presta a diventare linea guida anche per la gestione di attività no profit. Il Cliente/Utente è la linfa vitale di qualsiasi attività! 3) Secondo voi la Certificazione può essere un valore aggiunto anche per Cifa, che opera nel campo delle Adozioni Internazionali e della Cooperazione Internazionale? È in particolar modo in settori così delicati, che la Certificazione ISO 9001 manifesta il proprio valore. Garanzia, trasparenza, efficienza gestionale sono cruciali nella gestione di queste attività. 4) In concreto, quali benefici possono trarre dalla Certificazione i destinatari (coppie, bambini e sostenitori) delle attività di Cifa? La Certificazione rappresenta per gli interlocutori delle Organizzazioni certificate un marchio di garanzia. Un vero amplificatore di valore.

Mi auguro di cuore che entrambi, sia Anna che il Cifa, possano continuare a crescere, non solo grazie al lavoro svolto, ma soprattutto nel rigoroso rispetto del concetto di famiglia, inteso nell’accezione più comune della morale naturale: l’amore di un uomo e di una donna, uniti in matrimonio e che mettono a disposizione la loro unione - unica in tale formulazione - per il bene di un bimbo senza papà, nè mamma, ricevendo a loro volta e per questo, una nuova ricchezza nella coppia che diventa famiglia.

cavano tra loro ed erano, così, vissuti momenti di vita quotidiana, tra capricci e risate, esempi di come non sempre sia facile fare il genitore o essere figlio. E fu sempre in quel periodo che un imprenditore nel campo della comunicazione studiò e progettò sia il logotipo associativo, sia l’intera linea grafica: Beppe Landini, anch’esso padre adottivo. Chiudo questa breve nota informativa (dieci anni non sono facilmente condensabili in un solo articolo) ricordando lo stupendo lavoro del Gruppo Interassociativo, nato sotto la presidenza del Padre Giuseppe Baracca, missionario e sacerdote salesiano, molto vicino alla Santa Madre Teresa di Calcutta, e con il quale ebbi l’onore di tenere una numerosa quantità di riunioni, tra le diverse associazioni del tempo, operanti nel settore delle adozioni internazionali.

Se così non fosse - e se intervenissero altre oscure, aberranti interpretazioni, che già si avvertono al di fuori di tale concezione - questo non sarebbe, di sicuro, in osservanza ai principi per i quali questa Associazione è stata pensata e fondata: ne verrebbero completamente snaturati i principi esistenziali, non vi è dubbio. E con i miei più cari saluti, ad ogni lettore, gli auguri più belli di ogni bene, sempre e in ogni cosa, per ognuno di Voi e per tutti i nostri figli.

Con lui, stesi la Carta Nazionale, sorta di documento etico/comportamentale che inviammo, poi, al Ministro dell’Interno di allora, On.le Giulio Andreotti, che rispose con una lettera di encomio e di congratulazioni. Ed ecco che proprio nel prossimo mese di agosto (naturalmente) mia figlia Anna compirà - anche lei - trent’anni.

Carlo Agosto Carlo Agosto è stato Presidente della nostra ONG dal 1984 al 1986.

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capacità e farsi accettare dagli organi competenti! Perché mai delle persone, in modo assolutamente gratuito e volontario, avrebbero dovuto spendere tempo e energia a favore degli altri? O meglio dell’altro? Intendendo per “altro” il bambino abbandonato? Perché mai delle persone, una volta costruita la propria famiglia, avrebbero dovuto far diventare questa loro esperienza pubblica e sociale? Le prime associazioni sorte, e Cifa è una di queste, hanno posto sempre al centro della loro missione il bambino come soggetto di diritti, di necessità e di interessi e hanno sempre ribadito con forza che fosse assolutamente necessario un capovolgimento culturale che spostasse il centro: dai diritti degli adulti al diritto del bambino.

Riportiamo infine l’intervento di Fiammetta Magugliani, Presidente di Nova Onlus, al convegno per i 30 anni del Cifa. Nova è un ente che, come Cifa, si occupa di adozioni internazionali, e la cui storia passata si intreccia con quella della nostra ONG. Quando un mese fa mi è stato proposto da Gianfranco Arnoletti di intervenire a questo convegno sul tema delle “battaglie per gli ideali dell’adozione”, ho risposto con entusiasmo sia per la lunga conoscenza e stima che mi legano a Gianfranco e quindi al Cifa, sia proprio per il tema stesso. Ho ripensato agli anni precedenti, alla storia di Cifa e Nova.

Come spesso avviene, i movimenti della società civile divengono ispiratori di norme: la legge 184 del 1983, nel suo primo articolo, dichiara come diritto del bambino quello di vivere all’interno della propria famiglia per poi regolamentare nei successivi articoli le procedure dell’istituto dell’adozione nell’ordinamento italiano, nel distinguo tra adozione nazionale e internazionale. Questa stessa legge, in un altro articolo, riconosceva la possibilità ad enti e associazioni, previa autorizzazione del Ministero degli Esteri e Grazia e Giustizia, di svolgere pratiche inerenti l’adozione di minori stranieri. Da qui il primo elenco di Associazioni autorizzate che non significava abolire il “fai da te”, ma apriva sicuramente spazi diversi nel modo di concepire l’adozione internazionale. Bisognerà aspettare la legge 476 del 1998 perché vengano riconosciuti solo gli enti autorizzati come intermediari nelle procedure di adozione internazionale. Questa è stata un’altra battaglia: la consapevolezza che solo le associazioni riconosciute potessero lavorare nel miglior interesse del minore senza secondi

Non so se tutti sapete che Nova è sorta nel 1984 proprio dal Cifa, da alcune persone che staccatesi da Cifa hanno dato origine ad una nuova associazione. I primi anni ’80 sono stati anni che si sono caratterizzati per l’associazionismo. Era frequente in ambiti e contesti i più diversi che si arrivasse, quasi con normalità, a scissioni di associazioni, spesso le motivazioni erano ideologiche, non dovute all’aderenza a grandi principi comunque condivisi, ma a sfumature riguardanti la gestione dell’associazione, o la sua caratterizzazione (laica o cattolica), o la sua stessa natura. Era sempre, in ogni caso, la grande passione che produceva il moltiplicarsi di associazioni in una fortissima e a volte durissima dialettica. Per noi, Cifa o Nova che sia, il principio basilare era porre al centro il bambino, qualunque bambino senza distinzioni di etnia, razza, origine, e il suo diritto a vivere e a crescere in una famiglia. Dire questo oggi potrebbe sembrare una banalità (ma è proprio così? È di questi giorni l’orientamento della Procura della Cassazione contro alcuni decreti di idoneità che pongono vincoli relativi al minore da adottare), negli anni ’80 affermare questa centralità non era poi così scontato, come non era scontato, o per lo meno non era comprensibile il motivo, da parte delle Istituzioni (penso ai Tribunali per i Minorenni) del perché alcune famiglie adottive avessero dato origine ad aggregazioni che si ponessero come fine quello di aiutare altre famiglie nel percorso adottivo. Anzi le associazioni, in un contesto del regnante far da sé, erano viste con sospetto, caricate di fini reconditi, nascosti e quindi preoccupanti, oppure erano considerate dilettanti, prive di strumenti professionali per poter intervenire in modo adeguato e serio in contesti difficili, quali i Paesi del Sud del mondo. È stata una battaglia dura, quella di farsi riconoscere come portatori di un patrimonio di esperienze e

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La cultura dell’adozione

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fini, e lavorare altresì per la prevenzione dell’abVorrei concludere con le parole di Enrico Forni, uno bandono che ha sempre caratterizzato le associaziodei padri dell’adozione internazionale, che nel lonni, sicuramente le “più vecchie”. tano 1987, o 1988 al Circolo della Stampa di Milano L’essere riconosciuti con pari dignità a fianco dei assieme a Padre David Maria Turoldo, disse: Servizi e dei Tribunali come interlocutori che proprio per l’esperienza diretta con i Paesi di origine “Forse dimentichiamo anche una serie di valori avevano anche una specificità nella formazione delche sono fondati sull’adozione e voglio dire che le coppie, o il ribadire con forza che il cambiamento l’adozione istituisce dei valori, legittima dei valori, della differenza di età tra adottato ed adottante non riconferma dei valori. Primo valore che l’adozione poteva essere portata a 45 anni in una visone adulistituisce è quello della paternità e maternità, non tocentrica ed eurocentrica che non tenesse conto del esiste paternità anche biologica che non abbia in sé Paese di origine e quindi l’adozione. Il figlio che del legislatore, o comunmetti al mondo tu ti doque del diritto del bambivrà adottare, ti dovrà pro”La famiglia adottiva è portatrice no ad avere genitori ademuovere padre e questo guati anche dal punto di è un valore fondato solo di diversità, di cultura e di accovista anagrafico. Questa sull’adozione. E quando glienza [...] E questo si deve riperbattaglia purtroppo l’aboggi dicono che l’adoziobiamo persa! ne imita la natura per cui cuotere nel contesto in cui viviaSono convinta, però, ora non sareste i padri e le mo per il futuro dei nostri figli.” che dal 2000 esistono la madri di questi bambini, Commissione per le Adoma sareste quasi padri, sizioni, l’Albo degli Enti, mil-padri, e questi bambiprocedure in parte unificate e via di seguito, che ni non sarebbero quindi i vostri figli ma qualcosa di oggi la sfida più grande e impegnativa sia quella simile ad un figlio, allora nessuno di noi si muove, culturale. nessuno di noi leva la sua voce. Eppure queste affermazioni feriscono la nostra coscienza collettiva. Sono sempre stata persuasa che l’esperienza Allora vuol dire che c’è un grosso lavoro da fare. dell’adozione internazionale non possa per sua stessa natura essere relegata a puro fatto personale, C’è un altro valore che l’adozione NON istituisce, familiare, privato, ma che abbia in sé una valenza ma legittima ed è il valore della fraternità. Questi pubblica e sociale proprio perché sperimenta mobambini che sono vostri figli non sono nati da voi. E delli di famiglia diversi che racchiudono le utopie e allora perché sono fratelli fra loro? Questo mi pare le speranze di tutti (o per lo meno dovrebbe essere un valore enorme sul quale non ho mai sentito dicosì) e cioè di un microcosmo, quello familiare, in battere… La fraternità quindi si costruisce sulla dicui si realizza la multiculturalità. versità, non sulla somiglianza, non sul ricevuto dal La famiglia adottiva è portatrice di diversità, di culgeneratore, si costruisce proprio sulla diversità. Ma tura, di accoglienza, di sintesi e riconoscimento recila fraternità allora su cosa è fondata? Niente altro proco di concezioni del mondo differenti. E questo che l’amore, la solidarietà reciproca e la comune sosi deve ripercuotere nel contesto in cui viviamo per lidarietà con tutto il resto della famiglia nei confronil futuro dei nostri figli ai quali oggi a volte viene ti della società. chiesto il permesso di soggiorno oppure apostrofati in modo razzista. C’è un terzo valore importante: è il valore della pace, importante soprattutto per la famiglia adotLa strada culturale oggi per le Associazioni che si ritiva che ha avuto bambini che provengono da aree conoscono in questo progetto è davvero impegnatidel sottosviluppo, da parti della terra dove si muova perché spesso sono viste solo come mere agenzie re di fame, di malattia, dove il futuro non esiste. Il di intermediazione a cui viene pagato un servizio fatto che ci siano nella nostra famiglia figli venuti per la procedura adottiva e per la formazione, ma da queste aree della terra, vuol dire che nella nostra che non hanno diritto a proporre modelli culturali famiglia si realizza quella che è un’utopia di tutti gli diversi, alternativi, oppure anche se questo diritto uomini: una condizione di pace. Pace che però esige viene riconosciuto viene vissuto con sufficienza e di essere fondata sulla giustizia ed esige di dare dei impazienza poiché in ogni caso l’obiettivo è un alfrutti che sono il dialogo, la tolleranza e l’accoglientro: avere un figlio. Salvo poi rimanere miopi rispetza”. to a quello che ci accade intorno. A meno che… a meno che non si mantenga la caDal 1988, la sfida più grande è ancora questa. ratteristica del volontariato come presenza attiva e qualificante a dimostrazione che l’esperienza adotFiammetta Magugliani tiva personale può assumere i contorni di un’espeFiammetta Magugliani è Presidente di Nova Onlus. rienza sociale, suscitando forse domande…

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L’angolo della psicologa

si che questa riverbera sulla famiglia in generale. Trasformazione della società negli ultimi decenni Mi sembra che si possa dire, in estrema sintesi, che tali trasformazioni riguardano:

In questo numero di Mondo Cifa, anche la rubrica “L’angolo della psicologa” si apre a un contributo esterno. L’articolo che segue è a firma di Elena Sormano, e costituisce la traccia del suo intervento durante il convegno per i 30 anni della nostra ONG, che si è tenuto a Torino lo scorso 29 Aprile.

- Il passaggio da un’organizzazione sociale verticale, in cui era riconosciuta l’autorità e l’autorevolezza dei Padri simbolici (Dio, lo Stato, il Re, il Presidente…) e della loro parola ad un’organizzazione orizzontale, un funzionamento collettivo che sembra volersi emancipare da ogni riferimento ad una posizione di autorità, in cui ogni asimmetria LE TRASFORMAZIONI DELLA FAMIGLIA e ogni gerarchia appaADOTTIVA iono incongrue: quello che fa legame non è un Mi sembra indispensa“Nella nuova famiglia i bambini riferimento simbolico - il bile, per affrontare l’arsono da un lato considerati fin da riferimento a una norma gomento propostomi, afcostituita che consenta frontare il discorso delle subito soggetti a tutti gli effetti, di mediare tra posizioni trasformazioni della fadall’altro iperprotetti nel tentatidiverse - ma piuttosto la miglia adottiva alla luce convinzione di potersi della più vasta trasformavo di metterli al riparo da tutto ciò sottrarre ad ogni autorizione del contesto sociale che è dannoso al loro sviluppo.” in cui viviamo e dei riflestà in nome di una libertà

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Rubriche


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individuale che non sopporta mediazioni né costrizioni e che, contestando ogni disimmetria, sembra tesa a realizzare un progetto di società fatta di pari, di simili, di fratelli. - Una perdita sempre più accentuata della capacità di riconoscere ed accettare che vi siano dei limiti: da un lato si va nella direzione, se non di eliminare, almeno di mascherare questa necessità - basta pensare al discorso della scienza, che sposta sempre più in là ogni limite, fino ad illuderci di eliminarlo, o al liberismo sfrenato che, mettendoci a disposizione sempre nuovi oggetti, ci illude che si possa avere tutto; dall’altro, non essendoci più un Padre, essendoci emancipati da ogni riferimento ad una posizione di autorità, è caduta la possibilità, per il sociale, di rendere visibile e di supportare la necessità del limite. L’unione di questi due fenomeni fa sì che si tenda a credere che nulla sia impossibile. Come si riflette questa trasformazione del contesto sociale sul modo di intendere e di vivere la famiglia?

mazione che si presenta come una medaglia a due facce: da un lato, infatti, assistiamo ad una drastica diminuzione delle nascite, dall’altro ad una ricerca a volte quasi ossessiva di un figlio “a tutti i costi”, sostenuta dall’idea sempre più diffusa del “diritto ad un figlio”: si è cioè passati, nell’arco di una trentina di anni, da una situazione di impotenza e di destino subito a una situazione di controllo e di sfida al destino.

- Il primo elemento di cambiamento è costituito dallo sbilanciamento della relazione di coppia sul versante affettivo/espressivo a scapito di quello etico/ normativo e di impegno nel patto: il matrimonio si è andato man mano trasformando da “patto sociale” in “impresa personale”, al cui centro si pone oggi il legame affettivo del partner, che si vuole libero da ogni costrizione esterna. Da una parte si assiste a un forte investimento in tale rapporto e nella richiesta di intese e condivisioni potenzialmente coinvolgenti tutti gli aspetti della vita, dall’altro si è affievolito l’aspetto sociale e istituzionale del vincolo: la coppia si fa “norma a se stessa” e diventa autoreferente, la famiglia istituzionale diventa una famiglia “intimizzata” che ciascuno vuole sentirsi libero di costruire a modo suo.

- Un terzo elemento importante di cambiamento sembra essere il modo non solo di vivere ma anche di concettualizzare la famiglia: essa non è più vista come una struttura della parentela incentrata sull’autorità di genitori o il luogo di passaggio dalla natura alla cultura attraverso interdetti e funzioni simboliche, ma come il luogo di un potere decentrato e dai molti volti, un potere orizzontale equamente distribuito fra tutti i membri, senza distinzione di ruoli: la famiglia si configura come un nucleo fraterno, senza gerarchia “Non è raro che le coppie si rivolné autorità e soprattutgano all’adozione in età avanzata to senza disimmetrie, in cui i genitori sembrano sottovalutando la difficoltà di adeabdicare alla propria reguarsi, dopo tanti anni di vita di sponsabilità educativa, inevitabilmente foriera coppia, all’arrivo di un bambino di conflitti, a favore di che necessariamente scardinerà un clima di amicizia e in nome dei “diritti” dei un equilibrio ormai consolidato.” bambini.

- Un secondo elemento sembra costituito dal fatto che anche nei confronti dei figli si è verificata un’analoga trasformazione: anch’essi non sono più il frutto – come avveniva fino a una trentina di anni fa – di un imperativo sociale che affidava alla famiglia il compito di perpetuare la specie e di fornire nuovi membri alla comunità attraverso la riproduzione e l’educazione, tesa a fare dei nuovi nati degli esseri adeguati alla società, ma sono frutto di un desiderio privato, del legame sentimentale affettivo di coppia: oggi i figli si fanno per sé, perché li si vuole e quando si vuole. È una trasfor-

Bambini che, da un lato, sono considerati fin da subito soggetti a tutti gli effetti e, dall’altro e paradossalmente, vengono iperprotetti nel tentativo di metterli al riparo da ogni fatica, frustrazione e costrizione ritenute dannose al loro sereno sviluppo.

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bilmente molto provati dalla precedente esperienza di abbandono (“Se tanti lo fanno non sarà poi così problematico”), o la convinzione che, di fronte alle difficoltà, sarà sufficiente il ricorso all’esperto per risolvere i problemi. Si tende a interrogarsi meno su di sé, sul proprio desiderio, i propri limiti, nell’illusione che la scelta adottiva sia non solo un diritto, ma sia anche meno complessa di quanto è in realtà.

Mi sembra che le trasformazioni subite dalla famiglia adottiva siano in linea con quelle che rileviamo nella famiglia in generale. In quest’ottica cercherò dunque di sintetizzarle.

1) Il fatto che la coppia sempre più si faccia “norma a se stessa” e diventi autoreferente può aiutare 3) Anche l’impostazione del rapporto con i figli ria capire: sente delle modificazioni - L’insofferenza sempre che più in generale si rimaggiore nei confronti scontrano nella famiglia: “Il grande diffondersi dell’adoziodei limiti necessariamen- È sempre più difficile aste imposti dai Tribunali sumere in modo adeguane in questi anni induce una vaMinorili. Anche agli alto la propria funzione gelutazione a volte inadeguata delle bori della nuova legge nitoriale e la conseguente sull’adozione si sentiva responsabilità educativa, difficoltà legate all’accettazione il peso di una selezioinevitabilmente foriera di di bambini, e la convinzione che ne che era considerata conflitti là dove si tratta una discriminazione, ma di dare delle regole e di sarà sufficiente il ricorso all’esperoggi questo peso viene porre dei limiti. Sembra to per risolvere i problemi.” avvertito maggiormente che per i genitori adottivi in quanto si ritiene che questo sia un po’ più difil figlio sia un “diritto” ficile che per quelli natuingiustamente ostacolato. Siamo di fronte ad una rali a motivo del timore che il conflitto possa affiesituazione paradossale: da un lato le difficoltà semvolire il legame affettivo dei figli con loro e in nome pre crescenti dell’adozione – a partire dall’età dei della considerazione che i bambini hanno già dovubambini – richiede un’analisi più attenta dei requito sopportare in passato molti limiti e molte privasiti delle coppie, dall’altro le coppie considerano zioni e vadano quindi accontentati in ogni richiesta, sempre più tale limite come un sopruso; con ciò confondendo l’amore con la permissività; - Il diverso rapporto con gli Enti Autorizzati, sempre meno sentiti come “trasmettitori” di esperienze - L’adozione di bambini grandi pone inoltre il proe garanti della correttezza e dei valori che stanno blema del rapporto con la scuola, delle aspettative alla base dell’adozione, ma considerati spesso come nei confronti dei risultati scolastici, dell’appoggio semplici agenzie di viaggio cui si chiede di soddida fornire ai figli a volte anche per periodi comsfare nel modo più veloce possibile le proprie esiprensibilmente molto lunghi e delle difficoltà che genze, mostrando una certa difficoltà ad accettarne ciò comporta. E in un mondo che è sempre più comle regole e i principi ispiratori. petitivo e in cui il valore dell’immagine assume un peso sempre più rilevante, ciò provoca a volte una 2) Per quanto riguarda le aspettative nei confronti frustrazione difficile da reggere e atteggiamenti che della genitorialità, è facile rilevare che: rischiano di peggiorare il problema anziché di ri- Un numero sempre crescente di coppie giunge solverlo. all’adozione dopo svariati tentativi di procreazione assistita, con il rischio che l’adozione sia consideraMi sembra di poter dire, per concludere, che la fata, più che una scelta consapevole e convinta, “l’ulmiglia adottiva, così come la famiglia in generale, tima spiaggia” cui approdare per realizzare il desipartecipa della trasformazione del contesto sociale derio di un figlio a tutti i costi, e con la conseguenza cui nell’arco degli ultimi decenni stiamo assistendo. di attribuire al figlio adottivo un valore minore di A fronte dei cambiamenti in atto mi sembra che non quello naturale; si tratti di esprimere un giudizio di valore – È me- Non è raro che le coppie si rivolgano all’adozione glio? È peggio? – ma di cogliere i vari aspetti del in età avanzata (sostenute in questo dalla modifica cambiamento stesso per poter ragionare su di essi legislativa che amplia lo scarto fra l’età dell’adottacon le famiglie che all’adozione si rivolgono, aiuto e quello degli adottanti) sottovalutando la diffitandole a cogliere in modo adeguato ciò che tale coltà di adeguarsi, dopo tanti anni di vita di coppia, scelta comporta per loro e per i loro figli. all’arrivo di un bambino che necessariamente scardinerà un equilibrio ormai consolidato; Elena Sormano - Il grande diffondersi dell’adozione in questi anni Elena Sormano è psicologa e psicoanalista esperta in adoinduce una valutazione a volte inadeguata delle zioni internazionali. difficoltà legate all’accettazione di bambini inevita-

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Letture MADRE DI DIECIMILA FIGLI di Christel Martin Un libro che parla di un paese piccolo, poco meno di 28.000 km2 nel cuore dell’Africa; 6.800.000 abitanti, un tasso di crescita del 2,38% e con il 55% della popolazione sotto i 18 anni. Questi dati da soli danno l’idea di un qualche squilibrio interno che potrebbe avere svariate cause, ma in che realtà ne ha una sola, tragica: la guerra. Dieci anni di guerra civile, dieci anni di guerra interrazziale dove tutsi e hutu si sono fronteggiati usando tutti i mezzi più vili e più cruenti che si possono immaginare per assoggettare il nemico. E in mezzo a questo scenario terribile di morte ecco che, come per magia, appare una donna, una grande donna, la cui storia si intreccia a quella del suo paese negli ultimi 17 anni. Marguerite Barankitse è nata in Burundi e appartiene alla minoranza etnica tutsi; dal 1994 ha creato la Maison Shalom, con cui ha aiutato migliaia di bambini orfani. L’aiuto che questa donna ha offerto ai bambini è costituito da tante cose: alcune urgenti, fondamentali e primarie come il cibo e la salute, e altre meno urgenti ma altrettanto importanti in questo paese, in cui l’odio interetnico ha stravolto la vita del suo popolo e i suoi valori. In un paese in cui nel 2007 si diceva ci fossero 7.000 bambini soldato Maguerite Barankitse, meglio conosciuta come Maggy, ha cercato di ridare loro una dignità ed un ruolo di bambini.

lo ma non rinnegando mai il suo essere africana. Il fatto di essere colei che chiede non l’ha mai portata a piegarsi né davanti al donatore straniero, né davanti ai governanti e ai soldati del suo paese. La sua grande dignità è stata alla fine accettata e lei ha dialogato e dialoga con tutti, da pari a pari. La forza di Maggy nasce dalla profonda convinzione di essere nel giusto, e dal chiedere tante cose ma sempre a nome dei bambini, che rappresentano il futuro del suo paese.

Forte di questa verità, continua tuttora la sua lotta fra numerose difficoltà. Oggi la guerra è terminata; Questo libro ci fa comprendere cosa significa aiutare dal 2004 il paese attraversa un periodo di discreil prossimo in situazioni ta pace ma dieci anni di del genere, ma soprattutorrori hanno lasciato un to ci aiuta a capire come segno profondo negli ani“Oggi la guerra in Burundi è alcune realtà, per noi inmi. L’odio innescato dalla comprensibili o inaccettaguerra fra tutsi e hutu non terminata, ma dieci anni di orrori bili, rappresentino invece è ancora scomparso, anzi hanno lasciato un segno profonla quotidianità in un’altra è duro a morire. I bambilatitudine. ni sono spesso costretti a do negli animi. I bambini vivono vivere “gomito a gomito” gomito a gomito con gli assassini La violenza sulle doncon gli assassini dei loro ne, fisica e psicologica, genitori. La vendetta è dei loro genitori, e la vendetta è è spesso la conseguenza un sentimento normale un sentimento normale in Budi una mancanza di intiin Burundi, è parte della mità nella vita familiare cultura, quindi vendicare rundi, un dovere sacrosanto.” comune in molte parti i genitori è un dovere sadell’Africa, e non solo crosanto. Sradicare tutto in Burundi. Maggy dice: ciò per seminare amore, “Bisogna prendere ciò che è utile della modernità, convivenza e aiuto reciproco non è facile ma nepciò che è profondo nelle religioni, ciò che è bello pure impossibile. nella nostra tradizione e sommare il tutto”. Su tali fondamenti Maggy ha fondato la propria lotta fin Ciò che Maggy insegna è valido per i nativi ma è dal primo giorno, chiedendo aiuto a chi poteva darvalido anche per i paesi che offrono denaro per la

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Il tradizionale senso dell’obbedienza dei contadini verso i notabili si sposta verso altre figure del potere locale: medici, comandanti, sacerdoti, incaricati per lo sviluppo e infine cooperanti internazionali; tutti, inconsciamente, nei ruoli di manipolatori e manipolati.

che si va ad aggiungere agli altri problemi. Non si cerca di edulcorare nulla ma nemmeno di spaventare; si segnalano tante difficoltà e tanti momenti e occasioni di possibile sconforto con la forma di inviti alla prudenza ma non alla rinunzia, volendo “contare sul pessimismo dell’intelligenza, ma anche sull’ottimismo della volontà”.

“Due libri per vedere l’adozione internazionale per quello che è: un bellissimo modo di diventare genitori ma anche un modo più difficile, più complesso, dove non si può mai dire di aver risolto o capito tutto.”

Ciò che chiede e pretende Maggy è che questi ruoli non siano la base per un nuovo tipo di sfruttamento in nome di un aiuto necessario, perché in questo caso l’aiuto non è costruttivo bensì fine a sé stesso, e con il solo scopo di placare le coscienze degli uni e degli altri.

Un libro per vedere l’adozione internazionale per quello che è: un bellissimo modo di diventare genitori ma anche un modo più difficile, più complesso, dove non si può mai dire di aver risolto o capito tutto.

Una genitorialità, quella adottiva, in cui ogni giorno è una conquista, un insieme di alti e bassi che hanno lo scopo di accompagnare un bambino, poi un adolescente e infine un giovane adulto attraverso il difficile percorso della vita, sapendo per certo che l’inizio è stato difficile per il bambino e per il genitore, e che proprio per questo è più bello ritrovarsi.

Questo è un libro che avvicina all’Africa, a questo immenso continente di cui il Cifa non conosce ancora nulla o quasi; un libro che può aiutare ad avvicinarci ad esso con rispetto delle tradizioni e della cultura esistenti e quindi con l’umiltà di colui che capisce che ovunque c’è qualcosa da imparare.

Un libro che vale la pena leggere, utile per chi inizia ma anche per chi è già “per strada”, perché può aiutare a capire che può accadere tutto e il contrario di tutto e che ciò che si sta vivendo non è unico, nel bene e nel male, ma fa parte di un percorso già fatto e superato da altri.

ADOTTARE UN FIGLIO di Monica Toselli

Ambra Enrico

Monica Toselli è una madre adottiva ma anche una psicologa; il taglio del suo libro potrebbe essere quello di un vero e proprio manuale per l’uso. Vi si fa un excursus sul percorso adottivo partendo da un’analisi di chi adotta e sul perché lo fa. Poi si passa a descrivere il percorso adottivo spaziando dagli aspetti pratici ai sentimenti che coinvolgono gli attori protagonisti. Si parla di tutto, anche del colore della pelle e di come possa costituire un problema

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ricostruzione; ciò che lei chiede, insieme ai finanziamenti, è il pieno rispetto di chi riceve questi aiuti, sostenendo che non si possono e non si devono pretendere comportamenti e/o atteggiamenti particolari che siano in contrasto con la cultura del ricevente.

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