Libretto RdC 2025

Page 1


SALUTO DEL SINDACO

E’ un onore per me e per l’Amministrazione Comunale accogliere la nona edizione della Festa delle rose di carta di Vigardolo.

Una bellissima manifestazione che, fin dal primo anno, ha stupito per originalità, fascino e attrattività.

Pregevole il recupero di una tradizione, che ha il sapore della storia e della leggenda, che coniuga i ricordi di un paese alla creatività di un artigianato ancora vivo e attuale.

Il filò di queste volonterose signore è un’attività che occupa un intero anno: mani sapienti ed esperte creano migliaia di rose di mille colori che, in una giornata di primavera, accolgono altrettanti visitatori per le vie del paese.

Una festa che unisce arti, artigianato, musica e incontri. L’occasione di ammirare e apprezzare la bellezza, ma anche e soprattutto per stare insieme, dialogare, conoscersi e capirsi.

Un sentito grazie a tutti gli organizzatori, ai volontari, alla Pro-loco e alle associazioni che collaborano per rendere perfetta questa giornata. Auguro a tutti e tutte che sia, anche quest’anno, una grande festa gioiosa, colorata e accogliente!

La Sindaca Gilberta Pezzin

SALUTO DEGLI ORGANIZZATORI

Anche quest’anno, con gioia e orgoglio, celebriamo una tradizione che rende unico il nostro paese, un evento che non è solo una festa, ma un vero e proprio atto d’amore verso la nostra comunità. La Festa delle Rose di Carta è il risultato di mesi di dedizione, passione e impegno di tante persone che, con spirito di collaborazione e amicizia, trasformano Vigardolo in un luogo incantato, dove ogni angolo è avvolto dalla magia delle rose di carta. Vogliamo ringraziare di cuore tutti i volontari che, con generosità e instancabile entusiasmo, si mettono all’opera per far splendere il nostro paese. Il vostro lavoro, spesso silenzioso ma fondamentale, permette a questa festa di crescere e rinnovarsi ogni anno, regalando emozioni a chi la vive. Un ringraziamento speciale va alle nostre Dame delle Rose di Carta, che con maestria e pazienza dedicano mesi alla creazione di ogni singola rosa, realizzando vere opere d’arte che rendono Vigardolo un autentico paese delle meraviglie. Grazie a chi continua a credere in questa festa, a chi dona il proprio tempo e le proprie energie affinché questa tradizione non solo si conservi, ma diventi sempre più un simbolo di bellezza, condivisione e identità. Grazie a tutti coloro che oggi sono qui per ammirare e vivere questa magia con noi. Che sia una giornata di festa, emozione e comunità!

Coordinatore

Festa delle Rose di Carta

Presidente Pro Loco di Monticello Conte Otto

STORIA DELLE ROSE DI CARTA

Nella foto si può vedere Mons. Rodolfi in una delle sue visite a Vigardolo. Vista l’età, si può presumere che questa fosse la visita del 28 marzo 1914, quando il Vescovo (nato il 7 agosto 1866) non aveva ancora 48 anni. E’ probabilmente l’unica foto di Mons. Rodolfi a Vigardolo.

I fiori di carta nel Veneto, nelle epoche passate, non solo rappresentavano un’alternativa economica ai fiori freschi, ma erano anche profondamente intrecciati con le tradizioni culturali e religiose locali. Ad esempio, durante le celebrazioni religiose, le chiese venivano spesso decorate con fiori di carta, specialmente nei periodi in cui i fiori freschi non erano disponibili. Questa pratica non solo abbelliva gli ambienti sacri, ma simboleggiava anche la devozione e l’ingegno della comunità nel superare le limitazioni stagionali. Inoltre, i fiori di carta erano utilizzati in varie festività locali, come il Carnevale, per adornare costumi e carri allegorici, aggiungendo un tocco di colore e creatività alle celebrazioni. Questa tradizione artigianale permetteva alle comunità di esprimere la propria identità culturale e di mantenere vive le usanze locali attraverso le generazioni. Sebbene la documentazione sulla storia e sul significato dei fiori di carta in Veneto siano limitate, i racconti orali ci portano molte testimonianze di come, nei nostri piccoli paesi, venissero ampiamente utilizzati. Queste creazioni artigianali non solo arricchivano le celebrazioni, ma servivano anche come simboli tangibili di sentimenti e valori condivisi all’interno della comunità. All’inizio del ‘900, Vigardolo era un piccolo borgo agricolo, caratterizzato da strade bianche che collegavano le corti al centro del paese, fulcro della vita comunitaria. Nel 1922 furono completate le prime scuole di Vigardolo,

La lastra di marmo presente all’interno della chiesa di Vigardolo che ricorda il giorno dell’inaugurazione delle nuova facciata.

Noemi Oliviero in Benetti (1903-1983), realizzava le Rose di Carta a Vigardolo durante le occasioni speciali. (foto degli anni ‘20)

situate dove oggi sorge l’Emporio

Agrario vicino al semaforo. Fino al 1939, le vie avevano solo nomi popolari, usati anche negli atti notarili. Durante le festività principali o l’arrivo di un nuovo parroco, i salici lungo le strade venivano decorati con rami e ghirlande di carta. La visita del Vescovo di Vicenza era un evento solenne, accolto con entusiasmo dalla comunità. Monsignor Ferdinando Rodolfi fece la prima visita pastorale nel 1914 e tornò nel 1940, in occasione dell’inaugurazione della nuova facciata della chiesa, finanziata dal Barone Carlo Rossi. Fu proprio in quell’occasione che nacque la tradizione delle “Rose di Carta”. Noemi Oliviero Benetti, promotrice delle attività religiose, volle abbellire il paese per accogliere il Vescovo, creando con le proprie mani numerose rose di carta che appese ai salici. All’epoca Vigardolo era noto come “terra dei salgàri”, alberi dai cui rami si ricavavano le “strope” e che crescevano rigogliosi lungo le strade. L’originale decorazione non passò inosservata: durante l’omelia, il Vescovo Rodolfi lodò l’iniziativa, affermando che Vigardolo era così fertile che persino sui salici sbocciavano le rose in autunno. La notizia si diffuse nei comuni vicini, tanto che ancora oggi alcuni anziani ricordano il paese con il suggestivo nome di “paese delle rose sui salgàri”.

RICORDO DELL’80° ANNIVERSARIO DELLA

FINE DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE

Quest’anno ricorre l’80° anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale, un conflitto che ha segnato in modo indelebile la storia mondiale e quella delle nostre comunità. Anche il territorio di Monticello Conte Otto ha vissuto quei drammatici anni con dolore e sacrificio, un periodo che ha toccato profondamente le famiglie del nostro comune.

Molti giovani furono mandati al fronte, altri furono catturati e deportati nei campi di prigionia in Germania, dove subirono privazioni e torture indicibili. Alcuni non fecero mai ritorno, lasciando un vuoto incolmabile nelle loro famiglie, mentre altri persero la vita a causa delle atrocità del conflitto. La popolazione locale, già provata da difficoltà economiche e privazioni quotidiane, dovette affrontare bombardamenti, rastrellamenti e la paura costante per il proprio futuro. Oggi, a distanza di otto decenni, guardiamo a quel periodo con sgomento, riconoscendo l’immenso dolore che ha causato. È un capitolo della nostra storia che nessuno vorrebbe rivivere ma che non possiamo e non dobbiamo dimenticare. Ricordarlo è un atto di responsabilità verso chi ha sofferto e sacrificato tutto, ma è anche un dovere nei confronti delle nuove generazioni.

Parlare di quegli anni ai più piccoli significa trasmettere la consapevolezza del valore della pace, insegnare loro a riconoscere e a respingere ogni forma di odio e violenza. È un modo per costruire una memoria collettiva che non lasci spazio all’oblio, affinché quegli eventi rimangano un monito per il futuro. Questo anniversario ci invita a riflettere sul prezzo della libertà e sulla resilienza delle comunità come la nostra, che hanno saputo rialzarsi dalle macerie con forza e dignità. Che questo ricordo ci spinga a custodire il dono della pace, a coltivarlo ogni giorno e a trasmetterne il valore a chi verrà dopo di noi.

Ci sarebbero molte cose da dire e da ricordare, ma il modo migliore per farlo è affidarsi ai racconti di chi ha vissuto quei momenti. Tra questi il maestro Giovanni Bressan, che nel suo libro “Monticello Conte Otto, Cavazzale e Vigardolo - Memorie Storiche” dedica un intero capitolo alla Seconda Guerra Mondiale. Di seguito, riporto parte del testo che ci

La casa in via Marconi che fu colpita durante il bombardamento del 3 marzo 1945. Quel giorno, un’incursione aerea su Cavazzale portò al lancio di tre bombe, una delle quali centrò l’edificio. Fortunatamente, gli abitanti si trovavano nella parte della casa rimasta intatta e ne uscirono illesi.

permette di rivivere, attraverso le sue parole, uno dei periodi più difficili della nostra storia: “...Annotava in quei giorni Don T. Bonomo: «L’Italia scende in guerra a fianco della Germania. Questa guerra non è sentita dalle nostre popolazioni e si depreca contro il Duce che ha venduto l’Italia al Fuhrer. L’attacco di fine giugno alla Francia fu generalmente considerato una pugnalata alla schiena. La pagheremo cara… La maledizione di Dio si fa sentire sopra i due Capi che hanno voluto la guerra». I primi anni di guerra nei nostri paesi non furono particolarmente duri, salvo naturalmente per i soldati dislocati nei vari fronti; e forse qualcuno anche da noi sperava, o almeno diceva di sperare, nella vittoria. Ma la catastrofe alla quale stavamo andando incontro fu a tutti evidente nell’autunno – inverno del 1942-43 con la disastrosa ritirata in Russia e la perdita dell’Africa Settentrionale. E venne l’infausto 8 settembre 1943, che doveva por fine alla guerra e invece ne aprì un’altra più triste e sanguinosa. Reparti tedeschi presero stanza anche nel nostro comune, occupando il dopolavoro Roi, la Villa Rossi di Vigardolo, aule scolastiche, locali della parrocchia di Cavazzale e la scuola materna di Monticello.

Il 25 dicembre 1943 gli Anglo Americani effettuarno la prima incursione aerea su Vicenza; molti abitanti della città sfollarono nel nostro comune fino a raggiungere quasi 2000 unità, trovando generosa ospitalità presso quanti potevano disporre di qualche locale.

Il giorno più triste della guerra fu per noi il 18 novembre 1944: a partire dalle dieci del mattino, a ondate successive, aerei angloamericani scaricarono migliaia di piccole bombe, appositamente studiate per colpire le persone, nella

zona a nord di Vicenza, dall’aeroporto fin oltre la nostra via Morosana. Nel nostro comune 15 furono i morti e molti i feriti. Erano ragazzi che, al suono della sirena d’allarme, erano usciti dalle scuole di Vicenza e stavano tornando a casa per la via Saviabona, operai reclutati d’imperio per lavori all’aeroporto o semplicemente gente che si trovava casualmente nel campo o nel cortile di casa. Fu veramente un giorno di angoscia!

Il 3 marzo 1945 ci fu un’incursione aerea anche su Cavazzale, alle ore 15; furono sganciate tre bombe, una delle quali colpi una casa in via Marconi, per fortuna senza danni alle persone. Un’altra incursione ebbe luogo, sempre a Cavazzale, la mattina successiva (in chiesa, era domenica, si stava celebrando la Messa del fanciullo), ancora senza vittime e solo qualche vetro rotto. Gli obiettivi, mancati però, erano un treno fermo da giorni su un binario morto e il dopolavoro Roi, trasformato in magazzino tedesco.

Durante la guerra il comune fu amministrato dal commissario prefettizio Alessandro Zocca fino alla fine del 1943. Il 13 gennaio 1944 fu nominato commissario prefettizio Carlo Carlassare, impiegato, di Vicenza.

Dopo l’8 settembre nell’Italia non occupata dagli Anglo-Americani era risorto il partito fascista ed era stata costituita la Repubblica Sociale Italiana. I vecchi fascisti furono invitati ad aderire al partito fascista repubblicano, ma nel nostro comune pochissimi risposero all’appello e fra questi nessuno fu ritenuto idoneo a ricoprire la carica lascata vacante dalle dimissioni del commissario prefettizio Zocca, per cui il prefetto dovette ricorrere ad un cittadino di Vicenza. Il Carlassare, che era anche segretario del Fascio locale,

rimase in carica fino all’aprile 1945.

Della sua opera di amministratore comunale niente c’è da dire: dati i tempi, si attenne strettamente all’ordinaria amministrazione.

Durante l’occupazione nazifascista anche nel nostro comune operò una formazione partigiana, costituita da elementi del luogo o di località vicine. Fra di essi di distinse Guido Revoloni, studente universitario di Vicenza, sfollato con la famiglia a Vigardolo. Dopo aver sfidato tanti pericoli durante la guerra, perì pochi giorni dopo la liberazione a Dueville, mentre generosamente stava facendo brillare degli ordigni inesplosi. Il nostro comune lo volle ricordare intitolandogli una via di Cavazzale. Finalmente anche questa guerra finì. Il 28 aprile 1945 l’esercito americano entrò in Vicenza. Verso sera dello stesso giorno una pattuglia di soldati americani giunse a Cavazzale; uscirono liberamente per le strade i partigiani. Le campane, mute da più di un anno (era stato proibito il loro suono perché le autorità temevano che potessero servire da segnalazione ai partigiani) suonarono a festa. Sul campanile di Cavazzale fu issato il tricolore”.

LE PRECEDENTI EDIZIONI

LE FAMIGLIE CHE ABITARONO A VILLA

VALMARANA

La blasonata famiglia Valmarana possedeva a Vigardolo oltre 459 campi. Fu proprio il nobile Bernardino che ne cedette parte di questi verso la fine del 1540 affinché Giuseppe ed Antonio Valmarana, cugini tra di loro, vi costruissero un edificio da condividere con le rispettive famiglie. I lavori furono affidati ad un giovane Andrea Palladio e partirono quindi già nel 1539 (questo fa presumere che questa sia quindi la seconda o terza villa costruita in autonomia dal grande architetto). Disegno preparatorio ora conservato press R.I.B.A. di Londra.

Disegno preparatorio del Villino di Vigardolo ora conservato al Royal Institute of British Architects di Londra.

I conti Valmarana mantennero la villa fino al 1813, per poi cederla alla ricca famiglia di industriali Magni. I Magni tenettero la proprietà fino al 1824 per poi a loro volta venderla alla famiglia Cita. Anche questa famiglia, come del resto i Magni, non aveva origini nobili. Ricchi commercianti di seta si trasferirono dalla Lombardia a Vicenza nel 1692. Il loro vero nome era Citta, ma subirono la elisione della doppia appena approdati in terra veneta. Giovanni Cita sposò una certa Lucia Barisan da Castelfranco Veneto la quale portò la cospicua dote di 16000 ducati con i quali acquistarono la villa di Vigardolo compresa di orto, brolo, filanda per la seta e vari terreni arativi e prativi. Nel 1895 a seguito di sfortunate vicende familiari i Cita affittano la villa a Francesco Mansueto Bressan, il quale giungerà al suo acquisto nel 1903. Egli soggiornò poco in villa perché possedeva altri fondi a Bastia di Rovolon. Solo prima della sua scomparsa avvenuta nel 1943, abitò nella dependance e per sue espresse volontà passò al figlio Marcello ed ai suoi nipoti la proprietà dell’intero complesso. Tutt’oggi la storica dimora e’ di proprietà dei Bressan.

Massimiliano Rossato

PROGRAMMA

ORE 11.00 SFILATA

DI APERTURA

con partenza da via Mameli incrocio con via Nievo Sbandieratori e tamburi precedono il corteo

Arrivo in VILLA VALMARANA BRESSAN e discorsi delle autorità.

PRIMAVERA IN BIOFATTORIA DIDATTICA

Personalizza la tua cassetta di legno porta giochi.

Presso la corte dell’Azienda Agricola Vigardoletto.

ORIGINI CONTADINE

Antichi mestieri, giochi, canti e balli tipici della vita contadina di un tempo. Presso l’area dedicata agli antichi mestieri.

ORE 10.30 PRIMAVERA ART ATTACK

Creiamo insieme colorate decorazioni di Primavera

ORE 15.30 GUERRILLA GARDENING

Armiamoci di bombe di semi e ricopriamo il mondo di fiori!

Laboratori gratuiti per bambini e bambine condotti dai ragazzi del progetto Rif- Ragazzi in Fattoria dell’associazione Gea ETS

Presso area antistante Chiesetta di S. Maria Assunta a Vigardoletto

TIRACCHE MATTE

Spettacoli di giocoleria

Itinerante lungo il percorso

SAURUS BAND

Musica itinerante lungo tutto il percorso

PROGRAMMA

IL PARCO DI VILLA MARIA

Visita guidata al parco della Villa

1° visita ore 15.00 - 2° visita ore 17.00

(non serve prenotazione, basta presentarsi presso la Villa Maria)

Presso Parco di Villa Maria in via Villa Rossi

I GIOCHI IN LEGNO DI UNA VOLTA A cura di Jacopo Ceola

Presso il piazzale Noemi Oliviero Benetti

I NOSTRI ALBERI IN MINIATURA

Mostra bonsai a cura del Bonsai Club Vicenza

Presso la chiesetta di Santa Maria Assunta a Vigardoletto

“OLTRE L’ORIZZONTE: VISIONI ARTISTICHE”

Mostra e laboratori a cura del Gruppo Arte e Cultura “Giorgio Golin” di Monticello Conte Otto

Presso ex scuola elementare “Gaetano Rossi” (di fronte alla chiesa)

PETALI DI EMOZIONI

La bellezza fiorisce nelle diversità, come petali unici di uno stesso fiore.

Mostra d’arte - Laboratori per bambini - Mercatino artigianale (a cura dei bambini e dei ragazzi frequentanti il centro riabilitativo).

Presso Centro Riabilitativo Villa Maria, via Villa Rossi, 5

VILLA VALMARANA BRESSAN

Aperta e visitabile

LA MAGIA DELLE ROSE DI CARTA E IL LEGAME

RISCOPERTO CON LA CARTOTECNICA ROSSI

Quando nel 2014 riscoprimmo le origini della Festa delle Rose di Carta, avevamo ben chiaro l’obiettivo: trasformare questa manifestazione in un evento speciale che valorizzasse la tradizione e l’identità del nostro territorio. Tuttavia, mancava un elemento essenziale: le rose di carta. All’epoca, poche persone sapevano realizzarle e si utilizzavano perlopiù carte di bassa qualità.

Già dalla seconda o terza edizione della festa, però, nacque il gruppo del Filò delle Rose di Carta, in cui le Dame delle Rose, con pazienza e creatività, iniziarono a creare rose sempre più varie e raffinate, spaziando da quelle più semplici per addobbare il paese a quelle più elaborate per creare delle vere e proprie opere d’arte. Per ottenere le rose perfette, furono necessarie numerose ricerche e sperimentazioni sia nella lavorazione che nei materiali, fino a quando non ci imbattemmo nella Cartotecnica Rossi di Arsiero, un partner che da molti anni ci accompagna in questa avventura.

La scoperta di questa collaborazione fu resa ancora più significativa dal legame storico con il nostro territorio: la Cartotecnica Rossi di Arsiero, infatti, nacque come Cartiera di Arsiero, acquisita nel 1878 da Alessandro Rossi, celebre industriale di Schio e padre di Gaetano Rossi, che acquistò l’attuale Villa Maria di Vigardolo (all’epoca Villa Rossi) alla fine dell’Ottocento.

La posizione strategica della Cartiera, lungo il torrente Posina in località Perale, garantiva l’approvvigionamento di acqua necessaria per la produzione della carta e per la produzione di energia elettrica. Francesco Rossi, figlio di Alessandro, si dimostrò un abile imprenditore, investendo in tecnologie innovative e formando maestranze specializzate, rendendo la cartiera competitiva e prestigiosa. La produzione si affermò per varietà e qualità, non solo in Italia ma anche all’estero dove le esportazioni raggiunsero indici veramente notevoli.

All’inizio del Novecento, il complesso industriale occupava circa 1.000 dipendenti e produceva 100.000 quintali di carta all’anno, di varie tipologie: carta per bibbia, da libro, da cancelleria e da lettera. Nel 1905 l’azienda fu trasformata in S.A. Cartiera Rossi. Tuttavia, durante la Prima Guerra Mondiale la cartiera, trovandosi sulla linea del fronte italoaustriaco, fu completamente distrutta dai bombardamenti. Nonostante il duro colpo, l’attività riprese al termine del conflitto, sebbene con un ridimensionamento della produzione e del personale.

Nel secondo dopoguerra, la Cartiera Rossi si specializzò in carte fini e speciali, come la carta da sigarette, la carta carbone e la carta cavi, carte condensatori e carte velina.

La cartiera si stava preparando con fiducia al futuro, quando fu vittima ancora una volta dalla “malasorte” con l’alluvione che la colpì il 4 novembre 1966 e che praticamente la distrusse quasi interamente seppellendola sotto le pietre e i detriti. Il riavviamento delle principali

Veduta di Arsiero con cartiera e chiesa arcipretale di San Michele Arcangelo. (fine dell’800 o primi del ‘900).

La collaborazione con la Cartotecnica Rossi ha arricchito profondamente la Festa delle Rose di Carta, trasformandola in un’occasione unica per celebrare il legame tra tradizione e innovazione. Le rose di carta, realizzate con materiali di altissima qualità, incarnano un patrimonio di creatività e maestria artigianale, rendendole il simbolo del nostro evento. Ogni petalo non è solo un omaggio alla bellezza e alla storia del nostro territorio, ma rappresenta anche il valore di una collaborazione che tiene vive le radici culturali e promuove il saper fare locale. Questo legame tra la Festa e la Cartotecnica Rossi non è solo un esempio di sinergia virtuosa, ma un impegno condiviso a valorizzare la nostra identità e a trasmetterla con orgoglio al futuro.

LE PRECEDENTI EDIZIONI

RIFACIMENTO

DELLA FACCIATA DELLA CHIESA

DEI SANTI FLORIANO E VALENTINO MARTIRI

IN VIGARDOLO EFFETTUATI NEL 1939/1940

21 Settembre 1940. Mentre l’Europa e il mondo intero sprofondavano nella più grande catastrofe delle Storia, a Vigardolo si celebrò un grande evento, un avvenimento per il quale tutto il paese fu adornato con decorazioni floreali e che noi oggi ricordiamo con questa bella Festa delle Rose di Carta. Dopo meno di un anno di lavori, viene inaugurato l’ampliamento della nostra

Chiesa Parrocchiale dei Santi Floriano e Valentino Martiri, con la nuova monumentale facciata.

Questo evento prevedeva la solenne

Cerimonia di Consacrazione della Chiesa, officiata dal Vescovo Ferdinando Rodolfi, che con l’occasione fece la sua seconda

Visita Pastorale a Vigardolo, dopo quella effettuata il 29 Aprile 1914.

Principali sostenitori di questo intervento di Ampliamento e di miglioramento della nostra Parrocchiale furono l’allora Parroco

Don Tarquinio Bonomo, intraprendente e operoso Curato di Vigardolo tra il 1927 e il 1955 e il Barone Carlo Rossi di Schio, che con altri benefattori si offrì a sostenerne le spese.

Importantissimo industriale Tessile, il Barone Carlo Rossi di Schio possedeva a Vigardolo l’attuale Villa Maria e buona parte delle campagne circostanti. Come aveva fatto il Padre, il Comm. Sen. Gaetano Rossi sul finire del’ottocento con il restauro dell’interno della Chiesa, volle donare alla piccola comunità di Vigardolo un segno di riconoscenza e di stima. Al tempo, erano molti gli abitanti di Vigardolo impiegati nelle sue Campagne

(A Dio, il più grande) e il Patrono, San Floriano Martire. I Lavori iniziarono il 6 Novembre 1939 e terminarono nel settembre del 1940, e furono svolti in tempi piuttosto rapidi, considerando le restrizioni e la carenza di mezzi in quel triste periodo storico. Diedero alla nostra Chiesa un carattere monumentale ed elegante, molto diverso dalla semplicità delle linee della Facciata settecentesca.

Nel nuovo Atrio fu posizionata, a fianco dell’ingresso alla Cantoria, una lapide, a ricordo perpetuo di questi avvenimenti e del dono che il Barone Carlo Rossi fece al nostro Paese. La scritta in latino epigrafico, recita: “Questo tempio, eretto in onore di San Floriano nell’anno del Signore 1722, insignito del titolo parrocchiale nell’anno del Signore 1726, per la generosa offerta e pietà di Carlo Rossi, tra i più famosi uomini d’Italia, nonché per la religiosità dei fedeli ampliato ed adornato, il 21 Settembre 1940, essendo rettore Don Tarquinio Bonomo, l’eminente Signore Ferdinando Rodolfi Vescovo Vicentino con solenne rito dedicò”.

Anni difficili seguirono questo evento. La guerra a breve sarebbe arrivata anche a Vigardolo, con l’occupazione tedesca, il terrore dei bombardamenti, le rappresaglie, la fame. Nonostante le atrocità della Guerra, la fede e determinazione della nostra Gente rimasero intatte, e la Chiesa riuscì a mantenere il suo ruolo di punto di riferimento Spirituale e sociale, anche quando le sofferenze sembravano insopportabili.

La Cantoria fu ultimata ad ostilità concluse e venne dotata dell’attuale Organo e la Chiesa fu oggetto nei decenni successivi di altri interventi di restauro, che andarono a consolidare la delicata struttura settecentesca, costituita principalmente di semplice pietra calcarea recuperata nell’Astico. Dal 1940 tutto attorno a noi è cambiato. Eppure la facciata della Nostra chiesa parrocchiale continua a raccontare la storia di un tempo in cui la Comunità si riconosceva intorno ad essa, trovando nella chiesa non solo un luogo di Culto, ma anche il cuore pulsante della vita quotidiana.

La nostra Festa delle Rose di Carta non è solo un evento che celebra le tradizioni, ma è anche un tributo a quella straordinaria forza di volontà che ha permesso ad una piccola comunità di affrontare le difficoltà senza perdere la propria identità. Arch. Nicola Campagnolo

LE PRECEDENTI EDIZIONI

Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.