Tecnica Molitoria gennaio 2024

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Anno 75 - n. 01

TECNICA

gennaio 2024

MOLITORIA

10064 PINEROLO - ITALIA - Tel. 0121393127 - info@chiriottieditori.it Poste Italiane spa - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1 MBPA NORD OVEST - n. 01/2024 - IP

ISSN0040-1862

sili - molini - mangimifici - pastifici


frumento

Qualità e sostenibilità della produzione del frumento Campana Paola* - Tarola Anna Maria - Censi Riccardo

Dipartimento di Management, Facoltà di Economia, Sapienza Università di Roma Via del Castro Laurenziano 9 - 00161 Roma - Italia *email: paola.campana@uniroma1.it

Parole chiave: frumento, produzione agricola, varietà di frumento, sostenibilità ambientale, ciclo di vita del prodotto (LCA), politica agricola dell’UE, etichettatura alimentare, grani antichi

vol. LXXV - Tecnica Molitoria

SOMMARIO Il frumento è una delle specie vegetali più importanti al mondo per il ruolo che riveste nell’alimentazione umana. In Italia si coltivano circa 1.790.326 ettari (fonte, CAI consorzi agrari italiani 2023), con prevalenza di frumento duro. Ad oggi i cambiamenti nella politica agricola dell’UE verso la sostenibilità ambientale hanno modificato l’orientamento dei produttori verso sistemi di produzione più sostenibili. Tali sistemi promuovono pratiche agricole che comprendono la tutela del suolo attraverso la valutazione del ciclo produttivo nel suo complesso (LCA, life cycle assessment) per migliorare rese e qualità. Inoltre, il recupero e la valorizzazione della biodiversità locale costituisce un altro aspetto importante verso la sostenibilità. In Italia nel periodo 2017-2022 la coltivazione di “grani antichi”, in particolare della varietà “Senatore Cappelli”, ha fatto registrare un incremento delle superfici coltivate.

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quota percentuale del +1,6%, aumento dovuto ai maggiori investimenti, nel nord ovest +15,2% e nel nord est +24,7% (dati Report ISTAT “coltivazioni agricole 2021”), in aumento del 2,4% nelle previsioni 2023/2024. In Europa, nello stesso binomio 2022-2023, si stima, invece, una riduzione del 2,3% della produzione di frumento duro, sulla base delle previsioni del biennio 2023/2024. Dal lato della domanda, si registra un aumento da parte dell’industria nazionale della richiesta di grano duro pastificabile italiano di alta qualità. Con la produzione riferita al periodo 2022-2023 si assiste ad un aumento degli scambi internazionali di grano duro superiore al +1,7%, aumentate nelle quantità di 120.311 t (dati Anace, Associazione Nazionale Cerealisti), attestandosi ad una quota totale di 1.868.555 t (dati Taxud - European

CANADA

GRECIA

USA

Commission). Quasi 1,3 milioni di t sono state importate da 5 diverse fonti, di cui il Canada è stato il leader assoluto con un volume di importazioni di quasi 1 milione di t, seguito dalla Grecia, USA, Francia e Russia. La ripartizione territoriale delle forniture evidenzia come il Canada fa da padrone assoluto con 987.400 t (53%), seguito dalla Grecia con 149.484 t (8%), USA con 146.940 t (7%), Francia 130.798 t (7%) e Russia 60.497 t (3%). Una quota significativa delle importazioni è rivestita anche dall’Australia 54.790 t (2,8%) e dal Kazakistan 37.928 t (2%) (dati ISMEA - Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) (Fig. 1). Il rapporto tra import ed export cambia a seconda del prodotto: nel primo trimestre del 2023 per il frumento duro gli approvvigionamenti dal Canada erano di oltre 215.000 t, dopo che gli operatori della filiera ave-

FRANCIA

RUSSIA

AUSTRALIA

KAZAKISTAN

ALTRI PAESI

Fig. 1 - Importazioni italiane di grano duro nel 2023 (in m. t).

Fonte: dati Taxud - european commission, dati, ISMEA Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare 2023.

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convegni Convegno ICC su alimenti e bevande a base di cereali senza glutine Parte II

Continuiamo a riportare i riassunti di alcune relazioni orali presentate durante il GF23 dello scorso ottobre. La quinoa (Chenopodium quinoa Willd.) per la produzione di frollini senza glutine Elisabetta Bravi1 - Valeria Sileoni2 - Ombretta Marconi1 1 Università di Perugia - Italia 2 Università Mercatorum - Roma - Italy La quinoa (Chenopodium quinoa Willd.) è uno pseudocereale appartenente alla famiglia delle Amaranthaceae, coltivato principalmente nella regione andina. È una pianta erbacea annuale, caratterizzata dalla presenza di proteine ad alto valore biologico, ricca di aminoacidi sia essenziali che non e di fibre. Inoltre, contiene un’elevata quantità di acidi grassi essenziali, minerali e vitamine, ed è una materia prima priva di glutine. La coltivazione e il consumo sono in costante aumento in tutto il mondo, grazie a capacità di resistere a condizioni avverse come gelo, salinità, siccità, e di adattarsi a diverse condizioni ambientali.

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Di conseguenza è stato formulato un frollino con farina di quinoa come costituente principale. Per conferire un sapore più neutro è stata aggiunta farina di riso, mantendolo naturalmente privo di glutine. Sia sulle farine di quinoa che su quelle di riso sono state effettuate analisi chimico-fisiche (umidità, ceneri, aw, pH, carboidrati, zuccheri semplici, grassi, acidi grassi, proteine, aminoacidi, fibre, polifenoli e saggi antiossidanti). Sono state sviluppate 6 ricette con varie percentuali di quinoa (0, 10, 20, 40, 60 e 100%) e riso. Le formulazioni sono state confrontate mediante analisi reologica (durezza) tra loro e con un tradizionale frollino commerciale a base di farina di frumento. Le ricette che hanno mostrato caratteristiche reologiche più simili ai frollini convenzionali sono risultate essere al 60 e 100% quinoa. Questi due frollini sperimentali sono stati caratterizzati dal punto di vista chimico, mostrando un alto contenuto di aminoacidi essenziali, una buona composizione in acidi grassi insaturi e un buon contenuto di fibre e antiossidanti. Inoltre, sono

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fiere Ottimo risultato per la fiera di Norimberga Parte III

Soluzioni per processi di trattamento termico L’evoluzione di Revtech ruota attorno ad un concetto innovativo di trattamento termico continuo di ingredienti secchi, solidi sfusi e gas, che si basa su una combinazione di generazione di calore elettrico e tecniche di trasporto vibrazionale in una spirale chiusa di acciaio inossidabile, che consente un riscaldamento rapido ed efficiente. Se combinato con l’iniezione di una piccola quantità di vapore, si ottiene un processo di sterilizzazione e pastorizzazione a vapore altamente efficiente dei prodotti alimentari. La soluzione brevettata Revtech presenta più vantaggi: basso consumo energetico, grazie ad un trasferimento di calore efficiente, ad esempio circa 100 kW/t per la pastorizzazione (inclusa la generazione di vapore) o tra 150 e 300 kW/t per la torrefazione; trattamento uniforme,

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grazie all’intensa miscelazione durante il trasporto vibrazionale; rispettoso dell’ambiente per la totale assenza di prodotti chimici ed emissioni basse o nulle a seconda dei prodotti trattati. Tecnologia e applicazioni Il processo brevettato, riconosciuto a livello internazionale per la sua originalità e le sue prestazioni, permette tre processi di trattamento termico in impianti di alta qualità e completamente automatizzati: essiccazione, tostatura e arrostimento; pastorizzazione e sterilizzazione a vapore; trattamenti termici come l’inibizione enzimatica e la modifica delle proprietà funzionali dei prodotti a base di cereali o il desorbimento termico nei prodotti chimici. Nel corso degli

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fiere

ultimi vent’anni di innovazione questi processi di base sono stati applicati a un’ampia varietà di prodotti, ciascuno con un particolare insieme di requisiti e standard da soddisfare. Tecnologia validata La tecnologia Revtech è stata approvata dal Technical Expert Review Panel (TERP) dell’Almond Board of California e dalla Food and Drug Administration (FDA). Tutti gli impianti di pastorizzazione industriale per noci, semi e cereali possono essere convalidati per la riduzione da 5 a 7 log della Salmonella da laboratori indipendenti ed esperti tecnici di terze parti, utilizzando il protocollo sviluppato dall’Almond Board of California e approvato dalla FDA. Il processo di pastorizzazione e sterilizzazione a vapore garantisce la completa eliminazione di agenti patogeni come

Salmonella, enterobatteri, coliformi, lieviti e muffe, insieme ad una significativa riduzione del conteggio totale delle piastre. Portate di vapore molto basse garantiscono la migliore conservazione possibile delle qualità organolettiche (consistenza, gusto e colore), mentre un efficiente trasporto vibrazionale garantisce un trattamento uniforme e una manipolazione delicata. Innovazione continua L’innovazione è sempre stata al centro di Revtech, con una percentuale significativa dei ricavi investiti ogni anno in ricerca e nuovi progetti. Con l’evolversi della legislazione sulla sicurezza alimentare e l’aumento della domanda di processi controllati e certificabili, l’azienda investe in risposte efficienti a questi nuovi requisiti.

Impianto di trattamento termico brevettato Revtech.

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fiere

Impianti di lavaggio Dal 1997 CEB Impianti sviluppa sistemi integrati innovativi e automatizzati in grado di assicurare processi di lavaggio efficienti e sostenibili. Presente in tutto il mondo con oltre 600 impianti, ogni progetto è sempre stato concepito in modo da massimizzarne l’efficienza operativa, per garantire risultati impeccabili e un risparmio significativo, abbattendo gli sprechi. La gamma di prodotti comprende macchine per processi di lavaggio a bassa o ad alta pressione (a 6, 18, 150, 200, 250, 350 e 400 bar con acqua e solvente a 6, 18, 40 bar). Sono possibili lavaggi a caldo (fino a 80°C), solo con acqua o in combinazione con soda o altri detergenti.

Gli impianti di lavaggio per l’industria vengono utilizzati a circuito chiuso, nella maggior parte dei casi, così da abbattere i costi di gestione, grazie a un sistema di filtrazione che riduce l’utilizzo di liquidi di lavaggio, come acqua o solvente. Tuttavia, in settori come quello alimentare, cosmetico o farmaceutico, è necessario operare a circuito aperto. L’impiego di tecnologie basate sull’utilizzo di teste e pompe ad alta pressione, o la loro combinazione con spazzole a bassa pressione, riduce i tempi di lavaggio e offre risultati finali di qualità in condizioni di massima sicurezza.

EW100, macchina per la pulizia di contenitori carrellati open top, IBC in HDPE e in acciai inox (CEB Impianti).

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cereali Anteprima a Milano sul raccolto di frumento USA 2023/24 Ogni anno la U.S. Wheat Associates (Associazione degli esportatori statunitensi di frumento) organizza un ciclo di seminari in diverse città europee per presentare a potenziali acquirenti le caratteristiche qualitative di grano duro e tenero coltivato negli Stati Uniti. Abbiamo partecipato all’incontro svoltosi il 21 novembre nella sede dell’Associazione Granaria di Milano, al quale erano presenti Ian Flagg (Regional Vice President, U.S. Wheat Associates), Jim Peterson (North Dakota Wheat Commission), Dustin Johnsrud (membro del North Dakota Wheat Commission Board) e Alberico Loi (Areté, società di ricerca e analisi del settore agroalimentare). Nel corso dell’evento, oltre a una panoramica sul mercato, sono stati presentati i dati dell’ultimo raccolto di due delle varietà di frumento “a stelle e strisce” più esportate in Europa, ossia Hard Red Spring (tenero) e Northern Durum (duro). Grano tenero Hard Red Spring È una varietà di frumento tenero di forza, molto apprezzata in Europa, e soprattutto in Italia, per via dell’elevato

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tenore proteico. Ideale per la produzione di grandi lievitati (panettone, colomba...), pane e altri prodotti da forno, è utilizzato anche in miscela con altre varietà per aumentare la quota di proteine. Il suo endosperma duro e compatto permette una resa di molitura elevata. Quest’anno, durante la stagione vegetativa, le pianure settentrionali, dove viene coltivato, sono state risparmiate dalla siccità che ha colpito il resto degli Stati Uniti e hanno invece beneficiato di piogge più frequenti, con un aumento della produzione di HRS di circa il 14% rispetto all’anno scorso, raggiungendo i 12,7 milioni di t. Presso l’HRS Wheat Quality Lab della North Dakota State University (NDSU) sono state effettuate analisi di cui riportiamo i risultati relativi ai campioni prelevati dalle zone di coltivazione più orientali (Nord Dakota, Sud Dakota e Minnesota). Il peso specifico è di 81,2 kg/ hL, inferiore al 2022, ma in linea con la media dell’ultimo quinquennio. La percentuale di chicchi danneggiati (0,1%) è inferiore rispetto alla media degli ultimi 5 anni. A causa della pioggia e dell’elevata umidità nel corso del raccolto, la

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macinazione Studio sui flussi idrici dei molini I flussi idrici dei molini variano in termini di qualità, a causa della distribuzione spaziale eterogenea dei componenti biochimici nel chicco di grano. L’obiettivo di una ricerca americana apparsa su Cereal Chemistry era di studiare le variazioni dei parametri proteici caratterizzati, utilizzando la cromatografia liquida ad alta prestazione (HPLC) ad esclusione dimensionale, accoppiata alla diffusione della luce multiangolo (SE-HPLC-MALS) e le loro correlazioni con la qualità della panificazione in vari flussi di molino ottenuti da macinazione sperimentale a flusso lungo di grano duro rosso primaverile (HRS). Le variazioni quantitative delle proteine, in particolare di quelle

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di stoccaggio, come le gliadine e i polimeri della glutenina, erano correlate con la qualità della panificazione nei flussi di macinazione. Dal punto di vista compositivo, una percentuale di frazione proteica non immagazzinata è stata identificata come una variabile esplicativa complementare per la previsione del volume del pane, che mostra un coefficiente di determinazione di 0,936 nella regressione multipla con contenuto proteico. I valori del peso molecolare (MW) delle frazioni proteiche polimeriche determinati mediante MALS variavano in modo significativo tra i flussi di macinazione, mostrando correlazioni negative con le caratteristiche di qualità del pane. I parametri proteici SE-HPLC-MALS erano efficaci per la valutazione dei flussi di molino, come dimostrato da correlazioni significative con le caratteristiche della panificazione. Sono quindi state riportate nuove informazioni sulla variazione delle caratteristiche del peso molecolare delle proteine analizzate da SE-HPLC-MALS, in relazione alla qualità del prodotto finale per i flussi di macinazione a flusso lungo del grano HRS.

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panificazione Farina di ceci per migliorare l’impasto Le proprietà di miscelazione dell’impasto sono cruciali nel determinare l’uso della farina di frumento. Attualmente, molti prodotti chimici di origine industriale vengono utilizzati come additivi per migliorare la stabilità della miscelazione dell’impasto. Lo studio del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali dell’Università di Firenze mira a valutare l’effetto dell’aggiunta di farina di ceci sulla tolleranza alla miscelazione e sul miglioramento della forza dell’impasto, sulla base di 20 genotipi di grano (articolo completo su Cereal Chemistry). Sono stati ulteriormente studiati gli

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effetti di diversi tipi (ad esempio, kabuli e desi) e quantità (1,5, 3,75, 7,5, 15 e 30%, p/p) di farine di ceci e di frazioni di ceci kabuli (7,5%). Sono stati eseguiti mixografia, forza ed estensibilità dell’impasto e test di cottura di trattamenti selezionati. Incorporando farina di ceci a un livello del 7,5% (p/p base di farina), o inferiore, sono migliorate (p<0,05) la stabilità della miscelazione e la forza dell’impasto di diverse farine di grano. L’aggiunta della frazione insolubile della farina di ceci ha portato ad una migliore stabilità e resistenza dell’impasto rispetto ad altre frazioni, mentre l’aggiunta della frazione solubile della farina di ceci ha indebolito l’impasto. Al livello di incorporazione ottimale (7,5%) o inferiore, l’inclusione della farina di ceci non ha alterato negativamente le caratteristiche fisiche (volume del pane), consistenza (durezza) o gusto del pane. I risultati dimostrano che l’uso di farina di ceci può migliorare le proprietà di miscelazione, in particolare per farine di grano debole/normale, senza compromettere la qualità del pane. Il livello ottimale di incorporazione della farina di ceci nella farina di frumento raffinata è del 7,5%. L’incorporazione della farina di ceci potrebbe anche aiutare i panettieri in caso di miscelazione eccessiva dell’impasto.

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Caratteristiche dell’amido e qualità di cottura del sandwich L’idoneità della farina con enzima di ramificazione dell’amido ad alto contenuto di amilosio (SBEII) per la lavorazione industriale di cibi pronti a base di frumento non è nota, in particolare il suo impatto su qualità e digeribilità dell’amido rispetto alla conservazione refrigerata. Una ricerca inglese apparsa su Food Hydrocolloids ha valutato l’ottima qualità del grano in un impianto pilota industriale, utilizzando la lavorazione del pane Chorleywood (tipo sandwich). Il pane SBEII, prodotto industrialmente, ha presentato un volume inferiore e, dopo lo stoccaggio refrigerato, ha mostrato una digeribilità dell’amido inferiore (differenza di circa il 4% di amido

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digerito a 90 minuti) e una consistenza della mollica più resiliente rispetto a un controllo di tipo selvatico (WT). Anche i pani SBEII prodotti su scala di laboratorio con un metodo AACC ottimizzato hanno mostrato una minore digeribilità dell’amido quando analizzati freschi e dopo la conservazione refrigerata. L’ordinamento molecolare a corto raggio (indicatore della cristallinità dell’amido misurato mediante NMR allo stato solido 13C) era inferiore sia per il pane fresco che per quello conservato, suggerendo che le strutture resistenti agli enzimi nel pane SBEII erano indipendenti dalla retrogradazione dell’amido indotta dalla conservazione.

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pasta Influenza dell’amido sugli indicatori di qualità della pasta senza glutine Uno studio cinese apparso su Journal of Hygienic Engineering and Design ha valutato i parametri fisico-chimici della pasta fresca confezionata in atmosfera modificata. Presso diversi punti vendita sono state acquistate 9 tipologie di pasta fresca, suddividendole in tre categorie: semplice, pasta all’uovo e ripiena. I parametri fisici misurati erano attività dell’acqua e umidità, mentre quelli chimici ceneri, proteine e grassi,

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responsabili della qualità e del valore nutrizionale. Tutte le misurazioni sono state effettuate secondo il metodo standard AACC 44-15A, AOAC 930.25, AACC 0801, AACC 30-20 e AOAC 978.18 per: determinazione dell’attività di umidità, proteine, ceneri, grassi e acqua. Tutti i dati hanno dimostrato che erano conformi all’etichetta e che l’attività dell’acqua varia da 0,95/0,97 nella pasta semplice, da 0,95/0,96 in quella all’uovo e 0,92/0,93 in quella ripiena. L’umidità è risultata essere dal 30 al 32,8% nella pasta fresca, dal 27,33 al 29,56% all’uovo e dal 26,28 al 30,26% in quella ripiena. La cenere è risultata più elevata nella ripiena (2,98%); il livello di proteine era maggiore nella fresca all’uovo, rispetto agli altri campioni dove le proteine variano dal 16% nella semplice al 15,66% in quella ripiena. Il contenuto di grassi è risultato più elevato nella ripiena, pari all’11% rispetto agli altri campioni, in cui i valori vanno dal 2/2,3% nella pasta all’uovo allo 0,8/1,2% in quella semplice.

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mangimi

Aflatossine e fumonisine nella dieta dei polli Uno studio belga pubblicato su Journal of Agricultural and Food Chemistry ha valutato gli effetti dell’alimentazione di diete contaminate con aflatossina B1 (AFB1), fumonisine (FB) o entrambi su prestazioni e salute dei polli e sulla sicurezza dei conseguenti prodotti, nonché l’efficacia della bentonite e della fumonisina esterasi per mitigare gli effetti di queste micotossine in condizioni rappresentative dell’Africa sub-sahariana (SSA). Quattrocento Cobb 500 di un giorno sono stati assegnati in modo casuale a 20 trattamenti con una dieta di controllo, una dieta con AFB1 moderata (60 tazze/kg di mangime) o alta AFB1 (220 tazze/kg di mangime), o FB (17.430 mug FB1+FB2/kg mangime), da solo o in combinazione, una dieta contenente AFB1 (60 o 220 mug/kg) e/o FB (17.430 mug FB1+FB2/kg) e bentonite o fumonisina esterasi o entrambi, oppure una dieta solo con bentonite o fumonisina esterasi. Le diete sperimentali sono state somministrate dal 1° al 35° giorno di età e gli effetti dei diversi tratta-

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menti sulle prestazioni produttive sono stati valutati in base a: assunzione di mangime (FI), aumento di peso corporeo (BWG) e rapporto di conversione del mangime (FCR). I possibili effetti sulla salute sono stati valutati attraverso biochimica del sangue, peso degli organi, mortalità, cambiamenti patologici evidenti del fegato e risposta al vaccino. I residui di aflatossine (AFB1, B2, G1, G2, M1 e M2) sono stati determinati in plasma, muscoli e tessuti epatici, con metodi UHPLC-MS/MS convalidati. I risultati hanno indicato che i polli alimentati solo con AFB1 elevato avevano un FCR scarso rispetto a una dieta con AFB1 e FB elevati (p=0,0063). Le proteine totali sieriche e l’albumina degli animali alimentati solo con FB o in combinazione con AFB1 moderato o alto, o disintossicanti, sono aumentate rispetto al controllo (p<0,05). I cambiamenti patologici evidenti del fegato erano più pronunciati nei polli alimentati con diete contaminate rispetto al gruppo di controllo o quelli con diete integra-

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mangimi

Sostituzione dell’olio vegetale convenzionale con l’olio di palma per polli Uno studio messicano pubblicato su Brazilian Journal of Poultry Science ha valutato le prestazioni produttive e le caratteristiche della carcassa di polli alimentati con diete contenenti grassi di olio di palma (PFPO) o saponi di calcio di olio di palma (CaSPO), in sostituzione degli oli vegetali (VO). Un totale di 200 Ross 308 maschi di 1 giorno di età sono stati assegnati in uno schema fattoriale randomizzato 2x2. Le diete includevano 2 livelli di PFPO (0 e 50%) e 2 livelli di CaSPO (0 e 50%). Il livello era la percentuale di sostituzione di VO con grassi granulati. Lo studio ha avuto due fasi (iniziale e finale), ciascuna della durata di 21 giorni. Nella fase iniziale, la PFPO non ha influenzato (effetti principali; p>0,05) l’assunzione di mangime e l’aumento di peso corporeo, ma ha migliorato (effetto principale; p=0,03) la conversione del mangime. Nella fase di finissaggio e nello studio totale, la PFPO non ha avuto alcun effetto (p>0,05) su queste variabili produttive. Nel corso dello studio, CaSPO non ha influenzato l’assunzione di mangime (effetto principale; p>0,50), ma ha ridotto l’aumento di peso e ha avuto un effetto negativo sulla conversione del mangime (effetti principali; p<0,05). Non è stata riscontrata alcuna influenza dei grassi (PFPO o CaSPO) sulla resa di carcassa, petto, cosce e ali (effetti principali; p>0,05). I polli alimentati con CaSPO avevano un peso della carcassa inferiore (effetto princi-

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pale; p=0,02). L’unica interazione PFPO x CaSPO (p=0,04) riguardava il rendimento posteriore. I risultati hanno mostrato che PFPO o CaSPO potrebbero essere impiegati nella formulazione di diete per polli, poiché sono meno costose delle VO convenzionali. La sostituzione parziale di VO con PFPO ha avuto un effetto minimo sulle variabili produttive, sebbene l’inclusione parziale nella dieta di CaSPO potrebbe ridurre leggermente la produzione di polli.

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Affacciarsi su un nuovo mercato Dopo anni, Italpack è tornata in Sud America alla fiera AndinaPack incentrata sulle tecnologie di confezionamento, tenutasi a Bogotà, Colombia, lo scorso novembre. Supportati dai collaboratori colombiani, l’occasione è stata preziosa per riallacciare rapporti con aziende del territorio già conosciute ed ampliare i contatti con nuovi potenziali clienti. Molti dei prodotti hanno riscosso successo, in particolare le macchine multiformato come la Pack 50/5 e Pack 50/10 che, grazie alla loro flessibilità, permettono di gestire sacchetti (rigorosamente di carta) aventi formati e velocità di produzione diversi, a seconda delle loro esigenze del cliente. Il sentore è che la Colombia, così come tutta l’America Latina, stia muovendo

In foto Francesco Turrini, sales representative di Italpack, presso lo stand dell’azienda in fiera.

i primi passi verso un futuro più green, con una graduale ma decisa transizione dalla plastica alla carta. Da sempre Italpack pone particolare attenzione alla tematica, fornendo da più di 40 anni macchine confezionatrici per sacchetti di carta a fondo quadro, aiutando le aziende di tutto il mondo (ad oggi si contano 97 Paesi) ad intraprendere una strada più sostenibile per il bene del consumatore finale e del pianeta.

La Pack50/5, confezionatrice automatica per sacchetti a fondo quadro (Italpack).

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imballaggi Per l’Italia il PPWR va nella giusta direzione A fine novembre ha ricevuto il primo via libera dal Parlamento Ue il nuovo Regolamento imballaggi (PPWR), accolto con favore dal nostro Paese che temeva gravi ripercussioni sull’eccellente sistema di riciclo nazionale dovute alla proposta di privilegiare il riuso. Grazie all’ampio dibattito scatenato dalla presentazione di oltre 500 emendamenti al disegno di legge, si è trovato un punto di equilibrio fra riuso e riciclo e, pur sostenendo gli obiettivi generali di riduzione dei rifiuti prodotti dagli imballaggi proposti nel regolamento – il 5% entro il 2030, il 10% per il 2035 e il 15% entro il 2040 – sono stati rivisti i target di riuso e i divieti di monouso. In particolare, le principali modifiche sono relative all’esenzione degli obblighi di riuso per i Paesi che hanno l’85% di quota di riciclo degli imballaggi interessati, l’esclusione del settore agro-alimentare e l’eliminazione del divieto per gli oggetti monouso nel settore dell’Ho.Re.Ca. In pratica, la maggior parte degli imballaggi monouso a contatto con gli alimenti resterà sul mercato unico europeo, perché considerati più efficienti del prodotto riutilizzabile, anzitutto sul piano della

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sicurezza. Inoltre il Parlamento dovrà essere coinvolto nelle modifiche dell’allegato, impedendo decisioni unilaterali della Commissione. Al fast-food non si dovrà quindi bere da bicchieri utilizzati più volte e lavati con enorme spreco di acqua e detergenti, mentre al supermercato continueremo ad usare le confezioni monouso riciclabili per frutta e verdura, a prescindere dal peso. Per quanto riguarda i target del riuso, si è stabilito che può funzionare solo a determinate condizioni, vale a dire che esso dovrà essere realizzato in funzione della valutazione del ciclo vita degli imballaggi e calcolando tutti i fattori in gioco, consumi di acqua compresi. Riduzione degli imballaggi Il Parlamento ha sostenuto la graduale riduzione degli imballaggi proposta nel regolamento, come sopra accennato e, per gli imballaggi in plastica in particolare, -10% entro il 2030, -15% entro il 2035 e -20% entro il 2040. Inoltre, divieto alla vendita di sacchetti di plastica molto leggeri (inferiori a 15 µm), a meno che

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mercati Industria e GDO scelgono il packaging sostenibile I dati che emergono dalla quarta edizione dell’Osservatorio Packaging del Largo Consumo realizzato da Nomisma, ricavati dalle imprese dell’industria food&bevarage e del retail, rivelano una irrinunciabile centralità degli aspetti ESG nelle loro scelte di investimento, tanto per cultura aziendale che per strategicità a livello di business. Il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità passa inevitabilmente attraverso azioni di revisione e ripensamento del packaging: eliminazione di overpackaging, confezioni più leggere, sostituzione o eliminazione della plastica vergine, riciclo e recupero, riduzione delle emissioni sono le principali iniziative attivate sulla scia di studi volti a valutare la sostenibilità degli imballaggi utilizzati. Con un affondo sui settori economici, la filiera agroalimentare non sfugge dallo scacchiere delle responsabilità della crisi climatica in atto, tanto da essere considerata dagli italiani il quarto settore maggiormente responsabile del climate change, dietro a industria energetica, trasporto aereo e trasporto su gomma. In questo contesto il punto di caduta è,

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dunque, la valutazione del reale contributo che il food system e l’industria del packaging possono dare al raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica e di sostenibilità ambientale, sociale ed economica posti dal Green Deal Europeo e dall’Agenda 2030 Onu, ma anche ad affrontare le sfide urgenti e non rimandabili per essere in linea con gli obiettivi ESG. Modelli sostenibili di produzione e consumo Dalle rilevazioni dell’Osservatorio Packaging emerge come la conservazione dei prodotti venga considerato lo strumento in grado di ridurre lo spreco alimentare e allungare la shelf-life dei prodotti (per il 66% degli intervistati), davanti alla capacità di proteggerne le proprietà organolettiche (60%) e al contributo nel definire la sostenibilità del prodotto (47%). A fronte dell’obiettivo di ridurre i rifiuti generati dal packaging dei prodotti e di aumentare la quantità di packaging riciclato, le caratteristiche maggiormente ricercate sono l’assenza di overpackaging

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