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Quando gli sci non erano solo sport
che si asciugavano con sulle punte delle morse per piegarle. Mia madre si accorse di quanto avevo scoperto e mi fece promettere di mantenere il segreto: erano gli sci che il pa’ stava costruendo per mio fratello Pietro, ma li avrebbe portati San Nicolò. Così la mattina del sei dicembre insieme a biscotti, mandarini e bagigi, sul tavolo v’era un paio di splendidi sci celesti con un biglietto: per Pietro. Se v’è stato qualcosa che ho invidiato a mio fratello sono quelli sci celesti che mi lasciava usare col contagocce.
zaino sulle spalle attraversava il passo Incisa per andare a fare la spesa. Al ritorno, carica degli alimenti necessari per diversi giorni, risaliva sino all’Incisa e da lì con una appagante discesa ritornava a Contrin. Alle volte nella risalita prendeva la sciovia di Capanna Nera, costruita da poco; era un lusso per il tempo. Anche mio padre usava gli sci
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Sot na bláncia coutra la tiera la dorm, la ciurieia l’aisciuda: la ierba che sponta, la iega che cor, ma ades l’à temp per paussé davánt de tourné destracada a laoré.
I animei i scouta chiec ntel jì del inviern; cierf e caprioi i va adassosta sot i elbri da dascia, per “usi commerciali”, si caricava lo zaino con miele, burro e formaggio e andava a Corvara. In quella zona stava nascendo il turismo, così non aveva difficoltà a vendere i suoi prodotti.
Ad inizio inverno avevo sentito strani movimenti notturni in stua, così una notte mi alzai e sulla stube vidi due assicelle in legno ancora grezze la schirata mёt fora l nes per vedei coche l é ma la se n pò a mel e la tourna a snorclé.
La jent no n à temp per paussé, la passa na setemana a laoré e cánche ven sabeda la se viest scarponi e schi e su piste gremide la fesc discese da astalé l fle e po la se ciapa nte n rifugio davánt a n brulé.
Tra le due guerre, sulle nostre montagne arrivavano turisti anche d’inverno e chiedevano una guida per accompagnarli nelle escursioni. Alcuni paesani si erano improvvisati per svolgere questa mansione. Tra questi vi era anche Mino Birt da Contrin. Di mestiere egli era calzolaio, ma si adattava a fare qualsiasi lavoro pur di guadagnare qualcosa in quei tempi di ristrettezza economica. Era loquace ed empatico con la gente; oltre all’italiano parlava bene il tedesco e dunque non aveva problemi a condurre i sciori descrivendo loro storia e montagne. Li accompagnava con gli sci muniti di pelli di foca, la fatica della salita veniva ampiamente ricompensata dal panorama. Le difficoltà subentravano nelle lunghe discese sulla neve resa luccicante dal ghiaccio: gli sci prendevano notevole velocità ed era difficile fermarsi, così per frenare escogitò un sistema: mise due ganci sulle code che abbassava nelle discese e rialzava nelle salite. La necessità aguzza l’ingegno.
Chelcheun se mёt i schi da fondo ma nveze de gode l bel che i à dintornvia i ciala su l’ora per mesuré temp e oga. I plu stagn e fortunei i va con chi da alpinismo e i se giaut chёl che scinca la mont nte la pesc de la nei.
D’inviern la natura la dorm ma le persone sceguiteia a busié. AC