Faip2014 lucia cariati

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FORMAZIONE POST-SECONDARIA

LIBERA UNIVERSITA’ DI STUDI PSICOLOGICI EMPIRICI

TESI

IL PERCORSO EMPIRICO DI UNA FINTA YANG IN EVOLUZIONE

Dal pensiero della differenza sessuale al sistema dell’ordine empirico: identikit di una finta yang .

RELATORE

CANDIDATA

MAGISTER MICHEL HARDY

LUCIA CARIATI

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INTRODUZIONE Ricordo che una splendida mattina soleggiata nel cuore della mia meravigliosa città, Lecce, incontrai un’amica che mi invitava a partecipare ad un seminario diverso dal solito, di cui però non poteva dirmi nulla perché l’esperienza non era spiegabile. Considerando che la mia amica è una persona attrezzata culturalmente, mi stupì il fatto che non sapesse darmi spiegazioni più dettagliate, tuttavia decisi di aderire all’iniziativa per provare, senza insistere sui chiarimenti che non mi venivano forniti. La reazione del mio corpo il giorno del seminario: la mia schiena si bloccò; il dolore mi impediva qualsiasi movimento, ma io ero una che non si arrende e così mi feci accompagnare presso una fisioterapista per un massaggio che potesse mettermi nelle condizioni di partecipare all’incontro con Michel Hardy. Oggi conosco il significato di quel sintomo che allora ignoravo: era una forma di auto boicottaggio; stavo mettendo in atto una strategia di evitamento per impedirmi di poter cambiare qualcosa nella mia vita. Ho scoperto solo col tempo che, a differenza della nostra mente che spesso ci inganna, il nostro corpo dice sempre la verità e potrei raccontare molti altri episodi: sbarcare a Procida invece che a Ischia o salire sul pullman diretto a Lecce invece di quello diretto a Napoli per recarmi ad un seminario, sono solo esempi di come il corpo ci indica le nostre alterazioni empiriche evidenziando lo scollamento tra ciò che diciamo di voler fare e ciò che facciamo realmente. Affrontare il percorso fino alla fine per me ha significato riconoscere i più importanti meccanismi di autoboicottaggio, diventati automatismi, messi in atto per non sentire il dolore e la 2


sofferenza che scaturiscono dal debito empirico. Per il bisogno di indagare determinati ambiti della mia vita e per risolvere alcuni problemi esistenziali avevo già avuto esperienze con la psicologia accademica seguendo un percorso terapeutico, molto valido, ma non completo, mancando appunto l’aspetto esperienziale, avevo bisogno di sperimentare un livello più esistenziale e concreto. Fin dal primo momento ho sentito che sviluppare il potere personale interiore e fare leva sulle potenzialità nascoste era il modo migliore per stare meglio con se stessi e anche con gli altri provando ad avvicinarmi allo stato di eccellenza. Già dal primo seminario di approccio empirico mi è sembrato che il percorso fosse quello giusto per me, ma prima di decidere ho voluto approcciarmi con cautela: avevo compreso che la mia vita sarebbe cambiata in modo irreversibile e non ero subito disposta a mettere tutto in discussione. La pratica richiede tempo e pazienza, dote che da donna finta yang non possedevo. Avevo già la consapevolezza che tutto ciò che attiene al corpo non può essere indagato in una facoltà universitaria o in un’aula scolastica, quindi incontrare il magister Michel Hardy e sperimentare l’Approccio Empirico che consente di "portare alla luce il proprio vissuto che giace nella penombra" mi è sembrato il processo d’indagine più appropriato per permettere al mio corpo di muoversi ed di esprimersi con il suo linguaggio, rivelandosi lentamente e mettendo a tacere la mente. Fin dal primo momento ho fatto l’esperienza di affrontare le tematiche relative alla mia vita attraverso il fare piuttosto che il capire, attivando il livello sensoriale prima di quello intellettivo, entrando in contatto con le mie emozioni più remote e scoprire nuovi strumenti emotivi facendo acquietare 3


la mente e riconoscendo dietro la facciata dell’edificio che ho costruito negli anni, l’ordine dell’amore inteso, per me in senso nuovo: un ordine empirico e naturale che determina il libero fluire delle cose, lo gestisce, e lo conduce là dove la mente spesso non trova più ragione di essere. Come è stato possibile tutto ciò? Attraverso l’analisi empirica, strumento terapeutico eccellente che parte dall’osservazione di ciò che è, stimola il corpo, gli consente nuovi spazi e nuovi confini fino a quando esso non è pronto a svelare i suoi segreti; l’analisi propone i modelli dell’agire che nascono dal sistema stesso, che costituiscono la matrice d’eccellenza evidenziando, da caso a caso, la "soluzione" più adeguata alla situazione da affrontare. A partire dalla prima esperienza si sono aperti per me degli spazi interiori insospettabili, ho preso dimestichezza con la forza dell’essere presente, del “qui e ora” unica premessa per poter accedere al sentire. L' Approccio Empirico, come una grammatica dell'essere, ci permette di comprendere nuovi aspetti del reale fino a poco prima sconosciuti e ci avvicina alla visione dell'ordine empirico e delle sue leggi. Esso riconosce soltanto il paradigma del fare, ossia il nostro diritto di sperimentarci per comprenderci nel corpo e nell'anima. Non si tratta di un approccio psicologico né filosofico né biologico, ma è contemporaneamente la somma di tutti e tre e mira ad acquisire la consapevolezza che alla base di ogni problema esiste sempre un conflitto empirico.

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DAL PENSIERO DELLA DIFFERENZA SESSUALE AL PERCORSO EMPIRICO

Sono Lucia e faccio l’insegnante nella Scuola Primaria: è così che mi sono presentata al primo seminario “Il potere è in te”, che ha segnato il primo passo del percorso di consapevolezza iniziato qualche anno dopo. E’ passato tempo da quell’evento: oggi insegno filosofia in un liceo scientifico e sono in grado di affermare con maggiore consapevolezza che l'evoluzione dell’auto-coscienza e della coscienza sono le mete più nobili dell’essere umano, ma guardando alla mia esperienza di vita e professionale ho sempre sostenuto che potenziare le proprie facoltà e i propri talenti in ordine alla propria capacità di riflessione, ma anche alla capacità di conoscere e gestire le proprie emozioni,” aprirsi alla saggezza del piano esistenziale”, significa salvare la propria vita dal nichilismo e dall’appiattimento proposti dalla società in cui viviamo e operiamo. A conclusione del percorso di consapevolezza, riflettendo sull’esperienza più importante della mia vita, mi pare di trovare un filo conduttore che lega tutti gli aspetti personali, professionali e familiari indagati. Mi viene spontaneo collegare questa tesi finale a quanto sostenuto nella tesi di laurea discussa presso la facoltà di Magistero dell’Università di Lecce. Quando, finiti gli esami per conseguire la laurea in Pedagogia arrivò il momento di scegliere l’argomento della discussione , comunicai al mio relatore, che sarei stata disposta a discutere solo la “mia” tesi e cioè che il pensiero occidentale procedendo secondo la logica dell’opposizione, che è una logica binaria, uomo-donna, corpomente, l’uno- l’altra, bene-male, ragione-sentimento, coppie opposte e speculari , i cui termini si escludono a vicenda, ha precluso la possibilità di dire altri aspetti 5


della realtà scaturiti dall’esperienza, pretendendo di esaurirla al suo interno, ma ha precluso soprattutto alle donne di esprimere il loro pensiero. “Il pensiero della differenza sessuale: implicazioni teoriche e applicazioni pratiche”, titolo della tesi,lasciava già intravedere il collegamento con l’approccio empirico che avrei incontrato solo più tardi. In Facoltà per “prima”, da finta yang volevo essere la prima ad indagare il pensiero femminile, ho scoperto che quando le Filosofe impegnate ad elaborare il pensiero della differenza sessuale, spinte dal desiderio di approfondire “il senso del proprio essere al mondo” si sono orientate verso la filosofia, che è amore del sapere, si sono subito accorte che il linguaggio e le categorie di pensiero ereditate dalla tradizione filosofica, non erano adeguate ad esprimere il loro punto di vista sul mondo e sulla loro esperienza. Infatti la differenza sessuale all’interno del linguaggio è stata occultata utilizzando la forma neutra dell’universale, perché il discorso filosofico potesse esprimere tutta la sua “ potenza discorsiva” . Ma le teoriche del pensiero della differenza, tra cui Luce Irigaray, affermano che il pensiero non può mai essere separato dal corpo che quel pensiero ha prodotto, e poiché il corpo è sessuato, anche il pensiero non può che essere sessuato. Con questo pensiero che ha operato una rivoluzione in campo filosofico, la differenza di avere-essere un corpo sessuato al maschile o al femminile non è più un dato accessorio o irrilevante, ma diviene luogo della produzione di senso. Ovviamente pensare la differenza sessuale come concetto ermeneutico significa uscire dall’ambiguità della logica dell’uguaglianza e della parità di matrice femminista; il pensiero della differenza sessuale critica la corrente egualitaria del 6


femminismo poiché l’uguaglianza è un principio giuridico; nella società civile è il denominatore comune presente in ogni essere umano a cui va reso giustizia, la differenza invece è un principio esistenziale che riguarda i modi dell’essere umano, la peculiarità delle sue esperienze, delle sue finalità, delle sue aperture, del suo senso dell’esistenza. Quindi rivendicare il riconoscimento sociale sul piano giuridico è un conto, tenere conto dei valori propri della soggettività femminile è un altro. In ambito filosofico sono state le donne ad esprimere il bisogno di superare le antinomie materia-spirito, corpo-mente, idea-sensazione, teoria-prassi, che la speculazione filosofia occidentale ha privilegiato, mettendo in evidenza che la vita è nel tutto insieme. Quindi la rivalutazione del sentimento e delle esperienze della vita orientano il pensiero a compiere “un’operazione antifilosofica” che privilegia il rapporto di un pensiero che è legato al corpo. L’attenzione accordata alla concretezza del corpo ha fatto emergere la necessità di riconoscere il valore della differenza di venire al mondo con un corpo sessuato al femminile. la donna ha la possibilità e il diritto di raggiungere la perfezione del suo genere per sé stessa, per l’uomo che ama, per i suoi figli, ma anche per la società civile, il mondo della cultura e soprattutto per non cancellare la realtà naturale e spirituale. A differenza di ciò che avviene nella cultura, in natura non notiamo l’opposizione per cui uno è superiore all’altro e quindi può sopprimerlo. La linfa che sale fino alla cima dell’albero, deve poi ridiscendere nelle radici per far crescere la pianta. L’uomo invece “vuole salire e restare in cima e lasciare l’altro, le donne ad esempio, ad occuparsi della terra smarrendo la strada tra il cielo e la terra” (Irigaray). L’impegno delle teoriche della differenza mira a 7


porre le premesse per una rivoluzione culturale, antropologica ed etica che consenta una nuova presa di coscienza e una nuova responsabilità per preparare un mondo nuovo all’interno del quale realizzare la differenza e l’incontro con l’altro. Mi pare che questo pensiero abbia dei punti di contatto con quello sostenuto dal magister Hardy. La cultura della differenza sessuale, denunciando l’ambiguità di una ricerca di senso che va dalla ricerca di una verità che sia uguale per tutti, uomini e donne, che non esiste e non è mai esistita propone una ricerca di senso che valorizzi la soggettività del punto di vista. Mentre il pensiero tradizionale poneva al centro della speculazione e della definizione filosofica l’oggetto, il pensiero della differenza pone al centro dei processi di pensiero i soggetti che sono portatori di una differenza originaria, irriducibile, ineliminabile: la differenza sessuale. Il pensiero della differenza esprime una critica nei confronti del femminismo dell’emancipazione che ha portato molte donne a negare la propria appartenenza al genere femminile e ad accettare i criteri maschili di giudizio del reale. Pensare la differenza come concetto ermeneutico significa uscire dall’ambiguità dell’ottica dell’uguaglianza e della parità. Il pensiero della differenza infatti vuole valorizzare la diversità sessuale tenendo conto dei valori propri della soggettività femminile. Maschile e femminile, uomo donna, che nella cultura occidentale sono coppie opposte e speculari, nella cultura orientale sono interpretati dai principi yin e yang che racchiudono e al meglio l’essenza di entrambi i sessi, sono gli strumenti di eccellenza per interpretare il patrimonio maschile e femminile, che si sono affinati 8


in milioni di anni e di evoluzione e quindi costituiscono i mezzi più funzionali ed efficaci per la sopravvivenza della specie. Come la filosofia ci insegna, il pensiero razionale e il “Logos” , orgoglio della cultura occidentale e metro di giudizio dell’evoluzione culturale dell’uomo ci hanno fatto trascurare la sensibilità, la corporeità, l’integrazione delle facoltà, relegandole ad argomenti di studio teorico con il risultato di un funzionamento ipertrofico dell’intelletto che ha originato nevrosi, fobie e psicosi in tutte le fasce d’età. Mentre il principio fondamentale dell’ordine empirico è quello dell’equilibrio naturale che si raggiunge attraverso la legge della compensazione, che permette di recuperare e bilanciare ogni situazione attraverso i moti empirici mancanti affinché una situazione possa essere in equilibrio, condizione per rimanere nel libero fluire delle cose,diversamente si uscirebbe fuori dal sistema. Il processo evolutivo, da me affrontato lentamente e con sofferenza, mi ha permesso di recuperare la possibilità di accedere al sentire controbilanciando la mente e attivando l’intelligenza empirica che è anche l’unica condizione e per eliminare la fonte di ogni malessere dallo stress(termine generico con il quale in modo piuttosto compiaciuto tendiamo a dare più valore alla nostra quotidianità) alle malattie. Condurre l’indagine empirica per eliminare quei conflitti con l’ordine che sono alla base del disagio esistenziale e lasciarsi trasportare dalla corrente del libero fluire delle cose è stata l’esperienza che mi ha indicato come sia possibile raggiungere

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una certa serenità naturale,sperimentando uno stato interiore armonico, indipendentemente da ciò che succede attorno a noi. È possibile essere felici? La domanda che l’essere umano si pone fin dalle origini della storia del pensiero, oggi si arricchisce di nuovi significati: la condizione del raggiungimento della felicità non può essere legata a beni futili, o a mere riflessioni filosofiche, ma è legata alla qualità del sentire, l’unica che garantisca di accedere all’amore. CENNI STORICI SUI PRINCIPI YIN E YANG Alla base della concezione, elaborata teoricamente dal magister Michel Hardy, vi è un esplicito richiamo al pensiero cinese; poiché i testi di storia della filosofia, privilegiando l’evoluzione del pensiero occidentale, trascurano come si è evoluta la concezione orientale, ho ritenuto approfondire il principio noto come Teoria dello Yin e dello Yang comparso molto presto, alla metà del I millennio a.C., secondo il quale tutto, e quindi anche i nostri corpi e la terra sono una cosa sola con l’universo. Tutti i fenomeni nascono dal Ch’i di Yin e Yang. A partire dagli ultimi secoli prima dell'inizio dell'era cristiana, la religione taoista, ma anche il sistema confuciano, hanno attinto i loro concetti fondamentali da nozioni d'origine contadina e dai comportamenti religiosi. Tali nozioni si mantennero vive nel corso di tutta la storia del pensiero cinese. Il concetto di Yin e Yang è antichissimo ed i filosofi cinesi se ne avvalevano per spiegare l’origine del Cosmo. Prima della creazione dell’Universo, esisteva il nulla, chiamato Wu-Chi, che letteralmente significa “assenza di differenziazioni”, “assenza di poli”. Le due polarità dello Yin e dello Yang si sarebbero originate dal Wu-Chi, il nulla, dando origine al Tai-Chi, la prima forza dell’Universo, la Suprema Polarità Yin e Yang costituiscono infatti veri e propri emblemi della dualità fondamentale esistente in ogni parte del cosmo. due entità opposte e complementari che formano la totalità. Questa concezione è presente nel Taoismo, sistema filosofico e mistico, successivamente diventato religione, fondato sugli insegnamenti del filosofo Laozi e nel Confucianesimo, sviluppato dagli insegnamenti del filosofo Confucio.

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Secondo la cultura orientale tutto il Cosmo si basa sui due principi opposti Yin e Yang: l’uno non può esistere senza l’altro, come la notte non può esistere senza il giorno e viceversa, sono cioè interdipendenti. Nessun elemento dell’Universo può essere solo completamente Yin o solo completamente Yang; ciascuno dei due elementi contiene il seme del proprio opposto, come ogni donna porta dentro di sé una parte maschile, e ogni uomo una parte femminile. Sono tra loro complementari, aumentano e diminuiscono, si alimentano a vicenda per essere in equilibrio. Possono però verificarsi degli sbilanciamenti, che sono quattro: eccesso di Yin, eccesso di Yang, insufficienza di Yin, insufficienza di Yang. L’azione complementare e alternata dello Yin e dello Yang muove ogni cosa nell’Universo, operando nel Tempo e nello Spazio, costituendo il microcosmo e macrocosmo. Dalle interazioni dello Yin e dello Yang nascono il movimento e la vita nell’Universo. Yin e Yang sono i due principi he mantengono l’ordine naturale del Tao, il flusso vitale che scorre incessantemente attraverso tutto il Cosmo. Gli ideogrammi con cui sono scritti yin (陰 o 阴, pinyin: yīn) e yang (陽 o 阳 yáng) : anche detti "i due pesci (陰陽魚), perché sono due metà uguali con la maggior concentrazione al centro e sul rispettivo lato (quando lo Yang raggiunge il suo massimo apice inizia inevitabilmente lo Yin come nell’ esempio di giorno e notte), possono essere tradotti come “il lato in ombra della collina” per lo Yin e “il lato soleggiato della collina” per lo Yang. La tradizione attribuisce allo Yin la natura femminile, la Luna, il buio, la notte, il freddo, la passività, l’inerzia, la debolezza, il negativo, l’inverno e l’autunno, l’umido, il nascosto, l’introversione, il basso, la terra, l’acqua, il vuoto, le energie distruttrici, l’ovest; è rappresentato dal colore nero. Allo Yang invece, viene attribuita la natura maschile, il Sole, la luce, il giorno, il caldo, l’attività, il movimento, la forza, il positivo, l’estate e la primavera, il secco, il manifesto, l’estroversione, l’alto, il cielo, il fuoco, il pieno, le energie vivificanti, l’est; è rappresentato dal colore bianco.

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La teoria dello Yin e dello Yang

Wu chi e T'ai Chi L’immagine mostra come dalla totale indifferenziazione è avvenuta la nascita della suprema polarità. I due principi Yang: il principio positivo, maschile, rappresentato dal colore bianco, Yin: il principio negativo, femminile, rappresentato dal colore nero, interagirono immediatamente dando origine alla cosiddetta Suprema Polarità o T'ai Chi. E' importante mettere in evidenza che Yin e Yang non hanno alcun significato morale Buono-Cattivo e che non sono considerati elementi contrastanti, bensì complementari e inscindibili. Bisogna quindi cercare un'armonia fra di loro ed evitare qualsiasi situazione sbilanciata. Tutte le distinzioni sono inoltre relative: quello che può essere Yin relativamente ad una cosa può contemporaneamente essere anche Yang in rapporto ad un'altra.

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Osservando il simbolo possiamo notare la particolare suddivisione ad “S” fra le due aree fa sì che i perimetri di Yin e di Yang siano uguali al perimetro dell’intera circonferenza. Inoltre il punto bianco in campo nero e quello nero in campo bianco stanno ad indicare che Yin e Yang non sono assoluti, ma che vi è sempre un po’ di Yin in Yang e viceversa. Il T’ai Chi T’u va pensato in continua rotazione, così come indicano le frecce, cosa che insieme alla sua forma circolare simboleggia l’evoluzione continua e la ciclicità della natura. I cinesi fanno entrare qualsiasi loro classificazione dualistica in una specie di sinusoide, un movimento pendolare che va dallo yin allo yang, e poi al contrario. E fanno entrare ogni genere d'elementi e di principi attivi che si raggruppano in queste due categorie opposte ma complementari, come lo sono i due sessi. Ma non c'è mai nulla di così netto, e

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ogni cosa è composta in proporzioni ineguali, di yin e di yang. E tutto si iscrive in leggi periodiche, pendolari. Sul modello dell'alternanza, ci sono soltanto soluzioni periodiche. Ovunque e in tutto, il movimento e la vita nascono dalle interazioni dello yin e dello yang, e dal va e vieni incessante che ritma i loro rapporti. Come vediamo, questa classificazione dualista serve soltanto a designare entità apparentemente antagoniste. Soprattutto, si nota che il pensiero cinese è interamente dominato dalla categoria del "sesso", e quest'impero che gli viene accordato implica l'ignoranza sdegnosa delle categorie di classificazione per generi e per specie, come fa invece la migliore tradizione filosofica occidentale. I cinesi, invece di pensare con l'aiuto di concetti astratti, preferiscono i simboli ricchi di affinità che si riferiscono al reale, all'ambiente concreto e alle realtà sociali. Questo principio non è mai variato di una virgola. Se infatti vi fosse assenza perpetua di movimento, Yin e Yang non potrebbero differenziarsi e tutto resterebbe nello stato di immobilità iniziale privo di ogni differenziazione Yin e Yang non sono considerati elementi contrastanti, bensì complementari e inscindibili. Bisogna quindi cercare di entrare nell’armonia del libero fluire per evitare qualsiasi situazione sbilanciata. Sin dall’antichità gli orientali hanno riconosciuto che il nostro corpo è parte della natura e che l’uomo vive costantemente sotto l’influsso della natura. Ogni corpo umano è un cosmo in miniatura, una replica del cosmo più “grande” detto natura. In essa c’è un ordine, un principio di flusso costante, in accordo con il principio fondamentale che il nostro mondo è in perenne mutamento. Questa logica è anche alla base della medicina cinese.

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I Cinesi credono che ogni volta che una situazione si sviluppa fino alle sue estreme conseguenze, essa sia costretta ad invertire il proprio corso trasformandosi nel suo opposto. Fin dai tempi più remoti, due poli archetipi della natura furono rappresentati non solo da luminoso e oscuro ma anche da maschile e femminile, rigido e flessibile, sopra e sotto. Nel campo del pensiero Yin è la mente femminile, intuitiva e complessa, Yang è l’intelletto maschile, lucido e razionale. Yin è la quiete contemplativa della saggezza, Yang la forte attività creativa del re. Il carattere dinamico dello Yin e dello Yang, è noto anche come “Diagramma della Realtà ultima”. I due punti nel diagramma rappresentano l’idea che ogni talvolta una delle due forze arriva al suo massimo, essa contiene già in se stessa il seme del suo opposto. La coppia Yin e Yang è il grandioso motivo conduttore che determina tutte le caratteristiche del tradizionale modo di vita cinese. Yin e Yang si creano a vicenda, possono essere distinti l’uno dall’altro ma non separabili. Dipendono l’uno dall’altro, si richiamano e si definiscono a vicenda. Yin e Yang si controllano reciprocamente: se la Yin è in eccesso, lo Yang sarà carente e viceversa. Yin e Yang si trasformano l’uno nell’altro. Questo principio è la formula che illustra la natura dei processi organici. Esso allude a due tipi di trasformazione: i mutamenti che si producono armoniosamente nel corso normale degli eventi; e le rotture e le trasformazioni improvvise, caratteristiche di situazioni di estrema disarmonia. Come abbiamo avuto modo di riflettere fin dal primo seminario nella dinamica del corpo ad ogni inspirazione è seguita una espirazione ed è proprio in questo continuo dare e prendere che consiste l’attività vitale stessa e la nostra capacità di prendere e dare. Anche la medicina cinese è basata sull’equilibrio di Yin e di Yang nel corpo umano ed ogni malattia è vista come rottura di tale equilibrio. Il corpo è diviso in parti: la superficie è Yin Yin e l’interno del corpo è Yang, la parte anteriore è Yin, il dorso è Yang.Lo Yin e lo Yang del corpo sono talvolta descritti metaforicamente come l’Acqua e il Fuoco del corpo. Le malattie caratterizzate da debolezza, lentezza freddo e inattività sono Yin; quelle che manifestano forza movimento, iperattività e calore sono Yang. All’interno del corpo vi sono organi Yin e organi Yang.

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Per la medicina cinese il malato è malato perché ha commesso un errore, consapevolmente o inconsapevolmente, nel suo "modo d'esistere nel cosmo". Il problema del medico cinese consiste nel ristabilire l'armonia, l'accordo più perfetto possibile tra i ritmi interni del suo paziente con quelli dell'ambiente che lo circonda. Per la tradizione cinese, il mantenimento della salute degli individui dipende dal mantenimento giudizioso dell'energia vitale e dei principi che la formano, cioè lo yin e lo yang di cui ogni individuo è portatore, principi al tempo stesso maschili e femminili. L’onnipresente influenza della teoria Yin-Yang nella cultura e nel pensiero cinese consente una concezione e una spiegazione diversa degli eventi rispetto a quella occidentale. L’idea di rapporto causale, centrale per il pensiero occidentale, è quasi assente nel pensiero cinese. Per i Cinesi i fenomeni non si producono per effetto di un atto creativo esterno a essi e la ricerca delle cause non è particolarmente interessante. Essi ritengono che l’universo sia in perpetuo mutamento ed il suo movimento sia dovuto ad una dinamica interna di processi ciclici. Come il Sole delinea quattro stagioni nel suo ciclo annuo, così tutti gli organismi attraversano quattro stagioni nel corso della vita: nascita, maturazione, declino, morte. La costanza del cosmo sta nella regolarità di questi cicli di mutamento. Anche se alcune scuole o teorie filosofiche cercano di indagare la natura dell'Universo, l'uomo non viene mai dimenticato, ma è considerato come il legame fra il Cielo e la Terra. La comprensione del mondo permette allora di capire meglio l'uomo e il microcosmo umano rispecchia fedelmente il macrocosmo dell'Universo. Ma cosa significa veramente “rendere grande” l'uomo? L'aggettivo grande ha un doppio significato perché si riferisce sia alla grandezza interiore, quella spirituale, sia a quella esteriore che si evidenzia nella capacità di vivere degnamente la vita di ogni giorno. Grandezza interiore ed esteriore sono ben definite dal filosofo Fung Yu Lan (Storia della filosofia cinese, Mondadori) con i termini di “saggezza interiore e regalità esteriore”. La forma più elevata di sviluppo per l'uomo è quella del saggio e compito della filosofia è quello di rendere l'uomo capace di sviluppare le suddette

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qualità. L'interiore saggezza permette al saggio di elevare il proprio spirito, mentre con la regalità esteriore egli compie una funzione sociale. Ma non si tratta di rigorose e rigide categorie ontologiche, infatti una stessa cosa può essere naturalmente sia yin sia yang, come manifestazione di una particolare relazione in una determinata circostanza od occasione. Non è una condizione o uno stato immutabile, assoluto; ma, al contrario, il mutamento è la comune certezza. Ogni cosa o fenomeno, diversamente detto, ha in sé il seme della propria alterità, non per esaurirsi in essa, ma per affermare sempre e ovunque il mutamento e la continuità del tutto. È evidente come tale concezione risulti radicalmente lontana da qualsivoglia dottrina dualistica, così familiare invece alla tradizione metafisica occidentale, che al mutamento di ogni realtà contrappone la trascendenza e l’immutabilità dell’assoluto, all’apparenza degli esseri fenomenici la sola realtà dell’essere supremo, alla molteplicità delle cose l’unicità e indivisibilità dell’Uno. Il termine Tao si traduce con "Via", "Principio primario", "Ordine supremo" o ancora "Ordine universale"; è il flusso, il movimento che circola ovunque nell'universo e che fa alternare le due forze apparentemente opposte ma complementari, lo yin e lo yang, la cui azione combinata, congiunta, muove l'universo in tutti i suoi aspetti: i sessi, le stagioni, il giorno e la notte, la vita e la morte, il pieno e il vuoto, il movimento e il riposo, il secco e l'umido e così via. Nessuna di queste nozioni è indipendente, sono tutte interdipendenti, poiché tutto è gioco d'alternanza, complementarietà, dualità; e questa coniugazione infinita si opera nelle trame del Tempo e dello Spazio, e li implica entrambi, ma con un'idea di avvicendamento. Poiché nulla può sottrarsi alla legge universale, ritmata. Tutto è legato in un unico sistema di azioni e di reazioni reciproche, l'ordine morale e l'ordine naturale, il naturale e il soprannaturale, il mondo vivente e il mondo inanimato, il mondo umano e il mondo sovrumano. Lo yin e lo yang sono dunque concetti astratti del pensiero cinese, i principi la cui azione concorrente costituisce l'ordine umano e l'ordine naturale.

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Yin-

Yang-

femminile

maschile

la notte

il giorno

la luna

il sole

il nascosto

il manifesto

il versante

il costone

in ombra

soleggiato

la passività

l'attività

il riposo,

il

l'inerzia

movimento,

le energie

la forza

distruttrici

le energie

la

vivificanti

debolezza

la forza

mezzanotte

mezzogiorno

il molle

il duro

il negativo

il positivo

il vuoto, il

il pieno

cavo

il Cielo

la Terra

(sinistrogiro)

(destrogiro)

i numeri

i numeri

dispari

pari

la Vita

la Morte

l'Uomo

la Donna

Yin e Yang formano la coppia motrice della meccanica cosmica. E quest'alternanza dei due principi fornisce la spiegazione essenziale di tutti i fenomeni naturali. Allo stesso modo, ogni individuo porta in sé, più o meno accentuati, elementi del "sesso opposto", come tutti sanno. Così, qualsiasi dato di fatto è un equilibrio instabile, e un principio non può mai esistere senza la sua controparte. Nella respirazione, l'inspirazione chiama l'espirazione; nel ciclo cardiaco, la sistole è seguita dalla diastole. Come sottolinea il "Classico delle Mutazioni" (lo Yijing) il rapporto dei sessi è il fondamento della vita universale, che è una manifestazione delle forze cosmiche yin e yang. Queste forze cosmiche gemelle perpetuano l'universo in una catena di 18


scambi senza fine. Questa concezione si è elaborata in sistema filosofico, approvato e utilizzato sia dai confuciani che dai taoisti. Secondo questa teoria, ogni manifestazione è regolata da una legge semplicissima, quella del ritmo a due tempi: in ogni fenomeno esiste un tempo attivo e un tempo passivo, un'alternanza delle fasi ascendenti e delle fasi declinanti della due forze. L'ordine universale è costituito dall'equilibrio di questi due principî complementari, o più precisamente dalle loro "mutazioni" Per comprendere che Yin e yang non sono coppie oppositive nate per contrastarsi, ma per garantire la completezza e l’interezza di ogni progetto empirico perché solo in questo modo i principi vitali si rafforzano e valorizzano l’altro per la sua diversità, mi sembra opportuno ricordare la leggenda cinese. La leggenda dello Yin e dello Yang Nel 2000 a. C. vivevano insieme Chang E e suo marito Hou Yi, un potente membro della Guardia Imperiale. Un giorno apparvero in cielo dieci soli e l'imperatore decise di rivolgersi a Hou Yi, arciere in possesso di arco e frecce magiche. La popolazione non sopportava più tutto quel calore e la siccità che ne era conseguita e l'uomo fu incaricato di risolvere il problema. Utilizzando le proprie abilità, abbatté nove soli e ne lasciò solamente uno. Diventò famosissimo e addirittura la Regina Madre d'Occidente decise di convocarlo nel proprio palazzo e di ricompensare la sua bravura con la pillola dell'immortalità avvisandolo, però, di non doverla mangiare subito, ma di far passare ben 12 mesi per "prepararsi con la preghiera e il digiuno" all'atto. Egli ascoltò attentamente le parole della Regina e decise di nascondere in un posto sicuro di casa sua ciò che gli era stato dato dalla donna. Sfortunatamente fu chiamato per una missione urgente; in sua assenza la moglie non resistette e decise di assaggiare la pillola. Nel momento in cui la mise in bocca, la legge di gravità perse il suo potere su di lei: iniziò a volare. Terrorizzata per l'improvviso ritorno del marito, decise di volare fuori dalla finestra 19


e l'uomo la inseguì con arco e frecce per mezzo cielo, ma un forte vento lo fece tornare indietro. La moglie, invece, volò verso la Luna e per il grande sforzo, sputò l'involucro della pillola (la quale si trasformò in un coniglio di giada). Chang E invece si tramutò in un rospo a tre zampe. Da allora continua a vivere sulla luna respingendo le frecce magiche che il marito le tira. Hou Yi decide quindi di costruire un palazzo sul sole ed essi si vedono il quindicesimo giorno di ogni mese. I due coniugi, simboli rispettivamente della luna e del sole, sono divenuti espressione di Yin e Yang, negativo e positivo, femminile e maschile, buio e luce – ossia della dualità che governa l'universo. La leggenda vuole far comprendere che la meta di entrambe le forze è il rapporto armonico in cui entrambi i poli si arricchiscono attraverso la presenza dell’altro, poiché solo attraverso la forza mancante ambedue si bilanciano e si completano, mantenendo l’equilibrio tra le parti ed evitando l’eccesso di una sola parte.

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L’ORDINE EMPIRICO E LA RESPONSABILITA’ PERSONALE L’unico denominatore comune della diversità sessuale è l’ordine empirico: donna o uomo, a ciascuno nascendo, spetta un ruolo, un compito preciso che va interpretato perché esso costituisce la responsabilità più grande per ciascuno di noi. Chiedersi quale sia il proprio compito all’interno dell’ordine empirico e il senso del proprio essere al mondo,per me con un corpo sessuato al femminile, è l’interrogativo più importante per svolgere il proprio ruolo al meglio e raggiungere benessere, felicità, salute ed equilibrio Per ordine empirico si intende il sistema governato dal principio di causa effetto che regola tutti i movimenti e i moti vitali, che sfugge alla comprensione a prima vista. È un ordine armonico, perché tende sempre all’equilibrio ed è sistemico perché include tutto e presta attenzione alle relazioni e alle interdipendenze tra le parti costituenti; si manifesta come sistema che non conosce né inizio né fine, ma solo un processo di cambiamento continuo e trasmette sicurezza e pace a chi si pone nel suo libero fluire. Esso si rifà al principio dell’armonia naturale e riconosce come unico criterio per determinare l’evoluzione delle cose solo quello della funzionalità. L’ordine non dipende da convinzioni personali e non ha bisogno di spiegazioni perché segue parametri senza tempo; gestisce nascita, vita e morte. All’interno dell’ordine ciascuno ha responsabilità empiriche precise per cui ogni persona è obbligata ad assumersi determinate conseguenze che hanno a che fare con le proprie azioni; sia che le leggi dell’ordine vengano disattese consapevolmente o inconsapevolmente, in maniera premeditata o contro il suo volere, nonostante la persona si senta innocente e quindi si ritenga senza responsabilità, di fatto l’ordine dispone che sia necessario assumersi la 21


conseguenze anche per il semplice fatto di essere presenti o di appartenere ad una certa famiglia o gruppo. Lo stesso vale per la consegna familiare, ossia il bagaglio empirico proveniente dalla propria stirpe. Ogni situazione prevede responsabilità diverse a seconda del ruolo empirico della persona: il codice di appartenenza della persona viene stabilito dal principio della funzionalità , che è quello della sopravvivenza della specie; è appena il caso di ricordare che il ruolo del padre rispetto al figlio è diverso da quello della madre o di un amico o compagno di scuola. Nello svolgere il proprio ruolo è importante riconoscere le proprie responsabilità empiriche e saperle portare a termine. Nel Libero fluire le responsabilità della singola persona costituiscono la situazione più funzionale atta a portare la situazione verso una soluzione armonica, verso il bene, integrando l’ombra come parte come parte strutturale di ciascuno. Il limite dell’uomo espresso in tutta la storia del pensiero filosofico, è quello di aver concepito il “bene” in opposizione al “male” senza contare che entrambi sono insiti in ogni dinamica vitale. La vera saggezza, quella che nasce dall’intelligenza empirica, non predilige l’uno a svantaggio dell’altro né eleva il bene a valore assoluto ( è pura presunzione incolpare il leone che azzanna la gazzella); mentre la vera stoltezza è quella di credere di fare la cosa giusta seguendo la propria opinione personale contro la realtà oggettiva o empirica insita in ogni situazione, disattendendo le proprie responsabilità e pagandone sempre le conseguenze anche se si è convinti di agire a fin di bene. Ovviamente tutto ciò vale anche per le azioni mancate, non compiute, che generano conseguenze precise; ricordiamo che l’ordine non giudica e non distingue tra colpevole e innocente , vittima e carnefice. Piuttosto c’è da dire che ciascun ruolo empirico dispone di una propria matrice di 22


eccellenza che definisce, per ciascun ruolo, il “copione ideale ” e che racchiude tutti i diritti e gli obblighi empirici, definendo gli atteggiamenti da compiere e quelli da evitare, stabiliti dall’eredità della specie basandosi su ciò che è più funzionale per garantire la sopravvivenza. In questo senso il sistema, considerando la persona, sia per ciò che fa che per gli atti mancati, risale ad ogni infrazione commessa confrontandola con il copione ideale; perciò, indipendentemente dagli esiti delle azioni o delle ammissioni, è importante che la persona abbia esaudito le richieste sistemiche, ossia che affronti le parti disagevoli e difficili, ciò vale anche per un bambino anche se apparentemente non abbia responsabilità. Ovviamente tutto ciò vale solo se si tramuta in atto reale: l’ordine non condanna il cattivo intento né si sottomette a ragionamenti di comodo o di convenienza; il troppo e il troppo poco, il troppo rigido e il troppo morbido, esprimono un comportamento disarmonico e perciò sono fuori dal libero fluire. Il sistema riconosce soltanto le responsabilità individuali del singolo , non si preoccupa del perché le cose avvengono, ma si limita a ciò che è, senza concedere attenuanti, ma limitandosi ad esigere che la persona faccia fronte alle conseguenze empiriche delle sue azioni. Il sistema determina tutto ciò che è, e le sue leggi si costituiscono attraverso dinamiche nascoste che concepiscono diritti e obblighi sia per l’uomo che per la donna che hanno bisogno di conoscerli e di inchinarsi davanti alla loro grandezza. L’ordine si esprime attraverso le dinamiche del “fare” e quindi a poco valgono i buoni propositi e gli intenti, anzi a volte sono solo da ostacolo. Questo non significa che la mente intesa come capacità razionale e propositiva vada annullata, va solo ridimensionata in modo che possa interagire armonicamente con 23


il corpo. Per realizzare il progetto empirico previsto dall’ordine è necessario entrare in contatto con il proprio codice e applicare i suoi principi in ogni ambito vitale, appropriandosi degli “strumenti di eccellenza” e assimilando i principi guida come premessa dell’essere uomo o donna, interpretandone il ruolo empirico che costituisce la responsabilità più grande nei confronti di se stessi. Tale responsabilità è innata, ossia non deriva dal senso di colpa, o dal fatto di ricoprire un ruolo o un compito, ma solo dal fatto di appartenere al codice del proprio sesso biologico. Assumere nella propria vita questo dato, significa scoprirsi all’interno di un ampio disegno, quello dell’ordine empirico, regolato da leggi universali che stabiliscono diritti e obblighi per il fatto di essere uomo o donna: ciò consente di accedere ad esperienze che donano sicurezza. LA CONSAPEVOLEZZA RAGGIUNTA Noi viviamo in un’epoca in cui, a partire dall’emancipazione della donna, i modelli femminili e maschili hanno subito profonde trasformazioni comportando per entrambi i sessi una profonda ristrutturazione dei ruoli ; anche in conseguenza di ciò la donna in particolare è passata da “regina della casa” a “wonder woman” super efficiente dentro e fuori casa. Nonostante ciò esistono due codici empirici Yin e Yang interpretano l’essenza del sesso biologico, sia per la parte luce che per la parte ombra. Nell’ordine empirico esiste una stretta correlazione tra la predisposizione naturale dell’uomo e quella della donna nell’espressione dei propri talenti, la necessità della specie umana di evolvere e svilupparsi e la funzionalità della coppia che permette tutto ciò. E’ evidente che uomo e donna si esprimono in modi diversi, sono anche 24


capaci di essere autosufficienti, ma solo all’interno della coppia entrambi trovano la massima espressione della propria femminilità e mascolinità. Per garantire la sopravvivenza della specie da milioni di anni entrambi i sessi necessitano di coprire i propri ruoli da una parte senza ostacolarsi, dall’altra hanno bisogno di saper accedere al codice empirico dell’altro, questo significa che ciascuno , per poter esprimere la propria carica primaria ha bisogno di accedere anche a quella secondaria. Di fatto nella nostra società e cultura sta avvenendo che le donne acquisiscono sempre più moti dominanti maschili, mentre gli uomini si esprimo attraverso qualità femminili: questi comportamenti sono certamente un tradimento nei confronti del proprio codice empirico ed esprimono anche l’arroganza e la superbia non solo nei confronti dell’ordine, ma anche in quelli del proprio genere. Le conseguenze si manifestano quotidianamente sotto gli occhi di tutti, sia con l’esclusione dal libero fluire, sia con la segnalazione delle infrazioni avvenute che vanno dagli episodi quotidiani di femminicidio, alle violenze sessuali, alla diffusione delle malattie che più di altro manifestano lo squilibrio raggiunto. Saper leggere questi segnali, senza interpretazioni, ma come deviazioni complesse, richiede l’umiltà di riconoscere le cose come realmente sono, smettendola di “raccontarsela” (noi usiamo questa espressione). Il processo di rispecchiamento aiuta molto a far emergere la consapevolezza: basta stare ad osservare, provare a sentire, collegarsi all’energia vitale per provare a riscattare la propria vita imprigionata in schemi culturali, sociali, lavorativi. Sia l’uomo con l’energia Yang, che la donna con l’energia Yin, hanno bisogno di manifestarsi nel mondo, ma di recente ciò è avvenuto nella forma della 25


competizione: in particolare le donne, per troppo tempo ignorate come soggetti, hanno preferito scegliere la strada della propria emancipazione e indipendenza. In verità entrambi i soggetti sia sul piano culturale, che su quello empirico, hanno bisogno di essere riconosciuti sia socialmente, che all’interno della coppia, perché solo interpretando la propria parte del codice, prevista per il proprio sesso, è possibile l’appagamento. Ma rimanere nel proprio ambito fissato dall’ordine è certamente il progetto per eccellenza perché l’unico che consente di raggiungere uno stato di completezza attraverso la somma dei principi attivi dei due partner. Spesso, specialmente nelle trasmissioni televisive, capita di ascoltare donne e uomini che sbandierano la loro felicità di essere “single”, mentre nella vita quotidiana, entrando in empatia con le persone, a scuola, nei luoghi di ritrovo e durante i seminari, dopo aver rotto il ghiaccio ed abbattuto il muro di diffidenza, la maggior parte delle donne e qualche uomo ammettono sinceramente che l’aspetto più insoddisfacente della propria vita è quello relativo all’amore, alla relazione con il partner, i propri figli e familiari, cioè a tutto il meglio della vita; raramente mi è capitato di sentire parlare di problemi lavorativi o economici con altrettanto patos e interesse. Intraprendere il percorso empirico significa scoprire da subito cheYin e yang non sono coppie oppositive nate per contrastarsi, ma per garantire la completezza e l’interezza di ogni progetto empirico: in questo modo i principi vitali si rafforzano e valorizzano l’altro per la sua diversità. La meta di entrambe le forze è il rapporto armonico in cui entrambi si arricchiscono attraverso la presenza dell’altro, poiché solo attraverso la forza mancante ambedue si bilanciano e si completano, mantenendo l’equilibrio tra le parti ed evitando l’eccesso di una sola parte. 26


Ma come mai invece ciò che osserviamo ogni giorno sotto i nostri occhi ci rimanda immagini disarmoniche? Perché ogni giorno vengono violate le leggi del codice che prevede, sia per la donna che per l’uomo, un compito preciso all’interno dell’ordine che è l’unico comune denominatore della diversità di genere: il vero appagamento, il massimo dell’autorealizzazione femminile, il diritto principale yin è quello della maternità, mentre quello yang è slegato dalla procreazione, che occupa il secondo posto nei bisogni esistenziali, mentre il primo è occupato dall’autorealizzazione fuori dal nucleo. E ancora un altro quesito: come si può accedere alla consapevolezza del proprio degrado? Attraverso l’analisi empirica: una “radiografia dell’anima” che si esprime attraverso il corpo, uno strumento terapeutico efficace che mi ha aiutata a comprendere ciò che prima mi sembrava una casualità, ciò che prima non riuscivo a sentire. Abituata alle proclamazioni teoretiche e teoriche tradizionali mi stupiva scoprire come permettendo al corpo di esprimersi attraverso il suo linguaggio, mettendo a tacere la mente, si potessero scoprire diritti infranti e infrazioni commesse. Attraverso esperienze diversificate, dalle tecniche di respirazione, alle danze, alle costellazioni familiari, alle strategie energetiche, si permette all’anima, attraverso il corpo, di far emergere la “verità empirica”. Provare a sentire come si respira per scoprire come si vive: potrei sintetizzare così l’efficacia delle esperienze. L'indagine empirica permette di scoprire i diritti infranti, di osservare ciò che "sale in superficie" dalla parte più profonda del nostro essere, il dolore che abbiamo messo a tacere attraverso il meccanismo della rimozione, che ha bisogno di essere sentito a livello profondo e poi elaborato. Quando siamo disposti ad agire liberamente senza pensare se è meglio fare in un modo piuttosto che in un altro, come facciamo nella vita quotidiana, allora il corpo si esprime e ci svela come stanno realmente le cose nella nostra vita mentre ci “raccontiamo”

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altre storie. Scegliere un partner piuttosto che un altro durante i seminari e scoprire, attraverso il rispecchiamento, l’inclinazione a stabilire rapporti di dipendenza piuttosto che d'amore, sentire la propria incapacità di accettare l’altro incondizionatamente, ribellarsi o subire il rifiuto dell’altro/a, scoprire le strategie di auto-boicottaggio, non essere pronta a ricambiare con amore attenzioni e cure ricevute, sono state esperienze importantissime per me. Il seminario “Il linguaggio dell’anima” più di altri mi ha permesso di utilizzare il corpo come “catalizzatore e strumento d'eccellenza”. Muoversi nell’acqua della piscina termale e provare a sentire la propria capacità di affidarsi o meno a qualcuno, e scoprire di non essere pronta ad affidarsi, a lasciarsi sostenere, sebbene da persona esperta, scoprire di aver “usato” l’altro impedendogli lo scambio relazionale è stato un duro colpo, ma anche un altro passo verso la consapevolezza.

Ovviamente i processi razionali tentano di ostacolare in tutti i modi queste esperienze. L’operazione più difficile per me, inizialmente, è stata proprio quella di mettere a tacere la mente: ricordo ancora, le prime volte in cui il dolore fisico mi impediva di stare ferma davanti ad un muro per meditare; per non parlar dei primi incontri o meglio “scontri” e con il magister Michel Hardy che inizialmente “tentava” di farmi sentire qualcosa sapendo bene lui quanto fosse difficile all’inizio condurre una persona resistente come me nel percorso. Inizialmente ciò che mi ostacolava maggiormente era la mia pretesa di comprendere il tutto attraverso le stesse modalità attraverso le quali avevo sempre “capito” tutto: il pensiero analitico e la logica non potevano più supportarmi e quindi sentivo il bisogno di mollare, ma non sapevo bene cosa. Ma questo è stato solo l’inizio. Successivamente, nei diversi seminari e poi nella vita quotidiana, ho iniziato a prendere atto di ciò che ero realmente al di là di ciò che pensavo e ho 28


prestato più attenzione al mio modo di reagire e interagire nelle diverse circostanze. Preferisco iniziare dalle consapevolezze raggiunte e quindi dal mio “livello di degrado” iniziale. Il percorso empirico fin dai primi incontri mi ha permesso di giungere alla consapevolezza di essere lontana dalla matrice di eccellenza: sono una finta Yang, quindi una donna con una carica Yin parziale e debole. Purtroppo, ma anche per fortuna, non sono un modello originale né raro: l’alterazione più frequente e numerosa nella società occidentale, quella che interpreta un livello più avanzato rispetto a quello della Yin alterata, è quello della “finta Yang”, che non ha ancora raggiunto “l’inquinamento dell’anima”. Identikit di una finta yang in evoluzione Allo scopo di sintetizzare il mio percorso empirico ho pensato di compiere la stessa operazione che suggerisco ai miei studenti. Per attivare le loro abilità e filosofiche e per promuovere le competenze, dedico alcune ore di lavoro in classe alla preparazione dell’identikit di un filosofo, attività che permette di inquadrare subito il soggetto, le sue problematiche, le sue esperienze. Oggi mi viene spontaneo fare altrettanto elaborando uno schema come strumento di lettura delle consapevolezze raggiunte e , ancora una volta ammettere a me stessa come stavano le cose nella mia vita quando ho iniziato il percorso e come sono cambiate in conseguenza delle esperienze fatte. I primi approcci sono stati difficili e mi sono costati molta fatica: avevo difficoltà ad ammettere che “una come me”, strutturata e impostata, potesse scoprire verità molto scomode. Tipica vittima rabbiosa, apparentemente sicura, determinata, invadente, arrogante, efficace e reattiva, capace di vantarsi delle proprie capacità e della propria furbizia, 29


di fare bene i propri interessi, di usare la scaltrezza per raggiungere gli obiettivi fissati , senza conosce la purezza, fin troppo diretta e schietta, che dietro il carattere forte e una dura corazza per difendersi, nasconde una bambina fragile che si aspetta solo di essere amata e che ancora non sa che è proprio lei a generare o meno l’amore che si aspetta dagli altri. Gli aforismi “A mali estremi, estremi rimedi” o “Il fine giustifica i mezzi”, mi calzano a pennello; per non parlare delle “ultime parole famose” usate per ribadire le mie ragioni: “te l’avevo detto io” o “se mi avessi dato retta” o “lo sapevo che finiva così”. Eccomi ero io, la donna capace di vendicarsi, di esagerare, di giustiziare tutti sentendosi sempre al di sopra di tutti, capace di difendere le proprie posizioni e di convincere gli altri delle proprie ragioni; la donna bionica, con personalità forte, decisa, determinata, irremovibile sulle proprie posizioni, ma convinta di essere vittima di situazioni e persone, che sicuramente racconterebbero un’altra storia. Capace, all’occorrenza e soprattutto per motivi di convenienza sociale o personale, di sfoderare insospettabili atteggiamenti da seduttrice, anche ironica, passando da comportamenti diplomatici che farebbero impallidire Winston Churchill, all’azione di forza contro il malcapitato di turno. Abile a far quadrare i conti, a controllare tutto, a “capire” prima degli altri, a dare soluzioni anche non richieste, a manipolare persone e situazioni. E poi? Durante i seminari scoprire, con amarezza che, pur avendo raggiunto invidiabili traguardi professionali, importanti obiettivi, scoprire che questi comportamenti miravano solo a nascondere la paura di sbagliare, di non essere all’altezza, e di tacere il senso di colpa. Avvertire un profondo senso di colpa per non aver saputo essere una brava madre, 30


per non aver saputo accogliere i propri figli e amarli incondizionatamente, per non aver potuto essere moglie accogliente, ma sempre giudicante, per essere stata un modello femminile alterato per mia figlia. Ho affrontato il dolore di scoprire le varie modalità espressive della finta yang dall’animus ipertrofico, con una carica maschile eccessiva, che pensa di essere la più autentica delle donne , che assume ruoli da salvatrice di un’umanità, che forse farebbe volentieri a meno di lei. Scoprire che la capacità di affrontare tutte le situazioni più difficili (dall’incontro con il procuratore generale della repubblica a quindici anni per convincerlo a concedermi il nullaosta per il matrimonio contrastato dai genitori, a quello con il Soprintendente dei beni culturali per convincerlo a bloccare demolizioni di edifici storici) e la forza notevole di cui mi sono sempre vantata era sinonimo di elevato debito empirico, ed era solo mancanza di principi guida femminili, incapacità di stare al “proprio posto” e lasciare eventi e persone al loro libero fluire. Scoprire di essere capaci solo “amore condizionato” (paterno) invece che incondizionato (materno) e di aver per questo spinto i propri figli verso l’indipendenza invece di prendersi più cura di loro, di proteggerli e di accettarli incondizionatamente senza giudicarli o avere elevate aspettative nei loro confronti. Ripercorrendo tappe importanti della mia infanzia, anche attraverso le esperienze delle visualizzazioni ho scoperto l’origine del mio degrado empirico; e oggi sono in grado di far risalire la mia voglia di essere indipendente, emancipata, superiore agli altri, alla mia infanzia, quando ero una bambina piccola e indifesa alla quale, da genitori severi e intransigenti, mi veniva chiesto di essere sempre all’altezza di ogni situazione, di essere perfetta per meritare il loro amore, di sapermi comportare 31


per non far fare loro brutte figure. Scoprire le radici lontane del fare sempre la “maestra”, quella che sa sempre tutto e lo insegna agli altri, che ha sempre la risposta pronta e quindi ha sempre ragione ; che dispensa bibliografie, suggerisce testi e letture . Indagare che il bisogno di usare il sarcasmo è legato al fatto di aver dovuto imparare, fin da piccola, a difendermi da genitori, sorelle minori e figli adolescenti di amiche di mamma, sempre pronti a farmi scherzi poco graditi. Scoprire a quali esperienze infantili risale il bisogno di non sembrare mai ingenua o impreparata e, nonostante questo sperimentare la difficoltà di far venire fuori la rabbia contro i genitori come per paura di non amarli abbastanza o di non essere loro grata anche solo per il fatto di avermi donato la vita. Attribuisco principalmente a queste esperienze l’ origine dell’irriverenza verso lo yang e il desiderio di dimostrare all’uomo la sua inferiorità, sfidandolo e cercando di vincerlo. Amara consapevolezza scoprire che tale atteggiamento ho portato anche nella relazione matrimoniale in cui non solo non ho saputo sostenere mio marito, ma l’ho spesso sfidato e contrastato, senza nemmeno accorgermi di entrare in competizione con lui per tutto. Da “bambina” capricciosa e rabbiosa, mi sono sempre imposta, ho sempre voluto decidere tutto e decretare seguendo le mie esigenze e convinzioni, oggi sono consapevole di aver commesso l’errore di aver privato mio marito del ruolo di guida. Nell’ordine empirico la donna finta yang è tale proprio perché ha acquisito una carica primaria debole e quindi, per la legge della compensazione empirica, ha sviluppato maggiormente la carica maschile come forza predominante mentre manca di una carica secondaria sufficiente. Tutto ciò porta anche all’inversione dei ruoli nella coppia: i partner si scambiano i ruoli empirici senza accorgersene, 32


appropriandosi delle responsabilità e dei principi guida della coppia. Nell’ordine sistemico avviene che la donna portatrice di un femminile debole, attrae un maschile equivalente, perchè entrambi i partner mancano della integrazione. Questo avviene perché ciascuno dei due nella coppia è portatore di una carica primaria che, non essendo compensata, manca di equilibrio ed ha bisogno della compensazione mancante. Ogni persona si sente attratta solo da un portare del suo stesso debito: le attitudini e i modi sono compensatori. Nel caso delle vittime rabbiose (termine con il quale si indicano tutte le forme ibride dei ruoli intermedi yin e yang alterati), in mancanza di ambedue le cariche, non possono contare né su una né sull’altra. In questo modo la persona “è orfana”: si trova priva di sostegno essendo in balia di due cariche insufficienti e compromesse. Ciò comporta la necessità di colmare il vuoto interiore e questo impedisce l’accesso all’amore e al libero fluire delle cose. Quello della vittima rabbiosa è uno stadio di transizione , temporaneo e circoscritto, passaggio obbligato della metamorfosi empirica, che ciascuno ha bisogno di vivere; inizia di norma nell’età dell’adolescenza in cui il singolo incomincia ad avvertire i primi sintomi della rabbia. Come tiene a precisare il magister Hardy, la deformazione empirica e il principio di compensazione è onnipresente in natura: l’orchidea che attira gli insetti con i suoi colori sgargianti, come farebbe una bella donna, evidenzia, proprio attraverso la brillantezza dei colori, una carica femminile debole spacciando la propria difficoltà oggettiva di essere fecondata, come dote opposta. In verità “chi è nel proprio potere non ha bisogno dell’approvazione altrui”. 33


L’attrazione verso l’uomo finto yin, che mio marito incarna perfettamente, è stata dettata inizialmente dalla sua dolcezza, dalla sua morbidezza; da finta yang, nell’uomo cercavo la persona in grado di accudirmi, la madre capace di provvedere a tutto, di regalarmi oggetti preziosi; ma invece di lasciare a lui il giusto spazio, ho voluto incarnare il ruolo di guida alterando i ruoli empirici con conseguenze piuttosto devastanti, che hanno avuto effetti anche sui figli. Compagna fedele, ma incapace di istaurare un rapporto d’amore autentico ma solo di dipendenza, anche se saldo e univoco; incapace di interagire nelle situazioni per come si presentavano, ma agendo sempre secondo programmi e concetti prestabiliti; timorosa di improvvisare per paura di perdere il controllo della situazione e far emerge lacune emotive; puntuale, organizzata, efficace, efficiente e perfetta in ogni occasione per non dare a nessuno la possibilità di scoprire che dietro quella corazza esisteva una bambina indifesa con elevato senso di inadeguatezza. Incapace di ammettere i propri errori pensando di avere sempre ragione e di chiedere aiuto e sostegno in momenti di fragilità per non mostrare debolezza pensando che avere bisogno degli altri fosse sinonimo di fallimento; severa con se stessa e con gli altri e capace di sacrifici immensi per vincere una sfida o per raggiungere obiettivi di ogni genere. Mamma invadente, soffocante, piena di energia, determinata, convinta di fare e dare il meglio ai propri figli, ma anaffettiva, proprio come mia mamma che ho sempre criticato per questo aspetto e come mia nonna che pure ho amato tanto; capace, come loro, di nascondere le emozioni, ma con l’aggiunta di una spiccata ironia, dote maschile per l’ordine, ma femminile per la filosofia (faccio questa precisazione al solo scopo di evidenziare che il percorso evolutivo è tale anche e proprio perché riesce a 34


scardinare le certezze, anche culturali, che ci hanno accompagnato per una vita). Tornando all’identikit, ricoprire il ruolo di “padre” con la conseguenza di pretendere di dettare le regole aspettandosi che i figli si adeguassero al mio volere,senza saper passare il concetto di ordine e struttura avendo in prima persona problemi in quell’ambito. Oscillare tra accondiscendenza e severità impedendo al padre dei miei figli non solo di svolgere il suo ruolo, ma pensando anche di doverli difendere da lui; percepirsi come il giudice supremo capace di stabilire cosa fosse giusto o sbagliato, bene o male; cercare di compensare la carenza affettiva proponendo soluzioni concrete per risolvere i problemi, o i falsi problemi della vita quotidiana: i problemi veri, quando si sono presentati, mi hanno fatto comprendere la differenza. E’ stato molto doloroso aver percepito chiaramente, durante una costellazione familiare, il distacco emotivo e l’incapacità di mostrare attenzioni autentiche nei confronti dei miei familiari. E’ stato devastante scoprire come mi sono comportata per tanti anni: pensare sempre di risolvere i problemi degli altri invece di dare loro sostegno e cure. È ovvio: l’amore della donna yang passa attraverso il fare invece che l’essere. Oggi ho consapevolezza di essere rimasta a lungo intrappolata nel ruolo empirico della figlia: bambina permalosa e ferita, che per convenienza ha imparato a fare finta di nulla, cercando in tutti i modi di guadagnarmi l’affetto altrui per poi rivendicare tutto al momento opportuno. Bambina ferita sempre in richiesta: invece di donare, pretendevo invece di chiedere, convinta che le cose mi fossero dovute. È stato particolarmente faticoso sperimentare la dissociazione dall’ordine sistemico, oggettivo e assoluto, sostituito con un mondo personale, soggettivo, percettivamente alterato a causa della rabbia che, coprendo 35


ogni percezione reale, mi aveva portata ad uno stato anestetizzato ai fini emotivi: per troppo tempo ho visto e sentito solo ciò che era conforme alla mia visione del mondo e che rispondeva alla necessità di confermarla. Invece di sentire ciò che in ogni istante si presentava nelle relazioni affettive, giudicavo e valutavo a partire dai miei schemi mentali, oppure preferivo aggirare le situazioni o ricercare nuovi stimoli, emozioni forti, situazioni più interessanti e vivaci, illudendomi che fossero valori reali e importanti. Oggi sono consapevole che, non conoscendo il profondo significato della parola amore, e lontana dal libero fluire, ho riempito i vuoti con “surrogati” emotivi. L’esperienza nei seminari mi ha permesso di raggiungere il fondo per provare il vuoto e la solitudine, camuffata nella realtà da efficienza, laboriosità, tenacia, euforia. Proprio come sostiene la medicina cinese, testarda, ostinata, puntigliosa, inflessibile come ero, ho sperimentato che questi atteggiamenti si manifestavano anche nel corpo con altrettanta ostinazione del colon, rigidità della colonna, reazioni epiteliali. “La mente mente spudoratamente,il corpo dice la verità” l’aforisma mi calza a pennello. Il percorso empirico, esperienziale mi ha consentito di scoprire l’alterazione del mio yin e come è stata compromessa la sinergia tra la parte maschile e quella femminile; prendere atto di ciò mi è servito per evitare che l’avanzamento del degrado, degenerando, mi facesse sconfinare nel modello di donna yang. Prendere atto, divenire consapevoli della propria metamorfosi empirica, è molto importante, come è importante sperimentare che il processo di trasformazione non può essere influenzato dalle proprie convinzioni o pretese personali, ma segue un 36


andamento sistemico prestabilito. LA METAMORFOSI EMPIRICA La metamorfosi empirica è “la dinamica autonoma e auto-rigenerante dell’ordine, che riserva a ogni donna alterata gli stessi passaggi e ruoli da interpretare secondo l’avanzare del suo degrado, cioè l’entità del suo debito”( che dipende dal dolore accumulato e rinnegato che si manifesta con indicatori emotivi: paura, rabbia, tristezza, colpa., che però il singolo può estinguere riscattandolo.) È la trasformazione del profilo caratteriale che si manifesta come lento degrado empirico e ogni altra interpretazione personale o sociale è un’infrazione dell’ordine; la metamorfosi descrive l’evoluzione dei diversi ruoli alterati, ossia il mutamento delle strategie di difesa del singolo con l’andar del tempo. Ogni ruolo empirico è caratterizzato da uno stratagemma di difesa preciso con il quale la persona si identifica. Il modello ideale è rappresentato dall’uomo yang integrato e dalla donna yin integrata, profili che più si avvicinano alla matrice di eccellenza. (il codice empirico costituisce l’unico punto di riferimento). Man mano che aumenta il degrado empirico, la donna entra in sfida con l’uomo pretendendo di realizzarsi attraverso qualità yang, mentre lui si rifugia in atteggiamenti yin. È facile spiegare “l’attrazione fatale”: gli opposti naturali generano tensione vitale e formano un tutt’uno, proprio come indica il Tao. L’attrazione fatale scatta per la diversità delle cariche: più la persona è radicata nel proprio codice, cioè è portatrice di un maschile o femminile ben sviluppato, più percepisce l’attrazione fatale della carica equivalente dell’altro sesso; così pure se il ruolo empirico della persona è alterato, più sarà attratta da un maschile o femminile compromesso allo stesso modo. 37


L’unico denominatore comune tra maschile e femminile rimane il progetto empirico che riguarda la procreazione e l’accudimento della prole indispensabile per la sopravvivenza della specie. A differenza di ciò che quotidianamente ci viene proposto a livello culturale, nell’ordine empirico i ruoli non sono interscambiabili poiché ogni parte copre bisogni precisi che si sono sviluppati durante i milioni di anni di evoluzione della specie. C’è un’unica ragione in grado di legittimare la coppia: mettere al mondo la prole, in mancanza di tale progetto empirico comune, rimane solo la dipendenza affettiva, l’attaccamento morboso, il bisogno di aggrapparsi all’altro. La metamorfosi descrive il passaggio che porta ogni donna non integrata, da uno stato di alterazione lieve, ad un deterioramento avanzato che si esprime interpretando un copione ben preciso, ma alterato ai fini empirici, fino a quando non avviene il passaggio di solito da donna finta Yin a finta Yang. Solo la donna Yin integrata non sottostà alla metamorfosi ossia all’aumento del degrado. Il ruolo Yin è il punto di partenza di ogni metamorfosi femminile e corrisponde e corrisponde al ruolo naturale che ogni donna vive durante l’infanzia; esso costituisce il primo livello di degrado femminile. Per riequilibrare il processo è importante ai fini empirici, distinguere i moti integrati, da quelli compromessi per poter giungere alla consapevolezza del proprio stato alterato e gradualmente integrare ciò che è necessario. Ogni portatore di debito ha bisogno di attraversare i passaggi consecutivi previsti dall’ordine. Lo strumento per stabilire la qualità dell’alterazione è la rabbia che permette di dedurre lo stato sistemico della persona; la metamorfosi dura un’intera vita, ma 38


quando il debito e quindi il dolore viene riscattato, allora il degrado si arresta e poi si può retrocedere, attraverso il processo di “yanghizzazione e yinghizzazione”, ossia attraverso il percorso empirico che permette di avvicinare di nuovo la persona ai principi guida del proprio codice, riportandola nuovamente nel libero fluire. Purtroppo nella nostra società ciascuno si è formato opinioni più o meno rispondenti al vero per ciò che riguarda il maschile e il femminile, riconoscere invece quali sono i principi Yin ossia le qualità più significative del codice femminile, significa darsi l’opportunità di risalire alla propria alterazione empirica. Ma come e perché avviene questa alterazione? E da dove ha origine? Ogni persona trascorre la propria infanzia come uomo yin o donna yin alterata, poiché questo ruolo è funzionale al processo evolutivo, solo che, il soggetto “sano” che non ha subito ancora l’alterazione, supera questa fase naturalmente quando non è più funzionale alla sua protezione, mentre il soggetto traumatizzato per vari motivi, vi rimane oltre il tempo previsto e si avvia verso la metamorfosi dei ruoli alterati. Il punto di partenza obbligato della metamorfosi è l’energia yin: ciascuno in origine ha bisogno di essere un/a bravo/a bambino/a. L’alterazione yin costituisce la fase iniziale di ogni debito, ma da subito, fin dal periodo della gestazione, quindi prima della nascita,questa tappa naturale può essere bruciata, a causa della consegna familiare. Già da piccoli si diventa yin alterato secondo la quantità di dolore arretrato. Si può essere arrabbiati già nel grembo materno a causa di rabbia della madre, rifiuto della gravidanza, desiderio di abortire, minaccia di aborto spontaneo o provocato per l’ordine non cambia nulla. In tutti questi casi viene bruciata la prima fase della propria metamorfosi, anche se la rabbia si manifesterà solo col 39


tempo. Di solito il passaggio alla vittima rabbiosa avviene durante l’adolescenza, età in cui il soggetto sente emergere la propria rabbia, conseguenza del bagaglio empirico proveniente dalla consegna familiare. Non avendo potuto assimilare la carica primaria da piccolo, il soggetto scivola nello stato di vittima rabbiosa. Ma la metamorfosi può anche subire interruzioni o accelerazioni legate al dolore: più è forte, maggiore è il debito, più le fasi si bruciano in fretta. Solo evadendo il proprio debito accumulato, il processo di degenerazione si interrompe; mentre la rabbia si sperimenterà nel tempo, entrando nel periodo della vittima. La metamorfosi si sviluppa a partire dallo yin alterato, passa per la vittima rabbiosa ed entra solo al termine in quello degli yang alterati; il processo si compie solo se la persona non evade il proprio debito accumulato; mentre si interrompe nel momento in cui il debito viene estinto: per la donna ciò può avvenire verso i 30/40 anni, quando la consapevolezza e lo spazio interiore sono adatti per compiere questo passo. Non tutte le persone completano il ciclo della metamorfosi, alcune si fermano ad un livello di vittima rabbiosa, e ciò avviene proprio per la presenza di un partner affettivo compensatorio. In alcuni casi la metamorfosi non si conclude con l’acquisizione del ruolo yang, ma con un congelamento della persona in una delle fasi della vittima rabbiosa. Ciò è previsto dall’ordine solo all’interno di un rapporto di coppia che dimostri alcuni requisiti, ossia quando, grazie a un rapporto di dipendenza assoluta, il partner fa da cuscinetto empirico, bloccando con la sua presenza il processo di degrado del compagno/a. questo può però dimostrarsi una prigione senza via d’uscita che 40


impedisce l’appagamento per entrambi. Senza timore di essere smentiti possiamo affermare che il nostro partner è il migliore biglietto da visita per ciascuno di noi. È sempre la forza del dolore arretrato l’unico catalizzatore della metamorfosi empirica: più è forte il dolore subito, più velocemente la persona degenera all’interno della propria trasformazione, fino ad arrivare, nei casi estremi, all’indurimento dell’anima, contrassegnato dall’odio. Ogni ruolo alterato si manifesta con la presenza di un indicatore empirico dominante che segnala il debito acquisito. La donna finta yang è caratterizzata dalla spinta rabbiosa. Nella metamorfosi il passaggio da finta yin a finta yang avviene in maniera lenta e progressiva, attraverso svariati livelli intermedi che vanno dalle maniere dolci, all’essere accondiscendente, fino a non essere più in grado di contenere nulla e mostrare il proprio disappunto segnalando tutto ciò che le sembra ingiusto. Essere una finta yang significa avere sempre la sensazione di aver subito troppi torti nella vita e non riuscire più ad accettare ulteriori umiliazioni; ovviamente ciò avviene esclusivamente sulla base delle proprie percezioni alterate e disarmoniche, nel senso che le infrazioni individuate non sono reali per l’ordine. Ciò che avviene di fatto perché che non si possiede lo spazio interiore, presupposto indispensabile per affrontare il proprio debito. Per meglio spiegare il concetto di spazio interiore faccio un esempio che mi colpì particolarmente all’inizio del percorso: ciascuno di noi è come una bottiglia piena di liquido (di rabbia, di dolore, di sofferenza), per un principio fondamentale della fisica è possibile far entrare una nuova sostanza nella bottiglia a condizione che parte del contenuto fuoriesca. Fuor di metafora se non siamo pronti/e ad elaborare 41


parte del dolore o debito non possiamo far entrare nulla di nuovo nella nostra vita. Una delle esperienze che mi ha fatto percepire come vittima e carnefice al tempo stesso è stata l’incontro con la mia bambina interiore: fragile, permalosa e suscettibile, fin da piccola utilizzavo gli strumenti in mio potere per vendicarmi tutte le volte che non mi sentivo amata, compresa, accettata, diventando esigente e piena di pretese. Fin dalla più tenera età il mio Io mutava verso uno stato ipertrofico. Crescendo poi sono diventata, dal punto di vista sistemico, una “vittima rabbiosa progredita” e durante il passaggio della vittima rabbiosa, il carattere “abbandonato” si trasformava in uno “invaso”. Da finta yang copro la mia parte più sofferente e fragile attraverso l’apparenza aggressiva; il bisogno di sentirmi innocente mi procura un forte conflitto, perché sono capace di manifestare la carica aggressiva, ma poi mi dispiace di essere stata eccessiva e di aver compromesso situazioni e relazioni e ho bisogno di costruirmi una realtà alternativa per non sentirmi cattiva o sbagliata. Per questo motivo tutta la vita ho lottato tra paura e rabbia, oscillando tra ruolo di “vittima” e “carnefice”: due lati della stessa medaglia. Ciò che è emerso in modo evidente è che fin da bambina ho imparato ad aggirare le situazioni che mi mettevano in contatto con la colpa. Il percorso mi ha permesso di intravedere una speranza scoprendo di essere capace anche se per brevi momenti legati ad esperienze seminariali, di percepire la forza incondizionata femminile in alcuni atti d’amore autentici. Di solito invece, ho la tendenza ad utilizzare il principio del dare come forma di potere: donarsi per avere un ritorno desiderato è stata la mia prerogativa per anni. Fra amiche e conoscenti mi sono sempre distinta per la mia disponibilità e 42


generosità, che in buona fede pensavo autentiche, sempre pronta ad offrire aiuto a chi ne aveva bisogno, non mi rendevo conto che usavo quelle situazioni per acquisire potere. Anche in relazione ai partner maschili, sempre ovviamente finti yin, maschi gentili, educati, cortesi, che però covano grande rabbia verso le donne, ho scoperto che l’attrazione per queste persone altro non è che compensazione delle proprie strategie vitali avendo sviluppato ciascuno un ruolo compensatorio diverso. Pura illusione quella di poter accedere all’amore vero: la finta yang e il finto yin quando si innamorano, si riconoscono sia nella parte luce che nell’ombra. Per essere più precisi l’attrazione avviene nella luce, l’affinità nell’ombra. Ci si attrae quindi ci si bilancia per la stessa qualità del proprio debito e quindi ci si illude di poter accedere all’amore. Il catalizzatore in questo caso è la paura: da finta yang ora percepisco la scissione tra sfida e paura, tra reazioni stizzose e timore che cerco di nascondere. Ammettere la paura, affrontare il senso di colpa, ammettere la profonda tristezza è piuttosto difficile. Scoprire di aver fatto da madre e da padre a mio marito e avere nei suoi confronti l’atteggiamento ambivalente di sottomerlo sperando in una sua ribellione , sperando di costringerlo ad ammettere la sua inferiorità. Ogni indicatore è il moto profondo che caratterizza la persona e forma il suo ruolo empirico. Gli indicatori, che costituiscono il possibile riscatto ai fini empirici, possono essere attivi e passivi e vengono spesso confusi con il carattere e la personalità. La donna yang accumula rabbia per la propria separazione dal femminile, mentre 43


l’uomo yin, che è separato dal proprio maschile, manifesta la paura. Per la donna yin indicatore attivo è la paura di sentire di non poter accedere al suo dolore anestetizzato (che si manifesta come libido mancante), mentre indicatore passivo è la rabbia. Rabbia e paura sono due reazioni diverse alla scissione energetica di base. L’inversione dei ruoli nella coppia avviene quando l’uomo yin interpreta il ruolo femminile coprendo anche i compiti che spetterebbero alla compagna: dimostra maggiore amorevolezza ai figli, li sostiene, li cura, è arrendevole, ma con elevata quantità di ansia e preoccupazione. È evidente che questo tipo di uomo viene attratto da una partner restia ai propri principi femminili perché è lui a sopperire ad essi. Il compagno di una finta yang sente il bisogno di compensare le mancanze della partner, appropriandosi della parte yin mancante. Per la dinamica della compensazione empirica, ciò avviene anche che quando l’uomo è incapace di guidare la famiglia, di essere determinato, di essere concreto e fermo nelle decisioni e di assumersi le sue responsabilità, la spinta in avanti costringe la partner a sopperire alle mancanze della forza yang. In questo modo la donna rinuncia alla sua femminilità, la sua visione del mondo si trasforma e si avvicina sempre più a quella maschile in questo modo scompare la sua forza incondizionata. L’abuso di principi maschili e la mancanza d’amore che ne deriva genera enormi quantità di rabbia, che aumenta perché l’uomo non sa arginare la donna yang. Lei d’altra parte si rende conto che l’alterazione per tutte le qualità maschili aumenta, ma a quel punto non ci vuole più rinunciare. L’inversione dei ruoli non avviene in modo consapevole, infatti sia l’uomo che la donna si identificano nei ruoli canonici e si illudono di essere l’espressione del 44


proprio sesso biologico. Sul piano empirico la donna yang investe il ruolo maschile senza riconoscer visi nel senso che si identifica solo con ciò che della parte yang le piace di più e la soddisfa, rinnegando la parte meno desiderata; in questo modo può raggiungere alti livelli di gratificazione, ma non può sentire l’appagamento a livello profondo,semplicemente perché la sua carica primaria si è sviluppata solo parzialmente. Possiamo affermare con certezza che il modello femminile ibrido, cioè debole nei suoi principi, non può trovare la felicità. La donna yang, nonostante le apparenze, sul piano emotivo è dominata dalla figura di una bambina ferita e mai cresciuta, ciò segnala un passaggio mancato nel suo ruolo empirico, quindi ha sviluppato debito che si manifesta attraverso l’indicatore della rabbia. Mentre l’uomo yin, sopraffatto dal bambino emotivo, segnala il passaggio mancato con la paura. Per la legge della compensazione empirica gli opposti si attraggono per compensazione delle cariche mancanti a causa della debolezza delle cariche reciproche, ma si tratta di legami morbosi in cui ciascuno compensa l’energia che manca all’altro e i principi guida del proprio codice, quindi entrambi sentono lo stato di bisogno. La donna yang acquisisce i principi maschili come propri in mancanza di quelli del proprio codice. I ruoli alterati sono accumunati anche dalla paura, dall’inadeguatezza e dal senso di colpa. Gli indicatori sistemici che esprimono il dolore per la scissione dall’ordine sono: depressione, ansia, angoscia, panico, mancanza di autostima.

LA MATRICE DI ECCELLENZA: IL CODICE YIN 45


La domanda che mi sono subito posta, e che spesso mi viene rivolta quando sostengo la validità del percorso, è la seguente: ma è possibile, in una società che da decenni propone l’intercambiabilità dei ruoli, concepire una condizione femminile ideale? E se questa condizione esiste è possibile e legittimo sperare di poterla incarnare? La risposta a queste domande esistenziali nell’ordine empirico è la seguente: l’unico ruolo capace di aderire alla totalità del codice è la condizione della donna Yin integrata che costituisce l’unico stato di riferimento per l’ordine empirico. La donna yin integrata è il modello dello stato di eccellenza, che si distingue per l’assenza di debito empirico, unica condizione nella quale la natura femminile si può esprimere senza limiti personali, cioè secondo il codice yin e non secondo il debito acquisito. Concettualmente solo la donna integrata, si avvicina alla matrice di eccellenza e quindi allo stato di amore: tutte le donne con varie alterazioni non possono che accontentarsi di “surrogati emotivi” che poco hanno a che fare con l’amore. La donna yin integrata si distingue attraverso una carica primaria yin e una carica secondaria yang. La donna integrata si identifica con i principi guida che le consentono di accedere ai principi maschili o femminili, secondo le necessità del momento, senza sentire il bisogno di modificarli, sostituire o adeguare per aderire ai modelli proposti dalle mode di turno. Il moto principale che la caratterizza è la forza incondizionata che si manifesta come dedizione, spiritualità, fiducia, dolcezza, cura, accoglienza, arrendevolezza, vivacità, fragilità, ingenuità e purezza, in una parola “apertura”. 46


Si tratta di una forza impareggiabile, che le consente di accedere al “potere liquido”, sintomo di grande spazio al livello del cuore; l’unica forza, quella femminile, capace di superare quella yang. Ciò spiega perché, quando l’uomo integrato, l’unico in grado di riconoscerla, individua questa qualità in una donna, è disposto a mettersi in ginocchio davanti a lei per onorarla come il codice prevede, in quanto conferisce a lui pace e serenità. La donna integrata non chiede niente in cambio, ma si dona spontaneamente per il puro piacere di donarsi: si mette al servizio degli altri senza pensarci ed è felice di farlo, perché lei non ha bisogno di operare il processo di emancipazione sociale e culturale né ha bisogno di confrontarsi con altri per conoscere il proprio valore, in quanto è consapevole della sua capacità di essere “centro di gravità permanente” che attira poiché brilla di luce propria. Essere avvolgente e morbida (qualità che si manifesta anche nel fisico), aggirare gli ostacoli in modo diplomatico invece di essere diretta ed esplicita (azione che spesso dà adito ad equivoci),” scavare la roccia” dolcemente, sono doti che mostrano che la donna integrata dispone di uno stato emotivo che le permette di contenere il dolore, i contrasti, le incomprensioni e il coraggio che ha davanti alla morte. La morbidezza dell’anima, il sapersi piegare come un giunco senza spezzarsi (mentre la yang è rigida e inflessibile), la grazia e la fluidità con la quale si muove in ogni situazione, l’attenzione all’altro e la pacatezza, che potrebbero essere interpretate oggi come mancanza di forza o sconfitta, sono le sue caratteristiche più evidenti. Osservare il comportamento più morbido di altre donne, sicuramente meno alterate di me ,mi ha fatto sentire e desiderare profondamente di avvicinarmi allo stato 47


integrato, di bloccare il degrado empirico. E subito è scaturito il quesito: come si può? Come si fa? Sarebbe bello! E la risposta: ARRENDERSI. Che parola difficile per me! Lasciarsi andare, affidarsi al libero fluire, abbandonarsi, lasciare andare e trasformare ciò che non serve più, senza portare rancore e risentimento. Arrendevolezza significa soprattutto arrendersi ai propri limiti e a quelli dell’altro, significa permettersi e permettere all’altro di non essere sempre efficienti e di posticipare le proprie cose anche per concedersi del tempo; è proprio questa qualità che permette il “salto quantico” e la possibilità di acquisire la forza incondizionata. Ho provato a sperimentare flessibilità, duttilità, leggerezza, elasticità, flessibilità: qualche volta mi riesce, altre non completamente. Ho iniziato a interpretare il codice femminile iniziando dal corpo:ho eliminato i pantaloni nella vita quotidiana, ho sciolto i capelli che prima tenevo legati o sempre in piega per stare sempre in ordine, ho provato ad essere più delicata (diritto empirico ma anche obbligo femminile) tentando di abbandonare atteggiamenti arroganti e sfidanti. Abituata com’ero a pormi in atteggiamento di contestazione nei confronti di tutto ciò che andava diversamente da come l’avevo pensato e desiderato io, ho scoperto che ciò che mi viene dall’universo spontaneamente, senza tutto il mio “impegno” a rovinarmi la vita, è di qualità certamente superiore. Non nascondo ovviamente che ancora oggi quando si toccano tasti dolorosi che corrispondono a ferite non ancora cicatrizzate la risposta emotiva sproporzionata viene fuori. Di recente a causa dell’infermità di mia madre, ho riattivato un altro principio guida, l’azione di cura, qualità oggi svalutata dalle donne occidentali che hanno abdicato alle badanti. La donna integrata non la riserva solo alla prole, al marito, ai 48


genitori anziani, ma tutte le persone che ritiene bisognose, perché la cura è un dono, è slancio naturale, ma anche un’esigenza per salvaguardare il progetto empirico di protezione della prole. Per quanto riguarda l’accoglienza, altro principio femminile che si manifesta come disponibilità, dedizione, amorevolezza, e sotto l’aspetto fisico si manifesta durante l’amplesso quando raggiunge la sua massima apertura verso il partner, la donna yin è capace di accogliere un uomo non solo fisicamente, ma soprattutto a livello di cuore. Una dote femminile, forse la più difficile da raggiungere, è la compassione che è assenza totale di critica e giudizio: ci sto provando. Una cosa è certa:interpretando le proprie qualità yin la donna si sente al suo posto. La dote che permette alla donna integrata di lasciare al suo compagno il diritto di guida in ogni occasione è la fiducia cieca: la sicurezza di sottofondo che ha ricevuto dall’evoluzione della specie. Affidarsi senza controllare e approvare ciò che avviene; appoggiarsi al proprio compagno rinunciando ad appropriarsi del ruolo di guida che compete all’uomo. Ovviamente la capacità di affidarsi si mostra proprio in quelle situazioni difficili dove si evidenziano le responsabilità di guida. La fiducia verso il partner si esprime proprio quando la donna non approva le scelte del compagno, ma nonostante ciò lo sostiene con amore. Quando l’uomo incontra una donna capace di ciò gli affida la propria vita, perché percepisce che la propria vita affettiva è ciò che le interessa di più. Le attività che rinforzano l’Io, la carriera, il successo, il business, non interessano la donna integrata; ovviamente ciò non significa che non possa lavorare fuori casa o svolgere una professione, semplicemente lei non mette queste attività al primo posto nella sua vita. Onestamente oggi penso che in passato ho sprecato parte della mia vita per 49


raggiungere obiettivi che non potevano garantirmi né felicità né serenità, invece di sostenere chi viveva accanto a me.

IL CODICE YIN Il codice empirico, la matrice universale del proprio sesso biologico è la consegna più importante della vita, è il “patrimonio incommensurabile” che ciascuno acquisisce per il solo fatto di venire al mondo con un corpo sessuato al maschile o al femminile e che contiene “le qualità più appariscenti e virtuose” di ogni specie. Tutto ciò evidentemente non solo ha poco a che fare con le concezioni personali o sociali del maschile e del femminile, ma le proprie visioni errate assunte come “verità” conducono a mettere in atto azioni che infrangono l’ordine naturale delle cose; ora tutte le volte che si infrangono le leggi del proprio ordine empirico, si apre uno stato di debito e quindi di dolore. In questo momento storico la società massificante tende ad omogeneizzare ruoli e figure anche genitoriali, conosciamo le ultime news su “genitore 1 e 2”e allora ci si chiede: abbiamo delle possibilità per uscire dal degrado che stiamo vivendo e come? Per questo è importante conoscere la matrice di eccellenza del maschile e del femminile : la grammatica dell’essere ci permette di circoscrivere i moti esistenziali dell’uomo , quelli che fanno riferimento ad un ampio disegno che include non solo l’uomo, ma l’ordine universale empirico nel quale è inserito, con tutte le sue leggi che regolano tutto ciò che è, ma che non è sempre accessibile, perché segnano parametri oggettivi senza tempo che nascono dal sistema stesso. Scoprire, sperimentandole, le responsabilità che nascono dal semplice fatto di appartenere a un sesso biologico piuttosto che all’altro, è stato ciò che mi ha 50


colpito di più. Al contrario di quanto si possa pensare entrambi i sessi possiedono diritti e responsabilità diverse, insiti nella loro natura profonda. Esistono facoltà femminili e maschili precise che richiedono di essere posti in opera per il semplice fatto di essere uomini o donne e a prescindere dalle proprie opinioni personali e nel caso in cui tali facoltà non fossero espresse creerebbero un tale squilibrio che si manifesterebbe come stress, ansia, depressione. Alla base di ogni disagio emotivo, o psicologico, problema relazionale, o malattia, c’è un’infrazione dell’ordine empirico. Ogni uomo e ogni donna appartiene ad un codice empirico: il codice Yin detiene tutti i talenti femminili, il codice yang tutti quelli maschili; insieme ricoprono i bisogni dell’individuo e interpretano tutte le dinamiche vitali. Le due parti si compensano in un “dualismo dinamico” che costituisce l’unica legittimazione a esistere per i due sessi, conferendo loro la massima espressione solo all’interno di un rapporto d’amore. È solo nella coppia integrata che ciascun codice compensa le qualità empiriche dell’altro. Sia l’uomo che la donna sono entrambi “portatori sani” sia dell’energia yin, sia di quella yang, ma entrambi si distinguono sul piano energetico per una carica primaria diversa: ogni sesso possiede un’ampia gamma di principi primari che derivano dal proprio sesso di base e una parte di principi secondari del sesso opposto. Entrambi hanno un ruolo fondamentale, ma sono sempre quelli primari che conferiscono sicurezza, fiducia e stabilità emotiva.ogni azione umana utilizza la sinergia di entrambe le forze, per cui la presenza di una rende usufruibile anche quella dell’altra. La forza yin e quella yang sono inseparabili e si supportano l’un l’altra: una carica debole non può attingere alla 51


piena potenzialità dei principi dei principi attivi. Più una caria è compromessa, più il suo portatore è dissociato dal suo codice. I principi secondari garantiscono ai due sessi un sentire equiparato e in un soggetto sano rafforzano l’energia di base, mentre in un soggetto alterato prendono il sopravvento compromettendo i moti guida del proprio sesso biologico. La carica yin o yang viene acquisita nel grembo materno al momento del concepimento: quando un bambino//a nasce è portatore di una “matrice di eccellenza”, riceve con carica tutta la saggezza dell’universo. Durante la fase dell’attivazione, che avviene sempre durante l’infanzia e attraverso il genitore dello stesso sesso biologico, che diventa il modello di riferimento cui il figlio guarderà per diventare uomo e la figlia con la madre per diventare donna. Quando la qualità della carica è scarsa o insufficiente il bambino/a tenderà a rimanere nel ruolo del piccolo/a senza poter diventare adulto psicologicamente e successivamente accedere al ruolo empirico di madre e padre. L’impossibilità di radicarsi nel proprio sesso biologico a causa della carica genitoriale debole a causa di un debito empirico ingente o inevaso, lo predisporrà ad un ruolo alterato. La matrice s’inquina quando subentra la consegna familiare che attiva solo i principi sistemici previsti dal copione familiare, tralasciando tutti gli altri; in questo modo il contenuto disarmonico sovrasta la carica genuina del figlio e i valori alterati trasmessi sostituiscono la matrice di eccellenza. In questo modo il debito familiare si trasferisce dai genitori ai figli i quali assimilano proiezioni, gesti, visioni del mondo, secondo l’amore di cui i genitori sono capaci. Se la madre non riempie il ruolo yin e il padre quello yang e la qualità di amore trasmessa non è sufficiente, il figlio è orfano ai fini empirici; ciò avviene quando i 52


genitori sono portatori di un debito empirico ingente e non evaso che si ripercuote su tutti i soggetti coinvolti: le costellazioni familiari fanno evincere chiaramente le dinamiche. I modelli genitoriali e i valori da loro trasmessi alla prole costituiranno il punto di riferimento del sentire per tutta la vita plasmando la coscienza personale dell’individuo: da ciò dipenderà la percezione del bene e del male, del giusto e dell’ingiusto. In ogni caso per riscattare i valori della matrice di eccellenza di cui ciascuno è portatore, è necessario intraprendere il processo di “yanghizzazione” o “yinghizzazione”. Il percorso mi ha aiutata a sentire che ciò che chiamiamo “amore” è di fatto possesso, attaccamento, morbosità, ansia, preoccupazione esagerata, che poco ha a che fare con il sentimento autentico e allineato alla frequenza originaria. Per l’ordine ”amore” è “atto disinteressato di salvaguardia che madre e padre hanno per i propri figli”, funzionale a salvare la specie e che presuppone il fatto di accedere al ruolo della madre o del padre. Solo l’uomo yang integrato e la donna yin integrata,sono in grado di affrontare la vita senza infrangere sistematicamente le leggi dell’ordine. Solo risalendo ai propri buchi emotivi nascosti dalla coscienza personale e quindi trasformando il debito arretrato, è possibile accedere ad una qualità di amore sufficiente. L’ordine empirico sostiene chi si muove nel libero fluire in modo armonico attraverso diritti empirici insiti nel suo ruolo e questo sostegno dipende solo dalla qualità empirica del suo fare: ogni volta che l’operato è disarmonico il soggetto si allontana dal flusso sistemico. Intraprendere il percorso empirico aiuta a prendere consapevolezza del fatto che 53


appartenere alla tribù delle donne o al cerchio degli uomini conferisce sicurezza e fiducia già solo per il fatto di prendere atto delle qualità empiriche del proprio sesso. Ma ciò non è sufficiente: bisogna prendere atto sia del lato “luce” che del lato “ombra”; sono soprattutto queste ultime, infatti, le manifestazioni più espressive e intense , la ricchezza di ogni essere vivente funzionale alla sopravvivenza della specie. Eccessiva manifestazione di rabbia, colpa o paura sono indicatori sistemici che evidenziano l’eccessivo avvicinamento del singolo all’ombra. Mentre il maschile nel lato luce si manifesta come aggressività, violenza, crudeltà,aspetti predominanti dell’ombra yang; il femminile nel lato luce si manifesta come potere liquido e accoglienza, nel lato ombra con tristezza, paura, isterismo, cattiveria, perfidia. I modelli empirici di riferimento permettono di avvicinarsi o discostarsi dal libero fluire sia attraverso le azioni compiute che attraverso le omissioni; infatti ciò che non si compie in un determinato momento, ma che sarebbe giusto fare secondo la matrice di eccellenza, rivela la carica arretrata di ciascuno accumulando debito. Di ciò ci si accorge in quanto gli indicatori empirici aumentano impedendo di riscattare il debito accumulato. Le persone che non infrangono le leggi dell’ordine e che distinguono le responsabilità empiriche dai doveri auto-imposti, cioè la donna yin integrata e l’uomo yang integrato, possono sperimentare una realtà oggettiva piuttosto che soggettiva e accedere a un sentire sistemico; quindi costituiscono un modello di riferimento per l’ordine, perché dispongono di un sentire adeguato che permette loro di riconoscere i parametri armonici in maniera intuitiva e spontanea., rimanendo in contatto con il proprio codice, sia nella luce che nell’ombra. 54


Per raggiungere lo stato integrato oltre alla carica primaria ben piena e sviluppata, è necessario anche una carica secondaria forte e sana; anche questa è legata agli insegnamenti più o meno disarmonici e alla qualità di amore ricevuto durante l’infanzia. L’uomo integrato sa attingere dai suoi principi yin senza vergognarsi del proprio femminile( i capisaldi dell’ombra femminile sono la paura e la tristezza), sa amalgamare creatività, sensibilità, apertura, dolcezza, tenerezza, con la propria forza yang. Il principio di integrazione richiede di affrontare le qualità di luce e di ombra, ossia le virtù e i difetti. Per accedere allo stato empirico integrato, quello in cui la persona può esprimersi pienamente, è necessario acquisire sia la carica primaria che quella secondaria; diversamente, quando i principi guida del sesso opposto non sono integrati, il soggetto accede ad una carica parziale e incompleta. Mentre l’acquisizione dei principi primari avviene sempre attraverso il genitore dello stesso sesso, l’acquisizione dei principi secondari avviene sempre attraverso il genitore di sesso opposto. Quando la madre non è capace di passare una quantità di amore sufficiente per la propria prole si verificano due situazioni per eccesso o per difetto: troppo amore ossessiona il figlio che svilupperà un carattere invaso (la vittima rabbiosa invade sempre attraverso i propri comportamenti); troppo poco amore genera un eterno stato di bisogno che svilupperà una personalità abbandonata., in cui rimarrà intrappolato per molto tempo. In entrambi i casi si accumula debito che costituirà la base emotiva con la quale il figlio si approccerà all’amore per tutta la vita. Il figlio della donna yang, non ricevendo una quantità di amore sufficiente , 55


svilupperà un carattere abbandonato, ma sarà anche incapace di assimilare i propri principi femminili durante la sua vita. Il bambino può essere invaso anche da parte di madre finta yin che trasmette amore ansioso, o da madre finta yang per atteggiamenti rabbiosi. Il figlio invaso da madre yang sviluppa atteggiamenti remissivi e sottomessi, entrando nel ruolo di vittima, sviluppando un carattere abbandonato. La figlia, invece, subisce l’invasione da parte della madre e sperimenta l’abbandono del padre. Quando il figlio subisce l’invasione della madre, per la legge della compensazione, sperimenta l’abbandono del padre: ciò non riguarda l’amore, ma la carica aggressiva del genitore. Chi ha subito l’abbandono da parte del padre non sa decifrare l’amore yang e poiché non riconosce né autorità né ordine, si ribellerà o subirà tale energia per tutto il resto della vita. Nel caso in cui il figlio è invaso di padre e abbandonato (nel caso di padre-padrone) o di madre (donna sottomessa e consensiente), i ruoli si invertono: la figlia diventa finta yin quindi incapace di ribellarsi agli uomini e al padre; il filgio invece, tradito dal padre approderà al finto yang, si vendicherà con il padre e lo sfiderà fino all’ultimo. Anche la donna yin integrata oltre al potere liquido, ha bisogno di poter contare anche su un animus forte e sviluppato e sulla spinta aggressiva yang. Una yin sana invece, percepisce la rabbia solo in situazioni di reale minaccia o di profonda mancanza di rispetto nei suoi confronti. L’ombra è anche il polo di attrazione che poi determina la scelta dei partner che avviene sempre per affinità di debito: l’attrazione infatti avviene nella luce, mentre l’affinità è nell’ombra. L’ombra è la piattaforma principale dell’esistenza della donna yang: si mostra schietta e sincera (talenti yin), ma poi si rivela falsa e sleale; 56


poi mette in atto anche talento strategico e organizzativo, forza prevaricatrice (talenti yang), in questo modo perde le proprie facoltà di cuore, cioè i principi dell’essere yin. Sostituisce la propria fiducia con l’amarezza, non riconosce più l’amore come parte integrante di se stessa e questo le procura sofferenza. È mossa dall’unico desiderio di vendicarsi di tutte le ingiustizie che le sono state inflitte durante tutta la vita; nell’estrema fase della metamorfosi si trasforma in odio. Il codice comprende una parte “luce” che indica il principio più vicino ai moti vitali, e una parte “ombra”che indica ciò che conduce verso la morte o l’autodistruzione. Luce e ombra ai fini empirici si equivalgono, nel senso che costituiscono un obbligo. Sperimentare i propri moti d’ombra è la condizione indispensabile per raggiungere lo stato integrato. Secondo la legge dell’interezza ogni uomo o donna ha bisogno di esprimersi attraverso i principi yang o yin e solo verso l’età dell’integrazione può trovare la propria identità. I modelli non alterati sono gli unici capaci di accedere all’amore e quindi di entrare in relazioni autentiche e appaganti. Ciascun codice contiene sia le caratteristiche più spiccate del proprio sesso , che la parte ombra, le doti meno apprezzate, ritenute più vergognose, che insieme radicano la persona nel ruolo autentico di uomo o donna ai fini empirici, unico modello genuino, che definisce gli altri modelli come alterati. Oltre alle qualità del codice femminile, un diritto yin a tutti gli effetti sono le qualità ombra che richiedono di manifestarsi e di essere accettate, senza critica, giudizio, guardando quella parte per quello che è, e considerandola come lato integrante e indispensabile del proprio essere. Del resto integrare la propria ombra è un bisogno innato: ogni donna ha bisogno di saper accettare la propria ombra, non riconoscere la propria paura, rifiutare la tristezza, non ammettere la propria 57


cattiveria, significa accumulare debito; illudersi di essere solo buona, dolce comprensiva significa essere in uno stato di degrado elevato. Luce e ombra sono già prestabilite dal codice yin . anche la donna integrata ha bisogno della sua ombra , ha bisogno di riconoscersi nella propria fragilità e nella tristezza, nella tendenza a subire e ad entrare in dipendenza emotiva, la differenza con tutte le altre donne più o meno alterate è che la donna integrata non si perde nell’ombra. L’ombra si rafforza quando la metamorfosi empirica avanza e allora gli indicatori sistemici aumentano di peso, secondo la qualità del debito arretrato. Saper gestire l’ombra significa percepire il dolore , ma riuscire a trasformarlo senza doverlo rimuovere continuamente, ma rimanendoci dentro; significa fare in modo di vivere le proprie emozioni, anche quelle più forti, senza vittimismi e degenerazioni senza farsi risucchiare da essi. Ogni essere umano può scegliere il richiamo della luce o dell’ombra che, indipendentemente dalla consapevolezza della persona, predominerà. Ovviamente chi tende sempre verso l’ombra, aumenta il debito via via che progredisce nella metamorfosi empirica. Le dinamiche dell’ombra sono un diritto per ogni donna. La donna yiang rifiuta l’ombra yin e predilige l’ombra maschile. La principale dinamica dell’ombra è la paura, diritto e paradigma femminile per eccellenza, che a seconda del proprio ruolo alterato si manifesta come timore piuttosto che ansia, angoscia, instabilità emotiva: solo la donna integrata sa gestire e contenere la paura di non essere mai abbastanza, del dolore,di soccombere, di brillare, di ammettere le cose per ciò che sono. La donna yang invece nega la paura, che essendo l’obbligo più significativo di ogni donna, se rimossa aumenta il 58


proprio debito. Altro diritto femminile primario è la fragilità, condizione per essere accettata e riconosciuta come donna, essa evidenzia e distingue la genuinità della natura yin, ed è la condizione per attrarre un maschile sano, mentre la donna yang se ne vergogna. La tristezza è lo strumento per affrontare il dolore = debito. La donna integrata possiede uno spazio interiore in grado di accogliere tutto, sapendolo trasformare senza subirlo; cioè vuol dire che è abile ad aggirare ciò che invece potrebbe colpire la donna yang che avrebbe una reazione rabbiosa in quanto permalosa e suscettibile. La donna yang prende tutto sul personale sospettando mancanza di rispetto, offese, ingiurie inesistenti. La donna integrata, invece, è capace di contattare la propria rabbia senza manifestarla, rintanandosi nella tristezza o in se stessa, accogliendo il debito ed evadendolo e trasformandolo attraverso il proprio dolore. Altro diritto femminile è l’eccesso emotivo che si manifesta con iper-emotività, ripensamenti, isterismio, entusiasmo, cambiamenti: perfino la donna integrata interpreta la vita come secondo la tendenza emotiva del momento, leggendo la realtà a proprio piacimento e non secondo i fatti reali. La tendenza naturale della donna verso il meno si manifesta come mancanza di autostima, o senso di inadeguatezza, sudditanza o dipendenza affettiva. L’alterazione empirica si manifesta anche come mancanza di timidezza e di soggezione. In mancanza di adeguata gestione del debito , la mancanza si trasforma nel volersi perdere nell’altro. La donna yang evidenzia il suo debito rilevante quando non accetta la propria fragilità e tristezza. È diritto empirico anche la mancanza di chiarezza, perché la 59


donna incontra maggiori difficoltà nell’ambito concettuale e logico-matematico; la donna preferisce esprimersi in maniera più emotiva che analitica. Lei possiede una diversa comprensione della realtà empirica che interpreta liberamente: è capace da un singolo episodio di elaborare deduzioni che poco hanno a che fare con la realtà empirica,ciò ha a che fare col girare il film personale o distorcere completamente la realtà che lei concepisce come vera, creare la propria verità significa mancanza di aderenza alle proprie responsabilità empiriche. Altri diritti d’ombra quali a dipendenza affettiva, l’attaccamento morboso, la ricerca di fusione con il partner, gli atteggiamenti dolciastri e gli stati di co-dipendenza agency. Altra segnalazione del debito persistente è il senso di colpa che indica l’alterazione del ruolo empirico di non saper sostenere il ruolo di adulto a causa di mancanza di spazio interiore sufficiente per mantenere il dolore in una data situazione; esso si esprime attraverso imbarazzo, falso pudore e rispetto e l’unico modo per lasciarlo andare è l’autopunizione. Per evitare il senso di colpa si crea una visione personalizzata della realtà empirica Anche tutte le volte in cui, allo scopo di raggiungere vette ambiziose quali carriera, libertà, divertimento, la persona evita le dinamiche della coppia fissa, adoperando moti empirici dell’altro sesso senza rendersi conto di tale abuso, accumula debito. In occidente la donna sente il bisogno, come necessità personale, anche di affermarsi al di fuori del proprio nucleo affettivo, ma non si tratta di un bisogno sistemico, quindi è un atto di boicottaggio in mancanza del quale si sentirebbe esclusa e inadeguata dalla tribù femminile. La donna yin integrata si distingue dagli altri ruoli femminili, perché è l’unica che adopera come meccanismo preferito la forza della verità, rivelando il proprio 60


dispiacere, la propria tristezza e l’amarezza, esternando ciò che è con parole semplici e costringendo l’altro a prendersi le responsabilità per il dolore che ha procurato. In questo modo lo mette in contatto con la propria coscienza empirica e con la sua colpa. È un atto di forza che le permette di rivelare l’ingiustizia subita senza vergogna. Le donne non integrate, invece, preferiscono usare le classiche strategie: dalla proiezione, passando per rimozione e scissione, fino alla sublimazione, tutti atteggiamenti di difesa funzionali a nascondere le ferite emotive. La donna yin integrata è disarmante perché, quando esplicita il suo dolore non parla degli altri, non li accusa con atteggiamenti aggressivi, ma con calma e consapevolezza, con voce bassa e ferma, atteggiamento pieno di forza, riesce a comunicare il proprio dolore perché dispone di uno spazio interiore maggiore: ciò la rende capace di trasformare l’aggressività in comprensione e la pesantezza in leggerezza. Questo è, per il sistema, il modo migliore per far emergere il gioco nascosto. La donna yin integrata è capace di elaborare il dolore prima di esternarlo. La donna yin ha la capacità di bilanciare il dare che il prendere: l’amore,il moto principale nella vita di ogni essere umano, l’unico stato che consente di sentire ed esprimere pienezza e gioia di vivere, che costituisce la più grande ambizione umana. Ci si avvicina all’amore quando i moti armonici sono sintonia con l’ordine naturale, ci si distanzia quando sono disarmonici. L’amore è l’espressione naturale dell’ordine empirico e si manifesta come apertura, disponibilità e flessibilità e come equilibrio del dare e ricevere senza porre alcuna resistenza ai mutamenti naturali del libero fluire. Il flusso dell’amore è alla base alla base di tutto il sistema ed ha come unico 61


scopo la salvaguardia della specie che dura da milioni di anni. Poiché la manifestazione dell’amore è alla base di ogni moto universale , è evidente che poco ha a che fare con lo stato di euforia proprio dell’innamoramento o con lo stato di eccitazione come quello veicolato dai media. O con la concezione romanticosentimentale mielosa, ma è piuttosto la facoltà dell’anima, l’unica in grado di unificare i due opposti, lo yin e lo yang, in una cosa sola. Di solito si tende a considerare l’amore solo in chiave yin come dolcezza, amorevolezza e tenerezza, ma senza la forza yang mancherebbe di forza e di consistenza. La legittimazione empirica dell’amore maschile nell’ordine sistemico si manifesta e concretizza attraverso la tutela del nucleo familiare , attraverso l’ordine , la forza e la protezione che il buon padre di famiglia sa garantire alla sua prole, con fermezza, determinazione e amorevolezza, conferendo norme e regole. Ovviamente l’amore yang si estende anche oltre la famiglia in ogni contesto relazionale, lavorativo, sociale e civile in cui è richiesto quando un uomo è a capo di un gruppo di persone. Dove c’è ordine c’è amore, mentre l’assenza di ordine è anarchia e debolezza; infatti l’amore coincide con il principio della forza. Chi non accede all’amore yang non è in grado di amare né se stesso né nessun altro, perché il suo amore è debole e non può accedere ai principi attivi né riconoscerli nell’altro; questo si rivela attraverso l’incapacità di di rispettare le regole, di andare controcorrente e di contrastare l’autorità. Per avvertire un amore sano abbiamo bisogno di percepire, in ogni moto affettivo, sia la carica yang che si manifesta con forza e autorevolezza, sia la carica yin che si manifesta con morbidezza e accoglienza. Diversamente si entra in un rapporto di dipendenza, ossia ci si lega a qualcuno per sentirsi completi, ma la scelta è legata a 62


uno stato di bisogno. Ma come è possibile che il sentimento che chiamiamo amore sia reale e non fittizio o illusione e che si possa giungere ad una visione del mondo oggettiva? È la qualità percettiva di ciascuno a determinare l’attendibilità; di fatto però noi abbiamo appreso fin da bambini, dai nostri genitori che cos’è l’amore e come si manifesta. Essi, non disponendo di modelli sicuri e attendibili oggettivamente in quanto essi stessi non hanno avuto modelli “integrati” di riferimento. Il manuale di guida di tutto il nostro comportamento è quello dei codici yin e yang, gli unici che mostrano valori empirici utili a disporre di un piano sensoriale affidabile e sicuro. Nell’ordine armonico esiste una scala di valori che prescinde dall’opinione del singolo, e che contiene parametri oggettivi di ciò che è bene e male, giusto ingiusto, vero falso, senza giudizio o morale, ma che consentono, in ciascuna situazione, di distinguere senza esitare o commettere errori a fini empirici. In questa logica sistemica è evidente che non c’è niente di bene in assoluto o di male in assoluto: ciascuna cosa può essere una benedizione o una catastrofe. Ma come è possibile in un’analisi terapeutica risalire alla valenza empirica reale di una persona? Osservando il suo comportamento, a prescindere da ciò che la persona pensa di se stessa. L’agire di ciascuno di noi rispecchia sempre lo “stato di debito” che si manifesta nella nostra vita, perché il sistema riconosce solo ciò che il singolo mette in atto, ignorando le intenzioni che hanno dato il via all’agire. Il sistema si attiene a ciò che è: ogni azione compiuta costituisce una realtà empirica che comporta conseguenze dirette nella vita. Come pure ogni azione evitata, ogni infrazione, evidenzia una mancata responsabilità. 63


Il sistema non concede attenuanti o giustificazioni neppure se l’infrazione avviene per ragioni valide: non c’è giudizio né positivo né negativo, non esiste nessun motivo per per assolvere la persona dalle sue responsabilità. Questo perché ogni visione diversa da quella empirica, spingendo la persona a infrangere le dinamiche naturali e tracciando una visone errata del reale, la priva della possibilità di reagire in modo appropriato. Questo significa che chi si muove nel libero fluire è portatore di valori reali. Ma possiamo chiederci: esiste una realtà oggettiva? La risposta è affermativa: che si muove nel libero fluire è portatore di valori reali , di valori di fatto , quindi essere nel libero fluire significa sentire la corrispondenza tra la qualità dei valori personali e di quelli reali. Chi sperimenta la fluttuazione empirica da quel momento attira solo che può entrare in risonanza con le sue qualità, con i suoi parametri genuini, sperimentando situazioni di eccellenza: stabilisce relazioni affettive autentiche e non di dipendenza, stringe relazioni amicali e non di convenienza, stringe accordi di fatto e non di di opportunismo,; mentre che esce dal libero fluire perde questo sentire. In questo caso, l’incoerenza tra la sfera empirica e quella della propria verità, fa sì che la persona aumenti le sue probabilità di mettere in atto atteggiamenti disarmonici con conseguenze empiriche che alterano il proprio stato sensoriale, così non riconosce più il bene o il male come tali, ma è attratto da situazioni morbose che ritiene allettanti, rifiutando quelle armoniche che ritiene poco adatte. Questa deviazione porta a sviluppare moti emotivi alterati che dominano e quindi modificano il carattere dell’individuo. Di conseguenza, col tempo è costretto a mettere in atto azioni compensative per nascondere lo scostamento dall’ordine sviluppando resistenze che gli impediscono di 64


riconoscere la carica empirica in ogni situazione. In questo modo vedrà il mondo non per come è veramente, ma cercando conferme per le proprie visioni, cercando di tappare i buchi emotivi allo scopo di allontanare il dolore. L’ordine non conosce le emozioni: tristezza, rabbia, dolore,stato dall’erta, sfida, sono solo risposte emotive umane a una data carica. Se l’individuo è nel libero fluire allora in ogni situazione dimostra un comportamento adeguato ai fini empirici, diversamente, ogni volta che mette in atto comportamenti inadeguati, apre un debito nei propri confronti. Nel libero fluire esiste una realtà oggettiva data dalla carica empirica indipendentemente dal soggetto che la interpreta, questa carica varia solo in funzione dell’amore e si esprime attraverso strategie di apertura che esulano dall’uomo e si manifesta in natura attraverso la creazione , e in ogni avvenimento in un progetto di auto-perfezionamento. L’energia dell’amore viene rispecchiata da tutti gli eventi naturali compresi quelli che ad occhio umano portano alla distruzione (eventi naturali come terremoti, alluvioni) , inoltre anche la morte è parte integrante, anzi è il cardine della carica vitale. Solo l’essere umano può contrastare l’energia d’amore quando prevarica l’andamento empirico naturale: è il suo debito empirico che, manifestandosi attraverso, proiezioni disarmoniche, e percezioni alterate, gli impediscono di riconoscere l’amore e l’armonia che sono sempre presenti; il libero fluire è caratterizzato da un’energia e da una carica gioiosa allontanandosi dalla quale si avverte l’ assenza di amore e scompaiono aperture, amorevolezza, spontaneità, ottimismo, lasciando il posto a rabbia, paura, senso di colpa, parametri empirici che 65


provocano “l’anestesia emotiva” che congela le persone sul piano del sentire, impedendo loro di conoscere i valori empirici reali, esatti, che si manifestano in ogni incontro o avvenimento. Il risultato di ciò è che riesce difficile giungere ad emozioni autentiche e a percezioni senza esitazioni o dubbi e svelare il proprio mondo interiore: questo è il limite oggi più diffuso; si preferisce analizzare e comprendere le intenzioni degli altri piuttosto che mostrare autenticamente le proprie sensazioni ed emozioni e far trapelare le proprie percezioni mettendo in atto un processo inibitorio di tutte le sensazioni profonde e di tutte le manifestazioni d’amore. E ancora una volta il rischio è che sia la mente a prendere il sopravvento e ad impedire di percepire la carica empirica, compiendo deduzioni mentale ed evitando il processo esperienziale di aprirsi al mondo e agli altri, preferendo continuare a illudersi di sentire fidandosi delle proprie percezioni, rimanendo delusi ogni volta dopo aver costatato di essere stato ingannato da sensazioni sbagliate. Del resto le proprie sensazioni e percezioni sono l’unico strumento che l’uomo possiede per accedere alla vera natura di ogni situazione. Ma sappiamo bene quante volte il nostro sentire risulta ingannevole e ci porta a valutazioni errate che impediscono anche di continuare a fidarsi di se stessi e delle proprie capacità di scelta. Ciò si evidenzia in particolare nella vita affettiva: è proprio questo ambito della vita, il più importante, che richiede uno strumento preciso per affrontare il proprio bagaglio empirico, poiché tutti abbiamo sperimentato che ci innamoriamo e ci “incontriamo” con persone che hanno la stessa attrazione sistemica. Le esperienze e gli incontri nei vari seminari mi hanno permesso di provare ad ammorbidire e piegare la mente per affrontare gli effetti delle mie infrazioni 66


empiriche, per leggere la realtà invece di interpretarla solo razionalmente e smettere di essere senza bussola in mare aperto, sostituendo il sentire alterato privo di attendibilità con un sentire più autentico. Voler fare di testa propria tutta la vita mi ha portato ad un livello di sofferenza molto elevato, che ho negato a me stessa per molti anni. Prendere consapevolezza della superbia della mente e dell’ “arretrato empirico”che si è mostrato a me durante i seminari, sperimentare il vuoto interiore, il senso di inutilità e di inadeguatezza nelle varie situazioni post- seminari, mi ha consentito di raggiungere elevati livelli di consapevolezza e di attuare gradualmente nelle situazioni della vita quotidiana, quanto sperimentato sotto lo sguardo attento del magister , ascoltando la propria “voce guida” ossia la capacità di riconoscere ciò che è.

CONCLUSIONI Scegliere l’Accademia del sé ha significato acquisire chiavi di lettura della realtà empirica, ma soprattutto aumentare lo stato di "presenza", la possibilità di stare nel 67


“qui e ora”, di dare valore alla mia parte profonda ed di accedere a nuovi strumenti di auto-consapevolezza, di integrità psicofisica, di comunicazione empatica e di educazione emozionale. Attraverso la lettura dei testi del magister Michel Hardy ho approfondito le tematiche esistenziali e sono convinta che, a partire dalla sua elaborazione teorica, ma soprattutto sperimentando la pratica empirica, uomini e donne, insieme potranno dare il via ad una nuova antropologia capace di riabilitare la dimensione esistenziale dove il sentire, l’amore e il cuore riacquistano il rispetto e il valore che meritano. Attraverso l’approccio empirico ho iniziato a provare sensazioni ed emozioni che inedite, mi sono data il permesso di riconoscere le cose su un piano più profondo e autentico di quello mentale che mi aveva sì permesso di capire cose e situazioni, ma non mi aveva dato la certezza di averne consapevolezza. Sviluppare la capacità di riconoscere le cose sul piano del sentire ha significato per me iniziare a cercare di mettere ordine nella “soffitta” della mia vita dove avevo accumulato fatti, situazioni, ricordi alla rinfusa, senza rendermi conto che tutto ciò regolarmente si ripresentava nella mia esistenza attraverso le reazioni, spesso inconsulte e sproporzionate agli eventi, che attivavo ogni volta che qualcuno o qualcosa toccava il “tasto” doloroso corrispondente ad un problema interiore. Ciò che fino ad allora non ero in grado di afferrare, si rivelava sul piano sensoriale in modo sorprendente e poteva essere colto anche dalla mente. La comprensione del Sé, attraverso il fare, il diritto di sperimentare “ciò che è”, rappresentava per me la possibilità di accostarsi ai fatti di sempre in modo nuovo e, allo stesso tempo, acquisire uno strumento inedito per comprendere se stessi e 68


aiutare gli altri. Ringrazio il magister Michel Hardy per avermi guidato con amorevole cura verso la “luce” che ho avuto la possibilità di intravedere; ringrazio compagni e compagne di viaggio che mi hanno sostenuta e incoraggiata amorevolmente nei momenti di sconforto; ringrazio Cristina per avermi sopportata.

INDICE

INTRODUZIONE -

p.1

DAL PENSIERO DELLA DIFFERENZA SESSUALE AL PERCORSO EMPIRICO

p.4

CENNI STORICI SUI PRINCIPI YIN E YANG-

…………

L’ORDINE EMPIRICO E LA RESPONSABILITA’ PERSONALE

..p.10 ….p.20

LA CONSAPEVOLEZZA RAGGIUNTA ………

p.24

IDENTIKIT DI UNA FINTA YANG

p.29

LA METAMORFOSI EMPIRICA

p.37

LA MATRICE DI ECCELLENZA: IL CODICE YIN

p.47

CONCLUSIONI

p.

69


BIBLIOGRAFIA MICHEL HARDY, La grammatica dell’essere. Un approccio empirico.. Libera Università di studi psicologici empirici. MICHEL HARDY,Il debito empirico. Responsabilità e ordine. Libera Università di studi psicologici empirici MICHEL HARDY, Il copione personale e i ruoli empirici. Libera Università di studi psicologici empirici MICHEL HARDY, Le dinamiche di coppia. Libera Università di studi psicologici empirici. MICHEL HARDY, Il codice yin. Libera Università di studi psicologici empirici. LUCE IRIGARAY, Etica della differenza sessuale. Milano. Feltrinelli. 1975 AA.VV., Diotima. Il pensiero della differenza sessuale. Milano, La Tartaruga, 1987. 70


LIBRERIA DELLE DONNE DI MILANO, Non credere di avere dei diritti. Torino. Rosenberg & Sellier. 1987 AA.VV., Diotima. Mettere al mondo il mondo. Milano, La Tartaruga, 1990. LUCE IRIGARAY, Questo sesso che non è un sesso. Trad. it. di Luisa Muraro, Milano, Feltrinelli. 1990 AA.VV., Diotima. Il cielo stellato dentro di noi. Milano, La Tartaruga, 1992. SIGMUND FREUD, Saggio sulla femminilità. Torino. Boringhieri.

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