100% Fitness Mag - Giugno 2015

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GIUGNO 2015 Quando la cura fa cilecca di Vittorio Fabbrocini

Contrattura muscolare di Barbara Martino

Escursioni sensoriali di Nino Aversa LA MIA PENISOLA 100% FITNESS MAGAZINE - Anno IX • NUMERO 6 COPIA GRATUITA



INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

IL MASSAGGIO TAILANDESE l’arte del saper toccare Una tecnica antichissima che arreca un grande giovamento al nostro organismo, aiutandoci a recuperare energia, flessibilità, rilassamento e benessere. Il Massaggio Tailandese riunisce in se molteplici caratteristiche terapeutiche, del massaggio (manipolazione e stimolazione dei muscoli), della Chiropratica (manipolazioni delle parti ossee) e della digitopressione (pressioni profonde e costanti su specifici nervi, tendini e legamenti), agendo contemporaneamente anche sulle dieci principali vie energetiche del nostro organismo per spingerlo a recuperare e manifestare dal profondo le proprie naturali e vitali risorse di autocura. A differenza di quello che avviene con gli altri massaggi tradizionali, dopo aver ricevuto un Massaggio Tailandese, non ci si sente sedati, ma, al contrario, si avverte la sensazione di sentirsi potenziati, più sciolti, ripresi, e sono queste caratteristiche che lo rendono unico. Durante la sessione di massaggio l’operatrice, in maniera lenta, fluida e cadenzata, senza fretta, quasi a compiere un rito, si applica con delicata forza su muscoli, ossa, legamenti, giunture e tessuti connettivali, allungando, distendendo e manipolando l’intero sistema muscolo-scheletrico, aiutandosi con mani, pollici, gomiti, avambracci, ginocchia, piedi e utilizzando se stessa a mo’ di leva per praticare più di un centinaio di manovre di stretching, spingendosi fino al limite delle possibilità fisiche del soggetto trattato. Il Massaggio Tailandese è un’esperienza unica e diversa dove chi esegue il massaggio entra in profonda armonia con chi lo riceve, consentendogli di abbandonarsi nelle sue mani, ascoltare il proprio corpo e riscoprire il proprio stato di benessere psico-fisico.

DA OGGI ALLA SPA ULYSSE

BENEFICI del Massaggio Tailandese Migliora la postura: attraverso la trazione fluida e naturale, le articolazioni recuperano la normale elasticità, i muscoli e i tendini si rafforzano e migliorano la loro flessibilità e di conseguenza migliora l’equilibrio e viene corretto l’allineamento del corpo; Perfeziona le funzionalità del sistema nervoso, circolatorio e linfatico: le pressioni, gli allungamenti, smuovono il sistema linfatico e venoso, sollecitando il drenaggio naturale delle tossine e migliorando la circolazione e la ritenzione idrica. Induce uno stato di rilassamento e di benessere generale: lo scioglimento delle tensioni muscolari e la correzione dei movimenti articolari, rallentano la produzione di adrenalina riequilibrando il sistema neurovegetativo, migliorando la condizione di affaticamento fisico e mentale.

Per info e prenotazioni: Tel. 081.8073581 interno 2 www.spaulysse.it - info@spaulysse.it 100% FITNESS MAG • Giugno 2015

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LA MIA PENISOLA 100% FITNESS MAGAZINE Anno IX • NUMERO 06 ★ In copertina

Francesco Raimo Personal Wellness Coach Wellness Coaching Lifestyle

Periodico di attualità a diffusione gratuita Dep. Aut. Tribunale di Torre Annunziata del 09.06.2010

SOMMARIO

★ Direttore responsabile

Giuseppe Damiano ★ Editore

Giuseppe Manzi ★ Redazione Via Camaldoli, 18 - Vico Equense ★ Progetto Grafico

Maurizio Manzi Bingwa Art Factory maurizio@bingwa.it ★ Stampa

Grafica Cirillo Scafati (Sa) Contatti

Tel. 081.5341117 redazione@centopercentofitness.it

QUALITY PARTNERS

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Appunti

Quando la cura fa cilecca

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di Vittorio Fabbrocini

Gli esperti del mese

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In partenza la vendita dei farmaci da banco online

Alimentazione in estate Un decalogo per non sbagliare

di Giuseppe De Simone

di Francesca Maresca

Dall’acqua… tutto ha inizio

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di Angela Maria Flinio

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Contrattura muscolare

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di Barbara Martino

Io voglio camminare

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di Brigida Pinto

Strano ma vero!

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di Mariarosaria D'Esposito

Il mito e il sesso di Olga Paola Zagaroli


L'aforisma del mese:

Due cose ci salvano nella vita: AMARE e RIDERE. Se ne avete una va bene, se le avete tutte e due siete invincibili Tarun Tejpal

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Educare i bambini alle emozioni

Sfregio sulla carrozzeria dell’auto

Una femmena al BBQ!

di Carlo Alfaro

di Valerio Massimo Aiello

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Cibo e salute orale: gioie e dolori.

L’importanza delle domande

di Vittorio Milanese

di Ernesto Lupacchio

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Golden Milk

Il ciabattino e il banchiere

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di Mariateresa Caiafa

di Salvatore Spinelli

Escursioni sensoriali

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di Nino Aversa

Ritenzione idrica

Evitare i feedback negativi... è possibile!

di Nello Iaccarino

di Giusy Aversa

di Anna Maione

Hamburger Italiano di Imma Gargiulo

58 TA-Acqua Relax Sorrento




APP UNTI

GOJI O… NON GOJI?

Sarà moda, sarà desiderio del rimedio dell’eterna giovinezza ma è fuor di dubbio che le bacche di goji o ‘bacche del lupo’ ormai hanno conquistato l’esigente mercato italiano. Arrivano dalla Cina insieme alla loro ormai popolare fama di piccoli, incredibili tesori di proteine, lipidi (compresi gli omega 3 e gli omega 6), carboidrati, zuccheri, sodio, calcio, rame, ferro, fosforo, manganese, potassio, magnesio, zinco, cromo, fibre, vitamina C, vitamina E, carotene, amminoacidi, vitamina B1, luteina, germanio. L’arbusto è originario dell’Himalaya, del Nepal, della Mongolia. La varietà più preziosa è il “Xing Dal” che cresce in una zona incontaminata a forti sbazi di temperature, coltivata in modo artigianale senza l’uso di macchinari che le conferiscono quelle proprietà nutritive ormai conosciute in tutto il mondo. Utili e preziose per tutti, sportivi e ragazzi, anziani e donne, non devono comunque essere assunte in quantità esagerate. La giusta dose di consumo medio giornaliero è di circa 30 gr. circa per gli

adulti, dose che scende proporzionalmente nel caso di bambini, e persone con particolari patologie alle quali potrebbe anche esserne sconsigliata l’assunzione. A parte le dovute precauzioni le bacche, che si trovano in commercio essicate come l’uvetta, sono molto divertenti da utilizzare in cucina anche perché oltre a quel tipico colore rosso hanno un retrogusto leggermente asprigno che ben si adatta a qualsiasi pietanza, dallo yogurt all’insalata. La scienza ha confermato le inumerevoli proprietà benefiche delle bacche di goji che possono essere usate come supporto nel trattamento e nella prevenzione di alcune malattie, per esempio degli occhi e anche come giusto ausilio nella sfera sessuale. Gli esperti consigliano di utilizzare proprio le bacche perché i vari succhi derivati non assicurerebbero gli stessi risultati. Si avvicina la primavera e sarebbe divertente provare a coltivarle sul proprio balcone o terrazzo. Infatti basta qualche accorgimento e un po’ di pollice verde per avere a disposizione direttamente questi rigogliosi, spinosi e bellissimi arbusti.

Fonte: LIBEROGUSTO


Camminare scalzi a casa fa bene? Eccovi 6 motivi per cui stare a piedi nudi in casa migliora il nostro stato di salute, in particolare con l'afa estiva. Ve li elenchiamo di seguito: È più sano che tenersi le scarpe. Nonostante la maggior parte delle persone pensino che stare scalzi possa far ammalare, o quantomeno provocare infezioni ai piedi, in realtà anche tenere le scarpe ha i suoi rischi. Sembra infatti che nelle calzature si possano raggiungere la bellezza di più di 400 batteri, un'ottima ragione per togliersele il prima possibile. È un momento di relax. Stare con i piedi nudi aiuta sia la muscolatura che il sistema venoso a rilassarsi, per questo anche per i bambini piccoli è bene fa fare i primi passi in piena libertà. Le gambe si sgonfiano. Sembra proprio che camminare scalzi aiuti la circolazione venosa, e soprattutto il ritorno venoso, che è importante per far scorrere il sangue dai centri periferici verso il cuore. Per questo i gonfiori alle gambe si riducono notevolmente. È un modo per combattere lo stress. Camminare a piedi nudi riduce lo stress, grazie ad un naturale massaggio delle terminazioni nervose, di cui è dotata la pianta del piede. Aiuta la guarigione. Sembra che gli elettroni, quando si è in contatto con la terra, riescano ad attraversare il nostro corpo e a combattere i radicali liberi. È un rimedio naturale contro gli inestetismi. Molte problematiche di tipo estetico dei nostri piedi, come duroni o calli spesso possono essere attutiti grazie ad una bella camminata a piedi nudi. Portare sempre scarpe strette o con tacchi alti può provocare alla lunga tensioni e gonfiori, in questi casi mettersi a piedi nudi può essere davvero di grande aiuto.

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Nessun dorma, c'è la Luna Piena Sembra davvero curioso, ma è probabile che la luna influisca sul sonno umano anche quando lo stesso non la vede nè tanto meno sappia che sia in plenilunio. Uno studio condotto da un team di ricercatori dell'Università di Basilea, in Svizzera, guidato dal Dottor Christian Cajochen su 33 volontari i quali sono stati divisi inizialmente in due gruppi a seconda della loro età e successivamente sono state monitorate le loro attività neurali, il movimento dei loro occhi e le secrezioni ormonali. I risultati di tale ricerca mostrarono che in luna piena l'attività cerebrale relativa al sonno profondo subiva un calo pari al 30%, insieme ad un minore periodo di sonno (circa 20 minuti in meno) e una diminuzione della secrezione di melatonina, ormone prodotto dell'epifisi che regola gli stadi di veglia e di sonno. Secondo C. Cajochen queste sarebbero le basi scientifiche per dimostrare come la luna vada ad influire sull'uomo e non sarebbe scontato che la luna possa influire anche sul nostro comportamento, sulla nostra attività riproduttiva e sul nostro umore.

Il caffè ci "sveglia" sotto le coperte Temete il ripetersi di una brutta defaillance sotto le lenzuola? Provate a darvi la giusta carica con un bel caffè. Anzi, due. Pare infatti che il consumo di un paio di tazzine di caffè al giorno riesca quasi a dimezzare il rischio di disfunzione erettile. È quanto sostiene una ricerca dell’Università del Texas pubblicata sulla rivista Plos One. Dallo studio è emerso che chi consuma dagli 85 ai 170 milligrammi di caffeina al giorno, riduce del 42% il rischio di andare incontro a disfunzione erettile.


Gli ESPERTI di questo mese #CARDIOLOGO

#CHIROPRATICA

Prof. Dott. Vittorio Fabbrocini Cardiologo e Internista, è stato Libero Docente presso l’Università di Napoli, Primario ospedaliero e poi Cardiologo ambulatoriale a Napoli. Giornalista pubblicista, già Redattore scientifico de "IL MATTINO" di Napoli

Dott.ssa Barbara Martino

Laureata in chiropratica all’AngloEuropean College of Chiropractic in Bournemouth (Ingh.), membro dell’A.I.C. Tutti i giorni dalle 12.00 alle 16.00

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338.4086506 v.fabbrocini@alice.it

#FARMACISTA Dott. Giuseppe De Simone Laureato in Farmacia e Specializzato in Scienza e tecniche delle piante officinali presso l’Università Federico II di Napoli.

#FISIOTERAPISTA Dott.ssa Brigida Pinto Laurea in Fisioterapia e laurea magistrale in Scienze Riabilitative delle Professioni Sanitarie, entrambe conseguite presso l’Università “Federico II” di Napoli.

331.2668437 pintobrigida@gmail.com

335.5302988 #NATUROPATA #LOGOPEDISTA

Mariateresa Caiafa

Dott.ssa Mariarosaria D’Esposito Laureata in Logopedia presso l’Università Federico II di Napoli

Naturopata - Operatore del Benessere Specializzata in Massaggi Olistici, Riflessologia plantare, Fiori di Bach, Intolleranze Alimentari

Giovedì e Sabato dalle 9.00 alle 13.00

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#NUTRIZIONISTA

#ODONTOIATRA

Dott.ssa Francesca Maresca Laureata in Dietistica presso l’Università di Napoli Federico II.

Dott. Vittorio Milanese Laureato in Odontoiatria e protesi dentiaria presso l’Università di Napoli. Socio A.N.D.I.

Martedì - Giovedì dalle 15.00 alle 16.30

Martedì e Giovedì dalle 13.30 alle 15.00

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#OSTETRICA

#SESSUOLOGA

Dott.ssa Angela Maria Flinio Laureata in Ostetricia presso l'Università di Napoli Federico II. Libero Professionista

Dott.ssa Olga Paola Zagaroli

Sessuologa Lunedì e Giovedì dalle 15.30 alle 17.30

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angelaflinio@hotmail.it

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#NUTRIZIONISTA http://bit.ly/19ubheb

Dott.ssa Francesca Maresca Martedì e Giovedì dalle 15.00 alle 16.30

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Alimentazione in estate Un decalogo per non sbagliare Con l'arrivo dell'estate e delle vacanze, tra caldo e bisogno di staccare dalla routine quotidiana, la voglia di mettersi a cucinare diminuisce drammaticamente. Ma ricorrere a piatti pronti e precotti, affettati, pizze, focacce, formaggi e snack potrebbe rivelarsi una pessima idea e peggiorare tutti quei tipici fastidi e disturbi che l'estate porta con sè: caldo, ritenzione idrica, stanchezza, pressione bassa. Ecco allora un decalogo che può aiutare nella scelta di una dieta estiva che combini salute e praticità.

Abbondare di frutta e verdura, soprattutto cruda e preferibilmente prima dei pasti, che sono ottime anche come spuntini. Frutta e verdura sono alimenti "rinfrescanti" e ricchi di sostanze utili a contrastare la ritenzione idrica e i gonfiori e a sostenere l'organismo nella stagione calda: minerali (tra cui potassio e magnesio), vitamine (C, E, betacarotene ecc.) e naturalmente acqua di elevato valore biologico. Se poi siete patiti della tintarella, sappiate che sono proprio alcune di queste vitamine e altre sostanze contenute in frutta e verdura (betacarotene e altri carotenoidi come il licopene, vitamina C, vitamina E, selenio ecc.) sono i migliori alleati per l'abbronzatura e la protezione della pelle dagli effetti nocivi del sole. Cinque porzioni complessive di verdura e frutta al giorno, equivalenti a circa mezzo chilo, sono davvero il minimo; sette sono molto meglio.

Ridurre leggermente l'introito calorico quotidiano. In estate non abbiamo bisogno di assumere lo stesso numero di calorie dell'inverno, poichè il corpo non ha necessità di produrre calore per scaldarsi. Se proprio si deve sbagliare con le quantità, meglio quindi farlo per difetto.

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Limitare al massimo o addirittura evitare tutti quegli alimenti di difficile digeribilità, che impegnano eccessivamente l'apparato digerente e tutto l'organismo nel suo complesso, come i piatti "ricchi" e molto elaborati, le salse e i sughi, i fritti, i salumi, i cibi grassi.


Non rinunciare comunque al giusto apporto di proteine, privilegiando il pesce, le carni bianche (in primis, pollo e tacchino) e le uova, tutti alimenti a elevata digeribilità, che non appesantiscono l'organismo già impegnato a combattere l'afa estiva. Optare per più pasti leggeri durante la giornata, intervallati da (sani) spuntini. La tipica insalatona estiva, con tante verdure colorate, striscioline di pollo alla piastra o uova, con una patata lessa aggiunta o qualche fetta di pane integrale a parte, è un ottimo piatto unico, leggero e rapido da preparare. Bere molto, anche senza sete - a maggior ragione se l'età non è più verdissima - per compensare le perdite di liquidi che il caldo provoca e arginare anche gli abbassamenti di pressione, che in estate interessano soprattutto le donne. La disidratazione in estate è facile, specie se la permanenza al sole è prolungata. E basta comunque una riduzione del 2-3% del fabbisogno idrico perché il cervello, primo organo tra tutti, ne risenta, manifestando confusione, stanchezza, cali di concentrazione e memoria. Oltre all'acqua, sono perfette anche le tisane (non zuccherate) e i sempre ottimi centrifugati di frutta e/o verdura. Molti si limitano nel bere per paura di gonfiarsi. È un errore: non è l'acqua a provocare gonfiori, bensì il sale, che fa trattenere acqua nei tessuti.

Mangiare crudo tutto ciò che non necessita cottura e comunque privilegiare le cotture semplici e delicate (cottura al vapore, scottatura, cartoccio ecc.). Si tratta di una buona abitudine valida anche per l'inverno, a meno che non abbiate difficoltà di masticazione o che la cottura non sia richiesta da ricette particolari.

Condire con olio extravergine d'oliva, spremuto a freddo (ossia ottenuto unicamente con procedimenti meccanici: è scritto in etichetta).

Se con il caldo le gambe si gonfiano, diventano pesanti e danno fastidio o fanno addirittura male e se si soffre di ritenzione idrica, ridurre l'assunzione di sale. Non tanto - o non solo - quello utilizzato come condimento e per l'acqua di bollitura della pasta, ma soprattutto il sale "nascosto" in tanti alimenti apparentemente inoffensivi: tutti i prodotti da forno industriali, salati e persino dolci (pane, craker, grissini, pizze, fette biscottate, biscotti ecc.), i formaggi (compresa mozzarella e ricotta), gli affettati e gli insaccati vari (inclusa la bresaola), gli snack da aperitivo (salatini, olive, chips ecc.) e tutti i cibi in scatola.

Abolire o ridurre fortemente alcune bevande. Innanzitutto l'alcol, anche quello, solo in apparenza più "innocente", contenuto nella birra e nei cosiddetti ready to drink a base di frutta e rhum, vodka o altri superalcolici, di moda tra giovani e giovanissimi soprattutto d'estate. Alcune di queste bevande possono anche apportare un'apparente sensazione di refrigerio, ma l'alcol in realtà interferisce pesantemente con la capacità di regolazione della temperatura corporea, dilata i vasi sanguigni, aumenta la sudorazione, apporta calorie "vuote" e rallenta i processi digestivi. È preferibile limitare il consumo anche di bibite industriali, specie se gasate (cola, aranciata, ecc.): i loro effetti sulla diminuzione del senso di sete sono fittizi e temporanei. In più, a causa dello zucchero che contengono, apportano anche loro un'inutile e non irrilevante quota di calorie vuote.

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#CHIROPRATICA

Dott.ssa Barbara Martino

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Contrattura muscolare Un muscolo contratto è caratterizzato dall’aumento involontario e permanente del suo tono muscolare, che può durare dai 3 ai 10 giorni. Questa disfunzione produce un dolore non particolarmente intenso e genera una certa tensione nelle fasce muscolari, riducendone l’elasticità e limitando le attività quotidiane. La contrattura è una forma di difesa del muscolo che si scatena quando il tessuto muscolare è sollecitato oltre il suo limite di sopportazione fisiologico. Tra le lesioni muscolari acute questa è la meno debilitante

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poiché non causa alcuna rottura anatomica delle fibre. Ciò che accade è semplicemente un aumento involontario e permanente del loro tono. Le contratture muscolari sono molto diffuse tra chi pratica sport, sopratutto le discipline sportive che prevedono uno sforzo muscolare molto intenso e rapido come per esempio il baseball, il calcio, il calcetto, la corsa, il rugby, il salto e il sollevamento pesi. I gruppi muscolari più frequentemente colpiti sono: • Il polpaccio (gastrocnemio e soleo)

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• Il retro della coscia (bicipite femorale e altri flessori della gamba) • Area anteriore della coscia e dell’anca (quadricipite e sartorio) • Adduttori e gracile (interno coscia, soprattutto nei calciatori) • Parte posteriore del collo (muscolo trapezio) • Zona lombare e dorsale della schiena • Piedi, mani, braccia, addome e glutei, anche se quest’ultimo caso si confonde spesso con la sindrome del piriforme.


Cause Ci sono tante possibili cause di contratture muscolari e ognuna dipende dai fattori predisponenti, dalla parte del corpo in cui occorrono e dall’ambiente in cui sta lavorando il corpo. In generale, alcune situazioni possono favorire la comparsa di lesioni muscolari: • Riscaldamento inadeguato • Sforzo eccessivo • Movimenti veloci • Movimenti violenti • Postura scorretta • Postura scorretta e peso del feto per le donne in gravidanza • Mancata preparazione fisica. La disidratazione e la mancanza di magnesio e potassio può provoca contratture muscolari e crampi. Le cellule muscolari, infatti, richiedono molta acqua, glucosio, sodio, potassio, calcio e magnesio per consentire alle proteine all’interno di interagire e sviluppare una contrazione organizzata. La mancanza di questi elementi può irritare il muscolo e sviluppare una contrattura.

Contratture provocate da altre patologie Alcune contratture muscolari possono essere causate da patologie pre-esistenti come: • Aterosclerosi • Diabete • Anemia • Malattie renali • Problemi alla tiroide • Patologie del sistema nervoso • Sclerosi multipla • Lesioni del midollo spinale.

Sintomi Il sintomo principale è la sensazione che il muscolo si opponga all’allungamento rimanendo contratto. Il dolore nella zona colpita è modesto e diffuso lungo l'area muscolare interessata. L'ipertonia ossia rigidità, è percepita dall'atleta che spesso lamenta una mancanza di elasticità del muscolo durante i movimenti. La palpazione, evidenzia l'aumento involontario del tono muscolare e provoca dolore soprattutto in alcuni punti anche chiamati trigger point attivi. In base al muscolo colpito ci sono certi movimenti limitati e altri liberi, per esempio: • La contrattura al trapezio (tra il dorso e la spalla), causa dolore cervicale, limita la rotazione del collo dallo stesso lato e l’inclinazione laterale verso il lato opposto. • La contrattura al bicipite femorale dà dolore alla coscia, riduce il movimento in avanti del busto (come quando si mettono le calze nei piedi). • La contrattura al polpaccio limita il sollevamento della punta dei piedi (come nel salire le scale). • La contrattura al quadricipite limita il piegamento del ginocchio.

Trattamento Nel caso di contrattura muscolare, il riposo è la terapia più efficace. Qualora il dolore fosse considerevole, il medico potrebbe prescrivere antinfiammatori e miorilassanti per accelerare il processo di guarigione e rendere la tensione più sopportabile. Inoltre, può essere utile abbinare della ginnastica dolce per aiutare i muscoli a ritrovare il loro naturale allungamento. Si potranno quindi eseguire esercizi mirati di stretching, ma anche trattamenti con tecniche come trigger point therapy, post isometric relaxation technique e massaggi per sciogliere la contrazione così come l’uso di impacchi caldi. Anche il kinesio-taping potrà aiutare a una guarigione più veloce del muscolo. Negli episodi particolarmente intensi, si potrà associare anche qualche seduta di elettroterapia e ionoforesi. Sul fronte dei rimedi naturali, da assumere sempre sotto la guida di un esperto e ben consci delle possibili controindicazioni ed effetti collaterali, si consiglia di aggiungere nella propria alimentazione dei cibi antinfiammatori, quali lo zenzero o la curcuma. Inoltre, sulla zona interessata si può applicare la crema d’arnica, che ha un effetto sia antinfiammatorio sia utile per rilassare i muscoli. Per una migliore ed efficace guarigione è importante abbinare a questi metodi di cura trattamenti chiropratici al fine di riequilibrare l’assetto del corpo e della colonna vertebrale poiché il dolore spesso porta ad assumere atteggiamenti posturali sbagliati che possono essere la causa di complicazioni secondarie. ★

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#LOGOPEDISTA http://bit.ly/1c9PCsk

Dott.ssa Mariarosaria D’Esposito Giovedì e Sabato dalle 9.00 alle 13.00

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Strano ma vero! Sarebbero 21.000 le parole che ogni giorno sin da neonati dovremmo sentire, affinchè il vocabolario si possa sviluppare al meglio. Parte da questo presupposto l'insolita iniziativa di Angel Taveras, sindaco della città di Providence, un piccolo stato del New England: il progetto "Providence Talks" (febbraio 2014) ha lo scopo di valutare il linguaggio in rapporto alle diverse classi sociali, verificare cioè se esiste una connessione tra povertà linguaggio e di portafoglio ed intervenire attivamente per colmare il divario culturale. Le prime ricerche in tal senso risalgono al 1995. Un gruppo di psicologi dell'infanzia per circa 3 anni visitò per un'ora al giorno le case di alcuni bambini e registrò le loro occasionali e casuali conversazioni con i genitori. L'analisi di quasi 1500 ore di conversazione diede risultati sconcertanti. Le differenze sociali e di reddito erano alla base di una diversa competenza lessicale che si poteva sintetizzare in un numero: 30mila. Tante infatti le parole in più che, arrivati all'età di 3 anni, i bambini cresciti in famiglie culturalmente e socialmente più elevate, avevano ascoltato, appreso e memorizzato rispetto ai coetanei apparenti ad ambienti meno privilegiati. E non si trattava della cura o dell'accudimento più o meno amorevole, che risultava indipendente dalla classe sociale di appartenenza: l'analisi rigurdava unicamente il linguaggio. Lo studio evidenziava come genitori meno abbienti parlassero meno in casa, forse perchè stanchi, infiacchiti da doppi turni o lavori notturni o forse semplicemente perchè nessuno gli avesse mai detto quanto possa essere importante. Dalle registrazioni emergeva inoltre che famiglie socialmente più elevate mostravano più attenzione al linguaggio, più ricco di aggettivi e verbi al congiuntivo. Al contrario l'interazione linguistica genitori-figli nelle famiglie meno agiate risultava più sintetica ed a cattere per lo più disciplinare ed imperativo. La disuguaglianza culturare sembrava poi accompagnare le famiglie e gli individui nelle successive generazioni, si evidenziava sui banchi di scuola e potenzialmente nella futura vita lavorativa. Nel 2012 l'ex sindaco di New York, Bloomberg indisse un concorso per i comuni: chi avesse proposto una strategia nuova per combattere l'emergenza "degrado sociale ed economico", si sarebbe acca-

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parrato i 5milioni di dollari in palio. Taveras partecipò e vinse, presentando un programma per risolvere la povertà lessicale che, a partire dalla prima infanzia, condanna per la vita i figli dei più disagiati. Providence è una cittadina difficile da tanti punti di vista, devastata dalla povertà e dalla cattiva amministrazione e governata fin a quel momento da personaggi quanto meno discutibili. Taveres eredita la carica di sindaco da Vincent "Buddy" Cianci al suo sesto mandato, nonostante una condanna a 5 anni di reclusione per estorsione e violenze (aveva bruciato con una sigaretta le palpebre dell'amante della moglie). Con in tasca i 5 milioni di dollari, Providence ed il suo nuovo sindaco riescono a dare finalmente il via ad un programma di stimolazione linguistica. Si chiama L.E.N.A., acronimo di "Language Environment Analysis", e continua ancora oggi, nonostante la poltrona di sindaco sia di nuovo occupata dal boss Buddy Cenci. Coinvolge un numero crescente di famiglie; si stima oltre 2000 nel 2016. Sin da piccolissimi i bambini più disagiati della comunità indossano un microregistratore (il L.E.N.A.,appunto!) che viene raccolto e sbobinato da esperti con cadenza settimanale. I risultati dell'analisi, poi discussi con i familiari, evidenziano come le conversazioni siano scarne. I genitori ricevono indicazioni al fine di aumentare le occasioni e la qualità dei dialoghi, spegnere la TV, potenziare la lettura e cantare con i propri figli. Gli esperi incoraggiano ad utilizzare frasi più ricche, a sostituire lo sbrigativo "Dormi" con un'espressione più articolata "È tardi! Bisogna riposare. Ti accompagno a letto e ti rimbocco le coperte.". Il bambino sarà sicuramente troppo piccolo per capire il significato delle singole parole, ma giorno dopo giorno le depositerà nella sua memoria e saranno i pilastri del suo vocabolario, che conterà ben 30mila parole in più. Non è detto che diventi ricco, ma almeno avrà la capacità di spiegarene, in maniera lessicalmente impeccabile, il perchè. È ancora troppo presto per valutare i risultati del Providence Talks, ci vorrà ancora qualche anno. Nel frattempo, cari genitori, parliamo, parliamo parliamo!!! ★



#CARDIOLOGO

Professor Dottor Vittorio Fabbrocini

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Quando la cura fa cilecca Molte gravi complicanze nel campo cardiologico si verificano perchè i pazienti non sempre rispettano la terapia

altrettanto vero che la cura sia praticata come è prescritta. Nessun farmaco è efficace se il paziente non lo assume. Invece oggi dobbiamo registrare purtroppo, specie nel campo cardiologico, che molti insuccessi si verificano perchè non v'è stato un regolare trattamento farmacologico.

La mancata aderenza Chi ricorre al medico per una malattia ha un solo interesse quello di guarire. Ne segue un immediato intervento, che ha come protagonisti il medico, la cura e lo stesso paziente. Il medico generico o specialista di regola prende sotto la sua osservazione il soggetto ammalato, servendosi di un primo esame a voce per venire a conoscenza della vita abituale e intima, le malattie che ha avuto sin dall'infanzia, i disturbi pregressi e recenti. Poi con l'effettuare una visita, esaminando i diversi organi ed infine praticando o prescrivendo tutte le indagini opportune. A tutto ciò segue poi la formulazione della diagnosi e la prescrizione della terapia.

Si parla in questi casi di mancata aderenza alla cura. Consiste nel non attenersi al tipo di farmaco prescritto dal medico, somministrato in ore diverse da quelle previste dalla terapia, saltato per giorni la sua somministrazione, sino a sostituire farmaci con altri senza il parere del medico. Per i medicinali consigliati dal Cardiologo ve ne sono diversi che non possono essere sospesi neppure per una giornata o per giorni, attuando delle vere e proprie vacanze terapeutiche. Ciò può determinare gravi peggioramenti sia nelle forme croniche che in quelle temporanee. La mancata aderenza alla cura si verifica in particolar modo per quelle patologie come l'Ipertensione arteriosa e l'Ipercolesterolemia, che non danno una sintomatologia evidente.

La cura

I casi nel mondo

La cura intensa o leggera dipende dalla gravità o meno della malattia. Si tratta quasi sempre di farmaci e stili di vita da prendere o attuare nei giorni o mesi seguenti. E anche questo tempo, dopo quello descritto per il Medico ha una sua notevole importanza, in quanto se è vero che la guarigione dipende dalla formulazione della Diagnosi e dalla Terapia, è

L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha descritto la mancata aderenza alla terapia come un problema di grande rilevanza. Causerebbe 194.500 morti l'anno in Europa, con una stima di costi di 125 miliardi di Euro l'anno in Europa e 300 miliardi di dollari l'anno negli Stati Uniti. I fattori che favoriscono o meno una buona aderenza alla cura

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#CARDIOLOGO

riguardano l'età, il sesso e la condizione socio-economica. Per i farmaci cardiovascolari è stato rilevato che esiste una minore disponibilità per una buona cura da parte delle persone con età superiore ai 70 anni e inferiore ai 50 anni, mentre è abbastanza buona per i pazienti di mezza età (50-69 anni). Così l'aderenza è più bassa nelle donne, nelle persone con redditi più bassi, nei pazienti con più processi morbosi e con un maggior numero di prescrizioni.

Cosa fare Da quanto abbiamo riferito in precedenza tutto ciò ha creato da anni nel mondo medico un certo allarmismo per gli insuccessi che possono verificarsi da un mancato adattamento alle cure. Specie nel campo cardiologico questo problema è particolarmente sentito, tanto che alcune Società Cardiologiche ne hanno fatto un loro programma di divulgazione. Così la Società Italiana per la Prevenzione Cardiovascolare (SIPREC), ne ha discusso a Napoli nel marzo scorso. Molti sono i possibili interventi proposti per migliorare l'aderenza alla terapia.

Il follow-up domiciliare Nel Centro per la Cura dell'Ipertensione Arteriosa dell'Università Federico II di Napoli è stato realizzato un modello assistenziale per il follow-up domiciliare dei pazienti, definito Progetto Campania Salute. Si tratta di una vasta rete informatica che comprende Ospedali, Ambulatori Territoriali Specialistici e Medici di Medicina Generale della Regione Campania. Il soggetto iperteso mediante l'impiego

a casa del normale apparecchio semiautomatico per la misurazione della pressione e dell'uso del telefono cellulare invia con un SMS i dati pressori al Centro di Controllo. Quì vengono memorizzati tutti i dati ricevuti in una cartella personale elettronica e valutati i dati di volta in volta. Infine se necessario v'è una risposta da parte del Centro con eventuali consigli, il tutto in perfetto coordinamento con il medico curante. Il sistema realizzato cinque anni fa si è dimostrato particolarmente efficace nel migliorare l'aderenza alla cura e ha consentito di raggiungere obiettivi terapeutici molto importanti. Il 97 % dei pazienti ha accettato di utilizzarlo e di questi il 92 % ha inviato messaggi regolarmente.

"Segui la terapia" Di tipo diverso, ma sempre con l'intento di migliorare l'aderenza alla cura specie per gli anziani, nei giorni scorsi è stato presentato al Ministero della Salute il progetto "Segui la terapia" a cui partecipano medici e farmacisti, su iniziativa di Cinzia Falasco, AD della Società farmaceutica Mylan. Si tratta sempre di un Sistema informatizzato che consente ai farmacisti aderenti al progetto di telefonare ai pazienti per ricordare di prendere i farmaci prescritti e quando stanno per finire di andare a prenderli in Farmacia. Come si vede il mondo scientifico si sta muovendo in modo pratico e efficiente per ridurre gli effetti sulla salute individuale ed anche economici per il Paese di una grave anomalia terapeutica fino ad oggi sottovalutata. ★

Trasforma il tuo corpo e raggiungi il tuo obiettivo con il programma LEVEL 10 CHALLENGE Quali sono i tuoi obiettivi? • Sentirti a tuo agio in spiaggia o davanti a una macchina fotografica? • Indossare un vestito che da tanto tempo non indossi? • Correre per 5 km senza fermarti? Qualunque sia il tuo obiettivo o il tuo punto di partenza, Francesco, il tuo Personal Wellness Coach, ti aiuterà a trovare la soluzione piu adatta alle tue esigenze.

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Francesco Raimo Personal Wellness Coach

Info: Tel. 3475991664 E-Mail: francescoraimo@alice.it



#FARMACISTA

Dott. Giuseppe De Simone

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In partenza la vendita dei farmaci da banco online Parte fra poco la vendita libera dei farmaci da banco online, ossia i farmaci che non richiedono la presentazione della ricetta medica. Per effetto, infatti, della direttiva europea 2011/62/UE sui medicinali ad uso umano, a partire dal prossimo 1 luglio le farmacie italiane potranno vendere anche online i farmaci che non richiedono l’obbligo della prescrizione medica. l' elenco ovviamente interessa molte patologie e si va dagli antidolorifici come l’aspirina agli antifebbrili come la tachipirina. Ma anche prodotti per la circolazione venosa, per le ustioni, allergie e ustioni. Le farmacie potranno vendere online attraverso siti contrassegnati da un ‘bollino di qualità‘. Questo bollino è una sorta di riconoscimento dato dal ministero della Salute come garanzia dei cittadini, per assicurare loro la massima sicurezza sul prodotto fornito. Lo scopo è quello di arginare la possibilità che a vendere siano siti illegali. E' infatti recentemente emerso che in 7 casi su 10 questi siti online, ad oggi per nulla regolamentati, vendono farmaci contraffatti che possono risultare molto pericolosi per la salute

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di tutti noi. Per questo motivo il ministero della salute ha stabilito che i siti di vendita online dovranno essere autorizzati e per distinguerli da quelli illegali saranno caratterizzati dalla presenza di un apposito logo che permetterà di identificarli. Inoltre per rendere ancora più sicura la vendita on line dei farmaci da banco, l' Agenzia Italiana del Farmaco monitorerà con attenzione tutte le transazioni, cosicchè il cittadino sarà più sicuro e potrà contare su una praticità mai sperimentata nel

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soddisfare il suo bisogno di farmaci senza obbligo di prescrizione medica, se non vuole oppure non può recarsi nella farmacia sotto casa. Ancora un altro passo in avanti della farmacia italiana. ★



#OSTETRICA

Dott.ssa Angela Maria Flinio angelaflinio@hotmail.it

339.1937664

Dall’acqua… tutto ha inizio L’acqua si sa è amica dei bimbi, in essa i bambini si sentono liberi di muoversi ed esprimersi e questo vale anche per i piccolissimi che hanno una spiccata propensione al movimento in acqua, reminiscenza della vita intrauterina. L’ambiente acquatico richiama nel neonato il ricordo del vissuto nell’utero materno per cui quanto prima entra in acqua tanto più sarà “acquatico” e avrà dimestichezza con immersioni, giochi e movimento in acqua. Il bambino può entrare in acqua poco tempo dopo la nascita (praticamente dopo la caduta del cordone ombelicale), purchè le condizioni dell’acqua lo consentano, abbiamo bisogno essenzialmente di una temperatura tra i 32-34°C, buone condizioni igieniche interne ed esterne alla vasca, un ambiente non troppo caotico e la presenza di propri “simili” e dei genitori, tutto ciò basterà al neonato per sentirsi tranquillo e libero di “nuotare” e rilassarsi. L’uso dell’acqua sin da piccolissimi ha numerosi aspetti positivi primo fra tutti e menzionato poc’anzi è il ricordo rievocato dall’acqua calda dell’utero materno, non meno importante è il clima festoso e di gioco che si crea in vasca, dove il bambino si apre totalmente al divertimento e alla condivisione con i propri “simili” ed inoltre la presenza del genitore/i da un lato è fondamentale perché rassicura il bambino (nei più piccoli è essenziale che i genitori ricerchino il contatto fisico e visivo) dall’altro consente di rafforzare o in alcuni casi creare, qualora non ci sia stato prima, quel magico legame affettivo detto bonding, che nasce in gravidanza e si sviluppa attraverso un ventaglio di comportamenti e gesti, dopo la nascita. L’ambiente acquatico diviene intimo per genitori e figli ed in generale quindi migliora i rapporti interpersonali consentendo anche ai genitori di ritagliare “un tempo" al di fuori della routine giornaliera per il proprio cucciolo in cui possono ascoltarlo e capirlo e a loro volta godere dei benefici dell’acqua e del confronto con altri genitori. L’acqua inoltre “nutre” il cervello, è l’elemento di sussidio per eccellenza per lo sviluppo psicomotorio ed educativo del bambino, l’esperienza motoria in acqua è completa, il bambino può allenare con facilità tutti

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i piani del corpo con un minor dispendio energetico ed attraverso il gioco. Dal punto di vista psicomotorio l’acqua è una risorsa terapeutica sia perché facilita il movimento, la crescita e “l’allenamento” armonico delle varie parti del corpo in particolare consente un maggiore sviluppo di cuore, polmoni e muscoli, sia perché rilassa ed acuisce quindi la percezione di stimoli e sensazioni ed infine rafforza il sistema immunitario. In acqua i bambini scoprono un mondo nuovo, ma hanno comunque dei loro tempi, prima scendono in acqua e più agili e sciolti saranno nei movimenti. Soprattutto in relazione ai corsi in piscina di acquaticità è importante che i genitori non abbiano eccessive pretese. L’approccio all’acqua deve essere graduale e naturale e i corsi di acquamotricità non sono dei corsi di nuoto, il bambino o i genitori non verranno ISTRUITI, ma solo aiutati attraverso dei consigli e delle tecniche a continuare o recuperare la familiarità con l’elemento liquido, che ci appartiene dal concepimento. Il bambino in questi “non corsi” recupererà gradualmente delle competenze innate che gli consentiranno spontaneamente di nuotare ed immergersi, dalla nascita fino ai sei mesi i neonati riescono ad immergersi con più facilità perché bloccano naturalmente la respirazione, in seguito bisognerà maggiormente “lavorare” su quest’aspetto, ma ugualmente godrà dei benefici dell’acqua. Concludo dicendo che l’approccio all’acqua andrebbe proposto quanto prima ai bambini senza riserve in quanto, come ampiamente detto, numerosi sono i benefici di cui il bambino godrà per tutta la vita. ★



#FISIOTERAPISTA

Dott.ssa Brigida Pinto pintobrigida@gmail.com

331.2668437

Io voglio camminare

“Ognuno di noi ha la sua strada da fare prendi un respiro ma poi tu non smettere di camminare..” Il cammino è una funzione che, neuromeccanicamente, può essere definita come la successione di movimenti ritmici alternati degli arti inferiori, del bacino, del tronco, degli arti superiori e del capo che, determinando uno spostamento in avanti del centro di gravità, producono, attraverso una serie di rotazioni e traslazioni di tutti i segmenti articolari interessati, la progressione del corpo in avanti. Non esiste volontarietà nel cammino se non nel suo avvio, nelle variazioni di percorso e nella decisione di arrestarsi: tutti i movimenti, cioè, avvengono in maniera automatica secondo un programma ontogenetico che inizia ad essere sviluppato ad un anno di vita e va perfezionandosi fino ai tre anni. Esiste tuttavia un fenomeno di ridondanza, presente a livello cinematico e muscolare, che realizza schemi di movimento e di reclutamento muscolare differenti a seconda delle necessità fisiologiche del proprio particolare cammino o di quelle patologiche allo scopo di compensare eventuali deficit. Per ciclo del cammino (o passo) si intendono tutti i movimenti eseguiti tra l’appoggio di un tallone ed il successivo appoggio dello stesso tallone (scelto come riferimento perché momento più visibile e facilmente individuabile) : ogni passo si distingue di due fasi, descritte in letteratura dagli studi di Jacquelin Perry e denominati fase di stance e fase di swing. Durante il cammino, una gamba serve come supporto

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mentre l’altra avanza in un nuovo sito di supporto, poi le gambe invertono i ruoli e la gamba che era stabile diventa mobile, mentre la gamba mobile diventa stabile. Grossolanamente possiamo dire che la fase d’appoggio occupa il 60% della ciclo del passo, mentre il 40% è costituito dalla fase d’oscillazione, dipartiti in un 10% per il doppio appoggio iniziale, 40% per il supporto di una singola gamba, 10% per il doppio appoggio finale. Questi tempi variano secondo la persona e la velocità con cui cammina. La distribuzione del peso è il compito più impegnativo del ciclo del passo: la sfida costa nel trasportare il peso sopra la gamba che ha appena finito l’oscillazione in avanti ed ha un allineamento instabile. Durante il cammino, il corpo è funzionalmente diviso in due unità. La prima è il passeggero, la seconda il locomotore, sebbene in entrambe ci siano movimenti e azioni muscolari, l’intensità del lavoro e del coinvolgimento nel cammino sono differenti. Il passeggero, che è costituito dal tronco, la testa e le braccia, riduce al minimo il suo coinvolgimento nella funzione diventando, appunto un passeggero, virtualmente responsabile soltanto del suo allineamento sul sistema locomotore: Elftman lo chiama H.A.T. (Head, Arms, Trunk) per enfatizzare il concetto che questa unita sta sopra al sistema proprio come un cappello. Il centro di gravità di questa struttura si trova appena davanti alla decima vertebra toracica. Le due gambe e il bacino invece formano il sistema locomotore, anatomicamente più complesso. Esso consiste di numerose articolazioni: dalla lombosacrale alle anche, ginocchia e caviglie, l’articolazione subtalare, le metarsofalangee; segmenti ossei: bacino coscia, gamba, piede e dita che servono da leve e per ogni arto muscoli, ben 57 che ne controllano il movimento. Il bacino, In particolare, funge da ponte tra le gambe e unisce il tronco con le anche. L’apparato locomotore supporta quattro funzioni principali: • Genera la forza propulsiva • Mantiene la stabilità nonostante i cambiamenti della postura. • Minimizza gli urti dell’impatto col suolo • Conserva l’energia riducendo la richiesta dello sforzo muscolare. L’adempimento di queste funzioni dipende da schemi motori distinti, che s’intersecano nei tre piani dello spazio, ciascuno dei quali rappresenta una serie com-



#FISIOTERAPISTA

plessa di relazioni tra la massa del corpo e gli arti. Camminare su un terreno accidentato, salire, scendere, cambiare direzione, correre, ballare, praticare uno sport, sono tutte attività che hanno bisogno di un certo impegno, ma sebbene siamo diverse le richieste tutte hanno in comune un modello funzionale di base che è progredire in avanti su un terreno pianeggiante. Ma camminare non è solo neurofisiologia. Camminare significa possibilità di affermare se stessi (“vado a fare..”), di dimostrare affetto (“ti corro incontro”) o disappunto (“mi alzo e me ne vado”), di garantirsi una propria autonomia (“scappo a lavoro”): camminare significa essere liberi. E lo sa bene R… superdonna sempre di corsa, attiva e indipendente che da un giorno all’altro si è trovata “imprigionata” nel suo corpo. Io l’ho conosciuta in lacrime, ricordo il suo viso e l’unica frase che mi disse quel giorno di un anno fa: “Io voglio camminare, tu mi devi far camminare..” La mia risposta, cruda e secca, come faccio sempre, rasentando l’antipatia, per testare la volontà dei miei pazienti fu: “Io non devo fare proprio niente, tu devi camminare, se vuoi..”.

Usciva da un delicato intervento al cervello, con asportazione di parte della calotta cranica, cui era seguito un periodo di coma ed una vistosa emiparesi sinistra, ossia una compromissione motoria, sensitiva e propriocettiva sullo stesso emilato corporeo sia dell’arto inferiore che superiore (sul quale si era sovrapposta anche una lussazione alla spalla per uno spostamento incauto dalla barella al lettino), dopo un ricovero in clinica riabilitativa durato sei mesi, era tornata a casa, ma non era per niente soddisfatta delle autonomie raggiunte; le avevano detto che doveva rassegnarsi, perché “dopo i sei mesi non si recupera più nulla”.. ma lei sentiva che sarebbe riuscita ad ottenere qualcosa in più.. Deambulava con un tutore al piede e un bastone e con una persona rigorosamente davanti, usava gli arti inferiori come due pilastri rigidi, non controllava il tronco e non ripartiva il carico, guai a pensare di farla sedere a terra o farla lavorare carponi: qualsiasi perturbazione poteva destabilizzarla e farla cadere.. Come al solito mi soffermai, prima di iniziare, sul mio ragionamento clinico, deducendo che.. (continua..)





#SESSUOLOGA http://bit.ly/1euymof

Dott.ssa Olga Paola Zagaroli Lunedì e Giovedì dalle 15,30 alle 17,30

335.8709595

Il mito e il sesso Nel Convito di Platone, Socrate narra la nascita di Eros: “In occasione della nascita di Afrodite gli dei fecero un banchetto e, come costume nelle feste venne a mendicare Penia. Quando Poros ebbro di nettare, entrò nel giardino di Zeus e, appesantito, si pose a dormire, Penia si stese al suo fianco e divenne gravida di Eros.” Eros dunque nasce dalla madre Penia, il cui significato è mancanza, povertà e questo ci rende edotti sul fatto che il fondamento di ogni esperienza amorosa è la mancanza e l’assenza dell’altro. È interessante osservare che sia dal punto di vista del mito greco, che vuole che Zeus tagliò in due l’androgino che nella sua forma originaria aveva due teste, quattro braccia, quattro mani e quattro gambe, separando così l’uomo dalla donna, sia dal punto di vista della psicologia del profondo che vede nella separazione del bambino dalla madre la ferita primaria mai ricucita, l’elemento comune ci rimanda inevitabilmente ad associare le pene d’amore ad una nostalgia profonda, ad un rincorrere senza tregua la riconquista di un oggetto d’amore senza il quale non ci sentiamo completati. In questo senso il mito greco narra che Zeus, impietosito, manda Eros tra gli uomini per ricondurre attraverso l’amore carnale quell’unità originaria. Il corpo dell’altro diventa seduzione, turbamento, in quanto capace di produrre sollecitazioni fisiologiche che alimentano il desiderio e la passione; ma passione vuol dire anche patire l’altro ed è in questo senso che l’eros e il pathos sono sempre compagni nelle vicende d’amore. Ma Eros ci ricorda anche Ermes (Ermete), il messaggero degli dei e quindi nella sua espressione più intensa svolge una funzione analoga, avvicinando l’uomo agli dei per riconquistare quel mondo perduto, ed è per questo che appare come un’esperienza inattesa e temibile, ponendoci d’improvviso di fronte ad uno sconvolgimento dell’io razionale che avendo rimosso la sua parte istintuale ci mette fuori da un ordine prestabilito. Per questo ogni esperienza erotica si accompagna all’angoscia, alla paura della perdita dei confini del proprio ego; il corpo dell’altro, la sua anima, ci appaiono temibili e desiderabili allo stesso tempo. “La sessualità appartiene all’enigma e l’enigma alla follia” (Galimberti). Gli insegnamenti di Platone avvicinano la follia all’e-

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sperienza dell’anima, non nel significato di un crollo dell’anima stessa, ma nel senso che essa sente che la consapevolezza totale consiste nella comprensione che emerge dall’abisso e dal caos, verso un'apertura al mondo e una disponibilità di tutti i sensi alle esperienze che sfuggono ad ogni ordine razionale. Nel racconto di Socrate, Eros non è descritto affatto bello, ma, magro e nudo e attaccato costantemente alla madre Penia. Sono inevitabili a questo punto le analogie col percorso interiore proposto dalle psicoterapie odierne; le pulsioni libidiche che legano il bambino alla madre lo lasciano eternamente dipendente e insoddisfatto, costringendolo da adulto a perpetuare il suo stato di inquietudine nella ricerca costante di un oggetto d’amore sostitutivo. Ma Eros è anche figlio del padre Poros il cui significato ci rimanda alla strada da percorrere, al mezzo, al guado; Eros rappresenta allo stesso tempo la mancanza e la possibilità di soddisfare la stessa. Nella famiglia nucleare moderna, qualora funzionale dal punto di vista sessuoeconomico, la funzione paterna attivata coscientemente dovrebbe e potrebbe aiutare il bambino a separarsi dalla madre, spostando l’energia libidica verso oggetti d’amore posti fuori dal nucleo familiare. Così come nel significato originario della parola Poros, l’attivazione della funzione paterna si pone come mezzo di attraversamento dalla dipendenza materna, fonte primaria di ogni sentimento di solitudine e di mancanza. Rimarginare la lacerazione primaria indotta da ogni esperienza amorosa significa innanzitutto ricondurre a sé l’antica ferita; significa riappropriarsi coscientemente delle proiezioni di cui abbiamo investito l’altro dopo averlo usato come prestanome della nostra condizione emozionale. Significa accettare l’alternarsi ambivalente di unione e separazione che ci impone la presenza del corpo dell’altro; significa accogliere l’unità con l’altro attraverso l’abolizione di ogni distanza reale. Eros ci viene in aiuto tutte le volte che il senso di nostalgia diventa incolmabile, e ogni amplesso amoroso rivive il tentativo di recuperare attraverso l’altro le nostre parti mancanti; al vertice si pone l’esperienza dell’orgasmo, sublime atto di unione, illusorio episodio dopo il quale, ogni volta, ci ritroviamo costretti a ricondurci alla nostra individualità perduta. ★



#PEDIATRA http://bit.ly/1dzh7MF

Dott. Carlo Alfaro Pediatra

Educare i bambini alle emozioni Molte ricerche condotte in diversi Paesi segnalano la tendenza dell’attuale generazione di bambini e adolescenti a manifestare un crescente numero di problemi emozionali e disturbi neuropsichici. Ciò è dovuto soprattutto all’ambiente e all’atmosfera in cui vengono allevati, dove respirano elevati livelli di stress sin dalla tenerissima età, e un’ansia e allarmismo esagerati nei propri confronti. I bambini dovrebbero avere solo una minima esposizione a situazioni stressanti, quelle formative per la crescita, come il fronteggiare i bisogni primari: fame, sete, evacuazioni, sonno, camminare, cadere, rialzarsi ecc. Invece sui bambini di oggi le famiglie tendono a concentrare un’attenzione spasmodica e ossessiva, generata spesso dal “troppo amore”, che produce ansie, traumi, vissuti emotivi svalutanti o d’inadeguatezza, disagio emotivo, che possono tradursi in futuro in vari ordini di disturbi mentali, quali somatizzazioni (dolori addominali, cefalee), disturbi del sonno, tics, balbuzie, mutismo selettivo, fobia scolare, attacchi di panico, depressione, disturbi alimentari, disturbi psicotici. La parola “stress” nasce in ambito metallurgico: si riferisce alla capacità del metallo di reagire a fonti di usura; non esprime quindi un concetto di rottura, ma rappresenta quello stato di eccessiva tensione, prima della rottura. Non si guarisce facilmente dalle ferite dell'infanzia, ammoniscono gli psicoterapeuti. Anche piccoli traumi in età evolutiva che si ripetono nel tempo, non sufficientemente protetti e contenuti dalle figure genitoriali, possono lasciare tracce indelebili perché operano in un’età in cui l'Io' non è ancora ben strutturato e definito. Per reagire, spesso vengono attivati nella psiche del bambino dei meccanismi di difesa, che al momento sono in grado di sostenerlo e salvarlo da gravi reazioni psicologiche, ma nel tempo si strutturano in rigidità del carattere fino a diventare delle vere e proprie patologie. I traumi più noti e studiati sono le malattie croniche, i lutti con perdita di figure di riferimento, la deprivazione materiale, il conflitto tra genitori e/o la loro separazione, gli abusi che possono essere di molti tipi, sia fisici che psicologici, sia diretti che assistiti,

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ma più che l’evento in sé, è il modo in cui il genitore lo fa vivere al bambino a condizionare lo sviluppo di una personalità sufficientemente robusta e strutturata da un punto di vista psicologico o meno. Tutto parte dalla relazione di “attaccamento” con i genitori. L'attaccamento, spiegano gli psicologici, “è come il respiro”, ed è fondante per l’equilibrio psico-affettivo dell’individuo, è la necessaria base sicura per la crescita emotiva. La relazione di attaccamento è quella che ci consente di diventare “resiliente”, cioè capaci di resistere a situazioni problematiche o traumatiche senza soccombere, perché sorretti da una forza interiore che ci mantiene in equilibrio e fa reagire in modo positivo ad eventi traumatici. La resilienza ha la sua radice nei “modelli operativi interni” che sono gli schemi mentali entro cui far rientrare tutte le esperienze vissute e che il bambino si costruisce nei primi due o tre anni di vita, attraverso le relazioni interpersonali con le persone che si prendono cura di lui. In base alla risposta della figura di attaccamento (chi lo accudisce) alle sue richieste quando sente paura, dolore, fame, freddo, il piccolo costruisce modelli di relazioni significative che lo accompagneranno per tutta la vita. Questo modello di reazione tende a permanere e a rinforzarsi nel tempo e a rendere il bambino, e poi l’adulto, corazzato e resistente all’impatto turbativo di eventi stressanti, non evitabili nella vita, con la capacità di elaborare e ammortizzare le esperienze negative e dolorose. Ciò significa che se un’esperienza negativa o traumatica avviene in un soggetto che ha avuto la possibilità di strutturare una attaccamento sicuro, il suo impatto sarà meno grave e la possibilità di ripararla decisamente superiore a quella di un soggetto che non ha avuto un attaccamento sicuro. Un bambino che perde fiducia ed attaccamento sicuro nei genitori, rischia di perdere la sua sicurezza futura. Tutti i bambini sviluppano infatti istintivamente attaccamento ai genitori, ma questo può essere, a seconda del loro atteggiamento, di tipo “sicuro”, se i genitori li fanno sentire protetti, o “insicuro”, quando il piccolo lo adotta per stare vicino ad un genitore che non gli dà sicurezza di protezione emo-



#PEDIATRA

tiva. L’attaccamento sicuro è la base efficiente da cui il bambino si può separare per esplorare il mondo, e il rifugio in cui rintanarsi per ricevere protezione. Si chiama 'circolo della sicurezza', all’interno del quale il bambino sereno si muove, allontanandosi dal genitore per esplorare il mondo e facendovi ritorno nella ricerca di aiuto. Il comportamento problematico emerge quando non c'è equilibrio tra la fase del rifugio sicuro e quella dell’esplorazione, quando tra le due dimensioni c’è rigidità e conflitto, e questo dipende dalla capacità dei genitori di stabilire una relazione emotiva positiva col figlio, fatta di un giusto mix di libertà e protezione, di amore senza ansia, di dono di se stessi senza possessività. Un buon genitore è quello capace di comprensione empatica del proprio bambino, perché coglie i suoi segnali e gli insegna a scambiare emozioni in modo costruttivo. Da qui la necessità che i genitori insegnino ai bambini l’alfabeto emozionale, quale insieme di capacità di interpretare i propri sentimenti ed interfacciali con quelli degli altri. Le emozioni rappresentano la prima esperienza che i bambini fanno del mondo e delle relazioni con le persone che li circondano. Attraverso le emozioni danno forma ai propri pensieri, agli apprendimenti, ai legami affettivi, al proprio percorso di crescita. Le emozioni dei bambini hanno un’influenza rilevante sull’apprendimento, sui meccanismi cognitivi come la capacità di riflettere, la memoria e l’attenzione, oltre che sulla qualità dei rapporti interpersonali che instaureranno nel corso della vita. Aver cura della vita emotiva dei bambini significa offrire loro strumenti preziosi per conoscere il proprio mondo interiore imparando a decodificarlo, a tradurlo in parole, dialogo e confronto. La qualità della vita futura sarà influenzata dal modo in cui il piccolo apprende, fin dai primi anni, ad affrontare le proprie emozioni. Educare il bambino alle emozioni è vitale quanto preoccuparsi della sua nutrizione o di proteggerlo dalle malattie fisiche, benchè troppo spesso sottovalutato dai genitori, concentrati sempre sulla paura che magari non mangi abbastanza o non metta peso sufficiente o abbia la febbre, senza sapere che ciò che farà di lui un adulto felice o meno non è certo quante volte ha avuto l’influenza o quanto latte ha bevuto, ma gli strumenti emotivi di cui lo abbiamo corredato per fronteggiare le immancabili difficoltà della vita. Aiutare i bambini a sviluppare l’intelligenza emotiva significa insegnare loro alcune capacità fondamentali, quali comprendere le proprie emozioni, rico-

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noscerle negli altri, imparare ad esprimerle, non restarne sopraffatti. Essere emotivamente competenti significa avere consapevolezza delle proprie emozioni, saperle gestire, ascoltare le emozioni altrui. Ciò può avvenire soltanto col continuo esempio dei modelli di riferimento, i genitori in primis, che devono imparare a prendere dimestichezza con la propria dimensione emotiva e quella del figlio. Dobbiamo insegnare ai bambini a riconoscere un sentimento nel momento in cui si presenta, ad indicare, utilizzando un termine adeguato, il vissuto emotivo che lo caratterizza in quel momento, in modo da poterlo comunicare ad altri, ad ampliare il proprio vocabolario emotivo, discriminando inoltre la diversa intensità con cui ciascuna emozione può manifestarsi in diverse circostanze, a controllare le proprie emozioni, non nel senso di reprimerle, ma di renderle congruenti con le circostanze, in modo da avere un maggiore controllo delle situazioni e sviluppare stati d’animo positivi, ed infine a percepire e comprendere le emozioni altrui, riuscendo ad essere sensibili ed empatici. Anche l’empatia, come l’autocontrollo, si fonda sull’autoconsapevolezza: per riconoscere i sentimenti altrui è infatti necessario innanzitutto saper identificare i propri. I bambini cresciuti in ambienti che accolgono positivamente e incoraggiano l’espressione dei sentimenti, e che quindi hanno potuto imparare a identificarli e manifestarli, saranno più competenti nell’identificare i bisogni degli altri e nel prestare loro aiuto, sulla base di tolleranza, rispetto, amore. L’empatia è alla base dei comportamenti prosociali: difficilmente una persona agirà in modo prosociale se non sperimenta empatia per i bisogni dell’altro, cioè se non è sensibile e accogliente verso i suoi simili, se non ha imparato a perdonare e perdonarsi. L’empatia è la base di un’autentica socialità, che porta a relazioni durature di cooperazione, solidarietà e amicizia. Il racconto di storie rappresenta un formidabile strumento di educazione ai sentimenti per i bambini: attraverso i racconti fantastici si aiutano i piccoli nella stimolazione dell’inconscio, insegnamento morale, rinforzo dell’Io, sviluppo della conoscenza e del linguaggio, soluzione dei problemi, riconoscimento di emozioni nascoste, mascherate o negate, esplicitazione dei loro vissuti emotivi, facilitazione della comunicazione di problemi e situazioni conflittuali. Nutriamo i bambini di parole, di coccole, di stimoli emotivi: porremo le basi della loro felicità. ★



#ODONTOIATRA http://bit.ly/1kh4FtU

Dott. Vittorio Milanese Martedì e Giovedì dalle 13.30 alle 15.00

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Cibo e salute orale: gioie e dolori. Quali i cibi da favorire e quali da evitare Cibo e salute orale hanno un rapporto stretto e correlato: la prevenzione comincia, ovviamente a tavola, una dieta corretta associata ad una attenta igiene orale permette non solo di prevenire la carie ma anche le malattie paradontali. Ovviamente il cibo non è sempre un problema per la salute orale, ci sono alimenti da evitare ed altri, invece, che possono aiutare a mantenere sano il nostro sorriso. Male zuccheri ed altri cibi possono alterare i livelli di acidità e la quantità di zuccheri presenti nella saliva. Bene tutti quei cibi che non alimentano i batteri che favoriscono la carie o che corrodono le superfici dei nostri denti. Da privilegiare cibi che hanno un’azione protettiva, elevata consistenza, che richiedono una vigorosa masticazione e che non producono fermentazione acida nel cavo orale. I batteri che crescono sulla superficie dei denti, infatti, si nutrono di zuccheri e producono acidi di scarto che attaccano i denti causando una perdita di minerali che, a loro volta, determinano la lesione cariosa. Gli alimenti possono essere distinti tra cariogeni, cariostatici o anticariogeni. Gli alimenti cariogeni, ad esempio agrumi, cereali, bevande dolci, possono favorire l’insorgenza e lo sviluppo della carie ma solo in presenza di placca batterica;

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non vanno esclusi dalla dieta ma possono essere consumati in associazione con cibi protettivi. I cibi anticariogeni, come il latte, i formaggi stagionati o la frutta secca, contrastano la formazione della carie favorendo la crescita di batteri benefici. I cibi cariostatici, come carne, pesce, uova e quasi tutte le verdure, sono neutri; per questo, anche in assenza di un’adeguata igiene orale, aiutano a proteggere i denti. Sia gli alimenti anticariogeni che i cariostatici sono perfetti per uno spuntino o a fine pasto. Per quanto riguarda i carboidrati meglio prediligere quelli integrali che favoriscono una masticazione prolungata rispetto ai prodotti raffinati: pane e pasta bianchi, prodotti da forno industriali aumentano i depositi di placca e la formazione di tartaro. Da tener sempre presente che ogni cibo ha un proprio livello di acidità (Ph) capace di indebolire questo delicato strato protettivo. Da evitare le bibite gassate e gli energy drinks perché hanno una azione corrosiva su dentina e polpa. Assumete con moderazione spremute di agrumi e succhi di frutta che sono ricchi di vitamine tra cui la C che protegge le gengive ma anche di acido citrico che ha una azione abrasiva sullo smalto: consigliato risciacquare la bocca subito dopo.

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Scarica l’applicazione dall’App Store

La salute orale in un’APP Disponibile sull’App Store l’app dedicata ai visitatori di Expo che cercano un dentista. L’App, tradotta in 5 lingue, permette di trovare il Dentista ANDI aperto più vicino (ricercandolo per nome, luogo o per specialità praticata), e fornisce una serie di informazioni sulla salute orale, comportamentali oltre a notizie pratiche utili per un turista. A disposizione dell’utente anche un comodo traduttore. Fonte: il tuo dentista informa



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Golden Milk • Combatte i radicali liberi, causa di invecchiamento. • Mantiene nella norma i livelli di colesterolo LDL e aiuta a prevenire molti disturbi cardiovascolari. • Aiuta a stimolare le difese immunitarie del nostro organismo.

Questo mese vorrei parlarvi di una grandiosa bevanda chiamata Golden Milk o “latte d’oro”, partiamo dal presupposto che il suo ingrediente principale è la curcuma che contiene una sostanza benefica chiamata curcumina, oltre ad essere ricchissima di potassio, vitamina C, potassio, ferro, magnesio, calcio, vitamina B6. È tra i più potenti antinfiammatori naturali in circolazione. Il Golden Milk è una ricetta della medicina ayurvedica, tutt’oggi è ancora consigliata dagli yogi (maestri di yoga) per gli incredibili effetti benefici e fu un maestro di yoga Kundalini, Yogi Bhajan, a sperimentarne per primo la ricetta e a consigliarlo ai propri allievi per aiutare le articolazioni a rimanere più elastiche e ai suoi adepti a mantenere le posizioni più a lungo, difatti il Golden Milk: • Migliora l’elasticità, allevia i dolori articolari o alle giunture o alla schiena, poiché vengono lubrificate. È come aggiungere dell’olio ad una porta che cigola. • È un antinfiammatorio naturale, potremmo definirla un’aspirina naturale, quindi ottima per mal di testa, mal di denti, fastidi mestruali o dolori vari. • Previene artrite, ulcere gastriche, alcuni tipi di tumore e migliora la digestione. • Ha proprietà antibatteriche e antivirali, significa che è in grado di calmare tosse, mal di gola, sinusite, asma o vari fastidi respiratori. • Depura il fegato e contribuisce a rimuovere più facilmente le tossine dal nostro corpo. • Regola il metabolismo.

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Il latte d’oro è insomma un’immensa risorsa che possiamo preparare facilmente in casa, innanzitutto vi serviranno: • un pentolino; • 120 ml di acqua (classica tazza da tè); • 60 grammi di curcuma in polvere; • latte vegetale (avena o miglio o kamut o riso, etc); • olio di mandorle ad uso alimentare; • dolcificanti naturali (stevia o miele o sciroppo d’acero, etc). Riscaldate i 120 ml di acqua nel pentolino (non dovete farla bollire), aggiungete la curcuma e mescolate fino a far formare un composto cremoso, girate con cura in modo che non si formino grumi. Depositate il composto formatosi in un recipiente di vetro che coprirete e depositerete in frigorifero poiché vi servirà per 40 giorni. Prendete 120 ml di latte vegetale (classica tazza da tè) e versate nel pentolino (che ovviamente avrete lavato per bene), aggiungete mezzo o un cucchiaino intero del composto (sarete voi a regolarvi sulla quantità a seconda dei vostri gusti dato che la curcuma ha un sapore muschiato), girate con cura fino a quando la curcuma non si è sciolta per bene e alla temperatura che desiderate. Versare il tutto in una tazza e aggiungete un cucchiaino di olio di mandorle ad uso alimentare (ricco di vitamine B ed E, proteine, sali minerali come zinco, ferro, calcio, magnesio, fosforo e potassio, questo olio è un alleato della pelle e dell’intestino) e infine dolcificare come lo si desidera. Questa grandiosa spezia possiede degli effetti collaterali nel caso si superano le dosi consigliate, che sono comprese da 400 a 800 mg, causando diarrea, nausea e disturbi gastrointestinali. Chi prende farmaci anticoagulanti, si potrebbe verificare un aumentato rischio emorragico perché le spezie in generale rendono il sangue più fluido, inoltre la curcuma potrebbe interagire con alcune proprietà farmacologiche come il propanolo, la teofillina e la fenitoina. ★



#FITNESS Nello IACCARINO

LSM - PT Nello Iaccarino infonelloiaccarino@email.it

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Ritenzione idrica

La ritenzione idrica è la predisposizione di un soggetto ad accumulare liquidi (o soluti) negli spazi extracellulari del corpo. Colpisce maggiormente i soggetti femminili rispetto a quelli maschili. Il ristagno di questi liquidi tende a localizzarsi soprattutto negli arti inferiori e si va spesso a sovrapporre al tessuto adiposo. Spesso la ritenzione idrica viene confusa con l’accumulo adiposo, ma tale dubbio si risolve tramite BIA. A parte il fatto che il tessuto adiposo è pressoché anidro (povero di acqua), la ritenzione ha a che fare con i liquidi e/o soluti che si insinuano negli spazi extracellulari del corpo. Ovviamente per i medici essa rappresenta un segno premonitore di invecchiamento precoce del soggetto. La sua origine è multifattoriale e può essere causata da vari problemi quali: 1. surrenalici; 2. renali; 3. cardiaci; 4. venosi; 5. linfatici; 6. ecc.

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Può anche essere favorita o aggravata da incongrua attività fisica e/o da errata alimentazione; come in questo caso: Soggetto Femminile (distribuzione del grasso di tipo Ginoide); Età: 30 Anni; Altezza: 1.68 Mt; Peso: 61 Kg; Attività: Casalinga; BMI: 21,6 (Normopeso) BPM a riposo: 72 Obiettivo: Dimagrire Cosce Frequenza Allenante: 4 volte la Settimana (quasi esclusivamente cardio). Il Soggetto in esame in Palestra effettua cardio sfruttando i simulatori aerobici (tapis roulant - stepper, glide, ecc) con range di frequenza cardiaca determinata con la classica formuletta: (220 – età) x 60-70% della FCMAX. Purtroppo tale allenamento le scatena cortisolo (ormone dello stress - surrenalico), il quale smonta le proteine muscolari i cui

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soluti in esse contenuti invadono gli spazi extracellulari aggravando la ritenzione idrica. Questo quadro è ulteriormente aggravato dal Soggetto che ha repentinamente ridotto l’apporto dei carboidrati (pane, pasta, frutta) nella dieta; il risultato è che ha “addormentato” la tiroide, la quale ha prodotto i suoi effetti bloccando il dimagrimento e la mobilizzazione del grasso corporeo. Cosa fare? Innanzitutto occorre affidarsi ad un PT esperto in tali problematiche (meglio se Laureato in Scienze Motorie) che possibilmente lavori in sinergia con un Dietologo o Nutrizionista; quest’ultimo si occuperà della parte alimentare e dell’eventuale integrazione. ★



#DIRITTO

Valerio Massimo Aiello

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Avvocato praticante abilitato al patrocinio Consiglio Ordine Avvocati di Torre Annunziata

Sfregio sulla carrozzeria dell’auto Scatta il reato di danneggiamento aggravato aggravato per via dell’esposizione del mezzo per necessità alla pubblica fede - art.635 co. 2 n.3 pena da 6 mesi a 3 anni - tutte le volte in cui si venga sorpresi a strisciare la carrozzeria dell’auto altrui , sempre che la stessa sia posteggiata in luogo pubblico. L’aggravante in questione non sussisterà infatti se l’autoveicolo sia parcheggiato all’interno di un parcheggio privato chiuso e lo stesso sia dotato di un impianto di videosorveglianza utile per consentire di rivedere quanto avvenuto. In pratica, l’aggravante dell’esposizione del mezzo a pubblica fede, disciplinata dall’art. 625 co.1 n. 7 del codice penale, non scatterà in tutti i casi in cui il mezzo sia sottoposto alla custodia-vigilanza di qualcuno. In tale ipotesi il soggetto agente sarà chiamato a rispondere del semplice reato di danneggiamento.

Rigare la carrozzeria dell’auto altrui per dispetto o solo per vendetta può essere causa di spiacevoli conseguenze in ambito penale. Secondo recente giurisprudenza (da ultimo Tribunale di Trento sentenza n. 594/2014) in tali casi si configurerebbe non solo l’illecito civile (art. 2043 cod. civ.) con conseguente possibilità di richiedere il risarcimento del danno, ma anche quello penale. Fa scattare difatti la denuncia per il reato di danneggiamento aggravato la condotta di colui che si accinge a sfregiare con la chiave la carrozzeria di un’automobile posteggiata in un libero parcheggio, lasciando sulla stessa una lunga ed indelebile striscia bianca tale da rendere necessario l’intervento del carrozziere. Nessuno sconto di pena dunque, né tantomeno l’applicazione della fattispecie meno grave del reato di deturpamento - art.639 CP - poiché il danno prodotto alla vettura è una lesione non superficiale dell’integrità del veicolo tale da diminuirne il valore e rendere necessario un intervento di riparazione. Si risponderà quindi del reato di danneggiamento,

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Cosa fare quindi se scendendo di casa dovessimo trovare la nostra auto rigata? In primo luogo occorrerà sporgere subito una denuncia alla Questura o ai Carabinieri per atti vandalici contro ignoti salvo che conosciate e siate sicuri di ciò, oltre ad averne le prove, il nome del responsabile. In tal caso bisognerà denunciare direttamente quest’ultimo. Occorrerà poi attendere l’esito delle indagini preliminari, e nel caso in cui il procedimento non venga archiviato la vittima del reato potrà costituirsi parte civile nel successivo processo penale per richiedere il risarcimento del danno ingiustamente subito. Nel caso invece si verifichi l’archiviazione del procedimento penale, ad esempio perché trattandosi di denuncia contro ignoti sia risultato impossibile identificare il colpevole, sarà solo possibile ottenere il risarcimento del danno dalla vostra assicurazione, a condizione però che siate assicurati contro gli atti vandalici. In tutte le ipotesi suesposte si consiglia di contattare prontamente un avvocato penalista di fiducia. ★



#WELLNESS

Ernesto Lupacchio

http://bit.ly/1couZMz

Central Fitness Club 1, 2, 3

L’importanza delle domande Mantieni i tuoi pensieri positivi Perché i tuoi pensieri diventano parole Mantieni le tue parole positive Perché le tue parole diventano i tuoi comportamenti Mantieni i tuoi comportamenti positivi Perché i tuoi comportamenti diventano le tue abitudini Mantieni le tue abitudini positive Perché le tue abitudini diventano i tuoi valori Mantieni i tuoi valori positivi Perché i tuoi valori diventano il tuo destino. Mahatma Gandhi

Oggi vi propongo un articolo di Roberto Re sulla straordinaria importanza delle domande per aiutarci a vivere nella giusta direzione.

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“Noi abbiamo il potere di decidere su cosa focalizzarci e quindi abbiamo la possibilità di cambiare stato d’animo in ogni momento. Come? Attraverso uno strumento facile e immediato: le domande. Le domande che ti fai determinano ciò su cui ti focalizzi, su cui orienti la tua attenzione e sono il modo più semplice che abbiamo a disposizione per spostare il nostro focus o quello di qualcun altro. Infatti, nella comunicazione, colui che pone domande detiene il controllo della comunicazione stessa, avendo la possibilità, nel farlo, di poter guidare dove meglio desidera il suo interlocutore, che sarà così costretto a seguire la traccia da lui indicata. Se io adesso ti ponessi all’im-

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provviso la seguente domanda: “Qual è il tuo piatto preferito?” Molto probabilmente, anche se l’argomento “alimentazione” non ha niente a che fare con ciò di cui stavamo dissertando, il tuo cervello avrà velocemente spostato l’attenzione sulla risposta a questo quesito, distaccandosi immediatamente da ciò che stava elaborando. Ed è inevitabile che sia così: il nostro cervello è sollecitato in automatico a rispondere alle domande che gli vengono poste, poiché svolge questa funzione costantemente. Tutti i nostri pensieri non sono altro che un dialogo interno, un botta e risposta tra noi e noi stessi e ogni volta che noi valutiamo qualcosa non facciamo altro che porci delle domande



#WELLNESS

e darci delle risposte. La cosa importante da consapevolizzare è che il nostro cervello cerca sempre risposte alle domande che gli vengono poste e, prima o poi, le trova. Per esempio, ti sarà sicuramente capitato di non riuscire a ricordare il nome di qualcuno e, dopo alcuni minuti di tremendi sforzi mentali alla ricerca di quell’informazione mancante, rinunciare mettendo il quesito da parte. Un’ora dopo, quando meno te l’aspettavi, un flash illumina la tua mente: “Mario!” Anche se affaccendato in tutt’altro, il tuo cervello ha continuato a fare quanto gli avevi chiesto: trovare la risposta alla domanda “come diamine si chiama quel tipo lì?” Il fatto che il cervello cerchi sempre risposte alle domande che gli facciamo è un’arma “a doppio taglio” che, se usata saggiamente, può migliorare enormemente la qualità della nostra vita, ma se usata malamente procurarci enorme dolore... Immaginiamoci, in una situazione difficile, a fronteggiare un inconveniente

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che ci è capitato all’improvviso facendoci la domanda: “Perché proprio a me?”. Il nostro cervello abbiamo detto che per una qualsiasi domanda andrà subito a cercare una risposta, che in questo caso molto probabilmente sarà “Perché te lo meriti!” oppure “Perché sei uno sfigato!” Ossia, quando ci facciamo delle domande, raramente ci chiediamo se la domanda ha senso oppure no, se è intelligente oppure se non lo è. Ce la facciamo e basta. Ed è ovvio che se ci facciamo domande stupide riceveremo risposte stupide! Bisogna sempre tener presente che il nostro cervello è un computer che ha tutte le risposte, perciò se ci chiediamo “Cosa c’è di sbagliato nella mia vita?”, cominceremo a cercare qualcosa che non va e stai sicuro che lo troveremo, proprio perché il cervello ha la capacità ci darci sempre una risposta, è stato programmato per fare questo. Molte domande hanno in sé la caratteristica di avere dei presupposti, cioè contengono al loro interno delle presupposi-

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zioni, delle opinioni velate, delle assunzioni di significato che, nel momento stesso nel quale diamo la risposta, vengono accettati per veri dalla nostra mente. Cerchiamo di capire meglio come tutto ciò accade e funziona: se io mi chiedo “Perché non riesco mai a imparare nulla?”, questa domanda ha un presupposto molto forte che è che “non riesco mai a imparare nulla”. La domanda di per sé è assurda perché contiene un presupposto assolutamente falso, in quanto è ovvio che non è vero che non riesco mai a imparare nulla. Ma, se non ce ne rendiamo conto, cadiamo nella trappola di rispondere alla domanda e, nel momento stesso in cui lo facciamo, contestualmente prendiamo per buono questo presupposto e, di conseguenza, lo rinforziamo ulteriormente rispondendo, dando infatti per scontato che è vero che non riusciamo mai a imparare nulla, visto che ci stiamo concentrando sul “perché” lo facciamo e non “se” lo facciamo. Quindi, se la risposta istintiva alla domanda “Perché non riesco mai a imparare nulla?” sarà qualcosa tipo “Perché non sono abbastanza intelligente”, avremo trovato un motivo per il quale il presupposto era vero, motivazione che invia alla nostra mente un ulteriore messaggio negativo su noi stessi e che andrà ad influire negativamente sulla nostra auto immagine. Le domande ci aiutano quindi essenzialmente a fare tre cose contemporaneamente: Spostare il focus…Cambiare stato d’animo…Accedere alle nostre risorse”. Impara a fare domande e ti troverai sempre bene! ★



#POETA

Salvatore Spinelli

http://bit.ly/1fk7XnN

Poeta

Il ciabattino e il banchiere Nei pressi suoi viveva un banchiere di quelli muniti di un forziere, dove custodiva il suo tesoro fatto di soldi, gioielli e oro. Aver tanti soldi non è un gioco e l’epulone nostro dormiva poco, questa cosa molto lo preoccupava e con se stesso se ne lamentava. “Il posseder tutti questi averi -diceva- mi dà parecchi pensieri e il sonno che a tutti è dato a me che tutto ho, è negato”. “Al mercato non lo posso comprare come si fa col bere e col mangiare” ma la soluzione non trovava e a non capir perché continuava. Così un giorno di primo mattino al palazzo chiamò il ciabattino e tosto gli disse: “La vostra allegria parola mia, mi mette fuor di via”.

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È la storia di un ciabattino che pur facendo vita da tapino cantava da mattina a sera come se fosse eterna primavera.

“Voi solamente scarpe aggiustate eppur siete contento e cantate, nel dubbio m’arrovello e mi danno, ma voi, quanto guadagnate all’anno?”

Cantava meglio d’un canarino quel simpatico ciabattino, lui era felice così com’era, migliore di lui al mondo non c’era.

“All’anno? - rispose l’altro ridendo, di calendario io non m’intendo, la mia vita procede alla giornata, poche cose e una canticchiata”.

Era un campione di sapienza, al più non dava importanza, s’accontentava di quel che aveva, era allegro e se la rideva.

“Un po’ di pane e un bicchierino, quando c’è, e un sano pisolino, per ora risponde bene la salute e a nulla m’occoron le valute”.

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L’altro: “Toglietemi da quest’inferno, ditemi, almeno, quanto al giorno?” Il ciabattino: “Cara eccellenza, di questi conti io ne faccio senza”: “Un giorno in più, un altro in meno ma, comunque, vivo assai sereno, vorrei vivere meglio, certamente ma è meglio così invece che niente”. Al nababbo piacque quel tono pacato e pensò: “Quest’uomo dev’esser premiato!” In quel momento aprì il forziere e fece un’azione da banchiere. “Sono cento scudi, ecco, prendete e i vostri problemi risolverete” -disse al ciabattino meravigliato che la fortuna pareva aver trovato. “Cento scudi! non gli sembrava vero, credette d’aver una montagna d’oro, tornò a casa e per essere sicuro il tesoro seppellì dentro un muro. Ma con esso seppellì la sua pace perché da quel dì non fu più felice divenendo sempre preoccupato che quel tesoro avessero rubato. Quel tesoro, certo, era vitale ma gli arrecava anche del male, così con l’umore sempre più giù il ciabattino non cantò più. Prese il coraggio a due mani e disse: “Adesso e non domani, vivere in tal maniera non si può” e dal banchiere veloce si recò. “I cento scudi - disse - vi restituisco perché viver con essi non riesco, il sonno mio mi dovrete ridare e a cantar voglio ricominciare”. “Mi riprendo pure, senza rancore, la spensieratezza e il buon umore, fece, quindi, un profondo inchino e felice andò il ciabattino.


#TURISMO

Giusy Aversa Amministratore Delegato TOBEAROUND s.a.s.

Evitare i feedback negativi... è possibile! Qualche tempo fa, durante una delle mie “ispezioni” pre arrivi al B&B Maison d’Art di Sorrento, ad accompagnarmi c’era la mascotte della To Be Around: mia figlia di quasi due anni. La mia piccola Sophia, entrando in reception, col fare tipicamente esagerato dei bimbi, inspirò fortissimamente esclamando “che buon profumo … a me piace il B&B!”. Effettivamente è da un po’ che cerchiamo di utilizzare anche il potere evocativo dei profumi per rendere migliore l’esperienza dei nostri clienti. Due bastoncini di cannella, strategicamente posti in reception e sala comune, aiutano a creare la giusta atmosfera. Il viaggio è un’esperienza sensoriale completa che interessa ogni nostro senso e noi operatori non dobbiamo dimenticarlo. In un’epoca in cui ogni struttura ricettiva è sottoposta all’inflessibile, ma non sempre oggettivo, giudizio dei clienti, ricordarsi di quest’assunto è fondamentale. Non mi dilungherò sull’importanza dei feedback né tantomeno sulla loro intrinseca soggettività o sull’annoso problema del blackmailing; partiamo dall’assunto che esiste oggigiorno un’arma potentissima nelle mani dei nostri clienti e che, questo sì, è empiricamente dimostrato, contribuisce a determinare il successo o meno di un hotel, un bed and breakfast o una casa vacanze. Come sfruttare le potenzialità dei vari Tripadvisor e simili? Come evitare che il sig. Smith o la sig.ra Rossi di turno possano con un giudizio negativo rendere vani sforzi e investimenti pubblicitari? Cercando di porci dall’altra parte, di adottare il punto di vista di chi sta pagando per un servizio che, a torto o a ragione, può giudicare. Ovvio, direte; semplice e scontato, sottolineerete. Niente di più difficile, invece. I punti di vista degli operatori e dei clienti sono opposti, gli uni giustamente tendono a massimizzare i ricavi delle proprie attività “sfruttando” la risorsa custumer fintanto possibile, gli altri desiderano usufruire al massimo dei servizi delle strutture ricettive scelte al minor prezzo. Il gap tra queste due posizioni è il terreno fertile dove attecchiscono i semi dell’insoddisfazione dei clienti, semi da cui sbocciano i feedback negativi. Il primo punto da affrontare quindi sono le aspetta-

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tive dei potenziali clienti riguardo una determinata struttura ricettiva. Qui la ricetta è semplice: onestà! Niente poesia nelle descrizioni, niente foto ritoccate. Non bisogna alzare artificialmente l’asticella, non bisogna far sognare esageratamente. È necessario, al contrario, essere quanto più oggettivi possibili nel descrivere la propria “creatura”, magari facendo un passo indietro e affidarsi a dei professionisti, a dei content manager in grado di sottolineare i pregi, enfatizzare i punti di forza e, al contempo, comprendere i limiti della nostra struttura. Successivamente è necessario inquadrare il giusto prezzo, che è il metro di giudizio principe, il punto focale attorno al quale si costruiscono le aspettative di chiunque. Considerando che la stragrande maggioranza dei clienti non ha alcuna idea dei costi fissi e delle spese accessorie (portali, commissioni, pubblicità ecc..) che esistono e limano i margini di guadagno, è facile comprendere perché il prezzo sia quasi sempre considerato “alto”. L’arte del pricing è sicuramente una delle operazioni più difficili, delicate e foriere di risultati, positivi o negativi, da compiere per garantire il successo di una struttura ricettiva. La necessità odierna è di complicare ulteriormente la materia del revenue management, considerando anche il punto di vista dei clienti nella creazione del prezzo e aggiungendo una variabile custumer oriented. Siamo stati onesti nel descrivere la nostra struttura, bravi nel costruire i prezzi: il cliente ha prenotato! Adesso ci si gioca tutto: l’accoglienza. In un mondo social e superficiale, la prima impressione è ancor più determinante. Cura, attenzione personalizzata, sorrisi e tanta tanta pazienza sono le frecce nella nostra faretra. In un tessuto turistico fertile e dalla concorrenza spietata, come la Penisola Sorrentina, i clienti hanno una scelta vastissima ed è difficile farli ritornare, ma non impossibile. La ricetta giusta non esiste, ognuno ha il suo stile, la sua simpatia. Alla base di tutto bisogna che ci sia professionalità, poi il resto viene dall’esperienza, dalla passione e dalla nostra naturale predisposizione all’accoglienza; e nessun feedback negativo potrà mai negarlo! ★



#FOODCROSSING

Anna Maione

http://bit.ly/QWy93W

Esperta in comunicazione multimediale dell’enogastronomia

UNA FEMMENA AL BBQ! È ufficialmente iniziata la stagione del Barbecue, occasione informale per riunirsi con amici e parenti! Sull'origine del termine 'Barbecue' esistono diverse versioni. La prima si ricollega ai primi esploratori spagnoli che giunsero nell'America centrale, in particolare nei Caraibi, dove scoprirono che le tribù indiane dei Taino usavano una tecnica di cottura delle carni che consentiva di con-

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servarle a lungo anche nel non favorevole clima locale. Questa metodica prevedeva di disporre il cibo su di un graticcio di legna sospeso sopra uno strato di braci di legna. La cottura era lenta, e lo scopo del graticcio era quello di tenere la carne distante dal suolo e dalla contaminazione di insetti ed altri animali terrestri, mentre il fumo teneva lontani insetti volanti e contribuiva alla lunga conservazione degli alimenti. La

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stessa tipologia di graticci pare venisse usata anche per dormire. Il nome di questi graticci nella lingua locale suonava agli spagnoli come "barbacoa". I conquistatori, tornati in Europa, diffusero tale metodo di cottura e questa nuova parola con una grammatica più o meno simile in tutte le lingue. Nel 1697 in Gran Bretagna il termine barbecue è citato per indicare una piattaforma su cui dormire, ma nel 1733 la parola è già usata per indicare una riunione sociale all'aria aperta dedicata alla grigliatura della carne. Nel 1769 George Washington annota nel suo diario di essere andato ad Alexandria per partecipare ad un "barbecue". Una seconda versione dell'origine del termine barbecue è francese. L'occasione della scoperta avvenne sempre durante la conquista del Nuovo Mondo, quando esploratori francesi avrebbero mangiato una capra intera cotta su una griglia del tutto simile a quella descritta sopra, e di averla gustata "de la barbe a la queue", dalla barba alla coda, da cui, per contrazione, "barbecue". La cottura del cibo sul fuoco segna l'inizio della storia della cucina. Oggi il barbecue è spesso


Imma Gargiulo

© FOTO DI ANNA MAIONE

Chef Patron del Ristorante Femmena Conduttrice di "Conserve di Casa" su Alice TV

INGREDIENTI PER 4 PANINI ★ 600 gr macinato di controfiletto ★ 1 cucchiaino di aglio in polvere ★ 1 cucchiaio di cipolla ramata tritata finissima ★ 2 cucchiaini di sale ★ 1 cucchiaino di pepe ★ 1 cucchiaio di erba cipollina tritata ★ 1 cucchiaio di timo tritato ★ 4 panini tondi

e volentieri considerato un rito. Esplicito è infatti il richiamo alla convivialità, all'amicizia, al gesto di condividere preparazione e consumo del cibo. Questa dimensione collettiva ha sempre accompagnato il rito sociale del pasto come simbolo del gruppo, della sua coesione, della solidarietà che unisce nello sforzo di procacciarsi il cibo e nel piacere di assumerlo insieme. La voglia di compagnia che pare essere la prima motivazione degli inviti a un barbecue oggi occupa di preferenza il tempo libero del fine settimana, ma è l'immagine di una dimensione solidale che da sempre accompagna la vita degli uomini. Se la nostra storia alimentare ha posto la donna al centro della cucina domestica, la grigliata e lo spiedo sono considerati ormai per definizione un affare di maschi. Ma a noi sembrava più che giusto sfatare questa convinzione condividendo con voi la passione di Imma per il barbecue. Ecco la sua sua ricetta!

Per la salsa ★ 1 cipolla ramata di Montoro ★ 2 spicchi d’aglio ★ 60 gr burro

★ ★ ★ ★ ★ ★ ★ ★

125 ml di vino Falanghina 20 gr dragoncello 4 cucchiai di aceto 2 cucchiai di succo di limone 1 cucchiaio di senape 1 cucchiaio di zucchero 1 cucchiaio di sale grosso 250 gr di maionese

Per l’accompagnamento ★ Cipolle caramellate ★ Pomodorini di Pachino ★ Rucola ★ Bucce di patate fritte (ricetta su pagina FB Femmena)

PROCEDIMENTO In una ciotola capiente impastare per bene la carne con tutti i condimenti. Suddividere l’impasto in 4 parti uguali e dar loro la forma degli hambuger. Passaggio importante: altezza e forma. L’ideale per gli hamburger è un’altezza di 2cm, questo farà si che la carne rimanga succosa. La forma deve essere quanto più regolare possibile per permettere una cottura regolare. I segreti sono: compattare la carne, appiattirla facendola ruotare nel palmo delle mani e rotolarla sul piano di lavoro per regolare i bordi. Altro segreto per la cottura perfetta è di formare un incavo al centro degli hamburger che in cottura tendono a gonfiarsi al centro. Riporli in frigo per qualche ora per amalgamare gli ingredienti. Prima di cuocere la carne lasciarla a temperatura ambiente per mezz’ora, massaggiarla con olio extravergine e farla cuocere a fuoco diretto sulla griglia del BBQ, chiudere il coperchio e lasciare cuocere per 10 minuti.

Importante girarle una sola volta quando si staccano facilmente dalla griglia. Poggiare i pomodorini ancora a grappolo sulla brace diretta e grigliare. Quando la carne è quasi cotta tagliare i panini e farli scaldare sulla griglia con il taglio rivolto verso il fuoco. Per la salsa tritare finemente la cipolla e con uno schiaccia aglio spremere gli spicchi. Sciogliere il burro e farvi rosolare la pasta di cipolla e aglio ed a fuoco bassissimo farli addensare. Aggiungere il vino, alzare la fiamma per far evaporare l’alcool e far cuocere di nuovo a fiamma bassa fino a ridurlo della metà. Far raffreddare prima di aggiungere tutti gli altri ingredienti. Per comporre il panino spalmare la salsa aggiungere la rucola, la carne, le cipolle caramellate i pomodorini grigliati e richiudere con il pane spalmato di salsa. Per tutti gli americani BUON 4 LUGLIO!

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#WELLNESS

TA-Acqua Relax Sorrento A Sorrento l’arte del relax

Il nuovo progetto della Tecnoambiente srl rilancia l’immagine della penisola Sorrentina con una nuova filosofia del benessere in acqua contestualizzando la TA-ACQUARELAX in un giardino tra gli agrumi. Può essere un’ottima idea per rimodulare lo spazio esterno a disposizione e permettersi una rinfrescata nella calura estiva magari supportata da un ciclo idromassaggio o da comode postazioni relax dove sciogliere

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la tensione muscolare e mentale. Siccome anche l’occhio vuole la sua parte, questa caratteristica TA-ACQUARELAX è stata studiata con particolare attenzione alla sua natura estetica, a partire dal bordo a trabocco che conduce all’apertura visiva verso le piante di aranci disposte in giardino, dove l’acqua tracima creando un ruscello d’acqua che si insinua lungo il perimetro. Giocando con le forme e le varie

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sfumature di colore, sono stati inseriti moduli geometrici che producono speciali riflessi sullo specchio d’acqua e mutano l’ingresso alla vasca in un percorso visivo-sensoriale unico che viene guidato dalla forma sinuosa del passamano in acciaio inox. È li, godendosi il gorgoglio dell’acqua, che la natura si trasforma ed è possibile godere dei benefici tecnologici che la vasca mette a disposizione, la disinfezione ad ozono, confortevoli postazioni idromassaggio e due comode TA-RELAX CHAIR con massaggio ad ozono e, all’occorrenza, la possibilità di riscaldare l’acqua quando si voglia prolungare il periodo di fruizione senza perdere nulla del benessere. Lo stile non manca a questo invaso, tecnologicamente avanzato e superbamente contestualizzato, dove in ogni momento della giornata è possibile lasciarsi trasportare in un piccolo angolo di paradiso. ★



#TREKKING fb.com/nino-aversa

Nino Aversa ninoaversa@alice.it

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ESCURSIONI SENSORIALI Me lo avevano detto che, con questo nuovo lavoro, avrei fatto mille scoperte e vissuto mille esperienze ma la proposta ricevuta poco tempo fa mi ha riservato veramente forti emozioni. Ricevo una chiamata per sapere come poter accompagnare e far scoprire la Penisola Sorrentina ad un associazione di non vedenti. La mia risposta è stata immediata, "organizziamo un escursione sensoriale”. Subito si è attivata la programmazione ed in pochissimo tempo ho comunicato il mio progetto con itinerari e soste. La visita si è svolta principalmente a Piano di Sorrento dove tre aziende, gestite da veri amici, hanno dato la disponibilità ad accogliere e coinvolgere i partecipanti in un racconto fatto di profumi e di sapori che sono stati coinvolti sfiorando i prodotti con le loro sensibili mani. La visita all’agrumeto dell’azienda D’Angelo ha permesso di raccontare la lunga storia che ci lega alla coltivazione ed al commercio degli agrumi. La fortuna di visitare il limoneto nel mese di Giugno, quando i fiori sono i più grandi e profumati di tutto l’anno, hanno amplificato la percezione dei profumi mentre i sapori della fresca limonata, del miele e delle marmellate di agrumi hanno completato la conoscenza. Dopo siamo stati ospitati dalla Torrefazione Maresca, gestita dal vulcanico Michele Gargiulo,

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che, con il racconto della storia della sua famiglia a capo di un azienda secolare, ha incantato gli ospiti. La fortuna ha voluto che quella mattina, alle 4:00, Michele aveva tostato il caffè ed il profumo ancora inondava il locale. Toccare i chicchi di caffè crudo e poi quelli tostati riuscendo a percepirne la differenza di peso ed

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assaggiare un ottimo caffè dopo quel racconto ha reso indimenticabile questa visita. Intanto ci aspettava la Casa del Dolce con un dolce al limone, buono e fragrante, che ha fatto conoscere l’impiego attuale di uno dei nostri prodotti di punta. Cinzia, la titolare, è stata cordiale a raccontarci la differenza del


profumo e del sapore che contraddistinguono i limoni di Sorrento da quelli di Amalfi e così l’assaggio di una fetta di dolce si è trasformata in una vera esperienza di conoscenza. Fatta quasi ora di pranzo siamo scesi alla Marina di Cassano per scoprire il borgo dei pescatori, la storia della costruzione di barche e navi a vela ed il commercio marittimo che si è svolto per secoli in partenza da queste coste. Le reti dei pescatori, ancora bagnate per l’utilizzo nella notte precedente, ha coinvolto il tatto dei partecipanti insieme al forte profumo di salsedine che emanavano. Abbiamo parlato di mestieri antichi che sopravvivono in un luogo prettamente turistico, di passione per il mare e di personaggi e famiglie storiche che ancora vivono in questo posto. Ad ora di pranzo eravamo ospiti del ristorante Tirimbò dove Giusy, vulcanica titolare, ha deliziato il palato e l’olfatto di tutti con pesce fresco, dolci saporiti arredando ogni tavolo con una profumata pianta della macchia mediterranea per completare il coinvolgimento sensoriale degli ospiti.

A pochi passi è stato il momento di scoprire il limoncello della ditta Cassano 1875. Un'ospitalità che ha sempre contraddistinto gli abitanti della Penisola è stata confermata da Rosa e Maurizio che ci hanno raccontato la storia e la procedura di fabbricazione oltre l’assaggio di ogni prodotto. La città di Sorrento, invece, è stata scoperta toccando i marmi romani, le colonne millenarie agli angoli dei palazzi, il piperno dei portali medievali, scoprendo le strette strade del centro storico

e la costruzione dell’intrigata rete di scale e vicoli a difesa delle città di costa. La scoperta è continuata toccando lo stucco di palazzi secolari, le colonne romane con le quali è stato costruito la base del campanile della cattedrale, gli stemmi trecenteschi di marmo del Sedile Dominova e la strada più stretta di Sorrento, larga appena un metro. Ognuno di loro era già stato varie volte a Sorrento ma tutti hanno scoperto delle novità con un piccolo racconto della storia antropologica del territorio. Ma il momento più bello è stato nella villa comunale, affacciati sul golfo, dove ognuno di loro percepiva il rumore delle onde ed il profumo del mare e, ricordando le belle parole delle canzoni scritte per Sorrento come Caruso e Torna a Surriento, una delle ragazze partecipanti, appassionata di canto, ha intonato e cantato le due canzoni. Anche io conservo un bel ricordo di questa giornata capendo come si vivono nuove esperienze e come una giornata di lavoro ti cambia la vita. ★

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