8 MARZO … NON SOLO MIMOSE STORIA DI UNA DONNA RIBELLE: ANNA MARIA MOZZONI E IL CAMMINO DELLE DONNE PER IL DIRITTO DI VOTO.
Ricerca ed elaborato a cura della classe V°D Afm. a/s 2015/2016
Anna Maria Mozzoni:
Biografia Anna Maria Mozzoni nacque a Milano il 5 maggio 1837 e rappresenta una delle figure più importanti della vita politica italiana fra Ottocento e Novecento. Si batte per i diritti civili e per l'emancipazione delle donne che in quel periodo storico le donne non potevano votare ,non potevano esercitare la patria podestà sui propri figli, erano sfruttate sul lavoro e costrette a vivere sotto tutela dei mariti. Di nobile famiglia, studia in un severo collegio femminile, ma ne rifiuta l’educazione nozionistica e decide di “costruirsi” un percorso culturale autonomo, ispirato alle idee dell’Illuminismo. Inoltre tra le sue figure di riferimento ci sono Adelaide Cairoli, patriota, Fourier e Mazzini. La Mozzoni rivendicava la sua libertà di giudizio con la frase: “Non mi ritengo appigliata a nessuna setta, a nessun sistema, a nessuna scuola. Non credo all’infallibilità del Papa, ma rinnegando questa non sostituisco quella di Mazzini, né di nessun’altro”. (Lettera a E. Fazio in “La donna” 1870).
Negli anni ’50 inizia a lavorare sui temi dell’emancipazione femminile e l’uguaglianza tra donne e uomini, e nel 1864 pubblica la sua prima opera dedicata a questi temi. “La donna e i suoi rapporti sociali, che dedica alla propria madre, meritevole di “averla cresciuta nel libero pensiero”. In questa opera A.M. Mozzoni “rimprovera” a Mazzini l’idea conservatrice che il posto della donna sia soltanto all’interno della famiglia. “Non dite più che la donna è fatta per la famiglia, che nella famiglia è il suo regno e il suo impero! Le son questa vacue declamazioni come mille altre di simil genere! Ella esiste nella famiglia, nella città, in faccia ai pesi e ai doveri; di questi all’infuori, ella non esiste in nessun luogo”. Il libro della Mozzoni fu l’opera italiana più completa sui diritti femminili di tutto l’Ottocento. Lei descrive, prima del socialismo, lo stato del lavoro femminile in Italia e chiede l’istruzione per tutte le donne, dato che considerava l’istruzione come il fondamento di ogni liberazione: le donne dovevano essere istruite per potere essere in grado di rivendicare i loro diritti. E questa rivendicazione era da lei ritenuta “la suprema, la più vasta e radicale delle questioni sociali”. Negli anni sessanta nacquero, su iniziativa delle Società femminili di mutuo soccorso, scuole professionali riservate alle donne. Inoltre la Mozzoni pubblica nel 1866 “Un passo avanti nella cultura femminile”, nel quale suggerisce un insegnamento adeguato con l’introduzione delle lingue straniere, delle scienze e della storia femminile. Nel 1870 traduce in italiano “The subjection of women”, di J. Stuart Mill, con il titolo “La servitù femminile”. Nel 1877 presenta in Parlamento la prima mozione per il voto delle donne, la seconda sarà del 1906. Dal 1881 ai primi del ‘900 lottò per i diritti delle donne all’interno del movimento operaio. Anna Maria Mozzoni muore nel 1920, il suo sogno si realizzerà nel 1945.
IL CAMMINO DEL DIRITTO AL VOTO IN ITALIA Alla fine della guerra fu assegnato il compito, alle nuove istituzioni e alla classe dirigente antifascista, di riscrivere le regole volte a impegnare le istituzioni nel difendere la dignità umana di tutti. Riguardo al diritto di voto alle donne De Gasperi e Togliatti erano d’accordo, anche se le basi della Dc e del PCI restavano diffidenti sull’ingresso delle donne nella vita politica. Nell’ottobre del 1944 la Commissione per il voto alle donne dell’Udi (Unione Donne Italiane) si era recata dal presidente del Consiglio Bonomi “per esprimergli la necessità che venga concesso alle grandi masse femminili il diritto di partecipare alle elezioni amministrative. Il presidente del Consiglio ha assicurato le delegate di tutto il suo interessamento per questa importante questione” (Noi donne, 25 ottobre 1944). L’Udi avvia anche la sottoscrizione “da far firmare dal maggior numero di donne possibile” al fine di richiedere al Governo di Liberazione Nazionale il diritto di voto e di eleggibilità. Inoltre, le donne dei diversi partiti preparano la “settimana per il voto alle donne” per promuovere la firma della proposta lanciata dall’Udi.
Si formerà il Comitato nazionale pro-voto, che unisce diversi partiti e associazioni e così il 31 gennaio 1945 fu emesso il decreto legislativo. Nel decreto non è però prevista l’eleggibilità delle donna, approvata successivamente dal decreto n. 74 del 10 marzo 1946: “Sono eleggibili all’Assemblea Costituente i cittadini e le cittadine italiane che, al giorno delle elezioni, abbiano compiuto il 25° anno di età”. La prima volta che le donne poterono esercitare il loro diritto elettorale fu in occasione delle elezioni amministrative nel modenese, il 31 marzo 1946. Nell’aprile 1945 si era istituita la Consulta, che si riunirà per la prima volta il 25 settembre 1945. Essa fu il primo organismo politico nazionale in cui entrarono donne: 13 donne. Tra queste donne vi erano: Abele Bei, Clementina Galigaris, Angela Cingolani. Rina Picolato scrive sulle pagine di “Noi Donne” del 31 agosto 1945: “ Le donne porteranno un contributo concreto alle riunioni della Consulta, sollevando e discutendo i problemi dell'infanzia, della scuola,...dell'assistenza, dell'alimentazione…... Sono certa che esse potranno tenere il loro posto ed assolvere i loro compiti in modo pari a quello degli uomini”.
LE SUFFRAGETTE CHI ERANO LE SUFFRAGETTE? Si definiscono suffragette le donne che parteciparono al movimento per il voto (per il suffragio appunto) femminile durante l’800. In realtà i primi movimenti per l’uguaglianza delle donne erano già nati durante la rivoluzione francese, quando la parola égalité sembrava dilagare in ogni dove. La donna che lottò per raggiungere questo traguardo, Olympe de Gouges, fu ghigliottinata durante la Rivoluzione. La lotta per l’emancipazione femminile fu così rinviata al XIX secolo in Inghilterra. Nel Regno Unito il movimento femminile si organizzò inizialmente senza successo nei circoli, successivamente fu ascoltato con il Corporation Act del 1835,quando il diritto di voto venne concesso alle donne ma con grosse limitazioni e solo per le elezioni locali (quindi non nazionali). -
...VERSO L’EMANCIPAZIONE Le donne inglesi non si arresero e finalmente, dal 1869, si avviò il movimento delle Suffragette vero e proprio, poiché la protesta dilagò a livello nazionale. Nel 1897 venne fondata la “Società Nazionale per il Suffragio Femminile” (National Union of Women’s Suffrage) che non ottenne appoggio dalla parte maschile della popolazione. Nel 1903 Emmeline Pankhurst, una delle esponenti più famose, diede vita all’ “Unione sociale e politica delle donne” (Women’s Social and Political Union) per il diritto al voto politico e nazionale per tutte le donne, senza vincoli di sorta.
LA RIBELLIONE DEL ‘SESSO DEBOLE’ Da questo momento il movimento per il suffragio femminile divenne attivo e in certi casi aggressivo: le donne si incatenarono alla ringhiere delle città, incendiarono le cassette postali o le imbrattarono con la marmellata (per sfregio agli uomini che le vedevano come “angeli del focolare” a loro subordinate e devote), distrussero vetrine e negozi, diedero fuoco a due stazioni ferroviarie etc. Gli scontri con la polizia divennero sempre più duri e gli arresti sempre più frequenti. Il carcere era così duro che il movimento, guidato dall’esempio di Marion Dunlop, iniziò lo sciopero della fame. La polizia carceraria decise così per l’alimentazione forzata che era del tutto simile ad un atto di tortura: legate e obbligate ad aprire la bocca venivano quasi affogate dagli intrugli che venivano loro riversati a forza in gola tramite un sondino o un imbuto. L’opinione pubblica, anche maschile, cominciò ad indignarsi per quegli atti di brutalità. Nel 1913 una suffragetta arrivò a suicidarsi buttandosi sotto la carrozza di re Giorgio V durante il derby dell’ippodromo di Epson.
Sarebbe un errore però ridurre il movimento per il suffragio femminile solo alla richiesta del diritto di voto: le donne pretendevano di essere pari agli uomini politicamente (poter partecipare alla vita politica), giuridicamente (avere uguali diritti e doveri, ma soprattutto uguali trattamenti), socialmente (poter avere accesso agli impieghi fino a quel momento riservati agli uomini, come insegnare nelle scuole superiori) ed economico (sottopagate e dipendenti dal marito volevano poter essere indipendenti).
Fu la guerra mondiale a dimostrare anche agli uomini più ciechi che le donne erano loro pari. Con la maggior parte degli uomini abili al fronte, le donne ricoprirono molte posizioni prima riservate agli uomini e così, nel1918, il parlamento del Regno Unito approvò il diritto di voto limitato alle mogli dei capifamiglia con età superiore ai 30 anni. Solo con la legge del 2 luglio 1928 il suffragio fu esteso a tutte le donne del Regno Unito con età superiore ai 21 anni.
Tuttavia non bisogna pensare che fu l'Inghilterra fu il primo paese al mondo in cui il voto fu esteso anche alle donne. Prima nel mondo, infatti, fu la Nuova Zelanda in cui il suffragio femminile fu ottenuto nel 1893.
IN FRANCIA Le lotte delle suffragette sono considerate come all’ infuori di ogni norma in relazione alla mentalità e alle convenzioni culturali dell’epoca. In effetti, le donne sono considerate come inferiori fisicamente e psicologicamente. Esse non potevano di conseguenza avere gli stessi diritti di quest’ultimi, secondo la logica di quel tempo. In più, l’opinione pubblica temeva un’ incompatibilità del ruolo madre-elettrice. Il voto alle donne sarebbe irresponsabile; secondo essi, ciò potrebbe soltanto permettere lo sviluppo di partiti estremi, questo giustifica la mancanza di maturità politica delle donne. Si creano allora delle leghe anti-suffragiste che raggruppano un grande numero di uomini ma anche qualche donna, spesso provenienti da ambienti popolari. Tuttavia, il ruolo fondamentale giocato dalle donne durante le due guerre mondiali dell’industria e dell’economia ha contribuito in misura significativa ai cambiamenti delle mentalità. Numerosi pregiudizi che erano alla base dell’organizzazione sociale si ritrovano a essere rimessi in questione. Le suffragette sono spesso delle aristocratiche, ma esse non simbolizzano l’insieme delle donne: le operaie contestano il diritto di parlare a loro nome vedendo il voto come una rivendicazione borghese. Hubartine AUCLERT fonda nel 1881 la “Citoyenne”, primo organo delle suffragette in Francia e inventa le propagande femministe a partire dal 1916. Nel 1908 rovescia per provocazione un’urna. Madeleine PELLETIER: principale animatrice del movimento suffragista francese all’inizio secolo, rompe i vetri di un seggio elettorale nel 1908 ma non sarà mai messa in carcere. Luise WEISS si lancia nel 1934 nella lotta per il diritto di voto alle donne facendo la scelta di azioni mediatiche: ella utilizza l’attualità a fini propagandistici femministi e dimostra grande immaginazione. Convince le tre più grandi aviatrici francesi di partecipare a un incontro a Bordeaux in favore al voto delle donne; durante la finale della coppa di Francia di calcio, lei lancia dei palloncini rossi ai quali sono attaccati dei tratti femministi che il vento trascina fino alla tribuna presidenziale; lei ritarda persino la partenza del gran premio passeggiando accompagnata da altre suffragette sulla pista con delle bandierine.
All’origine, la creazione del movimento delle suffragette era basato sulle rivendicazioni per il diritto di voto, ma non era questa la priorità in sé, ciò che rivendicavano le donne dell’epoca era l’autonomia (l’uguaglianza di diritti civili), il diritto all’istruzione, la lotta contro la prostituzione, il miglioramento delle condizioni delle lavoratrici, ecc… Esse rivendicavano più diritti politici per realizzare l’estensione degli altri diritti delle donne. Queste rivendicazioni politiche si traducono nel 1925 con l’elezione di 10 candidate femministe all’elezioni municipali cosa, che diventa una svolta nella vita politica francese. Un nuovo obbiettivo viene raggiunto con la nomina nel 1936 al posto di segretariato di stato di Mde BRUNSCHVICG, LACORE e JOLIOT-CURIE. E solo nel 1944 in seguito le loro azioni durante la seconda guerra mondiale che il diritto di voto alle donne verrà accordato. In definitiva, malgrado le grandi rivendicazioni e delle azioni spesso violente il fossato Uomo-Donna è sempre presente in Francia. Tuttavia, le suffragette attraverso le loro azioni e le loro rivendicazioni durante la repubblica hanno in parte ottenuto delle promozioni sociali familiari e culturali.
SUFFRAGIO FEMMINILE NEI PAESI DEL MONDO: CRONOLOGIA Paese
Anno
Età di voto
• 1
Nuova Zelanda
1893
18
• 2
Australia
1902
18
• 3
Finlandia
1906
18
• 4
Norvegia
1913
18
• 5
Danimarca
1915
18
• 6
Islanda
1915
18
• 7
Canada
1917
18
• 8
Irlanda
1918
18
• 9
Germania
1918
18
• 10
Austria
1918
18
• 11
Regno Unito
1918
18
• 12
Lettonia
1918
18
• 13
Estonia
1918
18
• 14
Polonia
1918
18
• 15
Russia
1918
18
• 16
Ungheria
1918
18
• 17
Lituania
1918
18
• 18
Belgio
1918
18
• 19
Paesi Bassi
1919
18
• 20
Svezia
1919
18
• 21
Lussemburgo
1919
18
• 22
Ucraina
1919
18
• 23
Repubblica Ceca
1920
18
• 24
Slovacchia
1920
18
• 25
Stati Uniti
1920
18
• 26
Armenia
1921
18
• 27
Uruguay
1927
18
• 28
Romania
1929
18
• 29
Sud Africa
1930(donne bianche)
18
• 30
Turchia
1930
18
• 31
Spagna
1931
18
• 32
Cile
1931
16
• 33
Brasile
1932
18
• 34
Bulgaria
1938
18
• 35
Francia
1944
18
• 36
Giappone
1945
20
• 37
Croazia
1945
18
• 38
Slovenia
1945
18
• 39
Italia
1946
• 40
India
1947
18(tranne che nelle elezioni del senato dove l’età minima è di 25 anni) 18
• 41
Israele
1948
18
• 42
Siria
1949
18
• 43
Cina
1949
18
• 44
Bosnia Erzegovina
1949
18
• 45
Grecia
1952
18
• 46
Etiopia
1955
80
• 47
Egitto
1956
18
• 48
Tunisia
1956
18
• 49
San Marino
1956
18
• 50
Monaco
1962
18
• 51
Iran
1963
18
• 52
Marocco
1963
18
• 53
Libia
1964
18
• 54
Mozambico
1975
18
• 55
Portogallo
1976
18
• 56
Moldavia
1978
18
• 57
Iraq
1980
18
• 58
Liechtenstein
1984
18
• 59
Sud Africa
1994(donne nere)
18
• 60
Kuwait
2005
18