I racconti della leggenda Spirit Animals Divisi fra due mondi

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LIBRO 2

DIVISI FRA DUE MONDI

VICTORIA SCHWAB


Spirit Animals. I racconti della leggenda Divisi fra due mondi di Victoria Schwab Traduzione di Simona Brogli Per il testo italiano Š 2019 Editrice Il Castoro Srl viale Andrea Doria 7, 20124 Milano www.castoro-on-line.it info@castoro-on-line.it

Copyright Š 2016 by Scholastic Inc. All rights reserved. Published by arrangement with Scholastic Inc. 557 Broadway, New York, NY 10012, USA. scholastic , spirit animals , and associated logos are trademarks and/or registered trademarks of Scholastic Inc. Illustrazione mappa di Michael Walton Design del libro di Charice Silverman Copertina: Illustrazione di Angelo Rinaldi; design di Charice Silverman & Rocco Melillo; art direction di Keirsten Geise

ISBN 978-88-6966-476-2

Finito di stampare nel mese di maggio 2019 presso Elcograf S.p.A. - Stabilimento di Cles (TN)


DIVISI FRA DUE MONDI

Victoria Schwab

Traduzione di Simona Brogli





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OMBRE NELLO STETRIOL

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e nuvole attraversavano veloci il cielo, coprendo la

luna e le stelle. Non era una notte per alzare gli occhi. Altrimenti qualcuno nella città di Stetriol avrebbe potuto vedere le ombre che scivolavano lungo i tetti, le forme appollaiate come mostruosi gargoyle in cima alle mura. Qualcuno avrebbe potuto vedere il giovane fermo sulla sommità di un tetto come una banderuola segnavento, il volto coperto da una maschera bianca dotata di corna, il mantello scuro che si agitava nel vento. Ma gli occhi di tutti erano puntati verso altre cose, libri e focolari, pasti e fiamme e bevute, così nessuno si accorse di nulla. La figura si raddrizzò e prese a camminare agile lungo il colmo dei tetti di tegole, il mantello che si gonfiava nell’aria. Nella notte spogliata di ogni colore, il mantello sembrava nero, ma quando lo sconosciuto si fermò, la luce tremolante delle lanterne che veniva dalla strada e dai cortili illuminò la stoffa, traendone un bagliore rosso.

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Tutto intorno a lui, Stetriol era animata come non succedeva da anni. La città aveva ripreso vita, e pulsava, pulsava, pulsava al ritmo del suo cuore, dei suoi passi. Più in basso, le strade sparivano una dopo l’altra mentre si muoveva con la leggerezza di un animale sui tetti di botteghe e abitazioni fino a trovare quello che cercava. Si fermò, schiacciato contro un comignolo, poi si accovacciò di scatto, le corna della maschera colpite per un attimo dalla luce prima di svanire nell’oscurità con il resto del corpo. In un cortile sotto di lui, una ragazza sedeva sul bordo di una fontana, i lunghi capelli di un biondo quasi bianco intrecciati intorno alla testa come una corona. Agitava distrattamente le gambe nella vasca poco profonda in cui nuotava un grande cigno dalle piume bianche come un raggio di sole sulla neve. Da dietro la maschera, il giovane sgranò gli occhi – occhi non umani, dalle pupille orizzontali come quelli di un ariete – alla vista dell’animale, e si sporse in avanti con un’inclinazione assurda, affascinato dal cigno che solcava con grazia la superficie dell’acqua. Allora quel che si diceva era vero. Ninani era arrivata nello Stetriol. I capelli della ragazza e le piume del cigno erano due identiche pozze di pallida luce bianca sullo sfondo dei verdi, dei blu e dei grigi tenui del cortile. La ragazza teneva tra le mani un libro aperto e stava leggendo a voce alta per il cigno, il tono dolce e pacato, le parole che si perdevano nel leggero sciacquio dell’acqua intorno alle sue gambe. Sul tetto, un movimento improvviso richiamò l’attenzione del giovane; in cima al muro opposto del cortile comparve un’altra figura avvolta in un mantello, visibile

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contro il tetto di ardesia solo per il muso di una maschera da coyote. Howl. La figura canina spostava il peso da un piede all’altro; a terra era inarrestabile, ma non era mai stato a suo agio a certe altezze. Howl gli fece un cenno di saluto. Stead ricambiò. Una terza figura coperta da un mantello sbucò dall’oscurità alla destra di Howl, un sorriso felino intagliato nella maschera che le nascondeva il volto, i movimenti così fluidi che lui non si era neanche accorto del suo arrivo. Shadow. La ragazza fece un ciao-ciao sbrigativo con la mano, poi si accovacciò sistemandosi sul tetto, le unghie che luccicavano, ricurve e affilate come quelle di un gatto. I tre rimasero appollaiati come statue di pietra sopra il cortile, attorniando la ragazza e il suo spirito animale mentre lei continuava a leggere, ignara della loro presenza. Howl riprese a muoversi sui piedi. E adesso? chiese a cenni Shadow, facendo danzare pigramente le dita nell’aria. Il giovane della maschera con le corna – Stead, lo chiamavano – gettò una rapida occhiata e con qualche gesto impartì il suo ordine. Fatelo sapere a King. Shadow rispose girando un dito attorno alla testa. Il segno per corna era uguale a quello per corona. Avrebbero voluto chiamarlo così. Crown, “corona”. Dopotutto era il comandante in seconda di King, il “Re”. Ma il gesto metteva a disagio Stead, la cui fedeltà al loro capo era assoluta e incrollabile, tanto da aver preferito il nome di Stead. Che poteva significare risoluto o anche ben saldo.

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Liquidò la spiritosaggine di Shadow con un gesto della mano. Sotto di loro, la voce della ragazza cominciava ad affievolirsi e quando fece per girare la pagina, il libro le scivolò dalle mani. Annaspò maldestra, cercando di afferrarlo, ma il volume le cadde prima sul ginocchio e poi finì nella fontana con un tonfo. Il cigno si innervosì e agitò le ali. «Oops», sussurrò la ragazza, ripescando il libro ormai fradicio. Lo sollevò per un angolo e sospirò nel vedere l’acqua che colava dalle pagine. «Non dirlo a papà.» Mise da parte il libro, che ricadde sul bordo della fontana con un leggero schiocco umido. In quel momento Howl si spostò sui piedi per la terza volta e scivolò. Sotto il suo stivale, una tegola allentata si staccò e cominciò a slittare lungo la falda del tetto. Howl riuscì a reggersi al comignolo più vicino, ma non fece in tempo a fermare la tegola, che proseguì a tutta velocità verso l’orlo e il cortile sottostante. Stead indietreggiò, la schiena premuta contro il comignolo, preparandosi allo schianto, ma Shadow spiccò un balzo, il corpo che s’inarcava con grazia, e afferrò la tegola con un’unghia simile a un artiglio prima che piombasse nel cortile. Alcuni sassolini rotolarono lungo il tetto e oltre il bordo, leggeri come pioggia. Le figure ammantate trattennero il fiato. Sotto di loro, il cigno s’immobilizzo nella vasca della fontana. La ragazza alzò lo sguardo, ma era buio sopra le lanterne. «Cos’è stato?», chiese sottovoce. Lei e il cigno

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allungarono il collo. La ragazza strizzò gli occhi, come se riuscisse quasi a vedere il contorno di una figura, la sagoma di una maschera. «Tasha!», chiamò una voce dall’interno della casa. L’attenzione della ragazza tornò alla fontana e alla casa dietro di lei. «Dev’essere stato un uccello», concluse. «O un topo. O il vento.» Tirò le gambe fuori dall’acqua, poi trascinò le dita sulla superficie trasparente. «Avanti, Ninani», disse allegramente. Il cigno batté le ali per un istante, alzandole come per prendere il volo prima di sparire in un lampo di luce. Nello stesso momento, un simbolo nero come l’inchiostro comparve sulla pelle chiara della ragazza, un cigno che le avvolgeva il braccio dal polso al gomito. Dopodiché la giovane rientrò pian piano, lasciando dietro di sé una scia di impronte bagnate. Tasha. Era così che si chiamava, allora. Sparita lei, la felina Shadow abbandonò la sua posizione acquattata e si alzò in piedi sul tetto. I suoi occhi solitamente verdi erano neri, le pupille dilatate nella scarsa luce, e fissavano Howl come se volessero incenerirlo. La ragazza sembrava intenzionata a tirargli la tegola smossa in testa. «Idiota», pronunciò in un forte sibilo. «Non siamo tutti fatti per arrampicarci sopra le case», ringhiò lui per tutta risposta. «Basta», ordinò Stead in tono basso e tranquillo. Howl e Shadow ripresero il fiato, come se fossero sul punto di proseguire, ma Stead alzò la mano di scatto, in segno di allarme.

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Un rumore, come il trascinarsi di piedi nudi sulla pietra. Un attimo dopo Tasha corse in cortile per riprendere il libro che aveva lasciato sul bordo della fontana. A metà strada inciampò su una stuoia e fu lì lì per cadere, ma si raddrizzò e andò a recuperare il volume infradiciato. Strinse le copertine l’una contro l’altra per strizzare via l’acqua, poi si voltò verso la casa. E si fermò. Ebbe un attimo di esitazione, lanciò un’ultima occhiata ai tetti e al cielo notturno. «Tasha!», chiamò di nuovo la voce. E la ragazza sparì, rientrando in casa. Il cortile rimase tranquillo per un po’, e Stead fece un gesto, un silenzioso ordine di ritirata. Shadow posò la tegola contro il comignolo più vicino, e lei e Howl filarono via, svanendo nel buio. Stead li guardò andarsene con i suoi occhi a mandorla, dorati e penetranti, poi riportò lo sguardo sul cortile, dove le impronte umide stavano già iniziando a scomparire. Tasha. Adesso sapevano dov’era. Dov’era Ninani. E sarebbero tornati. Poi sgattaiolò via, seguendo gli altri nell’oscurità.

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OCCHI NEL BUIO

L

a luce della torcia faceva danzare le loro ombre.

Percorrevano le gallerie sotto il mondo, proiettando una serie di sagome inquietanti, allungate e tremule, sulle pareti della grotta. Conor cercava di concentrarsi sulle persone invece che sulle loro ombre mostruose, ma non riusciva a impedire allo sguardo di vagare verso le pareti rocciose, dove si libravano attorcigliate le loro versioni deformi. Meilin, Takoda e Xanthe non erano altro che lunghe forme sottili. L’ombra di Briggan era bassa, tutta orecchie e coda. Ma era quella di Kovo a turbarlo più di tutte. L’ombra del gorilla si allargava e incombeva, torreggiando sulle altre con le zanne scoperte. Nella luce incerta e angosciante, a Conor sembrava persino di vedere gli occhi rossi dell’animale che brillavano, per quanto impossibile, sulla faccia distorta dell’ombra. Deglutì e serrò gli occhi con forza, cercando di tenere distinto quello che era reale da quello che era frutto della

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Qualcosa di antico e malvagio si è risvegliato nelle viscere dell’Erdas. Nascosto nell’ombra, anche solo un frammento del suo potere è in grado di distruggere tutto ciò che tocca. Persino il sacro legame fra uomini e animali è in grave pericolo. Conor, Abeke, Meilin e Rollan sono decisi a fermarlo. Insieme ai loro Spiriti Animali si imbarcano in un viaggio disperato che li porterà nelle profondità sotterranee e fino agli angoli più remoti del mondo. Quando amici e alleati iniziano a cadere intorno a loro, i quattro giovani eroi non hanno altra scelta che andare avanti e affrontare l’oscurità. Se si fermassero a guardare indietro, vedrebbero la verità: il male li ha già circondati.

€ 13,00

ISBN 978-88-6966-476-2

www.castoro-on-line.it


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