Giornalino di quartiere "Vallemiano, Narrazioni di comunità" - 2° numero, settembre 2020

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Narrazioni di comunità L’Intervista

Don Isidoro, parroco storico di Vallemiano, ci racconta i cambiamenti del quartiere

Libri digitalizzati

Il fondo Marinelli della Casa delle Culture va online: il digitale come nuova opportunità di lettura per i libri antichi

Spazi e design

Il quartiere del futuro, tra nuove architetture e aree verdi: i progetti di Poliarte e Università di Camerino SETTEMBRE 2020 In foto: “Intropia”, sottopasso di Vallemiano

Inserto speciale: punto croce urbano

2° numero


Breve storia di un inizio a cura della Redazione

Il 28 Luglio 2020, il giornale di quartiere è diventato realtà. In una calda giornata estiva abbiamo presentato il 1° numero di “Vallemiano- Narrazioni di comunità” e condiviso l’emozione di un progetto partecipato, nato dal desiderio di essere vicini anche quando non si poteva e di guardare oltre quando intorno sembravano sorgere muri. Puntando tutto sulle parole scritte. Il 2° numero è ancor più consapevole del potere salvifico che hanno le storie: intrecceremo passato e futuro, spazi attuali e visioni avanguardistiche, quartieri reali e città ideali. Leggetelo pensando al vostro domani, senza porre limiti alla fantasia.

Ho un sogno: un quartiere di prossimità a cura di Liza Canalini ed Emanuela Capomagi

“I have a dream” diceva uno famoso. “Ho un sogno”. Aveva un sogno lui. Lui, non uno qualsiasi: Martin Luther King. Ci credeva quando sembrava impossibile. Credeva in qualcosa che gli sembrava normale e imprescindibile: nei diritti civili e nelle libertà fondamentali. Sognare si può. Sognare è gratis. Meglio sognare in grande, altrimenti che gusto c’è? E allora dai! Proviamoci. Tutti insieme magari funziona. Vediamo se possiamo sognare qualcosa di bello e poi magari ci direte come lo vedete voi quello che stiamo per immaginare. Proviamo a sognare un quartiere a misura d’uomo. Sogniamo un quartiere di prossimità, in cui ogni cittadino possa raggiungere in un lasso di tempo ragionevole, a piedi o in bicicletta, tutto ciò che occorre per mangiare, divertirsi e lavorare. L’idea certamente suggestiva, va nella direzione della sostenibilità ambientale e sociale e risponde alla necessità di ripensamento dello spazio pubblico post-Covid. Nei fatti, la pandemia che stiamo ancora attraversando non si è limitata a modificare la nostra quotidianità, trasformerà anche la concezione dello spazio delle nostre città al punto che molti architetti, urbanisti e amministratori locali si stanno già interrogando per immaginare nuovi scenari di sviluppo urbano. Tra le proposte che hanno suscitato più interesse c’è la “città dei 15 minuti” proposta dalla sindaca di Parigi Anne Hidalgo e assunta ad obiettivo strategico anche dalla città di Milano, nel documento “Milano 2020. Strategia

di Adattamento”, il documento che l’amministrazione comunale di Milano ha predisposto per riorganizzare la città post- Covid. Un cambiamento di ritmo: lavoro, commercio, mobilità, tempo libero, cultura. Il tutto, appunto, a 15 minuti di distanza. Ci sono poi le pratiche che si rifanno all’urbanistica tattica, un approccio che prevede diversi tipi di azioni – a volte fatte direttamente dai cittadini, altre dalle amministrazioni locali – che hanno lo scopo di migliorare gli spazi pubblici per renderli più utili e piacevoli per chi li usa rimettendo le persone al centro. Pensateci bene, molti spazi pubblici sono attraversati o occupati dalle auto, l’urbanistica tattica prevede soluzioni creative temporanee a carattere sperimentale e con un alto valore comunicativo. Si lavora principalmente su carreggiate sovradimensionate, sottopassi, parcheggi di superficie ed utilizzando la creatività ed il colore si da forma a nuove aree di incontro e relazione. L’obiettivo è quello di rendere le strade più a misura di bambini, anziani, diversamente abili, famiglie e commercianti. Non si tratta di pedonalizzazione tout court ma di un ripensamento globale dello spazio. Da un lato si opera verso la riduzione della velocità di transito dei veicoli e dall’altro si creano i presupposti per nuovi attraversamenti pedonali, piste ciclabili, marciapiedi, aiuole. Siamo abbastanza coraggiosi per sognare qualcosa di simile anche da noi? Nella nostra bellissima Ancona, candidata “Città della Cultura 2021”, possiamo iniziare a ripensare i nostri quartieri in un’ottica di vivibilità e benessere collettivo? Un quartiere di prossimità significa un quartiere speciale, sostenibile, vivibile al 100%. Come se in un quartiere di Ancona ci potesse essere tutto quello che serve senza bisogno di prendere la macchina. Le macchine usate solo per le necessità. E in superficie molti spazi verdi e servizi per

Del tempo della festa

INCIPIT FEST CELEBRA VALLEMIANO IL 26 E IL 27 SETTEMBRE a cura di Mara Polloni, ARCI Ancona / Hip Nic

Secondo la filosofa Donatella Di Cesare, “Festeggiare è un’arte”. Se nell’antichità la festa era ben nota, nel nostro mondo appare sempre più lontana e irraggiungibile, perché essa è il tempo della liberazione a cui tutti sono chiamati — nessuno escluso. Di più: la festa è comunità, anzi, è la rappresentazione della comunità nella sua forma più completa ed elevata, è dove essa si ricostituisce festeggiando, dove supera l’isolamento, l’estraneità, le divisioni prodotte dal lavoro, i conflitti della quotidianità. Dove non c’è festa, dove non si sa più festeggiare, non può costituirsi neppure una comunità. Il disincanto della modernità ci fa provare una intensa, acuta nostalgia per la festa, per la comunità, per un tempo in cui intrattenerci. È a partire da queste riflessioni che prende vita il festival conclusivo del progetto “Incipit - narrazioni di comunità”, in programma sabato 26 e domenica 27 settembre 2020, nel piazzale antistante la Biblioteca di Casa delle Culture, luogo ormai divenuto il simbolo della rinascita di un quartiere storico della città di Ancona, Vallemiano. Tenendo fede ai principi che hanno guidato i partner nella realizzazione del progetto,

tutti. Bambini che corrono per le strade in cui girano pedoni, passeggini, bici, roller, monopattini skate. Verde a profusione, straboccante di panchine e giochi per bambini. Un vociare di giovani madri all’ombra delle chiome degli alberi e tavolini brulicanti di giocatori a briscola, tresette e burraco. Socializzazione da sogno, solitudine a zero. Passeggiate alla biblioteca e al supermercato per trovarsi a fare due chiacchiere prima di mettere su il pranzo. In giro per l’Italia e per l’Europa ci sono già casi di queste realtà. Qualche fondata speranza c’è già se ci sono persone di grande impegno e determinazione che lo mettono in pratica ascoltando i desideri degli abitanti. “Partecipata” si chiama questa cosa strana, che è diventata legge anche nelle Marche. Pare che ci si stia avvicinando a questo sogno, in qualche momento si può già toccare e respirare. Ora infatti, un po’ per amore di questo pianeta che ci ospita, un po’ per amore verso noi stessi, sempre più realtà lo stanno attuando. Tanti quartieri in tante città diverse si organizzano per dare tanti servizi e rendere anche il proprio quartiere a misura d’uomo. Un po’ come i ragazzi del portierato di Casa delle Culture di Vallemiano. Allora sogniamo un quartiere dove tutto è a due passi, le scuole, gli asili, gli studi medici specializzati. Un quartiere in cui si passeggia per andare alla biblioteca, ai giardini, a fare spesa o anche solo per il piacere di incontrarsi respirando aria pulita. Un quartiere tutto da pensare tutti insieme, perché insieme si fa meglio. Ci siamo quasi. Lui, Martin Luther King, ci credeva quando sembrava impossibile, proprio come sembra impossibile quanto appena letto. Sì! Sognare è facile e se dei semi in tale direzione sono stati gettati per necessità o per virtù tanto vale coltivarli. Magari tutti insieme si può fare se vi piace l’idea. E prima o poi, anche i diritti del vivere così diventeranno realtà.

Arci Anc

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LE ASSO C DI C ASA IAZIONI DE CULTUR LLE E

il festival “Incipit” vuole essere inclusivo e trasversale, in grado di parlare - e far parlare - pubblici differenziati, di far incontrare generazioni diverse in una pluralità di occasioni che si susseguiranno durante i due giorni di attività - perché crediamo che sia l’incontro fra generazioni a fa rinascere e rinsaldare la comunità. Per questo viene proposto un ricco programma che spazia dalla musica ai laboratori di lettura per bambini e di punto croce urbano per adulti, dai dibattiti sulla rigenerazione urbana alle esposizioni artistiche. Il tutto declinato in modo tale da stimolare la collaborazione di cittadini, associazioni e attività commerciali del quartiere. Nel piazzale della festa troverà posto anche un Car Boot Sale: un mercatino ecologico e semplice che riprende il concetto dei “sales” inglesi, dove gli oggetti che meritano una nuova opportunità si espongono nel bagagliaio dell’auto, in cerca di un nuovo proprietario. Le tematiche veicolate dal festival sono dunque quelle care al progetto: la rigenerazione urbana, la riattivazione di comunità, la valorizzazione della memoria del quartiere e delle sue storie. Per Vallemiano è il tempo della festa.


Conosciamo gli abitanti di Vallemiano! INTERVISTA A DON ISIDORO, IL PARROCO CHE HA VISTO CRESCERE VALLEMIANO E LA SUA COMUNITÀ RELIGIOSA È Giugno 2020, da poco la parrocchia San Paolo ha potuto riprendere a pieno la sua attività di incontro con i fedeli, con attenzione alle misure di prevenzione dal Covid-19. Nella segreteria della parrocchia, abbiamo incontrato Don Isidoro, storico parroco di Vallemiano. Nel ricostruire la storia e l’identità di questo quartiere, gioca un ruolo importante la presenza di questa parrocchia. Ci racconta il percorso dalle sue origini? Don Isidoro: nel dopoguerra sono state costruite le case popolari, prima di allora io mi ricordo che ero un ragazzo di 9 anni, passavo con un carretto lungo la ferrovia, in una strada di terra e c’erano 3 passaggi a livello. Questa zona dipendeva dalla parrocchia delle Grazie, con i sacerdoti e il parroco delle Grazie. La gente arrivava fin là per la messa, il catechismo etc .. Nelle case popolari appena costruite aveva già cominciato a lavorare il CIF, il Centro Italiano Femminile per l’aiuto ai ragazzi. Erano gli anni 61/62/63. Avevano uno scantinato dentro ad una casa popolare a disposizione della parrocchia, ci avevano detto “Se voi volete dire la messa venite quaggiù”, e così abbiamo messo anche una targa dentro alle case popolari. Così è iniziata l’attività di riunione ed è andata avanti per 3 anni. Se vai lì lo vedi, c’è una targa che abbiamo messo qualche anno fa per la ricorrenza. Poco dopo, non so da quale provincia del nord Italia, fu portata qui la chiesetta di legno e lì c’era un sacerdote quasi fisso, ci dormiva pure, e nel 1964 cominciarono ad esserci gli uffici parrocchiali. Fu istituita quindi la parrocchia di San Paolo, con un territorio staccato, in quella chiesetta lì, sotto al ponte, abbiamo anche la documentazione di quando è stata fatta la chiesetta. C’era un sacerdote, che era addirittura bergamasco, si chiamava don Piero Lenci, dedito molto ai ragazzi. Un parroco molto famoso: gli facevano i dispetti, gli facevano le scritte e lui si divertiva pure, andava in giro con la motocicletta! Ha avuto un’intuizione, ha cominciato a impostare non solo il catechismo, la messa, ma ha fatto un comitato delle famiglie, dei capi famiglia della zona e, quelli che volevano dare un tono a quest’area, si

riunivano per parlarne. Dopo però lui è andato via, è stato chiamato alla sua diocesi in estrema periferia a Roma ed è venuto don Franco Galeazzi. La zona a quell’epoca si allargava, era tutta campagna, non c’era il viadotto e non c’era la galleria. Io ero sacerdote già dal ‘60, ma stavo da un’altra zona come vice parroco. Si era talmente allargata la zona intorno alla chiesetta che poi hanno fatto una sala di ricreazione per i ragazzi, sempre con permessi provvisori richiesti al commissario comunale, e ci si riuniva nella chiesa e, un po’ più tardi, in quello che adesso è il bocciodromo. Sono andati avanti per un po’ di anni così e poi è arrivato il terremoto ad Ancona, la chiesetta di legno diventò un dormitorio perchè la gente si sentiva più sicura lì dentro e la messa si diceva all’aperto. Dunque col terremoto ci sono stati nuovi cambiamenti. Don Isidoro: il terremoto è stato nel ‘72, un anno rovinato. Si pensò di costruire una chiesa nuova e la prima parte dell’edificio parrocchiale fu inaugurato nel 1983, Negli anni ‘90 poi si è fatto anche un teatro, l’oratorio, il campetto e l’aula magna. La chiesetta di legno è rimasta per il teatro. Quando la parrocchia è diventata ufficiale sono iniziati ad esserci i battesimi. Pensa, in 13 anni, dal ‘69 all’82, ci sono stati 1190 battesimi, più di 100 all’anno; poi dal 2001 al 2020 abbiamo battezzato 355 bambini. Questo per dire che si è invecchiata terribilmente la popolazione. Nel 2020, l’ultimo battesimo è del 18 gennaio, da febbraio in poi non è stato più possibile battezzare ma ne avremmo avuti 4-5. L’anno scorso sono stati in tutto l’anno 8 battesimi. Il boom di popolazione c’è stato alla fine degli anni ‘60 e sono poi cresciute le case. In chiesa ho tanta documentazione storica. Lei da che anno è qua come parroco? Don Isidoro: dalla fine del millennio passato, dal 1999. Dopo 21 anni comincio ad avere una certa età. Nota della redazione: Dal 29 Agosto Don Isidoro è andato in pensione. Il nuovo parroco è Don Pierluigi. Don Michele, vice-parroco, è la nuova guida della comunità parrocchiale di Vallemiano. Diamo loro il benvenuto a nome di tutto il quartiere!

Don Isidoro con il vice-parroco Don Michele

Sempre più giovani

PASSATO E FUTURO DI UN GRUPPO SENZA TEMPO a cura di Anna Ferretti È dal lontano 1967 che abito nella via adiacente a Vallemiano e subito l’unico mio riferimento è stata la parrocchia, vita pulsante del rione che era molto vasto e costituito nella maggior parte da giovani famiglie. Nella chiesetta di legno ho iniziato a fare segreteria ed è stato in occasione della “visita Pastorale” che insieme alla mia amica Marta abbiamo fatto il censimento andando casa per casa, compilando le schede relative agli abitanti di nostra competenza. Abbiamo raggiunto un risultato interessante, constatando che la nostra parrocchia era composta da circa 2300 famiglie e circa 7000 persone. Con la costruzione della nuova chiesa, la carica attrattiva di Don Franco e il successivo aiuto di Don Luca o Don Luciano, essendo appunto un quartiere giovane, eravamo attorniati da tanti ragazzi ed io che ho sempre continuato a fare segreteria, ho instaurato con loro bellissimi rapporti ed ho visto nascere tante coppie. Ora che sono trascorsi tanti anni, assieme a me si è invecchiato anche il quartiere e la realtà parrocchiale è ben diversa. Da qualche anno collaboro con Anna Maria Petrosilli nella gestione del gruppo dei “sempre più giovani” formato da circa 35 persone abbastanza anziane. Con rammarico ho constatato che, nonostante tutte le iniziative, anche pubblicizzate, che avevamo in programma ogni settimana, non siamo riusciti a coinvolgere gli abitanti di Vallemiano, anzi, diversi di noi sono addirittura fuori parrocchia. Il gruppo “I sempre più giovani” è nato 33 anni fa, per iniziativa e competenza di Anna Maria Petrosilli che essendo assistente sociale conosceva più di altri l’esigenza di stare in compagnia. Su suggerimento di Don Franco questi incontri settimanali attivi da settembre a giugno avrebbero dovuto servire esclusivamente alla scopo di socializzare e divertirsi. Con la collaborazione di persone disponibili il gruppo si è subito ben strutturato

Nella foto una gita a Gubbio nel 2018, quando Don Luciano ne è diventato vescovo

con la distribuzione dei vari compiti. Ovviamente Annamaria che è sempre stata la presidente proponeva come organizzare gli incontri e contattare chi era adatto a gestirli. Per adesione generale si è subito deciso di festeggiare ogni due mesi i compleanni, di organizzare il carnevale in maschera, di fare in parrocchia due pranzi in occasione di San Giuseppe e Santa Caterina e di programmare una o due gite all’anno. A questo proposito Luciana, la factessa del gruppo, ha sempre stilato la cronaca di tutte le gite effettuate custodite gelosamente nell’archivio assieme a numerose foto. Con la soddisfazione di Annamaria tutto questo è avvenuto fino a febbraio di quest’anno quando purtroppo si sono dovuti interrompere gli incontri. A settembre si vedrà se ci saranno le condizioni per riprendere, ma considerando le problematiche dovute alla avanzata età dei componenti, sempre di più si percepisce la necessità di inserimento di persone più giovani che riescano a tenere vivo il gruppo con nuove energie. Adesioni a questo scopo sarebbero apprezzate con favore. Con la situazione che si sta verificando non so se potremo riprendere le attività perché si sentono tutti molto fragili e la paura sta prevalendo sulla opportunità di trovarsi insieme. Alla nostra età sarebbe invece quasi indispensabile per sopperire alla solitudine come avranno potuto constatare proprio i ragazzi di “Casa delle culture” che si sono prodigati in questo periodo. La speranza di rinascita del quartiere è tutta riposta in loro che fortunatamente non mancano di iniziativa. Grazie per quanto andrete a fare.


Le attività commerciali del quartiere SALONE JUVE via XXV Aprile, 28

50 anni di storia tra leggenda calcistica e passione per l’artigianato Franco Settimini inaugura “Salone Juve” a Vallemiano dopo il terremoto del 1972. Si trasferisce qui da via degli Orefici, dove iniziò la sua attività di barbiere nel 1964. Dopo un anno di stop causa terremoto, acquista l’attività e la casa, grazie ai tassi agevolati promossi dal sindaco di quegli anni, Alfredo Trifogli. Franco è cavaliere del lavoro dal 2007, è stato presidente della Commissione Provinciale e Regionale della Camera di Commercio e di Ancos (Associazione Nazionale Comunità Sociali e Sportive), che promuove iniziative culturali e di volontariato in Confartigianato Persone. Con Ancos ha devoluto il 5xmille alla Lega del Filo d’Oro, contribuendo all’acquisto di un pulmino attrezzato. Nel 2014 ha festeggiato 50 anni di attività e si è sempre battuto per il riconoscimento dell’importanza dell’artigianato, andando contro sindacati e ministeri quando venivano promulgate novità che non gli

PALESTRA MILLENNIUM CLUB

stavano bene, come gli studi di settore. Collaborando con gli enti locali e seguito da molte persone, ha promosso iniziative interessanti come la “befana artigiana”, saltata quest’anno a causa della crisi. Si definisce barbiere, ma confessa che realizza look anche alle donne, partendo dalla moglie, Alma. E non seleziona i clienti in base alla fede calcistica: la Juventus è solo una grande passione, che, vista la longevità della sua bottega, gli ha portato fortuna! Il suo carattere indomito e la sua instancabile energia lo rendono un personaggio amato nel quartiere e in città. Noi di Incipit lo abbiamo conosciuto durante il “Carneval’Miano”, nelle vesti di Pappagnocco, la maschera tipica di Ancona, ma Franco è impegnato a promuovere numerosi eventi rivolti ai bambini e adulti, portando nel cuore la Juventus e la difesa dell’artigianato, patrimonio inestimabile del nostro paese.

Un luogo dove allenare corpo e anima

via Vallemiano, 53

“Nella Palestra “Millennium Club” qualcosa altera il senso delle cose. A fare la differenza, è l’umanità che traspare appena si entra. Si intuisce la fatica di chi si allena, ma non solo: la palestra consuma le parole e gli odori che raccontano storie di giovani, di anziani in pensione, di amori vissuti e altri nascosti. I clienti possono assentarsi, possono ritirarsi per poco, ma poi ritornano sempre. Capita spesso: serve anche a noi stessi distaccarci dalla palestra. Ci torniamo diversi, con più consapevolezza del fatto che non siamo qui a gareggiare continuamente col vicino alla ricerca di coppe e trofei, ad accumulare più applausi o più ammiratori dell’altro. A chi mi viene vicino, a chi mi conosce da un po’, posso offrire una cosa oggi preziosa: il mio tempo. È il tempo di uno sguardo più lungo del solito, di un foglio di carta scritto a mano, di un pensiero durante le giornate. Si, a volte, il mio tempo è accompagnato da una robusta dose di inconsapevole scortesia. Il guaio è che chi mi conosce spesso la tollera, è per questo che non cambierò mai.” Andrea Feliziani

CAR BAR

via Vallemiano, 33

Bar storico, quasi secolare!

Il “Car Bar” è attivo dal 1929! Nasce come bottega, nella quale si vendevano alimenti sfusi. Daniele, dal 2007 gestore del bar di 4° generazione e originario del quartiere “de la fettina”, conserva ancora il mobile antico dove c’erano gli alimenti in vendita. Ricorda che sul retro si giocava a bocce e si preparavano i panini con le spuntature. Daniele sul quartiere ci dice: “È un po’ morto e, a differenza di ciò che pensano molte persone, la futura presenza del supermercato a mio avviso genererà solo caos, perché porterà un giro di gente di passaggio e in pochi si fermeranno.” Il rapporto con gli abitanti è buono e tante persone ancora si ricordano la botteguccia di quartiere. Fino all’anno scorso facevo gli abbonamenti per l’Ancona e il bar era un punto di ritrovo per i tifosi.

MARCO’S BAR

via Martiri della Resistenza, 6 Domenico è il proprietario di Marco’s bar. Si definisce “cittadino d’Italia”, perchè è originario di Vieste, in Puglia, ha vissuto a Milano e poi si è trasferito ad Ancona per raggiungere l’amata sorella. Il nome del bar è dedicato al figlio Marco, nato nel 2008, anno di inaugurazione dell’attività! Definisce Ancona “Una città vivibile, anche se difficoltosa per i piccoli-medi imprenditori.” Ha sempre avuto la capacità di reinventarsi e di adattare i suoi servizi alla clientela. Ha infatti creato una cucina per le esigenze della pausa pranzo e ha sempre puntato sulla qualità dei prodotti. La sua capacità ricettiva è di 30 coperti, che oggi sono ridotti a 15 causa Covid. Via Martiri della Resistenza è una strada di passaggio che non invita le persone a fermarsi, non ha molte attrattive e il numero dei parcheggi è limitato. Risulta più favorita la parte bassa di Vallemiano. Tanti compaesani pugliesi frequentano il locale e grazie all’accento si sentono a casa! Per il futuro, conta di riuscire ad adeguarsi ai tempi per soddisfare i clienti, puntando sulla disponibilità, la simpatia e la qualità. “Il mio motto”, ci dice, “è far sentire a proprio agio chiunque entri nel locale e farlo sentire QUASI a casa!”

Quando c’erano i biglietti nominali, li conoscevo tutti per nome! Abbiamo provato a progettare delle feste di quartiere, come la “notte bianca”, ma dopo i fatti di Torino, le leggi ci hanno penalizzato. L’inaugurazione del percorso di Direzione Parco però fu un bell’evento. Un consiglio che desidero dare alle persone è di vivere di più il quartiere e di non farne un dormitorio. Di giorno qui non c’è nessuno. Secondo me il quartiere ha avuto una batosta grossa con la chiusura della galleria perché la gente ha cambiato le abitudini. Sono però felice dei buoni rapporti che ho con i commercianti della zona, ad esempio con il bar Colorado.

Un’attività “cittadina d’Italia” e al passo coi tempi






Intropia

STORIA DELLA RIQUALIFICAZIONE DEL SOTTOPASSO DI VALLEMIANO raccontata da Raffaele Paolucci, l’artista. Intropia è un’opera realizzata in occasione del festival di street art AnconaCrea 2017, ideato e diretto da William Vecchietti in arte Yapwilli e da Casa delle Culture, per la riqualificazione del sottopassaggio del quartiere Vallemiano, che unisce via Monte Marino e Via Paolucci e che fa da entrata a Direzione Parco, un percorso naturalistico che collega la città al parco del Conero. Intropia nasce da un’epifania: realizzare un buco nero, anzi, colorato, con l’obiettivo di creare un passaggio di sospensione, che conferisse smarrimento e distacco alle persone che lo avrebbero attraversato. Un progetto che non poteva avere una raffigurazione preventiva, ma che si è evoluto mettendolo in atto. Per questo ringrazio tutti per la fiducia e per la possibilità di lavorare in piena libertà. Il sottopasso cambia nel suo percorso: si passa da tratti duri

e più scuri, a tratti con colori accesi, per finire con tonalità decisamente più morbide. Al centro un cuore rosso. Un’opera frutto dell’ispirazione del momento, senza rinunciare a nessuno dei passaggi, tecnici e cromatici, che hanno portato all’effetto finale. Ringrazio Casa delle Culture per avere accolto la mia proposta e i volontari Orsola, Andrea, Sofia, Giorgia, Roberto e Francesco che hanno lavorato in maniera eccellente (sopportandomi) a questa azione di recupero! Il lavoro di restyling è stato possibile grazie al progetto europeo “Ancona Green Action”, portato avanti da Casa delle Culture e sostenuto dal Corpo Europeo di Solidarietà, con la finalità di avvicinare i giovani al contesto urbano e di creare nuove reti di innovazione, mettendo in risalto idee e talenti.

Partecipa al concorso fotografico NELL’INTROPIA scattando una foto nel sottopasso! scopri come partecipare sul sito www.casacultureancona.it

Smart U green

GOVERNING CONFLICTING PERSPECTIVES ON TRANSFORMATIONS IN THE URBAN RURAL CONTINUUM a cura di Ilenia Pierantoni, Massimo Sargolini - Università di Camerino Il progetto Smart U Green (SMART-U-GREEN) Governing conflicting perspectives on transformations in the urban rural continuum, in linea con la Convenzione Europea del Paesaggio, mira alla co-creazione di conoscenze su nuove possibili opzioni di governance dei paesaggi (peri)urbani, tenendo conto sia delle diverse e contrastanti prospettive circa la qualità del paesaggio urbano, sia della necessità di sintetizzare conoscenze specialistiche (e non) nell’ambito dei processi di governance. Basandosi sulla teoria della transizione verso la sostenibilità, Smart-U-Green si concentra sul tema delle reti verdi come elemento di rigenerazione urbana nei paesaggi di 6 regioni urbane nei Paesi Bassi (Dordrecht), Italia (Ancona), Francia (Reims), Croazia (Zagabria), Bielorussia (Mogilev) e Russia (Pskov). Il progetto ha l’obiettivo di: analizzare lo stato di implementazione della Convenzione Europea del Paesaggio, mettendone in luce limiti e potenzialità ancora inespresse (WP1); attraverso interviste, comprendere gli elementi e i fattori che influiscono sulla percezione della qualità del paesaggio urbano (WP2); facendo uso di casi studio, studiare le politiche locali che agiscono sul paesaggio (peri)urbano nelle diverse regioni oggetto di indagine (WP3); avviare nelle 6 regioni un processo di dialogo e discussione sulle possibili opzioni innovative di governance (WP4). Il partenariato del progetto è così composto: Università di Rotterdam; Università di Camerino; Università di Reims;

Università di Guelph; Università di Zagabria; Università di Pskov; Regione Marche; Reims Métropole; EKAPRAEK NGO; CIVILSCAPE NGO. La prima parte del lavoro (WP2), svolta attraverso interviste nelle sei regioni europee, ha messo in luce gli elementi di riconosciuto valore da parte delle popolazioni per la qualità del paesaggio urbano: gli spazi verdi attrezzati, in condizione di ordine e buona manutenzione; gli spazi e i luoghi di aggregazione collettiva per lo svago, lo sport e il tempo libero; i percorsi per la mobilità lenta (pedonale e ciclabile) in stretto rapporto con la rete del trasporto pubblico su gomma e ferro (bus, tram, metro); la multifunzionalità degli insediamenti e la ricchezza nell’offerta di servizi di base “di prossimità”. Per le attività di approfondimento di casi studio, due sono le aree scelte nella città di Ancona: il Quartiere Archi, per i recenti progetti ad iniziativa pubblica e le trasformazioni in corso, e il Quartiere Vallemiano, per le grandi opportunità di rigenerazione urbana che l’area offre. L’Università di Camerino, insieme agli altri partners del progetto, sta approfondendo lo studio delle due aree sia attraverso indagini cartografiche e sul campo, che attraverso incontri con attori rappresentativi della comunità. Nel mese di marzo è stato svolto un incontro presso la Casa delle Culture alla presenza di rappresentanti delle associazioni locali e della cittadinanza, ricercatori UNICAM, rappresentanti del Comune di Ancona e del Parco del Conero, esponenti

dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, per discutere dei primi risultati del progetto e delle prospettive del quartiere Vallemiano. Dal dibattito, molto ricco di preziose suggestioni e input, è emersa una generale volontà da parte di tutti i soggetti di agire verso una transizione verso la sostenibilità dell’area, facendo leva sul verde, sui luoghi di aggregazione collettiva e sul ruolo di cerniera strategica dell’area tra il centro città, la campagna e il parco del Conero. I risultati di queste attività di ricerca saranno presentati e discussi in una conferenza internazionale di fine progetto, che speriamo potrà svolgersi entro la fine del 2020.

Non solo estetica

IL DESIGN DI POLIARTE RIDISEGNERA’ IL QUARTIERE DI VALLEMIANO

POLIARTE POLITECNICO DELLE ARTI APPLICATE ALL’IMPRESA Via Miano, 41 a/b 60125 An Tel. 071.2802979 www.poliarte.net info@poliarte.net

Il designer sarà il protagonista in questo momento di ripresa post- emergenza. Infatti il ruolo del progettista è di grande responsabilità sempre, a maggior ragione quando va ridisegnato il nostro modo di convivere con gli altri. Il Design, in questo contesto, assumerà una valenza cruciale, divenendo uno strumento di insostituibile importanza per riprogettare l’universo degli oggetti, dei meccanismi e degli spazi, in conformità alle sopraggiunte e mutate esigenze sociali; per dare risposta a queste esigenze si farà affiancare da altre discipline come ergonomia, antropometria e prossemica. La prossemica, nel design, si occupa proprio della relazione tra l’umano e lo spazio “studia il rapporto tra l’individuo e il suo ambiente, le situazioni di contatto o di non contatto tra le persone” (Munari, Da cosa nasce cosa, 1981, 346). Nella sua articolazione individua quattro aree spaziali intorno al soggetto: lo spazio intimo, quello personale, quello sociale e da ultimo quello pubblico; aree che hanno misure variabili in base ai contesti. Pro-gettare significa guardare avanti, costruire ponti verso ciò che deve ancora accadere. La sfida per un buon progettista sta nel trovare una soluzione che

unisca la nuova esigenza, il distanziamento sociale, con la peculiare necessità di contatto del popolo italiano. “Da sempre puntiamo sulla formazione di un individuo nuovo, come la nuova campagna di Poliarte sta a significare- sostiene Pierlorenzi, direttore dell’Accademia dorica- tanto necessario sia per la nascita di una consapevolezza collettiva che per la progettazione utile, ben fatta, e sostenibile su cui sviluppare il futuro della società”. Gli studenti di Poliarte sono stati già stimolati dai docenti a realizzare degli standard progettuali per aiutare le aziende a configurare nuove realtà di vita ed affrontare qualsiasi problema di infezione, come quello attuale. L’Accademia mette a disposizione del quartiere di Vallemiano questa ricerca per aumentare la coesione sociale e il senso di appartenenza. I nuovi designer di Poliarte saranno quindi chiamati a progettare le misure più efficaci per garantire la salubrità degli ambienti comuni, la salute delle persone e anche la piacevolezza degli spazi in moda tale da migliorare il quartiere di Vallemiano in un’ottica estetica e di vivibilità.


Antiche parole per dare senso al presente COME LA DIGITALIZZAZIONE CI AVVICINA A UN PASSATO DA RILEGGERE a cura di Giorgia Sestilli, bibliotecaria di Casa delle Culture L’idea di digitalizzare il fondo più antico della Biblioteca di Casa delle Culture è nata durante la chiusura dovuta all’emergenza covid. Riflettendo sul modo più adatto per continuare a creare e condividere libri e cultura, ci è sembrato che, rendere facilmente fruibili e disponibili a chiunque i nostri libri più preziosi, fosse un’ottima idea. Così è nata la piccola biblioteca digitale della Casa, raggiungibile tramite il nostro sito, che mano a mano va arricchendosi dei libri del Fondo Marinelli, una donazione che raccoglie volumi legati alle nostre radici anconetane editi dall’Ottocento ai giorni nostri. Sappiamo già quali perplessità suscita la lettura digitale: perché rinunciare al piacere tattile della carta tra le dita e di quello olfattivo dell’inchiostro, tanto più se di libri antichi? I preziosi volumi non possono uscire dalla biblioteca e sono consultabili solo internamente data la loro fragilità, quindi averli a portata di click è una piccola rivoluzione che svincola la cultura dalla sua materialità, una democratizzazione del sapere che si fa ancora più ampia poiché i nostri libri digitali si trovano anche all’interno della biblioteca digitale nazionali Mlol, quindi reperibili in tutta Italia, e in Internet Archive, biblioteca digitale accessibile da tutto il mondo. Nella nostra ancor piccola biblioteca digitale sono presenti i più grandi autori anconetani come Duilio e Palermo Giangiacomi, e anche autori meno conosciuti, che raccontano in modo vivido e suggestivo la nostra Ancona (sono sorprendenti gli accorati sonetti di Enotrio Santoni Agli alberi abbattuti in Piazza Roma). Di estremo interesse è tuttavia la più recente

entrata, una riscrittura dell’opera edita nel 1837 dell’Abate Francesco Borioni, che descrive i terribili giorni in cui il colera giunge in Ancona. È sconcertante ma allo stesso tempo illuminante confrontare come le reazioni e l’atteggiamento verso il morbo da parte della popolazione e dei governanti ottocenteschi, sia simile, se non identico a quello degli anconetani del 2020: l’iniziale scetticismo (noi nell’udirne le relazioni funeste ci lusingammo che il morbo in Italia non avrebbe sbucato e se qualcuno osava dire che sarebbe apparso anche fra noi, mitigava la sua asserzione ardita, soggiungendo, che non sarebbe stato terribile quanto altrove), la ricerca di un responsabile (altri se la pigliavano cogli stranieri che non tenevano il Cholèra per malattia contagiosa), l’esodo da Nord a Sud (siccome allora l’Indiano morbo più violento si addimostrava in Trieste, molti di quella città colti dalla paura si ricoveravano in Ancona) la confusione data dai sintomi poco identificabili (i sintomi poi che si annunziavano erano così triviali, così ovvi che niuno poteva tranquillare se stesso), il bollettino quotidiano che dava contezza dei nuovi casi di malattia, dei guariti e dei morti entro il giro di ventiquattr’ore e soprattutto la paura, una paura disorientata e violenta che ha offuscato gli sguardi e impedito di aver chiara visione della realtà. Leggere il passato per dare una risposta al presente, sapere che ogni dolorosa situazione ha una sua conclusione, questo è ciò che la lettura di antiche parole può offrirci. Non ci resta che augurarvi buona lettura e se la mancanza del libro fisico si fa troppo impellente, vi aspettiamo in biblioteca.

Casa delle Culture INTERVISTA ALLA PORTAVOCE STEFANIA ZEPPONI Stefania, tu sei portavoce di Casa delle Culture e la tua associazione è una delle realtà che animano questo luogo. Ci racconti la fondazione e la crescita dell’associazione Casa delle Culture? Casa delle Culture inizia la sue attività nel 2007, quando il Comune di Ancona affida all’associazione gli spazi ristrutturati dell’excella frigorifera del Mattatoio comunale di Vallemiano, ristrutturazione che doveva essere l’inizio di un recupero dell’intera area da destinare a cittadella socio-culturale. In realtà il recupero non è mai andato avanti e attualmente i due edifici adiacenti Casa Culture sono inseriti fra i beni alienabili del Comune. Ci sono stati dei momenti in cui sembrava che si aprisse qualche possibilità, quando venivano promulgati bandi che potessero garantire le risorse economiche necessarie, ma la decisione dell’Amministrazione Comunale è sempre andata in altre direzioni, nonostante Casa delle Culture abbia attivato in ognuna di queste occasioni attività di sensibilizzazione e presenza nel quartiere e nella città. Negli anni l’Associazione è cresciuta e si è

consolidata grazie alle competenze presenti all’interno del suo staff e al lavoro volontario costante che ha fatto della perseveranza una sua dote. Abbiamo vinto bandi importanti che ci hanno garantito risorse sia per attività di riconnessione sociale del territorio che per percorsi di formazione, necessari ai giovani che si stanno inserendo per affrontare al meglio i cambiamenti culturali e sociali. Attualmente sono 15 le associazioni affiliate, da Statuto nessuna di loro può stabilire la sede a Casa delle Culture, ma è tutelata la loro partecipazione attiva per creare rapporti di collaborazione con cui ispirarsi e nutrirsi a vicenda. Di che cosa si occupa la tua associazione Arci Hexperimenta aps? La mia associazione si occupa di danza contemporanea dal punto di vista della formazione, della produzione e come diffusione della cultura che la circonda. Un suo forte ambito di interesse è la danza sviluppata in contesti sociali, usata da un lato come possibilità di connessione con la parte più profonda e intima di se stessi,

Portierato di quartiere

Se vuoi usufruire dei servizi del portiere (prestito librario e spesa a domicilio, SOS informatica, disbrigo piccole pratiche quotidiane) chiama il numero 373.7660799, scrivi una mail a info@casasacultureancona.it o vienici a trovare!

dall’altra come strumento di condivisione che la cura del gesto porta con sé. La nostra attività all’interno di Casa Culture, in linea con i principi che questa associazione ha da sempre perseguito, consiste nel proporre progetti che pongano al centro la pratica della danza nella sua accezione di movimento consapevole e creativo, la sua possibilità generatrice di un ben-essere psico-fisico, e la sua capacità aggregatrice e rigeneratrice di comunità. È possibile partecipare alle attività di Arci Hexperimenta aps? In che modo? Si certo le nostre attività sono aperte Hexperimenta a chiunque e a qualunque età voglia avvicinarsi per curiosità, desiderio di LE ASSOCIAZ IONI esplorare nuove possibilità, condividere DI C ASA DEL LE del tempo in una pratica comune, farsi www.hexperimenta.org CULTURE mob. 339.4507203 contaminare da pensieri un po’ trasversali. stefania.zepponi@hexperimenta.org Attiviamo anche progetti per persone già formate ma che desiderano approfondire sia l’aspetto teorico che pratico. Corsi, seminari, incontri, performance sono le nostre attività perché si danza con i piedi, con i pensieri e con le parole.

APERTURA dal lunedì al venerdì h 15:00 - 19:00 ORARI AUTUNNALI SERVIZI BIBLIOTECARI mercoledì h 9:30 - 13:00 e 15:00 - 19:00 DELLA BIBLIOTECA E DEI SERVIZI COLLEGATI PORTIERATO DI QUARTIERE dal lunedì al venerdì h 15:00 - 19:00

ricorda di chiamarci o scriverci per riservare la tua postazione in biblioteca

RESTIAMO IN CONTATTO! iscriviti alla newsletter sul sito www.casacultureancona.it, seguici su Facebook (dove puoi unirti al gruppo “La biblioteca di Casa delle Culture “) e su Instagram, scrivici a info@casacultureancona.it, chiamaci al numero 373.7660799 o vienici a trovare nell’ex mattatoio di Ancona!


L’angolo dei ricordi

Don Isidoro e i ricordi del passato: l’epoca de “I grasciari”, quando non si buttava via nulla … o quasi! Don Isidoro: Ho ricordi molto antichi di questa zona. La prima casa che era stata costruita dove c’è il bar e riporta la data del 1914. Non so poi quando è stato costruito il mattatoio, perché è stato fatto durante il fascismo. Questa era una zona di campagna, dove ci sono i campi sportivi, c’erano quelli che ad Ancona chiamavano “i grasciari”. Era un luogo dove portavano tutte le immondizie, io da ragazzo ci sono venuto due o tre volte con mio fratello, cercavamo il vetro, gli ossi, perché passavano gli stracciari e ce li pagavano. Noi ci compravamo le figurine, ci andavamo a giocare... Chiara: Chissà che odori che c’erano… Don Isidoro: Non ce n’erano, cosa si buttava via? Eravamo in campagna e venivamo dalla guerra… Chiara: Immagino ci fossero meno rifiuti di adesso. Don Isidoro: Non c’era la plastica e la carta che si andava a comprare nel botteghino per gli alimenti, serviva per accendere il fuoco e per la casa. Quello che avanzava dai pasti poi se era buono lo mangiavi alla sera, oppure lo davi agli animali in campagna, alle galline e ai maiali.

La chiesa accolse gli sfollati del terremoto allestendo un dormitorio nei suoi locali.

All’epoca del terremoto, il bocciodromo fu allestito per le celebrazioni liturgiche

Invia il tuo ricordo! di storia fo lle conservata ne dei suoi abitanti!

ca Vallemiano è ricto e nei ricordi

ricordo a Inviaci una foto o un m o raccontalo .co ail gm a@ nit mu narrazionidico licheremo nei bb pu lo e a Chiara 3493136019 ri. prossimi nume

Pensa, i piatti che si rompevano si cucivano con il ferro una volta. A casa mia c’erano, si rompevano e si metteva proprio un filetto di ferro; poi passava l’arrotino, ti prendeva il piatto e te lo sistemava. Era un piatto che si usava sempre per mettere il mangiare, per gli spaghetti, le tagliatelle, il pane si bagnava, ci si faceva il pancotto. I rifiuti non erano tanti, si riparava tutto. Non c’erano gli imballaggi che ci sono oggi, c’erano pezzetti di ferro, di ossa, di vetro, qualche straccio, non c’erano altre cose proprio inquinanti perché, tra l’altro, non c’erano neanche moltissime case. Ricordo anche, che dal ‘46 al ‘50, in via Scrima, avevamo un terreno, mia nonna faceva un orto e passava una donnetta con la scopina, suonava con la trombetta e diceve “c’è la mondezza, donne!”; così quello che c’era dentro casa la mettevi dentro alla carriola e la donna andava al grasciaro più vicino coi carretti e i rifiuti di tutta la città arrivavano qui a Vallemiano. Durante il fascismo hanno costruito l’orto botanico perché c’era l’acqua. Potremmo aprire anche una fontana perché sotto la Chiesa, dal monte viene giù l’acqua. Un po’ è stata incanalata, ma resta comunque uno spreco.

Le fiabe di Nonna Valeria DAISY A PAROLANDIA - PARTE 1

Zuzzurellone detto ZUZÚ è un mago in pensione e si diverte a fare trucchi e magie per Daisy, la sua nipotina. Un giorno il nonno va in soffitta a cercare un libro degli incantesimi e degli effetti speciali. Con lui TARLINO, un Picchio parlante. Vede un vecchio Baule e dice: “Questo baule ,huuum cosa contiene? Trucchi? Incantesimi? Qualcosa d’importante lo sento, non ricordo ..Dovrei saperlo... Mah!Dai TARLINO, proviamo ad aprirlo!” Il Picchio con il becco fa saltare la serratura arrugginita del baule e...BOOM! All’improvviso esce fuori l’avversario storico del nonno, il mago Supersternutik. “Ohhhhh. Finalmente! Non ne potevo più di stare lì dentro. Ho le ossa tutte indolenzite! 30 anni che mi tieni prigioniero. Zuzu,l’ora della vendetta è giunta!” Il nonno è spaventatissimo perché Supersternutik ha il potere di farlo ammalare gravemente...Per questo l’avevo rinchiuso lì dentro! Il mago antagonista si avvicina con aria minacciosa: “Beccati questa Sinf ” (Superinfluenza) “Via, lontano da me, ma il nonno comincia a tossire sempre più forte e a starnutire in continuazione. “Aiutami TARLINO! Le parole magiche,le ho dimenticate!Sto moooolto male!Ho la febbre vulcanica a 48 gradi. Bisogna andare a PAROLANDIA! Lì ci sono tutte le parole del mondo e anche quelle della formula magica “PA PA PAROLANDIA? E cos’è?dove sta?” “Oh molto lontano fin sopra le nuvole, al di là dei sogni… ci vuole immaginazione! Solo i bambini e i maghi ci possono arrivare. Ci vuole la SOFFIATA SUPERGALATTICA DEL VENTO! È troppo lungo da spiegare. Ti prego vai a chiamare mia nipote DAISY. Fai presto! Io cerco di fermare il tempo con le poche forze che mi rimangono, così tengo a bada Supersternutik. Tarlino vola di corsa a chiamare DAISY, le racconta l’accaduto

ed insieme partono per il paese di Parolandia. All’improvviso, ecco l’arrivo del Vento. “Sono il Vento Super Potente della Premiata Ditta Cicloni e Trombe d’aria. Abbiamo venti di Tramontana, venti di Burrasca, venti di Cicloni e la SOFFIATA SUPERGALATTICA” “Ecco,signor Vento”- dice DAISY- proprio quella ci serve per volare a PAROLANDIA.” “Tutto è possibile per il Vento! Fate tre profonde respirazioni e tenetevi pronti. Uno,due e...treeeeeeeee!” DAISY e TARLINO vengono travolti dalla soffiata SUPERGALATTICA e trasportati in alto su su sempre più alto sopra le nuvole e i sogni e...in men che non si dica, si trovano catapultati in un luogo sconosciuto, forse Parolandia! TARLINO pulendosi le penne arruffate: “Guarda Daisy, guarda laggiù, il castello con tutte le lettere dell’alfabeto! “Forse siamo arrivati a PAROLANDIA. Ci sono delle guardie vicino alle Torri, andiamo!” Arrivati dai due guardiani (che stranamente assomigliano ai due personaggi di Stanlio e Ollio) Daisy, osserva incuriosita le loro camminate e le loro buffe smorfie, chiede loro se sono arrivati a PAROLANDIA. I due si guardano e poi guardano la bambina e Tarlino e annuiscono. Guardano a destra, sinistra, sopra, sotto, in alto, in basso e, alla fine, indicando un punto in lontananza, dicono: “Tunnel degli Errori... Errori! E buon viaggio… Viaggio!” E se ne vanno DAISY e TARLINO seguono le indicazioni e in men che non si dica si trovano all’ingresso di un tunnel buio. Davanti a loro in basso una gomma gigante e un’enorme matita. Ed ecco che arrivano degli esseri gommolosi che gridano: “Pistaaaaa! Pericolo di torte!” “Attenti al paneeeee” “Non gettare sarte dai finestriniiii”

“Pane e burro e martellateeee” tummmm DAISY, che a scuola non fa errori di ortografia, esclama: “Ma qui son tutti matti! Roba da non credere! Prendi gomma e matita Tarlino! Ecco perché si chiama tunnel degli Errori! Allora vediamo: pericolo di morte, attenti al cane, non gettare carte dai finestrini e infine...Pane burro e marmellata!” Dopo la correzione i gommolosi svaniscono e Daisy e il suo amico pennuto si ritrovano fuori del Tunnel. Cammina,cammina, cadono in un buco profondo e, quando arrivano a terra, si trovano davanti ad un Piccolo Drago, che li guarda divertito facendo dei piccoli saltelli. “Sono buffo e cicciottello sono il DRAGO INDOVINELLO,mi diverto in verità a metterti in difficoltà. Dimmi orsù la risposta esatta e non essere distratta! Se rispondere saprai, il tuo viaggio continuerai.” “Cos’è quella cosa che più è calda più è fresca?” DAISY allarga le braccia: “Boh, non saprei!! Pensa alla mamma: “chissà come sarà in pensiero”...e, all’improvviso, le viene in mente il profumo del pane appena sfornato che le da per merenda. Caldo caldo, fresco fresco! “Ma siiii! È il pane appena sfornato? Il DRAGO INDOVINELLO: “OH, bambina fortunata,la tua strada e già spianata, continua in verità ad andare giù di là. Giù di là troverai Maga Sibilla, con lei parlerai. E cammina, cammina, arrivano all’entrata della Caverna dove si trova la Maga Sibilla. FINE PRIMA PARTE Come sarà la grotta della Sibilla? E che avventure attendono Daisy e Tarlino? Lo scoprirete nel prossimo numero! L’autrice: Valeria Marzoli,classe 1953, ha concluso il suo iter lavorativo come insegnante di scuola primaria nel 2019. Da sempre appassionata dei bambini, ha scritto storie e testi teatrali per e con i suoi alunni. La fiaba di questo numero è stata scritta da una classe quinta ed è un copione teatrale.


Giochi matematici

Soluzione del quadrato magico 4x4 C.M.= 34 del numero precedente:

a cura di V. Brandani

QUADRATO MAGICO - IL GIOCO Per il secondo numero partiamo da una matrice con soli 4 numeri come nella figura sotto. La soluzione si ottiene inserendo tutti i numeri da 1 a 16 che trovi a seguire, facendo in modo che la somma sia la Costante Magica (C.M). Mettiti in gioco! C. M.= 34 (i numeri delle righe, colonne e diagonali devono dare la somma 34). Il quadrato è asimmetrico, ma la favorevole disposizione dei numeri, consente di trovare la soluzione in maniera semplice.

C .M. = 34

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ISTRUZIONI PER COMPLETARE IL GIOCO C. M.= 34 (i numeri delle righe, colonne e diagonali devono dare la somma 34). Il quadrato è asimmetrico, ma la favorevole disposizione dei numeri, consente di trovare la soluzione in maniera semplice.

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numeri da inserire:

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La soluzione sarà pubblicata nel prossimo numero!

News dal quartiere! La Farmacia Vallemiano (viale Martiri della Resistenza 61) è diventata centro di prenotazione CUP Marche Il 3 ottobre riprendono le attività degli Scout, dalle ore 16 presso la parrocchia di Vallemiano (info: Federica 3278530577, Giacomo 3357463980) Il DLF (Dopo Lavoro Ferroviario) aperto alla cittadinanza, non solo ai ferrovieri, offre un variegato calendario di attività turistiche, sportive e culturali. Orari di segreteria: mercoledì e venerdì dalle 9.30 alle 12.30 (info: 0712075130, dlfancona@dlf.it www.dlfancona.it)

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Procedimento risolutivo: Barrate i numeri man mano che inserite.

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Queste sono le regole di aiuto al completamento del quadrato: - Esistono 24 combinazioni dei 16 numeri del quadrato, presi 4 a 4 che hanno come somma la C.M.=34 - Le coppie di caselle con uno spigolo in comune sono equivalenti cioè hanno uguale somma dei numeri interni (in giallo). - Esistono due gruppi di 4 coppie verticali (in blu). La C.M.=34 si ottiene sommando una coppia di un gruppo con un’altra dell’altro gruppo. Lo stesso si fa con le coppie equivalenti in orizzontale.

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1°) Completiamo con 2 e 9 le coppie con spigolo in comune (sopra) di cui conosciamo la somma 13 . Le coppie complementari hanno valore 34-13 = 21. Abbiamo 4 coppie possibili di 1 2: 13+8, 2 7 14+7, 312 15+6, 41316+5.52 Non7abbiamo 6 12 7indizi8per cominciare. 13 numeri 2°) Ci vengono in aiuto le due diagonali che hanno ciascuna due caselle vuote, anche se non 14 1 la somma11di entrambe in 8coppia, conosciamo le caselle: 9 1110 11 12 13 1414 1 15 1619 dato da 34-(11+4) e 34-(12+3 ). Consultando la striscia con i numeri ancora liberi abbiamo due coppie possibili per ottenere 4 5 discendente. 4 Proviamo 15 10 10 5 5+14. 19=6+13, 13+6 sulla

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Ultima = 16, il 16 c’è; ultima colonna: 346 3 16riga:9 34-(3+9+6) (12+1+6)= 13 215,c’è7. 12 Prima riga: 34- (13+2+12)=7, il 7 c’è. Seconda e Terza colonna: 34-(2+11+16)=5; 34-(7+4+9)=14. 11 14 assegnati 1 Proprio alla diagonale ascendente. 2 i due valori 12 2 due3numeri 4 liberi 5 8 e 615. 7 8 Nelle due ultime caselle gli1ultimi 5 è4fatto! 10 Il gioco Evviva! 1 11 9 10 le 11 13 14 a15quelle 16 NB: Per completezza controlliamo coppie12complementari 3 16del primo 9 intervento: 6 equivalenti 13+8, 5+16, 7+14, 15+6 tutte uguali 10a 21 come 4sapevamo.

13 2 solu7 12 3 fissati all’inizio 9 I vincoli (numeri e posizioni) non ammettono zioni compatibili diverse da quella trovata. Se avessimo 13 e 6 sulla 8 11 14 1 diagonale ascendente avremmo2prima riga12 34-(12+2+14) = 6, il 6 c’è, l’ultima colonna : 34-(12+1+5)=16, il 16 c’è. 34-(3+9+5)= 15 10 5 17,4 non andrebbe bene! 11 3 16 9 6

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FIORIERA SOCIALE ALLE GRAZIE: GESTI D’AMORE CONTRO LE BRUTTURE di M.Pesarini Erano i tempi del Covid 19, e mi godevo il mio giardino con mia moglie. Ammortizzavo il dolore del periodo con le cose belle che coltivavo, ma la sensazione di ineluttabilità era sempre lì. Non avevo più voglia di fare cose per gli altri: troppe delusioni, accuse di personalismo, incapacità di godere la bellezza. Un giorno però non ne potei più ed andai a pulire le fioriere davanti ai palazzoni, a 200 metri dal mio appartamento, diventate ricettacolo di cicche, cartacce e piante non curate. In onore di un simpatico barista prospiciente avevo iniziato a curarle, ma poi lui s’era ammalato ed era venuto anche il Covid19. Ho ripreso: ho pulito, ho buttato via quasi tutte le piantine, poi ho innaffiato e ho integrato la terra; infine ho portato giù da casa mia opunzie, piccole agavi, aloe, echeverie, amanti del sole, fiori degli ottentotti, e tutto quello che riuscivo a far figliare in giardino. Non è vero che le piante grasse o succulente non hanno bisogno di acqua o di cura, così come le piante libere, ma quelle trapiantate, trasportate in mezzo alla popolazione umana, devono essere avvicinate da chi vuole loro bene. Ora per me è tutto bellissimo, ma temo che abbia fatto bene a me, perchè i vicini non le hanno degnate di uno sguardo, mentre per me fare anche solo duecento metri quasi tutti i giorni, prendere l’annaffiatoio, pulire, è fatica. Me la tengo da conto, la mia gioia, sperando che un giorno possa arrivare anche agli altri. L’autore: il signor Marcello vive a Le Grazie e frequenta Vallemiano per seguire e partecipare alle iniziative di Casa delle Culture. Dopo aver letto “Vallemiano - Narrazioni di Comunità”, ha voluto raccontarci una sua esperienza.

Vivere gli spazi Hai idee, riflessioni, racconti sugli spazi del quartiere? Ci piacerebbe condividere gli sguardi sui luoghi di Vallemiano! Scrivici a narrazionidicomunita@gmail.com o chiama Chiara 349.3136019

Vallemiano - Narrazioni di Comunità - n° 2 settembre 2020 Questa pubblicazione è un prodotto realizzato all’interno del progetto “Incipit - Narrazioni di Comunità”, finanziato dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il Turismo. Gli articoli sono stati realizzati a partire dai contributi e con la collaborazione dei cittadini, delle associazioni e delle attività commerciali del quartiere di Vallemiano. In redazione: Adele Iasimone, Chiara Cifatte, Giorgio Marescia, Liza Canalini, Romina Gattaceca, Emanuela Capomagi, Irene Pezzella Inserto centrale: PepeLab - Stampe: bBold s.r.l.

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