InformaCaritas 78

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78 Aprile 2015

Informa Caritas

informacaritas@caritaspisa.it http://www.caritaspisa.it

“Coraggio, sono io non abbiate paura” (Mc 6,5)

– Pastorale della Carità La colletta di Quaresima, biancheria e abiti nuovi per chi frequenta le docce Caritas – Cittadella della Solidarietà Storie, numeri e riflessioni un anno dopo l’apertura – Nuovi servizi Microcredito, intesa fra Banca di Lajatico e Arcidiocesi


Editoriale Una chiesa con le porte spalancate ................................. 3 Pastorale “...Carità è prima di tutto attenzione educativa” Il percorso della parrocchia dei Santi Jacopo e Filippo ..... 4 Il saluto a monsignor Pasini, per dieci anni direttore di Caritas Italiana .................................................................... 4 Quaresima Biancheria e indumenti di ricambio per i poveri del servizio docce. È la destinazione dei fondi che saranno raccolti con la colletta di quest’anno. Sei euro per un kit completo di abbigliamento intimo, 15 per una tuta da ginnastica ................................... 5 Docce Caritas, nel 2014 erogati 1.575 servizi. Tutti gratuiti. Il 50% in più rispetto all’anno precedente. Complessivamente sono state utilizzate da 192 persone, quasi tutte “senza dimora” ................................................................................ 6 L’asilo notturno di Porta a Mare ........................................... 6

Indice Come contribuire: ccp 11989563, intestato a: Caritas Diocesana di Pisa, p.za Arcivescovado, 18 – 56126 Pisa ccb IBAN IT 86 L 01030 14010 000000390954 intestato a Arcidiocesi di Pisa - Caritas Diocesana Versamento direttamente in Caritas, il Martedì, Mer/Gio/Ven, dalle 9.00 alle 12.00. NB. È importante indicare sempre nella causale del versamento la destinazione delle offerte.

InformaCaritas Caritas Diocesana di Pisa Periodico della Caritas Diocesana di Pisa Aut. Trib. Pisa n.15/2000 del 10/8/2000 Redazione: p.za Arcivescovado, 18 56100 PISA – tel. 050.560.952 fax 050.560.892 informacaritas@caritaspisa.it - http://www.caritaspisa.it Direttore Responsabile: Francesco Paletti Redazione: Andrea Bernardini, Francesca Bianchi, Federico Russo Grafica & Impaginazione: DIGITAL 335.5345.660 Foto: Archivio Caritas, P.Del Freo Finito di stampare: aprile 2015 su carta riciclata e senza cloro da IGP-Pacini Editore – via A.Gherardesca, 1 56121 PISA

Speciale “Un anno di Cittadella della Solidarietà” Se a 50 anni la speranza è un posto da cameriere in Germania Le storie incontrate fra gli scaffali dell’Emporio del Cep ................ 7 2.100 kg di generi alimentari di prima necessità distribuiti ogni mese” Sugliscaffalidell’Emporiosipuòtrovarepraticamenteditutto.Ma olio, farina, riso, pasta, pelati, legumi, carne e pesce in scatola, zucchero, biscottielattenondevonomaimancare ...................................... 8 I sostenitori, una rete di 21 soggetti diversi: pubblico, privato e terzo settore .................................................................................. 8 La formazione, incontrati 263 ragazzi ...................................... 9 275 famiglie seguite per un totale di 780 persone ....................... 9 “Abitiamol’usato”aCollesalvetti.Treanniemezzodibuoneprassi.. 10 EancheaPisacistannopensando ............................................ 10 Politiche abitative La casa, una questione di dignità Parla Ylenia Zambito, l’assessore del Comune che, nel 2014, ha consegnato 262 alloggi erp. E spiega perché Pisa non è assolutamente un’oasi felice: «Con 80 sfratti eseguiti solo nel primo semestre 2014 c’è poco da stare allegri» .................................................................................................... 11 Sfratti eseguiti, aumentati di 5 volte in un anno ............................ 12 La riforma regionale dell’edilizia Erp ................................................ 12 Crisi e nuove povertà Microcredito, al via intesa fra Arcidiocesi di Pisa e Banca di Lajatico Piccoli prestiti, fra i 5 e i 6mila euro, per le famiglie colpite dalla crisi. Finanziamenti per interventi educativi, salute, casa e acquisto di beni primari ............................................... 13 Prestito sociale, il circuito virtuoso della solidarietà ............. 13 Al via il “Prestito della Speranza” versione 3.0 ................... 14 “Effetto crisi”, 23 progetti di sostegno al lavoro promossi dalla Chiesa Toscana Tre su quattro sono nati negli ultimi cinque anni e complessivamente hanno incontrato 1.509 persone. Uno studio ad hoc di Caritas Toscana e Regione ......................... 14 Europa, rapporto Caritas: nei Paesi più poveri esplode l’emergenza ................................................................................. 15


Editoriale

Una chiesa con le porte spalancate don Emanuele Morelli – direttore Caritas Diocesana di Pisa

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na chiesa con le porte spalancate” è il titolo del piano pastorale diocesano che ci accompagnerà per i prossimi cinque anni. Aspettativa e auspicio ma anche indicazione di cammino e prospettiva. Nell’omelia del 18 marzo a Santa Marta papa Francesco ricordava che la Chiesa è la casa di Gesù, una casa di misericordia che accoglie tutti, e dunque un luogo del quale i cristiani non possono chiudere le porte. Il Papa evidenziava un paradosso: Gesù che apre le porte a chiunque lo cerchi, specie se lontano da Lui, e i cristiani che quelle porte spesse volte chiudono in faccia a chi bussa alla porta della Chiesa. E ci invitava a domandarci “Chi siamo noi per chiudere le porte del nostro cuore a un uomo, a una donna che ha voglia di migliorare, di rientrare nel popolo di Dio, perché lo Spirito Santo ha agitato il suo cuore?” Per questo è responsabile ed urgente domandarci come sono le porte delle nostre parrocchie e quelle dei nostri gruppi e delle nostre Caritas? «Credo che per “aprire le porte” si debba fare i conti con le proprie paure. Ci ricordiamo della parola di Gv 20,19 “La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!”» La paura è la condizione nella quale vivevano i discepoli dopo la “sconfitta” del Nazareno, ma la gestione, cioè la liberazione della paura grazie alla fede nella resurrezione, è il criterio per verificare la “qualità cristiana” della nostra fede e della nostra vita. “Una chiesa con le porte spalanca-

te” è, allora, consapevole delle proprie paure e capace di vincerle confidando nella forza dello spirito che ci spinge ad “uscire fuori”. Per questo credo che essere una chiesa con le porte spalancate sia prima di tutto “essere aperti”, predisposti alla relazione con chiunque altro. Occorre, quindi, educarci all’apertura predisponendo itinerari educativi perché le nostre parrocchie si aprano all’incontro con il diverso da noi. E le nostre Caritas possono aiutare le

Le paure Affrontarle per potersene liberare parrocchie delle quali sono espressione grazie all’incontro con l’umanità ferita e resa ultima. Se sapremo riportare “il margine al centro” delle nostre comunità, facendo abitare alle angosce e speranze dei poveri, come minimo la celebrazione eucaristica, avremo aperto le porte al sacramento storico del Signore che altrimenti è condannato, dalla nostra chiusura, a stare fuori. Non basta essere aperti, occorre essere in ascolto. In questo tempo nel quale vogliamo essere una “chiesa con le porte spalancate” penso soprattutto all’ascolto della Parola di Dio detta dentro le parole degli uomini di oggi. Siamo assuefatti a linguaggi ed alfabeti che sanno di “sacrestia” o di “stantìo”, che hanno colori sbiaditi e che non riescono più ad innamorare e a suscitare vite al servizio. È urgente rinnova-

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re il linguaggio, imparare nuovi alfabeti perché “imparare le lingue degli altri è imparare ad amare”. Solo così saremo capaci di comunicare la bellezza e la forza del vangelo di Gesù. Non basta essere aperti e in ascolto, occorre essere accoglienti. Un atteggiamento che non si improvvisa ma soprattutto si fa “sospendendo il giudizio” e non lasciandosi conquistare dal pregiudizio. Ho l’impressione che permettiamo ad una certa informazione generalista che parla di più alla nostra pancia che alla nostra testa o al nostro cuore di chiuderci in noi stessi e impedirci di essere accoglienti. Emergenze mondiali come quella dei profughi da situazioni di guerre e di fame ci provocano all’accoglienza, chiedono che le porte delle nostre parrocchie, ma prima ancora le porte dei nostri cuori siano spalancate. Ci ricordiamo dell’invito rivolto alla Chiesa italiana nella nota dopo il Convegno ecclesiale di Palermo del 1996 che chiedeva ad ogni comunità di realizzare, accanto al luogo dedicato alla preghiera e a quello dedicato alla catechesi, un luogo dedicato all’accoglienza: “Dove si prega, la si accolga” era lo slogan. Siamo ancora lontani da aver realizzato quella richiesta. Non basta essere aperti, in ascolto e accoglienti, occorre essere in dialogo. Come rete Caritas dobbiamo invitare le comunità che ci hanno generato a camminare per passare dalla diffidenza al rispetto, dal rifiuto all’accoglienza. Servono gesti quotidiani posti con semplicità e costanza, capaci di operare un autentico mutamento nel rapporto interpersonale. Questo sforzo sincero di dialogo suppone, da un lato, l’accettazione reciproca delle differenze, e talora persino delle contraddizioni, come pure il rispetto delle libere decisioni che le persone assumono secondo la propria coscienza. Sono consapevole che aprire le porte delle nostre parrocchie ci espone a rischi ma sicuramente ci fa respirare aria nuova. Ed è di aria nuova che abbiamo bisogno, in questo nostro tempo liquido.


foto: Archivio Caritas

Pastorale

“...Carità è prima di tutto attenzione educativa” Il percorso della parrocchia dei Santi Jacopo e Filippo

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n origine «l’avevamo pensata soprattutto come uno spazio di coordinamento fra le diverse attività assistenziali promosse dalla parrocchia, ma strada facendo è maturata la consapevolezza che la carità è molto di più». Parola di padre Nicola Gregorio, sacerdote lanteriano dal 2011 alla guida della parrocchia dei Santi Jacopo e Filippo nel popolare quartiere pisano di Porta a Piagge. «Anche grazie al percorso avviato con il supporto della Caritas diocesana – prosegue il religioso – l’obiettivo iniziale che si era data la commissione Carità del consi-

La raccolta alimentare Ogni terza domenica del mese per la Cittadella glio pastorale parrocchiale ha mutato di segno tanto che, parallelamente alla necessità del coordinamento, è cresciuta la consapevolezza che la carità non è tanto un programma di attività da realizzare durante l’anno pastorale, bensì un’azione e un’attenzione educativa costante rivolta a tutta la comunità affinché sia essa nel suo insieme ad

impegnarsi per alleviare le sofferenze dei più poveri che vivono nel territorio parrocchiale». Conseguenza: uno dei primi risultati è stato che, dopo un breve percorso formativo e una visita alla “Cittadella della Solidarietà” con i ragazzi che si stanno preparando alla cresima accompagnati dai genitori (vd. foto), è nata la proposta di organizzare una raccolta di generi alimentari per le famiglie assistite dalla struttura del Cep, «a partire dalle richieste di alimenti di prima necessità che arrivano dagli operatori e volontari che vi sono impegnati».

foto: Archivio Caritas

Il saluto a monsignor Pasini, per dieci anni direttore di Caritas Italiana

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diretto dal 1986 al 1996, accompagnandone e orientandone il cammino fin dal suo primo avvio accanto a monsignor Giovanni Nervo e nei decenni successivi. Da qui la riconoscenza dell’organismo per la pastorale della Carità della Cei: “L’affetto di tutta la Caritas siamo certi che ti ha seguito anche in questo passaggio e resterà accanto a te, così come la preghiera ci terrà uniti, nella certezza che i tanti semi da te sparsi senza sosta continueranno a dare splendidi frutti di carità”.

ingraziamo il Signore per il dono di un testimone di fede lim-

pido e coerente fino all’ultimo giorno, apostolo di una carità aperta a tutti ma preferenziale verso i poveri, sempre impegnata a promuovere la giustizia e a liberare i poveri dalla dipendenza altrui”. Così Caritas Italiana ha salutato monsignor Giuseppe Benvegnù Pasini, spentosi il 21 marzo scorso a Padova, all’età di 82 anni. Il sacerdote padovano per 24 anni ha operato in modo significativo all’interno di Caritas Italiana, che ha

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Quaresima

Biancheria e indumenti di ricambio per i poveri del servizio docce È la destinazione dei fondi che saranno raccolti con la colletta di quest’anno. Sei euro per un kit completo di abbigliamento in-

foto: Archivio Caritas

timo, 15 per una tuta da ginnastica.

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ei euro per un kit completo di abbigliamento intimo, una maglietta di ricambio slip e calzini da destinare ai frequentatori delle docce del centro operativo Caritas di via delle Sette Volte, nel cuore del centro storico di Pisa. Quindici, invece, per mettere loro a disposizione anche una tuta, ossia una felpa e un paio di pantaloni da ginnastica, in modo da permettere, non solo di lavarsi, ma pure di avere un cambio d’abiti pulito. È la proposta che la Caritas diocesana ha rivolto a parrocchie e associazioni della diocesi per la Quaresima di quest’anno, un gesto d’attenzione per coloro che non hanno più un tetto e un’abitazione salubre in cui tornare e che, ogni notte, devono rimediare una soluzione di fortuna: domenica 22 marzo, è stato il momento culminante con la giornata

Senza dimora a Pisa Circa 250 persone stabilmente presenti di colletta, indetta dall’arcivescovo Giovanni Paolo Benotto, una raccolta fondi destinata appunto all’acquisto di biancheria e indumenti di ricambio per i “senza dimora” che utilizzano il servizio docce Caritas a cui hanno aderito tutte le comunità parrocchiali della diocesi. Sono soprattutto le persone prive di alloggio, infatti, i frequentatori della struttura di via delle Sette Volte, tre docce ricavate in un’ala ristrutturata nel marzo 2010 dell’edificio che ospita anche il Centro d’Ascolto, un segmento della popolazione cittadina che vive una situazione di cosiddetta “alta marginalità” che

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nel 2010 era costituita da poco meno di 250 persone stabilmente presenti sul territorio del capoluogo, almeno stando alla stima di “Progetto Homeless”, la cabina di regia della Società della Salute della Zona Pisana per quanto riguardo il fenomeno dei “senza dimora” con sede nell’asilo notturno di Porta a Mare. A ciascuno degli utilizzatori già adesso viene messo a a disposizione un asciugamano e poi shampoo, sapone e, nel caso degli uomini, anche schiuma da barba e lamette per radersi, quasi tutto materiale che arriva dall’Aeroporto nell’ambito di un’intesa con il “Galilei” che prevede di destinare ai servizi della Caritas quei liquidi che i passeggeri hanno dovuto abbandonare all’imbarco in quanto non ne è consentito il trasporto a bordo dell’aereo.


Quaresima

Docce Caritas, nel 2014 erogati 1.575 servizi. Tutti gratuiti. Il 50% in più rispetto all’anno precedente. Complessivamente sono state utilizzate da 192 persone, quasi tutte “senza dimora”

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entonovantadue alla fine del 2014, il 25% in più rispetto ai 154 dell’anno precedente. «Quasi tutti senza dimora – precisa Marco Arzilli, coordinatore del Centro d’Ascolto Caritas -, anche se non manca qualcuno che viene qui da noi a lavarsi perché gli hanno temporaneamente staccato l’acqua o il riscaldamento a causa del mancato pagamento delle bollette«». In tutto sono state 1.575 le docce che nel 2014 sono state fatte nella struttura di via delle Sette Volte, una delle due presenti in città in cui è possibile lavarsi gratuitamente (l’altra è l’asilo notturno di Porta a Mare della Società della Salute), caratteristica

L’asilo notturno di Porta a Mare

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ono due le strutture presenti sul territorio del comune di Pisa che consentono di lavarsi gratuitamente a coloro che non ne hanno la possibilità: oltre alle docce Caritas di via delle Sette Volte, infatti, c’è anche l’asilo notturno di Porta a Mare, sede di “Progetto Homeless”, la cabina di regia cittadina per le politiche e i servizi dedicati all’alta marginalità. Per usufruirne è necessario prenotarsi attraverso lo Sportello d’Ascolto dato che, pure in questo caso, il servizio è molto richiesto e quasi mai è immediatamente disponibile: in media vengono fatte fra le dieci e le quindici docce al giorno.

I numeri delle Docce Caritas nel 2014 e nel 2013

che lo rende uno dei servizi più ricercati fra quelli promossi dalla Caritas: «Rispetto al 2013, quando furono effettuate 1.047 docce, si è verificato addirittura un aumento del 50% dei servizi erogati» commenta Arzilli; che giustifica la crescita «di sicuro pure con un aumento delle situazioni di marginalità grave che non ha risparmiato nemmeno il nostro territorio, ma anche con una riorganizzazione del servizio che, adesso, consente di farsi una doccia in tempi più rapidi rispetto a due anni fa e, quindi, di evadere un numero maggiore di richieste nell’arco dello stesso tempo». Le 192 persone che nel 2014 hanno utilizzato le docce Caritas sono soprattutto uomini (90%) e stranieri (79%), in entrambe casi in netto aumento rispetto all’anno precedente dato che la popolazione di ge-

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Il dato Soprattutto uomini (90%) e stranieri (79%) nere maschile è cresciuta del 30% e quella originaria di un Paese estero del 42%. Sostanzialmente stabili, invece, le componenti femminile (pari ad appena il 10% del totale) e italiana (21%). In via delle Sette Volte ci si può lavare lunedi, martedi giovedi e venerdi dalle 9 alle 12 previo colloquio con un operatore del Centro d’Ascolto al termine del quale vengono consegnati uno o più buoni doccia: «Perché tutti i servizi, anche quelli all’apparenza più banali – conclude Arzilli - mettono al centro la relazione e il rapporto con la persona che vive una situazione di bisogno».


foto: Archivio Caritas

Speciale “Un anno di Cittadella della Solidarietà”

Se a 50 anni la speranza è un posto da cameriere in Germania Le storie incontrate fra gli scaffali dell’Emporio del Cep.

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icomincia dalla Germania, Stefano (il nome è di fantasia). A cinquant’anni suonati ripone cazzuola, livella e trapani nell’armadio. E riparte da una divisa da cameriere e un contratto di lavoro a tempo indeterminato a circa un migliaio di chilometri di distanza da moglie e figli. «Ma se va tutto bene, il prima possibile li porto su con me» ha confidato fra un pacco di pasta e una scatoletta di tonno a Guido De Nicolais, il responsabile della “Cittadella della solidarietà” della Caritas, nei locali un tempo occupati dall’ex cinema “20+1” della parrocchia di San Ranierino al Cep. Storie e volti che s’incontrano fra gli scaffali di quello speciale «supermercato della solidarietà», voluto dall’arcivescovo Giovanni Paolo Benotto quale “opera segno” per celebrare l’850esimo anniversario dalla morte di San Ranieri, patrono della città e della diocesi di Pisa, e che è entrata in funzione a pieno regime nella primavera del 2013. Si chiama Lavoro la via nemmeno troppo nuova per dare dignità alla vita di tante persone e famiglie. Una strada fattasi improvvisamente sempre più in salita e ripida, da qualche anno a questa parte. «Operai ma spesso anche artigiani, quasi sempre

La crisi La disperazione dei “senza tutele” piccoli imprenditori edili, che si ritrovano senza lavoro a cinquant’anni, magari con una famiglia sulle spalle e figli che studiano – racconta De Nicolais -: sono i volti e le storie dei “nuovi” poveri e molti di loro hanno in tasca la tessera della “Cittadella”». Quella “caricata” una volta al mese con i punti decisi dopo un colloquio al Centro d’Ascolto della Caritas, passaggio necessario per poter accedere alla struttura del Cep: negli scaffali ci sono prevalentemente beni di prima necessità, a ciascuno dei quali è attribuito un punteggio che, se “acquistato”, viene scalato dalla tessera. Volerà in Germania Mario, lontano da una vita che non è più tale da quando la sua ditta di forniture per imprese edili è fallita, messa in ginocchio dalla crisi, ed ha dovuto chiudere i battenti. Chissà, magari laggiù è davvero possibile ricominciare anche a cinquant’anni e guardare la mattina i figli uscire per andare a scuola senza sentire il peso in-

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sopportabile di quella sorta di mattone sul petto. Lo stesso, per intendersi, che sente ogni giorno Roberto (nome di fantasia), anche lui fino a poco tempo piccolo imprenditore nel settore dell’edilizia con in tasca la tessera della “Cittadella”: storia simile, ma epilogo almeno per il momento diverso. «Viene a far la spesa qui da noi, ma ancora non riesce a trovare il modo di risollevarsi anche se ogni tanto gli capita qualche lavoretto al nero che, comunque, costituisce un importante boccata d’ossigeno» racconta De Nicolais. In poco tempo Giovanni ha perso tutto: prima il fallimento della ditta, poi la casa e la famiglia che si sgretola. E quando succede così, «il rischio è sempre che possa far capolino la disperazione». Come quella che ha toccato con mano Gaetano (nome di fantasia), operaio di un’impresa di costruzioni fallita quando gli mancavano pochi anni alla pensione. Per lui, però, niente scivolo o prepensionamento: semplicemente per quattro anni non ha percepito alcun reddito, rischiando di sprofondare in una voragine di debiti. Storie di una normalità svanita insieme ad un lavoro che non c’è più, raccolte fra uno scaffale e l’altro. Alla “Cittadella della Solidarietà”.


Speciale “Un anno di Cittadella della Solidarietà”

2.100 kg di generi alimentari di prima necessità distribuiti ogni mese” foto: Archivio Caritas

Sugli scaffali dell’Emporio si può trovare praticamente di tutto. Ma olio, farina, riso, pasta, pelati, legumi, carne e pesce in scatola, zucchero, biscotti e latte non devono mai mancare.

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ai prodotti igienici alla pasta fresca fino al ragù di cinghiale e alla verdura di stagione. Si può trovare quasi di tutto sugli scaffali della “Cittadella della Solidarietà”, ma ci sono dieci alimenti che proprio non possono mancare: si tratta di olio, farina, riso, pelati, zucchero, biscotti, pasta, legumi, latte e carne o pesce in scatola, “prodotti basilari per l’alimentazione di ciascuno di noi che, se non è possibile reperirli tramite raccolte o donazioni, devono necessariamente essere acquistati” racconta Guido De Nicolais, responsabile di questo “supermercato” decisamente sui generis ma con numeri simili a quello di un qualsiasi negozio di quartiere di generi alimentari. Perché, in media, in un mese alla

struttura del Cep, solo per rimanere all’elenco dei dieci prodotti che devono essere sempre presenti sugli scaffali, vengono distribuiti quasi 290 chili di farina, fra i 180 e i 200 di zucchero, circa 190 di riso e 320 di pasta. A cui vanno aggiunti 240 litri di olio d’oliva e 180 di olio di semi, settanta di latte, 600 “pezzi” da 400 grammi ciascuno di pelati, altrettanti di legumi e di tonno (confezioni da 80 grammi) e 160 pacchi di biscotti. In tutto fanno un media di 2.100 chili di generi alimentari di prima necessità distribuiti ogni mese. A questi poi, andrebbero, aggiunti i prodotti per l’igiene, quasi tutti provenienti dall’aeroporto con cui la Caritas ha stretto un accordo per il recupero dei prodotti che i passeggeri sono costretti ad abbandonare all’imbarco

perché non possono essere trasportati a bordo (“In primavera e in estate andiamo due volte al giorno perché siamo nel pieno della stagione turistica e i prodotti abbandonati sono davvero molti dice De Nicolais -negli altri periodi dell’anno, invece, sufficiente recarvisi una sola volta”). E gli altri messi a disposizione dai soggetti, privati o pubblici, che sostengono la struttura in vario a modo. A cominciare da quei supermercati che consentono a volontari e operatori di coinvolgere i clienti in raccolte alimentari periodiche come quella del 14 marzo scorso al Carrefour de La Fontina (San Giuliano Terme): 2.500 chili di generi alimentari raccolti in una sola giornata (nella foto il gruppo dei volontari che ha preso parte all’iniziativa).

I sostenitori, una rete di 21 soggetti diversi: pubblico, privato e terzo settore

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a maggioranza è coinvolto nel recupero merci, ma ci sono anche coloro che si sono impegnati ad assicurare un sostegno economico diretto. Ad oggi sono 21 i sostenitori della “Cittadella della Solidarietà”: associazioni, realtà del terzo settore e istituzioni pubbliche ma anche tante aziende e soggetti privati. Fra coloro che assicurano un finanziamento diretto vanno annoverati il Lions Club Pisa, la Fondazione “Il cuore si scioglie” di Unicoop Firenze, la Compagnia

di San Ranieri e la Società della Salute della Zona Pisana. Supporto tramite recupero merce, invece, è assicurato da Agea (l’agenzia agricola europea che gestisce le eccedenze alimentari da destinare agli indigenti), Banco Alimentare (anch’esso impegnata nel recupero e redistribuzione di generi alimentari), i magazzini Carrefour e Metro di Pisa, l’aeroporto “Galilei”, la Crastan di Pontedera (storico marchio nella produzione di caffè e surrogati), l’Azienda regionale per il diritto allo studio di

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Pisa (recupero del cibo avanzato alle mense universitarie delle vie Cammeo e Martiri), “I volontari di quartiere” del Progetto Homeless (eccedenze delle verdure prodotte nel loro orto sociale), la Fattoria “Le Prata” di San Martino Ulmiano, l’azienda agricola “Ti coltivo”, il “Molino Rossi” di Molina di Quosa e Rotary Club di Pisa. Quando ne hanno avuto l’opportunità, hanno garantito il loro contributo anche Guardia di Finanza e Polizia Municipale del Comune di Pisa.


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iù di 250 ragazzi e oltre 100 adulti, fra genitori e animatori, nell’arco di dodici. La “Cittadella della Solidarietà” anche una vera e propria “palestra in cui allenare la virtù dell’accoglienza e approfondire il confronto con i temi della povertà e del disagio sociale economico a partire dal “ faccia a faccia quotidiano con i problemi. E proprio per questo stata frequentata da tantissimi giovani e giovanissimi del gruppi parrocchiali soprattutto, ma anche scout e ragazzi provenienti da altre esperienze. In tutto sono stati 263 i giovani, accompagnati da 113 animatori o genitori, che hanno avuto modo di approfondire la conoscenza della struttura del Cep nei precedenti dodici mesi, talvolta tappe conclusive o intermedie di percorsi di formazione promossi dalla Caritas diocesana nelle singole parrocchie della durata di mezza giornata o (più raramente) veri e propri itinerari di formazione e servizio della durata di tre giorni. Nel dettaglio hanno trascorso qualche ora alla “Cittadella i giovani delle parrocchie di San Piero a Grado, San Giusto e Santi Jacopo e Filippo a Pisa. E poi San Benedetto a Marciana (Cascina), Asciano, Colignola, Ghezzano, Madonna dell’Acqua, Fornacette e Nodica. Ad esse vanno poi aggiunti la Bottega Scout e gli Scout di Pontedera, la casa famiglia “I ragazzi del Borgo di Pontasserchio e i giovani studenti che prendono parte alla giornata della solidarietà per “Nicola Ciardelli. Importantissimo anche il contributo delle parrocchie di Campo, Latignano, Colignola, Agnano, Mezzana, Barbaricina e Santi Jacopo e Filippo tutte comunità che, periodicamente, organizzano raccolte alimentari ad hoc per la Cittadella.

Speciale “Un anno di Cittadella della Solidarietà”

275 famiglie seguite per un totale di 780 persone Vivono tutte stabilmente sul territorio pisano, hanno un Isee annuo inferiore ai 5.700 euro e, nella maggior parte dei casi, tutti i componenti sono senza lavoro.

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uecentosettantacinque famiglie per un totale di 780 persone sostenute in appena un anno di attività. Sono tanti coloro che fra la primavera scorsa e quella di quest’anno, i primi dodici mesi in cui la “Cittadella della Solidarietà” ha funzionato a pieno regime, hanno avuto bisogno del supporto dell’Emporio. “E la cosa è tutt’altro che gratificante, anche se fortunatamente la struttura è riuscita a sopportare una mole così significativa di lavoro – dice Guido De Nicolais -: sono dati che, nella loro aridità, danno un’idea delle dimensioni che la povertà rischia di raggiungere anche in contesti apparentemente non gravati da marcati processi d’impoverimento come quello pisano”. E che assumono anche un significato ancora maggiore se si considera che al “supermercato della solidarietà” si può accedere solo previo colloquio con il Centro d’Ascolto di via delle Sette Volte durante il quale è stabilito anche il punteggio mensile da caricare sulla tessera d’accesso, tenendo conto sia del reddito Isee della famiglia che delle sue dimensioni: “C’è un gruppo di lavoro che decide quali persone indirizzare verso il nostro servizio e per quanto tempo, un’azione – spiega De Nicolais - che da un lato ci permette di avere un relazione non superficiale e costante con la famiglia e dall’altro consente d’introdurre criteri di equità nell’utilizzo del servizio, cosa che non sarebbe possibile se fosse consentito l’accesso diretto alla struttura”. Una volta ottenuta la tessera, comun-

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foto: Archivio Caritas

La formazione, incontrati 263 ragazzi

L’accesso Solamente previo colloquio con il Centro d’Ascolto que, si può accedere alla struttura che si trova nei locali della parrocchia di San Ranierino al Cep che un tempo erano occupati dallo storico cinema “20+1”, inattivo già da anni al momento della realizzazione dell’Emporio: la “Cittadella della Solidarietà” è aperta tutti i giorni, dal lunedi al venerdi, dalle 13.30 alle 17.00. Le famiglie d’origine straniera sono poco più della metà del totale (56%): soprattutto albanesi, marocchine e macedoni che vivono da tempo sul territorio cittadino. “Quello di vivere stabilmente nell’area pisana - racconta il coordinatore della struttura - peraltro è una caratteristica comune a tutti i nuclei che seguiamo”. Altre due sono il fatto di avere un reddito Isee annuo inferiore ai 5.700 euro e una diffusa condizione di disoccupazione: nella stragrande maggioranza delle famiglie aiutate, infatti tutti i componenti sono senza lavoro.


Speciale “Un anno di Cittadella della Solidarietà”

“Abitiamo l’usato” a Collesalvetti. Tre anni e mezzo di buone prassi. Il 30 novembre 2011 l’intesa fra comune e cooperativa “Axis” per la gestione del progetto di recupero e riciclaggio degli indumenti usati collegato all’Emporio. foto: Archivio Caritas

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stata la prima amministrazione comunale ad aderire. E la certezza è che, a tre anni e mezzo di distanza, non se n’è affatto pentita. Funziona l’intesa fra il comune di Collesalvetti e “Axis”, la cooperativa sociale impegnata nell’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati a cui Caritas diocesana, Acli e San Vincenzo de’ Paoli hanno affidato la gestione di “Abitiamo l’usato”, il progetto di recupero e riciclaggio di indumenti usati ospitato alla “Cittadella della Solidarietà”. Ad assicurarlo è l’assessore all’ambiente Riccardo Demi: “Siamo più che soddisfatti di questo servizio, avviato all’inizio del 2012, perché ci consente d’incrementare la raccolta differenziata dato che grazie ad esso recuperiamo anche indumenti, pellami e scarpe, rifiuti che prima non raccoglievamo, con un intervento che ha anche un’importante ricaduta sociale”. Già in primo luogo perché i dipendenti della cooperativa, inclusi i due per il momento impegnati nel progetto, sono disabili ex tossicodipendenti e detenuti e, dunque, sostenere il progetto significa anche dare

un’opportunità lavorativa a queste persone. E poi perché tutto il ricavato dalla vendita degli indumenti lasciati nei cassonetti è destinato al sostegno della “Cittadella della Solidarietà”. In tutto i cassonetti di “Abitiamo l’usato” presenti sul territorio di Collesalvetti sono una decina e il loro utilizzo è regolamentato dalla convenzione approvata dal consiglio comunale il 30 novembre 2011. “Il servizio verrà eseguito con contenitori da circa tre metri cubi, collocati nelle posizioni giudicate più idonee, in accordo con il l’ufficio ambiente del Comune in relazione alla sicurezza per la circolazione stradale, vi-

E anche a Pisa ci stanno pensando

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pure a Pisa ci sta pensando. Anche all’ombra della Torre la riflessione sulla possibilità di affidare la raccolta differenziata degli indumenti usati ad un progetto capace d’abbinare impatto ambientale e ricaduta sociale, come appunto “Abitiamo L’usato”, è all’ordine del giorno da tempo. Almeno da qualche anno, anche se i passi in avanti in tale direzione sono stati tanto timidi quanto lenti. Ci sono voluti almeno un paio d’anni per arrivare ad una modifica del regolamento comunale per il servizio di gestione dei rifiuti urbani per consentire iniziative finalizzate a favo-

rire il riutilizzo di rifiuti altrimenti non recuperabili in “collaborazione alla raccolta differenziata da parte di associa-

Il primo passo Modificato il regolamento per la gestione dei rifiuti zioni di volontariato o enti religiosi o ecclesiastici che s’ispirano a scopi caritatevoli o ambientali e che operano senza fini di lucro, a seguito di convenzio-

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sibilità e accessibilità” recita l’articolo 2 dell’intesa. In cui si specifica pure che “i contenitori saranno dotati di apertura di conferimento di adeguate dimensioni, di adesivi con istruzioni per l’utenza, nonché di chiusura di sicurezza atta ad evitare furti e manomissioni”. E proprio le caratteristiche dei cassonetti, incluso il supporto grafico del progetto, si sono rivelati un altro dei punti di forza di progetto: “Abbiamo scoperto – conclude Demi - che sono anche strumenti d’informazione, e pure di formazione, molto importanti rivolti a tutti i cittadini: si vedono molto bene e veicolano un messaggio positivo”. ne stipulata con il gestore del servizio o, limitatamente ad abiti e giocattoli usati, direttamente con il comune di Pisa, nel rispetto delle norme di sicurezza, delle norme igienico-sanitarie e del decoro urbano” come recita il testo della modifica all’art.54 del regolamento, approvato dal consiglio comunale nell’ottobre scorso con il voto favorevole di tutte le forze rappresentate, eccezion fatta per “Una città in comune” e “M5S” che si sono astenute. Da allora, però, passi in avanti non ne sono stati fatti. Né da parte di Geofor, soggetto gestore del servizio di raccolta differenziata su tutto il territorio comunale, né da parte di Palazzo Gambacorti.


Politiche abitative

La casa, una questione di dignità

foto: Archivio Caritas

Parla Ylenia Zambito, l’assessore del Comune che, nel 2014, ha consegnato 262 alloggi erp. E spiega perché Pisa non è assolutamente un’oasi felice: «Con 80 sfratti eseguiti solo nel primo semestre 2014 c’è poco da stare allegri»

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e lo hanno scritto anche alcune persone cui abbiamo consegnato le chiavi di casa a fine febbraio: “grazie per averci ridato dignità”. Ed è proprio così: garantire il diritto a l’alloggio è una questione di dignità”. Sorride Ylenia Zambito, 41 anni, dal 2007 assessore alle politiche abitative del comune di Pisa. Perché a fine febbraio ha potuto consegnare 106 nuovi alloggi di Erp, una boccata d’ossigeno importante dato che anche a Pisa la stretta dell’emergenza casa sta facendo sentire i suoi effetti. Basteranno per alleviare le fatiche delle famiglie pisane? “Sono di sicuro un contributo importante anche perché ad essi vanno aggiunti i 43 appartamenti di via Consani, che abbiamo consegnato all’inizio del 2014 e circa 113 alloggi cosiddetti di “risulta”, casa lasciate libere dai precedenti inquilini e che sono state messe a norma e riassegnate. In tutto fanno 262 alloggi assegnati in un anno che hanno consentito di assicurare un’abitazione decorosa a circa 900 persone ...”. A cui, presto, dovrebbero aggiungersi anche le i venti nuovi alloggi Erp di Calambrone. A che punto siamo? “Sono finite. Le consegneremo entro

Calambrone Entro l’estate assegnate altre venti case popolari l’estate, con la nuova graduatoria per l’assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica”. A sentirla parlare di case già assegnate o che lo saranno presto sembrerebbe quasi che Pisa sia un’oasi felice … “E, invece, non lo è, lungi i da me qualsiasi intento autocelebrativo: anzi, con 80 sfratti eseguiti nel territorio comunale solo nel primo semestre del 2014 e 89 richieste di esecuzione pendenti anche da noi c’è poco stare allegri (vedi scheda a pagina 14 ndr)”. Al riguardo la realizzazione di nuovi alloggi è l’unico modo per contra-

Sant’Ermete La riqualificazione del quartiere a partire dal nuovo villaggio Erp

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stare “l’emergenza casa”? «Tutt’altro, è necessario mettere in campo una pluralità di strumenti. A Pisa abbiamo promosso l’Agenzia Casa che gestisce oltre 40 appartamenti destinati alla cosiddetta “fascia grigia”, costituita dalle famiglie con redditi troppo alti per accedere ad un alloggio Erp ma insufficienti per trovare un’abitazione sul mercato. Poi ci sono il contributo all’affitto, quello per il pagamento della morosità incolpevole e il fondo per l’emergenza abitativa per le famiglie che rischiano di trovarsi per strada da un momento all’altro». In una situazione di emergenza costante, è possibile anche una pianificazione di medio periodo? «Deve esserlo. Noi, almeno, ci stiamo provando come nel caso di Sant’Ermete ...» A proposito, come sta andando la riqualificazione del quartiere lungo l’Emilia? “Abbiamo completato l’edificio volano di via Socci (nella foto) e individuato le 48 famiglie, attualmente residenti nelle vecchie case popolari, che vi traslocheranno in modo da consentire di procedere con il piano di abbattimento e ricostruzione dei nuovi alloggi Erp: entro giugno contiamo di aver completato i trasferimenti


Cambiando discorso la convince la proposta di legge regionale varata dalla vicepresidente Saccardi? «Condivido molto l’impostazione generale perché si propone di colpire le ingiustizie e aumentare l’equità. Poi c’è qualche rigidità sui cui, però, mi sembra vi sia la volontà d’intervenire ...». Ad esempio? «Ne faccio un paio: giusto impedire a chi ha proprietà immobiliari di acce-

foto: Archivio Caritas

dei nuclei familiari e avviato il piano di demolizioni. L’obiettivo di completare l’intervento entro il 2020, un investimento di oltre 20 milioni di euro che ci consentirà di realizzare 246 nuove abitazioni di edilizia residenziale pubblica, cinquanta in più dell’attuali, riqualificando il quartiere di Sant’Ermete dove sarà realizzato anche un parco pubblico con percorsi ginnici e orti sociali e aumentati i posti auto”.

dere ad una casa popolare, ma teniamo presente che sui terreni agricoli non si può vivere. E ancora, più che corretto evitare che le abitazioni si tramandino di padre in figlio fino al nipote. Però l’impossibilità di cambiare la composizione del nucleo familiare, salvo il caso di nascita di figli o adozioni, se non previa presentazione di una nuova domanda di alloggio Erp mi sembra una misura eccessiva».

La riforma regionale dell’edilizia Erp

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Sfratti eseguiti, aumentati di 5 volte in un anno

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en 266 sfratti nei primi sei mesi del 2014 in tutto il territorio provinciale. È l’ultimo dato a disposizione del Comune di Pisa per quanto riguarda “l’emergenza casa”. Numeri vecchi di quasi una anno, ma sufficienti per dare un’idea della portata del fenomeno. In primo luogo «perché da giugno scorso ad oggi – sottolinea l’assessore Zambito – si è soltanto acui-

to». E poi perché si tratta di un dato superiore di ben cinque volte rispetto a quello del primo semestre dell’anno precedente quando gli sfratti eseguiti si fermarono a 54. Circa un terzo dei 266 sfratti eseguiti sul territorio provinciale ha interessato il capoluogo: sono stati, infatti, ottanta i provvedimenti eseguiti fra gennaio e giugno 2014, il triplo rispetto ai 25 del 2013.

La rete delle parrocchie, 36 appartamenti in tutta la diocesi

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ei appartamenti alla Casa Caritas di Pontasserchio (San Giuliano Terme), la struttura d’accoglienza voluta dall’arcivescovo Alessandro Plotti per il Giubileo del 2000. Ma anche i quattro appartamenti della parrocchia di Calci e gli altrettanti di quella di Cascine di Buti. In tutto sono 36 gli alloggi che la chiesa pisana mette a disposizione delle famiglie colpite dalla crisi e con problemi abitativi: case canoniche piuttosto che alloggi o immobili di proprietà delle comunità parrocchiali, ristrutturate e destinate a struttura d’accoglienza. Oltre a quelle citate l’elenco delle strutture d’accoglienza comprende anche le case delle parrocchie di Limiti, Gello, Agnano, Sant’Andrea in Pescaiola e i tre appartamenti di Campo di proprietà della parroc-

chia di Santo Stefano Extra Moenia, tutte nella Valdiserchio. Poi ci sono i due alloggi della comunità di Ghezzano e, in città, l’appartamento per l’accoglienza di ex detenuti della parrocchia di Santa Marta. Nella vicariato delle Colline, invece, ci sono i quattro alloggi della parrocchia di Collesalvetti mentre in Versilia c’è la Casa di Spiritualità “La Rocca” di Pietrasanta, da sempre impegnata nell’accoglienza dei pellegrini e anche di chi vive una situazione di particolare disagio. Nel Lungomonte, infine, ci sono la canonica di Cucigliana (Vicopisano) e i quattro appartamenti, attualmente in costruzione, di Bientina che la parrocchia darà in comodato all’amministrazione comunale. Nel Piano di Pisa la casa di Rigoli (Cascina).

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onto alla rovescia per la riforma regionale dell’edilizia residenziale pubblica. Il testo della proposta di legge, fortemente voluta dalla vicepresidente Saccardi, infatti, ha già cominciato l’iter in consiglio regionale per l’approvazione definitiva. Il nuovo testo ridefinisce i requisiti d’accesso prevedendo la residenza anagrafica o l’attività lavorativa stabile ed esclusiva o principale nel territorio cui si riferisce il bando da almeno cinque anni e rafforza la storicità della presenza, prevedendo punteggi aggiuntivi per chi ha di dieci anni di residenza nel territorio. Previsto anche il rafforzamento delle situazioni familiari particolarmente complesse dal punto di vista socio-economico, come quelle in cui sono presenti anziani e disabili. Invece, almeno nel documento approvato dalla Giunta regionale, è destinato ad essere ridotto il “peso”, in termini di punteggio, delle situazioni di sfratto per morosità per le quali, però, sarà prevista una riserva specifica del 25% di alloggi. Rideterminato anche il canone di locazione minimo in 40 euro mensili. E prevista la necessità di verificare, ogni anno, la sussistenza dei requisiti di assegnazione.


Crisi e nuove povertà

Microcredito, al via intesa fra Arcidiocesi di Pisa e Banca di Lajatico Piccoli prestiti, fra i 5 e i 6mila euro, per le famiglie colpite dalla crisi. Finanziamenti per interventi educativi, salute, casa e acquisto di beni primari.

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iccoli prestiti d’importo compreso fra i 500 e i 6mila euro per dare risposta ai bisogni primari di famiglie a basso reddito e che potranno essere restituiti in rate mensili ad un tasso d’interesse fisso del 3% nell’arco di 60 mesi. È un vero e proprio progetto di microcredito quello previsto nella convenzione fra l’Arcidiocesi di Pisa e la Banca Popolare di Lajatico, sottoscritta nei giorni scorsi, e che si propone di offrire a sostegno ai nuclei familiari del territorio per quel che riguarda l’educazione dei figli e la salute piuttosto che la casa, l’acquisto dei beni primari e anche la copertura delle spese legali per l’esercizio o la difesa dei diritti. Fondamentale, nell’ambito dell’accordo, il ruolo della Caritas diocesana all’interno della quale sarà creato uno sportello “microcredito ad hoc, che coinvolgerà anche volontari con esperienze lavorative nel settore bancario e quindi in possesso di adeguate competenze in materia finanziaria. Avrà il compito di effettuare una prima valutazione delle richieste di finanziamento «verificando il “merito sociale del richiedente, tramite parametri che permettano di valutare sia lo stato di temporanea necessità, sia la

possibilità di provvedere al rimborso» come recita il testo della convenzione, esaminando parametri quali «reddito, buste paga, situazione debitoria complessiva, stato di famiglia e condizione abitativa». Le domande valutate positivamente saranno, quindi, inviate alla Banca che effettuerà, in completa autonomia, una propria istruttoria in merito alla richiesta di prestito al termine della quale sarà deciso se concedere, o meno, il finanziamento. A garanzia del progetto l’Arcidiocesi depositerà anche un fondo di centomila euro sui conti

della Banca di Lajatico cui sar possibile attingere per i casi d’insolvenza. Grazie alla collaborazione con una delle banche popolari storiche della provincia (è stata fondata nel 1884) nasce quindi un nuovo strumento di sostegno finanziario per le famiglie maggiormente colpite dalla crisi che va ad aggiungersi al prestito sociale, finanziato dall’amministrazione regionale, e la versione 3.0 del “Prestito della Speranza” lanciato a fine febbraio dalla Cei.

Prestito sociale, il circuito virtuoso della solidarietà A Pisa fronte di un fondo di 150mila euro, già concessi finanziamenti e contributi per 204mila euro.

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è chi lo ha utilizzato per pagare tasse e servizi scolastici. E chi, invece, per mettersi in pari con l’affitto piuttosto che con le bollette di acqua, luce e gas. In tutto sono state settanta le famiglie che hanno beneficiato del prestito sociale, il finanziamento senza garanzie fino ad un massimo di tre mila euro, erogato a nuclei familiari colpiti dalla crisi e da restituire senza interessi nell’arco di 36 mesi. Tutte residenti a Pisa e Cascina, piut-

La novità La regione ha prorogato e rifinanziato il progetto tosto che a Calci, San Giuliano Terme, Vecchiano, Fauglia e Orciano Pisano dato che il progetto, di cui la Caritas diocesana è capofila (aderiscono an-

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che le Misericordie di Pisa, Navacchio e Cascina, la Pubblica Assistenza cittadina e quella del Litorale), può contare su sette centri d’ascolto distribuiti nei comuni dell’area pisana: tre in città, due a Cascina, uno a Marina di Pisa, uno a Vicopisano e un’altro a Pontasserchio. In realtà, però, le persone che hanno richiesto il prestito sono state molte di più: 272 famiglie in tutto almeno fino ad oggi, 190 delle quali italia-


foto: Archivio Caritas

ne e 82 straniere. «Come da indicazione dell’amministrazione regionale, che due anni fa ha finanziato 49 progetti in tutta la Toscana incluso il nostro, destinando a ciascuno di essi 150mila euro, il criterio principale per la concessione del finanziamento è legato alla capacità di restituzione dato che l’efficacia di quest’intervento dipende dalla possibilità di rimettere in circolo le somme restituite erogando nuovi prestiti ad altre fa-

miglie», spiega Luciano Guidi, coordinatore del progetto per conto della Caritas, supportato da un’equipe di sei volontari, tutti con esperienza nel settore bancario. Molte delle famiglie che non hanno ricevuto il prestito, però, sono state comunque aiutate con un contributo a fondo perduto da parte della Caritas: in questo modo, finora, sono state sostenute 57 famiglie per un totale di 45mila euro. Il risultato è un circuito

virtuoso anche dal punto di vista economico se è vero che, a fronte di un finanziamento di 150mila euro, è stato possibile attivare risorse destinate alle famiglie maggiormente colpite dalla crisi per un totale di 204mila. Probabilmente è anche per questo che il progetto pisano è stato prorogato: la Regione, infatti, ha già comunicato la decisione di rifinanziare l’intervento con altri 150mila euro e di prorogarlo fino a novembre 2017.

Crisi e nuove povertà

Al via il “Prestito della Speranza” versione 3.0 La Cei rilancia il progetto che, al livello nazionale ha già consentito di distribuire 26 milioni di crediti a 4.500 persone.

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l via anche la versione 3.0 del “Prestito della Speranza” promossa dalla Conferenza episcopale italiana, la più importante esperienza nazionale di microcredito con risorse private a sostegno di famiglie piegate dalla crisi. Diversamente dall’iniziativa promossa dalla Regione Toscana, in questo caso si tratta di veri e propri prestiti bancari, il che significa che al decisione ultima sull’erogazione o meno del finanziamento spetta all’istituto di credito. Nella precedente versione, a livello na-

zionale furono distribuiti ben 26 milioni di crediti a 4.500 differenti famiglie. A Pisa ne beneficiarono 24 nuclei per un totale di 86.500 euro di prestiti erogati, «utilizzati soprattutto per pagare interventi e beni di prima necessità quali l’installazione di una caldaia piuttosto che l’acquisto di un auto usata necessaria per gli spostamenti familiari o di arredi fondamentali per le necessità della casa» ricorda Luciano Guidi. La “versione 3.0”, verosimilmente, consentirà margini d’azione addirittura maggiori dato che le risorse a disposi-

zione per gli interventi di microcredito sono pari a ben 100milioni di euro: la Banca Prossima di Intesa San Paolo, principale partner del progetto, infatti, si è impegnata a quadruplicare il fondo di garanzia di 25milioni messo a disposizione dalla Cei. Due le linee di credito possibili: una destinata alle famiglie disagiate con un prestito d’importo massimo di 7.500 euro e un’altra alle microimprese cui potrà essere erogato un finanziamento dell’importo massimo di 25mila euro.

Per informazioni: Prestito sociale e Prestito della speranza: politichesociali@caritaspisa.it

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Crisi e nuove povertà

“Effetto crisi”, 23 progetti di sostegno al lavoro promossi dalla Chiesa Toscana Tre su quattro sono nati negli ultimi cinque anni e complessivamente hanno incontrato 1.509 persone. Uno studio ad hoc di Caritas Toscana e Regione.

foto: Archivio Caritas

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i sono gli sportelli che fanno vera e propria intermediazione ma anche i progetti dedicati alla formazione professionale e gli interventi di sostegno alla microimpresa. Ne ha contati 23 la mappatura realizzata da Mirod, il progetto promosso da Caritas e Regione, per lo studio delle povertà e che quest’anno ha dedicato un approfondimento alle cosiddette “opere segno” finalizzate alla promozione dell’occupazione promosse nelle diocesi della Toscana. E oltre trequarti di esse (18) sono nate dal 2009 in poi, ossia nel periodo successivo all’inizio di una crisi economica che ha fatto sentire i suoi effetti anche in Toscana se è vero che il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 9,3%, il più alto degli ultimi vent’anni, e la quota di “senza lavoro” il 76,4% delle 25.353 persone che nel 2013 hanno bussato alle porte della Caritas. Progetti e servizi che coinvolgono 55 operatori e 54 volontari e che hanno incontrato 1.509 persone, quasi tutte di quella cosiddetta “fascia grigia”, messa in ginocchio dalla crisi. Il nuovo pilastro dell’intesa con la Regione, rinnovata ed ampliata nel 2014, invece, è relativo al mondo della scuola e alla formazione dei giovani. Un ambito nuovo che ha realizzato numeri importanti fin dall’inizio: sono stati ben 2.322, infat-

ti, gli studenti incontrati nel 2013/14, distribuiti in 127 diverse classi e 28 differenti istituti superiori di sette diverse province. Dall’attenzione ai giovani ha preso le mosse anche la riflessione di monsignor Riccardo Fontana, delegato della Conferenza episcopale toscana per la pastorale della Carità. Il quale, durante il convegno del 5 marzo scorso, ha indicato, “come nuova possibile via di collaborazione quella del servizio civile”. Parole che han-

no trovato sponda nella vicepresidente della Regione Stefania Saccardi. La quale prima ha sottolineato che “proprio sul servizio civile la Regione ha investito 18 milioni di consentendo ad oltre tre mila ragazzi di fare quest’esperienza”. E poi annunciato che “almeno la metà del fondo di solidarietà interistituzionale, pari a circa 1,5 milioni, quest’anno sarà destinato al bisogno alimentare, a partire proprio dalle mense della Caritas”.

Europa, rapporto Caritas: nei Paesi più poveri esplode l’emergenza

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onostante alcuni segnali di ripresa gli effetti della crisi in Europa appaiono ancora “molto forti e persistenti”, complici anche le politiche di austerity, soprattutto in Grecia, Romania, Italia, Portogallo, Spagna, Irlanda, e Cipro, più colpite dalla mancanza di lavoro. Tra i dati più eclatanti, l‘esplosione dei Neet (i giovani tra i 15 e i 24 anni che non lavorano e non studiano) nei 7 Paesi, il 18,1% rispetto alla media del

13% nei Paesi Ue, con il triste primato dell‘Italia. E un tasso di disoccupazione generale del 16,9% rispetto alla media Ue del 10,8%. C‘è una tendenza ad una precarizzazione del lavoro, ad una diminuzione delle ore lavorate, ad un incremento del tasso di lavoro part time. w quanto emerge dal terzo rapporto di monitoraggio dell‘impatto della crisi economica in sette “Paesi deboli” dell‘Unione europea, curato da Ca-

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ritas Europa. In Italia dal 2010 ad oggi le Caritas diocesane hanno raddoppiato (+99%) le iniziative contro la crisi, per fare fronte a povertà e disoccupazione crescenti. Sono aumentati del 70% gli empori della solidarietà che distribuiscono cibo gratuitamente in 109 diocesi e del 77,7% i progetti sperimentali per contrastare la crisi (da 121 nel 2012 a 215 nel 2013).


78 Aprile 2015

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osa comporta per i cristiani e la comunità cristiana il dovere

di vivere e tradurre in forme efficaci e trasparenti, nel nostro tempo, la dimensione liberatoria e promozionale della carità di Gesù? Anzitutto impostare l’esercizio della carità in modalità coerenti con

questo spirito, ad esempio superando il livello di semplice assistenza e ogni forma di assistenzialismo, per accentuare invece la dimensione promozionale. I poveri vanno aiutati, per quanto possibile, ad uscire dallo stato di dipendenza e di povertà. Anche a livello di vita ecclesiale, la preoccupazione dominante dovrebbe essere di garantire che essi siano ‘fedeli alla pari’ con tutti gli altri e perciò valorizzati come cooperatori della parrocchia”. Monsignor Giuseppe Pasini (26 dicembre 1932 – 21 marzo 2015)


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