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Escursionismo | Verso il monte dalle tre teste

Siamo nel Triglavski Narodni Park, nelle Alpi Giulie orientali, in Slovenia, uno dei primi parchi europei, e vi proponiamo un itinerario sul Monte Tricorno, costellato da una varietà di fiori da fare invidia a un giardino botanico

testo e foto di Dario Gasparo

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Per gli amanti della montagna sloveni il Triglav (“Tre-teste”, Tricorno) è un monte simbolico, tanto da essere rappresentato nella loro bandiera. Non sei un “vero sloveno” se non l’hai salito almeno una volta. Finalmente, con le prime libertà dalla pandemia, ho potuto raggiungerne la cima percorrendo il sentiero dei Sette Laghi, partendo dal lago di Bohinj. Siamo nel Triglavski Narodni Park, nelle Alpi Giulie orientali, uno dei primi parchi europei, istituito nel 1924. Due terzi del vasto territorio sono coperti da boschi di faggio, abete rosso e larice, che ricoprono parte delle ripide pareti calcaree delle valli plasmate dai ghiacciai.

il Rifugio Dom Planika

il Rifugio Dom Planika

UN PAESAGGIO MAESTOSO

Passiamo la notte al Ko a na Planini pri Jezeru, 1450 m (A), raggiunto partendo da Blato (P), 400 metri di quota più in basso. Alle 7 siamo pronti a lasciare il rifugio. L’itinerario fino al Zasavska ko a na Prehodavcich (F) ci impegna per 12 chilometri e 5 ore di intensa camminata, arrivando a un guadagno di quota prossimo ai mille metri. La deviazione può essere saltata se si intende raggiungere direttamente il rifugio Tržaška Ko a na Doli , dove pernotteremo. La selvaggia maestosità del paesaggio offre variegati spunti naturalistici: campi solcati incisi sulla roccia calcarea, vette contornate da ghiaioni ricchi di flora dei macereti, adattata alla carenza d’acqua e al movimento incessante dei ghiaioni, pareti carbonatiche, regno di stambecchi e camosci, punteggiate dall’esplosione dai colori intensi delle sofferte fioriture casmofitiche e soprattutto svariati laghi alpini che prendono il nome da caratteristiche cromatiche e dimensioni: “marrone”, “verde” (Rjavo, Zeleno - E), “grande” (Veliko - D). I laghi si formarono in avvallamenti coperti da sedimenti impermeabili, unica possibilità di intrattenimento dell’acqua in un contesto decisamente carsico. Dopo circa 4 chilometri raggiungiamo il tratto più a sud (B): la vista spazia a perdita d’occhio sui boschi sottostanti della Lopu niška dolina. Abeti rossi e larici a perdita d’occhio, oltre ad un contesto di aceri rendono il bosco grandioso come in un paesaggio nordamericano, dimora di lupi e orsi, con alberi sempreverdi a perdita d’occhio.

Veliko Jezero, il Lago Grande

Veliko Jezero, il Lago Grande

I COLORI DELLA NATURA

Poco prima di giungere al Ko a pri Triglavzkih Jezerih (1685 - C), la splendida coppia di laghetti Dvojno jezero (“lago doppio”) si presenta in gran parte ricoperta da alghe di diverse tonalità di verde e marrone. Superato il rifugio ammiriamo il Lago Mo ivec, dagli incredibili colori verde-blu. La valle ha la tipica forma a “u” che contraddistingue le valli glaciali. Salendo verso nord, sulla destra, ci affiancano cime di 2000 metri; le bancate calcaree tormentate dalle taglienti fessurazioni esprimono una pericolosa bellezza: meglio non scivolare! I prati sono macchiettati del giallo di Botton d’oro e Genziana maggiore. Sui crinali è di suggestivo impatto visivo la presenza di larici solitari che si stagliano sul cielo quasi totalmente privo di nuvole. Al Lago Grande (Veliko - D) sono passate già 3 ore e 9 chilometri. Tutt’attorno la roccia bianca fessurata fa da contrasto al verde smeraldo del lago, sul quale svettano le sagome dei sempreverdi. Di tanto in tanto lungo il percorso ci imbattiamo in qualche masso erratico trasportato dai ghiacciai würmiani o precipitato dalle cime circostanti. Anziché piegare subito verso est merita la tappa al Zasavska ko a (F) e la visita alla superficie in parte gelata del Lago Vršacem (G), ove si specchia il monte Kanjavec con i suoi 2568 metri di altezza.

masso erratico tra il Lago Mocivec e Veliko Jezero

masso erratico tra il Lago Mocivec e Veliko Jezero

NUBI IN MOVIMENTO

Un frugale pranzo e torniamo al Lago Verde (Zeleno - E) per piegare verso est. Se abbiamo ancora energie risaliamo la vetta del Kanjavec girando a nord e riscendendo con facili roccette e un nevaio, altrimenti preferiamo il sentiero basso per raggiungere direttamente da sud il Ko a na Doli u (H). Qui dormiamo. Due giovani stambecchi lontani, sulla cresta, mettono alla prova la loro forza mentre dietro di loro madre natura mette in scena un tramonto memorabile: cumuli di nubi si assembrano lungo le propaggini sud-occidentali del Triglav e a nord-ovest, nel rosa-arancione del cielo, si disegnano i contorni di Jalovec, Mangart, Travnik e Razor. Il poeta delle Giulie, Julius Kugy: «In fiocchi fuggenti si sparpaglia il fluttuante velo di nebbia e, come fugge uno stormo di colombi cacciati dall’avvoltoio, così fugge la nebbia davanti al sole, e brilla il ghiacciaio sul capo regale del Tricorno». Metafora che descrive perfettamente il movimento delle nebbie che si è palesato ai nostri occhi. Annotiamo la presenza di una Salamandra atra e di una varietà di fiori da fare invidia a un giardino botanico: Silene acaulis, Armeria alpina, Dryas octopetala, Cerastium carinthiacum, Papaver julicum e rhaeticum, Phyteuma sieberi, Linaria alpina oltre alla leggendaria cinquefoglie delle Dolomiti (Potentilla nitida), una splendida rosacea prostrata che, come in un’opera puntinista di Seurat, picchietta di rosa il bianco calcare. Da essa il mitico camoscio dalle corna d’oro, Zlatorog, trovava l’energia per risorgere quando ferito, per difendere il tesoro custodito nella montagna. Ancora Kugy: «Le frane e le slavine di neve, le terribili tempeste che distruggevano tutto, questo era opera di Zlatorog nel suo alto regno contro i figli deboli della Valle. I nostri antenati avevano molta paura dei Monti, non ci salivano, si piegavano davanti ai misteri degli dèi e dei semidei che regnavano dall'alto, e li temevano».

l'alba verso est dal Triglavski dom

l'alba verso est dal Triglavski dom

SULLA VETTA DEL TRIGLAV

Il mattino seguente affrontiamo i 5 chilometri di salita per il gigantesco Triglavski dom (L), passando per il Dom planika (I). Quella di oggi non è una tappa pesante e possiamo permetterci di raggiungere anche il Dom Valentina Stani a. Il nostro principale obiettivo però è la vetta del Triglav, scalabile con cavi di sicurezza in meno di un’ora e mezza. Dormiamo al Triglavski dom. Alle 6 e mezza del mattino seguente godo della distesa rosea che colora le nuvole verso sud-est; poi, partenza verso sud per il Vodnikov dom (circa 4 km in 2 ore - M). Alternando tratti esposti e assicurati notiamo sulle rocce montonate i segni dell’abrasione dei ghiacciai quaternari. La discesa fino a Rudno polje ci accompagna per 9 chilometri lungo una valle aperta. Chi si sente in forma può optare per la variante a nord del passo Studorski preval (N), seguendo percorsi esposti e non sempre assicurati. Gruppi di Campanula zoysii, endemica della nostra zona, dipingono qua e là di blu le bianche pareti.

il Lago Dvojno Jezero ricoperto di alghe

il Lago Dvojno Jezero ricoperto di alghe

A. Rifugio Koča na Planini pri Jezeru B. Vista sui boschi della Lopučniška dolina C. Rifugio Koča pri Triglavzkih Jezerih D. Lago Grande (Veliko) E. Laghi “marrone” e “verde” (Rjavo, Zeleno) F. Rifugio Zasavska koča G. Lago Vršacem H. Rifugio Koča na Doliču I. Rifugio Dom Planika L. Rifugio Triglavski dom M.Rifugio Vodnikov dom N. Passo Studorski Preval O. Arrivo a Rudno Polje P. Partenza da Blato Q. Rifugio Dom Valentina Staniča

A. Rifugio Koča na Planini pri Jezeru B. Vista sui boschi della Lopučniška dolina C. Rifugio Koča pri Triglavzkih Jezerih D. Lago Grande (Veliko) E. Laghi “marrone” e “verde” (Rjavo, Zeleno) F. Rifugio Zasavska koča G. Lago Vršacem H. Rifugio Koča na Doliču I. Rifugio Dom Planika L. Rifugio Triglavski dom M.Rifugio Vodnikov dom N. Passo Studorski Preval O. Arrivo a Rudno Polje P. Partenza da Blato Q. Rifugio Dom Valentina Staniča