Città in tasca portfolio

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Foto: Nicolò Prandelli - La gente di Piazza Vittoria

c i t tá i n tas ca 201 5 g i o va n i d ’ o g g i a l l a r i c e r c a d e i l u o g h i d e l l a s o c i a l i tà d e i g i o va n i d i i e r i n e l l a c i t tà d i b r e s c i a


c i t tá i n tas ca PIAZZALE DELLA REPUBBLICA

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Sede di una grande fontana circolare con zampilli, Piazzale della Repubblica è oggi un importante snodo della viabilità cittadina, in quanto permette di raggiungere la stazione di Brescia, il centro città e il centro commerciale Freccia Rossa in breve tempo.

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Matteotti, al tempo Corso Vittorio Emanuele). Sul lato destro della fontana, oltre al magazzino di legnami, era presente casa Corniani, demolita nel 1962. Sul piazzale si affacciano anche altri edifici: il palazzo che ospitava i sindacati fascisti e ora sede di uffici comunali, costruito nel 1928, Palazzo Togni, edificato nel 1931, e Palazzo Folonari, degli anni Cinquanta. Oggi la piazza è sede di festeggiamenti soprattutto per importanti eventi calcistici: le vittorie della nazionale e gli scudetti della propria squadra del cuore vengono celebrati con un bagno nella fontana. Fontana che oggi è diventata una rotatoria ed è un luogo di passaggio per raggiungere il centro città, la stazione di treni, autobus e metropolitana, e il centro commerciale Freccia Rossa. Sitografia:

http://www.bresciastorica.it/foto-storica-stazione-ferroviaria-piazza-

Foto: Francesco Bandera - 150 ma non li dimostra

repubblica-brescia/

Foto: Francesco Bandera - 150 ma non li dimostra

La distruzione della porta di San Nazaro, a causa dell’esplosione provocata da un fulmine nel 1769, è all’origine di Piazzale della Repubblica. Nel 1909 venne chiamata Piazza Roma, e solo in seguito assunse il nome attuale. La zona adiacente venne sistemata nel 1864, poi abbattuta nel 1889. Sempre nel 1889, al centro della piazza venne scavato un piccolo laghetto presso cui persone o carretti si fermavano per godere della frescura. Il laghetto fu sostituito nel 1930 da una fontana, ma per quella attuale con gli zampilli bisognerà aspettare fino al 1957. Ai lati della fontana si trovavano lunghi cancelli daziari, eretti nel 1852 ed abbattuti nel 1909; essi erano “sorvegliati” da due grandi leoni di pietra elevati su alti e massicci piedistalli, poi spostati, nel 1914, all’ingresso del famoso zoo temporaneo in Castello. Sopra i cancelli si potevano notare le scritte su festoni bianchi di “entrata” (a sinistra del casello) e “uscita” (davanti all’ingresso dell’attuale Corso Martiri della Libertà e via

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c i t tá i n tas ca STAZIONE FERROVIARIA

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La stazione ferroviaria di Brescia rappresenta un raro esempio di stazione ottocentesca, con impianto e stile neoclassico influenzato da elementi neo-romanici e da fortificazioni medievali.

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una biglietteria, un bar – ristorante, un’edicola, svariate postazioni per fare i biglietti e alcuni esercizi commerciali. Con l’aggiunta di più binari, il porticato a sud è stato demolito, e la copertura è stata sostituita da pensiline disposte sui marciapiedi dei binari. La rete di binari per il traffico dei passeggeri è formata da 10 tratti, di cui tre tronchi, situati nel Piazzale Ovest, che sono il capolinea della ferrovia Brescia – Iseo – Edolo. I binari esterni sono utilizzati per la manovra dei mezzi e per il transito dei convogli merci destinati a Brescia Scalo. Sitografia: http://www.stazionidelmondo.it/bresciastazione.htm

Foto: Francesco Bandera - La stazione

Costruita su progetto dell’ingegnere Benedetto Foix, la stazione fu inaugurata il 24 aprile 1854, con l’apertura del tratto Coccaglio - Verona. La facciata è monumentale, con la colorazione rossa dei mattoni, gli archi bianchi e i merli medievali. Inizialmente aveva quattro binari ed era chiusa a sud da un porticato delimitato agli estremi da due torrette, uguali alle due rimaste sul lato settentrionale, che segnalavano l’arrivo dei treni. I due lati erano uniti da una tettoia di legno che proteggeva i viaggiatori e che era ornata con le stesse rifiniture della facciata. Nel 1878, in occasione della visita di Umberto I di Savoia per l’inaugurazione del tratto Treviglio – Rovato, la tettoia di legno venne sostituita da una in ferro e vetro. Durante la seconda guerra mondiale, però, questa tettoia venne distrutta a causa della crescente richiesta di ferro a fini bellici. L’interno dell’edificio è stato ristrutturato nel 2005 e comprende

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c i t tá i n tas ca TORRE DELLA PALLATA

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La torre della Pallata, meglio conosciuta come la Pallata, è una torre in mattoni di origine medievale alta circa 32 metri, che si trova nel centro storico di Brescia.

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sul lato occidentale, in essa furono inserite delle statue, di cui quella centrale rappresenta il Dio Tritone, mentre l’interpretazione delle due statue in basso è controversa: alcuni affermano che si tratti della rappresentazione dei due principali fiumi di Brescia, Mella e Garza, altri invece ritengono che si tratti di due laghi, Garda e Iseo. La torre, per un periodo, fu utilizzata anche per contenere la cassa del Comune. Dalla parte di corso Mameli si può ammirare un bassorilievo raffigurante S. Giovanni con il simbolo dell’aquila, mentre dalla parte di via Pace la torre ospita una scultura di S. Apollonio vescovo, mentre sotto la cella campanaria vi è una piccola cappella. Nella piazzetta adiacente, i banditori richiamavano con le trombe i cittadini ad ascoltare le grida delle autorità. Sitografia: http://www.settemuse.it/viaggi_italia_lombardia/brescia_citta.html

Foto: Luigi Bandera - Brescia in Bici 2013

Foto: Franceso Bandera - Città in tasca 2015

Il nome della torre, “Pallata”, si fa risalire ad una deformazione del nome Pallade, che si riferisce alla dea Atena, forse per l’utilizzo di materiale di epoca romana per la sua costruzione. La struttura fu eretta nel 1254 nel quartiere bresciano di San Giovanni, ha basamento quadrato in pietra di Botticino e protegge la Porta di San Giovanni posta sulla prima cinta muraria medioevale. È l’unica struttura fortificata di questa cinta ad essere sopravvissuta fino ad oggi. Nel ‘400 vennero aggiunti elementi ornamentali, quali l’orologio, i merli in cotto e la torricella. Nel 1497 venne installata davanti alla torre una fontana da cui sgorgava vino e la quale segnava il punto di partenza per la corsa riservata alle meretrici (dalla Pallata fino alla Porta Bruciata, che si trovava all’estremità ovest di via dei Musei). Nel 1597 un’ulteriore fontana venne aggiunta

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c i t tá i n tas ca VIA X GIORNATE

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La via attraversa il centro storico da corso Giuseppe Zanardelli a piazza della Loggia, costeggiando a est i frequentati portici, ricchi di bar e negozi, e a ovest gli edifici che perimetrano piazza della Vittoria.

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Foto: Daniele Rizzini - Una porta per passeggiare

La via si formò con i Visconti nel XIV secolo e all’epoca era una strada lungo la fossa posta al piede delle mura viscontee. Nel 1822 il Comune commissionò la costruzione dell’arco del Granarolo, che congiungeva i portici nel tratto dove questi venivano tagliati da via Giulio Bevilacqua, per evitare che i passanti, in caso di pioggia, si bagnassero. Tra il 1927 e il 1932, il lato ovest, dove si trovava il quartiere delle Pescherie, lembo meridionale del quartiere del Carmine che al tempo si estendeva fino a lì, venne completamente distrutto per costruire alcuni edifici sul perimetro della nuova piazza della Vittoria. La via stessa venne allargata e il fronte dei nuovi edifici venne arretrato di pochi metri: le precedenti vie che collegavano il quartiere delle Pescherie a Piazza del Duomo sono rintracciabili in quanto si trovavano in corrispondenza dei due portali aperti verso piazza della Vittoria, e i portici del Granarolo erano nella stessa posizione dei portici dell’attuale hotel Vittoria. In origine la via era nota come contrada del Granarolo e cambiò il suo nome in quello attuale soltanto nel 1849, dopo l’importante episodio di resistenza cittadina contro gli occupanti austriaci. Oggi la via ospita numerosi negozi e bar, e sul lato

opposto ai portici è presente il cinema Astra, inaugurato nel 1948, chiuso nel 2009, e poi riaperto qualche anno dopo. Sitografia: http://www.bresciastorica.it/la-modernita-di-via-delle-spaderie/

Foto: Nikita Derev’yanchenko - Il modo migliore per cercare di capire il mondo è vederlo dal maggior numero possibile di angolazioni

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c i t tá i n tas ca PIAZZA DELLA LOGGIA

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Piazza della Loggia, di epoca rinascimentale, è il cuore pulsante della città di Brescia, sia per la sua posizione sia per la presenza della Loggia, importante edificio veneziano. La Piazza è purtroppo famosa per la strage avvenuta il 28 Maggio ‘74 durante una manifestazione antifascista.

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Piazza della Loggia venne progettata in epoca rinascimentale, e la costruzione vera e propria venne ultimata alla fine del XV secolo. La piazza ha forma rettangolare ed è delimitata da edifici di epoca veneziana, come la Loggia, costruita tra il 1492 e il 1574, sotto la direzione di Filippo Grassi. L’edificio diventò sede dell’amministrazione e la sua copertura venne distrutta a causa di un incendio che bruciò anche una serie di tele di Tiziano. Intorno alla piazza si trovano edifici cinquecenteschi in stile veneziano, mentre, di fronte alla Loggia, troviamo i portici in stile rinascimentale sormontati dalla “torretta dell’Orologio”, così chiamata per la presenza di un antico orologio del 1546, che ha, agli angoli, angeli in rame che rappresentano i venti, e due statue maschili in bronzo, “i macc de le ure”, che scandiscono le ore diurne battendo il martello sulla campana posta in cima all’orologio. Sul lato meridionale della piazza si trova l’edificio del Monte di Pietà Vecchio, che nella parte inferiore ha una loggetta veneta divisa in due arcate, e la cui facciata principale è adornata da iscrizioni di epoca romana. Nella parte

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superiore si compone di una loggetta con 7 piccoli archi e un balcone, probabilmente usato come pulpito per le orazioni. A nord-est della piazza si trova il monumento alla Bella Italia, eretto nel 1864 in sostituzione della colonna veneziana con il leone di san Marco in cima, abbattuta dai rivoluzionari nel 1797. La piazza è tristemente famosa per la strage del 28 maggio 1974: durante una manifestazione antifascista vennero uccise 8 persone e ferite 102. Oggi la piazza ospita molti eventi e concerti, soprattutto in estate. Sitografia: http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/LMD80-00117/

Foto: Stefania Cotti Piccinelli - Pioggia

Foto: Miriam Kaldas – “Un pirlo per cortesia” “Campari o Aperol?”

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c i t tá i n tas ca PIAZZA DELLA VITTORIA

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Piazza bresciana piuttosto recente, Piazza della Vittoria è famosa per le contestazioni antifasciste intorno alla figura del “Bigio”, statua costruita in epoca fascista e poi rimossa.

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Piazza del Mercato) e la parete affrescata di una chiesa del XIII secolo, a nord dell’angolo fra Corso Zanardelli e Corso Palestro, emersa durante lavori del 1937. Nel 1932 nella piazza venne posta una statua, ufficialmente chiamata “Era fascista”, ma in gergo popolare “Bigio”, che nel 1945 venne rimossa dopo numerosi atti di contestazione antifascista. Nel 2008, durante gli scavi per la realizzazione della metropolitana, sono state trovate le fondamenta di una torre di epoca medievale, ritrovamento che ha rallentano notevolmente i lavori. Oggi piazza Vittoria è sede di svariati eventi, come la notte bianca, la famosa “Corri per Brescia”, feste dance ed “Europa in piazza” con più di 120 bancarelle. Nell’inverno 2014 ha anche ospitato la pista di pattinaggio. Sitografia: http://www.bresciastorica.it/foto-storica-piazza-della-vittoria-brescia-annitrenta/

Foto: Paolo Archetti - Vittoria in bianco

Foto: Francesco Bandera - Vittoria nel 2005

La piazza è nata dalla demolizione, nel 1932, del quartiere medievale delle Pescherie, che si articolava in vicoli angusti, su cui si affacciavano edifici medievali. Le principali attività del quartiere erano il commercio di pesce, formaggio, carne e granagli. Nel 1927 l’architetto romano Marcello Piacentini vinse un concorso indetto nell’ambito di un processo di modernizzazione della zona. Il suo progetto prevedeva l’apertura di una piazza ed un riassestamento della rete viaria urbana: ci sarebbero state due arterie perpendicolari che avrebbero velocizzato il traffico. Le modifiche iniziarono nel 1929 e furono completate in meno di due anni, ma durante i lavori andarono perdute alcune opere storiche, come il macello quattrocentesco, la chiesa romanica di Sant’Ambrogio e i resti della curia romana ducis. Dagli scavi emersero reperti del passato, in particolare le fondamenta della cinta urbana tardo-antica (ora sotto il Palazzo delle Poste) e di una torre (davanti al palazzo), quelle di un palazzo ducale di età longobarda (a sud del Monte di Pietà Nuovo), tre resti di ponti sul torrente Garza (due a est del torrione dell’Ina e uno a nord di

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c i t tá i n tas ca piazza paolo vi (GIà PIAZZA DUOMO)

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Piazza del Duomo è il cuore della città sia per gli importanti edifici storici, sia perché è diventata un luogo di ritrovo per molti giovani bresciani. M

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La piazza, di origine medioevale, è caratterizzata da edifici storici, tra cui Palazzo Broletto, situato sul lato nord-est della piazza e risalente al Duecento, che oggi ospita la Prefettura, l’Amministrazione Provinciale e qualche ufficio comunale. Il nome della piazza deriva dalle due cattedrali poste sul lato orientale: il Duomo Nuovo, costruito tra 1604 e 1825 con diversi stili architettonici - dal tardo Barocco al Rococò, e il Duomo Vecchio, o Rotonda, costruzione del XI secolo ed esempio di edificio medievale circolare in pietra. Opposto al Duomo Nuovo si nota un palazzo in stile neoclassico del 1809, vicino al quale è presente la Casa dei Camerlenghi, i quali erano gli amministratori finanziari durante la dominazione veneziana. Altro

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importante edificio è il palazzo del Credito Agrario Bresciano, di stile neo-rinascimentale, risalente ai primi del Novecento, che ha incorporato il cinquecentesco palazzo Negroboni. Nella parte settentrionale sorge una fontana, posizionata nel 1921, con una copia della statua neoclassica di Minerva, detta “Brescia armata”. Sul lato occidentale della piazza si possono notare i ruderi di un porticato medievale, mentre nel piano seminterrato sono visibili i resti di mosaici pavimentali delle terme romane. Dalla piazza si accede ai portici di via Dieci Giornate tramite un passaggio, di origine medievale, sottostante all’edificio del Credito Agrario Bresciano. Oggi la piazza sta diventando sempre più luogo di ritrovo dei giovani bresciani, grazie all’apertura di numerosi nuovi bar e ristoranti.

Foto: Elena Isacchini - La sera

Foto: Andrea Bonassi – Al chiaro di luna

Sitografia: http://www.turismobrescia.it/it/punto-d-interesse/piazza-paolo-vi-giapiazza-duomo

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c i t tá i n tas ca PIAZZA TEBALDO BRUSATO

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La piazza, collocata a sud di via dei Musei, è intitolata a Tebaldo Brusato: capo guelfo di Brescia che nel 1311 si oppose all’invasione di Enrico VII, re dei germani, sacrificandosi pur di non dichiarare la resa della città.

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fu posizionata dietro il palazzo della Loggia, e nel 1853 venne spostata in Piazza delle Pescherie Nuove dove rimase fino al 1930, quando il quartiere delle Pescherie venne demolito per far spazio a Piazza della Vittoria. In quell’anno si spostò la fontana in piazza Tebaldo Brusato. In epoca moderna la Piazza venne usata come parcheggio, ma negli ultimi anni sono stati eseguiti interventi di riqualificazione che l’hanno portata al suo stato originale di centro di aggregazione. Ad oggi la Piazza è luogo di socialità e vita notturna, oltre che spazio per il Mercato del Biologico organizzato dall’associazione La Buona Terra e per il Mercato dell’Antiquariato. Sitografia: http://www.turismobrescia.it/it/punto-d-interesse/piazza-tebaldo-brusato

Foto: Francesco Bandera - Città in tasca 2015

Foto: Francesco Bandera - 150 anni ma non li dimostra

In epoca medievale piazza Tebaldo Brusato ospitò gli orti coltivati dal vicino monastero di Santa Giulia, e dal 1173 divenne la prima piazza pubblica in città autorizzata alla vendita e per questo fu inizialmente denominata “Mercato Nuovo”. Nelle sue vicinanze si edificarono molti negozi di commercianti e artigiani. Con il passare del tempo e dal momento che la piazza non era più soltanto luogo di vendite, vennero costruite residenze per le famiglie aristocratiche, come Palazzo Cigola, oggi Fenaroli, Palazzo Luzzago e Palazzo Suardi. La denominazione della piazza cambiò in Tebaldo Brusato in onore del capo guelfo bresciano che sacrificò la sua vita pur di non lasciare la città in mano ai germani di Enrico VII. A sud-est della piazza si trova il sito archeologico della domus di via Alberto Mario, scavato negli anni ‘80, e non visitabile. La fontana, che si trova nella piazza, quando venne costruita nel Cinquecento,

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c i t tá i n tas ca piazzaLE ARNALDO

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Storico mercato dei grani risalente a inizio Ottocento, questa piazza, dedicata al martire cittadino, ha assunto la sua forma attuale nel 1882 trasformandosi, nel corso degli anni, nel fulcro della vita mondana e notturna bresciana.

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Foto: Laura Nai - La luce svela una città, un’ombra la descrive

Piazzale Arnaldo è situato sul perimetro est del centro storico cittadino. Ad inizio Ottocento era occupato da terreni coltivati, di proprietà dei monaci che gestivano il convento vicino di Sant’Afra. In seguito, il Comune acquistò questi terreni e la piazza venne trasformata costruendo il Mercato dei Grani (grande edificio

porticato lungo più di cento metri, dove si poteva svolgere il mercato) e due caselli daziari che chiudevano ad est il piazzale. Per attuare queste trasformazioni venne sgomberato il primo tratto sud dell’attuale via Dieci Giornate, chiamata a quel tempo via del Granarolo. Nella seconda metà dell’Ottocento le mura cittadine vennero integralmente demolite e si innalzò un monumento ad Arnaldo da Brescia (frate che nel XII secolo fu arso al rogo in quanto denunciò la corruzione del Clero e predicò la povertà nella Chiesa), in sostituzione alla porta fortificata. Dal 1882 non sono più state effettuate modifiche strutturali. La piazza ha cambiato negli anni il suo nome: nel 1897 venne intitolata ad Arnaldo da Brescia, in epoca fascista alle Dieci Giornate, tornando dopo la seconda guerra mondiale ad essere dedicata al martire. Essa fu anche teatro di eventi terribili: sanguinosi scontri tra popolazione e occupanti austriaci nel 1849, durante le Dieci Giornate di Brescia, e un attentato nel 1976. Oggi il piazzale è un importante nodo della viabilità urbana ed è anche uno dei centri della vita bresciana notturna, con i suoi locali e ristoranti adatti a tutte le età. Fanno da sfondo panoramico i Ronchi, le colline della città, su cui è possibile ammirare la nota tomba del cane. Sitografia: http://www.bresciastorica.it/foto-storica-piazzale-arnaldo-brescia-novecento/

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c i t tá i n tas ca CORSO MAGENTA

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Corso Magenta è una delle vie più centrali di Brescia ed ospita una chiesa sconsacrata, la Chiesa di San Barnaba, e due importanti scuole, il Liceo Classico “Arnaldo” e il Conservatorio “Luca Marenzio”.

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Foto: Francesco Bandera - Auditorium San Barnaba

La via presenta alcuni elementi culturali, come la chiesa di San Barnaba, costruita nel XIII secolo su richiesta del vescovo di Brescia Berardo Maggi, e ristrutturata più volte: a fine Duecento venne ingrandito il convento già presente, poi donato agli Eremitani di Sant’Agostino, espulsi dalla città nel 1457 a causa

della loro condotta scandalosa, e ai quali subentrò la Comunità dell’Osservanza di Lombardia che si occupò del restaurò del 1490, con la costruzione di una biblioteca. L’ultima modifica è la ricostruzione barocca che ha donato all’edificio una facciata in marmo. Anche Angela Merici frequentò la chiesa, e pare che proprio qui ci fu il noto fenomeno della levitazione, infatti, molti credenti si fermano in questo luogo a pregare la santa. La chiesa è stata poi sconsacrata e oggi è un auditorium e sala conferenze. I suoi chiostri ospitano il Conservatorio Luca Marenzio, che occupa anche parte di un palazzo ottocentesco. Corso Magenta fu, inoltre, teatro della costruzione delle barricate in occasione delle famose Dieci Giornate. Lungo tutto il corso, è possibile notare, da entrambi i lati della strada, numerosi negozi e bar frequentatissimi, soprattutto dai giovani, per un aperitivo o un pranzo in compagnia, nonché il Liceo Classico Arnaldo, importante liceo nel panorama bresciano. Da ricordare anche che nella via ebbe la sua prima sede la birreria Wührer, la più antica fabbrica di birra italiana, fondata nel 1829 da Franz Xaver Wührer. Sitografia: http://itineraribrescia.it/cultura/la-chiesa-di-san-barnaba-chiese-brescia/

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c i t tá i n tas ca CORSO ZANARDELLI

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Corso Zanardelli è una via storica di Brescia, ad oggi uno dei “salotti” della città, dove si alternano negozi di lusso, bar e altri esercizi commerciali e il sabato pomeriggio si riempie di gente, soprattutto giovani, in cerca di un rilassante pomeriggio all’insegna dello shopping.

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di improntare gli interventi verso un orientamento neoclassico. Dal 1847 il lato porticato della via si è trasformato nel luogo di passeggio, che anche noi conosciamo, nella moderna città borghese. Verso la metà del secolo venne sistemato anche il lato opposto della via. Nel 1983, infine, è stata progettata anche l’attuale copertura stradale a pavé, formata da cubetti di pietra e porfido. La via è oggi una delle più famose e importanti della città, in quanto è possibile passeggiare ammirando le vetrine di negozi di lusso e non, e fermarsi per una pausa in uno dei tanti bar. È una delle mete preferite dai bresciani per passare un pomeriggio all’insegna dello shopping. Sitografia: https://it.wikipedia.org/wiki/Corso_Giuseppe_Zanardelli

Foto: Denise Angeloni - Brescia in movimento

Foto: Francesco Bandera - 2011 Corso Zanardelli

Anticamente la via si apriva a ridosso del confine meridionale della città. Nel corso dei secoli sono state ospitate le botteghe di scalpellini, marmisti e scultori, oltre al mercato del vino, fino a metà Ottocento. La via ha assunto, negli anni, varie denominazioni, la più antica è “contrada del Gambero”, per la presenza dell’omonima locanda; è poi diventata “Mercato del Vino”, e nell’Ottocento è passata dall’essere chiamata “corso del Teatro” prima, in riferimento al teatro Grande, a “contrada dell’Ospitale Grande” poi, per la presenza, all’interno della Crociera di San Luca, dell’Ospedale Maggiore. Infine, nel 1904, in occasione del primo anniversario della morte di Giuseppe Zanardelli, noto statista bresciano, il Comune propose di intitolare la via in sua memoria. I portici, ancora esistenti, furono costruiti tra il 1734 e il 1773 e modificati durante l’Ottocento, cercando

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c i t tá i n tas ca FOSSA BAGNI

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Fossa Bagni, il noto parcheggio bresciano, fra Ottocento e Novecento è stato il primo stabilimento municipale di Bagni Pubblici. Lo stabilimento comprendeva due piscine, una gratuita, per i poveri, e l’altra a pagamento, con camerini e docce.

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sotto lo “sguardo” di un torrione del Castello, facilmente raggiungibile a piedi da Fossa Bagni. Accanto alle piscine sorse a inizio Novecento anche una pista di pattinaggio su ghiaccio. I bagni, aperti durante il periodo estivo, erano molto frequentati e in seguito vennero aperti due bagni di cura: uno amministrato dagli Spedali Civili di via Moretto, e l’altro costruito nell’attuale via Gramsci su iniziativa privata. Le vasche restarono aperte fino agli anni Sessanta. Oggi Fossa Bagni è stata trasformata in un parcheggio multipiano sotterraneo, a due passi dal centro città, dalla fermata metro S.Faustino e dal Castello di Brescia. Sitografia: http://www.bresciastorica.it/foto-storica-piscina-municipale-fossa-bagni/

Foto: Francesco Bandera - Fossa Bagni

Foto: Jacopo Nicolè - Veduta dal Castello

Fossa Bagni, fra Ottocento e Novecento, era il primo stabilimento municipale di Bagni Pubblici a Brescia. In quel periodo, l’utilizzo dell’acqua per mantenersi in salute si era affermato non soltanto nell’ambito privato, ma anche in quello pubblico, e fu così che il 19 giugno del 1882 venne inaugurata Fossa Bagni. La struttura venne accolta con entusiasmo dai cittadini, dal momento che all’epoca erano pochissime le case fornite di bagno. Lo stabilimento era composto da due grandi piscine, in vasca o in tinozza, alimentate dalle acque del fiume Celato, sul quale sorgevano, a inizio Settecento, molti mulini, data la grande abbondanza d’acqua a Brescia. Una delle due piscine era gratuita, per i poveri, mentre l’altra, per i paganti, aveva 70 camerini con spogliatoi e docce. La struttura era ben studiata, quasi a simboleggiare una sorta di spiaggia e mare cittadini,

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c i t tá i n tas ca MONTE MADDALENA

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Definita dai bresciani come la montagna di casa, la cui sommità raggiunge gli 874m s.l.m, la Maddalena è una vera e propria riserva naturale, che ospita più di 800 specie vegetali e di anfibi ed è popolata in particolare da volpi, tassi, donnole, faine e da un’infinità di specie di insetti.

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venne mantenuta in attività come impianto-scuola per l’aggiornamento tecnico di addetti agli impianti a fune. Nella primavera del ‘75, in occasione della tappa sulla Maddalena del Giro d’Italia, l’impianto trasportò in città, dal colle, alcuni spettatori, ma nell’estate del 1986 si rese inevitabile lo smantellamento a causa del degrado raggiunto. Alla funivia s’aggiunsero un rifugio, e successivamente numerose osterie, alcune delle quali dotate di campi da bocce che richiamavano gli appassionati. L’accesso principale al monte avviene da via Panoramica, mentre le vie secondarie partono da Nave, Mompiano, Costalunga, S. Eufemia, Botticino, S. Gallo e dai Ronchi, e raggiungono diversi punti della montagna. Sitografia: http://www.lauracastelletti.it/index.php/rivogliamo-la-funivia-dellamaddalena-ha-ampio-seguito-di-francesco-rusconi-giribaudi/

Foto: Laura Nai - Peace

Foto: Raffalele Fino - Monte Maddalena

Divenuta ormai il “tetto di Brescia”, la Maddalena sovrasta la città con i suoi 874m s.l.m. Il nome originale era monte Denno, mentre la denominazione attuale deriva dalla santa cui era stata dedicata la chiesa eretta sulla vetta del colle, tra Duecento e Trecento, da alcuni eremiti, ma che già sul finire del Quattrocento venne abbandonata. A partire dal Trecento, sulle pendici più basse, si svilupparono le colture agricole e comparvero i primi roccoli. A valorizzare turisticamente la Maddalena fu l’apertura nel 1955 della funivia Bornata-Cavrelle, che collegava viale Bornata con il monte, ma che già nel 1969 effettuò l’ultima corsa. Grazie ad essa tanti giovani ed anziani sperimentarono per la prima volta un viaggio “aereo” per una sana passeggiata nel verde. Le corse avevano prezzi accessibili: 200 lire per andata e ritorno e le due cabine ospitavano 33 persone ciascuna. Nei primi anni ’70, benché chiusa al servizio pubblico, la funivia

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c i t tá i n tas ca PIAZZA DEL MERCATO

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Antica piazza dei venditori di lino e di panni, l’area ha subito nel corso dei secoli - dal Quattrocento in poi numerose modifiche strutturali. M

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della Vittoria interessarono anche piazza del Mercato: il fronte nord venne riorganizzato con la costruzione di un grande mercato coperto e venne costruito il primo parcheggio sotterraneo di Brescia. I bombardamenti della seconda guerra mondiale recarono gravi danni, infatti buona parte dell’ala sinistra di palazzo MartinengoPalatini crollò e la chiesa della Madonna del Lino venne danneggiata, mentre il mercato fu completamente distrutto. Il palazzo e la chiesa vennero in seguito restaurati, mentre il mercato coperto fu eliminato, sostituito, negli anni ‘60, da un palazzo con funzione commerciale, con alcune residenze alla sommità. Dal 2011 la piazza, fino ad allora utilizzata come parcheggio, è stata pedonalizzata. Sitografia: http://itineraribrescia.it/cultura/piazza-del-mercato/

Foto: Luigi Bandera - Incanto d’inverno

La piazza, con il nome di Platea de Torzanis, venne costruita nel Quattrocento come spazio aperto rialzato, dopo lo smantellamento delle antiche mura medievali. Dal 1435 vi si stabilirono i venditori di lino e panni con le relative case di legno, soppiantate poi da portici sul lato sud. Nel 1558 venne edificato Palazzo Beretta, concepito come lussuosa residenza per i commercianti di tessuti. Risale invece al 1608-09 la piccola chiesa della Madonna del Lino, mentre Palazzo MartinengoPalatini, che domina tutto il lato ovest e oggi sede del Rettorato universitario, è di inizio Settecento. Nel 1825 venne installata, al centro, la fontana dei Donegani. La piazza, nel corso dei secoli, ha cambiato il suo nome più volte: da Piazza del Lino o dei Panni, a Piazza dei Commestibili, a Piazza Nuova, passando per Piazza delle Erbe, fino ad arrivare al 1909 al nome attuale. Tra il 1927 e il 1932, i lavori di realizzazione di piazza

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c i t tá i n tas ca BORGO WÜhRER

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Moderno quartiere di Brescia collocato in zona Bornata, Borgo Wührer ospita molti locali per la movida giovanile, e fu sede dell’Antica Birreria Wührer.

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un vero e proprio borgo autosufficiente, ma con tutti i servizi essenziali e separato dal resto della città da quel che un tempo era il recinto della fabbrica. I collegamenti con l’esterno (viale della Bornata) avvengono con strade che attraversano i tre cancelli della fabbrica di un tempo. Il complesso è anche dotato di parcheggi e piste ciclabili. Il quartiere è particolarmente lussuoso e moderno, e viene visto come un ideale prolungamento del centro città. Oggi il borgo, oltre ad essere il ritrovo dei venerdì e sabato sera bresciani, grazie soprattutto ai molti locali, è sede di numerosi ed importanti uffici.

Foto: Francesco Bandera - Borgo Wührer

Sitografia: https://it.wikipedia.org/wiki/Borgo_W%C3%BChrer

Foto: Francesco Bandera - Borgo Wührer

Borgo Wührer è un moderno quartiere di Brescia, che sorge dove un tempo aveva sede la fabbrica della rinomata birra Wührer, anche se la primissima sede fu in via Trieste. La fabbrica venne fondata da Franz Xaver Wührer nel 1829. Suo figlio, Pietro Wührer, nel 1889, costruì un moderno stabilimento in zona Bornata. La costruzione terminò nel 1895, ma la struttura si espanse fino al 1946, quando raggiunse l’aspetto attuale. Negli anni Ottanta il marchio Wührer venne ceduto alla Peroni che, poco dopo, chiuse lo stabilimento bresciano. L’area rimase completamente inutilizzata fino al 2001 quando si decise di recuperarla. Seguì una lunga opera di riconversione strutturale con la conservazione della struttura della fabbrica, in cui vennero costruiti appartamenti e negozi. Il nuovo quartiere venne suddiviso in due aree: una commerciale e una residenziale. Borgo Wührer fu concepito come

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c i t tá i n tas ca CASTELLO DI BRESCIA

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Il Castello di Brescia è uno dei luoghi più suggestivi e caratteristici di Brescia, un sito storico che permette di rivivere l’atmosfera di un tempo ed ammirare la città dall’alto.

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Comune acquistò il colle e iniziò un restauro. Nel 1904 fu organizzata al suo interno l’Esposizione Industriale Bresciana (EIB), inaugurata dal Re Vittorio Emanuele III. Per l’occasione si tennero spettacoli folcloristici e gare sportive. Venne anche inaugurato il Museo del Risorgimento, collegato a corso Zanardelli tramite una tramvia elettrica. Nel XX secolo il castello ha ospitato varie esposizioni temporanee: il giardino zoologico, il museo di scienze naturali, un parco urbano, etc. Oggi la fortezza ospita eventi pubblici, come il cinema all’aperto e gli eventi musicali organizzati dalle discoteche locali, ed è sede del Museo del Risorgimento, del Museo delle armi Luigi Marzoli, contenente armature e armi del XV e XVI secolo ed eretto sui resti di un tempio romano del I secolo d.C., e della Specola Cidnea. Sitografia: http://www.icastelli.it/castle-1235234969-castello_di_brescia_o_rocca_ del_cidneo-it.php

Foto: Darean Nero – La X Nottata

Foto: archivio fotografico/storico casa Bandera

Il Castello di Brescia, detto anche “Falcone d’Italia”, è una fortezza a base rettangolare con mura merlate di epoca medievale. Esso domina il colle Cidneo, rivolto verso il centro storico della città. Il cuore del castello è il Mastio edificato dai Visconti di Milano nella prima metà del Trecento. La porta d’ingresso è risalente agli ultimi decenni del XVI secolo e lì si può ammirare il Leone di San Marco, emblema della Repubblica di Venezia che dominò Brescia per circa quattro secoli. Superata la porta d’ingresso si oltrepassa un ponte levatoio in corrispondenza della Torre dei Prigionieri, articolata su tre livelli. Le altre torri sono la Torre dei Francesi, la Torre Mirabella, la Torre di Mezzo e la Torre Coltrina. All’interno del complesso si trovano anche i magazzini dell’Olio (Piccolo e Grande Miglio), per raccogliere le granaglie, e il Forte del Soccorso, porta secondaria che permetteva agli assediati di ricevere aiuto. A metà Ottocento il castello venne utilizzato come carcere militare, ma, poco tempo dopo, il

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c i t tá i n tas ca CINEMA BRESCIANI Per chi ama l’arte cinematografica l’atmosfera è vivace, per le vie del centro è possibile imbattersi in sale cinematografiche d’altri tempi, dove apprezzare, tutto l’anno, spettacoli inediti e pellicole rivisitate, ma anche ultime uscite.

Foto: archivio fotografico/storico CTS Brescia

Nel 1896 Brescia ha aperto la prima sala di proiezione estemporanea nella palestra della Forza e Costanza di via Cavallotti. I cinema veri e propri arrivarono nel 1907 con il “Roi Soleil” di corso Palestro (chiamato “Sole” in epoca fascista) e l’ “Edison” di corso Magenta. L’anno seguente aprirono anche il “Salon Parisien”, ribattezzato “Cinema Magenta” e ora sede di una filiale della Deutsche Bank, e la “Società Cinema Brescia”. Dal 1911 vennero proiettati film dalle 14 alle 24 con un costo tra i 20 e i 50 centesimi di lira, con pianisti per l’accompagnamento e didascalie lette ad alta voce dal pubblico. Altri cinema erano il “Lùmière” (poi “Trento”) in via San Faustino, il “Vittoria” al Carmine, il “Cremona” (sorto negli Anni ‘20 e specializzato in western e film “a serie”), il “Crociera”, il “Centrale” in corso Zanardelli, il “Garibaldi” e il “Supercinema” di corso Garibaldi, quest’ultimo in funzione fino al 2000, il “Palazzo” di piazza della Vittoria, devastato dai bombardamenti e unico cinema in cui D’Annunzio mise piede, soppiantato nel 1947 dall’”Adria” a cui si aggiunse, nel ‘48, il vicino “Astra”. In città erano presenti anche sale “a luci rosse”, come il “Moderno”, oggi sede del Commissariato Carmine, l’”Orbiter” di via Solferino, oggi showroom di un’agenzia immobiliare e l’”Eden” di via Bixio. Alcune sale di proiezione furono: l’“Aquiletta” (odierno Auditorium San Barnaba), l’“Odeon” di via Porcellaga (ora sede del Pam), il “Brixia” di via S. Faustino (oggi tra le sedi dell’università), il “Rik” e il “Nuovo” a Lamarmora. Le pellicole entrarono anche a teatro, dal Sociale al Grande. Tra i sopravvissuti, il “Moretto” in centro e il “Metropol” di via Galilei, fino al Sociale. Importanti anche i cinema “interni”: il collegio Arici con la sala omonima in via Trieste, poi divenuta “Ambra” e ora auditorium della Cattolica, e la Pace col suo “Attualità-Pace”. Sitografia: http://www.giornaledibrescia.it/in-citta/dal-roi-soleil-all-aquiletta-le-salesenza-pi%C3%B9-luce-1.370980

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c i t tá i n tas ca CONTRADA DEL CARMINE

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Prima quartiere malfamato e oggi centro della vita notturna giovanile, il Carmine, situato nel cuore di Brescia, dopo un’importante riqualificazione, ha mutato la propria composizione sociale.

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Comunale ha avviato il “Progetto Carmine” per promuovere interventi di riqualificazione, riscontrando successi in ambito edilizio e sociale, ma fallimenti dal punto di vista commerciale. Oggi la zona è diventata un importante centro della vita notturna bresciana, al punto che è stata incoronata dalla “Guida al piacere e al divertimento 2013” come migliore d’Italia per movida. Oltre ai locali, l’area ospita la Chiesa del Carmine, il Museo della Fotografia che raccoglie oggetti e foto d’altri tempi, la vecchia fontana dove si faceva il bucato, negozi, e osterie che tengono vivi i sapori e la tradizione culinaria bresciana, regalando un atmosfera unica e affascinante. Sitografia: http://www.bresciaoggi.it/stories/Home/397559_dalla_malavita_alla_ movidacos_cambiato_il_carmine/

Foto: Francesco Bandera - Città in tasca 2015

Contrada del Carmine, da sempre sede di soldati e polizia, è delimitata a nord da via Porta Pile, ad ovest da via delle Battaglie, a sud da Corso Mameli e a nord da via S. Faustino. Tra XII e XIII secolo era un quartiere industriale e artigianale, anche se nell’immaginario collettivo era visto come un luogo malfamato, legato ad attività illecite come la prostituzione. Un tempo, nella zona della Chiesa del Carmine, sorgevano un piccolo ponte che attraversava il torrente Bova, che ora scorre nel sottosuolo, e un porticato ad archi, di cui è rimasta solo una colonna, inglobata all’entrata di un locale. Negli anni Novanta il quartiere ha accolto le popolazioni immigrate, che, con le loro attività, hanno salvato la zona dalla crisi. È un quartiere multietnico, dove chiese ortodosse, valdesi, pentecostali e africane coesistono con luoghi di culto musulmani, sikh e buddisti. All’inizio degli anni 2000, l’Amministrazione

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