Canapa - tesina di maturità 2013

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CANAPA


Situazione Mondiale

Tessile Patologie

Cancro

Edilizia

Medicina

Pianta Coltivazione Vantaggi Carta Plastica

Industria

CANAPA Alimentare

Agricoltura Legalizzazione

Cosmetici

Energia

Automobilistico

Biomassa

Biocarburante

Ford Hemp Car

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Indice Introduzione - pag. 4 Storia - pag. 6 Generale su utilizzi - pag. 9 Endocannabinoidi - pag. 10 Medicina - pag. 13 Approfondimento - Cancro - pag. 18 Semi di Canapa - pag. 20 Fibra di Canapa - pag. 23 Biomassa / Biocarburante - pag. 25 Approfondimento - Hemp Body Car - pag. 28 Bioedilizia - pag. 29

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Introduzione CANAPA Cannabis sativa Pianta dioica fittonante, appartenente alla famiglia delle cannabinacee, con fusto fistoloso e foglie palmate, originaria dell’Asia Centrale ma coltivata da tempo immemorabile in Europa e in America.

SPECIE Esistono tre tipi di sottospecie di Cannabis Sativa: ❁ Cannabis indica: che cresce spontaneamente nei paesi del sud, è alta circa un metro, ha un fogliame fitto ed è ricca di resina; ❁ Cannabis sativa: che cresce nei paesi del nord, è alta fino a sei metri ed ha un fogliame più rado. ❁ Cannabis ruderalis: fiorisce più precocemente di C. indica e C. sativa, raggiunge una minore altezza, ma è più resistente a climi estremi delle altre due specie. L’induzione della fioritura non è causata da variazioni della durata del giorno (fotoperiodo), infatti queste varietà vengono dette auto-fiorenti. Dal punto di vista botanico le prime due sono praticamente indistinguibili. Quello che cambia è a livello di biosintesi di metaboliti secondari, quella che viene detta Cannabis sativa varietà (o sottospecie) indica produce una maggiore quantità di cannabinoidi (fra cui THC, CBD, ecc.), mentre la Cannabis sativa propriamente detta ne produce pochissimi e pertanto, in maniera regolamentata, viene utilizzata per la produzione di fibra tessile o da cordami.

INFIORESCENZE: Fiori FEMMINILI, che portano il seme, sono composti da un calice contenete un ovulo e da uno o due pistilli, nei quale si trova la più alta concentrazione di resina (utile per catturare il polline) e dove, in caso di fertilizzazione, comincia a formarsi il seme. Fiori MASCHILI, di color bianco - giallognolo, giunti a maturazione rilasciano il polline e la pianta maschio, giunta alla fine del suo ciclo, muore. IMPOLLINAZIONE: anemofila (trasporto tramite il vento) e i fiori cominciano a svilupparsi almeno 60 giorni dopo la germinazione. FUSTO: La pianta di canapa ha un fusto eretto la cui altezza può variare da 1 a 4/5 metri in media a seconda delle varietà, delle condizioni del suolo, climatiche e ancora della densità di semina. 4

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introduzione Alcuni esemplari, superano anche i 7 metri. Il fusto è formato da una corteccia esterna di colore verde costituita da fibre tenute insieme da pectine e da una parte interna detta canapulo, di colore bianco molto leggero. SEME: è prodotto dai fiori femminili e si estrae per pressione il 25% in peso di olio mentre con solventi al solfuro si giunge a spremerne sino oltre il 30%. Tale olio è normalmente impiegato per la produzione di saponi, inchiostri e vernici, ma trova anche utilizzazione, in una economia povera, per l’alimentazione umana.

COLTIVAZIONE

Ambiente/clima: cresce naturalmente in zone dal clima temperato, può sopportare i climi più diversi, questa pianta da rinnovo preferisce le regioni caldo-umide sprovviste di venti, terreni di medio impasto o leggeri, ma freschi, ben lavorati in profondità, ben letamati e ricchi di elementi fertilizzanti. In meno di tre mesi, il ciclo colturale è completo, ma avversità meteoriche (vento, grandine, siccità e prefioritura) o nemici vegetali ed animali costituiscono normali cause di riduzione della produzione a più modesti risultati. Concimazione: nei terreni ricchi di azoto e con le vecchie varietà la concimazione si è dimostrata inutile, anche se il terreno è povero di fosforo. Non rovina il terreno, e le foglie che perde durante tutta la stagione sono un concime naturale e aiutano a mantenere l’umidità del suolo. Consumo idrico: la canapa ama i terreni umidi ma muore se si verifica ristagno di acqua. Ha dimostrato di resistere alla carenza di acqua più di tutte le altre colture industriali. In particolare nel 2003 nella medesima località e con il medesimo terreno il mais non irrigato è morto, la canapa non irrigata ha prodotto 20/30 per cento in meno. La maggiore resistenza alla siccità è attribuita al fatto che il fittone (radice), arrivando a profondità notevoli trova umidità. Parassiti: i principali parassiti della cannabis sono il ragnetto rosso e la mosca bianca. Il ragnetto rosso è un piccolo acaro che vive solitamente sulla lamina inferiore delle foglie, dove depone le sue uova e può arrivare a formare colonie molto numerose; tuttavia, nelle coltivazioni moderne non si sono rilevati danni da parassiti.

ESPORTAZIONE

In Italia, ove tale coltura ha almeno cinque secoli di vita, la qualità della fibra che si ottiene in tali condizioni agronomiche è veramente eccellente, anzi superiore a quella di qualsiasi altro Paese; La canapa italiana è esportata in molti Paesi del mondo: Francia, Inghilterra, Argentina, Austria, Belgio, Brasile, Canada, Cecoslovacchia, Danimarca, Olanda, Norvegia, Palestina, Polonia, Spagna, Svizzera, Russia, Uruguay, ma soprattutto in Germania ove va circa il 38% della esportazione nostra. Per importanza seguono l’Inghilterra e la Francia.

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Storia La canapa è la più duratura, la più resistente delle fibre morbide naturali del pianeta. - Le sue foglie e le infiorescenze sono state, a seconda della cultura, la prima, la seconda o la terza medicina più importante e più usata per i due terzi della popolazione mondiale, per almeno 3.000 anni, fino alla svolta del 20° secolo. - La canapa ad uso fibra si è diffusa prima in Asia occidentale ed Egitto e successivamente in Europa tra il 1000 ed il 2000 a.C. - La carta di canapa durava dalle 50 alle 100 volte più a lungo della maggior parte dei papiri, ed era cento volte più facile e più economica da fare. La sua coltivazione in Europa è diventata estesa dopo il 500 d.C. - La coltura della canapa per usi tessili ha un’antica tradizione in Italia, in gran parte legata all’espandersi delle Repubbliche marinare, che l’utilizzavano grandemente per le corde e le vele delle proprie flotte di guerra. Fino al XX sec. l’Italia era uno dei principali paesi produttori mondiali – seconda solo all’Unione Sovietica - con quasi 100.000 ettari coltivati all’anno.

[*L’edizione 1893-1910 della Encyclopaedia Britannica riporta, e Popular Mechanics nel 1938 stima che almeno la metà di tutto il materiale che è stato chiamato lino (linen) non fosse prodotto dall’ omonima pianta, ma dalla cannabis. Erodoto (c. 450 a.C.) descrive gli abiti di canapa fabbricati dai Traci come di bellezza pari al lino, e che “nessuna persona che non avesse molta esperienza avrebbe saputo dire se fosse canapa o lino”.]

Benché questi fatti siano ormai dimenticati, i nostri antenati erano ben consapevoli del fatto che la canapa è più soffice, più calda, più assorbente del cotone, ha tre volte la resistenza alla tensione del cotone, ed è molto più duratura. CARTA DI FIBRA E POLPA Fino al 1883, il 75-90% di tutta la carta del mondo era prodotta con fibra di canapa, compresa quella per i libri, le Bibbie, le mappe, le banconote, le obbligazioni e i titoli azionari, i quotidiani, etc. Dal 70 al 90% di tutte le funi, lo spago e il cordame furono prodotti con la canapa fino al 1937: Da allora essa fu sostituita perlopiù con le fibre petrolchimiche.

NAVI E MARINAI - Il 90% di tutte le vele navali (da prima dei Fenici, almeno dal V secolo a.C. fino a ben oltre l’invenzione delle navi a vapore, tra la metà e la fine del IXX secolo) erano fatte di canapa. - Il rimanente 10% erano solitamente di altre fibre come ramia, sisal, juta, abaca, etc. - Infine, le carte nautiche, le mappe, i diari di bordo, e le Bibbie erano fabbricate con una carta che conteneva fibre di canapa, dai tempi di Colombo fino agli inizi del 1900 nel Mondo Occidentale Europeo/Americano,e dai Cinesi fin dal I secolo.

TELE ARTISTICHE La canapa è il mezzo perfetto per l’archiviazione. I dipinti di Van Gogh, Gainsborough, Rembrandt, etc., furono stesi soprattutto su tele di canapa, così come praticamente la maggior parte dei dipinti su tela. La fibra di canapa resiste al calore, alla muffa, agli insetti e non è danneggiata dalla luce. I dipinti a olio su tela di canapa e/o lino sono rimasti in buone condizioni per secoli. OLIO DA ILLUMINAZIONE Quello di canapa era l’olio da lampada che illuminava maggiormente. L’olio di canapa per lampade fu rimpiazzato dal petrolio, dal kerosene, etc., dopo la scoperta del petrolio in Pennsylvania nel 1859 e la monopolizzazione di John D. Rockefeller, dal 1870 in poi.

TESSUTI E STOFFE Fino al decennio del 1880 in America (e fino al XX secolo in quasi tutto il resto del mondo) l’80% di tutti i tessuti e le stoffe usate erano composti principalmente della fibra di cannabis: - l’abbigliamento (camicie, calzature, ecc.) - i tendaggi - i lini* - la biancheria da letto e da bagno - i tappeti e le tendine, le trapunte, gli asciugamani, i pannolini - la bandiera americana 6

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... e poi cos’è successo?

introduzione E’ successo che in quel periodo è avvenuto il clamoroso sorpasso dell’industria ai danni dell’ agricoltura, e di questo sorpasso la cannabis è stata chiaramente la vittima numero uno.

maniera determinante a porre il sigillo alla bara della cannabis (a sin. la locandina del film “Marihuana: assassina di giovinezza Un tiro, una festa, una tragedia”). Il Marijuana Tax Act del 1938 ha di fatto terminato la coltivazione e la trasformazione di canapa negli Stati Uniti; proibizione che si è successivamente diffusa in Europa e praticamente in tutto il mondo. Dopo la legge, le nuove “fibre plastiche” DuPont, usate su autorizzazione della Compagnia Tedesca I.G.Farben rimpiazzarono le fibre naturali di canapa. (Un 30% della I.G.Farben, sotto Hitler, fu di proprietà della DuPont America.)

I nascenti gruppi industriali americani puntavano soprattutto allo sfruttamento: del petrolio per l’energia (Standard Oil Rockefeller) delle risorse boschive per la carta (editore Hearst) delle fibre artificiali per l’abbigliamento (Dupont)

Fatto sta che a partire da quel momento: • Dupont inondava il mercato con le sue fibre sintetiche (nylon, teflon, lycra, kevlar, sono tutti marchi originali Dupont). • Hearst iniziava la devastazione sistematica delle foreste del Sudamerica, dal cui legno trasse in poco tempo la carta sufficiente per mettere in ginocchio quel poco che era rimasto della concorrenza.

Tutti settori nei quali avevano investito grandi quantità di denaro. Ma avevano di fronte, ciascuno sul proprio terreno, la concorrenza naturale della canapa, e si unirono così per formare un’alleanza sufficientemente forte per batterla.

• Il mercato dell’automobile si indirizzava definitivamente all’uso del motore a benzina (il primo motore costruito da Diesel funzionava con carburante vegetale).

L’unica soluzione per poter tagliare di netto le gambe ad un colosso di quelle dimensioni risultò la messa al bando totale. L’illegalità. Partì quindi un’operazione mediatica di demonizzazione, rapida, estesa ed efficace (“droga del diavolo”, “erba maledetta” ecc. ), grazie agli stessi giornali di Hearst, il quale ne aveva uno praticamente in ogni grande città.

E le “multinazionali” di oggi, che influenzano fortemente tutti i maggiori governi occidentali, non sono che le discendenti dirette di quella storica alleanza, nata negli anni ‘30, fra le grandi famiglie industriali.

Hollywood si accodò volentieri alla manovra, contribuendo in

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Il nome messicano “marijuana” era stato scelto con cura al fine di mettere la canapa in cattiva luce, dato che il Messico era allora un paese “nemico” contro il quale gli Stati Uniti avevano appena combattuto una guerra di confine (1898); i giornali di Hearst avevano sempre infamato Spagnoli, Messicani-Americani e Latini. Nel frattempo, la parola “hemp” (canapa) fu abbandonata, e “cannabis,” il termine scientifico, ignorato e sepolto. L’espressione colloquiale Messicana “marijuana”, garantiva che in pochi l’avrebbero riconosciuta come una delle principali medicazioni naturali, la “cannabis,” e in quanto alla risorsa industriale primaria, “hemp”, essa era stata cancellata. Venne data come una realtà di fatto che circa il 50% di tutti i crimini violenti commessi negli USA erano opera di Spagnoli, Messicani-Americani, Latino Americani, Filippini, Afro-Americani e Greci, e che tutti i loro delitti erano direttamente relazionati alla marijuana. Proprio così : la marijuana fu molto verosimilmente soltanto un pretesto per la proibizione della canapa. La situazione non fu mai chiarita dalla stampa, che continuò con la disinformazione fino agli anni ‘60 del 900. Nel 1976 una decisione a ”sorpresa” del governo USA proibì tutte le ricerche federali sugli effetti terapeutici della marijuana. Da notare che non venne proibita solo la canapa ricca di resina, ma anche la normale canapa coltivata, quindi non di semplice proibizionismo si tratta, ma di iperproibizionismo ingiustificato. Da notare che il proibizionismo è stato determinante nel diffondere l’uso consumistico della canapa, mentre prima esisteva solo quello medico. A conti fatti, l’unico proibizionismo che ha veramente funzionato, è stato quello nei confronti della canapa per uso industriale, il vero obiettivo della proibizione, oltre che della canapa medica.

CURIOSITA’ • Dal 1740 al 1807: la Gran Bretagna compra oltre il 90% della canapa per la Marina dalla Russia; la Marina Britannica e le navi mercantili di tutto il mondo usano canapa Russa • La regina Vittoria usava la resina di cannabis per i crampi mestruali e la PMS (sindrome pre-mestruale) • I semi di canapa furono, fino alla proibizione legale del 1937, il becchime numero uno al mondo, tanto per uccelli selvatici che domestici. Era il loro preferito* tra ogni genere di becchime sul pianeta; nel 1937 quattro milioni di libbre di semi di canapa per uccelli canori furono venduti al dettaglio negli USA. Gli uccelli scelgono i semi di canapa da un mucchio di becchime misto, e li mangiano per primi. Gli uccelli allevati allo stato brado vivono più a lungo e si riproducono di più quando i semi di canapa sono inclusi nella loro dieta, utilizzandone l’olio per le loro penne e per la loro salute in generale. [*Atto Congressuale del 1937: “Gli uccelli canori non cantano senza,” lamentano le industrie di cibi per animali] • I monaci dovevano mangiare un piatto di semi di canapa tre volte al giorno, tessevano i loro abiti con la canapa, e stampavano le loro Bibbie su carta composta della sua fibra. • Dal 1850 al 1937, la Farmacopea Statunitense elencava la cannabis come terapia principale di oltre 100 diverse malattie o disturbi di sorta.

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introduzione

Generale su utilizzi

FOGLIE/FIORI

• cartoni e imballaggi • pannolini • blocchi stampati in pressofusione • guarnizioni per i freni • Fibra corta semi-macerata: • pannelli isolanti e fonoassorbenti per edilizia, termosaldati con poliestere, amido di patate, altri amidi • imbottiture per auto • Canapulo: • intonaci e cappotti isolanti per edifici, blocchi da costruzione costituiti da canapa e calce • mangimi per ruminanti • lettiere per cavalli e piccoli animali • pannelli rigidi per interno auto (cruscotto) • pannelli rigidi per fabbricazione mobili • esplosivi • materiale per disoleazione acque inquinate

• Tisane, birra alla canapa, caramelle • Olio essenziale, ricavato per distillazione, utilizzato in: profumi e come aromatizzante per alimenti • THC ed altri cannabinoidi: uso farmaceutico in circa 100 preparati medicinali. SEME • Decorticato, utilizzato come alimento ad uso umano ed animale (ricco di proteine) • Esche per pesci • Olio ricavato da spremitura a freddo: condimento per alimenti, utilizzato nella produzione di margarine, tofu, gelati e simili • integratore alimentare per uso nutraceutico (naturalmente ricco di omega 3 ed omega 6) • utilizzato nella produzione di cosmetici e detergenti per l’igiene del corpo • Olio prodotto con processi chimici per fabbricazione: • detersivi • inchiostri per stampa • colori ad oli • tinte per esterni edifici • lubrificanti • solventi • mastici • biodiesel • combustibile • Farina ricavata da spremitura a freddo (panello): uso alimentare umano ed animale, non contiene glutine

Con la canapa si potrebbero salvare ogni anno centinaia di milioni di alberi, produrre ogni tipo di tessuti, fabbricare carburanti, materie plastiche e vernici non inquinanti. Con i semi della canapa si potrebbe colmare la carenza di proteine dei paesi in via di sviluppo. Salvare l’ambiente, produrre la carta in modo non inquinante e senza sacrificare gli alberi, sostituire i prodotti chimici del petrolio. Con la fibra e il legno si possono fabbricare prodotti più tradizionali come tessuti e carta, ma anche materiali plastici a partire dalla cellulosa, compensati marini, truciolati leggeri che possono essere lavorati come il legno ecc. Ma il problema oggi è che, per poter seminare la canapa, è necessario che nella zona ci sia qualcuno disposto a ritirare il raccolto. Salvo limitate eccezioni, manca quasi ovunque in Italia questa condizione. Un’eccezione è Ferrara, dove è stato costruito un impianto per la lavorazione della fibra tessile, ma dove la canapa viene raccolta quando è alta solo m. 1,20 per poterla lavorare nelle macchine usate per il lino.

FIBRE ‣ Fibra lunga macerata di pregio per filatura ad umido: ‣ tessuti, abbigliamento, arredo casa, calzature, accessori, tele per dipinti ‣ Fibra lunga macerata meno pregiata • cordami anche per arredamento • reti, sacchi • teloni, tessuti per rinforzo plastiche petrolchimiche in sostituzione lana di vetro (imbarcazioni), rinforzo PLA • filati per tappeti e maglieria • imbottitura materassi • pasta di cellulosa per carte speciali (tipo carta moneta e carta dei titoli di stato) • pasta di cellulosa per cartine sigarette 9

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Endocannabinoidi IL SISTEMA DEGLI ENDOCANNABINOIDI Il sistema degli endocannabinoidi è stato scoperto grazie alle ricerche effettuate sul delta-tetraidrocannabinolo (THC), il componente attivo della Cannabis. Il sistema degli endocannabinoidi comprende: • Recettori per i cannabinoidi • Cannabinoidi endogeni (endocannabinoidi) • Gli enzimi che sintetizzano e degradano gli endocannabinoidi Gli endocannabinoidi: • sono di natura lipidica • derivano da un acido grasso polinsaturo, l’acido arachidonico (C20H32O2) • due sono i più coinvolti in tali patologie: l’AEA (anandamide) e 2-AG (2-arachidonilglicerolo) • attivano i recettori dei cannabinoidi I recettori: CB1 e CB2 Dove si trovano? in molte regioni del cervello: corteccia, ippocampo, gangli basali, cervelletto, striato, amigdala. I recettori CB1 sono stati trovati in modo numeroso a livello dei terminali nervosi centrali e periferici. - Funzione: interferiscono con il rilascio di alcuni neurotrasmettitori e la loro attivazione protegge il SNC dalla sovra-stimolazione o dalla sovra-inibizione prodotta da altri neurotrasmettitori. I recettori CB2 sono situati principalmente sulle cellule immunitarie e in altre zone: • I linfociti B e le cellule NK (natural killer) sono le cellule con la massima concentrazione • leucociti, la milza e le tonsille, il midollo osseo ematopoietico, il pancreas. Funzione: svolgono un’azione periferica con attività immunomodulatoria. Nel sistema immunitario, infatti, una delle funzioni dei recettori cannabinoidi è la modulazione del rilascio di citochine, molecole proteiche responsabili della regolazione della funzione immune e delle risposte infiammatorie. Gli endocannabinoidi sono importanti modulatori della risposta fisiologica durante: • condizioni di stress ripetitivo • nelle condizioni patologiche, come ansia, fobia, depressione e disturbi da stress post-traumatico. Inoltre è stato ipotizzato che il sistema degli endocannabinoidi svolga un importante ruolo nella protezione contro la neurotossicità e probabilmente, contro certe forme di epilessia.

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I Fitocannabinoidi sono invece sostanze vegetali che stimolano i recettori dei cannabinoidi. Il Delta-9-tetraidrocannabinolo, o THC, è la più psicoattiva e certamente la più famosa di queste sostanze, ma gli altri cannabinoidi, come il cannabidiolo (CBD) e cannabinolo (CBN) stanno guadagnando l’interesse dei ricercatori a causa di una serie di proprietà curative. E’ interessante notare che la pianta di cannabis utilizza anche il THC e gli altri cannabinoidi per promuovere la propria salute e prevenire le malattie. I cannabinoidi della canapa: • hanno proprietà antiossidanti che proteggono le foglie e le strutture fiorite dalle radiazioni ultraviolette; • neutralizzano i radicali liberi nocivi generati dai raggi UV, proteggendo le cellule. Negli esseri umani, i radicali liberi causano l’invecchiamento, il cancro e la difficoltà di cicatrizzazione. Gli Antiossidanti presenti nelle piante sono stati a lungo promossi come integratori naturali per prevenire i danni da radicali liberi.

Distribuzione dei recettori CB1 nel cervello. Nello specifico, le aree

indicate con i puntini neri sono quelle

in cui maggiormente si lega il cannabinoide esogeno

THC modificandone il

normale funzionamento e sviluppo.

Al di là dei trattamenti dei sintomi, al di là anche del curare la malattia, la cannabis può aiutare a prevenire le malattie e promuovere la salute, stimolando un sistema antico che è cablato in tutti noi? Ora credo che la risposta sia sì. La ricerca ha dimostrato che piccole dosi di cannabinoidi di Cannabis possono segnalare all’organismo di produrre più endocannabinoidi e costruire più recettori di cannabinoidi. Altri recettori aumentano la sensibilità di una persona ai cannabinoidi; piccole dosi hanno effetti più grandi, e l’individuo ha una base maggiore di attività degli endocannabinoidi. Io credo che le piccole, regolari dosi di Cannabis potrebbero agire come tonico per il nostro sistema di guarigione fisiologico più centrale. 11

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Descrizione delle risposte mediate dal sistema endocannabinoide

FUNZIONI

Attenzione, memoria, apprendimento Emozioni Capacità di prendere decisioni (decision making) e controllo del comportamento

FUNZIONI COGNITIVE SUPERIORI

CONTROLLO MOTORIO

Controllo e coordinazione del movimento Mantenimento della postura corporea e dell’equilibrio

PERCEZIONE DEL DOLORE E GRATIFICAZIONE

Sensibilità agli stimoli dolorosi Sensibilità agli stimoli piacevoli

NEUROPROTEZIONE

Azione protettiva del SNC dalla sovrastimolazione o sovrainibizione esercitata da altri neurotrasmettitori

SVILUPPO CEREBRALE

Sviluppo neuronale Controllo della plasticità sinaptica

FUNZIONI IMMUNITARIE

Attività immunomodulatoria Infiammazione

FUNZIONI SESSUALI E FERTILITÀ

Processi di maturazione degli spermatozoi Interazioni con la funzione ovarica Effetti sulla libido

GESTAZIONE

Attecchimento dell’embrione Meccanismi che regolano le prime fasi della gravidanza

EQUILIBRIO ENERGETICO

Regolazione dell’assunzione di cibo Modulazione dell’omeostasi metabolica

REGOLAZIONE DELL’APPETITO

Modulazione della sensazione di sazietà Sensibilità viscerale, nausea e vomito Modulazione della secrezione di ghiandole endocrine

FUNZIONI ENDOCRINE

Risposta vascolare (azione vasodilatatoria e ipotensiva)

FUNZIONI CARDIOVASCOLARI

Ruolo del sistema endocannabinoide nella regolazione dei processi di proliferazione cellulare alla base della crescita dei tumori

REGOLAZIONE CELLULE NEOPLASTICHE

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Medicina Negli ultimi decenni un numero sempre maggiore di ricercatori ha riscontrato notevoli proprietà terapeutiche nella cannabis, delle quali si aveva testimonianza sin dal lontano 3000 a.C. e, grazie alla tecnologia di cui disponiamo nei giorni nostri, sono state individuate nei principi attivi della pianta: THC, CBN, CBD e gli altri 64 finora identificati. Per svariati motivi di natura politica ed economica la canapa è stata bandita dalla farmacopea mondiale ufficiale nei primi anni del 1900 e resa illegale praticamente in tutti gli Stati del mondo a partire dalla fine degli anni Trenta A cavallo tra Ottocento e Novecento la canapa indiana cominciò ad essere sostituita dai farmaci sintetici, che avevano il vantaggio di poter essere dosati con esattezza e di funzionare in modo più evidente, ed anche di far guadagnare di più, mentre gli effetti collaterali non erano ancora evidenti. Ad ogni modo negli ultimi decenni si è accumulato un certo volume di ricerche sulle attività farmacologiche della cannabis e sulle sue possibili applicazioni. Per la stragrande maggioranza della gente, la cannabis ha letteralmente centinaia di usi terapeutici, tra i quali:

ASMA

Il THC ha capacità broncodilatatorie; Il fumo della cannabis contiene prodotti della combustione qualitativamente simili a quelli del tabacco, tra i quali diversi cancerogeni che possono danneggiare la mucosa. L’inalazione di questi prodotti della combustione dovrebbe essere evitata o sostanzialmente ridotta. Per evitare l’assunzione di prodotti della combustione, la cannabis può essere assunta per bocca o vaporizzata. Per ridurre la quantità dei cancerogeni inalati, la cannabis o il THC possono venire inalati con un vaporizzatore. Un gruppo di ricercatori internazionali ha scoperto perché la marijuana in alcuni casi provoca la tosse e in altri casi impedisce il broncospasmo e la tosse. Questi risultati possono portare a un migliore trattamento delle malattie respiratorie. In un rapporto sulla rivista ‘Nature’, degli scienziati dell’Istituto per la Medicina Sperimentale di Budapest (Ungheria), dell’Università di Napoli (Italia), e dell’Università di Washington (USA) hanno dimostrato come l’endocannabinoide anandamide influenzi le vie aeree. L’anandamide viene prodotta nel tessuto polmonare ed esercita il suo effetto tramite i recettori dei cannabinoidi.

DOLORE I recettori CB1 sono localizzati sulle vie del dolore nel cervello e nel midollo spinale e sui terminali periferici e centrali dei neuroni primari afferenti che mediano sia il dolore neuropatico che quello nonneuropatico. Studi su animali hanno indicato che il cannabinoide endogeno anandamide ed i ligandi del recettore dei cannabinoidi sono molto efficaci nei confronti del dolore, sia di origine neuropatica che infiammatoria. 13

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GLAUCOMA I glaucomi sono un gruppo molto diversificato di malattie oculari, accomunate dalla presenza di un danno cronico e progressivo del nervo ottico: Il 14% della cecità in America è causata dal glaucoma, con una perdita progressiva della vista e pressione oculare elevata. Un gruppo di oculisti dell’università dell’Arizona ha individuato negli occhi il recettore del tetraidrocannabinolo (Thc): secondo i ricercatori da questi recettori dipende la pressione endoculare, il cui aumento è causa di danni alla retina. La marijuana diminuisce la pressione interna dell’occhio del 25-30% in media, a volte fino al 50%. L’uso della cannabis non provoca danni epatici o renali come effetti collaterali, né esiste il pericolo della sudden death syndrome (lett., sindrome di morte improvvisa) che può essere causata dai farmaci legali contro il glaucoma. Gli endocannabinoidi ed i recettori dei cannabinoidi svolgono un importante ruolo nella regolazione della pressione intraoculare. Gli endocannabinoidi così come i recettori CB1 sono presenti nella retina. I cannabinoidi esercitano effetti neuroprotettivi contro la neurotossicità a livello retinico.


Sclerosi Multipla La sclerosi multipla (SM) è una malattia degenerativa cronica del sistema nervoso centrale che causa infiammazione, debolezza muscolare e perdita di coordinazione motoria. Nel tempo, i pazienti con SM diventano tipicamente permanentemente disabili e, in alcuni casi, la malattia può essere fatale. C’è evidenza da studi clinici condotti su pazienti con Sclerosi Multipla, che i cannabinoidi possano ridurre gli spasmi, la spasticità, i tremori in questi pazienti. Studi su modelli murini di Sclerosi Multipla hanno indicato che l’attivazione dei recettori CB1 e CB2 mediante somministrazione esogena di agonisti, o favorendo il rilascio endogeno, può opporsi alla progressione della Sclerosi Multipla, rallentando il processo neurodegenerativo, riducendo l’infiammazione e promuovendo la rimielinizzazione. [Dopo una lunga attesa è stato approvato anche in Italia il trattamento spry oro-mucolale a base di cannabis per il trattamento della spasticità (da moderata a grave) nella sclerosi multipla. Il prodotto, che sarà messo in commercio contiene due cannabinoidi: THC (delta9-tetraidrocannabinolo) e CBD (cannabidiolo). Si tratta della prima medicina derivata dalla pianta di Cannabis sativa, coltivata e lavorata in condizioni rigidamente controllate. Il nuovo farmaco è privo degli effetti collaterali che derivano dal consumo di cannabis non a fini terapeutici e non crea dipendenza.]

SCLEROSI LATERALE AMIOTROFICA Nonostante la nostra comprensione dei meccanismi molecolari della sclerosi laterale amiotrofica (Sla) sia migliorata, scrivono gli autori, non esistono ancora terapie davvero efficaci. In questa malattia, spiegano i ricercatori, si verificano simultaneamente diversi processi fisiologici anormali. Per potervi far fronte, sarebbe necessaria una terapia basata su una molteplicità di farmaci, tra cui antagonisti del glutammato, antiossidanti, anti-infiammatori che agiscono a livello centrale, modulatori di cellule microgliali, un agente antipoptico, uno o piu’ fattori di crescita neurotropica e un agente che accresce le funzioni mitocondriali. Incredibilmente, scrivono i ricercatori, la cannabis sembra agire in tutte queste aree. La cannabis ha infatti potenti effetti antiossidanti, anti-infiammatori e neuroprotettivi. Somministrata a topi con Sla, la cannabis ha provocato un allungamento della vita delle cellule neurali, ha posticipato l’emergere dei sintomi e ha rallentato la degenerazione della malattia. La cannabis ha anche proprietà utili alla gestione dei sintomi della Sla, grazie alle sue proprietà analgesiche, di rilassante muscolare, broncodilatanti, di riduzione della salivazione, di stimolazione dell’appetito e favorisce il sonno. 14

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EPILESSIA

In sostituzione di farmaci anticonvulsivi, che hanno gravi effetti secondari anche sull’umore. Efficacia provata in qualche caso. In uno studio condotto su 15 pazienti trattati con cannabidiolo (CBD), circa il 90% dei casi si ottenne la scomparsa delle crisi convulsive o una loro significativa riduzione. L’interesse per questo potenziale campo di applicazione è stato confermato dal Workshop on medical marijuana del National Institutes of Health USA, dal rapporto dello Science and Technology Committee della Camera dei Lord inglesi ed in ultimo dal rapporto dell’ Institute of Medicine della Accademia Nazionale delle Scienze USA, Marijuana and Medicine: Assessing the Science Base

[A 5 anni assume marijuana: no, non è la storia di un giovanissimo “scapestrato”, ma quella di Jayden David, un bambino di 5 anni che soffre di una rara forma di epilessia. Per far fronte ai dolorosissimi spasmi muscolari che affliggevano il piccolo, il padre, scoprendo gli effetti terapeutici della cannabis in un servizio del telegiornale, e si rivolge a un centro specializzato, che ha prescritto a Jayden una soluzione fatta per lo più di cannabidiolo o CBD che a differenza del THC non è psicoattivo e ha un’efficacia maggiore; i dolori di Jayden sono diminuiti notevolemente. LA Times]

SPASTICITÀ In piccoli studi clinici del delta9-tetraidrocannabinolo è stato osservato un effetto benefico sulla spasticità provocata da sclerosi multipla o lesioni del midollo spinale. Fra gli altri sintomi influenzati positivamente, dolore, parestesie, tremore e atassia. Nella medicina popolare ci sono segnalazioni di miglior controllo della vescica e dell’intestino. C’è anche qualche evidenza aneddotica di benefici della marijuana nella spasticità dovuta a lesioni cerebrali.


Disordine intestinale

Mentre alcuni disturbi gastrointestinali possono essere controllati con la dieta e farmaci farmaceutiche, gli altri sono scarsamente moderati da trattamenti convenzionali. I sintomi di disturbi gastrointestinali spesso includono crampi, dolore addominale, infiammazione del rivestimento del grande e / o piccolo intestino, diarrea cronica, sanguinamento rettale e perdita di peso. E’ ormai evidenteche certi disordini, caratterizzati da infiammazione del tratto gastrointestinale o da diarrea, possono essere associati ad un aumento dei livelli intestinali di endocannabinoidi e/o dell’espressione dei recettori CB1 mediante neuroni mesenterici; inoltre, l’iperattività del sistema degli endocannabinoidi migliora almeno alcuni dei sintomi di queste malattie. I ricercatori del Meir Medical Center hanno scoperto che i soggetti che hanno consumato cannabis hanno “significativamente ridotto” il loro bisogno di altri farmaci. Oggi, molti esperti ritengono che i cannabinoidi e / o modulazione del sistema cannabinoide endogeno rappresentino un nuovo approccio terapeutico per il trattamento di numerose patologie gastrointestinali – tra cui le malattie infiammatorie croniche intestinali, malattie intestinali funzionali, le condizioni di reflusso gastro-esofageo, diarrea secretoria, ulcere gastriche e cancro del colon.

NAUSEA E INAPPETENZA DA FARMACI CHEMIOTERAPICI

Benché si conoscano i suoi effetti disastrosi sul sistema immunitario, la chemioterapia è ritenuta da chi la pratica un beneficio, per i pazienti affetti da cancro e AIDS . Tra i gravi effetti collaterali che la chemio produce c’è la nausea. “La marijuana è il migliore agente di controllo per la nausea durante la chemiotherapia” secondo il Dr. Thomas Ungerleider, che ha capeggiato il programma di ricerca medica California’s Marijuana for Cancer dal 1979 al 1984. In sostituzione di medicinali molto forti o difficili da somministrare vi è l’efficacia provata dalla pratica medica dì routine; centinaia di migliaia dì dosi di THC sintetico sono state prescritte ogni anno dagli oncologi USA. anche se non sembra avere gli stessi effetti della marijuana assunta nel suo stato naturale poiché il THC è solo uno dei 460 composti chimici presenti nella cannabis.

DISORDINI CARDIOVASCOLARI

I recettori CB1 hanno un ruolo molto più importante dei recettori CB2 nella regolazione cardiovascolare. I recettori CB1 sono stati trovati nel miocardio, dove mediano l’effetto inotropo negativo, ed anche nel tessuto vascolare, dove la loro attivazione porta alla vasodilatazione. Entrambi questi effetti appaiono essere coinvolti nell’effetto ipotensivo dell’anandamide.

TRAUMI CEREBRALI – ICTUS

Esistono numerose conferme, sia in vitro che in vivo che svelano un ruolo neuroprotettivo dopo trauma cranico o ictus sia degli endocannabinoidi che dei cannabinoidi naturali e sintetici. In particolare l’attivazione dei recettori dei cannabinoidi di tipo 1 (CB1) può ridurre il rilascio di glutammato in caso di ischemia cerebrale, e prevenire i fenomeni di eccitotossicità legati al rilascio del glutammato. I cannabinoidi avrebbero inoltre intrinseche proprietà antiossidanti. Un recente studio, a cui ha collaborato anche l’italiano Grimaldi ha dimostrato che i cannabinoidi sono in grado di neutralizzare le sostanze nocive ossidanti che si sviluppano in corso di trauma cranico o ictus. Questi risultati, ottenuti in laboratorio, hanno avuto conferme dirette nell’uomo. [In caso di ictus è possibile salvare ciò che non è ancora distrutto (intervista Maurizio Grimaldi, ricercatore italiano)

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Arteriosclerosi

La sostanza psicostimolante contenuta in hascisc e marijuana può prevenire l’arteriosclerosi e quindi potrebbe essere impiegato per combattere efficacemente la principale causa di malattie cardiocircolatorie. È quanto risulta da uno studio condotto dall’ospedale universitario di Ginevra, sotto la direzione di François Mach, e pubblicato nell’edizione di giovedì di “Nature”. Gli scienziati ginevrini hanno aggiunto piccole quantità di THC, al cibo dato a topi di laboratorio, che, tramite modifiche genetiche, erano particolarmente predisposti all’arteriosclerosi. La sostanza attiva si è legata ai recettori CB2 situati sulle cellule immunitarie, bloccando in parte lo sviluppo delle infiammazioni provocate dalla malattia, le quali sono responsabili della progressiva ostruzione dei vasi sanguigni. Nelle cavie sono stati rilevati alti valori di grassi nel sangue, ma l’evoluzione dell’affezione era sensibilmente rallentata dalla somministrazione di THC.


ESPETTORANTE E DEPURATORE POLMONARE

ALZHEIMER

“Alcuni composti presenti nella marijuana sarebbero utili per prevenire l’invecchiamento cognitivo e l’Alzheimer, perché in grado di ridurre i processi infiammatori del cervello e di stimolare la formazione di nuovi neuroni”. Sono le parole di Yannick Marchalant, ricercatore della Ohio State University (OSU), con le quali ieri, al meeting annuale della Society for Neuroscience di Washington D.C. (Neuroscience 2008), ha introdotto la presentazione dei risultati di uno studio specifico finanziato dal National Institutes of Health (NIH). La ricerca dei neuroscienziati suggerisce che lo sviluppo di un farmaco a base di alcune proprietà similari a quelle del THC, principio attivo della marijuana, potrebbe essere efficace nella prevenzione o nel rallentamento dello sviluppo dell’Alzheimer, patologia associata a infiammazione cerebrale cronica, una delle cause delle compromissioni di memoria caratteristiche di questa malattia neurodegenerativa: agisce inoltre sui recettori CB1 e CB2, stimolando la generazione di nuove cellule cerebrali, processo noto come neurogenesi. [Nel kibbutz di Naan, non lontano da Gerusalemme e Tel Aviv, per i pazienti di Alzheimer e Parkinson sono banditi antidepressivi, antidolorifici, antipsicotici, ecc. Nell’ospizio è infatti avviata un’innovativa sperimentazione: per lenire i dolori, agli anziani pazienti, caso unico nel mondo, viene fatta fumare marijuana. I test sono stati avviati dieci mesi fa: ai trentasei ospiti dell’ospizio viene somministrata marijuana tre volte al giorno, seguendo un protoccollo autorizzato dal governo. Il quadro complessivo dei pazienti non solo migliorerebbe, ma al contrario di ciò che avviene con i farmaci tradizionali, non ci sarebbero effetti collaterali. “Non riuscivo nemmeno a prendere un bicchiere d’acqua - ha raccontato a Il Corriere della Sera, Moshe, pittore 78enne che da sei mesi segue la sperimentazione - Ora mi danzano le mani, le gambe, la testa e parlo. Mi rado anche da solo, sono anni che non lo facevo”]

La cannabis è il migliore espettorante naturale per ripulire i polmoni umani dallo smog, dalla polvere e dal catarro associato all’uso del tabacco. Il fumo di marijuana dilata sensibilmente le vie aeree di polmoni e bronchi, facendo confluire più ossigeno ai polmoni. E’ anche un dilatatore delle più piccole vie aeree dei polmoni, i tubi bronchiali, il che fa della cannabis il miglior broncodilatatore in assoluto.

SINDROME DI TOURETTE

La sindrome di Tourette è caratterizzata da un eccesso di energia nervosa e da una smodata produzione di gesti e atteggiamenti bizzarri: tic, scatti, manierismi, smorfie, versacci, imprecazioni, imitazioni involontarie e ogni sorta di ossessioni; Scienziati tedeschi delle università di Goettingen, Amburgo e Dresda riportano il trattamento di un ragazzo di 15 anni con sindrome di Tourette (TS) refrattaria alla terapia e disturbo da deficit di attenzione / iperattività (ADHD), tali da portare a grave menomazione della funzionalità fisica e psicosociale. La somministrazione di THC ha determinato un notevole miglioramento dei tic, senza effetti negativi, e ha dato inoltre un efficace trattamento parallelo dell’ADHD. La terapia con THC ha aumentato inibizione intracorticale, cioè l’inibizione della trasmissione del segnale tra le cellule nervose della corteccia del cervello. Gli autori hanno concluso che “la nostra osservazione suggerisce che il delta-9-THC potrebbe essere una alternativa di successo nei pazienti con grave TS refrattaria al trattamento classico. In particolare nel caso di esacerbazione di tic indotta da eccesso di stimolazione il delta9-THC potrebbe rappresentare un trattamento efficace della comorbidità da ADHD. L’aumento della inibizione intracorticale potrebbe essere mediata dalla modulazione del rilascio di diversi neurotrasmettitori tra cui la dopamina e l’acido gamma-aminobutirrico.

MALATTIE AUTOIMMMUNI E INFIAMMAZIONI

Questo effetto immunomodulatore della cannabis ha implicazioni che non sono in genere sottolineate come meritano. I farmaci immunosoppressori sono importantissimi per moltissime malattie; sono relativamente pochi, e sono tutti estremamente delicati da usare nel lungo termine. L’attività immunosoppressiva (oltre che antinfiammatoria) dei cannabinoidi potrebbe quindi essere utilmente sfruttata in diverse malattie autoimmuni. In diverse sindromi dolorose secondarie a processi infiammatori (p.es. colite ulcerosa, artrite) i prodotti a base di cannabis possono agire non solo come analgesici, ma anche come antiinfiammatori. Per esempio, alcuni pazienti che usano cannabis riferiscono una minore necessità di steroidi e di FANS. Inoltre, ci sono alcune segnalazioni di effetti positivi dell’automedicazione con cannabis in condizioni allergiche. 16

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STRESS / EMICRANIA

Può sostituire in completa sicurezza Valium, Librium, alcool e anche il Prozac, per milioni di Americani. Mentre l’azione terapeutica della marijuana è sicura, l’abuso di benzodiazepina (Valium) è il problema no.1 negli abusi di droga nel Paese, è responsabile negli USA di più ricoveri di quelli per problemi relativi alla cocaina, o di quelli per eroina e morfina messi assieme. Mentre il tabacco restringe le arterie, la cannabis le dilata. Da che l’emicrania è il risultato di spasmi arteriosi associati ad un eccessivo rilasciamento delle vene, le modificazioni vascolari causate dalla cannabis sul rivestimento del cervello (le meningi) solitamente la fanno scomparire. La prova evidente della dilatazione vascolare è visibile dall’arrossamento degli occhi, che sono estensioni del cervello. In ogni caso, a differenza della maggioranza delle altre droghe la cannabis apparentemente non ha effetti sul sistema vascolare in generale, se non per una lieve accelerazione del battito cardiaco quando l’effetto ha inizio.

DIABETE

Stando ad nuovo studio realizzato da una collaborazione tra diversi centri americani, e pubblicato sulle pagine dell’American Journal of Medicine, l’utilizzo di cannabis diminuirebbe infatti del 16% i livelli di insulina presente nel sangue, proteggendo in questo modo dall’insorgenza di insulinoresistenza e di diabete mellito di tipo 2

azione antibiotica

SONNO / RELAX

La cannabis riduce la pressione sanguigna, dilata le arterie e abbassa la temperatura corporea di circa mezzo grado, alleviando così la tensione. Chi fuma cannabis di sera in genere ha un sonno più riposante. L’uso di C. offre a molti un riposo più completo, con un “periodo alfa” maggiore durante il sonno, anche rispetto all’uso di sedativi e sonniferi. Le pillole di sonnifero (farmaci che si dicono “legali, sicuri ed efficaci”) sono spesso prodotti di sintesi di piante davvero pericolose come la mandragora, il giusquiamo e la belladonna. [cap.7 L’imperatore non è vestito – Jack Herer] Nel 1991 dottori, farmacisti e case farmaceutiche combattevano contro le nuove leggi restrittive per l’uso di questi medicinali spesso abusati. (L.A. Times, 2 Aprile 1991). A differenza del Valium, la cannabis non potenzia gli effetti dell’alcool. Si stima che la cannabis può rimpiazzare più del 50% dei prodotti come Valium, Librium, Torazina, Stelazina, molte altre “-zina”, e la gran parte dei sonniferi.

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Le giovani piante di canapa senza fiori permettono l’estrazione di CBD (acidi cannabidiolici). L’impiego dei cannabinoidi naturali ridurrebbe la diffusione di alcuni batteri resistenti agli antibiotici, tra cui lo stafilococco aureo penicillinoresistente (MRSA). La ricerca, pubblicata sul Journal of Natural Products, è frutto del menage a trois fra il Cra-Cin di Rovigo, che ha coltivato le piante, l’Università del Piemonte Orientale di Novara, dove sono state isolati i composti e sintetizzati i loro analoghi, e la School of Pharmacy di Londra, che si è occupata dei saggi biologici. Nel giro di tre anni, fra il 2005 e il 2008, gli studiosi sono riusciti a dimostrare che i cannabinoidi sono eccezionalmente attivi contro EMERSA-15 e EMERSA-16, due fra i ceppi più virulenti di stafilococco; tra questi più efficaci si sono dimostrati i cannabinoidi CBD e il CBG, entrambi non psicotropi.


Sintroduzione ituazione mondiale Oggi, anche per quanto riguarda l’uso terapeutico di questa pianta, esistono enormi diversità nei vari Stati: Belgio, Camerum, Canada, Israele, Lussemburgo, Olanda, Portogallo, Spagna, Repubblica Ceca e alcuni Stati U.S.A. sono tra i paesi più tolleranti e molti di questi hanno un chiaro regolamento per l’uso terapeutico della marijuana. In Italia la situazione non è positiva, ma in alcune regioni comunque le cose stanno cambiando: Toscana, Liguria e Veneto hanno votato a favore di proposte di legge per la regolamentazione dell’uso terapeutico della cannabis, ma nel resto delle altre regioni, quando va bene, se ne parla appena. Negli Usa la marijuana terapeutica è già legale ed utilizzabile in alcuni Stati della federazione, ma non si esclude che presto il suo impiego possa essere ancora maggiormente esteso. In effetti, i sondaggi hanno per la prima volta messo in evidenza che la maggioranza degli americani è favorevole all’uso legale della marijuana. La legalizzazione sembra essere sempre più sostenuta dai cittadini e, considerando anche il fatto che vi sono alcuni stati (Colorado e Washington) che hanno legalizzato la cannabis anche per scopi ricreativi, non è improbabile ritenere che presto si arriverà a legalizzare gli usi terapeutici e medici della pianta in gran parte del territorio statunitense. Tra l’altro proprio ora in California sono in arrivo i distributori automatici di farmaci a base di cannabis; sarà quindi possibile per chi è parte del Medical Marijuana Program acquistare i farmaci direttamente da questi dispenser, accessibili tramite la ID Card del programma.

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Approfondimento - CANCRO Come riporta il Newsweek, già nel 2007 uno studio del California Pacific Medical Center mostrava come il cannabidiolo uccida le cellule tumorali nei pazienti con cancro al seno, distruggendo i tumori maligni e “spegnendo” il gene ID-1, una proteina che gioca un ruolo chiave nel diffondere il male alle altre cellule. Questo gene, nei soggetti sani, è attivo solo durante lo sviluppo embrionale. Ma nei malati di tumore al seno, e di molti altri tumori maligni in stato avanzato, si è visto che questo gene è attivo e provoca le metastasi, favorendo il passaggio della malattia alle cellule sane. Ferma il male come la chemioterapia ma, a differenza di quest’ultima, che uccide ogni genere di cellula che incontra e devasta il corpo e lo spirito dei malati, riesce a bloccare solo “quella” particolare cellula maligna. La scoperta dell’efficacia di queste sostanze si deve a Cristina Sanchez, una giovane biologa della Complutense University di Madrid. Stava studiando il metabolismo cellulare, analizzando le cellule tumorali del cervello, che crescono molto più velocemente delle cellule normali. Per caso, notò che queste morivano ogni volta che erano esposte ai tetracannabinoidi, il famoso Thc che provoca gli effetti psicoattivi della marijuana. Proseguì le sue ricerche e nel 1998 pubblicò i suoi studi, dimostrando che il Thc induce l’apoptosi, ovvero la morte delle cellule di una forma aggressiva di tumore cerebrale. Successivamente furono molte le conferme, condotte in diversi Paesi, che il Thc e altri derivati della marijuana – i cannabinoidi – hanno effetti direttamente ANTITUMORALI. 2006 – SPAGNA: I ricercatori somministrarono THC a nove malati di tumore al cervello, che non avevano avuto benefici dalle terapie tradizionali, inserendolo direttamente nelle cellule malate con un catetere. Tutti e nove videro la proliferazione del tumore ridursi significativamente, e i risultati furono pubblicati su Nature. Nel frattempo gli studiosi della Harvard University trovarono gli stessi effetti per i tumori al polmone. La cosa più sorprendente fu il fatto che il Thc colpisce solo le cellule tumorali, lasciando indisturbate le cellule sane. Recenti studi alla St. George’s University di Londra hanno poi visto effetti simili sulla leucemia, con test pre-clinici. A fine luglio, l’ultimo congresso della International Cannabinoid Research Society ha messo intorno a un tavolo tutti i maggiori esperti sul tema a Friburgo, in Germania, con interessanti contributi anche da parte di studiosi italiani, che hanno parlato dei cannabinoidi come della “ più potente arma a disposizione per l’eliminazione delle cellule tumorali nel cancro alla prostata”, mentre ricercatori della Lancaster University hanno riportato simili conclusioni per quanto riguarda il tumore del colon. EFFETTI: ANTIPROLIFERANTI : impediscono alle cellule tumorali di riprodursi. ANTIANGIOGENESI : impediscono al tumore di sviluppare nuovi vasi capillari che gli permetterebbero di crescere. ANTIMETASTICI: impediscono alle cellule cancerose di trasmettersi ad altri tessuti. APOPTOTICO: accelera la morte delle cellule anomale, senza disturbare le cellule sane. 19

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Sintroduzione emi di Canapa Il seme di canapa è l’alimento vegetale con il più alto valore nutrizionale. CONTENUTO PROTEICO: 20-25 %, l’elevato contenuto di edestina, insieme con l’altra proteina globulare, l’albumina, fa in modo che tali proteine contengano tutti e nove gli amminoacidi essenziali in una combinazione proteica unica in tutto il mondo vegetale, fornendo così al nostro corpo la base su cui creare altre proteine come le immunoglobuline: anticorpi che respingono le infezioni prima ancora che arrivino i primi sintomi percepibili.

OLIO di canapa Un olio di grande pregio cosmetico (e in prospettiva futura anche dietetico) in ragione del suo elevato contenuto in acidi grassi insaturi. Il tutto partendo dalla coltivazione, su ampia scala, di varietà di sementi contenenti meno dello 0,3% di THC (le sostanze psicoattive della pianta), il cui impiego è liberamente consentito anche in base alle norme europee.

COMPONENTE GRASSA: 34-35%, di ottima qualità e di composizione equilibrata costituita, per il 70-75%, da una miscela di acidi grassi polinsaturi: questi oli essenziali sono responsabili delle nostre reazioni immunitarie e puliscono le arterie dal colesterolo e dalla placca. VALORE ENERGETICO: di grande rilievo anche il tenore dei carboidrati che gli conferiscono un valore energetico elevato (516 Kcal per 100g).

Secondo il medico nutrizionista Udo Erasmus, autore del best seller “Fats that Heal, Fats that Kill” - una vera autorità internazionale nel campo dei grassi e degli oli alimentari - quello di canapa è l’olio vegetale più bilanciato, grazie all’elevato contenuto ed al rapporto ottimale dei due acidi grassi essenziali omega 3 e omega 6.

Buona è anche la percentuale di fibra grezza e di sali minerali, tra cui prevalgono il ferro ed il fosforo e potassio. Considerevole anche la dotazione di vitamine A,E,PP,C, e del gruppo B, con l’esclusione della B 12. “Nessun alimento vegetale può essere paragonato ai semi di canapa per quanto riguarda il valore nutritivo. Mezzo chilo di semi di canapa fornisce tutte le proteine, gli acidi grassi essenziali e la fibra necessari alla vita umana per due settimane.” Dott. Udo Erasmus da Fats that Heal, Fats that Kill - Alive Books, 20

L’olio di canapa ha una ELEVATA FLUIDITÀ, penetra molto facilmente, ed è per questo un eccellente olio da massaggio; in cosmesi si propone come ingrediente indispensabile in tutti i prodotti “anti-età”, destinati al trattamento di pelli secche, disidratate, senescenti.

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GLI EFA DELL’OLIO DI CANAPA Nei lipidi in genere sono presenti acidi grassi a lunga catena di atomi di carbonio del tipo saturi (ad esempio l’acido stearico, il palmitico, il miristico, ecc.) i quali, in via generale non hanno alcun interesse specifico ai fini del trofismo cutaneo ed alcuni acidi grassi insaturi – cosiddetti in quanto contengono nella loro catena di atomi di carbonio dei doppi legami – ai quali sono invece riconosciute specifiche proprietà trofiche per la cute. Alcuni di questi acidi grassi insaturi devono essere assolutamente presenti in quantità sufficiente nel nostro organismo, e pertanto vengono scientificamente definiti come EFA (Essential Fatty Acid) cioè Acidi Grassi Essenziali. La quantità di acidi grassi insaturi contenuta in quest’olio è veramente elevata, qualora si consideri che le tradizionali “fonti naturali” più ricche in tali acidi attualmente utilizzate non superano il 30%. IMPORTANZA BIOLOGICA DEGLI EFA Questi particolari acidi, che si ritiene non vengano sintetizzati dall’organismo umano a velocità sufficiente per soddisfare le esigenze dell’organismo stesso, si ritrovano in lipidi vegetali ed in animali marini (certi tipi di pesci come sgombri, sardine, aringhe, merluzzo). IN CASO DI CARENZA? Provoca sia nell’uomo che nell’animale, specie in soggetti più giovani, sindromi specifiche (arresto della crescita, indesiderate manifestazioni cutanee quali lesioni, pelle secca e squamosa, fenomeni eritemici, ecc.). Tali sindromi regrediscono se si somministra all’organismo una giusta dose di tali acidi. Per decenni le composizioni a base di EFA e le loro possibilità applicative hanno riguardato solo e specificamente il campo dell’alimentazione e della dietetica.

INDUSTRIA COSMETICA

Una trentina di anni fa è apparsa la prima domanda di brevetto intesa a sfruttare composizioni contenenti EFA a fini cosmetici: si trattava cioè di somministrare tali principi attivi all’organismo per via topica, cioè attraverso la pelle. Un EFA opportunamente veicolato in un cosmetico (crema, gel, latte, olio), poteva direttamente incorporarsi nei lipidi strutturali dello strato corneo per il mantenimento della giusta idratazione. INDICAZIONI: • PELLI SECCHE • PELLI RUGOSE • PELLI SCREPOLATE EFFETTI BENEFICI: • IDRATANTE • ELASTICITA’ ED EMOLLIENZA CUTANEA • COSMETICI ANTI-ETA’: , tendenti a migliorare l’aspetto esterno della pelle e ritardarne per quanto più possibile il processo di invecchiamento. Il suoi effetti sono progressivi, cioè aumentano col perdurare del trattamento. L’olio di canapa oggi è disponibile sia in forma di “olio vergine”, ottenuto per spremitura a freddo dei semi di canapa, sia come “olio raffinato” indicato per formulazioni cosmetiche più sofisticate, ove si richiede meno odore e meno colore. L’olio di canapa è pure altamente suggerito quale componente ideale di prodotti solari (specialmente in preparati doposole) e di saponi. 21

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Nella Tavola 1 è riportata la composizione percentuale dei vari acidi grassi, saturi, insaturi e superiori dell’olio di canapa. Dalla tabella è pure facile rilevare quanto sia ridotta nell’olio in oggetto la quantità di acidi grassi saturi presenti, non utili ai fini dietetici e trofici cutanei, come ben si sa. In particolare è da far notare che, tra gli oli naturali contenenti insaturi, è proprio l’olio di canapa quello che presenta un rapporto veramente ottimale (1:3) tra i due acidi grassi essenziali più importanti: Omega 3 (acido gamma-linolenico – LNA) e Omega 6 (acido linoleico – LA). La dietetica moderna oggi dà molta importanza a questo rapporto tra Omega 3 e Omega 6.

Tavola 1 – Composizione in acidi grassi dell’olio di canapa. DENOMINAZIONE

STRUTTURA

% NELL’OLIO

Acido palmitico

C16:0

5,8

Acido palmitoleico

C16:1

0,2

Acido stearico

C18:0

2,6

Acido oleico (Omega 9)

C18:1 W9

11,4

Acido linoleico (Omega 6 - LA)

C18:2 W6

54,7

Acido gamma-linoleico (Omega 3 - LNA )

C18:3 W3

Acido alfa-linoleico (Omega 6 - GLA)

C16:3 W6

2,6

Acido arachidico

C20:0

0,8

Acido eicosaenoico

C20:1

0,8

Acido eicosadienoico

C20:2

0,1

Acido behenico

C22:0

0,3

Acido lignocenico

C24:0

0,1

L’olio di semi di canapa biologico, spremuto a freddo, viene utilizzato sia come integratore alimentare che ad uso terapeutico, per una infinita gamma di patologie tra cui: • Eczema atopico, herpes, dermatiti, acne • Artrosi • Tutte le patologie dell’apparato respiratorio (asma, rinite, faringite, tracheite, otite, sinusite, allergie respiratorie) • Malattie degenerative del sistema immunitario; epilessia e crisi convulsive • Nel trattamento della chemioterapia e nella terapia anti-Aids [A causa della denutrizione e per carenza di proteine, il 60 % dei bambini del terzo mondo muore di fame prima di raggiungere il quinto anno di vita. Il seme della canapa potrebbe salvare la vita a molti di loro.] 22

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18,4


Fibre di Canapa LA FIBRA DI CANAPA La fibra tessile è l’insieme dei prodotti fibrosi che, per la loro struttura, lunghezza, resistenza ed elasticità, hanno la proprietà di unirsi, attraverso la filatura, in fili sottili, tenaci e flessibili che vengono utilizzati nell’industria tessile per la fabbricazione di filati, i quali, a loro volta, mediante lavorazioni vengono trasformati in tessuti. FIBRE CHIMICHE O TECNOFIBRE: prodotte da polimeri ottenuti da composti di natura organica (derivati dal petrolio), grazie a reazioni chimiche di polimerizzazione. • ARTIFICIALI se prodotte a partire da polimeri organici di origine naturale (cellulosa ecc.) Es. Poliammide (Nylon), Poliestere, Polietilene, Polipropilene • SINTETICHE se prodotte da polimeri di sintesi (cioè a differenza delle fibre artificiali il polimero di partenza non esiste già in natura ma viene sintetizzato dall’uomo). Es. Lana di vetro, Rayon (Viscosa) FIBRE NATURALI: • ecocompatibilità dei materiali che provengono da fonti rinnovabili • grado di comodità che sono in grado di assicurare a contatto con la pelle • biodegradabilità. Impatti ambientali: • terreni dedicati • acqua • sostanze chimiche utilizzate Principali fibre di origine vegetale: cotone, lino, canapa, iuta. LA FIBRA DELLA CANAPA è ottenuta dal floema* * Il floema, detto anche tessuto cribroso o libro, è il tessuto di conduzione della linfa elaborata, la soluzione zuccherina che viene traslocata da un’area di produzione, come ad esempio la foglia matura, ad una regione di utilizzo che richiede gli zuccheri per la propria crescita o ad una regione di accumulo. Come pianta può arrivare in alcuni casi fino a 7 metri di altezza, ed è una barriera ideale contro le impollinazioni di altre colture dal momento che il suo olio è un antiparassitario naturale. 23

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SITUAZIONE MONDIALE

La fibra naturale maggiormente diffusa è il cotone di cui si producono ogni anno circa 25 milioni di tonnellate


CARATTERISTICHE: • forte ed estensibile • resistente a strappi e lacerazioni • resistente ad attacchi di muffe ed insetti • resistente al calore e alla luce.

In tre mesi dalla semina è pronta per il raccolto. La parte fibrosa del fusto si chiama “tiglio” e la parte legnosa “canapulo“: • La fibra rappresenta il 25-30% del fusto ed è costituita per circa l’82% • Il canapulo rappresenta il 70-75% ed è costituito da circa il 77% di cellulosa • Lignina e pectina, costituenti il collante organico, rappresentano il 4%-10% del fusto.

VANTAGGI: • Un Ettaro di canapa può produrre tanta carta quanto 4 ettari di foresta. Con 10.000 ettari di Canapa si ottiene la stessa carta prodotta da 40.000 ettari di bosco; • la Canapa fornisce 4 volte più cellulosa degli alberi e diminuisce l’inquinamento ambientale da 4 a 7 volte. • la carta di Canapa è più resistente di quella degli alberi o dei derivati dal petrolio;

Tutte le fibre sono tenute insieme da catene di molecole di cellulosa, organizzate in rigida struttura. Questi blocchi di costruzione sono incollati insieme con altri componenti biologici (lignina e pectina), che dà una certa flessibilità e forza al tessuto.

La pianta di canapa è talmente forte e resistente che la carta si può riciclare fino a 7 volte, a differenza di altri tipi di carta che è possibile riciclare al massimo 3 volte.

Tutta la lignina dev’essere eliminata, per poter ottenere la polpa. La polpa di canapa ha solo un 4-10% di lignina, mentre gli alberi ne hanno il 18-30%, infatti necessitano di molte sostanze chimiche, quali cloro, solfati e solfiti, per sciogliere e separare le fibre di lignina durante i processi di fabbricazione della carta di fibra di legno. (riduzione di sost. chimiche da 4 a 7 volte)

Questo diminuirebbe la domanda di legname (stop alle defrestazioni) e ridurrebbe i costi per l’edilizia, mentre nel contempo avrebbe aiutato nella ri-ossigenazione planetaria.

PLASTICA

FIBRE LUNGHE tessuti STOPPA carta di alta qualità, sottile e resistente. FIBRE MEDIE carta pregiata, sottile, dura ed un po’ ruvida. FIBRE CORTE (CANAPULO) carta soffice, piuttosto spessa ed un po’ meno resistente; la carta ideale per uso corrente, come carta di giornale, cartoni, fazzoletti, tovaglioli ecc.

La cellulosa è un polimero organico biodegradabile. Le prime materie plastiche, chiamate celluloide, vennero prodotte in America da cellulosa di cotone. Oggi la materia prima per la produzione di nylon ed altri polimeri sintetici (plastiche di ogni genere) è il catrame, risorsa fossile non biodegradabile. Plastiche sintetiche e plastiche organiche hanno la medesima utilizzazione finale. La differenza sta nella scelta della materia prima, nell’impatto ambientale dei processi di lavorazione, nella possibilità di smaltimento.

La sbiancatura avviene con della comune acqua ossigenata, poiché il colore bianco della polpa rende la fibra di canapa la materia prima ideale per produrre carta, perché non necessita di solventi chimici per essere sbiancata. La quasi totale assenza di trattamenti evita anche gli ingiallimenti.

Negli ultimi anni si è diffuso, per la produzione di plastica biodegradabile, l’impiego di polimeri organici ricavati soprattutto dal mais, ma la canapa, grazie alla sua elevata produzione di cellulosa, potrebbe essere utilizzata come materia prima per la produzione di plastiche con un impatto ambientale ridotto al minimo.

La polpa di fibra viene poi diluita con acqua per renderla omogenea, impastata e versata su un reticolo per eliminarne l’acqua e pressata in modo da formare i fogli di carta. 24

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Biomassa - Biocarburante

Nei primi anni del 1900, Henry Ford e altri futuristici si accorsero che fino al 90% del carburante fossile utilizzato oggi nel mondo (carbone, petrolio, gas naturali) avrebbe potuto essere sostituito da molto tempo con la BIOMASSA*: gambi di granturco, canapa, carta straccia e simili. * Si possono definire “biomasse” (dal punto di vista energetico) quei prodotti di origine forestale o agricola (includendo i loro residui ed escludendo i rifiuti urbani o zootecnici), provenienti cioè da colture, energetiche o tradizionali. La biomassa può essere convertita in metano, a una frazione del costo del petrolio, del carbone o dell’energia nucleare, specialmente se ci sono costi ambientali, e se il suo uso può fermare le piogge acide, lo smog solforoso, e l’Effetto Serra sul nostro pianeta.

metanolo, etanolo o benzina

Questi composti si possono ottenere coltivando canapa per biomassa e convertendola, attraverso pirolisi, in carburanti che sostituiscano i carbonfossili*.

* Va tenuto presente che il potenziale della biomassa/cellulosa della cannabis è almeno quattro e più volte meglio dei suoi rivali più prossimi: stoppie, canna da zucchero, kenaf, alberi, etc. (Solar Gas, 1980; Omni, 1983: Cornell University; Science Digest, 1983: etc.) Su scala globale, la pianta che produce più biomassa è la canapa. E’ la sola pianta annuale sulla Terra in grado di sostituire tutti i carburanti fossili. Gli steli di canapa sono per l’ 80% canapoli (sottoprodotto dell’estrazione della fibra). I canapoli sono al 77% cellulosa – polisaccaride industriale utilizzata nella produzione di prodotti chimici, plastica e fibre. A seconda di quale rapporto agrario ufficiale degli USA sia quello corretto, un acro a canapa può fornire sostenibilmente dalle 50 alle 100 volte la cellulosa che si produce dal grano, dal kenaf, o dalla canna di zucchero, le piante più ricche in cellulosa del pianeta dopo la canapa.

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METANOLO: uno dei prodotti della pirolisi, è spesso utilizzato oggi per le auto da competizione e fu usato dai coloni americani e dagli automobilisti quotidianamente, a fianco del petrolio, dagli anni ‘20 fino alla metà degli anni ‘40 per muovere decine di migliaia di auto, veicoli militari e agricoli, fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Il metanolo può anche essere trasformato in una benzina senza piombo ad alto numero di ottani, con un processo catalitico sviluppato dalla Georgia Tech University in collaborazione con la Mobil Oil Co. Perché la biomassa? Le biomasse ed i combustibili da esse derivate emettono nell’atmosfera, durante la combustione, una quantità di CO₂ più o meno corrispondente a quella che viene assorbita in precedenza dai vegetali durante il processo di crescita: durante la traspirazione, la pianta di canapa in crescita “inspira” CO₂ per costruire la struttura delle sue cellule; l’ossigeno in avanzo viene espirato, rifornendo l’aria del pianeta. Dunque bruciando la biomassa di canapa ricca di carbone la CO₂ viene rilasciata di nuovo nell’aria. Il ciclo dell’anidride carbonica si approssima all’equilibrio ecologico con la crescita del nuovo raccolto l’anno successivo. Un altro grande vantaggio è costituito dal fatto che i carburanti da biomassa non contengono zolfo. Lo zolfo che proviene dalle ciminiere in cui si brucia carbone è la causa primaria delle piogge acide. Misurando l’acidità con la scala pH, la pioggia del New England sta tra l’aceto e il succo di limone (2.4-2.9). Questo risulta dannoso per ogni membrana cellulare con la quale venga in contatto, procurando danni tanto maggiori quanto più semplici sono le forme di vita. La coltivazione di alberi causa la ritenzione di una quantità di CO₂ pari a 10 volte quella dell’atmosfera terrestre, data dall’infrastruttura di microbi, insetti, piante, funghi, etc. per ogni albero. Più vecchio è l’albero, più anidride carbonica è trattenuta. [non tutti i raccolti per biomassa vengono trasformati in carburanti. Parte delle foglie, le stoppie, e tutte le radici restano nei campi come residui del raccolto. Questa materie ricca di carbone aumenta la fertilità del suolo, e ad ogni nuova stagione una quantità sempre maggiore di anidride carbonica passa dall’aria nel terreno, così i raccolti riducono quella presente nell’atmosfera inquinata] La conversione di biomassa in un carbone pulito che può rimpiazzare il carbone fossile, avviene grazie alla PIROLISI (o piroscissione), processo di decomposizione termochimica di materiali organici, ottenuto mediante l’applicazione di calore e in completa assenza di ossigeno. Perché la pirolisi? Perché se si riscalda il materiale in presenza di ossigeno avviene una combustione che genera calore e produce composti gassosi ossidati (CO₂); effettuando invece lo stesso riscaldamento in condizioni anaerobiche (totale assenza di ossigeno), il materiale subisce la scissione dei legami chimici originari con formazione di molecole più semplici (scissione omolitica termicamente indotta). Il processo di conversione in biomassa può essere modificato per produrre carbone, metanolo e oli carburanti, così come prodotti chimici importanti per l’industria: acetone (propanone), acetilato, catrame, pece e bitume. 26

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BIODIESEL DA SEMI DI CANAPA Il BIODIESEL è un carburante di origine naturale che può essere sostitutivo parziale e per intero agli odierni gasoli, nafte e derivati del petrolio per alimentare: - motori per autotrazione - gruppi elettrogeni - centrali termiche - centrali termo-elettriche - navi - aerei Il biodiesel deriva dalla transesterificazione* degli oli vegetali (canapa, soia, colza e girasole) effettuata con alcol etilico e metilico: ne risulta un combustibile puro, rinnovabile a bassissimo impatto ambientale, come per l’ etanolo. Esso risulta biodegradabile per il 98% e non contiene il dannoso zolfo e composti aromatici e agli policiclici aromatici (xilene, benzene, toluene, etc..). I costi relativi a questi idrocarburi rinnovabili di origine naturale (dalla produzione quindi sino alla trasformazione e il trasporto sino alle colonnine del distributore) sono quasi pari a quelli degli attuali derivati del petrolio, ma con uno sforzo concettuale e di ottimizzazione negli anni a venire potremmo pensare ai combustibili alternativi come uno dei prodotti più economici sulla scena del mercato mondiale. *La transesterificazione è la trasformazione di un estere in un altro estere per reazione con un alcol. [La Ford Motor Co. gestì con successo un impianto per la conversione di biomasse negli anni ‘30 ad Iron Mountain, nel Michigan, utilizzando alberi per fare carburanti di cellulosa] [Negli Stati Uniti ancora nel secolo scorso il 91% dei fabbisogni energetici nazionali era coperto da biomasse legnose] [Entro l’anno 2047, il mondo avrà bruciato tutte le sue riserve conosciute di petrolio, mentre le riserve di carbone potrebbero durare altri 100-30 anni ancora. Ma la decisione di continuare a bruciare carbone avrebbe gravi conseguenze ] DOV’E’ IL PROBLEMA? Il “problema” è ovvio: le industrie che producono energia! Queste possiedono la maggioranza delle compagnie petrolchimiche, farmaceutiche, di liquori e tabacco, e sono direttamente collegate a compagnie di assicurazioni e banche. La continua guerra per il denaro nel mondo è di fatto una guerra per l’energia, dal momento che è attraverso l’energia che produciamo cibo, alloggi, trasporti e intrattenimento. E’ da questa “guerra” che spesso scoppia la Guerra vera e propria. [Carl Sagan; e la predizione della EPA, nel 1983, di un disastro mondiale entro 30 o 50 anni.]

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HEMP BODY CAR

LA CARROZZERIA Unendo la passione per la natura ed un indubbio fiuto per gli affari, l’imprenditore americano volle ad ogni costo che venisse realizzata una vettura che “uscisse” dalla terra. Per realizzare questo affascinante progetto impegnò nella ricerca ingegneri che nel 1941, dopo 12 anni di studi, diedero forma concreta alla più ecologica delle automobili. La Hemp Body Car era una realtà: interamente composta da plastica in fibre di canapa, biodegradabile e dieci volte più leggera delle auto con carrozzeria d’acciaio. Inoltre per dimostrare quanto fosse valido tale progetto si realizzò persino uno spot in cui la vettura veniva colpita ripetutamente con un martello da incudine senza che si scalfisse o graffiasse minimamente.

Quasi tutti sanno che nel 1903 Henry Ford fondò una delle case automobilistiche che hanno fatto la storia: la Ford Motor Company. Sono invece pochi a conoscere che lo stesso Ford progettò un veicolo costruito principalmente di fibre di cellulosa biodegradabili derivate da canapa , sisal e paglia di grano, ma - soprattutto - alimentata per mezzo di etanolo di canapa. Correva l’anno 1941. E la vettura in questione era la Hemp Body Car.

UN CARBURANTE PERFETTO Ma la grande novità, come detto, era nel carburante: la Hemp Body Car era difatti alimentata dalla canapa distillata, il cui impatto inquinante era pari ad un clamoroso “valore zero”. Henry Ford morì sei anni dopo e, nel 1955, la coltivazione della canapa venne proibita negli Usa. I re dell’acciaio e del petrolio ripresero il controllo delle operazioni lasciando che quest’idea “fumosa” venisse dimenticata. A questo punto la domanda che viene naturale porsi è: perché solo ora, e per giunta timidamente, stanno rispuntando supposizioni, studi, progetti e dichiarazioni che Henry Ford nei primi ventenni del novecento aveva cercato di promuovere?

Henry Ford non aveva mai nascosto il sogno di realizzare vetture a prezzi ragionevoli, affidabile ed efficienti e tutt’ora, con le dovute remore dettate dal mercato, la casa statunitense da lui fondata è in effetti una delle più accattivanti per quanto riguarda il rapporto qualità prezzo. Per quanto riguarda il progetto della “bio-vettura” si erano, però, creati tutti i presupposti per trovarsi di fronte ad un mezzo che avesse le capacità di esaudire totalmente le volontà di Ford. Già nel 1925 lo stesso Ford rilasciò al New York Times una dichiarazione che fece supporre quanto avesse competenze e volontà adeguate a creare un’autovettura capace di utilizzare carburanti alternativi: “Il carburante del futuro sta per venire dal frutto, dalla strada o dalle mele, dalle erbacce, dalla segatura, insomma, da quasi tutto. C’è combustibile in ogni materia vegetale che può essere fermentata e garantire alimentazione. Ford all’epoca azzardò l’ipotesi che si potesse arrivare a vetture fatte di canapa che utilizzassero l’etanolo come carburante. 28

LE OPPOSIZIONI La risposta può essere senz’altro riscontrata nel processo economico politico che ha portato il petrolio ad essere un combustibile dal grande “potere” finanziario, capace di non favorire la reale funzionalità di una tecnologia rispetto ad un’altra, ma appoggiando esclusivamente gli interessi e le strategie politiche. Questi progetti risultarono sicuramente scomodi all’epoca, per via della crescita delle nazioni che potevano continuamente beneficiare di risorse petrolifere (gli stati medio orientali, ad esempio, si scoprirono grossi beneficiari di oro nero proprio in quegli anni). Oggi, con una crisi petrolifera sempre più evidente, con la crescita di un’educazione orientata alla salvaguardia ambientale e, soprattutto, con una volontà nell’abbassare sprechi e consumi, si potranno forse portare a termine le volontà del fondatore del marchio Ford. La casa automobilistica sta dimostrando di essere una delle più motivate ad orientarsi a questo tipo di approccio, mettendo in commercio, ed è stata la prima in assoluto a farlo, una vettura alimentata a bioetanolo a basso contenuto di CO2. canapa


Bioedilizia Dalla pianta si ricava la fibra (ad uso tessile), la stoppa (fibra di qualità inferiore non adatta a uso tessile) e il canapulo, cioè il residuo legnoso. I prodotti che possono essere ricavati dalla canapa in edilizia: • cere • vernici • pannelli isolanti (isolamento termo-acustico) • intonaci isolanti interni e esterni • blocchi prefabbricati BIOMATTONE: proprio in Italia è attualmente in fase di certificazione un brevetto per la realizzazione di blocchetti a base di canapulo, in combinazione con un legante di calce da impiegare nella struttura dell’edificio. Un rivoluzionario mattone che una volta essiccato, diventa rigido e leggero allo stesso tempo e può quindi essere utilizzato sia nella realizzazione di nuovi fabbricati sia nella ristrutturazioni di stabili già esistenti. Caratteristiche • resistente al fuoco, al gelo, ad insetti e roditori • capacità traspiranti/stabilizzanti l’umidità (assorbendola o cedendola qualora ce ne fosse il bisogno) • assenza di fumi tossici in caso di incendio • basso consumo di energia durante la fabbricazione • riciclabile e biodegradabile a fine del ciclo di vita All’Associazione Nazionale Architettura Bioecologica tenutosi a Bolzano, il tema della canapa come sostituto del cemento nel settore edilizio è tornato al centro delle discussioni: il tema principale è stato costituito dal rapporto tra edilizia, costruzioni e questioni ambientali. ”Permette di risparmiare il 90% di acqua rispetto a quella necessaria nel caso del cemento e poco meno di 1/3 di energia – ha spiegato Erich Trevisiol, docente di Progettazione sostenibile all’Università Iuav di Venezia - in più usare la canapa vuol dire poterla coltivare e produrre davanti al cantiere, in modo da poter avere la materia prima davvero a chilometri zero”. Inoltre, l’utilizzo del cemento inciderebbe del 40% sulle emissioni di anidride carbonica nel settore edile, poiché costruire case in cemento e materiali sintetici significa emettere CO₂ lungo tutta la filiera produttiva. LA BIOEDILIZIA IN CANAPA E CALCE RISPARMIARE 43,2 TONNELLATE DI CO₂

HA PERMESSO DI SOLO NEL 2012.

A parlare sono i dati relativi al bilancio ambientale alcune costruzioni biocompatibili ad alta efficienza energetica, realizzate con l’impiego di questa particolare tipologia di materiali naturali. Il report è stato realizzato dall’azienda lombarda Equilibrium, da sempre impegnata nella bioedilizia, che per un anno ha monitorato le proprie costruzioni, per avere un riscontro numerico sull’efficacia dei propri sistemi e sui benefici per ridurre l’impatto ambientale. Solo nel 2012 sono stati utilizzati oltre 1000 metri cubi di canapa. Grazie all’industria delle costruzioni, l’anidride carbonica catturata nel ciclo di vita della canapa, viene intrappolata al suo interno, senza più essere dispersa nell’ambiente. 29

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Motivazioni della Scelta

Ciò

che mi ha portato a scegliere la canapa come argomento della mia tesi

è stato il fatto di scoprire, navigando sul web, l’esistenza del libro

“L’imperatore

non è vestito” di

Jack Herer,

attivista statunitense,

famoso per essere stato attivo nella lotta per la liberalizzazione della canapa.

Tutti

conoscono solo un piccolo aspetto della cannabis, infatti il suo nome

viene subito associato a qualcosa di negativo: leggendo il libro ho scoperto che è una pianta antichissima, che alle spalle ha e solo

Essendo

80

anni di duro proibizionismo.

10

mila anni di utilizzi

la pianta con maggiore biomassa del regno vegetale, e avendo più

utilizzi di qualsiasi altra, ho cominciato ad approfondire l’argomento

cercando di distaccarmi dall’ideologia proibizionista che è stata tramandata nell’ultimo secolo.

Si

parla oggi di inquinamento, di effetto serra, di buco nell’ozono, di

deforestazioni e di energie rinnovabili: problematiche gravi che sono sorte con il sorpasso dell’industria a danni dell’agricoltura;

molte di queste potrebbero essere limitate o pian piano risolte grazie proprio a questa pianta.

Purtroppo,

viviamo nell’era dove gli interessi economici hanno

più importanza dei bisogni e del benessere dell’uomo,

quando basterebbe accorgersi che la natura ci ha già fornito la base per costruire un futuro che rispetti il pianeta su cui viviamo.

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a cura di Gianmaria Cenedese


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