territorio narrato book1

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Il canto di primavera di A.G , Abruzzo & Appenino,13 dicembre, 2006 Valle Peligna

La vita agricola, le attività produttive, le ciclicità stagionali che regolavano l’esistenza umana, scandendo i periodi della semina, della trebbiatura, della vendemmia, dell’uccisione di animali a seconda del periodo dell’anno, permettevano al popolo di sentirsi parte integrante di una comunità, le cui ritualità erano caratterizzate da una cultura magico-religiosa. Nel mondo agropastorale i riti praticati erano tramandati per secoli, di generazione in generazione. Il rito sottolineava e attribuiva significato ai vari momenti dell’esistenza: il risveglio, la festa e il lavoro, la nascita e la morte, il vivere comune. Ogni paese, celebrava riti magico-religiosi per scongiurare le avversità atmosferiche, per prevedere l’andamento dei raccolti al fine di propiziare un nuovo ciclo agricolo. La festa scandisce tutt’ora le fasi del calendario agricolo che sono state inglobate dal cristianesimo insieme ai rituali arcaici precristiani, rigenerando e dando nuovo significato al senso del sacro.

Il solstizio di primavera indica la resurrezione, la rinascita, il cambiamento, la transizione “a vita nuova”, il trapasso ad una diversa esistenza, rigenerante e ricreata, con la stagione primaverile. Le feste cristiane di primavera, che partono dalla Pasqua di Resurrezione, incorporano tradizioni precristiane legate al cambio di stagione e alla fertilità. Tali feste e le leggende connesse alla loro origine erano comuni nelle religioni antiche. Tutti i paesi della valle Peligna, oltre alla Pasqua cristiana, celebrano feste primaverili legate sia al calendario agricolo sia alla transumanza. La protezione divina, dunque, era sentita e invocata dal contadino e dal pastore transumante e questo carattere è riscontrabile sin dai secoli più antichi palesandosi prima come espressione pagana e poi trasformandosi in fede cristiana. Il culto di Ercole, divinità protettrice degli armenti, è senz’altro anteriore alla romanizzazione come testimonia la regione Peligna ricca di luoghi di culto a lui dedicati. Nella stessa regione sono stati rinvenuti anche luoghi sacri dedicati ad altre divinità come Giove, Cerere ed altri. L’aspetto più evidente di questa sovrapposizione cultuale, ma anche dell’importanza del tratturo, è la diffusione nel territorio, di cappelle, chiesette e santuari cristiani, dedicati a San Michele Arcangelo, a San Nicola e a molti culti rivolti alle Madonne Arboree.

capitolo 5_IL SERPARO


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