Dall’Archivio Storico Comunale. REGESTO DELLE DELIBERE. 1562 - 1565

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Città di Cava de’ Tirreni Dall’Archivio Storico Comunale

REGESTO DELLE DELIBERE

dal 3 Febbraio 1562 all’8 Ottobre 1565 a cura di Rita Taglé

Anno 2002 foto di Gaetano Guida


in copertina: Il campanile della chiesa di S. Francesco


Con questa nuova pubblicazione curata dalla dottoressa Rita Taglé, alla quale va l’apprezzamento della Civica Amministrazione e mio personale, continua il prezioso lavoro di valorizzazione dell’Archivio Storico Comunale. Quest’opera di documentazione è a mio avviso quanto mai importante ed essenziale per una città come la nostra, la quale, forse non diversamente da altre, sta in questi ultimi anni, caratterizzati da profonde trasformazioni e da una diffusa crisi di valori, cercando di ritrovarsi attorno ad una identità storica e culturale. Questo processo, però, quantunque giusto, doveroso ed apprezzabile, corre il rischio di trasformare la storia in leggenda con una lettura acritica, superficiale e idealizzata del passato. La nostra città, mai come ora, non ha affatto bisogno di folclore, di saghe ed epopee. Al contrario, deve ritrovare le radici della sua civiltà e delle sue tradizioni, le ragioni del suo primato culturale e commerciale nei secoli passati, i fondamenti della sua forza economica e del suo sviluppo. La nostra città, insomma, deve far tesoro delle risorse morali, della ricchezza culturale e della perizia professionale di cui i nostri avi seppero avvalersi per il benessere della nostra comunità. Ben vengano, quindi, queste pubblicazioni fondate esclusivamente su documenti, ovvero registri di deliberazioni del “Reggimento” del governo della nostra municipalità. Dalla loro lettura è possibile rendersi conto di come l ’arte dell’amministrare la cosa pubblica presentava allora come ora non poche difficoltà. I contesti storici sono completamente diversi, gli affanni, però, sembrano simili. Insomma, chi crede che il disagio nella gestione della cosa pubblica sia una prerogativa di questi nostri tempi così confusi, caotici e consumati a velocità forsennata, proverà una solenne delusione. Anzi, questa consapevolezza può aiutare l’attuale classe politica cittadina a rapportarsi con la città e i suoi problemi con maggior senso della misura e qualche eccesso in meno. Infondo, i cognomi dei sindaci e degli amministratori del periodo interessato alla presente pubblicazione (1562-1565) suonano familiari: David, Della Monica, De Rosa, Armenante, Di Mauro, Sparano, Campanile, Casaburi, Gagliardi, Angrisani, Salsano, Adinolfi, Pisapia, Della Corte, Lamberti... Non meno familiari le questioni, le preoccupazioni e le vicissitudini: dimissioni, nomine, affidamento di incarichi, annona, imposizione di tasse e gabelle, riscossione di crediti, risarcimento di danni, lavori pubblici, ordine pubblico e sicurezza... Questi i nomi e i problemi di una città formata da homini industriosi et artigiani. Allora come adesso. IL SINDACO avv. Alfredo Messina

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L'anima del tempo ed il Genio dei luoghi, e di ogni sito civile, sono scolpiti nei monumenti del passato, nei costumi delle genti, nei documenti che scandiscono i rituali della convivenza civica ed il travaglio incessante dello Spirito e delle stirpi. «Noi siamo nani sulle spalle di giganti», ammoniva un filosofo medievale; l’esperienza degli uomini che ci hanno preceduto ci innalza e ci permette di guardare lontano. Attraverso loro, Cava de’Tirreni è ricordata come un luogo pregno di poesia, incastonato come una gemma nel verde di uno splendido paesaggio, come teatro di gesta eroiche, trasfigurate in leggenda nell’animo popolare, come fucina di anime elette e di santi. Dalla nostra ricca e profonda tradizione culturale, dalla consapevolezza del nostro passato, oggi tutti noi attingiamo forza ed energia per lavorare insieme e far sì che la nostra città diventi davvero a misura d’uomo.

avv. Annamaria Armenante Vice Sindaco - Assessore alla Cultura

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PREMESSA

L’Archivio Storico Comunale di Cava de’ Tirreni offre una documentazione completa delle deliberazioni del "Reggimento” e dell’università per il periodo che va dal 13 settembre 1558 all’8 ottobre 1565. In un volume pubblicato nel 2000 abbiamo presentato i regesti dei verbali redatti tra il 13 settembre 1558 e il 26 gennaio 1562. L’attività del periodo successivo è documentata da quattro registri. I Il periodo che va dal 3 febbraio 1562 al 9 ottobre 15631 è testimoniato dai verbali raccolti in due registri. Il primo, che va dal 3 febbraio al 28 settembre del 1562, ha i fogli numerati, in epoca posteriore al manoscritto, da 239 a 278. Due fogli bianchi lo separano dal secondo registro, numerato da 281 a 314, con gli atti della nuova amministrazione, eletta il 28 settembre 1562, fino al 10 ottobre 1563 (i registri, probabilmente in uno dei vari riordini, erano stati cuciti insieme ad altri). I cancellieri che si succedono sono il notaio Sallustio de Rosa e, dal 28 settembre 1562, il notaio Berardino de Monica. Nel leggere queste pagine colpisce il disagio di chi gestisce la vita pubblica. Il sindaco Antonio David2 dopo soli due mesi di carica dichiara di volersi trasferire nella capitale. Il suo successore, Federico de Curtis3, esercita l’ufficio per sei mesi, ma già il 29 agosto presenta le sue dimissioni, dovendo lasciare Cava per i suoi affari. Analogo disagio presenta il vicesindaco, notaio Giovan Berardino Iovene, che, pure, in data 23 aprile chiede di essere sostituito. Il 28 settembre4 viene decisa una riforma: i deputati dovranno votare per cartelle, come al solito, e i sei uomini che riporteranno più voti saranno gli eletti della nuova amministrazione. I loro nomi saranno posti in una bussola: nell’ordine in cui 1 Per una migliore comprensione degli avvenimenti descritti in queste pagine, si consiglia la lettura dei regesti dei verbali degli anni immediatamente precedenti {Dall’Archivio Storico Comunale. Regesto delle Delibere 1558-1562, a cura di R. Taglé, Cava de’ Tirreni 2000). A tale volume si rimanda anche per le note sui singoli personaggi. 2 Questi tenne con gli eletti due riunioni nella curia del notaio Tolomeo David, suo padre, e cinque nel fondaco di Marzio del Forno; qui gli eletti fecero anche due riunioni con il vicesindaco. Eletti e deputati si riunirono con il sindaco o il vicesindaco quattro volte nella chiesa di S. Francesco e una volta nel palazzo del Regio Capitano. Marzio del Forno era il cassiere della città. Sia la curia del notaio Tolomeo David che il fondaco di Marzio del Forno si trovavano nel Borgo Grande di Cava. Ricordiamo che Tolomeo David era stato sindaco nel 1551. 3 O. BELTRANO, Breve descrittione del Regno di Napoli diviso in dodeci provincie, Napoli 1640, p. 183. 4 Tra aprile e settembre si tengono tre riunioni col vicesindaco e gli eletti (una nella curia del notaio Tolomeo David, una nel fondaco di Marzio del Forno e una nella curia del notaio Sallustio de Rosa) e quattordici col sindaco e gli eletti (dieci nel fondaco di Marzio del Forno, una in aula solerata sulla bottega di Giovanni Andrea de Adinolfo e tre nella chiesa di S. Giacomo); i deputati si riuniscono con gli eletti due volte nel fondaco di Marzio del Forno con il vicesindaco, e con il sindaco otto volte nella chiesa di S. Giacomo, tre volte nel palazzo del Capitano e una volta nel fondaco di Marzio del Forno.

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i loro nomi saranno estratti, i nuovi eletti dovranno avvicendarsi nella carica di sindaco per due mesi ciascuno. Toccherà, nell’ordine, prima a Cristofaro de Grimaldo5, poi al notaio Giovan Matteo Cafaro6, al notaio Giovan Berardino Iovene7, a Terenzio de Falco8 (che sarà imprigionato e ‘maltrattato’ dalla soldataglia acquartierata a Cava), a Giovan Lorenzo de Curtis9 e per finire al notaio Tolomeo David10 . Terminato il turno del sindaco David (28 settembre) si decide di affidare tale ufficio al notaio Giovan Matteo Cafaro11 per un brevissimo periodo, dal 4 al 10 ottobre, quando vengono eletti i nuovi amministratori, che dovranno rimanere in carica un anno. Oltre alle decisioni che potremmo definire di routine (nomine di pubblici ufficiali, affidamento di incarichi e relativi pagamenti, nomine di revisori, approvazioni di liste di spese ecc.), si nota l’impegno della città nel cercarsi un ‘protettore’ che potesse agevolarla nelle tante difficoltà da dirimere. Fu scelto Ottaviano de Curtis. I problemi da affrontare erano diversi, e fra tutti avevano un peso notevole le gabelle. Nella deliberazione del 5 febbraio 1562 c’è un accenno ad una lite con l’arrendatore della gabella sul ferro. Il 2 marzo si stabilisce di imporre una tassa sulla panetteria, che, già decisa lo scorso anno, non era stata, però, applicata: ora, per novi accidente, si rende opportuno imporre un tornese per carlino, o anche meno, secondo come sarà stabilito nei capitoli relativi. Nella stessa data, il verbale ci dà notizia di una questione posta dai gabellieri della carne dell’anno precedente, i quali chiedono uno scomputo per le limitazioni alla macellazione di vaccini disposte per ordine regio. Gli eletti dovranno esaminare la richiesta e provvedere nel modo che sembrerà loro più giusto. Ugualmente dovranno agire coi gabellieri del pesce dell’anno passato e di quello in corso, per questioni relative alla franchigia del sindaco e degli eletti. La risoluzione delle controversie viene affidata a Giovan Matteo della Monica, successivamente affiancato da Giovan Lorenzo de Curtis. Con Andrea de Rosa, ex gabelliere della carne, la lite finisce con una causa davanti al Regio Capitano (9 giugno 1562). Particolarmente interessante è il verbale del 22 marzo, che ci ricorda che l’Università era indebitata per 36.000 ducati e sulla cittadinanza gravava una tassa di due carlini per ciascun tomolo di grano. La situazione 5 II 4 ottobre inizia la serie dei sindaci per due mesi. Cristofaro de Grimaldo terrà quattro riunioni con gli eletti, nel suo stesso fondaco. 6 Dal 9 dicembre fino a febbraio 1563. Terrà cinque riunioni con gli eletti, di cui tre nella curia di Tolomeo David, una nel fondaco di Marzio del Forno, una in un altro fondaco. In questi mesi l’Università di riunisce quattro volte (due volte nella curia di Tolomeo David, una volta nella chiesa di S. Giacomo e una nel palazzo del Capitano). 7 Dal 22 febbraio 1563 fino ad aprile. Terrà due riunioni con gli eletti, una nella curia del notaio David e l’altra nel fondaco di Marzio del Forno. In questo stesso fondaco si riunisce una volta l’Università. 8 Dal 19 aprile fino a giugno. Terrà due riunioni con gli eletti, una nel fondaco di Marzio del Forno; per l’altra non è indicato il luogo. L’Università si riunisce tre volte (due volte nella chiesa di S. Giacomo e una nel fondaco di Marzio del Forno). 9 Dal 5 giugno fino ad agosto. Farà due riunioni con gli eletti: per una non è indicato il luogo, per l’altra è precisato solo, genericamente, che si tenne al Borgo L’Università si riunisce due volte (una nel palazzo del Capitano e una nella chiesa di S. Giacomo). 10 Dal 5 agosto fino al 5 ottobre. Ci furono due riunioni con gli eletti: per una non è indicato il luogo, l’altra si tenne nella curia del sindaco stesso. L’Università si riunisce due volte (una nel palazzo del Capitano e una al Borgo). 11 Questi tenne una sola riunione con gli eletti nella curia del notaio Tolomeo David e due riunioni con l’Università (una nel fondaco di Marzio del Forno, l’altra a S. Francesco).

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era troppo pesante, perciò si sperava in una rapida realizzazione del catasto. Nell’immediato, però, si pensa di ricorrere all’ impronto, cioè ad un prestito forzoso, che dovrà durare per tre anni, tassando i cittadini, secondo le loro possibilità economiche, da uno a trenta ducati. Nessuno potrà essere esentato. Ma già il 29 marzo, resisi conto che in tal modo il problema non avrebbe comunque trovato soluzione, si decide di gravare ulteriormente la tassazione, anche più dei previsti trenta ducati. Il cassiere, intanto, deve esigere tutte le somme dovute all’università. I gabellieri della farina devono versare duc. 500: a maggio, il 21, chiedono e ottengono una dilazione fino a settembre. Anche i gabellieri della carne sono in difficoltà, tanto che l’Università decide di ricorrere al Regio Capitano per costringerli a rispettare i capitoli della gabella (29 maggio). Pressati dalla necessità di trovare denaro, gli amministratori si preoccupano di riavere tutte le somme 12 a qualsiasi titolo dovute all’università13, sia dai piccoli debitori (3 settembre) che dai grandi. Un debitore in difficoltà era certamente Giovan Donato de Sparano, gabelliere della farina (3 settembre). In novembre il sindaco e gli eletti ribadiscono l’obbligo di rispettare il ‘capitolo’ sulla gabella della carne di maiale. L’Università, per evitare una causa, giunge ad un accordo con Giovan Pietro di Mauro, che era stato più giorni carcerato per costringerlo a pagare dei debiti come erede di Giovan Domenico di Mauro, sindaco nel 155514 (2 settembre). In data 23 dicembre si parla di un debito di Giovan Battista de Falco sul riso. Il 13 gennaio 1563 si riapre la questione per la gabella della carne di maiale. C’è carenza di questo tipo di carne: i gabellieri presentano le loro scuse, adducendo a motivo la mancanza di porci, ma gli amministratori non vogliono sentire ragioni. Si decide di ricorrere al Regio Capitano per ottenere il rispetto dei capitoli, poiché la carne è mancata tre giorni (20 gennaio 1563). Il 10 febbraio si cerca di eludere la sorveglianza portando fuori città del formaggio. Viene chiamato in gran fretta Giovan Lorenzo de Curtis. A maggio 1563 ritroviamo un altro ex sindaco debitore dell’università, il notaio Giovan Salvo Iovene, che aveva ricoperto l’incarico negli anni 1553-’54: la questione con lui fu risolta accettando una proposta finanziaria di Federico Grimaldi. Anche con il notaio Colafrancesco de Parisi, ex gabelliere, si riuscì a trovare un accordo. Il 9 settembre la vendita della gabella della carne viene affidata agli amministratori, coadiuvati da altri eminenti cittadini: essi potranno decidere se vendere la gabella della carne porcina divisa da quella della carne vaccina, caprina e bufalina o se venderla insieme; potranno anche decidere di fare nuovi capitoli. All’attenzione nel riscuotere i crediti fa riscontro la preoccupazione per il pagamento degli interessi (giugno 1562). Gli amministratori non sembrano altrettanto solleciti 12 II denaro ricavato da gabelle o da qualsiasi altra entrata doveva essere riposto nella cassa dell’università, chiusa con due chiavi, una custodita dal sindaco, l’altra dal cassiere. 13 Intanto le autorità continuavano a sequestrare i muli che trasportavano merce (verbali del 23 giugno e del 3 agosto 1562). 14 Giovan Domenico de Mauro era stato sindaco per un brevissimo periodo: entrato in carica a settembre, già il due novembre fu sostituito dal vicesindaco «per essere il sindaco infermo in letto».

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nei pagamenti degli onorari, se il giudice annuale Giovan Domenico della Corte, pur essendo rimasto in servizio tre mesi in più, deve lamentare la mancata riscossione delle sue spettanze: il pagamento fu allora prontamente deliberato (20 agosto del ’63). Per quel che riguarda l’approvvigionamento di sale, un problema insolito si pone già in una delle prime riunioni: una violenta mareggiata aveva portato via il sale dal magazzeno in cui era custodito. Alfonso de Rogeri ne chiede il pagamento all’università, ritenendo che il danno sia da imputare a quei cittadini che non avevano ancora ritirato il sale. Il risarcimento del danno dovrà quindi gravare su questi ultimi, che dovranno ritirare mezzo quarto di sale in meno per ogni tomolo ad essi spettante, pagando ugualmente grana 12 il tomolo (1 aprile). Quanto alla difesa dei privilegi, nel verbale del 5 ottobre 1562 c’è un accenno ad una lite con i sostituti della dogana di Vietri. Costoro anche successivamente (18 ottobre) rifiutarono di seguire le disposizioni della Regia Camera: l’eletto Giovan Lorenzo de Curtis fu incaricato di seguire questa ed altre cause. Dal verbale del 5 agosto 1563 apprendiamo che la diatriba era ben lungi dal risolversi. Il 12 agosto Vito Antonio de Armenante fu incaricato di recarsi a Napoli per difendere i privilegi nella Camera della Sommaria, insieme a Giovan Gentile Tipaldo, avvocato della città. Intanto analogo incarico fu affidato a Giovan Lorenzo de Curtis per difendere, con gli avvocati della città Giovan Gentile Tipaldo e Francesco Antonio David, le ragioni della città e di diversi suoi cittadini, che avevano ricevuto mandato penale dalla Regia Camera. Continua la questione della numerazione e del disgravio dei fuochi, iniziata già negli anni precedenti. Per tutto il periodo, fino a luglio 1563, c’è un continuo andirivieni tra Cava e Napoli. La questione deve essersi risolta a vantaggio dell’università se si delibera un pagamento straordinario per Giovan Benedetto Iovene, che aveva seguito la faccenda dapprima con Vito Antonio de Armenante, poi da solo per circa tre mesi (6 luglio 1563). Continua anche la questione con Amalfi per i fuochi del casale di Soverano (19 febbraio 1562). Fra i problemi più grandi che affliggevano la città figura sempre l’alloggiamento di compagnie di soldati. Anche l’ospitalità da offrire ai vari funzionari pubblici pesava non poco sulle entrate della città15. Citiamo per tutte la deliberazione del 1 aprile 1562 in cui si ratifica la spesa per ospitare dei gendarmi, con 80 cavalli, accollandosene gli oneri pur di far accettare l’alloggiamento predisposto dagli amministratori , e quella del 4 maggio, relativa all’ospitalità data alla compagnia del duca di Lauro, con circa 150 cavalli. Anche in questo caso gli amministratori16 avevano dovuto convincere i soldati ad accettare la sistemazione nelle osterie invece che nei 15 Nel corso del 1562 furono spesso affrontate spese del genere. Nel verbale del 15 febbraio si legge di spese per ospitare un commissario di passaggio a Cava, incaricato di pagare i soldati. 16 Si parla anche di letto, lenzuola e sedie offerte prima ad un funzionario, poi al capitano Diego da Ponte. Nel verbale del 4 aprile si parla ancora di varie spese per alloggiamenti.

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casali, cosa che i militari avrebbero preferito. E anche in questo caso l’Università sostiene ingenti spese, ma vedremo in seguito quali drammatiche conseguenze comporterà la permanenza nei casali di un’altra compagnia. Il 27 maggio i notai Bartolomeo de Simone e Giovan Carlo de Siano ricevono disposizioni di recarsi a Napoli dove il capitano di fanteria spagnola Diego da Ponte deve rispondere in una causa delle violenze esercitate contro di loro. In data 9 giugno 1562 si legge di spese per ospitare un capitano di fanteria spagnolo e il suo alfiere: costoro alloggiarono in casa del notaio Tullio de Iuliis. Ancora, sono annotate spese per soldati spagnoli il 23 giugno 156217. Figurano inoltre spese per carriaggi e, il 2 settembre, su ordine della Regia Corte, per vitto da dare ai soldati di Castellammare, Gragnano e Tramonti. Per via del pane consegnato alla compagnia del capitano da Ponte si viene a creare una questione con il gabelliere della farina Giovan Donato de Sparano: ci si accorda sul pagamento, venendogli incontro (3 settembre). In data 9 febbraio 1563 sono registrare altre somme destinate agli osti che avevano ospitato soldati; nel successivo mese di aprile sono annotate ancora varie spese per ospitare commissari e soldati18. Da una nota spese in data 24 aprile apprendiamo che il sindaco Terenzio de Falco era stato preso prigioniero e maltrattato dalla soldataglia fermatasi a Cava con dei prigionieri19: un messo fu mandato a Napoli con lettere di protesta. Il fenomeno del fuoruscitismo continua a gravare sulla città in modo notevole. Nel verbale del 19 febbraio si legge di trenta uomini armati 20 richiesti dalla Regia Udienza provinciale. L’Università ne aveva già mandati quattordici: sia costoro che gli altri sedici hanno diritto a un salario. Il 4 aprile si parla di spese per accompagnare prigionieri: fra essi, certi presimi de importanza. Il 24 agosto è registrato un pagamento ad Alfonso Senatore che con dieci giovani aveva accompagnato in car- cere a Salerno Giovanni Antonio Casaburi; successivamente sarà Antonio della Corte (23 dicembre) ad accompagnare dei prigionieri da Cava a Nocera. Il 6 luglio 1562 è la città a darsi da fare affinché malfattori e fuoriusciti non entrino nel suo territorio. Viene decisa la nomina di quattro capi, uno per ogni quartiere. Ognuno di essi dovrà scegliere venticinque uomini, per avere una forza di cento uomini pronti ad ogni evenienza. Costoro saranno pagati dall’università e avranno licenza di portare armi. Se dovessero incorrere in qualche danno, nella persona o nei beni, l’Università dovrà aiutarli. Inoltre, chi ha bottega al Borgo deve tenervi le armi pronte, per poter accorrere in caso di necessità. Il 20 luglio, però, si ritiene più opportuno ridurre il numero dei giovani armati a venti, con un solo capo21, o anche tre capi, con il compito di agire con determinazione contro malfattori e fuoriusciti, unitamente al Regio Capitaneo: si spera, senza mezzi termini, in una risoluzione abbastanza rapida del problema, perché in fondo una città formata da homini industriosi 17 Ad essi furono dati dei caciocavalli. 18 In particolare, segnaliamo il verbale del 23 aprile, in cui si legge di spese per ospitare i militari nelle osterie per evitare iniurie et altre offese. 19 Le funi per legarli furono a carico della città. 20 Loro capi furono Annibale de Angrisani e Giovanni Vitale. 21 Fu designato un solo capo, Sebastiano della Corte

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et artigiani teme questi giovani in giro pel suo territorio con le armi addosso. E il loro servizio22, infatti, durò pochissimo: già nel verbale del 18 agosto leggiamo che erano stati licenziati perché si era saputo che i fuoriusciti si erano allontanati dal territorio cavese. Il 2 settembre 1562 vengono pagati carlini 25 per vitto dei soldati che erano stati di guardia contro i fuoriusciti ad Albori e in altri luoghi. Il problema però era ben lungi dall’essere risolto se l’anno successivo, il 19 aprile, si parla di spese sostenute per la ‘persecuzione’ dei malfattori e il 24 aprile di ospitalità offerta a soldati mandati dalla Regia Udienza verso i casali di Salerno e San Severino contro i fuoriusciti. Il 5 agosto gli amministratori, su ordine della Regia Udienza provinciale, dispongono l’invio di sei giovani bene armati23. Alla necessità di difendersi dalle incursioni dei pirati sono riconducibili i lavori alle mura di Vietri (7 febbraio 1562)24. Il 19 febbraio si decide di rivedere la lista dei capodieci. Il 1 aprile si spendono duc. 36, tari 1 e grana 15 per le regie galere. Il 2 aprile si parla di far iniziare, da mo, a fare la guardia a Vietri e alla Marina. Si decide anche la costruzione di una guardiola a Vietri (22 aprile)25. Intanto il Governatore della Provincia chiede i nominativi dei ‘capitani a guerra’ e la lista degli uomini atti alle armi (23 e 30 aprile 1562). Il 9 giugno si decide di dare otto ducati per polvere e piombo al casale di Cetara. È possibile trovare altre notizie riguardanti la pirateria solo nei verbali dell’anno successivo: il 22 maggio 1563 viene deliberata la spesa di venti ducati per l’acquisto di micce, polvere e palle al fine di armare il casale di Cetara. Nella stessa riunione, l’Università esamina una richiesta degli abitanti per la guardia, purtroppo non riportata, e dispone il servizio alla Marina di Vietri e a San Liberatore, acteso nge ej nova de infideli: ricordiamo che proprio nel maggio di quell’anno il temutissimo Uccialì aveva addirittura attaccato la capitale, riportandone dei prigionieri, poi riscattati dal Viceré e dal Monte per Redenzione dei Captivi. In data 6 luglio si decide di far riparare bene (si badi a quel ‘bene’) la strada da Vietri alla Marina: il sindaco e gli eletti potranno provvedere fino ad una spesa di trenta ducati; se il lavoro dovesse costare di più, dovrà essere interpellata l’Università. Il denaro per questo lavoro proviene da privati: solo qualora risultasse insufficiente, sarà integrato dalla città. Il 24 luglio si festeggia la cattura di galere ‘turchesche’ da parte del sovrano spagnolo: la città organizza una ‘luminaria’ a Monte Finestra e a Monte San Liberatore. Al problema della pirateria si collega quello di fornire di rematori le regie galere. Anche Cava avrebbe dovuto mandare dei rematori: al loro posto va Paolo Petrosino, che riceverà, per poco più di otto mesi di servizio, duc. 28 e mezzo. Nel verbale del 4 aprile 1562 si parla di spese per i rimeri (per far loro le spese alle carceri) e, pochi giorni dopo (22 aprile), viene registrata la spesa di sei ducati e mezzo pagati a 31 uomini che avevano accompagnato il Regio Capitano e gli eletti a Cetara e a Vietri per reclutare rematori (impiegando un giorno e una notte). Il 23 aprile ’62 22 23 24 25

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Costò alla città duc. 41. Per il loro vitto la città pagherà prima duc. 6, poi, il 12 agosto, altri duc. 7. che furono misurate da Giovan Matteo Gagliardi (22 aprile 1562). che costò dieci ducati (23 maggio).


si parla di un sollecito del viceré della Provincia per l’invio di venti uomini: otto erano già stati presi ed erano carcerati in potere del Signor Capitano; il notaio Sallustio de Rosa e Francesco Antonio David vengono incaricati di prodigarsi per ottenere un disgravio, mentre Virgilio Campanile deve cercare uomini disposti a sostituire i rematori dietro compenso. Nel novembre ’62 viene pagato Agostino di Ravello, perché fu preso prigioniero quando la Regia Corte voleva li remeri. Il 9 dicembre dello stesso anno si dispone di scrivere a Ottaviano de Curtis e a Giovan Benedetto Jovene, procuratore della città a Napoli, sulla questione dei rematori. Nel corso di questi mesi vengono affrontate varie altre questioni. Per quel che riguarda l’annona, troviamo un breve cenno ai panettieri tedeschi noviter venuti in città per grassa et beneficio de dieta università (14 febbraio 1562). Il 23 maggio viene acquistata della carne salata da riporre al sicuro in un locale26, le cui due chiavi dovranno essere custodite una dal sindaco e una dal grassiere, notaio Giovan Berardino Iovene. Il primo giugno si dà incarico al cassiere Marzio del Forno e a Virgilio Campanile di acquistare a Napoli 4000 tomoli di grano, da non pagare più di carlini otto e mezzo al tomolo. Il 24 giugno si decide invece di procurare grano fino a 10.000 tomoli. Dal verbale del 6 luglio apprendiamo che l’approvvigionamento di grano fu fatto a carlini 9 e mezzo il tomolo. L’8 ottobre si parla di far partito de grani, secondo disposizioni emanate dal viceré della Provincia, al quale la città invia Giovan Lorenzo de Curtis, incaricato di seguire diverse questioni dell’università. E questa questione dovette essere più intricata di quanto appare nelle delibere, se solo nel verbale del 24 aprile 1563 si dice che la causa si è risolta a favore dell’università. Interessante è anche una notiziola ritrovata in una nota spese nella stessa data, relativa all’arrivo nella Marina di Vietri di una fregata carica di grano e all’impegno degli amministratori per trattenerla. Furono anche poste delle guardie a tutela del prezioso carico. Si risolve intanto anche la causa con gli eredi Buongiorno, i cui beni vengono messi all’asta per la vendita (6 luglio 1562)27. Si provvede, come al solito, all’allevamento di un bimbo abbandonato (18 marzo ’62) e si continua ad occuparsi dell’istruzione pubblica: il 3 aprile 1562 viene stabilito il salario per il maestro di scuola Nicola Quaranta, ritornato ad insegnare a Cava28. Nel marzo dell’anno successivo si chiede a Marco de Curtis di far venire a Cava un maestro: sappiamo dal verbale del 9 settembre che giunse un nuovo maestro, che avrebbe dovuto insegnare per un mese percependo uno stipendio di sei tari. Trascorso il mese, il sindaco e gli eletti, i quali avrebbero potuto appoggiarsi anche ad altri sei o otto deputati, avrebbero stabilito il suo onorario29. 26 Lo scorticaturo dell’osteria di Tomasetto del Forno. 27 Successivamente, il 10 maggio 1564, si delibera di controllare il conto dell’erede di Berardino Buongiorno e poi (21 giugno) la vendita del pianoterra della sua casa. 28 Anche sulle questioni sorte con il maestro di scuola si vedano i regesti delle deliberazioni relative agli anni precedenti. 29 dal quale i sei tari dovevano essere scomputati.

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Per il Parlamento generale, la città nomina a rappresentarla i suoi avvocati, Giovan Gentile Tipaldo e Francesco Antonio David, come già nel giugno 1560, non obbedendo all’invito del viceré della Provincia, che suggeriva l’elezione di Lopez de Mardonas (19 agosto 1562). Anche successivamente (31 luglio ’64) i Cavesi si faranno rappresentare da Giovan Gentile Tipaldo. Per quel che riguarda i lavori pubblici, ricordiamo che il 6 luglio 1563 si decide di riunire tutte le macellerie in un sol posto. La chiesa di S. Francesco è sempre al centro dell’attenzione degli amministratori: nel verbale del 21 maggio 1562 leggiamo che Martino Carola, quando cominciò a costruire la sua casa in pedi lo burgo, prese un terreno pubblico, promettendo che avrebbe ceduto un suo terreno per ampliare il cortile di S. Francesco. Per questo suo impegno, gli fu concesso il terreno pubblico: ora il sindaco deve costringerlo a rispettare i patti. Si decide anche di costruire il campanile presso la porta del convento. Il 9 settembre 1563 si stabilisce di terminare il chiostro, impegnando duc. 50 e donando alla chiesa le pietre che toccano all’università dell’arco di una costruzione che si stava abbattendo nei pressi, in pede del burgo, per costruire la strato nova. Vengono fatte anche altre spese per S. Francesco: stellecte de oro et pictura e tela turchina per la cona e vesti per i frati30. Vengono spesi anche 13 carlini per calce necessaria a riparare la chiesetta di S. Sebastiano (23 maggio 1562). Non potevano mancare le spese per il padre predicatore, per vestiti, cibo, cavalcatura, libri ed anche per la portatura dei libri stessi. Interessante anche la notizia riportata nel verbale del 14 aprile 1563, relativa ad una spesa per sorvegliare la porta al Corpo di Cava al tempo de la indulgendo al sacro monasterio. Quanto ai donativi, l’Università acquista dieci rotoli e mezzo di prosciutto da offrire al Signor Geronimo Longo (2 settembre 1562); contemporaneamente vengono acquistati diciassette rotoli di prosciutto e dieci pollanche per gli avvocati della città. David e Tipaldo. Il 2 gennaio ’63 viene deciso un omaggio da mandare al Viceré e agli altri ‘superiori’, a discrezione degli eletti: fu comprata della copeta da Giovan Nicola de Landò e Andrea de Gaudioso. Il 24 aprile ’63 si parla di una tela del valore di duc. 40 per il Viceré, il quale aveva ricusato il dono: la tela era in mano a Virgilio Campanile, il quale avrebbe potuto tenerla, pagando all’università i duc. 40. Nel verbale del 31 marzo 1562 leggiamo che è stato nuovamente eretto in città il Monte di Pietà. Ne sono amministratori, con altri, Tolomeo David e Terenzio de Falco, che sono anche procuratori dell’ospedale di S. Maria dell’Olmo. Ad essi vengono consegnati trenta ducati per le necessità dell’ospedale (3 aprile ’62).

30 duc. 34 (9 dicembre 1562).

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Un registro di 84 fogli raccoglie i verbali di due successive amministrazioni e quelli di due sole riunioni di una terza: la prima va dall’11 ottobre 1563 al 31 agosto 1564 e la sua attività è documentata in 34 fogli, redatti dal cancelliere notaio Matteo de Falco. Il sindaco è Vito Antonio de Armenante 31, gli eletti sono Federico de Curtis, Vincenzo Salsano, il notaio Bartolomeo de Simone, Martinello Tagliaferro e Giovan Tommaso Quaranta. Il 25 agosto 1564 vengono nominati i nuovi amministratori: sindaco Leonardo Punzi32, eletti Geronimo de Angrisani, Giovan Battista de Marinis, not. Tullio de Juliis, Giovanni Alfonso de Adinolfi e Andrea de Rosa. Sull’elezione del cancelliere si discute molto e si decide di affidarla alla nuova amministrazione. Il 17 ottobre viene nominato cancelliere il notaio Giovanni Antonio de Parisi. Questa amministrazione esercita le sue funzioni dal 1 settembre 1564 al 4 ottobre 156533. Seguono i verbali delle riunioni del 6 e dell’8 ottobre del sindaco e degli eletti del ‘Reggimento’ successivo, tenutesi al Borgo, in domibus ubi regimen congregari solet. Gli eletti avevano chiesto di essere sostituiti, essendo trascorso non solo l’anno di carica, ma anche il mese di settembre: la nuova amministrazione risulta composta da Federico de Curti, Giovanni Alfonso de Juliis, Cola Pisapia, Prospero de Rosa e Bartolomeo de Simone, cancelliere il notaio Matteo de Falco. Come sindaco viene confermato Leonardo Punzi. In questo periodo furono fatte anche delle sostituzioni di deputati: Il 25 agosto Cristoforo Vitale, per essere vecchio e malsano, fu sostituito dal notaio Silvestro de Alfieri, il 17 gennaio ’65 furono nominati nuovi deputati i notai Federico David, Giovan Michele Casaburi, Giovan Donato de Lamberto e i nobili Giovanni Antonio Genovese, Giovan Francesco della Monica fu Gabriele, Prospero Gagliardi e 31 II sindaco e gli eletti terranno 17 riunioni: per due il luogo non è indicato, in un caso è specificato soltanto ‘il luogo solito’, in sette casi si dice genericamente ‘al Borgo’. Le altre otto riunioni si tengono ugualmente tutte al Borgo: tre nel fondaco di Giovan Matteo Campanile, una nella curia del notaio Bartolomeo de Simone, una nel fondaco di Marzio del Forno, una presso un nobile il cui nome risulta illeggibile, una nel palazzo in cui risiedeva il Regio Capitano (qui, alla presenza del Regio Capitano, si tenne anche una riunione dei soli deputati per il catasto, in occasione del loro giuramento, il 27 dicembre ’63). Il sindaco (sostituito una sola volta dal vicesindaco), gli eletti e i deputati si riuniscono 21 volte: cinque volte nel palazzo del Regio Capitano, cinque volte nella chiesa di San Giacomo, due volte nella chiesa di San Francesco, due volte nel fondaco di Giovan Matteo Campanile e due nel fondaco di Marzio del Forno; per quattro volte è indicato genericamente ‘al Borgo’ e solo in un caso non c’è alcuna specificazione. 32 Leonardo Punzi, scelto come persona molto acta a tal negotio, percepirà, oltre alla solita remunerazione di duc. 24 all’anno e all’indennità spettategli per le giornate passate fuori Cava, due compensi straordinari per l’impegno profuso a beneficio della città, il primo di duc. 18 (21 febbraio), il secondo di duc. 20 (5 settembre). 33 II sindaco (sostituito tre volte dal vicesindaco) e gli eletti terranno 19 riunioni: cinque nelle case di Giovan Francesco de Monica, quattro nel fondaco di Marzio del Forno, due nella chiesa di S. Giacomo, una nella apotheca aromatarie di Giovan Tommaso Quaranta, una nel portico del palazzo vescovile; per quattro casi è indicato genericamente ‘al Borgo’ e in un caso si aggiunge: ubi regimen congregari soler, per una sola riunione il luogo non è indicato. Il sindaco (sostituito tre volte dal vicesindaco), gli eletti e i deputati tengono 15 riunioni, 8 nella chiesa di San Giacomo, due nel refettorio della chiesa di San Francesco (per l’elezione del sindaco e degli eletti :cf. verbali del 25 agosto e del 4 ottobre ’65), due volte nel fondaco di Marzio del Forno, una volta nella curia del notaio Tolomeo David, una volta nella casa di Giovan Tommaso Quaranta sita retro aromatariam ipsius; in un solo caso è indicato genericamente ‘al Borgo’.

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Giovanni Antonio Giovene fu Cristoforo per reintegrare il numero di quaranta (poiché alcuni erano morti, altri ricoprivano cariche pubbliche o esercitavano il commercio fuori città, molti erano ormai vecchi e molti medici, per cui mezi excusati di non intervenire alle riunioni), il 19 maggio toccò al notaio Tolomeo David, per la sua tarda età e cattiva salute, essere sostituito dal magnifico Colantonio Quaranta. Il 4 ottobre 1565 viene fatta l’elezione degli amministratori: viene confermato come sindaco Leonardo Punzi e risultano ‘eletti’ Federico de Curti, Gio. Alfonso de Juliis, Cola Pisapia, Prospero de Rosa e il notaio Bartolomeo de Simone. Essi dovranno rimanere in carica fino all’ultimo giorno di agosto 1566. Viene nominato cancelliere il notaio Matteo de Falco. L’amministrazione del sindaco Armenante deve subito porsi l’enorme problema dei debiti dell’università, con il costringere i cittadini al pagamento della rata di loro spettanza anche ricorrendo alla giustizia e con il sollecitare la redazione del catasto. L’8 dicembre si provvede a dare l’incarico di portare a termine il catasto a Federico de Curti e Vincenzo Salsano, che potranno essere aiutati nel loro compito da altre persone, le quali dovranno essere nominate dal sindaco, dagli eletti e da Giovan Lorenzo de Curti, dall’abate Giovan Matteo dela Monica, dai notai Tolomeo David e Salustio di Rosa, o dalla maggior parte di loro34. Federico de Curti e Vincenzo Salsano potranno scegliere gli scrivani, i tabularii e gli apprezzatori e determinare il loro compenso. Poco tempo dopo (il 24 gennaio) si ritiene opportuno rivedere la tassazione impostaci questa questione non c’è poi più traccia. Lo stato disastroso delle finanze è dimostrato anche da altri provvedimenti, come la vendita del partimento di bascio della casa dell’erede di Berardino de Bongiorno, divenuta di proprietà dell’università, deliberata il 21 giugno 1564. Nella stessa seduta si discute di un debito con Luca Giovanni della Monica, Sebastiano Passaro e compagni di duc. 754 tari 1 e grana 5 per un acquisto di carne salata. L’Università vorrebbe pagare il debito e sembra entrare in contrasto con il cassiere, il quale vorrebbe riservare il poco denaro che c’è in cassa per un pagamento alla Regia Corte. L’Università però non intende contrarre altri debiti e decide di utilizzare il denaro in cassa per il pagamento della carne salata, rimandando la necessità di ricorrere a prestiti a quando la Regia Corte reclamerà le somme dovutele (21 giugno). Alla necessità di recuperare denaro si collega la questione della revisione dei conti dei cassieri: era stato dato incarico ai notai Giovan Berardino Giovene e Tullio de Juliis di controllare il conto di Crisotoforo Vitale e del fu Giovan Antonio Damiano. I due revisori avevano avanzato dei dubbi sulla regolarità delle loro operazioni e il Vitale, punto sul vivo, publicamente avante molte persone bave havuto ardire de injuriare et voluto jocare de mano al detto notare Tullio come ad revisore de dicto conto. L’Università sente tale offesa come fatta a sé e presenta querela al Regio Capitano, minacciando anche di darne notizia al Viceré (6 luglio). Il figlio 34 II 19 dicembre furono nominati eletti adjunti Ascanio Longo, Giovan Michele Troisi, Andrea de Rosa, Giovan Battista de Marinis, Leonardo de Marinis e mastro Cesare de Cesaro.

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ed erede del Damiano (di cui il Vitale è garante) non accetterà la revisione: per evitare liti e spese, si giungerà ad un accordo con l’Università per affidare la signifìcatoria ad una persona che goda la fiducia di entrambe le parti (2 nov. ’64 e 23 marzo ’65). Di più difficile risoluzione appare la questione con Giovan Donato Sparano: dal verbale del 24 marzo 1564 leggiamo che questi era in carcere alla Vicaria per le parole di malcreanza dette al magnifico sindico del presente anno ed aveva chiesto il ritiro della querela contro di lui, cosa che il sindaco, gli eletti e i deputati fanno. Nella seduta del 3 agosto si parla di una questione sorta con gli eredi di Giovan Donato de Sparano, morto nel frattempo. In città c’era difficoltà di approvvigionamento: ricordiamo che nel 1564 tutto il territorio fu colpito da una tremenda carestia. È interessante il verbale del 22 settembre 1564, relativo al commercio degli strascini (carne di qualità scadente), fatto da cavesi nella città di Scafati. Ma il problema più grosso in questo periodo fu la mancanza di grano. Nel verbale del 25 marzo 1564 si accenna ad una causa vertente tra la città da una parte e Vincenzo Morelli e Francesco Bonaventura dall’altra, circa un acquisto di grano. Nello stesso verbale, si decide di acquistare carne salata, vecchia et nova, per grassa della città. Il 13 ottobre si parla di un acquisto di duemila tomoli di grano. Andrea de Rosa viene incaricato di recarsi in Basilicata per questa compera. Il 22 novembre si danno disposizioni per sorvegliare le regolarità doganali in merito alla vendita di grano. Il 2 dicembre si dà notizia di seicento tomoli di grano comprati a dieci carlini il tomolo, da far riporre in un luogo comodo e sicuro e da distribuire alla popolazione. Il grano viene pagato con la vendita del sale a Ferrante Cantarella (duc. 400). Il 17 gennaio ’65 si conferma ad Andrea de Rosa l’incarico di occuparsi di tutte le questioni relative al grano, dall’acquisto alla distribuzione. Nei verbali dell’8 e del 24 marzo si parla di contrarre un debito, di cinquecento o mille ducati, per pagare del grano già acquistato e per comprarne altro: si riconosce infatti l’opportunità di procurarsi altri mille tomoli. Questioni relative ai vari pagamenti di grano sono documentate nel verbale del 24 giugno: le tensioni con uno dei creditori, don Carlo d’ Avalos, sfoceranno in un’altra causa (14 luglio). Il 22 agosto, a proposito di una spesa per fave e ceci, si fa riferimento all’estrema carestia patita nei mesi passati. Anche il 5 settembre si parla della grande penuria di grano dell’anno passato e delle varie spese. Questa situazione difficile creava continuamente problemi con i gabellieri. Dall’altro lato, l’amministrazione doveva difendersi continuamente dall’esosità dello Stato, difendendo i privilegi della città35. Relativamente al rifornimento di sale, in primo luogo si pensò a riparare il magazzeno tenuto dall’università alla Marina di Vietri per il sale ed altre

35 Segnaliamo che nel verbale del 25 marzo 1564 si accenna ad una causa circa l’imposizione di un tornese per un rotolo di tela, che si risolse a vantaggio dell’università. II 31 agosto dello stesso anno furono pagati duc. 2 per un cittadino che era stato incarcerato per 25 giorni.

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occurrentie (15 nov. 1563). In alcune sedute si propone la vendita del sale al miglior prezzo possibile (24 gennaio e 21 giugno) e il 7 ottobre ’64 si decide di vendere il sale bianco a grana 22 il tomolo e il sale rosso a grana 42 il tomolo e il 13 dello stesso mese si delibera di recuperare dagli arrendatori tutta la quantità di sale che l’Università deve ancora avere. Il 22 novembre si stabilisce di vendere duecento tomoli di sale rosso a cinque carlini e mezzo il tomolo. La vendita di un certo quantitativo di sale a Ferrante Cantarella consente all’università di introitare duc. 400, subito spesi per acquistare grano; si danno anche disposizioni al cassiere (2 dicembre) di recuperare il denaro della vendita di cento tomoli di sale ai gabellieri della carne. Il verbale del 23 dicembre documenta la penuria di sale in tutta la Provincia: ad evitare il contrabbando, si decide la distribuzione ai cittadini del poco sale rosso disponibile in città, che dovrà essere venduto ad otto carlini il tomolo a coloro che ne hanno bisogno per uso commerciale (per fare pane o conservare tonno o sarde) e a cinque carlini e mezzo ai cittadini che ne hanno bisogno per uso proprio e dichiarano di non aver avuto sale bianco; costoro però non potranno averne più di un tomolo. Il 13 gennaio 1565, essendosi scoperto che alcuni cittadini avevano preso sale che non toccava a loro, si delibera la vendita di settanta tomoli di sale rosso, recuperati, aumentando il prezzo da 42 grana a ben dieci carlini al tomolo, stante la penuria de decti sali, per quelli che intendono mettere sotto sale prodotti alimentari, che dovranno poi obbligatoriamente essere venduti al minuto nella città di Cava. Inoltre, se qualche cittadino non ha ancora avuto la quantità di sale che gli spetta, se nce dea de quello delo decreto sopra de cciò facto, al prezzo di cinque carlini e mezzo il tomolo; ciascuno, comunque, non potrà avere più di mezzo tomo- lo. Viene confermato il decreto del 23 dicembre, con cui si stabiliva il prezzo di car- lini otto al tomolo per coloro che fanno pane, che salano sarde o per altre necessità, che dovranno essere riconosciute dal sindaco e dagli eletti. Il 26 febbraio si giunge ad un accordo con Colantonio Carola, che aveva preso 36 tomoli di sale che non gli spettavano. Nell’estate del 1564 giungono finalmente a Cava i numeratori, creando non pochi problemi all’università con le loro pretese 36 e la loro arroganza. Il 31 luglio si decide di requisire la casa di Antonino di Canale per fare alloggiare i regi numeratori, il cui arrivo era previsto per la sera stessa, e si fa subito un mandato penale per mandar via gli abitanti. Nel contempo, alcuni eminenti cittadini, in rappresentanza dei quattro quartieri, vengono incaricati di affiancare i numeratori, a garanzia dei cittadini. Questa forma di controllo non andrà a genio al numeratore Antonio Bonavita che alle insistenze del sindaco risponde ingiuriando il primo cittadino e mandandolo in prigione nel castello di Salerno (12 agosto). Il numeratore non volle neppure accettare l’alloggio che era stato preparato per lui, ma occupò il palazzo di Giovanni Antonio Pisano, spingendo violentemente da parte la moglie del Pisano, 36 Si noti che dal 24 novembre 1564 al 10 giugno 1565 i numeratori ebbero dalla città 41 tomoli e mezzo di orzo (24 giugno 1565).

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che cercava di opporsi e si rifiutava di consegnargli la chiave. L’Università riuscì poi a convincere il Bonavita ad alloggiare nel palazzo del vescovo. La città insiste anche nel suo proposito di farlo affiancare nel suo lavoro da alcuni cittadini, ma alcuni di quelli che avevano ricevuto tale incarico non nce ponno andare, altri non vengono neppure ricevuti dal numeratore. Si procede pertanto ad altre nomine. Nel gennaio ’65 gli incaricati erano ancora impegnati: Giovanni Alfonso de Adinolfi, Giovan Battista de Marinis e Geronimo de Angrisani vengono infatti confermati, anche se avrebbero voluto rinunciare a tale compito, che li teneva occupati da tempo. D’altra parte, non solo i funzionari esercitavano pressioni e violenze in città e il clima che doveva respirarsi in quegli anni era carico di tensione: dal verbale del 28 ottobre 1564 leggiamo che il vicesindaco notaio Tullio de Juliis e gli eletti erano stati ingiuriati e minacciati addirittura di morte da Scipione Vitale e altri. L’Università intendeva accollarsi tutte le spese inerenti alle querele da presentarsi, auspicando una pena esemplare per i querelati, se giudicati colpevoli 37. L’8 marzo ’65 si ribadiva che chiunque avesse osato minacciare o offendere gli amministratori della città avrebbe dovuto essere querelato dall’università stessa. Proprio in appoggio a quei cittadini che, nel timore di subire violenze, avrebbero potuto allontanarsi dalla gestione della città, l’Università si impegnava al risarcimento di eventuali danni e nel caso che fossero uccisi a garantire un futuro ai loro figli. Si decideva anche di chiedere al Viceré che gli amministratori potessero portare armi per difesa personale. Inoltre, chi avesse sentito parlar male degli amministratori o pro- ferire minacce contro di loro avrebbe dovuto darne subito avviso, pena l’esecrazione del loro nome fino alla quarta generazione. In questa situazione, non stupisce una certa tendenza all’assenteismo, tanto da deliberare che i deputati dovranno essere convocati alle assemblee con una ‘citazione’ del giurato della città, da consegnarsi il giorno prima della riunione, e che l’orologio della chiesa di San Giacomo dovrà ricordare tale impegno battendo trenta rintocchi. In caso di assenza, è prevista una multa di cinque carlini: una metà di questa somma dovrà essere destinata al Capitano, l’altra metà al Sacro Monte della Carità. E’ interessante notare che la parte spettante al Sacro Monte della Carità era considerata obbligatoria, mentre per l’altra parte era prevista la possibilità di accordarsi col Capitano. Tali disposizioni vengono dettate il 13 ottobre 1564; il 28 dello stesso mese l’Università stabilisce che il sindaco e gli eletti presentino al Regio Capitano una denuncia contro gli assenteisti. Il problema degli alloggiamenti pesa sempre molto sulla città. Già il 19 ottobre 1563 vengono pagati dieci tomoli d’orzo, offerti ad una compagnia di ‘gente d’arme’ di Antonio d’Oria per convincerla ad alloggiare nelle osterie del Borgo. Non sempre però si riusciva ad ottenere ciò: nel verbale del 27 novembre leggiamo che, 36 Neanche un mese dopo (22 nov.), però, la querela venne ritirata.

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malgrado gli sforzi compiuti, la città era costretta a mandare nei casali soldati e ufficiali. Per l’ospitalità da offrire agli ufficiali, vengono estratti a sorte i nomi dei cittadini più facoltosi dei tre quartieri di S. Adiutore, Passiano e Metelliano38. Il primo estratto per ogni quartiere dovrà ospitare il capitano, il secondo l’alfiere e il terzo il sergente. La città dovrà contribuire alle spese39. Pochi giorni dopo (27 novembre) Giovan Lorenzo de Curti viene incaricato di andare a Napoli per chiedere che i soldati fossero sloggiati40; intanto il sindaco e gli eletti vengono affiancati nel loro compito, limitatamente all’alloggiamento delle truppe, da altri cinque ‘eletti aggiunti’. Insieme decidono di risarcire i cittadini costretti ad ospitare capitani ed alfieri con carlini 12 per ciascuno al giorno e con carlini 5 al giorno coloro che ospitano i sergenti. Il verbale dell’8 dicembre ci dà testimonianza delle drammatiche conseguenze dell’alloggiamento dei soldati nei casali, riportando la decisione di mandare il sindaco nella capitale per denunciare al Viceré i soprusi e le violenze commessi dalla soldataglia, fra cui ferite date ad alcuni cittadini e lo rapto dele domne, per consegnargli un memoriale delle spese affrontate dalla città ed impetrare ancora che altri eventuali alloggiamenti si facessero al borgo. Inoltre il sindaco dovrà trovare loco di monasterio per dette domne rapute dove possesseno stare honestamente per conservarli loro vite et che vivano castamente41. Qualcosa il sindaco dovette ottenere, se il 12 febbraio Fabio Pisapia42 viene mandato in tutta fretta presso alcune compagnie di soldati, a Contursi, Auletta e S. Angelo a Fasanella, per consegnare ad esse un ordine del Viceré relativo al pagamento delle spese: si temeva infatti che le truppe si allontanassero. Il 25 marzo c’è un cenno ad una spesa per il decreto di liberazione del sindaco e degli eletti, imprigionati per questioni relative all’alloggiamento. Di varie spese per gli alloggiamenti si parla nella seduta del 25 marzo. Il 10 maggio si dà esecuzione all’ordine del Viceré di preparare stantie et letti al Borgo: alle spese partecipano tutti e quattro i quartieri. I proprietari di case e terreni al Borgo sono tenuti a riparare (conciare) le stanze o a costruirle nuove sopra i loro fondachi. Tre cittadini43 vengono successivamente (5 giugno) incaricati di farsi dare i letti dai vari capodieci e di averne cura, ed anche di far tenere sempre pronte le stanze al Borgo e nelle osterie. Nei verbali del 7 e 38 Non sappiamo perché il quartiere del Corpo sia esente: possiamo solo ipotizzare che ciò avvenga perché i suoi casali erano i più decentrati. 39 Si procede alle estrazioni prima per la ‘provincia’ di Metelliano: Pirrobattista de Cunto dovrà ospitare il capitano, Giovan Matteo Campanile l’alfiere, Geronimo Casaburi e il fratello il sergente. Per la ‘provincia’ di S. Adiutore vengono estratti, nell’ordine, Tullio de Juliis, Terenzio de Falco e Giovan Francesco della Monica; per quella di Passiano Giovan Antonio Giovene (del fu Cristoforo), Giovan Antonio e Pietro Antonio Jovene e Nicola de Parisi. 40 Anche Francescantonio David ed altri eminenti cittadini, fra cui lo stesso sindaco, si impegnarono a questo scopo e la città non mancò di dimostrare la sua gratitudine. 41 Per quanto riguarda le donne, segnaliamo il verbale del 31 luglio ’64: alcune donne (forse le due citate nel verbale del 22 agosto), imprigionate, devono essere condotte al monastero della Carità o in altro luogo pio di Napoli, ricevendo, a titolo di elemosina, duc. 25. Tale elargizione è subordinata alla loro chiusura in monastero. Le donne furono effettivamente rinchiuse (23 die. ‘64). 42 Verrà remunerato con duc. 6 e tari 2 (25 marzo). 43 Si noti che, per disposizione del sindaco e degli eletti, il Capitano deve costringerli ad accettare tale incarico.

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del 17 luglio e del 28 ottobre leggiamo di questioni legate al pagamento di spese per far alloggiare truppe. Il 2 novembre ritorna il problema di preparare stanze e letti al Borgo, secondo l’ordine del Viceré: tutta la città doveva contribuire per i letti, che dovevano essere consegnati dai capodieci a Leonardo di Marino, Giovan Battista del Forno, Sebastiano Punzi e Cola Francesco Scazzaventra, incaricati appunto di ricevere e tener nota dei letti, di collocarli nelle case in cui sarebbero dovuti andare i soldati e di provvedere a tutte le altre necessità. Costoro inoltre devono provvedere con urgenza a. far annectare et sfractare Ile case comode e a far costringere i padroni a riattare quelle che non son comode44. All’inizio dell’anno successivo (verbale del 17 gennaio 1565) viene data al sindaco e agli eletti ordinari la potestà di nominare dei deputati che dovessero occuparsi esclusivamente dell’alloggiamento,procedendo anche alla tassazione del prezzo delle stanze. Seguendo i loro ordini, i capodieci avrebbero dovuto provvedere a riscuotere le tasse e a farsi dare i letti e le suppellettili, secondo la ripartizione delle spese. Da questa contribuzione vengono esentati i più poveri. Stava per giungere in città una compagnia di soldati, il sindaco era nella capitale e alcuni degli eletti erano occupati con la rimunerazione dei fuochi: il 31 gennaio vengono nominati due eletti aggiunti, Giovanni Antonio Giovene del fu Cristoforo e Giovan Tommaso Quaranta. Nella serata del 2 febbraio giunge a Cava una compagnia: l’alfiere avanza immediatamente le sue richieste per il sostentamento dei soldati, minacciando di andare ad alloggiare nei casali e dallà bavere Ile spese (possiamo ben immaginare in che modo!). Nella sua arroganza, pone anche un’alternativa: vuole che sia requisito per l’acquartieramento della sua truppa un intero quartiere della piazza, e ugualmente tutte le spese. Il vicesindaco, gli eletti e i deputati vorrebbero tenere con lui un atteggiamento fermo, trincerandosi dietro l’ordine del Viceré, secondo cui la città non è tenuta a sostenere le spese richieste. Scelgono però di cercare un compromesso nel caso di ulteriori insistenze dell’alfiere, per evitare scontri che potrebbero avere conseguenze decisamente spiacevoli: l’Università si accollerà le spese di sostentamento, nella misura di cinque grana e mezzo al giorno per ciascun soldato. Solo successivamente, allontanatisi i soldati, la città avanzerà le sue proteste ai ‘superiori’. Si è già accennato al clima di violenza che dominava in quegli anni. Questa situazione, certo almeno in parte dovuta alla carestia, è testimoniata dalla continua lotta contro malfattori e fuoriusciti: il 26 luglio 1564 il sindaco e gli eletti per difendere la città dai delinquenti decidono di nominare trenta frati jurati, che dovranno essere sempre pronti ad intervenire, di giorno o di notte 45. Pochi giorni dopo, il 31 luglio, 44 II 22 novembre si parla ancora del pagamento degli osti, oltre che di spese per un capitano venuto dalla Calabria. 45 Essi hanno l’obbligo di trattenersi al Borgo, per essere pronti ad accorrere dovunque fosse necessario, e non possono allontanarsene se non con licenza del sindaco e degli eletti. Forse ciò adombra anche la preoccupazione degli amministratori di non lasciare gente armata libera di scorrazzare per i casali, dove, per l’estensione del territorio, sarebbe stato praticamente impossibile tenerla sotto controllo.

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l’Università delibera di consegnare al Regio Capitano duc. 50, che gli occorrono per dare la caccia a Matteo di Lamberto46, che aveva preso parte ad una rapina ai danni del regio procaccia. Prima di decidere tale spesa, la città chiede istruzioni al commissario Moles: questi invita la città a tale contribuzione, anzi aggiunge altri duc. 50 come premio nel caso il Lamberti venisse preso vivo. Il 3 agosto l’Università rifiuta di pagare i sei giovani armati mandati presso la Regia Udienza Provinciale contro i fuoriusciti, ritenendo di non essere tenuta a sostenere quest’onere: preferisce mandare prigionieri gli eletti Vincenzo Salsano e Cola Pisapia e intanto rivolgersi alle autorità nella capitale, per avere riconosciute le proprie immunità. Il verbale del 22 agosto ci dà notizia di due furti avvenuti in località Le Celse. Ma è il verbale dell’8 marzo 1565 che dà un quadro veramente drammatico della situazione: rapine e delitti, compiuti di giorno o di notte, avevano creato grosse difficoltà al commercio e all’approvvigionamento di grano, tanto che la città, tramite il suo procuratore a Napoli, aveva chiesto e ottenuto dalla Gran Corte della Vicaria l’invio di un commissario, Giacobo Figliola. La città desidera che i colpevoli o i loro favoreggiatori, qualora fossero catturati dal commissario, siano giudicati dalla Gran Corte della Vicaria. Le eventuali condanne a morte dovranno poi essere eseguite nella Marina di Vietri o comunque nel luogo in cui erano stati commessi i delitti: per ottenere ciò, nella speranza che costituisca un efficace deterrente, la città è disposta a chiedere addirittura l’intervento del Viceré. Inoltre, dovrà essere l’Università stessa a presentare querela contro azioni criminose che dovessero verificarsi in qualsiasi punto del territorio della città47 e, si noti bene, i colpevoli dovranno subire la pena loro comminata etiam si Ile parti desistessero. Il sindaco e gli eletti possono scegliere quattro o più uomini, che stiano presso di loro continuamente armati e che dovranno essere pagati mensilmente. E come abbiamo visto, gli stessi amministratori chiedono al Viceré di poter portare armi per difesa personale, perché nel perseguire i ladri si erano esposti a vendette. Intanto si approvano tutte le spese fatte e da farsi per il commissario della Gran Corte della Vicaria e per le guardie ai prigionieri da lui incarcerati per furti di grano e per altri crimini commessi nella Marina di Vietri. Il 19 maggio si parla di un ordine del Governatore Provinciale di tener pronti, per la lotta ai fuoriusciti, ben 50 frati giurati, con due capi, ciascuno dei quali deve avere la responsabilità di venticinque uomini, che dovrà scegliersi con il sindaco e gli eletti. Messer Felice de Giordano e messer Cola Andrea dela Corte vengono designati capi dei frati giurati. Essi saranno agli ordini del Regio Capitaneo della città e del viceré della Provincia. Oltre a ricevere un compenso in denaro, gli armati godono dell’esenzione dalle contribuzioni per gli alloggiamenti. In più, viene promessa una ricompensa di duc. 25 per la cattura di ogni fuoriuscito: la somma sarà consegnata al capo della compagnia di frati iurati che avrà 46 Contro di lui pesavano due deposizioni estorte sotto tortura. 47 Successivamente (22 agosto) è l’Università stessa, infatti, a sporgere querele nella corte del Regio Capitano perché erano state ‘scassate’ e rapinate due botteghe al Borgo. Viene anche promesso un premio in denaro per chi aiuterà le indagini, anzi se uno dei partecipanti alle azioni criminose decidesse di collaborare, la querela contro di lui dovrà essere ritirata ed egli non dovrà più essere ‘molestato’. Viene sporta anche una querela contro un cittadino di Passiano, che aveva bastonato il capodieci Salvatore Gagliardi.

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eseguito la cattura; questi dovrà dividerla con i suoi uomini. Intanto la città stessa si arma e nomina i suoi capitani a guerra48: Fabio de Perrello per il distretto del Corpo di Cava, Giovan Roberto Longo per il distretto di Passiano, Terenzio de Falco per quello di S. Adiutore e Branca de Simone per quello di Metelliano; il 4 ottobre si parla di convocarli, affinché tengano gente allistata e pronta a prestare servizio. La città è gravata di spese per la ‘guardia’ contro i Turchi49: nel verbale del 5 febbraio 1564 leggiamo che ben 215 uomini erano stati impegnati in questo compito, agli ordini di Berardino Vitale. E la vigilanza non poteva essere allentata: 17 galere minacciavano la costa di Amalfi e, su ordine del Viceré, la città doveva provvedere a sorvegliare le coste nelle marine di Vietri e di Cetara. Il 4 aprile il sindaco e Giovan Benedetto Giovene ricevono dall’università mandato di andare a Salerno a supplicare per un non meglio precisato ‘fatto delle torri’ di Vietri e Cetara. Verbali successivi ci chiariscono che si tratta della richiesta di un ‘disgravio’ sulle spese di manutenzione, riparazione e armamento delle torri. Il 27 aprile Vincenzo Salsano viene incaricato di recarsi a Napoli, per far presente che la città è fortemente indebitata e per chiedere che non sia costretta ad osservare l’ordine della Regia Udienza di Principato Citra, secondo cui avrebbe dovuto fornire al casale di Cetara artiglierie e munizioni. Secondo l’Università cavese, non c’erano fortileze che potessero essere difese e, per di più, il casale di Cetara era solito ogni anno sfrattare, in caso di pericolo di incursioni barbaresche: si pensi alla precarietà della vita di queste popolazioni, costrette praticamente ogni anno alla fuga, mentre ciò, pur nella sua drammaticità, agli amministratori del tempo sembra la cosa più normale e più facile da farsi (oltre che più economica)! Due giorni dopo, l’Università affronta vari temi legati alla difesa del territorio: delibera la consegna delle armi al casale di Cetara, che dovrà dar conto del loro uso, elegge i capitani a guerra e si prepara a fronteggiare il nemico, delibera di valutare le richieste degli abitanti del casale di Dragonea, che sostenevano di non essere tenuti a fare le guardie nel casale di Raito e di nuovo stabilisce di mandare il sindaco a Salerno per la questione delle torri di Cetara. Il 10 maggio, mentre si decide di vedere che spesa comporta la riparazione delle torri, si delibera anche di mandare qualcuno dal Viceré, per appurare se la città è tenuta ad armare il casale di Cetara: intanto, se faccia mandato ali homini de dicto casale di Citara che sfratteno come si suole provedere per la Regia Corte ogni anno. La situazione si fa sempre più critica: il 27 maggio la città di Cava, su ordine della Regia Udienza del Principato Citra, deve inviare una bona guardia di gente armata di scoppette a Cetara e a Vietri, per lo suspetto che Draut Rajs sia in li canali di Piumbino con trentasei bascelli. Le deliberazioni non forniscono altre notizie su quell’estate del 1564: bisogna andare a leggere il verbale del 22 novembre per trovare ancora un 48 I capitani a guerra erano agli ordini del Governatore della Provincia, che doveva confermare la loro nomina. Per la loro carica ricevevano un compenso. 49 8 die. 1563 e 5 feb. 1564.

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cenno al pericolo della pirateria. Al fine di imporre una tassa per la costruzione di torri, il Governatore e il percettore della Provincia avevano avuto ordine dal Viceré di informarsi su quali centri gravitassero per il commercio sulle marine di Salerno e Vietri. Cava ha tutto da guadagnare se la tassa viene ripartita fra più Università, per cui si dà incarico al sindaco, a Geronimo de Angrisano e al cassiere Marzio del Forno di recarsi a Salerno per far sapere di tucte quante quelle città, terre, castelle et lochi convecini che participano utilità del comercio dela Marina de Vieteri. Da notare il verbale del 22 agosto 1564, in cui si parla della possibilità di una divisione del casale di Cetara dalla città di Cava: si decide di consultare gli avvocati della città in Napoli per decidere se tale divisione sia opportuna50. In questi anni difficili l’Università cavese vive anche un rapporto di tensione con il vescovo51. Intanto si continua a lavorare per la costruzione del vescovado, che pesa sulle già magre risorse della città. Il 21 giugno 1564 si decide di dare in fitto le cappelle del episcopato [ ... ] per lo magior prezo che se può. Il 22 agosto si torna a parlare della necessità di continuare i lavori: il verbale è estremamente chiaro sulla situazione finanziaria. Le spese per edificare il sacro edificio sono ingenti, molto si è già speso e molto c’è ancora da spendere e con le entrate provenienti dalle gabelle ordinarie si riesce a malapena a soddisfare il fisco e a pagare gli interessi ai creditori, con i quali l’Università è indebitata per oltre 30.000 ducati. Viene quindi decisa l’imposizione di una gabella straordinaria sui formaggi et altre salsume dalla quale nessun cittadino dovrebbe essere esentato, anzi si dovrà chiedere al vescovo che il clero rinunzi all’immunità. Il 28 ottobre si parla di una questione da chiarire con il vescovo circa le pretese dei preti riguardo alla gabella della farina, all’elezione dei canonici e al conferimento di altre dignità ecclesiastiche. Sempre per recuperare denaro, la città incarica gli avvocati della città di intentare una causa contro il magnifico Giovan Vincenzo Sanfelice52 e i suoi figli, per costringerli a contribuire alla costruzione della cattedrale. Rappresentano una curiosità i verbali del 4 e del 14 luglio 1565. Il 4 luglio, in una riunione del sindaco, degli eletti e dei deputati, si fa notare che l’Università non aveva ancora fatto alcuna cortesia, demo stradone et recognoscimento al vescovo e si decide di offrirgli un recognoscimento de robbe de 50 Si ha notizia di un’istanza del casale di Cetara per rendersi autonomo già nel 1486 (G. ABIGNENTE, Gli statuti inediti di Cava dei Tirreni, Roma, Torino, Firenze 1886, v. I, p. XXXVIII s.). Un tentativo di ottenere almeno una parziale autonomia, subito rigettato dall’università, ci fu anche nel 1516 (Dall’Archivio Storico Comunale. Regesto delle Delibere del 1508 e del 1516-1517, a cura di R. Taglé, Cava de’ Tirreni 1997, p. 75). 51 Tommaso Caselli, domenicano, fu vescovo di Cava tra il 1550 e il 1571. Sulla sua attività cf. A. DELLA PORTA, Cava sacra. Profilo storico della diocesi, Cava dei Tirreni 1965, pp. 55 - 58. 52 II Sanfelice aveva ricevuto una grossa somma di denaro dalla mensa vescovile. Ricordiamo che Cava, prima del vescovo Caselli, aveva avuto due vescovi della famiglia Sanfelice, Pietro, negli anni 1515 - 1519, al quale successe un figlio del fratello Antonio, Gian Tommaso (il celebre religioso sospettato di eresia per le posizioni dottrinali da lui sostenute al Concilio di Trento) che resse la diocesi tra il 1520 e il 1550.1 verbali delle deliberazioni del 1516-1517 testimoniano anche la notevole influenza di Antonio Sanfelice nelle vicende della città legate alla questione dell’episcopato autonomo.

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magnare per un valore approssimativo di duc. 20. Il dono però non era disinteressato: i cittadini cavesi intendono supplicare il vescovo di continuare a fornire i beni spirituali, ma anche di fare gratia di imposizioni da lui fatte al sindaco e agli eletti, per iscritto e verbalmente (purtroppo tali imposizioni non sono state trascritte). Giovan Lorenzo de Curtis si oppone a tale deliberazione, sostenendo che la procedura è stata scorretta. La risposta ferma e dignitosa del vescovo non si fa attendere molto: a distanza di dieci giorni egli ringrazia, ma invita la città a ‘girare’ il dono a chi ne ha più necessità e a rispettare gli ordini regi, ribadendo che mai la città gli aveva fatto alcuna dimostratione, anche se non sarebbe stato sconveniente, né contro le leggi. Nei confronti dei funzionari della città, notiamo che il sindaco e gli eletti avevano avocato a sé la nomina dei catapani, suscitando proteste da parte di coloro che avevano perso tale diritto. Il sindaco e gli eletti però rimasero fermi sulla loro posizione, confermando il decreto (5 febbraio 1564). L’anno successivo (8 marzo 1565) si ribadisce il rispetto delle regole: la scelta spetta al sindaco e agli eletti dai nominativi di una lista preparata nei casali. Le nomine devono essere confermate dal vicario. Il 21 giugno 1564 si decide anche di cambiare il cassiere anno per anno, come si fa per gli altri funzionari: a partire il mese di settembre Marzio del Forno, in carica già dal 1558, avrebbe dovuto lasciare la carica, cosa che poi, però, non avvenne53. Nei riguardi degli amministratori, è da notare il verbale del 4 aprile 1564. In genere al sindaco e agli eletti era riconosciuta una sorta di indennità per le giornate trascorse fuori Cava e per qualsiasi inconveniente potesse loro capitare nell’esercizio delle loro funzioni: stavolta è riportata la copia di un documento proveniente dalla capitale, secondo cui nessun rimborso doveva essere dato al sindaco e agli eletti Salsano e Quaranta, che erano stati a Napoli per alcuni giorni, inquisiti dalla Gran Corte della Vicaria. Il periodo di carestia dovette in un certo senso influenzare la politica delle elemosine, generando anche delle tensioni con i padri francescani. Il 13 ottobre 156454 Vito Antonio de Armenante e Bartolomeo de Simone vengono incaricati di vedere i bisogni dei frati e intendere si vonno confessare sì o no. Sentita la loro relazione, l’Università il 28 ottobre dà ai padri francescani dei panni e promette loro un tomolo di grano al mese per tutto il periodo della carestia. Si oppone al decreto Giovan Berardino Jovene, il quale sostiene che i francescani potrebbero vivere delle elemosine raccolte, non essendoci a Cava altri ordini mendicanti. L’anno successivo però (4 ottobre ’65) viene di nuovo deliberato di fornire i frati di panni. Per quel che riguarda l’istruzione pubblica, la situazione si presenta abbastanza movimenta: il 18 maggio 1561 l’Università aveva assunto come maestro di scuola

53 Marzio del Forno tenne la carica fino al 1569. 54 Prima di tale data, erano stati dati duc. 20 al padre predicatore (4 aprile ’64) e duc. 25 ad alcune donne prigioniere, come già detto (31 luglio). Altre elemosine ad alcuni poveri furono deliberate il 22 novembre.

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un siciliano, Sebastiano Damiano, stabilendo anche le somme che avrebbe dovuto percepire dagli scolari55. Il 27 novembre 1563 furono affissi ai pilastri dei portici nel Borgo cartelli infamatorii contro l’Università e contro il maestro siciliano. I notai Tolomeo David, Berardino della Monica, Sallustio de Rosa e Giovan Matteo Cafaro, unitamente a Terenzio de Falco furono incaricati di indagare in merito. Della questione si parla ancora l’8 dicembre, ma successivamente non se ne fa più parola. Il 17 gennaio 1565 si decide di assumere come maestro di scuola di humanita per un anno Jo. Antonio Rotario, con il patto che debba insegnare a tutti i cittadini che si rivolgeranno a lui, sia poveri che ricchi, senza ricevere emolumento alcuno dai privati, ma solo la provisione universale de onte vinti de carlini, da pagarsi dall’università. Il maestro dovrà essere obbligato a tenere un repetitore e ad osservare altri patti e convenzioni, secondo un istrumento da stipularsi tra lui e il sindaco e gli eletti. Il suo stipendio decorrerà dalla data della stipula dell’istrumento e dell’inizio del suo lavoro e sarà versato secondo i termini indicati nell’istrumento stesso. Il cassiere dovrà provvedere ai pagamenti, e dovrà farsi consegnare una ricevuta. I lavori pubblici sembrano ridotti al minimo necessario. Il 2 gennaio 1564 si delibera di far disegnare da maestri experti il campanile della chiesa di S. Francesco e di acquistare il terreno davanti alla chiesa di proprietà di Martino Carola e del figlio. Nel verbale del 25 marzo si legge di un memoriale da inviare al Viceré, per supplicarlo di rendere deritta la strada ai piedi del Borgo, mentre di un tratto di strada più a Nord si parla nel verbale del 22 agosto: si deve di nuovo ricorrere al Viceré «affinché se facesse la strada dalle Canterelle fino al Borgo della città, per togliere le comodità di arrobarsece et farsece altri malefizii, et se faccia presto»: l’urgenza è data dal clima di violenza di quegli anni. Il 22 novembre troviamo notizia del danno arrecato da un violento temporale alla campana e a un muro di San Liberatore: si decide di effettuare subito le riparazioni. Non c’è più cenno a lavori pubblici fino al 7 luglio 1565, quando Fabiano de Mauro, a nome degli abitanti del villaggio di Molina, propone la costruzione di una strada che dal ponte Surdolo, allora appena costruito, doveva condurre sotto Castagneto, ricollegandosi alla vecchia strada. Questa via avrebbe agevolato notevolmente i collegamenti: chi doveva andare a macinare ai mulini era infatti costretto ad un lungo giro. Il suggerimento fu subito accettato e il sindaco, Federico de Curtis e Giovanni Alfonso de Adinulfo furono incaricati di recarsi sul posto con esperti, di informarsi sulla spesa e sull’opportunità o meno di tale lavoro, per riferirne all’università, alla quale sarebbe poi spettata la decisione. Il 4 ottobre dello stesso anno si decise la riparazione del convento di S. Francesco: addirittura il lato verso la cucina era aperto e minacciava di crollare: ad evitare un aggravamento della spesa si deliberò di intervenire subito.

55 Cf. Dall’Archivio Storico Comunale. Regesto delle delibere 1558-1562, cit. p. 128.

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Non poteva mancare fra tanti verbali un cenno all’archivio della città: il 10 ottobre 1565 si stabilì di adibire ad archivio una cella del convento di S. Francesco, che sarebbe stata chiusa con un’inferriata alla finestra e con bone porte. In questo locale si sarebbero dovuti conservare tutti i documenti della città: pertanto tutti coloro che trattenevano presso di sé indebitamente scritture pubbliche erano invitati a consegnarle; contro gli inadempienti la Corte del Capitano avrebbe emanato un bando penale e addirittura la scomunica. Per quel che riguarda il linguaggio e la trascrizione dei brani, si rimanda a quanto detto nei volumi precedenti. Sembra opportuno sottolineare che convivono le forme Giovene e Jovene, Gio.(abbreviazione di Giovanni) e Jo; la preposizione a a volte è accentata, a volte no; cominciano a comparire gli accenti, anche se in modo discontinuo, sulle parole tronche.

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DELIBERE dal 3 febbraio al 28 settembre 1562



F. 239) 3 febbraio 1562 Si riuniscono il sindaco e gli eletti nella curia del notaio Tolomeo David. I loro nomi sono: sindaco il magnifico U.I.D. Antonio David ed eletti il magnifico U.I.D. Hieronimo de Angrisanis, il nobile notaio Jo. Berardino Jovene, il nobile notaio Bartolomeo de Simone, l’egregio Jo. Alfonso de Adinolfo e il nobile Martinello Tagliaferro. La parrocchia di S. Nicola a Dupino ha consegnato la lista delle persone che potrebbero rivestire la carica di catapano per il trimestre febbraio-aprile. Tra esse il sindaco e gli eletti scelgono Jo. Carolo de Bonjorno, ma, poiché questi non può vacare nel distretto di S. Adiutore, per essere et stare distante dal dicto destricto, gli si dà come aggiunto messer Nicola dela Monica, per esercitare in nome di Riesser Jo. Carolo la carica di catapano nel distretto di S. Adiutore. F. 239 v.) Il nobile Jo. Berardino Jovene, grassiere, parie a messer Nicola e a messer Jo. Carolo del modo che hanno da tenere in lo exercitio de dieta catapania. Il nobile Jo. Berardino Jovene, grassiere, eletto a tale carica dai deputati, ha chiesto di avere come suo adjunto nell’ufficio di grassiere messer Martinello Tagliaferri, che pure aveva avuto dei voti [alchune voci] al tempo delle elezioni. La proposta viene accolta: il Tagliaferri dovrà esercitare la carica di grassiere insieme allo Jovene con eguali poteri. I due grassieri devono provvedere a fare provvista di carne salata, olio e tonnina nella quantità che a loro sembrerà opportuna, e di altri generi commestibili a loro arbitrio. 1 In testa al foglio l’invocazione Ihesus.

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Tutto il denaro che perviene all’università dalle gabelle o per altri motivi va riposto nella cassa dell’università con due chiavi: una dovrà tenerla il sindaco, l’altra il cassiere. F. 240) Si decide che siano controllati i conti dell’ex sindaco Vito Antonio de Arminando e del cassiere Marzio del Forno. Tale compito viene affidato a Jo. Berardino Jovene e a Martinello Tagliaferro. Costoro, insieme a Marzio del Forno, dovranno controllare il conto del fu messer Jo. Laurenzo Damiano, ex cassiere. Si scriva al Signor Ottaviano de Curtis2 che si degni accettare la protezione della città, secondo il decreto fatto dai deputati. [Firmano il sindaco e gli eletti de Angrisanis, Jovene, de Simone, de Adinulfo].

5 febbraio 1562 Si riuniscono il sindaco e gli eletti [de Angrisanis, Jovene, de Simone, Adinulfo] nella curia del notaio Tolomeo David.

de

F. 240 v.) Jo. Alfonso de Adinulfo dovrà andare a Napoli a parlare con il procuratore deli bisogni et modi da tenere riguardo alla liquidazione della numerazione della città e per informarsi se è preferibile mandare mo ali lochi dove si trovano i fuochi assenti o aspettare la numerazione di tutto il regno. Messer Jo. Alfonso dovrà avere copia del decreto di ‘elezione’ di Ottaviano de Curtis a protettore della città. L’Adinolfi dovrà incontrarsi con i consoli [?] 3 dell’arte del ferro, informarsi su come si agirà nella lite contro l’arrendatore del ferro e parlarne con il procuratore della città. Vergilio Sanpaulo viene nominato giurato limitatamente al Borgo e per lo bannire dele corti. Viene nominato giudice annale Jo. Andrea David con la solita provvisione di duc. otto all’anno. Alfonso de Rogeri ha fatto sapere ai magnifici del Reggimento come fortuna del mare [F. 241] le ha tolti dal magazeno dove conserva lo sale che li ha venduto la università: pretende ora lo scomputo per il sale perduto, in quanto sostiene che il danno è stato a causa dei cittadini che non avevano prelevato il sale. Si dà incarico 2 3

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Accettò nel maggio successivo. Indichiamo con un punto interrogativo fra parentesi quadre una lettura incerta.


al notaio Bartolomeo de Simone di informarsi del sale perso, di quanto si pretende e in che modo, e di riferirne agli eletti4. Il notaio de Simone insieme a Jo. Matteo della Monica devono recuperare le scritture della numerazione. Il notaio de Simone dovrà eseguire soltanto quello che gli sarà ordinato dal della Monica circa le cose relative alla numerazione, e riferirne agli eletti. Il cassiere deve pagare grana 35 ad un oste per lo allogiamento de cinque cavalli nella sua osteria su ordine degli eletti. I cavalli sono di un commissario che ritornava da Montecorvino per pagare i soldati. Ugualmente il cassiere deve pagare grana 44 a Jo. Battista Greco per l’allogiamento di sei cavalli e carlini 19 per due staia di orgio da dare a detto commissario.

F. 241 v.) 7 febbraio 1562 Nel fondaco di Marzio del Forno si riuniscono il sindaco e gli eletti Angrisanis, Jovene, Tagliaferri, de Adinulfo).

(de

Si decide di pagare duc. 5 al notaio Bartolomeo de Simone per far completare la fabrica delle mura di Vietri. [Firmano il sindaco e gli eletti de Angrisanis, Jovene, de Adinulfo].

10 febbraio 1562 Nel fondaco di Marzio del Forno si riuniscono il sindaco e gli eletti Angrisanis, Jovene, Tagliaferri, de Adinulfo).

(de

F. 242) Jo. Alfonso de Adinulfo ha riferito che gli avvocati della città residenti in Napoli sono del parere che, per lo disgravio deli fochi, per adesso si mandi soltanto un cittadino; un altro dovrà condurre i testimoni. Si decide pertanto di mandare Vito Antonio de Arminando, il quale dovrà partire domani senza manco. Il cassiere deve consegnargli duc. 25, facendosi rilasciare la ricevuta. L’Armenante dovrà tener conto di quanto spenderà per servizio dell’università. Il cassiere deve pagare a Jo. Alfonso de Adinulfo carlini 15, per essere stato tre giorni a Napoli per servizio della città, ed altri tre carlini per essere stato una giornata alla Rocca de Nucera per ritirare la fede di due fuochi aggregati all’università. 4 Ricordiamo al lettore che tra novembre 1561 e febbraio 1562 il Regno di Napoli fu funestato da violentissime piogge (per questa ed altre notizie cf. T. COSTO, Compendio dell’istoria del Regno di Napoli di Pandolfo Collenuccio da Pesaro, di Mambrino Roseo da Fabriano e di Tommaso Costo napolitano, Napoli 1771, t. Ili)

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Il cassiere deve pagare a Iasone de Conliario [?] carlini 15 per essere stato impegnato cinque giorni per andare con lettere dell’università dal Padre... del Principato dell’Ordine di S. Francesco a Polla, per far venire un padre predicatore del Cilento già destinato a Cava. Il Padre Provinciale avrebbe voluto, invece, mandarlo a predicare a Napoli, nella chiesa di S. Maria dela Nova. Il cassiere dovrà farsi rilasciare ricevuta e la spesa sarà bonificata ai suoi conti. [Firmano il sindaco e gli eletti de Angrisanis, Jovene, de Adinulfo].

F. 242 v.) 14 febbraio 1562 Nel fondaco di Marzio del Forno si riuniscono il sindaco e gli eletti Angrisanis, Jovene, Tagliaferri, de Adinulfo).

(de

Il cassiere deve pagare a Joannes molinaro e Roberto de Combelderos [?], tedeschi panecteri noviter venuti in dieta cita per grassa et beneficio de dieta università, duc. 30 di carlini, ricevendone cautela valida. Il cassiere deve pagare a messer Virgilio Campanile duc. 28 e mezzo, da questo versati a Paolo Petrosino, rimerò, che ha servito sulle regie galere per otto mesi e cinque giorni al posto dei rematori che avrebbe dovuto fornire l’Università. Il cassiere dovrà farsi rilasciare la ricevuta. [Firmano il sindaco e gli eletti de Angrisanis, Jovene, de Adinulfo].

F. 243) 19 febbraio 1562 Nel fondaco di Marzio del Forno si riuniscono Jo. Berardino vicesindaco e gli eletti (de Angrisanis, Tagliaferri, de Simone, de Adinulfo).

Jovene

Si decide di scrivere a messer Jo. Benedicto Jovene, procuratore della città in Napoli, di cercare di ottenere provisioni dalla Regia Camera della Sommaria contro l’Università di Amalfi per ottenere il dovuto per i fuochi di Soverano. Bisogna scrivere al procuratore anche per ottenere di non essere agravati da un’anticipazione dei pagamenti fiscali pretesa dai magnifici Mario e Hieronimo Valletta di Nola. Il procuratore deve anche sollecitare le altre cause dell’università. Bisogna prendere la copia autentica della procura degli eredi di Berardino Bonjorno fatta, nella corte del vicario della città, in persona del notaio Federico David. Tale procura va inviata al procuratore in Napoli, per la lite che intercorre tra l’Università e gli eredi Bonjorno.

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Il cancelliere deve informarsi sui pagamenti della Corte del Capitaneo e sugli emolumenti del magnifico Davit [?]. Presa una copia dell’elenco degli emolumenti, la invii al procuratore a Napoli. F. 243 v.) Il vicesindaco deve parlare con il magnifico Jo. Lorenzo de Curtis: se intende, infatti, che questi deve andare a Napoli. Gli si deve proporre di incontrarsi con Antonio Davit e con il procuratore, affinché provvedano al disgravio deli fochi. Il de Curtis dovrà informarsi del che se ha da negotiare. Poi i tre Cavesi dovranno relazionare per iscritto. Poiché il sindaco, Antonio Davit, è andato a Napoli, si è deciso che in sua assenza eserciti la carica di vicesindaco Jo. Berardino Jovene, finché non sarà fatta una diversa provisione. Jo. Alfonso de Adinulfo dovrà informarsi sui luoghi dove sono franchi i cittadini cavesi [... ]. Dovrà consultarsi con Jo. Matteo dela Monica e Geronimo de Angrisani. Si riveda la lista dei capodieci e si ordini loro di presentarsi davanti al vicesindaco per bisogno che ne tene la università. È giunto ordine della Regia Udienza di Principato Citra di mandare col Capitano [Lubatto?] trenta uomini per servizio del re. Hieri sera si fece provisione per quattordici uomini; gli altri si devono ancora inviare. Non sembra conveniente che quelli che sono già stati inviati non percepiscano salario. Si ordina quindi al cassiere di pagarli quello manco prezzo che se porrà per quello tempo che serviranno, facendosi rilasciare la cautela. Da mo se fa bono dicto pagamento ad soi conti. [Firmano il vicesindaco e gli eletti de Angrisanis, de Simone, de Adinulfo].

F. 244) 2 marzo 1562 Nella chiesa di S. Francesco si riuniscono Jo. Berardino Jovene vicesindaco, gli eletti (de Angrisanis, Tagliaferri, de Simone, de Adinulfo) e i deputati, in numero di 16, con licenza del luogotenente del Regio Capitaneo Giovan Vincenzo de Grimaldo, stante la sua assenza. F. 244 v.) L’anno passato i deputati avevano stabilito di imporre una tassa sulla panectaria in tutto il territorio della città. La tassa poi non era stata imposta, ma al presente per novi accidente diventa opportuno dare esecuzione a quella decisione.

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Si decide pertanto di imporre un tornese per carlino o anche meno, come sembrerà ai deputati incaricati di redigere i capitoli, che sono: Ettore Gagliardi, Geronimo de Angrisani, l’abate Giovan Matteo della Monica, il notaio Jo. Berardino Jovene e messer Marzio del Forno. Nel caso non si riuscisse a vendere tale gabella, il vicesindaco, il cassiere e gli eletti, o la maggior parte di loro, dovranno occuparsi della cosa, procurando di ottenere l’assenso dei superiori. I gabelloti della carne dell’anno passato e di quello in corso pretendono uno scomputo, in quanto un ordine regio aveva dettato delle limitazioni alla macellazione di vaccini. Si decide all’unanimità che gli eletti, o la maggior parte di essi, intenda le ragioni e le richieste dei gabelloti. Se a loro sembrerà giusto concedere uno scomputo, lo facciano. Si dà loro anche la potestà di calcolare le differenze de jus et de facto e provvedere [E 245] nel modo più congruo et conveniente. Dovranno agire nello stesso modo riguardo alle richieste del gabelloto del pesce dell’anno passato e di quello in corso per la franchigia degli eletti e del sindaco.

18 marzo 1562 Nel fondaco di Marzio del Forno si riuniscono Jo. Berardino Jovene vicesindaco e gli eletti (Federico de Curtis, de Angrisanis, de Simone, de Adinulfo). Si stabilisce di far riunire i deputati l’indomani per decidere il prestito da farsi per disgravio dell’università, del modo de farse il catasto e di certe spese fatte dal cassiere in beneficio dell’università. Si decide di ‘far buone’ al cassiere diverse piccole somme, fra cui le spese per una donna che aveva allattato un bambino abbandonato (per il notrimento delo jectatello), le spese per copie di documenti, per il libro della cancelleria del presente anno (che era costato due carlini). I deputati al Reggimento della città avevano rimesso agli eletti [F. 245] il da farsi circa lo scomputo chiesto dai vari gabellieri. Viene deciso che da parte dell’università intervenga Jo. Matteo della Moneca e si notifichi ai gabellieri se restano contenti stare alla decisione da farse per dicto magnifico Jo. Matteo.

22 marzo 1562 Nella chiesa di S. Francesco si riunisce l’Università, dopo un bando emesso dai giurati nei luoghi soliti, con licenza ed in presenza del Regio Capitaneo Giovan Vincenzo de Grimaldi.

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L’Università ha un debito di duc. 36.000 in circa con più persone. Per pagare gli interessi e per altre occurrentie, si riscuotono per ciascun tomolo di grano carlini duc. Per alleviare questa situazione, si era deciso, con più decreti, di fare il catasto generale, come disposto da una regia prammatica. Ma, poiché dato impronto se ha piu celere exequtione, si decide di tassare i cittadini, cominciando dai più facoltosi e descendendo ali mediocri ed cossi ad ciascuno che serra habile ad possere pagare, secondo la loro possibilità, a partire da 30 ducati in basso e da uno in su. Questo impronto si farà per tre anni. Vengono esposte tutte le modalità della tassa e l’Università decide unanimemente che si esegua quanto sopra detto. Vengono incaricati di stabilire la tassa i magnifici Jo. Jacobo Longo, Jo. Laurenzo de Curtis, Jo. Michele Troise, Jo. Matteo dela Monica, il notaio Tolomeo Davit, Marzio del Forno, Terenzio de Falco e Jo. Marco Genoino, che dovranno agire insieme agli eletti ordinari; potrà anche agire solo la maggior parte di essi, fra eletti e deputati. Se uno dei predetti deputati non volesse intervenire allo predicto o mancasse, [F. 247] gli eletti, o la loro maggioranza, possono provvedere a sostituirlo con altra persona, di modo che accanto agli eletti ordinari nel fare dicto taxo ci siano due uomini per ciascun quartiere della città. Da questa tassa non deve essere esentata persona alcuna. Si decide di porre in esecuzione il catasto già altre volte iniziato e di procedere nel più breve tempo possibile, in lo quale catasto se taxano tucti li citatini de dieta cita non lassando nisciuno exempto et privilegiato, giacché il catasto si fa per i debiti contratti per l’Università. Si invoca lo brado del Capitano e degli altri ufficiali e se deputano per l’esecuzione del catasto i predetti, o la maggior parte di essi. Il catasto dovrà essere fatto senza pagamento. Si decide che, fatto il catasto, si dovrà scomputare la rata di coloro che avranno prestato denaro all’università. Si rimettono agli eletti ordinari lo scomputo chiesto da Alfonso de Rogiero, affittatore dell’ultimo partimento del sale, la spesa fatta per i cavalli e gli uomini d’armi della compagnia dell’illustrissimo Sig. marchese de Mesurata, e quella per gli uomini mandati contro i malfattori per ordine della Regia Udienza. F. 247 v.) Tutti coloro che saranno chiamati dagli eletti e deputati per la tassa e il catasto, per fornire informazioni, sono obbligati a presentarsi.

29 marzo 1562 Nella chiesa di S. Francesco si riunisce, con il vicesindaco, l’Università, dopo un

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bando emesso dai giurati, con licenza ed in presenza del Regio Vincenzo de Grimaldi.

Capitaneo

Giovar

Nei giorni passati l’Università in pieno consilio aveva deciso che si facesse lo taxo per far fronte ai debiti. Furono scelte le persone che, insieme agli eletti, dovevano occuparsene. Fu deciso anche che la tassa si facesse da duc. 30 in basso e da uno in su. Gli eletti e i deputati si sono però resi conto che, procedendo in questo modo, non si riesce a raggiungere la somma necessaria per il disgravio. F. 248) L’Università decide all’unanimità di rimettere agli eletti e agli altri cittadini ‘deputati’ ad fare dicto taxo seu impronto, o alla maggior parte di loro, il modo di procedere, dando ampia potestà di tassare i cittadini fino al raggiungimento della somma che a loro parira piu expediente per dicto disgravio deli debiti, oltre i duc. 30 e da uno in su. Si dà potestà ai deputati al Regimento della città di poter modificare tale decreto.

31 marzo 1562 Nella chiesa di S. Francesco si riunisce, con il l’Università, con licenza ed in presenza del Regio Capitaneo.

sindaco

Antonio

David,

È stato nuovamente eretto in città il Sacro Monte della Pietà; sono stati creati i procuratori del Monte, fatti i capitoli con il consenso del Vescovo e alcune preparazioni per eseguire la spesa della carità [Il brano rimane sospeso; segue uno spazio bianco].

1 aprile 1562 Nel fondaco del nobile Marzio del Forno si riuniscono il sindaco e gli eletti (de Angrisanis, Jovene, de Simone, de Adinulfo). F. 249) Nei giorni passati era stato a Cava l’alfiere della compagnia di gendarmi del marchese di Mesurata con ottanta cavalli e con commissione di alloggiare per una sera in città. Questi però non voleva stare nell’alloggiamento datogli dal vicesindaco e dagli eletti, a meno che l’Università cavese non avesse sostenuto le spese. Fu quindi necessario dargli orgio et robe da magnare, per cui il cassiere spese duc. 7. Si delibera di ‘far buona’ detta spesa ai conti del cassiere e di farne memoriale al Viceré. Si decide anche di far ‘buone’ al cassiere le spese per stantie strame et lecti et bagaglie spesi per questa compagnia, oltre i duc. 7, per una somma totale di duc. 24, tari 1 e grana 12.

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Si decide di far boni al cassiere duc. 8 e grana 10 da lui pagati a sedici giovani mandati per servizio della Regia Udienza contro i malfattori. I giovani furono impegnati per due giorni e nce foro capi Aniballo de Angrisanis et Jo. Vitale. Si decide di far boni al cassiere altri duc. 36, tari 1 e grana 15 pagati a messer Virgilio Campanile. Questi aveva versato la somma suddetta al magnifico Emanuel dela Anguillara per le regie galere da parte dell’università. Si decide di far boni al cassiere grana 25 per cinque quaterne di carta comprate per servizio dell’università. E 249 v.) Si decide di far boni al cassiere carlini 10 pagati ai tre giurati della città come terza di Pasqua ad essi spettante. Per venerdì prossimo dovranno riunirsi i deputati per l’elezione del nuovo sindaco, poiché il sindaco attuale, il magnifico Antonio David, intende andare ad fare residentia in Napoli. Jo. Macteo dela Monica aveva avuto potestà di decidere sulle pretese dei gabellieri della farina, del pesce e della carne, sia riguardo agli scomputi da loro chiesti sia riguardo alla franchigia degli eletti. Si decide che insieme al della Monica intervenga il magnifico Jo. Lorenzo de Curtis. Ad essi si dà completa potestà di decidere sulla questione. Il cassiere deve esigere i residui dovuti dai gabellieri e da tutti i debitori, senza tener conto di eventuali decreti contrari. L’arrendatore del parti mento del sale pretende un defalco, per aver perso una certa quantità di sale per fortuna del mare che l’aveva spazzata via dal magazzeno alla Marina di Vietri dove era riposta. Ciò gli aveva arrecato un danno economico. Benché il sindaco e gli eletti, informati della cosa e dopo lunga discussione, avessero deciso che si doveva risarcire dicto pretenso dapno, ora si conclude che il danno non deve essere ripagato dall’università ma da quei cittadini che non hanno pigliato [F. 250] dicto sale. L’arrendatore dovrà consegnare mezzo quarto di sale per tomolo mancante ad ciascuno che Ilo deve bavere. I particulari che ritireranno il sale dovranno pagare grana 12 il tomolo, nonostante ne manchi il mezzo quarto per tomolo. Il cassiere deve versare due ducati a messer Jo. Laurenzo Pisano per il letto, lenzuola e sedie date per servizio delo pagatore [?] e poi tenuto da Diego da Ponte, capitano di fanteria spagnola. Il cassiere dovrà farsi rilasciare ricevuta di pagamento e la spesa gli sarà fatta ‘buona’.

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2 aprile 1562 Nel fondaco di Marzio del Forno si riuniscono il sindaco e gli eletti (de Curtis, Jovene, de Simone, de Adinulfo). F. 250 v.) Nei mesi passati i deputati avevano decretato che si spendesse la quantità di denaro necessaria per la numerazione e i disgrava della città, dando potestà al sindaco e agli eletti di procedere in merito e al cassiere di spendere per questo scopo; la spesa sarebbe stata fatta ‘buona’ ai suoi conti secondo il decreto del 25 febbraio 1561. Il magnifico Vito Antonio de Arminando era stato mandato a Napoli per lo disgravio deli fochi; gli occorre una certa quantità di denaro. Il sindaco e gli eletti, in virtù della potestà ad essi data, ordinano al cassiere di pagare all’Armenante tutta quella quantità di denaro che egli dimandava per lo dispendio che bisognerà affrontare per dicto effecto. Il cassiere dovrà farsi rilasciare ricevuta del versamento, che sarà ‘fatto buono’ ai suoi conti. Nel parlamento che si farà ‘domani’ per la creazione del sindaco, si dovrà parlare anche del salario che chiede Jo. Benedetto Jovene, che partecipa con Vito Antonio de Arminando a Napoli al disgravio della numerazione; similmente si dovrà discutere sull’analoga richiesta di Jo. Lorenzo de Curtis e Jo. Antonio Ferraro, i quali intervennero coli numeratari in tempo dela numerazione facta in dieta cita. Sono stati eletti due capodieci del casale di Vietri. Il Capitano deve fare loro un mandato affinché esercitino il loro ufficio di capodieci e provvedano a far fare le guardie a Vietri e alla Marina, cominciando da mo. F. 251)[Firmano il sindaco e gli eletti de Angrisanis, Jovene, de Simone, de Adinulfo].

3 aprile 1562 Il sindaco, gli eletti ordinari e i deputati [in numero di 19] si riuniscono alla presenza del Regio Capitano Giovan Vincenzo de Grimaldo, nel palazzo in cui questi fa residenza. F. 251 v.) Il sindaco Antonio Davit aveva fatto conoscere la sua intenzione di andare a far residenza in Napoli, per cui si sarebbe dovuto provvedere ad eleggere 5 Stranamente, anziché il de Curtis.

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un altro sindaco. La sua richiesta era sembrata giusta. Si procede pertanto all’elezione. Riporta più voti Federico de Curtis, che sarà sindaco per lo residuo dell’anno con la solita provisione di duc. 24 e con la franchigia delle gabelle e che eserciterà la carica con i cinque eletti rimasti. È stato eretto nuovamente il Sacro Monte della Pietà e al suo regimento sono stati eletti il notaio Tolomeo David, Terenzio de Falco ed altri. Il David e il de Falco sono stati eletti anche procuratori del ven. hospitale di S. Maria dell’Olmo. Si decide pertanto che i suddetti siano confermati procuratori dell’ospedale; ad essi si consegnano i trenta ducati decretati [F. 252] per li bisogni de dicto hospitale. Si ordina al cassiere di versare questa somma, ricevendone cautela de recepto et al ponere de soi conti seli faziano boni sin come da mo seli fanno boni. Il maestro di scuola, magnifico Nicola Quaranta, è tornato a tenere scola in questa città e si è offerto di farlo con ogni diligendo et amore. Si decide di offrirgli come salario da mo al prossimo agosto duc. 12 e si ordina al cassiere di pagarlo mese per mese, facendosi rilasciare ricevuta; il pagamento sarà fatto ‘buono’ ai suoi conti. Il cassiere ha speso duc. 5 e grana 15 alle emende deli orgii che i numeratori e altri regi ufficiali avevano comprato dai cittadini di Cava, che non erano restati contenti del prezzo al quale erano stati pagati detti orgi. Si decide che se faziano boni al cassiere i duc. 5 e grana 15. Si decide di far approvvigionamento di carne salata per comodità della città, nella quantità che sembrerà opportuna ai grossieri Jo. Berardino Jovene e Martinello Tagliaferro e agli eletti ordinari, e del modo et preczo che paria ad dicti magnifici electi et grasseri. Si ordina al cassiere di versare la somma necessaria. F. 252 v.) Cristoforo Vitale e Martinello Tagliaferro vengono incaricati di controllare il conto del cassiere Marzio del Forno. Jo. Benedicto Jovene, procuratore della città a Napoli, ha lavorato con Vito Antonio de Arminando alla questione della numerazione e del disgravio deli fochi. Chiede ora una remunerazione per i suoi servigi. Questa viene rimessa al sindaco e agli eletti, o alla maggior parte di loro. Si rimette al sindaco e agli eletti, o alla maggior parte di loro, determinare e tassare la remunerazione chiesta da Jo. Lorenzo de Curtis, Ettore Gagliardi e Jo. Antonio Ferraro per il lavoro svolto riguardo alla numerazione e appresso ai regi numeratori. I deputati hanno confermato ed accettato la significatoria del conto del cassiere, fatta dal notaio Jo. Berardino Jovene e da messer Martinello Tagliaferro.

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4 aprile 1562 Nella curia del notaio Tolomeo de Davit, sita in magno burgo civitatis Cave. si riuniscono gli eletti, convocati dal vicesindaco Jo. Berardino Jovene. F. 253) Il cassiere deve pagare tari tre e mezzo, per che nce era lictera del Vicerre provinciale, ad Alfonso Senatore e ai suoi compagni, per aver accompagnato certi presuni dela Regia Audientia de importanza fino ad Nocera. Si facciano boni al cassiere i denari spesi per le seguenti cause per ordine degli eletti: duc. 53, tari 4 e grana 5 e mezzo per l’alloggiamento di uomini d’armi e di cavalli della compagnia del duca di Lauro, che si era trattenuto a Cava per una sera; duc. 24, tari 1 e grana 12 per l’alloggiamento di uomini d’armi e di cavalli della compagnia del marchese di Mesurata, che si trattenne una sera (per orgio. paglia, legne. stallagio. lecti. pane. vino, sentimento. pane, bagaglio et altre cose come appare per lista facta per Jo. Alfonso de Adinolfo); duc. 33 e grana 14 spesi per prendere gli uomini da inviare, su ordine della Regia Corte, per rimeri, per far loro le spese alle carceri; per pane, vino e formaggio dato alle confratarie passate per la città, per accompagnare carriagi. prigioni e per altre spese, annotate dal cassiere in una lista controllata dagli eletti; duc. 10 dati a Jo. Nicola de Landò per libbre 250 di copeta mandate a Napoli a Vito Antonio de Arminando.

22 aprile 1562 Nel fondaco di Marzio del Forno in magno burgo della città di Cava si riuniscono Jo. Berardino Jovene vicesindaco e gli eletti (de Angrisanis, Tagliaferro, de Simone, de Adinulfo). Vito Antonio de Arminando e Jo. Benedicto Jovene hanno scritto da Napoli di inviare colà messer Carolo dela Monica per la questione del ‘disgravio’ deli fochi. Si decide di mandare a Napoli messer Carolo dela Monica per questa ed altre faccende riguardo alle quali gli saranno date istruzioni. Gli viene assegnato un salario di duc. 7 al mese. Poiché parte hogi, gli si diano per mo duc. 7. F. 254) Si decide di scrivere ad Antonio Davit a Napoli, per chiedergli di aiutare a risolvere le liti per cui erano state date istruzioni a Carolo dela Monica. Sarà poi ripagato delle sue fatiche. Si decide di far ‘buona’ al cassiere la somma di duc. 6 e mezzo da lui pagata a 31 uomini che erano andati con il Capitaneo e con gli eletti a Cetara e Vietri per pigliare li homini da mandare come rimeri, con ordine della Regia Corte, e per le polveri da sparo ed altre spese fatte per essi e per uno dei giurati che era andato con loro. Per

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questo effecto i giovani e il giurato erano stati impegnati un giorno e una notte. Si decide di far ‘buoni’ al cassiere carlini 4, pagati a Jo. Matteo Gagliardi misurare le mura di Vietri. Il cassiere dovrà farsi rilasciare ricevuta del versamento.

per

Il cassiere deve pagare a Jo. Antonio Ferraro duc. 5 a completamento del suo salario di duc. 8, per essere stato impegnato appresso li magnifici numeratari. Il cassiere dovrà farsi rilasciare ricevuta del versamento. Il cassiere deve pagare al magnifico Hieronimo de Angrisanis carlini 7 per due viaggi fatti alla Marina di Vietri per vedere la guardiola et li sali persi e per essere stato a parlare con gli uomini d’armi della compagnia del duca di Lauro. F. 254 v.) Il cassiere deve pagare a Jo. Vicenzo de Grimaldo duc. 4 in conto dela fabrica dela guardiola che ha da fare a Vietri. Il cassiere dovrà farsi rilasciare ricevuta del versamento. Si deve far ‘buona’ al cassiere la somma di ...6 per un minor peso di ritrovatosi alla cassa dell’università.

moneta

23 aprile 1562 Nel fondaco di Marzio del Forno in magno burgo civitatis Cave si riuniscono, con licenza del Regio Capitaneo, il vicesindaco Jo. Berardino Jovene, gli eletti ordinari (de Angrisanis, Tagliaferro, de Simone, de Adinulfo) e i deputati (in numero di 19). F. 255) È giunto ordine dalla Regia Corte di mandare venti rematori per le regie galere; in seguito è giunta una lettera del Viceré provinciale che sollecita questo invio. La lettera è stata letta ai deputati. È stata loro notificata la diligenza del vicesindaco e degli eletti, per essere andati a Cetara, Vietri e in altri luoghi con il Capitano, ad pigliare gente che fosse acta allo remo; sono stati altresì notificati l’ordine inviato a Napoli a messer Vergilio Campanile di trovare rematori, e fare le spese necessarie per trovarli, nonché la provisione fatta per prendere otto uomini, quali so carcerati in potere del Signor Capitano ed altre provvisioni fatte dai signori del Regimento. Si decide pertanto di mandare un inviato a supplicare il Viceré del disgravio de dicto numero de rimeri, facendo tutte le spese necessarie. La scelta cade sul notaio Sallustio de Rosa, che deve partire immediatamente (et che parta mo). Si deve 6 Manca nel testo.

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anche scrivere al magnifico Francesco Antonio David, che parie ad Sua Excellencia del predicto. Viene confermato l’ordine dato dal cassiere a Virgilio Campanile di pagare li denari bisognaranno ali rimeri se troveranno. Il Campanile dovrà essere risarcito per tutti i pagamenti effettuati per tale causa. Il cassiere deve rimborsare il Campanile o altra persona che pagasse denari per dicto effecto. F. 255 v.) Il Governatore della Provincia ha ordinato di eleggere i capitani ad guerra e di inviargli la lista degli uomini atti alle armi. Vengono confermati i capitani eletti l’anno passato. Se questi non volessero accettare, gli eletti, o la maggior parte di essi, dovranno provvedere in merito. Il vicesindaco ha fatto presente che non vuol più esercitare tale ufficio ed ha richiesto ai magnifici del Regimento di provvedere a nominare un altro vicesindaco. Viene deciso che egli dovrà rimanere in carica fino al ritorno del sindaco.

30 aprile 1562 Nella curia del notaio Sallustio de Rosa si riuniscono il vicesindaco Berardino Jovene e gli eletti ordinari.

Jo.

Poiché il Governatore della Provincia ha de novo ordinato se creassero li capitani ad guerra, pertanto so stati creati il notaio Jo. Roberto Longo per Passiano, il magnifico Fabio de Perrello per il Corpo di Cava, il magnifico Terenzio de Falco per S. Adiutore e per Metelliano messer Branca de Simone.

F. 256) 4 maggio 1562 Nel fondaco di Marzio del Forno si riuniscono il vicesindaco Jo. Berardino Jovene, gli eletti ordinari (de Angrisanis, Tagliaferro, de Simone) e i deputati (in numero di 10; tra essi Sallustio de Rosa, Jo. Lorenzo de Curtis, Jo. Matteo de Monica, Jo. Carolo de Siano e lo stesso Marzio del Forno). Nei giorni passati era giunta in città la compagnia de gente de arma del duca di Lauro, con circa 150 cavalli; si fermò per una sera. La compagnia voleva andare per li casali: per evitare questo, fu pregato il luogotenente della compagnia stessa che restasse contento allogiare alle hostarie del che resto contento, a patto che le spese fossero a carico dei Cavesi. Perciò furono dati 19 tomoli di orzo circa e pane, vino, legna, paglia, et altre commodita; per queste cose e per bagaglie si spesero duc. 53, tari 4 e grana 5 e mezzo. Inoltre erano stati spesi altri duc. 24, tari 1 e grana 12 per l’alloggiamento della compagnia del marchese di Mesurata. Per altre

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occorrende dell’università erano stati spesi altri duc. 33 e grana 4. Si decide che tali somme siano fatte ‘buone’ al cassiere. Il cassiere deve versare al frate che ha predicato in città la scorsa Quaresima, per subvenire ad sue necessita, duc. 22 di carlini che da mo se fanno boni ad soi conti. Similmente se li fatano boni duc. 18 di carlini consegnati a messer Jo. Marco de Orilia, e da questi versati a Virgilio Campanile, il quale a sua volta doveva pagarli ai rimeri dati ala Regia Corte, a nome dell’università.

F. 257) 6 maggio 1562 Nel fondaco di Marzio del Forno in magno burgo civitatis Cave si riuniscono il sindaco, magnifico Federico de Curtis, e gli eletti (Jo. Berardino Jovene, de Simone, de Adinulfo). E venuto in città lo commissario ad exequire per lo facto dele carra che ej stata commandata la cita. Pertanto ej stato concluso che il sindaco vada a Napoli a supplicare il Viceré de disgravio ed anche per sollecitare lo disgravio dela numeratone, et che parta domani. Si scriva al Signor Ottaviano de Curtis che voglia accettare la consulta di questa università et favorirla nelle cose juste. [Firmano il sindaco e gli eletti de Angrisanis e de Adinulfo].

12 maggio 1562 Nel fondaco di Marzio del Forno in magno burgo civitatis Cave si riuniscono il sindaco, magnifico Federico de Curtis, e gli eletti (de Angisanis, Tagliaferro, de Adinulfo). Il sindaco è ritornato da Napoli ed ha riferito che lo disgravio dele carra sta bene incaminato e ne è stato dato memoriale al Viceré. Si decide di scrivere al procuratore universale a Napoli, affinché solleciti il memoriale e solleciti anche il ‘disgravio’ della numerazione. Inoltre, quando si dovrà cominciare a discutere davanti al Presidente della Sommaria, nce compariscano li magnifici advocati dela università. Il sindaco ha riferito che l’Eccellente Signor Ottaviano de Curtis è restato contento azeptare la consulta de questa università. Si decide pertanto di scrivergli in bona forma.

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Si decide di dar seguito alle ledere exequtoriale expedite contra li he redi del q. Berardino de Bonjorno, spendendo tutto il denaro necessario e affidando al sindaco e a Hieronimo de Angrisanis il risarcimento dei danni patiti dall’università. Jo. Alfonso de Adinolfo habia pensiero di controllare la fede dei fuochi assenti dalla città, le bolle dei preti e i privilegi degli uomini d’arme, per il ‘disgravio’ dell’università. F. 258) Il cassiere paghi al sindaco carlini 25 per essere stato a Napoli cinque giorni per servizio dell’università. Il cassiere paghi a Jo. Alfonso de Adinolfo carlini 9 per tre viaggi fatti a Salerno, due per expedire le provisioni deli capitani ad guerra, e uno per comprare grano. Il cassiere paghi al notaio Sallustio de Rosa carlini 35 per essere stato a Napoli sette giorni per lo facto deli rimeri, e gli rimborsi carlini 3 e grana 2, da lui versati per la fede dele assise dele carni vagine deli electi de Napoli. [Firmano il sindaco, l’Angrisani e l’Adinolfi).

21 maggio 1562 Nel palazzo in cui risiede il Regio Capitano e in sua presenza, si riuniscono il sindaco, gli eletti (Jovene, Tagliaferro, de Simone) e i deputati (in numero di 15). Nei mesi passati era stato fatto un decreto per soprassedere all’esazione delle somme residue dovute all’università. I debitori avevano presentato le loro ragioni. Dopo attenta riflessione, si decide che il cassiere esiga tutte le somme da essi dovute. Due anni or sono fu controllato il conto del cassiere Marzio del Forno dal notaio Jo. Berardino Jovene e da Martinello Tagliaferro. La significatoria da loro fatta non si ritrova più. Il notaio Jovene ha però la minuta. Si decide che gli stessi revisori rivedano la significatoria, che va posta di nuovo in bello. Jo. Andrea de Marinis ha chiesto un salario. Marzio Tagliaferro vengono incaricati de taxare dicto salario.

del

Forno

e Martinello

Si decide di controllare il conto di un ex cassiere, Jo. Antonio Damiano. [F. 259] L’incarico viene dato al notaio Jo. Berardino Jovene, a Martinello Tagliaferro e al notaio Tullio de Juliis, che dovranno operare giontamente o la magior parte de epsi. Il sindaco deve fare exequire le lictere exequtoriali contro gli eredi Buongiorno

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sui beni adjudicati a scelta del sindaco e degli eletti. Eseguito ciò, si venda subito; se non si potesse vendere, se assiste o vero se bannisca, come sembrerà meglio al sindaco e agli eletti. I deputati promettono al cassiere di renderlo indenne di una pregiarla prestata per l’Università de restituendo dieta exequtione. Sono convenuti i gabellieri della farina dell’anno scorso, i quali, avendo perso una bona summa de dinari, sono rimasti debitori verso l’Università di duc. 500 in circa e non hanno modo di pagare. Chiedono pertanto una dilazione fino a settembre. Si decide di concedere la dilazione. Si deve fare nova cautela del debito e degli interessi. I gabellieri devono fare anche nova plegiaria de pagare dieta summa et interesse. Essendoci denaro dell’università in cassa, il magnifico cassiere deve ricomprare da notar Jo. Berardino Jovene duc. 13 in circa e tenere cautela de dieta ricompera. Item atteso Martino Carola al tempo comenzo ad hedificare la sua casa in pedi lo burgo7 dela cita predicta piglio del publico certo terreno, et promese accomodare lo cortiglio de Santo Francesco delo terreno suo et per questo li fo concesso lo terreno piglio delo publico; pertanto e stato concluso che lo magnifico sindico fazi costringere dicto Martino ad dare dicto terreno promesso, et fazi allargare dicto cortiglio de Santo Francesco. Si decide di costruire il campanile della chiesa di S. Francesco appedi la porta del convento, all’entrata del convento stesso, secondo le disposizioni di esperti designati dal sindaco e dagli eletti.

23 maggio 1562 Nel fondaco di Marzio del Forno si riuniscono il sindaco e gli eletti Angrisanis, Jovene, de Simone, Tagliaferro).

(de

F. 260) Il notaio Jo. Berardino Jovene, eletto e grassiere, con l’intervento dell’eletto Jo. Alfonso de Adinolfo, ha preso per grassa della città cantaro cinquanta di carne salata da Colangelo Carola e compagni, gabellieri della carne [di seguito sono indicati i pezzi], a carlini 68 il cantaro. Si delibera che il cassiere provveda al pagamento, ottenendone ricevuta, e che la carne salata sia conservata dentro lo scorticaturo

7 Su casa Carola, dal Settecento palazzo Salsano, cf. P. GRAVAGNUOLO, Civiltà di un borgo. Storia e sviluppo urbano di Cava de’Tirreni, Napoli 1994, p. 116 e p. 121.

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dela hostaria dove sta Tomasecto delo Fumo, dove se tenga ben serrata con doye chiave, che dovranno essere custodite una dal sindaco e l’altra dal notaio Jovene. A Tomasecto del Forno va pagato lo allogo dello scortecaturo. Tali pagamenti vengono fatti ‘buoni’ al cassiere, unitamente a un tari da lui pagato a coloro che pesarono la carne e la riposero nel luogo ordinato dal cassiere. Si dispone che se fabiano boni al cassiere duc. 10, pagati su ordine del sindaco e degli eletti a Jo. Vincenzo de Grimaldo per la fabrica dela guardiola de Veteri. Similmente, se faziano boni al cassiere carlini 13 pagati alo monaco dela piacza per lo preczo di uno carro de calci pigliato per reparazione dela ecclesia de Santo Sebastiano. Viene dato al sindaco, a Marzio del Forno e a Jo. Berardino Jovene l’incarico di controllare il conto di Terenzio de Falco sull’amministrazione della carne salata di due anni or sono. [Firmano il sindaco e il de Angrisanis].

F. 260 v.) 27 maggio 1562 Nel fondaco di Marzio del Forno si riuniscono il sindaco e gli eletti Angrisanis, Jovene, de Simone, de Adinulfo).

(de

Si decide di far riunire i deputati il prossimo venerdì, per decidere sul partito deli grani proposto dal sindaco. I notai Bartolomeo de Simone e Jo. Carolo de Siano vadano a Napoli per la causa del capitano Diego da Ponte, in quanto si è saputo, tramite una lettera di messer Ippolito Gagliardo, che il capitano da Ponte è stato chiamato a Napoli per la causa dela violentia commessa in persona deli predetti notare Jo. Carolo et notare Bartolomeo. [Firmano il sindaco, il de Angrisanis e il de Adinulfo].

29 maggio 1562 Nella chiesa di S. Giacomo si riunisce l’Università, Capitaneo Jo. Vincenzo de Grimaldo.

alla presenza del Regio

F. 261) Il magnifico Francesco Bernardo, nuovo Regio Capitaneo della città, ha presentato la patente del suo ufficio. Egli prende possesso della carica e presta il solito giuramento di osservare i privilegi della città.

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Il Regio Capitaneo Jo. Vincenzo de Grimaldo per l’avvento del suo successore ha deposto la carica e chiede che siano nominati i suoi sindicaturi. Vengono incaricati di sindacare il suo operato Jo. Lorenzo de Curtis e il notaio Jo. Berardino de Monica. Si faccia il partito de grani nella quantità che sembrerà opportuna al sindaco e agli eletti, o alla maggior parte di essi, al miglior prezzo possibile. Il cassiere paghi quanto sarà ordinato dal sindaco e dagli eletti; da mo se fa bono ad soi conti tucto quello nce spenderò. Il sindaco deve far spedire mandato penale dal Regio Capitaneo contro i gabellieri della carne che non rispettano i capitoli della gabella.

F. 261 v.) 1 giugno 1562 Nel fondaco di Marzio del Forno si riuniscono il sindaco e gli eletti Angrisanis, Jovene, de Adinulfo, Tagliaferro).

(de

Poiché nei giorni scorsi i magnifici del Regimento avevano rimesso agli eletti far provvista di grano per grassa della città, si decide che il cassiere, il quale deve recarsi a Napoli per soi particulari negotii, si incontri con Virgilio Campanile e insieme ragioneno con li mercanti, per acquistare 4.000 tomoli di grano al miglior prezzo possibile, non superiore però a carlini 8 e mezzo. [Firmano il sindaco, il de Angrisanis e il de Adinulfo].

F. 262) 9 giugno 1562 In magno burgo civitatis Cave et proprie in aula sole rata supra apoteca di Jo. Andrea de Adinulfo si riuniscono il sindaco e gli eletti (de Angrisanis, Jovene, de Adinulfo, Tagliaferro). Nei giorni passati si era decretato che si facesse una tassa per lo disgravio degli interessi che pesavano Sull’Università. Poiché tale tassazione non è stata ancora fatta, si decide che la corte del Capitano debba spedire un mandato affinché per tre giorni alla settimana gli incaricati debbano dedicarsi a ciò e non debbano assentarsi finché non avranno finito. Il notaio Jo. Berardino Jovene e Jo. Alfonso de Adinolfo compariscano inla corte del Capitano per difendere le ragioni dell’università nella causa mossa contro di essa da Andrea de Rosa per lo scomputo da lui preteso sulla gabella della carne di due anni fa.

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Il cassiere deve dare duc. 8 agli uomini di Cetara per polvere e piombo, per poter essere pronti contro i corsali e i nemici di Sua Maestà. I ducati devono essere consegnati ad una persona fidata, che dovrà conservare la polvere e il piombo per i bisogni del casale. F. 262 v.) Il cassiere deve consegnare al notaio Tullio de Juliis duc. 3 per la emenda di orzo, paglia ed altre ‘comodità’ offerte al magnifico don Francesco Zabacto, capitano di fanteria spagnola, e al suo alfiere, che avevano alloggiato in casa sua. Il cassiere deve consegnare carlini 10 a Berardino Ferraro per la emenda del mulo che se azoppao, per soverchio carrico nel trasportare il bagaglio dei soldati spagnoli, et lo tenne piu di zoppo. [Firmano il sindaco, il de Angrisanis e il de Adinulfo].

12 giugno 1562 Si riuniscono nella chiesa di S. Giacomo il sindaco, gli eletti ed altri cittadini, in presenza del magnifico Francesco Ferrerio, giudice e assessore della città, per l’assenza del Regio Capitano Francesco de Bernardo, che si trova a Napoli. È giunto in città il magnifico Diego de Ribera, spagnolo, con patente regia di assessore nella corte del Capitano. Egli ha presentato tale patente al sindaco e agli eletti. Questi gli hanno chiesto la absolutoria del suo precedente ufficio, esercitato nella terra di Montecorvino. Il de Ribera ha promesso di presentare tale documento fra vinti di. [F. 263] Viene intanto ammesso al suo ufficio, come appare per istrumento per mano di notar Sallustio de Rosa, cancelliere, e presta giuramento di osservare i privilegi della città. Il magnifico Francesco Ferrera depone l’ufficio di giudice per l’arrivo del suo successore e chiede i sindicaturi ai quali dar conto della sua amministrazione. Tale incarico viene affidato a Jo. Lorenzo de Curtis e al notaio Berardino de Monica.

23 giugno 1562 Nel fondaco di Marzio del Forno si riuniscono il sindaco e gli eletti (de Angrisanis, Tagliaferro, de Adinolfo). Il cassiere deve pagare carlini 8 al notaio Jo. Berardino Casaburi per la reassumptione di un istrumento della ratificazione della promessa degli uomini di Vietò

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di assumersi l’onere della guardia, dal momento che l’Università aveva fatto fare le mura nel loro casale. Tale istrumento ej stato assumpto dati acti del defunto notaio Colantonio de Abundo. Il cassiere deve pagare carlini 4 a Jo. Battista dela Corte per il danno sofferto a causa della represaglia factali alo suo mulo per tre giorni, a Napoli, ad opera del commissario delle carra che fo taxata la università. F. 263 v.) Il cassiere deve pagare a Tomasetto del Forno un carlino e grana 19 per l’alloggiamento per una sera dei soldati di una compagnia spagnola. Il cassiere deve pagare a Jo. Petro [?] delo Fumo, potecaro, carlini 5 e grana 6 e mezzo per caciocavalli dati per l’alloggiamento dei soldati suddetti. [Firmano il sindaco e il de Angrisanis].

24 giugno 1562 Nella chiesa di S. Giacomo si riunisce l’Università, alla presenza del Regio Capitano. Si era deciso con più decreti di acquistare grano. Pertanto all’unanimità si delibera di procurare grano fino a diecimila tomoli, più o meno, al miglior prezzo possibile. L’incarico di occuparsi della compera viene dato a Marzio del Forno, Andrea e Prospero de Rosa, Virgilio Campanile e Jo. ... de Falco, con ampia potestà di poter concludere l’acquisto e impegnare l’Università, le sue gabelle e i suoi uomini al pagamento del grano. [F. 264] Fin d’ora si dà per approvato il loro operato e si afferma che essi dovranno essere indepni et inlesi de qualsevoglia cautele fatte con i mercanti. Inoltre, messer Andrea parta per Napoli subito. Affinché il partito de grani ed altre cose concernenti il beneficio universale vengano eseguite con più diligenza, vi provvedano, insieme agli eletti o alla maggior parte di essi, i magnifici Jo. Lorenzo de Curtis, abate Jo. Matteo dela Moneca e Terenzio de Falco.

30 giugno 1562 Si riuniscono il sindaco, gli eletti e i deputati nel fondaco di Marzio del Forno. [Rimane bianca la metà inferiore del foglio 264 recto e la metà superiore verso: il verbale di tale riunione non è stato trascritto].

del

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F. 264 v.) 6 luglio 15628 Nella chiesa di S. Giacomo al Borgo si riuniscono il sindaco, gli eletti (de Angrisanis, Jovene, de Simone, de Adinolfo) e i deputati (in numero di 17). F. 265) Il Capitano ha chiesto ai magnifici del Regimento di fare altra provvisione affinché i fuoriusciti e i malfattori non entrino nel territorio della città e i cittadini non siano perturbati. Si decide che siano eletti quattro uomini, uno per quartiere, quali siano capi. Ognuno di essi dovrà nominare venticinque uomini, per un totale di cento uomini, che dovranno essere sempre pronti per andare contro i fuoriusciti e i malfattori su richiesta del Capitano. Sia i capi che i loro uomini saranno remunerati delle loro fatiche 9. Fin d’ora si ordina al cassiere di pagare quanto sarà disposto dal sindaco e dagli eletti, o dalla maggior parte di essi. Se deputano ad eleggere i capi Jo. Roberto Longo, Jo. Lorenzo de Curtis, Cristofaro de Grimaldo, Terenzio de Falco, Jo. Vincenzo de Lucca, Jo. Michele Troise, Jo. Berardino de Sio e notaio Antonio Cola de Lucca, o la maggior parte di essi, che dovranno procedere insieme agli eletti e al sindaco, o alla maggior parte di essi. Si supplica il Capitano della città di dare licenza ai capi et altri eligendi di portare armi. Se ai capi e agli altri uomini dovesse accadere un sinistro nella persona o nei beni, l’Università dovrà favorirli ed aiutarli tanto con i superiori quanto riguardo al necessario e al vitto. F. 265 v.) Si faccia ordine col brazio del Capitano che coloro che hanno botteghe al Borgo vi tengano le armi pronte per poter accorrere in caso di necessità o richiesta del Capitano contro i malfattori. Gli eletti e i deputati sopra nominati devono eleggere un capo in dieta piata. Tutto deve essere notificato all’università la domenica prossima, giorno in cui questa dovrà riunirsi. I deputati hanno ratificato ed approvato lo partito deli grani fatto a Napoli da Andrea de Rosa, sia per i 1300 tomoli circa, sia per i 10.000 tomoli a carlini 9 e mezzo il tomolo. Il prezzo di vendita deve essere definito dal sindaco e dagli eletti. Il denaro vada in potere del cassiere. Item ej stato concluso che se vendano Ile robe exequute contro li heredi del fu Berardino Bongiorno. Trovandosi a vendere, si facciano le debite cautele ai compratori; non trovandosi a vendere, il sindaco e gli eletti provvedano come meglio sembrerà ad epsi. 8 Si veda A. BALDI, L'«epitafìo» di Ponte Surdolo a Cava de'Tirreni, in «Rassegna Storica Salernitana», N. S., n. 23, (giugno 1995), pp. 203-216 e segnatamente le pp. 212-213. 9 Cf. A. PISAPIA, La difesa locale a Cava nella prima età moderna, in «Rassegna Storica Salernitana», N. S., n. 21 (giugno 1994), p. 79, n. 25.

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F. 266) 7 luglio 1562 Nel fondaco di Marzio del Forno si riuniscono il sindaco e gli eletti (de Angrisanis, de Simone, de Adinolfo). Vito Antonio de Arminando è ritornato da Napoli, per lo che bisogna ora inviare un uomo a Napoli per condurre i testimoni al fine di ottenere il disgravio della numerazione. Tale incarico viene dato a Jacobo Polverino con una remunerazione di dieci ducati al mese. Egli dovrà operare con Jo. Benedetto Jovene. Deve partire subito, et seli denghe una mesata avanti, et fazia quello bisognara in Ilo predetto. Si ordina al cassiere di effettuare il pagamento. Il cassiere deve pagare duc. 5 al notaio Bartolomeo de Simone per essersi trattenuto dieci giorni a Napoli per la causa del capitano Diego da Ponte, e due carlini per essere stato tre giorni a Salerno, sempre per servizio dell’università. In questo pagamento vanno inclusi due ducati anticipatigli quando andò a Napoli. Il cassiere deve pagare dodici carlini a Jo. Alfonso de Adinolfo per essere stato a Napoli quattro giorni con il magnifico Antonio de Albertino, regio numeratore, per disgravare certi fochi alla università. F. 266) Se/aziono boni al cassiere carlini 21 pagati agli apprezzatoli, al commissario, al giudice e al notaio che intervennero al sequestro dei beni degli eredi Buongiorno.

15 luglio 1562 Nella chiesa di S. Giacomo al Borgo, con licenza ed in presenza del Regio Capitano, si riunisce l’Università. In primis e stato lecto et volgarizato dal cancelliere il decreto fatto dai magnifici deputati al Regimento della città circa la provisione contro i delinquenti e i malfattori del giorno 6 del presente mese. Inteso il decreto, questo viene laudato et approbato unanimiter dall’università, che decide di darne esecuzione, disponendo che siano eletti i capi e gli uomini, secondo il decreto. In caso di necessità, costoro potranno chiamare altri uomini della città, che dovranno andare con detti capi, ai quali dovranno obbedienza. La prossima domenica l’Università dovrà riunirsi nella chiesa di S. Francesco, dove se ha da ragionare di cose importanti per servitio dela università et da mo se moniscano li congregati ad andare domenica in S. Francesco.

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F. 267) 20 luglio 1562 Si riuniscono nel palazzo del Regio Capitaneo il sindaco, gli eletti (de Angrisanis, Jovene, de Adinolfo, Tagliaferro, de Simone) e i deputati (in numero di sei) ad eligendos homines per persequtione malefacturi. Si è discusso sul decreto relativo alla ‘persecuzione’ dei fuoriusciti, che prescriveva che si nominassero venticinque giovani per provincia, con quattro capi: ciò avrebbe però comportato un maggiore dispendio per l’Università e manco servitù) per il re e il beneficio universale. Si decide pertanto che se allestiscano venti giovani con un capo, o con tre capi, i quali, insieme con il Capitaneo, habiano da assistere, sempre armati, alla ‘persecuzione’ dei fuoriusciti per tutto il tempo che sembrerà opportuno al sindaco e agli eletti. Al sindaco e agli eletti viene demandato anche il compito di stabilire il loro salario, considerato che risulta più vantaggioso prendere i fuoriusciti o metterli in fuga anziché tenere questi giovani per le province con le arme adosso, dal che porria soccedere alcuno inconveniente et incommodita de citatini per esserno la gente de dieta cita homini industriosi et artigiani.

3 agosto 1562 Nel fondaco di Marzio del Forno si riuniscono il sindaco e gli Angrisanis, Jovene, de Adinolfo, Tagliaferro).

eletti

(de

Marzio del Forno, cassiere universale, ha pagato, su ordine del sindaco e degli eletti, duc. 30 di carlini a Jo. Benedicto Jovene in conto della sua provisione come procuratore universale in Napoli ed anche per lo assistere fa al disgravio della numerazione in Napoli. Il cassiere deve pagare a Ferrante de Rosa carlini 5 per la allogherà del fundico che il de Rosa aveva affittato da messer Raynaldo Jovene. In questo fondaco nell’anno 1560 era stato tenuto l’olio dell’università per un mese all’incirca. II cassiere deve pagare a Ottaviano della Monica carlini 10 per il danno sofferto a causa del sequestro di due giumente [F. 268] a Napoli, ad opera del commissario delle carra, del quale l’Università era ancora debitrice, e per le spese fatte per recuperare le giumente dalo stalleri et algozini. [Firmano il sindaco, de Angrisanis e de Adinulfo].

10 agosto 1562 Nel fondaco di Marzio del Forno si riuniscono il sindaco e gli eletti (de

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Angrisanis, Jovene, de Simone, de Adinolfo, Tagliaferro). Il cassiere Marzio del Forno ha fatto molte spese per ordine del sindaco e degli eletti, come appare in una lista scritta da Jo. Alfonso de Adinolfo, che consiste in tredici carte scritte e una bianca. La spesa totale ammonta a ducati 167, tari 3 e grana 13. Si decide che dicto dispendio se fazia bono al dicto magnifico cassero. Il cassiere ha pagato a più persone duc. 7, tari 2 e grana 18, per tante robe da magnare date al padre predicatore in S. Francesco la scorsa Quaresima, secondo la lista fatta dal cassiere stesso. Si decide che se faziano boni ai suoi conti detti duc. 7, tari 2 e grana 18, giacché il padre predicatore venne dal 29 di gennaio e si trattenne per tutte le feste di Pasqua a predicare nella chiesa suddetta et complire de effettuare lo monte della pietà. Si decide di far riunire i deputati lunedì prossimo venturo per eleggere i venditori delle gabelle e della portolania per l’anno avvenire. Nei giorni scorsi era stato fatto un decreto dai deputati e da altri cittadini, riuniti in piena universitate, secondo cui si sarebbero dovuti eleggere quattro capi con venticinque uomini per provincia contro i malfattori e i delinquenti, pagando loro il salario più basso possibile. La suddetta elezione dei capi fu demandata al sindaco, agli eletti e ad altri deputati. Avendo questi discusso, fu deciso che si eleggessero venti giovani con uno o più capi, li quali assistessero con le arme contro i fuoriusciti assieme al Capitaneo, per il tempo che havesse parso al sindaco e agli eletti e con il pagamento che fosse sembrato opportuno agli stessi. In virtù di questi decreti, il sindaco e gli eletti avevano designato come capo messer Sebastiano dela Corte, con venti giovani. Ad essi il cassiere ha pagato duc. 41. Successivamente, messer Sebastiano e compagni erano stati licenziati, acteso non serveano piu ad causa si e inteso che li forasciti deli quali si dubitava so allontanati dal territorio. Si decide pertanto che se faziano boni al cassiere i duc. 41 [Firmano il sindaco, de Angrisanis e de Adinulfo].

F. 269) 17 agosto 1562 Nella chiesa di S. Giacomo al Borgo si riuniscono il sindaco e gli eletti (de Angrisanis, Jovene, de Simone, Tagliaferro). In primo luogo, poiché bisogna vendere le gabelle e bisogna eleggere i venditori, si decide di far riunire i deputati della città il mercoledì successivo, cioè il 19 del mese corrente, per eleggere i venditori delle gabelle e anche per fare la creatione de

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novi sindico, electi et cancellerà II Capitaneo dovrà spedire mandato penale ai deputati per farli intervenire alla riunione suddetta, nella chiesa di S. Francesco.

F. 269 v.) 19 agosto 1562 Nella chiesa di S. Giacomo al Borgo si riuniscono il sindaco e gli eletti (de Angrisanis, Jovene, de Simone, de Adinolfo, Tagliaferro) e i deputati (in numero di 17), alla presenza del regio giudice e assessore della città, Didaco de Ribera. F. 270) Sono giunte lettere del Viceré secondo cui Cava, essendo una delle cita regie del regno, avrebbe dovuto inviare un suo procuratore per intervenire al parlamento generale, fissato per l’8 settembre. Si decide di inviare procura agli avvocati dell’università, Giovan Gentile Tipaldo e Francesco Antonio Davit, in solidum. Si decide anche di rispondere in bona forma alla lettera del viceré della Provincia, persuadendoli che dieta procura se facesse in persona del Signor Lopes de Mardonas. Sono stati eletti a vendere le gabelle e la portolania il sindaco, gli eletti e il cassiere o la maggior parte di loro, con la potestà di aggiungere capitoli alle gabelle, di diminuirle o riformarle. La vendita delle gabelle deve essere bandita hogi et se liberano per li vinti cinque del presente mese. I deputati confermano e approvano la spesa fatta da messer Andrea de Rosa in nome dell’università di diecimila tomoli di grano, e l’altra di 1350 tomoli all’incirca, a carlini 9 e mezzo il tomolo. Si ordina al cassiere di pagare il grano, et che se observe il tenore del contracto facto per dicto messer Andrea seu contracti facti alli mercanti, per i quali si sono in solidum obligati messer Andrea e messer Vergilio Campanile, che devono essere tenuti indepni et inlesi. Domenica prossima, 30 del mese, si dovranno riunire i deputati nella chiesa di S. Francesco per l’elezione del sindaco, degli eletti, del cancelliere ed altri ufficiali della città.

24 agosto 1562 Nella chiesa di S. Giacomo al Borgo si riuniscono il sindaco e gli eletti (de Angrisanis, Tagliaferro, de Adinulfo, Jovene). Lo scorso anno era stata venduta la gabella della carne a messer Andrea con i soliti capitoli; successivamente fu fatto [F. 271] un decreto, secondo cui il sindaco e gli eletti avrebbero dovuto essere franchi da questa e da alcune altre gabelle.

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Messer Andrea ha rispettato le suddette franchigie, ricevendo dal sindaco e dagli eletti polizze per duc. 9, tari 3 e grana 16; inoltre, seli deve fare borio duc. 19, tari 3 e grana 6 per cantara 39 di carne salata. Il cassiere deve versargli la somma totale di duc. 29, tari 10 e grana 2. Il cassiere deve far boni a messer Tullio Vertulocto, gabelliere della farina dello scorso anno, duc. 25 per la franchigia del sindaco e degli eletti dell’epoca, poiché questi ha mostrato le polizze. Se fabiano boni al cassiere carlini 11 dati ad Alfonso Senatore con deci juveni che accompagnaro Jo. Antonio Casaburi carcerato in Salerno in potere dela regia audientia. Se fabiano boni al cassiere carlini 6 dati a Jo. Paulo Moyo e cinque compagni per aver accompagnato un carragio fino a Nocera. [Firmano il sindaco, de Angrisanis e de Adinulfo].

29 agosto 1562 Nella chiesa di S. Giacomo al Borgo si riuniscono il sindaco, gli eletti (de Angrisanis, Jovene, de Simone, de Adinulfo) e i deputati (in numero di 17), alla presenza del giudice ed assessore Didaco de Ribera, in sostituzione del Capitano. F. 272) Per ordine del sindaco, degli eletti e del cassiere erano state bandite le gabelle, secondo un decreto fatto dai deputati. Quella della farina e quella della carne erano state bandite il 16 agosto e messer Jo. Donato de Sparano aveva offerto per la prima duc. 6.600 e 200 di incanti. Viene accettata questa offerta fra molte altre. Messer Jo. Donato inoltre in piu volte se ha incantata dieta gabella a duc. 181; in più ha posta la gabella dela carne [il periodo rimane sospeso e la pagina bianca]. F. 272 v.) Il sindaco fa istanza ai deputati di riunirsi l’indomani nella chiesa di S. Francesco, more solito, per eleggere la nuova amministrazione. Egli, infatti, non intende più rimanere in carica, ma intende andar fuori Cava per soy negotii, anzi da mo lascia l’incarico e chiede con ogni debita reverentia al giudice di far mandato penale ai deputati di riunirsi l’indomani nella chiesa di S. Francesco per lo scopo suddetto.

1 settembre 1562 Nella chiesa di S. Giacomo al Borgo si riuniscono il sindaco Federico de Curtis,

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gli eletti (de Angrisanis, Jovene, de Adinulfo, Tagliaferro), deputati e cittadini (in numero di 9) et alii nonnulli. Il vicario, Ovidio Mannino, ha deposto lo suo officio e chiede che siano nominati i sindicaturi, nonostante non sia ancora venuto il suo successore. Vengono electi per sindicaturi Jo. Berardino Jovene e il notaio Tolomeo Davit. Essi dovranno anche sindicare l’operato del mastrodatti del vicario. F. 273 v.) Il vicario rimette al sindaco Federico de Curtis le pene, le condanne e tutto quanto concerne il suo ufficio, ancora pendenti et non exequiti.

2 settembre 1562 Nella chiesa di S. Giacomo al Borgo si riuniscono il sindaco Federico de Curtis, gli eletti (de Angrisanis, Jovene, de Simone, de Adinulfo) e particularibus con licenza del regio giudice ed assessore Didaco de Ribera, spagnolo. F. 274) È venuto in città il magnifico Alfonso de Arminio di Montecorvino con patente del Vescovo per assumere l’ufficio di vicario. Prestato il solito giuramento, viene ammesso a detto ufficio.

Lo stesso giorno Si riuniscono il sindaco e gli eletti (de Angrisanis, de Simone, de Tagliaferro) nel fondaco di Marzio del Forno.

Adinulfo,

Gentile de Juliis è stato significato in duc. 10 a causa dell’amministrazione da lui fatta de certe robe dell’università portate per grassa deli soldati a Castellammare, Gragnano e Tramonti per ordine della Regia Corte. Su sua richiesta, i magnifici del Regimento gli concedono una dilazione del pagamento di sei mesi. Jo. Petro de Mauro, come erede di Jo. Domenico de Mauro, cum benefìcio legis et inventarli, è stato significato in duc. 30, tari 4 e grana 1 ed è stato più dì carcerato per farli pagare dieta summa. Il de Mauro chiede di fare la discussione dell’inventario dei beni del fu Jo. Domenico, sostenendo che questi non sono sufficienti per pagare i creditori. Pretende inoltre una somma, che sostiene essere stata promessa a Jo. Domenico al tempo in cui era sindaco come aumento della sua provisione, e lo scomputo de certa polve avuta dall’università e posta in suo conto, spesa in beneficio dell’università. Per queste ragioni il de Mauro pretendea litigare; per evitare cause gli si propone un accordo per cui egli dovrà versare solo duc.

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20, del che è restato contento. Gli viene anche concessa una dilazione del pagamento fino al prossimo Carnevale. Il cassiere paghi a Branca de Simone carlini 25, da lui spesi per vitto dei soldati che so stati alti guardie et poste contra forasciti ad Albori ed altri luoghi su ordine della Regia Udienza. F. 275) Si decide che se faziano boni al cassiere duc. 6 per finire di pagare le stellecte de oro et pictura facte al guarda polve dela cona de Santo Francesco, che erano costate otto ducati, di cui due offerti come elemosina. Il cassiere deve pagare carlini 10 a Jo. Jacobo dela Mola per dieci pollanche donate ai magnifici Jo. Gentile Tipaldo e Francesco Antonio David, avvocati dell’università a Napoli. Il cassiere deve pagare a messer Jo. [... ] de Falco carlini 15 e grana 3 per 17 rotola di prosciutto donati ai predetti avvocati, ed altri rotoli dieci e mezzo donati al Signor Hieronimo Longo. Il cassiere deve pagare al sindaco carlini 3 per essere stato una giornata a Salerno per servizio dell’università. Il cassiere deve pagare a Jo. Alfonso de Adinolfo tari 3 per due giornate vacate per servizio dell’università, una a Salerno ed una a Napoli. Se faziano boni al cassiere carlini 5 pagati a Jo. Lorenzo Cafaro per essere andato con Sebastiano de Curti ed altri contro i malfattori. Se faziano boni al cassiere grana 15 pagati a un uomo della Regia Udienza e grana 10 per carta acquistata per servizio dell’università.

F. 275 v.) 3 settembre 1562 Nella chiesa di S. Giacomo al Borgo si riuniscono il sindaco e gli eletti (de Angrisanis, de Simone, Jovene, de Adinulfo, Tagliaferro). Al tempo in cui alloggiarono in città i soldati della compagnia del magnifico Diego da Ponte e i frati giurati, i panettieri diedero ai soldati Ilo pane franco. L’Università aveva stipulato con il capitano da Ponte una convenzione, per cui il gabelloto della farina, Jo. Donato [de Sparano], avrebbe dovuto pagare duc. 46 per tale franchigia. L’Università pretendeva di recuperare questa somma dal gabelliere,

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il quale, dal canto suo, adduceva molte ragioni per non pagarla interamente. Il gabelloto pertanto se reposse in potere del fu Hectorre Gagliardo, allora eletto della città, il quale [F. 276] dichiarò che Jo. Donato dovesse pagare all’università duc. 30 di carlini e il resto della somma ed altro che se devesse far bono ali panecteri per dieta causa lo facesse bono la università ad dicti panecteri. Jo. Donato avrebbe dovuto rilasciare, sin come relaxa, all’università la pretendentia che pretendea dela franchila deli due electi creati piu del solito al tempo della sua gabella, creatione che era stata fatta infra annum, e tutte le altre sue pretese a qualsiasi titolo. Si decide che messer Jo. Donato paghi al cassiere i trenta ducati. Il cassiere afferma di aver ricevuto questa somma ed accettato tutto il predetto. Messer Marzio paghi ai panettieri quanto è loro dovuto a causa di detta franchigia, cioè duc. 10 e tari 2, ricevendone polisa de recepto. Si decide di protestare con il cassiere affinché esiga tutte le somme dovute creditori e, avanzando denaro, affranche dele intrate dela università alienate.

dai

Il cassiere deve esigere da messer Jacobo Polverino quanto ha soverchio del denaro datogli al tempo che andò in Napoli per servizio dell’università, poiché aveva avuto duc. 10 per un mese e si trattenne invece solo venti giorni.

F. 276 v.) 28 settembre 1562 Nel palazzo in cui risiede il Regio Capitano si riuniscono, alla presenza del Regio Capitano, il sindaco e gli eletti (de Angrisanis, de Simone, Jovene, de Adinulfo) e i deputati (in numero di 19). F. 277) Il numero dei deputati è carente sia per la morte di alcuni, sia per lunga assenza di altri. I deputati, in virtù della potestà ad essi attribuita dall’università, eleggono quindi altri otto deputati: il magnifico Jo. Baptista de Angrisanis, lo nobile Silvestro de Rosa, lo nobile Prospero de Rosa, lo nobile Joan... [?] de Falco, lo nobile Joannes Tagliaferro, lo nobile Orlando delo Forno, lo nobile Joantomasi Quaranta10. Si decide di eleggere anche il sindaco, gli eletti e il cancelliere per l’anno seguente, in questo modo: si dovranno ‘creare’ sei eletti per cartelle, more solito; ognuno di essi dovrà esercitare la carica di sindaco per due mesi. I loro nomi dovranno essere messi in una bussola ed estratti uno per volta: l’ordine con cui usciranno i loro nomi determinerà la sequenza in cui dovranno ricoprire 10 Solo sette nomi.

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l’incarico. I deputati dovranno eleggere tra i sei anche il grassiere e il cancelliere. Chi riporterà più voti sarà nominato grassiere e per due mesi dovrà essere anche sindaco. Lo stipendio del sindaco deve essere ripartito fra i sei, ai quali spetta la solita franchigia. Risulta che hanno riportato più voti degli altri Terenzio de Falco, Jo. Laurenzo de Curtis, Jo. Berardino Jovene, il notaio Tolomeo David, il notaio Jo. Macteo Cafaro e Cristofaro de Grimaldo11 per eletti, Terenzio de Falco per grassiere e il notaio Berardino de Monica come cancelliere. I nomi degli eletti, posti in una bussola, vengono estratti ad uno ad uno da uno figliolo; il primo estratto è Cristofaro de Grimaldo, il secondo Jo. Macteo Cafaro, il terzo Jo. Berardino Jovene, il quarto Terenzio de Falco, il quinto Jo. Laurenzo de Curtis e il sesto il notaio Tolomeo David. Vengono quindi confermati nel loro ufficio, [F. 278] con prerogative, pesi, salari e immunità soliti e consueti 12. I deputati approvano tutti i decreti fatti dal sindaco e dagli eletti, relativi a spese fatte per loro ordine. Decidono che se faziano boni al cassiere duc. 4 pagati al procuratore della città in Napoli, Jo. Benedicto Jovene, per le liti dell’università, ed ancora grana 15 per uno quaterno de carta et una carta de coyro per la procura mandata in Napoli per il parlamento generale. Il primo settembre Jo. Donato de Sparano, debitore dell’università per il resto della gabella della farina dell’anno passato, offrì di affrancare, a copertura di parte del suo debito, duc. 850, o quelli che ha sopra la università, all’otto per cento, e duc. 150 al sei per cento. Il sindaco e gli eletti però gli fecero certa difficulta, poiché se intende che questo denaro era stato donato da messer Jo. Donato de Sparano ai suoi figli. Si decide che si faccia detta affrancazione dal primo settembre, altrimenti il cassiere dovrà procedere ad esigere il debito di Jo. Donato. Il cassiere fazia altre affrancationi. Finis, laus Deo, pax vivis et requies defunctis13. [FF. 279 - 280 bianchi].

11 Cf. S. MILANO, Provvedimenti riguardanti la pubblica istruzione a Cava nel sec. XVI, in «Rassegna Storica Salernitana», N. S., n. 9 (giugno 1988), p. 246, n. 22. 12 Cf. A. PISAPIA, Organizzazione territoriale e amministrazione della città «de la Cava» nel XVI secolo, in «Rassegna Storica Salernitana», N. S., n. 24 (dicembre 1995), p. 169, n. 106. 13 Segue, su due righi, una scritta poco chiara, probabilmente un’invocazione devozionale.

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DELIBERE dal 5 ottobre 1562 al 10 ottobre 1563



F. 281) [Libro della cancelleria dell’anno 1562-1563 del notaio Berardino de Monica, cancelliere della città]. Il sindaco è Cristofaro de Grimaldo; gli eletti sono: il magnifico Jo. Laurentio dela Corte, il magnifico notaio Jo. Berardino Jovene, il magnifico Terenzio de Falco, il nobile notaio Tholomeo Davit e il nobile notaio Jo. Macteo Cafaro. Noto qualmente sono stati dicto sindico electi et cancellarius facti, creati et deputati dal 28 settembre per un anno intero, con la condizione che i sei eletti devono esercitare l’officio di sindaco per due mesi ciascuno, nell’ordine in cui erano stati estratti, cioè Cristofaro de Grimaldo per primo, secondo il notaio Jo. Macteo Cafaro, terzo il notaio Jo. Berardino Jovene, quarto Terenzio de Falco, quinto Jo. Laurentio de Curtis, sesto ed ultimo il notaio Tolomeo David. F. 282) 5 ottobre 1562 Il magnifico Cristofaro de Grimaldo sindaco e i cinque eletti si riuniscono nel fondaco del sindaco stesso. In primo luogo si decide che si risponda alle lettere mandate da Napoli da messer Jo. Benedetto Jovene sopra lo disgravio deli fochi. Si mandino le copie degli istrumenti e pregiarle riguardanti il grano. Si solleciti la provisione contro i sostituti della dogana di memoriale contro il Signor Capitano.

Vietri ed

anche

il

F. 282 v.) 8 ottobre 1562 Il magnifico Cristofaro de Grimaldo sindaco e i cinque eletti si riuniscono

nel

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fondaco del sindaco stesso. Si intende fare partito de grani secondo le disposizioni contenute in lettere del viceré della Provincia: si decide di inviare al suddetto viceré Jo. Laureato de Curtis con lettera de credenza. Tutto il denaro che dovesse pervenire all’università da gabelle o altro dovrà essere riposto nella cassa dell’università. La cassa dovrà avere due chiavi: una dovrà essere custodita dal sindaco, l’altra dal cassiere.

F. 283) 18 ottobre 1562 Il magnifico Cristofaro de Grimaldo sindaco e i cinque eletti si riuniscono fondaco del sindaco stesso.

nel

Poiché Jo. Baptista de Falcho e Jo. Domenico Cantarella, sostituti nella dogana di Vietri, non vogliono obbedire alle provisioni della Regia Camera della Sommaria, si decide di mandare a Napoli Jo. Lorenzo de Curtis ad expedire quelle provisioni necessarie sopra de ciò et per altre cause dela università.

F. 283 v.) 28 [?] novembre 1562 Il sindaco Cristofaro de Grimaldo e quattro eletti [manca il de Curtis] si riuniscono nel fondaco del sindaco stesso. Il sindaco è stato a Salerno per il sale, su ordine degli eletti. Avendo avuto un anticipo sulla quota spettante, si decide di fare una procura per pigiar dicto sale14 notaio Bartolomeo de Simone, a messer Jo. Alfonso de Adinolfo e al notaio Salustio de Rosa. Si è deciso di scrivere a Jo. Benedetto Jovene a Napoli, per essere informati ad che sta la causa dela Rocca et de Monte Corbino, affinché si possa provvedere al bisogno de diete cause; gli si scriva anche riguardo alle altre cause. E stato deciso che si osservi il capitolo promesso al magnifico Jo. Donato de Sparano sulla gabella della carne, del tenore seguente: nessuno, cittadino o abitante nella città, presuma ne ardisca far entrare nei tenimenti della città porci comprati fuori, senza prima dichiararli al gabelloto predetto, nel termine di ... 15 ; 14 Si noti che si ritrova già per glia. 15 Manca nel testo.

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i cittadini e gli abitanti della città che avessero porci devono dichiararli nel termine di ...16 sotto pena di duc. 6 da applicarsi dal gabelliere. F. 284) Si è deciso che seli fazano boni ai conti del cassiere vari denari pagati su ordine del sindaco e degli eletti. [Segue il dettaglio. Le varie somme erano state spese per il disgravio deli fochi, per lo fare del partito deli grani e per molte altre ragioni. Segnaliamo il pagamento fatto ad Angustino de Rovello ad causa stecte prisone che fo pigiato quando la Regia Corte voleva li remeri.

F. 284 v.) 9 dicembre 1562 Nella chiesa di S. Giacomo al Borgo si riunisce l’Università, principalmente per l’ammissione del nuovo Capitano, magnifico Francesco de Bernardo, nel suo ufficio. Sindaco è Jo. Matteo Cafaro. Il magnifico Francesco de Bernardo di Napoli ha presentato una lettera del Viceré che dispone la sua ammissione nell’esercizio dell’ufficio di Capitano della città. Si è deciso quindi di ammetterlo e di preparare la risposta17. Si è deciso che si osservino le istruzioni fatte dall’università gli anni passati circa li sindicati deli officiali che hanno ad stare ad sindicato, passati, presenti e futuri.

F. 285) Lo stesso giorno Nella curia del notaio Tolomeo David si riuniscono il sindaco e i cinque eletti. Si decide di preparare la risposta alla commissione di Francesco de Bernardo. Per servizio del re e beneficio della città, ogni martedì il sindaco e gli eletti dovranno riunirsi con il giurato. Il magnifico Andrea de Rosa viene incaricato di andare a Napoli per la recuperatone deli sali, con procura dell’università. Il cancelliere deve fargli la procura. Si deve scrivere a Napoli sopra lo facto deli remeri all’Eccellente Ottaviano de Curti e al magnifico Jo. Benedetto Jovene.

Signor

16 Manca nel testo. 17 Possiamo solo ipotizzare che, per qualche lungaggine burocratica, la sua nomina non fosse stata ancora regolarizzata.

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F. 285 v.) Seli fazano boni al cassiere duc. 34 da lui spesi in dare li vestiti ali frati de San Francesco. Si è deciso di pagare al notaio Sallustio de Rosa carlini 35, cioè carlini 16 per le copie e la stipulatura deli instrumenti sopra Ilo facto deli grani e carlini 19 per vari motivi: per essere stato dieci giorni a Salerno per la questione del sale e, inoltre, tari 4 da lui dati al mastrodatti della dogana, notaio Jo. Paulo Barrile per la quietanza del sale, e carlini 5 per una fede portata nel fondaco di Salerno.

F. 286) 23 dicembre 1562 Nel fondaco di [...?]18 si riuniscono il sindaco e gli eletti (de Curtis, Jovene, de Falco). Si decide di pagare al magnifico Andrea de Rosa duc. 6 per Ile jornate soe impegnate nel negotiare la causa del sale, a Napoli, e quella del grano, comprendendo nei sei ducati anche il rimborso di carlini otto e mezzo da lui spesi per la causa del sale. Si paghino ad Antonio dela Corte e compagni carlini 4 per aver accompagnato dei prigionieri da Cava a Nocera. Si faccia mandato al magnifico Jo. Battista de Falco di dar conto deli risi avuti nei mesi passati dall’università, costringendolo a pagare la somma di cui si ritroverà essere debitore.

F. 286 v.) 13 gennaio 1563 Nella curia del notaio Tolomeo David, si riuniscono il sindaco, gli eletti ordinari (ma firma soltanto Tolomeo David) e i deputati (in numero di 9). Si decide di rispondere ai gabellieri della carne, che si scusano con il sindaco per non poter fare carne per lo manchamento di porci. Il sindaco con il Capitano deve far rispettare i capitoli, ai quali i gabellieri non solo hanno contravvenuto, ma anchora hanno manchato di fare carne corno al presente manchano, con grave danno per l’Università. Il sindaco dovrà riunire l’Università per discutere su questa questione e per poter accusare i gabellieri dela pena per ipsi incursa.

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Cognome di incerta lettura.


F. 287) 20 gennaio 1563 Nella curia del notaio Tolomeo David, si riuniscono il sindaco ed alcuni degli eletti ordinari e dei deputati (oltre il sindaco, otto persone). Si è deciso che il sindaco e gli eletti ricorrano al Capitano contro i gabelloti dela carne, che non rispettano i capitoli e soprattutto perché la carne è mancata per tre giorni. Si dovrà boctare un bando nel Borgo, invitando i cittadini che non se hanno possuto venire ad andare dal sindaco, che li dovrà far examinare dal Capitano.

E 287 v.) 1 febbraio 1563 In burgo magno, e propriamente nel fondaco di Marzio del Forno, si riuniscono il sindaco e gli eletti (De Curtis, David, de Grimaldo). È terminato l’anno di carica del giudice annuale. Si decide di rinnovargli l’incarico.

F. 288) 2 febbraio 1563 Nel palazzo del Regio Capitano si riuniscono gli eletti ordinari e straordinari (complessivamente 17), con il sindaco, con licenza ed in presenza del Capitano. Si è deciso all’unanimità di mandare a Napoli, ad negotiare, il magnifico Vito Antonio de Arminando, con le istruzioni che gli saranno date dagli eletti. F. 288 v.) Si mandi un omaggio al Viceré e agli altri ‘superiori’ nel modo che agli eletti sembrerà più opportuno. Il cassiere provveda alle relative spese. Il decreto fatto dai magnifici del Regimento il 4 aprile 1562 riguardo al salario di Jo. Benedicto Jovene circha lo assistere sopra la nomeratione decorre fino al [...] del presente mese. Oltre questo mese, gli toccherà solo la sua provisione ordinaria di 50 scudi. Si rimette ai magnifici del Regimento di provvedere circa l’elezione deli visuri deli cunti delle casse passate de dieta università, di eseguire quanto dovuto per il beneficio dell’università ed anche di stabilire il salario dei revisori. Il cassiere dovrà provvedere ai pagamenti, con mandato degli eletti, et che seli fazano boni ad soi cunti. Si ponga in esecuzione lo fare del catasto e si done pensiero al magnifico Vito

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Antonio de Arminando di consoltare in Napoli lo modo de exequire dicto catasto et cossi con la consulta et relatione del medesimo se mande in exequctione.

F. 289) 9 febbraio 1563 Nella curia del notaio Tolomeo David, si riuniscono il sindaco e gli eletti (Tolomeo David, Jo. Laurenzo de Curtis, Terenzio de Falco e Cristofaro de Grimaldo). Si autorizza il pagamento di varie somme ad hostolani che avevano ospitato soldati.

F. 289 v.) 10 febbraio 1563 Nella curia del notaio Tolomeo David, si riuniscono il sindaco Jo. Macteo Cafaro e gli eletti (Tolomeo David, Jo. Laurenzo de Curtis, Terenzio de Falco e Cristofaro de Grimaldo). Se fatano boni al cassiere duc. 81, tari 2 e grana 8 spesi per varie ragioni su ordine degli eletti (copie di documenti, guardie ecc.; fra le tante spese, il pagamento ad un uomo che andò ad chiamare Jo. Laurenzo de Curti fi ala casa ad causa uscevano li formagi da questa citta et andavano fore).

F. 291) 22 febbraio 1563 Nella curia del notaio Tolomeo David, si riuniscono il sindaco Jo. Berardino Jovene e gli eletti (Tolomeo David, Jo. Laurenzo de Curtis, Terenzio de Falco e Jo. Macteo Cafaro). Si decide il pagamento di duc. 4 a Federico de Curtis per essere stato otto giorni a Napoli per la numerazione dei fuochi e per altri motivi, per conto dell’università.

22 marzo 1563 Nel fondaco di Marzio del Forno, si riuniscono il sindaco Jo. Berardino Jovene, gli eletti ordinari (Cristofaro de Grimaldo, Jo. Laurenzo de Curtis, Terenzio de Falco e Jo. Macteo Cafaro) e straordinari (in numero di 10).

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Si decide di scrivere al magnifico Marco de Curtis affinché provveda a far andare a Cava un maestro di scuola. F. 291 v.) Si dispone che il cassiere paghi la somma complessiva di duc. 16 e tari 2, cioè duc. 6 e tari 1 a Jo. Nicola de Landò, duc. 5, tari 2 e grana 4 ad Andrea de Gaudioso e duc. 4, tari 3 e grana 16 a [ ... ] Quaranta, per tanta copeta se donaro ali signori superiori questi di passati.

14 aprile 1563 Nel fondaco di Marzio del Forno, si riuniscono il sindaco e gli eletti ordinari (Jo. Laurenzo de Curtis, Jo. Macteo Cafaro, Terenzio de Falco, Cristofaro de Grimaldo, Tolomeo David). Si decide che se fazano boni ai conti del cassiere duc. 2, tari 3 e grana 4 complessivi, spesi su ordine degli eletti per il vitto occorso per ospitare un commissario, per mandare a chiamare Jo. Benedicto Jovene su ordine di Jo. Laurenzo de Curtis, per mandare a chiamare il sindaco e lo stesso Jo. Laurenzo de Curtis a Passiano; inoltre duc. 3, tari 3 e grana 10 e mezzo per letti, materassi, farina, olio ed altre spese sostenute per lo stesso commissario. All’oste Jo. Jacobo dela Mola vanno pagati duc. 6 e grana 5 per robbe date su ordine degli eletti ai soldati, secondo le liste presentate agli eletti e da essi taxate. F. 293) Il cassiere deve pagare all’oste Jacobo Antonio Visconti duc. 2, tari 1 e grana 18 per robbe date a più soldati, al commissario e a messer Alfonso Nulano due volte, su ordine degli eletti, secondo le liste ad essi presentate e dagli eletti stessi taxate. Si paghino tari 2 a Jo. e Petro Antonio Pisapia quali guardaro la porta al Corpo dela Cava al tempo dela indulgentia al sacro monasterio.

F. 293 v.) 19 aprile 1563 Nella chiesa di S. Giacomo si riuniscono il sindaco Terenzio de Falco e gli eletti ordinari e straordinari [complessivamente 20], con licenza del Regio Capitano. Si decide all’unanimità che [F. 294] se facza bona al cassiere tutta la spesa sostenuta dal sindaco e dagli eletti per la ‘persecuzione’ dei malfattori ed anche per i commissari circha lo facto deli grani.

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Il sindaco e gli eletti devono provvedere a fare un’elemosina da 20 scudi in giù al padre predicatore che ha predicato nella chiesa di S. Francesco la scorsa Quaresima, provvedendolo di vestiti, libri o altro che gli necessitasse.

F. 294 v.) 23 aprile 1563 Nel fondaco di Marzio del Forno, si riuniscono il sindaco e gli eletti ordinari (Jo. Laurenzo de Curtis, Jo. Berardino Jovene, Tolomeo David, Cristofaro de Grimaldo, Jo. Macteo Cafaro). Si autorizza il pagamento di tutte le spese sostenute per ospitare nelle osterie soldati, al fine di evitare le iniurie et altre offese, e per ospitare ufficiali e funzionari. Se fatano boni al cassiere [F. 296] i pagamenti di tutte le spese sostenute per ospitare soldati mandati dalla Regia Udienza verso i casali di Salerno e Sanseverino contro i fuoriusciti.

24 aprile 1563 Nella chiesa di S. Giacomo al Borgo si riuniscono il sindaco, gli eletti ordinari (Jo. Laurenzo de Curtis, Jo. Berardino Jovene, Jo. Macteo Cafaro, Cristofaro de Grimaldo) e i deputati (in numero di 13) in presenza del Regio Capitano. F. 296 v.) La causa deli grani si è risolta in favore dell’università. Si decide pertanto all’unanimità di remunerare le soperchie fatiche degli avvocati, Jo. Gentile Tipaldo e Jo. Benedetto Jovene, con venti scudi al primo e dieci ducati al secondo ultra lo ordinario salario. Si comprino 13 canne e mezzo di tela turchina per coprire la cona dell’altare maggiore di S. Francesco. Si dispone di fare il relativo mandato per il cassiere. Nei giorni passati erano state comprate due pezze di tela al prezzo di duc. 40 a carlini 8 la canna, per un totale di 50 canne da portare al Viceré. Queste tele furono poi recosate dal Viceré e rimasero in potere di Virgilio Campanile. Poiché la tela era stata pagata dal cassiere, si dispone che questi si faccia ridare dal Campanile i duc. 40, cancellandone l’esito. Nei giorni passati era venuto in città il regio commissario in la causa deli grani [F. 297] su istanza dell’università. Per la strata in lo venire da Napoli e per essersi egli trattenuto in città tre giorni, si erano spesi duc. 3, tari 2 e grana 15: se

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li facciano boni al cassiere, più altri duc. 12 per aver dovuto pagare tre ducati al giorno al commissario e un ducato al giorno al mastrodatti, anche se costoro avrebbero dovuto essere pagati per cinque giornate, perché tante ne impiegarono inlo venire, stancare et ritornare. Se faczano boni al cassiere altri duc. 9 e grana 10 pagati da Jo. Benedetto Jovene all’esaminatore nella causa della numerazione dei fuochi. Se li faczano boni altri duc. 11, tari 1 e grana 15 pagati da Virgilio Campanile, a nome del cassiere, a Jo. Benedetto Jovene in conto della sua provisione ordinaria per essere procuratore dell’università in Napoli. F. 297 v.) Si faczano bone al cassiere diverse somme di denaro da lui spese su ordine del sindaco e degli eletti per vari motivi 19 (per quinterni di carta; per messi20 tra Napoli, Vietri, Cetara, Tramonti; per un mulattiere che aveva portato la copeta e le tele a Napoli; ad un esperto delle misure del grano, Alfonso Milano; per vari incaricati dell’università andati fuori città per le tante questioni in corso; per generi commestibili donati al padre predicatore; per inviati della Regia Udienza che avevano portato varie disposizioni; per far trattenere nella Marina di Vietri una fregata carica di grano e per le guardie poste sulla nave; per funi che serverò per ligare li prisuni deli soldati del mastro di campo), [F. 300] in totale duc. 42, tari 4 e grana 10.

14 maggio 1563 Si riuniscono il sindaco e gli eletti ordinari (Jo. Laurenzo de Curtis, Tolomeo David, Jo. Macteo Cafaro). Marzio del Forno, Jo. Berardino Jovene e Jo. Alfonso de Adinolfo vengono incaricati di rivedere i conti dell’ex sindaco Tullio de Juliis. Essi dovranno operare almeno in duc.

F. 300 v.) 22 maggio 1563 Nel fondaco di Marzio del Forno, con licenza del Regio Capitano, si riuniscono il sindaco, gli eletti ordinari (Jo. Laurenzo de Curtis, Jo. Macteo Cafaro, Jo. Berardino Jovene, Cristofaro de Grimaldo, Tolomeo David) e straordinari (in numero di 16). 19 Fra essi, grana 11 spesi per cera rossa, comprata appositamente per il sigillo. 20 Un messo aveva portato a Napoli lettere dell’università in cui si protestava per la prigionia et maltractamento che ferno li soldati dela compagnia del mastro de campo al magnifico Terentio de Falcho sindico et electo.

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Vengono assegnati al casale di Cetara21 duc. 20 per poter provvedere alla sua difesa in caso di invasione degli infedeli. La somma deve essere consegnata a Jo. Marco Genoino, con l’impegno di comprare micce, polvere e palle e dar poi conto che la spesa sia stata fatta in dieta monitione. Tale materiale dovrà essere conservato nel casale di Cetara e si dovrà rendere conto di quello che si consumerà. Si decide inoltre di rivedere i conti relativi alle somme versate per la stessa ragione al suddetto casale negli anni passati. [F. 301] Il compito di revisore viene affidato al sindaco stesso, ad un’altra persona che egli potrà nominare, e al cassiere. Si decidono altre norme relative a tale provvedimento. Si rimette al sindaco e agli eletti la decisione sulla richiesta del casale di Vietri per la guardia. Si decide che si faccano boni al cassiere duc. 3, tari 3 e grana 14 dati al padre predicatore in la portatura deli libri, per la cavalcatura e per pane e vino. Si facciano le guardie alla Marina di Vietri e a San Liberatore, acteso nge ej nova de infideli. F. 301 v.) Il notaio Jo. Salvo Jovene dal tempo in cui fu sindaco 22 è debitore dell’università di duc. 146, tari 3 e grana ... per virtù di pubblico istrumento redatto per mano di notar Jo. Berardino Jovene. Egli non ha modo di pagare, ma il nobile Federico de Grimaldi gli ha offerto duc. 200 di quelli che tiene al sei per cento sulle gabelle dell’università. Si decide pertanto che il cassiere affranchi dal magnifico Federico duc. 200, dalla somma che tiene al sei per cento sulle gabelle, purché il notaio Jo. Salvo paghi all’università la somma dovuta23.

5 giugno 1563 Si riuniscono il sindaco Jo. Laurenzo de Curtis e gli eletti (Terenzio de Falco, Cristofaro de Grimaldo, Tolomeo David, Jo. Macteo Cafaro, Jo. Berardino Jovene). Si faccia mandato al cassiere di pagare duc. 20 a Jo. Andrea de Marinis per condurre li sali da Salerno ala Cava.

F. 302) 6 luglio 1563 In presenza del Regio Capitano, nel suo palazzo, si riuniscono il sindaco Jo. 21 Sul casale di Cetara e sui problemi legati alla sua difesa, cf. A. PISAPIA, Organizzazione territoriale ... , cit., pp. 155 -156 e in particolare per questo episodio la n. 33 a p. 156. 22 1553-1554. 23 Egli è debitore anche di altri duc. 36, tari 1 e grana 5.

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Laurenzo de Curtis, gli eletti ordinari (Terenzio de Falco, Cristofaro de Grimaldo, Tolomeo David, Jo. Macteo Cafaro, Jo. Berardino Jovene) e i deputati (in numero di 21). Si decide all’unanimità di pagare a Jo. Benedicto Jovene duc. 30 a completamento del suo salario per le fatiche et travaglie da lui sopportate per il disgravio della numerazione dei fuochi, havendose respecto ala provisione et salario promessogli dagli eletti e deputati gli anni passati, quando la questione fu affidata a lui e a Vito Antonio de Arminando. Entrambi lavorarono insieme a Napoli per molti mesi, poi Jo. Benedicto Jovene rimase da solo per circa tre mesi. L’Università, quindi, era stata relevata dei duc. 15 al mese che si davano all’Armenante: per questo ordina al cassiere di pagare i duc. 30 a Jo. Benedicto Jovene. Si decide di riunire in un sol luogo tutte le macellerie, per maggior comodità e decoro della città. Le beccherie dovranno essere riunite nella casa offerta da Adamante [?] Cafaro secondo i patti e i capitoli già convenuti e secondo quelli che al sindaco e agli eletti sembrerà opportuno stipulare. [F.303] L’Università approva fin d’ora l’operato del sindaco e degli eletti. Se ad essi sembrasse opportuno provvedere ad un’altra casa più comoda, potranno provvedere. Si decide di far riparare bene la strada de Veteri alla Marina, consultando degli esperti sulla spesa necessaria. Se la spesa non supererà i duc. 30, il sindaco e gli eletti potranno far eseguire gli accomodi senza consultare l’Università. Per il pagamento, si dovrà prendere prima il denaro offerto da diversi cittadini; il resto si pagherà con i fondi dell’università. Se la spesa fosse maggiore, si dovrà prima consultare l’Università. F. 303 v.) Nei giorni passati si era deciso di dare al casale di Cetara duc. 20 da spendere in micce, polvere e palle per potersi difendere in caso di invasione da parte degli infedeli. La somma doveva essere consegnata a Jo. Marco Genoino, con tutte le garanzie che sarebbe stata spesa per questo scopo e con l’obbligo di darne conto. Ma Jo. Marco Genoino è lontano dal casale; a ritirare il denaro è stato inviato, con lettera del Governatore della Provincia, messer Alfonso Genoino. Si autorizza il cassiere a versargli i duc. 20, con la cautela predicta. Il cassiere ha fatto delle spese, per servizio dell’università, e ne ha presentato lista. Si decide che si faczano bone ai suoi conti le spese effettuate, che assommano a duc. 9, tari 1 e grana 6.

F. 304) 17 luglio 1563 Nella chiesa di S. Giacomo al Borgo si riuniscono il sindaco Jo. Laurenzo de

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Curtis e gli eletti (Cristofaro de Grimaldo, Terenzio de Falco, Tolomeo David, Jo. Macteo Cafaro, Jo. Berardino Jovene) con nonnulli alii. Il giudice della città ha deposto il suo incarico ed ha chiesto di rendere ragione della sua amministrazione. Vengono quindi nominati i suoi sindicaturi.

24 luglio 1563 Al Borgo si riuniscono il sindaco Jo. Laurenzo de Curtis e gli eletti (Cristofaro de Grimaldo, Terenzio de Falco, Tolomeo David, Jo. Berardino Jovene). Si è deciso di pagare un ducato ad Alfonso Senatore e compagni, quali sono stati ad fare la lominaria ad Monte Fenestra per nostro ordine per la pigiata dele galere torchesce dalle galere de Soa Maestà. Similmente si paghino tari e grana 10 a coloro che andaro ad fare la lomenaria al Monte San Liberatore per la stessa ragione.

F. 305) 5 agosto 1563 Si riuniscono il sindaco Tolomeo David e gli eletti (Jo. Laurenzo de Curtis, Terenzio de Falco, Jo. Berardino Jovene, Cristofaro de Grimaldo, Jo. Macteo Cafaro). Su ordine della Regia Udienza del Principato, la città deve mandare per servizio regio sei giovani bene armati, con provisione de loro vieto. Si decide di mandare i sei giovani, pagando loro per mo duc. 6. I sostituti del regio arrendatore della dogana, che si trovano alla Marina di Vietri, pretendono esigere una tassa [la ragione] sulle mercanzie che se extraheno et contrattano nella Marina di Vietri, contro i privilegi della città. Si decide pertanto di mandare nella Marina di Vietri alcuni incaricati per intendere tale pretensa exactione e chiedere de iustitia il rispetto dei privilegi e dei decreti della Regia Camera, contro i sostituti dell’arrendatore della dogana.

12 agosto 1563 Si riuniscono il sindaco Tolomeo David e gli eletti (Terenzio de Falco, Jo. Laurenzo de Curtis, Jo. Berardino Jovene, Jo. Macteo Cafaro e Cristofaro de Grimaldo).

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Si decide di mandare a Napoli Vito Antonio de Arminando con tutte le scritture relative alle questioni con i sostituti dell’arrendatore delle regie dogane. Per questa ragione, [F. 306] Vito Antonio de Arminando deve comparire, con l’avvocato della città Jo. Gentile Tipaldo, davanti al Luogotenente e Presidente della Regia Camera, per sostenere le ragioni dell’università e per ottenere il rispetto dei privilegi, secondo cui non doveva essere ‘molestata’ né la città, né altri che contrattassero mercanzie nella Marina di Vietri. Il commissario della Regia Camera ha fatto un mandato penale contro più cittadini cavesi, i quali devono presentarsi personalmente a Napoli. Si decide di mandare nella capitale Jo. Laurenzo de Curtis per discutere le ragioni dell’università e dei particolari insieme agli avvocati della città. Nei giorni precedenti per ordine della Regia Udienza erano stati mandati sei giovani contro i fuorusciti e i malfattori. I giovani erano stati impegnati per tredici giorni, ricevendo duc. 6. Si decide di pagar loro altri duc. 7 ad complemento. Il cassiere provveda al pagamento, facendosi rilasciare ricevuta.

20 agosto 1563 Il sindaco Tolomeo David e gli eletti (Jo. Laurenzo de Curtis, Cristofaro de Grimaldo, Jo. Berardino Jovene, Jo. Macteo Cafaro e Terenzio de Falco) si riuniscono nella curia del sindaco stesso. Si decide che il cassiere paghi al notaio Sallustio de Rosa duc. 5, tari 1 e grana 10 a lui dovuti come resto del pagamento per servigi resi all’università al tempo in cui fu sindaco il notaio Bartolomeo de Simone. F. 307) Jo. Domenico dela Corte ha fatto intendere che egli aveva ricoperto l’ufficio di giudice annuale presso il Regio Capitano gli anni scorsi per quindici mesi e avrebbe dovuto ricevere duc. 8 all’anno, ma in effetti non era stato pagato. Il sindaco e gli eletti, informatisi sulla verità di tale asserzione, deliberano che sia pagato duc. 10 per i quindici mesi di lavoro prestati e danno le relative disposizioni al cassiere.

1 settembre 1563 Il sindaco Tolomeo David e gli eletti (Jo. Laurenzo de Curtis, Cristofaro de Grimaldo, Jo. Macteo Cafaro, Terenzio de Falcho e Jo. Berardino Jovene) si riuniscono nella curia del sindaco stesso.

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Il magnifico Alfonso de Arminio di Montecorvino ha deposto 1 ufficio di vicariato ed ha presentato istanza chiedendo che siano nominati i suoi sindicaturi. Si decide di nominare suoi sindicaturi Vito Antonio de Arminando e Jo. Macteo Cafaro.

9 settembre 1563 Nel palazzo del Regio Capitano si riuniscono il sindaco, gli eletti ordinari (Jo. Laurenzo de Curtis, Cristofaro de Grimaldo, Jo. Macteo Cafaro) e straordinari (in numero di 19). Si decide all’unanimità di terminare il chiostro della chiesa di S. Francesco, impegnando da oggi in avanti duc. 50 per le spese necessarie e si dà ordine al cassiere che Ile paga che da mo se fanno boni ad soi cunti. Si decide inoltre di donare alla chiesa le pietre che toccano all’università che sono in lo archo dela fabrica quale sta in pede del burgo desfrabicandosi per li homini che fanno la strata nova. F. 308) La vendita della gabella della carne si affida al sindaco, agli eletti, a Tullio Vertulotta, Andrea de Rosa, Marzio del Forno e Jo. Berardino Jovene, che dovranno anche decidere come venderla, si spartuta la baczina caprina et bufarina dala porcina o tucta insiemi e fare, se necessario, nuovi capitoli. Gli incaricati sopra nominati dovranno operare insieme o la magior parte. Ci si accorda sul pagamento residuo della gabella tenuta gli anni passati dal notaio Colafrancesco de Parisi e compagni, accettando l’offerta fatta al cassiere, con le dovute garanzie, rimettendo al sindaco, agli eletti e al cassiere le modalità inerenti. Il nuovo maestro di scuola dovrà insegnare per un mese, dopo di che si deciderà il suo salario. Questo compito viene affidato al sindaco e agli eletti, che potranno chiamare altri sei o otto deputati. Per questo mese il maestro riceverà tari 6, che saranno scomputati dalla provisione ordinaria. Il cassiere provveda al pagamento. Si faczano boni al cassiere tutti li dispendii fatti fino ad oggi per servizio dell’università secondo una lista da lui redatta e controllata dal sindaco e dagli eletti o dalla maggior parte di loro. Il 6 luglio scorso i deputati deliberarono il pagamento di duc. 30 a Jo. Benedetto Jovene per il suo lavoro circa lo exgravio in la nomeratione. E sorto il dubbio se il pagamento deve essere per i tre mesi, dal 12 febbraio fino al ... 24,

24 Manca nel testo.

80


[F. 309] periodo in cui fu impegnato per lo exgravio, o se debba decorrere la sua provisione ordinaria di 50 scudi l’anno. Si decide di pagare i duc. 30.

16 settembre 1563 Si riuniscono al Borgo il sindaco, gli eletti ordinari (Cristofaro de Grimaldo, Jo. Berardino Jovene, Jo. Macteo Cafaro) e straordinari (in numero di 15). In Salerno è stato fatto mandato dai ‘superiori’ di designare un capo con la gente della città atta alle armi, così come è già stato fatto, ed inviare circa duecento uomini. Ogni giorno si è insistito per ottenere ordine penale per più uomini, in quanto quelli già mandati a Salerno stanno a guardia della città, pronti a resistere ad una eventuale invasione dei Turchi. Si decide di mandare per adesso agli uomini e al loro capitano, magnifico Prospero de Rosa, duc. 40 per loro subventione ad ciò dicti soldati non habiano occasione de parternosi da dieta citta dal che porria nascere incurso de pena contra questa citta. I duc. 40 se fanno boni al cassiere. La metà degli eletti ordinari, cioè Terenzio de Falco, Cristofaro de Grimaldo e Jo. Laurenzo de Curtis, sono assenti dalla città, per cui non è possibile dare rapida esecuzione a molte cose, per servizio regio e beneficio della città. Si decide quindi di dare a quelli che si ritrovano in città, cioè al sindaco Tolomeo David , a Jo. Macteo Cafaro e a Jo. Berardino Jovene, la potestà di governare.

F. 310) 28 settembre 1563 Nel palazzo del Regio Capitano si riuniscono il sindaco Tolomeo David, gli eletti ordinari (Jo. Berardino Jovene, Jo. Macteo Cafaro, Cristofaro de Grimaldo) e i deputati (in numero di 18). Il sindaco fa presente che è terminato il periodo della sua carica. Si decide che fino alla nova electione l’ufficio di sindaco dovrà essere esercitato dal notaio Jo. Macteo Cafaro, con la solita provvisione. Se faczano boni al cassiere tutti li denari che ha dispesi fino ad questo di per conto dell’università, secondo le liste da lui stesso stilate.

F. 310 v.) 4 ottobre 1563 Nel fondaco di Marzio del Forno si riuniscono il sindaco notaio Jo. Macteo

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Cafaro, gli eletti (Jo. Laurenzo de Curtis, Terenzio de Falco 25, Tolomeo David) e deputati (in numero di 17).

i

F. 311) Si decide di pagare ai soldati26 che sono stati nella città di Salerno per ventidue giorni carlini 15 per ciascuno. Al capitano, all’alfiere e al sergente, che sono stati in guardia dela compagnia de dicti soldati, si deve fare qualche demostratione, a discrezione del sindaco e degli eletti. Il cassiere deve versare tutta la somma necessaria impegnando tutte le entrate. Recuperando somme dai particolari citatini, se restituiscano al cassiere. Jo. Berardino Vitale ha disposto del suo per trattenere nel casale di Vietri gli altri soldati de dieta citta. Il cassiere deve rimborsargli la somma, con intervento del sindaco e degli eletti. Il giorno 7 del mese si dovrà fare nova electione del sindaco, degli eletti, del cancelliere e degli altri officiali. Si decide che si restituiscano a Terenzio de Falco duc. 34, tari 2 e grana 1 e mezzo spesi a Napoli per la conservazione delle franchigie e delle immunità. Le spese erano state fatte con lista et credenctiaria del notaio Bartolomeo de Simone, lista che si può controllare e che è in mano al cassiere. La lista è formata de folio due de carte, divise per il lungo, due scritte e due no27 e contiene 39 partite.

F. 312) 9 ottobre 1563 Nella curia del notaio Tolomeo David si riuniscono il sindaco notaio Jo. Macteo Cafaro e gli eletti (Jo. Laurenzo de Curtis, Terenzio de Falco, Tolomeo David, Cristofaro de Grimaldo). Si decide di fare mandato al cassiere di pagare il magnifico Prospero de Rosa a complemento di duc. 269 di carlini, computando le spese da lui sostenute per soccorrere al bisogno dei soldati che nei giorni scorsi erano stati nella città di Salerno per ordine della Regia Corte, come è dimostrato dalla copia di ordini et provisioni. Prospero de Rosa deve distribuire il denaro a 182 soldati che erano stati a Salerno per ventidue giorni, con haverse recognoscimento ad alcuni officiali zoe al alferi, sergente et tamborrino, come sembrerà più opportuno allo stesso de Rosa al momento della distribuzione.

25 Scritto due volte. 26 Questi soldati sono detti dela università dela Cava: una quota, cioè, assegnata alla città di Cava. 27 Due carte scripte et non scripte.

82


F. 312 v.) Il sindaco e gli eletti decidono che se fabiano bone ai conti del cassiere due liste di spese da lui sostenute per servizio dell’università, già controllate28. Una lista ascende alla somma di duc. 132 e mezzo grano, l’altra a duc. 105, tari 2 e grana 1 e mezzo. La prima va dal 1 agosto 1563 e finisce il 6 settembre29; la seconda comincia dal 10 settembre30 e finisce il 9 ottobre31.

E 313) 10 ottobre 1563 Nella chiesa di S. Francesco si riuniscono il sindaco, gli eletti (Jo. Laurenzo de Curtis, Terenzio de Falco, Jo. Berardino Jovene, Cristofaro de Grimaldo, Tolomeo David) e i deputati (in numero di 23), con licenza e in presenza del Capitano della città, per eleggere il sindaco, gli eletti ed altri ufficiali32. Il numero dei deputati è carente per essere alcuni morti, altri assenti. Ne vengono quindi nominati altri quattro: il notaio Jo. Michele de Adinolfo, il notaio Matteo de Falco, il notaio Jo. Antonio de Parisi e Jo. ... [?] de Marinis. F. 314) Si decide di dare un salario di duc. 12 all’anno a Galieno dela Moneca che insieme al procuratore universale della città, Jo. Benedecto Jovene, segue in Napoli le cause della città e principalmente quelle che vertono nella Regia Camera della Sommaria con l’arrendatore delle regie dogane ed altre. Il salario dovrà essere corrisposto a decorrere dal 1 settembre proximo passato e gli si deve anticipare una terza. Dovendosi eleggere il sindaco, gli eletti, il cancelliere e gli altri ufficiali della città per un anno, presentate le cartelle, risultano sindaco il magnifico Vito Antonio de Arminando ed eletti il magnifico Vicenzo Salsano, il magnifico Federico de Curtis, il magnifico Jo. Tommaso Quaranta, il nobile notaio Bartolomeo de Simone, e il nobile Martinello Tagliaferro per eletto e grassiere.33

28 29 30 31 32 33

Viste et reviste. Con l’ultima partita di carlini 5 pagati al notaio Sallustio de Rosa. Con una partita di grana 20 per due quaterni de carta. Con una partita di carlini 3 a Cristofaro de Grimaldo. Sulle modalità delle elezioni, cf. A. PISAPIA, Organizzazione territoriale ... , cit., p. 160, n. 57. Termina qui il registro. Il cancelliere sottolinea la fine del suo mandato con un Finis laus Deo.

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DELIBERE dall’11 ottobre 1563 al 31 agosto 1564



F. 1) Il giorno 11 ottobre 1563 inizia il libro della cancelleria1 del notaio Matteo de Falco, con il sindaco Vito Antonio de Arminante e con gli eletti magn. Federico de Curti u.i.d., magn. Vicenzo Salsano u.i.d.2, l’egregio notaio Bartolomeo de Simone, il nobile Martinello Tagliaferro e il nobile Jo. Thomasi Quaranta.

F. 2) 13 ottobre 1563 Al Borgo e propriamente nel fondaco del nobile Giovan Matteo Campanile3, si riuniscono il sindaco e gli eletti [sono presenti tutti]. Poiché si deve parlare di molte cose utili e necessarie all’università, si decide di far riunire l’Università la prossima domenica.

19 ottobre 1563 Al Borgo e propriamente nel fondaco del nobile Giovan Matteo Campanile, si riuniscono il sindaco e gli eletti della città4. Dietro istanza dell’università, un commissario della Regia Camera della 1 In testa al foglio l’invocazione Jesus [sic]. Sul verso del f. sono scritte cinque frasi devozionali. 2 Nipote di quel Vincenzo Salsano familiare della Regina Giovanna (O. BELTRANO, cit. p. 187) e protagonista nelle vicende della città nel primo Cinquecento (si vedano i primi volumi di questa collana, relativi agli anni 1504-6, 1508 e 1516-1517). 3 Nel 1573 commissionò al pittore Ferdinando de Sparano di Striano (Samo) un quadro della Madonna «ne la quale cona sia tenuto farece lo rosario de la madonna» (G. FILANGIERI, Documenti per la storia le arti e le industrie delle provincie napoletane, voi VI, Indice degli artefici delle arti maggiori e minori, II, Napoli 1891, p. 465); fece anche eseguire lavori di fabbrica nella casa e cortile della villa Campanile all’Acqua della Quercia (1576: FILANGIERI, V, p. 16). 4 I nomi dei partecipanti non sono stati riportati dal cancelliere, che ha però lasciato lo spazio bianco nel testo, dopo la scritta Nomina congregatorum sunt.

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Sommaria era stato a Cava per otto giorni, per prendere informazioni sugli abusi commessi dai sostituti dell’arrendatore. Si decide pertanto che si facciano boni al cassiere Marzio del Forno duc. 8 da lui pagati al commissario. Di questo pagamento il cassiere aveva ricevuto polisa dal commissario. Si dispone che il cassiere debba pagare, facendosi rilasciare ricevuta, a Barone dela Monica di Cava duc. 3, tari 1 e grana 10 per la valuta di dieci tomoli de orgio, data ad una compagnia di gente d’arme di Antonio d’Oria, per distoglierla dal proposito di andare per li casali e per farla alloggiare nelle osterie al Borgo per meno incomodità deli cittadini.

20 ottobre 1563 Al Borgo e propriamente nella curia del notaio Bartolomeo de Simone si riuniscono il sindaco e gli eletti (Salsano, De Simone, Quaranta). Negli anni passati era stata data al sindaco e agli eletti la potestà di nominare il giudice annuale, il quale doveva ‘assistere’ nella corte del Capitano, in virtù di privilegi, come appare chiaramente inlo libro et instruttioni fatti per la Università. [F. 3] Il sindaco e gli eletti, dopo aver discusso su alcuni cittadini che concorrono per questo ufficio, scelgono il notaio Dionisi dela Monica5. Questi ricoprirà la carica per un anno con la solita provvisione e con le prerogative spettanti al suo ufficio. L’Università aveva contratto pagare la rata che li tocca, e renitenti dovranno essere costretti sollecita inoltre la redazione del intervenire ad fare dicto catasto.

un prestito, che era stato taxato. Ognuno deve di questo si deve fare pubblico bando. I cittadini al pagamento con lo braccio del Capitaneo. Si catasto e la nomina degli uomini che hanno da

15 novembre 1563 Al Borgo e propriamente nel fondaco dove al presente ... il nobile Joannes si riuniscono il sindaco e gli eletti (Salsano, Quaranta, Tagliaferri). L’Università tiene nella Marina di Vietri uno magazeno per li sali et altre occorrentie de dieta citta. È necessario farvi delle riparazioni, provvedere a deviare certa acqua che vi perfluisce sopra, erigere un muro. Si dà peso et carico al notaio 5 Rogò atti fra il 1563 e il 1582: cf. FILANGIERI, V, p. 588 e VI p. 638. Gli atti tra 1563 e il 1574 sono custoditi presso l’Archivio di Stato di Salerno {Guida storica dell’Archivio di Stato di Salerno, a cura di L. Cassese, Salerno 1957, p. 217).

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Bartolomeo de Simone di provvedere. Il cassiere pagherà tutta la spesa e da mo gli si fanno boni duc. 2, che egli già ha cominciato a spendere per questo acconcio.

22 novembre 1563 Al Borgo, nel palazzo del Regio Capitano e con licenza di quest’ultimo, si riuniscono il sindaco, gli eletti e i deputati. Il sindaco propone alcune cose circa lo allogiare deli soldati et officiali di essi novamente venuti. [Sono presenti gli eletti Salsano e de Simone e dieci deputati]. Si era fatto ogni sforzo per far sì che i soldati e i loro ufficiali alloggiassero al Borgo, ma non era stato possibile ottenere ciò 6. Era quindi necessario mandarli nei casali. Per questo si decide che per le stanze degli ufficiali si tirino a sorte (se busculano) i nomi di alcuni cittadini fra i più facoltosi e che hanno meglio palaczi degli altri nelle tre provincie di S. Adiutore, Passiano e Metelliano. Ala prima cartella estratta, sarà alloggiato il capitano, alla seconda l’alfiere e alla terza il sergente. [F. 4] La città subvenisca per le spese quelli ali quali toccara la sorte. Eodem instante alcuni fra i deputati redigono una lista dei cittadini più facoltosi e che hanno più comodi palazzi per allogiare detti officiali. Per S. Adiutore sono: il nobile Giovanni Antonio Pisano7, il nobile Terenzio de Falco, il nobile Giovan Donato de Sparano8, il nobile Francesco Antonio Damiano, il nobile Giovan Francesco dela Monica, il notaio Tullio de Juliis, il nobile Ferrante Genuese, il nobile Giovan Battista Cafaro e figli, il nobile Cristofaro de Grimaldo e fratello, il nobile Prospero de Rosa e il nobile Matteo Angelo dela Monica. Per Passiano sono: il nobile Giovan Antonio Jovene del fu Cristofaro 9, il nobile Tullio Vertulotta, il nobile Stefano Pisapia, il nobile Giovan Bartolomeo Quaranta, il magnifico Giovan Antonio Jovene medico, il nobile Pietro Antonio Jovene10 , messer Nicola Cafaro, messer Giovan Colantonio Carola11, messer Giovan Battista

6 Su questo verbale cf. A. PISAPIA, La difesa locale ..., cit., pp. 81-82. 7 Sulla famiglia Pisano cf. BELTRANO, cit., p. 186. Ci sembra opportuno ricordare anche che Giovanni Antonio Pisano nel 1544 fece costruire da Paolo Mojo una casa nel Borgo Grande (FILANGIERI, VI, p. 177), divenuta, ai primi del Settecento, palazzo Genoino (P. GRAVAGNUOLO, cit., p. 116). 8 Nel 1554 Giovan Donato de Sparano aveva fatto costruire «opere di fabbrica» in S. Adiutore (FILANGIERI, VI, p. 227). 9 «Intraprenditore di fabbriche», nel 1565 presenta il conto per la costruzione dell’ospedale in Maddaloni (Ivi, p. 26). Probabilmente era figlio del tavolario e architetto Cristofaro (Ivi, p. 25), che figura in vari atti fra il ’ 18 e il ’52. A titolo di curiosità ricordiamo che nel 1518 Cristofaro Jovene si ritrova nell’appalto della costruzione di una torre di Castel Nuovo di Napoli; nel 1534 viene «scelto per progettare e dirigere la costruzione di un palazzo che il nobile Leonardo Vitale intende fare nel Borgo grande di Cava». 10 Probabilmente da identificare con Pirroantonio Jovene, maestro di muro, che nel 1562 si obbliga a costruire una casa (Ivi, p. 29). 11 Nicolantonio Carola fece costruire dalle fondamenta un palazzo (oggi palazzo Salsano) ai piedi del Borgo, nel 1566 (Ivi, p. 411 e P. GRAVAGNUOLO, cit. p. 116). Cf., in questo stesso volume, p. 49.

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Per Mitigliano sono: il nobile Giovan Berardo de Sio, il nobile Giovan Antonio Civitella, il nobile Giovan Matteo e Vergilio Campanile, messer Fabiano de Mauro, messer Pirrobattista de Cunto, messer Simone de Mauro e messer Geronimo Casaburi. I loro nomi e cognomi vengono scritti su altrettanti biglietti (cartelle) e messi in un cappello da cui vengono estratti da un fanciullo. Vengono prima estratti i nomi del distretto di Metelliano: tocca a Pirrobattista de Cunto ospitare il capitano, a Giovan Matteo Campanile ospitare l’alfiere e a Geronimo Casaburi e al fratello ospitare il sergente. Si procede similmente per la provincia di S. Adiutore. La prima cartella porta il nome di Tullio de Juliis, che dovrà far alloggiare il capitano, poi vengono estratti Terenzio de Falco, per l’alfiere, e Giovan Francesco dela Monica per il sergente. Per il distretto di Passiano, la prima cartella dà il nome di Giovan Antonio Giovene del fu Cristofaro, la seconda quello di Giovan Antonio e Pietro Antonio Jovene e la terza quello di messer Nicola de Parisi12.

27 novembre 1563 Al Borgo, nel palazzo del Regio Capitano e con licenza di quest’ultimo, si riuniscono il sindaco, gli eletti (de Simone e Quaranta) e i deputati (in numero di 24). In primo luogo si decide che Giovan Lorenzo de Curti vada a Napoli, per far sì che i soldati che alloggiano in città dislogino e per altri negotii de dieta citta. Per aiutare il sindaco e gli eletti circa il problema dei soldati alloggiati in città, vengono scelti come adjunti i nobili Terenzio de Falco, [F. 5] Prospero de Rosa, Andrea de Rosa13, Jo. Alfonso de Adinolfo e Jo. Baptista de Marino. Item sono stati deputati l’egr. notar Tholomeo David, lo nobile Terenzio de Falco, l’egr. notar Berardino dela Monica, l’egr. not. Salustio de Rosa e l’egr. not. Jo. Matteo Cafaro quali con ogni diligentia habiano da inquirere quelli che avessero posti et fatti ponere, o consentuto ad ponere li cartelli infamatorii contra lo honore dela Università de dieta citta dela Cava et del magnifico Siciliano quali sono stati posti questa matina ali polieri delo burgo de dieta citta. Si decide di eseguire il decreto del 22 novembre circa lo ponere delle sorte alle case dei cittadini più facoltosi, per far alloggiare gli ufficiali delle compagnie spagnole, e si rimette al sindaco, agli eletti e ai deputati adjunti la tassazione della subvenzione dei cittadini che devono offrire tale ospitalità. 12 Si noti che questo nome non compariva nella lista. 13 Andrea de Rosa ricoprirà la carica di sindaco negli anni 1567-1568 e ancora nel ’75.

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Ai deputati ad inquirere la infamia predicta de cartelli viene data la potestà di promettere del denaro ali accusatori deli culpati, fino ad un massimo di duc. 50, e di fare buttare banni et excommuniche per investigare la detta cosa. Sarà loro dato un anticipo finché non sarà determinata la loro provisione. Il sindaco, gli eletti e i nuovi deputati aggiunti hanno deciso che si paghino ai cittadini che teneno allogiati nelle loro case capitani ed alfieri carlini 12 per ciascuno al giorno e carlini 5 al giorno a chi tiene alloggiati sergenti. Per mo se pagheno al notaio Tullio de Juliis, che ospita il sergente della compagnia del capitano Antonio Tesceda duc. 4, a messer Jentile de Arminando, che fa alloggiare l’alfiere della compagnia del capitano Martino di Eraro duc. 2, a messer Fabiano de Mauro, quale tene allogiato l’alfiere della compagnia del capitano Salaczar, duc. 4.

F. 5 v.) 8 dicembre 1563 Nel palazzo del Capitaneo si riuniscono il sindaco, gli eletti (Federico de Curti, Salsano, de Simone, Quaranta) e i deputati (in numero di 18). Si decide che il sindaco vada a Napoli dal Viceré per notificargli gli agravii commessi dalle compagnie di soldati spagnoli che erano state in città, fra cui le ferite date ad alcuni cittadini e lo rapto dele domne. Il sindaco dovrà dare al Viceré un memoriale delle spese sostenute e non rimborsate dalle predette compagnie, come ancora de bagaglie. Dovrà cercare di ottenere che in futuro quando se havesse ad fare allogiamento in detta citta se facesse al burgo. Dovrà inoltre piglar14 informazione del cartello posto li di paxati contra lo maestro di scola e la università, et de piu detto magnifico sindico havera da bavere pensiero di trovare loco di monasterio per dette domne rapute dove possesseno stare honestamente per conservarli loro vite et che vivano castamente. F. 6) Il magnifico Francesco Antonio David ha pigiata molta faticha circa lo disio giare deli soldati; così anche i magnifici Giovan Lorenzo e Federico de Curti ed altri, che favoriscono le cose universale della città. Si decide di dare un riconoscimento del loro impegno, rimettendo al sindaco, agli eletti e a Giovan Lorenzo de Curti, all’abate Giovan Matteo dela Monica, al notaio Tolomeo David e al notaio Salustio di Rosa di stabilire la remunerazione. La decisione dovrà essere presa da tutti loro insieme o dalla maggior parte di essi. Il sindaco, gli eletti e i suddetti adjunti devono taxare et ordinare quello si ha da pagare a Giovan Berardo Vitale per le spese sostenute nei mesi passati, quando fu 14 Sic.

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mandato alla Marina di Vietri per la guardia deli Turchi, che si faceva per ordine del Regio Commissario della Regia Udienza. Dopo che sarà chiarito lo fatto delo cartello, et sera visto l’exito de maestro Sebastiano Siciliano si vive, o no, si provveda al salario del maestro Nicola Quaranta, ad arbitrio del sindaco, degli eletti e degli adjuncti, o della maggior parte di essi. Si decide di portare a compimento il catasto. Vengono eletti ala confettione de dicto catasto i magnifici Federico de Curti e Vicenzo Salsano. Ad essi si dovranno aggiungere altre persone per aiuto, per poter osservare la regia prammatica. Queste dovranno essere nominate dal sindaco, dagli eletti e da Giovan Lorenzo de Curti, dall’abate Giovan Matteo dela Monica, dai notai Tolomeo David e Salustio di Rosa, o dalla maggior parte di loro. Coloro che saranno nominati dovranno giurare in mano delo magnifico Capitaneo di procedere ala confettione de detto catasto, come comanda la regia prammatica. Federico de Curti e Vincenzo Salsano dovranno essere assistenti et exequturi del catasto. Se gli ‘aggiunti’ non eseguissero il loro dovere, essi potranno provvedere da soli a realizzare il catasto, avendo la facoltà di eligere gli scrivani, i tabularii e gli apprezzatori, dando loro un salario appropriato. Anche il de Curti e il Salsano dovranno avere, al termine della redazione del catasto, un conveniente salario, che sarà stabilito dal sindaco, dagli eletti, da Giovan Lorenzo de Curti e compagni supra nominati, o dalla maggior parte di loro.

19 dicembre 1563 Nel fondaco del nobile Jo. Matteo Campanile al Borgo si riuniscono il vicesindaco Jo. Thomasi Quaranta, gli eletti ordinari (Federico de Curti, Vincenzo Salsano e Bartolomeo de Simone) e i deputati noviter adiuntis (Giovan Matteo della Monica, Giovan Lorenzo de Curti e il notaio Sallustio de Rosa). Nei giorni passati era stato fatto decreto universale che ordinava che fossero aggiunti altri uomini alla redazione del catasto, scelti dal sindaco, dagli eletti, da Giovan Lorenzo de Curti, da Giovan Matteo della Monica, e dai notai Tolomeo David e Sallustio de Rosa o dalla maggior parte di loro. Per questo, sono eletti adjunti Ascanio Longo, Giovan Michele Troisi, Andrea de Rosa, Giovan Battista de Marinis, Leonardo de Marinis e mastro Cesare de Cesaro, che dovranno procedere alla redazione del catasto con Federico de Curti e Vincenzo Salsano. Dovranno agire insieme oppure dovrà operare la maggior parte di loro. Se mancassero et non assistessero, [F. 7] il de Curti e il Salsano potranno procedere da soli.

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27 dicembre 1563 Al Borgo e propriamente nel palazzo del Regio Capitaneo e alla presenza dello stesso Regio Capitaneo, magnifico Jo. Camillo Barattucio, i magnifici Ascanio Longo, Giovan Michele Troisi, Vincenzo Salsano, i nobili Andrea de Rosa e Giovan Battista de Marinis, l’onorevole Leonardo de Marinis e mastro Cesare de Cesario, deputati per la redazione del catasto, giurarono sui Vangeli in manibus del notaio Matteo de Falco, cancelliere della città e in presenza del Capitaneo de famo et procedere ala confezione de dicto catasto iustamente, sinceramente, fedelmente senza passione ne ambitione di odio, di amore, di amicitia, ne di parentado, ne per denari.

F. 7 v.) 2 gennaio 1564 Nella chiesa di S. Francesco, con licenza del Regio Capitaneo, si riuniscono sindaco, gli eletti ordinari Salsano e Quaranta e 17 deputati.

il

Si decide di portare li maestri experti ad designare lo campanale della chiesa di S. Francesco, e dove meglio venera se faccia. Si decide anche di acquistare il terreno che è davanti alla chiesa, da Martino Carola e dal figlio, per quello iusto preczo se deve. Si decide che si debba controllare la ragione et conto dela cascia del fu Jo. Antonio Damiano. Vengono confermati nell’incarico i notai Tullio de Juliis e Jo. Berardino Giovene, ma, affinché cessi ogni suspettione che potesse farse, vengono incaricati di controllare tale conto, separatamente dai primi due, Jo. Michele Troisi, Pietro Jacobo Casaburi e Jo. Baptista de Marinis, seu la magior parte di loro tre. I due gruppi dovranno poi presentare le loro relazioni al sindaco e agli eletti presenti e futuri: discusse dette ragioni, si dovrà fare significatoria ab solutoria o condemnatoria. [F. 8] Ciò che sarà deciso da loro o dalla maggior parte di loro sarà considerato rato et fermo. Parimenti viene ordinato che i predetti magnifici Jo. Michele Troysi, Pietro Jacobo e Jo. Baptista, o la maggior parte di loro, debbano vedere et discutere la ragione del conto dela cascia del magnifico Martio del Fumo da quando questi aveva iniziato ad esercitare la carica di cassiere, senza tener conto di altre significatone. Fatto questo, dovranno procedere ala declarazione et significatoria, assolvendo o condannando il del Forno. Ciò che da essi, o dalla loro maggioranza, sarà deciso, sarà considerato rato e fermo. Federico de Curii, uno degli eletti, è andato fuori città e non e per tornare per mo. Viene pertanto sostituito da Cola Pisapia sia come eletto che come deputato alla redazione del catasto.

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21 gennaio 1564 Nel Borgo si riuniscono il sindaco, gli eletti e i deputati. Si decide il pagamento di carlini 15 al mese da oggi in avanti città, Joanni de Novi, perché obbligato ad assistere appresso li eletti et deputati ogni di per beneficio universale circa il fare del et altre occorrentie. Si ordina al cassiere di pagarlo mese per mese, una ricevuta.

ad un giurato della magnifici sindico catasto et inpronto facendosi rilasciare

F. 8 v.) 24 gennaio 1564 Nel Borgo si riuniscono il sindaco, gli eletti (Salsano, Pisapia, de Simone, Quaranta) e i deputati (in numero di 16), con licenza del Regio Capitano Camillo Barattuccio. Si decide a maggioranza di rivedere l’inpronto et moderarlo nel modo che sembrerà migliore al sindaco, agli eletti e ai deputati o alla maggior parte di loro, provvedendo a sgravare quelli che fossero già gravati, et gravar quelli fossero disgravati. La somma, però, non dovrà superare i 60 ducati, osservando un decreto fatto in precedenza. Questa moderatione se habia da fare fra otto di da hoge. Si dà potestà al sindaco e agli eletti di esigere il prestito nel modo che ad essi sembrerà migliore. Potranno nominare gli esattori e stabilire il loro salario. Nel caso sembrasse loro più opportuno, potranno anche vendere il prestito alle condizioni più convenienti. Se non si riuscisse a fare questa ‘moderazione’ entro otto giorni, si dovrà procedere alla riscossione della tassa fatta da prima. Le entrate dovranno servire esclusivamente per il disgravio degli interessi. Anche i deputati, o la maggior parte di loro, dovranno intervenire nell’ esazione. F. 9) Sono stati eletti et deputati dalle ‘province’ cavesi i seguenti cittadini, i quali, con il sindaco e gli eletti, o tutti insieme o anche solo la loro maggior parte, dovranno intervenire alo disgravio seu agravio: per la provincia di Santo Aytoro il magnifico abate Jo. Matteo dela Monica, il magnifico Jo. Antonio Ferrara, il nobile Andrea de Rosa, il nobile Cristofaro de Grimaldo e l’egregio notaio Jo. Matteo Cafaro; per la provincia di Pasciano i magnifici Cola Pisapia e Jo. Berardino Jovene; per la provincia di Mitigliano il magnifico Jo. Michele Troysi e il nobile Jo. Matteo Campanile; per la provincia delo Cuorpo dela Cava il magnifico Lonardo Punzo, il magnifico Jo. Vicenzo de Lucca e il nobile Alfonso Genoino. Il sindaco e gli eletti devono conoscere il danno potuto da coloro che furono incarcerati in Summaria per la defensione deli privilegii et immunità de dieta citta;

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conosciuta l’entità del danno, dovranno imporre una tassa ed ordinarne il pagamento. [Seguono i nomi dei cittadini da risarcire: fra loro, l’abate Jo. Matteo dela Monica, Vicenzo Salsano, Terenzio de Falco, i notai Jo. Berardino Jovene e Bartolomeo de Simone]. Si decide di vendere li sali della città. Il sindaco e gli eletti, o la maggior parte di loro, potranno distribuirlo come meglio loro parerà9, toccherà a loro anche stabilire il miglior prezzo che si potrà ottenere.

F. 9 v.) 5 febbraio 1564 Nella città di Cava, si riuniscono nel luogo solito il sindaco e gli eletti (Vincenzo Salsano, Federico de Curti, Martinello Tagliaferro e Bartolomeo de Simone). Nei mesi passati era stato decretato che l’ufficio della catapania fosse esercitato per un anno da quattro cittadini eminenti, designati dal sindaco e dagli eletti. C’erano state proteste, da parte delle parrocchie e di persone che avevano potestà di presentare i catapani, circa la distribuzione degli emolumenti per tale carica. Questo decreto però viene confermato, precisando che l’anno di carica terminerà ad ottobre prossimo15.

F. 10) Lo stesso giorno Si riuniscono il sindaco, gli eletti (Vincenzo Salsano, Federico de Curti, Jo. Thomasi Quaranta, Martinello Tagliaferro e Bartolomeo de Simone) e i deputati (solo due, il notaio Salustio de Rosa e Jo. Laurenzo de Curti). Berardino Vitale era stato mandato alla Marina di Vietri, dove assestio da circa otto di con molta gente, ad numero di 215. Aveva dovuto sostenere delle spese per lo vitto dele gente che tenne in dieta Marina. Avutane informazione dal sindaco dell’anno passato, si dispone il pagamento al Vitale di duc. 12.

F. 10 v.) 11 febbraio 1564 Al Borgo si riuniscono il sindaco e gli eletti (Vincenzo Salsano e Martinello Tagliaferro). 15 Probabilmente i magnifici del Reggimento pensavano che nell’esercizio della catapania ci fossero stati degli abusi o delle irregolarità; avevano quindi preferito affidarla per un anno a persone di loro fiducia per alcun bon respetto et qua non s’exprimeno. Sulla questione della catapania si veda A. PISAPIA, Organizzazione territoriale cit., p. 165.

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Su ordine del Viceré, la città deve fare guardia nelle marine di Vietri e Cetara, in quanto diciassette galere di Turchi minacciano la costa di Amalfi. Si decide di chiedere al Regio Capitano della città di emanare mandato per disporre che gli uomini di Vietri e Cetara vogliano fare le guardie solite, per eseguire l’ordine del Viceré e affinché non succeda damno.

12 febbraio 1564 Si riuniscono il sindaco e gli eletti (Vincenzo Salsano, Bartolomeo de Simone, Jo. Thomasi Quaranta e Martinello Tagliaferro). Si decide di mandare messer Fabio Pisapia a Contursi, ad Auletta e a S. Angelo dela Fasanella, dove si trovano le tre compagnie di soldati spagnoli che nei mesi passati erano state alloggiate a Cava. Il Pisapia deve consegnare loro l’ordine del Viceré circa il pagamento dele spese che pretende detta università da detti spagnoli. Egli deve partire quindi negli ultimi giorni di Carnevale, ha bisogno di cavallo e servitore, deve sostenere spese, gli necessitano guide: si stabilisce di assegnargli otto carlini al giorno, perché non si è trovata persona adatta a svolgere a tale compito e si teme che, [F. 11] non fandose presto detta intimazione, le compagnie possano lasciare il regno. La città perderebbe così le somme dovutele. Si ordina pertanto al Pisapia di partire hogi medesmo.

24 marzo 1564 Al Borgo si riuniscono, con licenza del Regio Capitano, il sindaco, gli eletti (Vincenzo Salsano, Bartolomeo de Simone, Jo. Thomasi Quaranta e Martinello Tagliaferro) e i deputati (in numero di 25). Jo. Donato de Sparano se ritrova carcerato in la Gran Corte dela Vicaria per le parole di malcreanza dette al magnifico sindico del presente anno. Ha richiesto che venga ritirata la querela presentata contro di lui. Il sindaco, gli eletti e i deputati, volendo venire incontro a quei cittadini che avessero commesso errori, decidono di ritirare la denuncia, cosa che fanno con il presente decreto.

F. 12) 25 marzo 1564 Al Borgo, e propriamente nel fondaco di Marzio del Forno, si riuniscono, con licenza del Regio Capitano, il sindaco, gli eletti (Vincenzo Salsano, Jo. Thomasi Quaranta e Martinello Tagliaferro) e i deputati (in numero di 20).

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Si decide che se faccia borio al cassiere il pagamento di duc. 17, tari 4 e grana 10 per quaranta giornate a dieci testimoni condotti da Nocera dei Pagani e da Cava a Napoli per la causa deli grani vertente tra la città e i magnifici Vincenzo Morelli e Francesco Bonaventura. I testimoni non erano stati ascoltati subito per l’opposizione e gli intervenimenti della parte contraria ed avrebbero voluto fare ritorno, come consta al sindaco e agli eletti, recatisi apposta a Napoli. Il cassiere deve pagare al sindaco Vito Antonio de Arminando grana 12 e mezzo per tutta una serie di spese da lui anticipate grano e in quella del tornese a rotolo di tela ed anche per liberazione del sindaco e degli eletti, i quali erano stati l’alloggiamento dei soldati.

duc. 3, tari 4 e nella causa del il decreto della imprigionati per

F. 13) Il sindaco e gli eletti si erano trattenuti a Napoli ventinove giorni per l’esame dei testimoni nella causa del grano e in quella del tornese a rotolo di tela, per la quale si è avuta sentenza favorevole. Si erano prodigati anche per ottenere che l’alloggiamento dei soldati si facesse al Borgo e per altri servitii in beneficio della città. Per questo si ordina al cassiere di pagare al sindaco e a Giovan Tommaso Quaranta duc. 4 e mezzo per uno, per nove giornate ciascuno a carlini cinque al giorno; a Vincenzo Salsano duc. 4 per otto giornate, al notaio Bartolomeo de Simone carlini 15 per tre giornate, per un totale di duc. 14 e mezzo. Nei mesi passati il cassiere ha fatto molti pagamenti per spesa dele bagaglie di tre compagnie spagnole che nei mesi scorsi rimasero alloggiate a Cava, come per altre necessità della città. Di queste spese il cassiere ha fatto quattro liste, una di duc. 52 e grana due e mezzo, di 57 partite, una di duc. 63 e grana 16 e mezzo, di 135 partite, una di duc. 29, tari 3 e grana 13, di 39 partite, una di duc. 22 e grana 8, di 14 partite. Tali liste devono essere controllate dal sindaco e dagli eletti, o dalla maggior parte di loro, e da Terenzio de Falco e Andrea de Rosa. Approvate e sottoscritte da loro, le spese se habiano da far bone ad soi conti dela cascia, il che si esegue da mo, viste e sottoscritte le liste. Il pagamento dei tavernari che ospitarono una compagnia spagnola che transitava per Cava deve gravare sugli uomini dei casali che non allogiaro. Terenzio de Falco, Andrea de Rosa, notar Giovan Berardino Giovene, Martinello Tagliaferro e Sebastiano de Parisi dovranno prendere quella quantità di carne salata vecchia et nova che ad essi sembrerà opportuna, al prezzo che potranno pattuire con i patroni, per grassa della città. Si dia memoriale al Viceré circa la strada de piedi al burgo, supplicandolo di volerla far fare de ritta. 97


Nei giorni scorsi messer Fabio Pisapia era andato ad intimare ai capitani delle compagnie spagnole che nei mesi passati erano state alloggiate a Cava di rimborsare le spese sostenute per loro dalla città. Il Pisapia non aveva portato subito le intimazioni a tutti e tre i capitani come gli era stato ordinato; dopo aver discusso sul tempo che aveva impiegato, si decide di pagargli duc. 6 e tari 2, incluso l’anticipo datogli al momento della partenza.

F. 14) 4 aprile 1564 Al Borgo, e propriamente nel fondaco del nobile Giovan Matteo Campanile, si riuniscono, in presenza del Regio Capitano Giovan Camillo Barattuccio, il sindaco, gli eletti (Vincenzo Salsano, Cola Pisapia, Bartolomeo de Simone, Jo. Thomasi Quaranta e Martinello Tagliaferro) e i deputati (in numero di 20). Bisogna mandare alcune persone a riscuotere la ragione deli fochi absenti in Napoli et in altre parte dove sono. Si affida al sindaco e agli eletti, o alla maggior parte di loro, la scelta delle persone e la definizione del loro compenso. Si decide di dare per elemosina al padre predicatore duc. 20. Il sindaco e Giovan Benedetto Giovene hoge devono andare a Salerno per supplicare il Viceré del fatto dele torri16 de Veteri et di Citara. F. 15) [in testa al f.: A tergo; a margine: Copia. Segue un documento indirizzato al Capitano ed agli eletti della città]: Per ordine nostro, il sindaco Vito Antonio de Arminante e gli eletti Vincenzo Salsano e Giovan Tommaso Quaranta si erano recati presso la Gran Corte, inquisiti in una causa. La città non deve pagare loro alcuna somma per le giornate trascorse a Napoli. Di questo fariti copia inlo libro dell’università, affinché non si possa allegare ignorantia. L’intimazione va firmata sul dorso dagli altri eletti e dai deputati e rispedita al mittente, per farla conservare fra gli atti. La pena sarà di mille ducati per ciaschuno se desidera aiutare. Neapoli, 22 martii 1564. [Seguono le firme17 e altre annotazioni: il 4 aprile il documento fu presentato al Capitano, il 6 fu notificato al sindaco e all’eletto Bartolomeo de Simone].

16 Sulle torri costiere cf. M. V. MAFRICI, La difesa delle coste meridionali nei secoli XVI e XVII: Tecnici e tecnologie, nel voi. I (1988) degli Annali del Centro Studi «Antonio Genovesi» per la Storia Economica e Sociale, curato da A. Placanica (pp. 31-102). 17 Jo. Michael de Guimeran; Morgat, Lutius Cacciottulus.

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F. 15 v.) 27 aprile 1564 Al Borgo, e propriamente nel fondaco del nobile Marzio del Forno, si riuniscono il sindaco e gli eletti (Vincenzo Salsano, Bartolomeo de Simone, Jo. Thomasi Quaranta e Martinello Tagliaferro). Su ordine della Regia Udienza di Principato Citra, si sarebbe dovuto provvedere a fornire al casale di Cetara due pezzi di artiglieria da dieci cantari l’uno, un bombardiere e munizioni per le torri. Si dispone che Vincenzo Salsano vada a Napoli a consultarsi con gli avvocati della città, per bavere resolutione del memoriale consegnato al Viceré in merito a tale problema, e per supplicare di nuovo che la città non sia astretta ad tal peso, affinché non ne derivi maggior roina alle persone del casale e alla città, per non essemo fortileze da possernose defendere. Il Salsano inoltre dovrà esporre che la città è fortemente indebitata e che il casale di Cetara è stato solito ogni anno sfrattare ad tempo di sospettione di infedeli. Nel caso non dovesse riuscire ad ottenere quanto richiesto, egli dovrà darne subito avviso, affinché si possa provvedere. Deve anche riunirsi l’Università, per esprimere il suo parere su quanto sopra detto18.

F. 16) 29 aprile 1564 Nella chiesa di S. Giacomo sita al Borgo, ubi universitas ipsa congregari solet, in presenza del Regio Capitano Giovan Camillo Barattuccio e del suo assessore Carulo Burrello, e con loro licenza, si riuniscono il sindaco, gli eletti (notaio Bartolomeo de Simone, Martinello Tagliaferro e Jo. Thomasi Quaranta) e i deputati (in numero di 24). Atteso se hanno da creare et eligere li capitanei ad guerra in dieta citta per farse mostra et allestirse la gente che se ritrova ala citta atta al arme per defension contra inimici, vengono designati dall’università capitanei a guerra per il quartiere di S. Adiutore il magnifico Terenzio de Falco, per quello di Passiano il magnifico Giovan Roberto Longo, per Metelliano il magnifico Ascanio Longo e per il Corpo il magnifico Leonardo Punzi, con tutti gli onori e gli oneri della loro carica e con la potestà di nominare i loro luogotenenti, alfieri, sergenti e forlieri. Sia costoro che i capitanei ad guerra per tutta la durata del loro incarico saranno esentati dall’obbligo di alloggiare soldati19. Viene confermato il decreto fatto dal sindaco e dagli eletti il 27 scorso sulle 18

Sulle disastrose condizioni finanziarie del casale di Cetara si veda A. PISAPIA, Organizzazione territoriale...,cit., p. 156. 19 Cf. S. MILANO, Le tradizioni guerriere e religiose di Cava rievocate nella festa di Castello, Cava de’ Tirreni 1988, pp. 72-73 n. 22 e A. PISAPIA, La difesa locale ..., cit., p. 79

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artiglierie e munizioni da dare al casale di Cetara. Tali armi devono essere date agli uomini del casale, i quali dovranno rendere conto dell’uso delle munizioni che hanno avuto in passato e che hanno ora in dotazione, affinché la città non sia defraudata. Si deve affrancare il debito con Marzio del Forno, facendo le debite cautele. Si affida al sindaco e agli eletti l’incarico di provvedere secondo giustizia circa le pretese degli abitanti del casale di Dragonea di non essere tenuti a fare la guardia al casale di Raito contro i Turchi. Il sindaco nella stessa giornata deve recarsi a Salerno, Governatore dell’udienza circa il problema delle torri di Cetara.

per

parlare

con

il

F. 17) 10 maggio 1564 Nella chiesa di S. Giacomo sita al Borgo, dove di solito si riunisce l’Università, in presenza del Regio Capitano Giovan Camillo Barattuccio e con sua licenza si riuniscono il sindaco, gli eletti (Vincenzo Salsano, Martinello Tagliaferro e Jo. Thomasi Quaranta) e i deputati (in numero di 23). Si decide di bandire V opera della riparazione delle torri di Cetara: se veda la spesa necessaria, senza preiudicio de tutte le ragioni della città. I pezzi di artiglieria, infatti, vanno forniti solo se veramente ciò spetta alla città (de iustitia). Bisogna mandare subito qualcuno dal Viceré per sapere se l’Università è tenuta a questo: sarà poi eseguito l’ordine del Viceré. Si rimette al Regimento la scelta di chi dovrà andare a Napoli. Inoltre, se faccia mandato ali homini de dicto casale di Citara che sfratteno come si suole provedere per la Regia Corte ogni anno. Bisogna controllare il conto dell’erede del fu Berardino de Bonjorno. Vengono scelti come revisori i notai Giovan Berardino Giovene e Tullio de Juliis. Il lavoro dovrà essere compiuto in un mese e mezzo. Si rimette al sindaco e agli eletti una questione con messer Cola Francesco Quaranta, che pretende uno scomputo su una gabella. Se facciano boni al cassiere duc. 44 e grana 10 da lui spesi per i frati di S. Francesco nei mesi passati: per l’avvenire tale spesa non dovrà essere fatta senza ordine del Regimento. Se accomodano et acconciano le stantie et letti al Burgo, secondo l’ordine del Viceré. Per provvedere all’acconcio e al partimento deli letti vengono scelti Andrea

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de Rosa e Tullio de Juliis per S. Adiutore, per Passiano Giovan Battista de Marino, per Metelliano Giovan Matteo Campanile e per il Corpo di Cava il notaio Giovan Matteo de Lucca. Essi dovranno svolgere il loro compito insieme alla maggior parte del Regimento. Si dà loro la potestà di costringere i proprietari [E 18] delle stanze a conciarle et farle de nove al Borgo, sopra li fundichi, ed anche di prendere il terreno dove è necessario e costringere, ricorrendo alla giustizia, i proprietari dei fondachi e del terreno [a collaborare]. I cittadini che abitano al Borgo con la famiglia saranno esentati dal far alloggiare soldati, ma dovranno contribuire alle spese, e così anche gli altri cittadini che non allogiano; se, invece, gli altri cittadini dovessero far alloggiare i soldati, dovranno farlo anche quelli che abitano al Borgo. Il sindaco e gli eletti devono controllare una lista di spese fatte dal cassiere, con potestà de fareli fare bone se loro pare. Viene nominato jurato et serviente publico dele curti de dieta citta et di essa citta Giovan Battista de Mandia di Maiori.

27 maggio 1564 Al Borgo si riuniscono il sindaco e gli eletti (Cola Pisapia e Vincenzo Salsano). Su ordine della Regia Udienza del Principato Citra, la città deve inviare una bona guardia di gente armata di scoppette nei casali di Cetara e Vietri per lo suspetto che Draut20 Rajs sia in li canali di Piumbino con trentasei bascelli. I capitani devono quindi inviare sera per sera gente ben armata e in buon numero nei casali suddetti.

5 giugno 1564 Al Borgo si riuniscono il sindaco e gli eletti (Vincenzo Salsano e Cola Pisapia). Si è fatto ogni sforzo per avere un provvedimento del Viceré affinché l’alloggiamento dei soldati si facesse al Borgo e non nei casali. Per ospitare i soldati al Borgo è necessario ‘calare’ letti dai casali e, nel fare tale operazione, i letti potrebbero facilmente essere perduti, se non ci fosse qualcuno che di essi havesse cura. Si dà quindi incarico a Leonardo de Marino, Nicola dela Monica e Nicola Cafaro di recevere li letti dai capodieci e dagli uomini dei casali e [E 19] di tenerne conto e

20 Per decenni il pirata Dragȗt terrorizzò le popolazioni costiere del Mediterraneo (cf. R. PANETTA, Pirati e corsari turchi e barbareschi nel Mare Nostrum. XVI secolo, Milano 1981).

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averne cura, affinché non vadano perduti o confusi (acciò non si perdano, ne mescolano). Essi avranno anche la potestà di far allestire et accomodare le stanze e i letti del Borgo e delle osterie, affinché siano sempre pronte in caso di bisogno. Essi percepiranno poi un salario21 proporzionale all’impegno che sarà loro richiesto dagli alloggiamenti. Intanto il Signor Capitano deve costringerli ad accettare questo peso e a far conciare et allestire detti letti et stantie.

21 giugno 1564 Nella chiesa di S. Giacomo, in presenza e con licenza del Regio Capitano Giovan Camillo Barattuccio, si riuniscono il sindaco, gli eletti (Vincenzo Salsano, Cola Pisapia, Bartolomeo de Simone, Martinello Tagliaferro e Jo. Thomasi Quaranta) e i deputati (in numero di 20). Si decide di vendere il partimento deli sali, sia la quantità che già ora si trova alla Marina di Vietri, sia quella che l’Università dovrà avere dalla Regia Corte e che è in mano ai fondachieri. Si deve fare una procura per recuperare il sale e le emende. La vendita del sale viene affidata al sindaco e agli eletti. Se mute anno per anno il cassiere, come si fa per tutti gli altri uffici e da mo se bannisca per mutarse al primo di septembre; l’incarico dovrà essere affidato a persona atta et sufficiente, con le garanzie solite. Marzio del Forno, attuale cassiere, alla stessa data dovrà dare conto della sua amministrazione. F. 20) Si stabilisce di vendere lo partimento di bascio della casa dell’erede Berardino de Bongiomo: dovranno occuparsi della vendita il sindaco e gli eletti.

di

Item e stato concluso che se banniscano et bannite se affittano et locano le cappelle del episcopato ad chi le volesse affittare per lo magior prezo che se può per augmento de detta ecclesia. Il sindaco e gli eletti presenti e futuri, o la maggior parte di essi, dovrà occuparsi della faccenda. L’Università è debitrice a messer Luca Giovanni della Monica e a messer Sebastiano Passaro e compagni di duc. 754 tari 1 e grana 5 per un acquisto di carne salata comprata per grassa della città. È stato fatto mandato al cassiere di effettuare il pagamento, ma messer Marzio ha risposto che non sono dinari ala cascia per possere pagare detto debito: c’è solo una certa quantità di denaro che l’Università deve alla Regia Corte, per la quale le tene. Si decide di non prendere denaro ad interesse per pagare la carne salata, ma di utilizzare il denaro che il cassiere dice bavere in suo potere per la Corte. Quando questa reclamerà le somme dovutele, e 21 acciò non habiano da fatigare invano.

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solo allora, non trovandosi denaro in cassa, si ricorrerà ai prestiti.

6 luglio 1564 Al Borgo si riuniscono il sindaco e gli eletti (Vincenzo Salsano, Cola Pisapia, notaio Bartolomeo de Simone, Martinello Tagliaferro). Nei giorni scorsi l’Università aveva dato incarico ai nobili notai Giovan Berardino Giovene e Tullio de Juliis di controllare il conto dei cassieri Giovan Antonio Damiano, ormai defunto, e di Cristofaro Vitale. I due revisori hanno avanzato dei dubbi sulla loro amministrazione e il Vitale publicamente avante molte persone have havuto ardire de injuriare et voluto jocare de mano al detto notare Tullio come ad revisore de dicto conto. L’offesa fatta al notaio de Juliis va considerata come fatta all’università, per cui si decide di presentare una querela al Regio Capitano. Se sembrerà opportuno, se ne darà notizia al Viceré, affinché il Vitale sia punito. [Seguono, come di solito, i nomi del sindaco e degli eletti. Accanto al nome di Vincenzo Salsano c’è la seguente precisazione: et ei devoto che sende dea notitia à sua ecclesia.

F. 21) 7 luglio 1564 Nel Borgo, e propriamente nel fondaco di messer Marzio del Forno, con licenza del Regio Capitano Giovan Camillo Barattuccio, si riuniscono il sindaco, gli eletti (Vincenzo Salsano, Cola Pisapia, Bartolomeo de Simone, Jo. Thomasi Quaranta e Martinello Tagliaferro) e i deputati (in numero di 15). Nei giorni passati l’Università aveva fatto un decreto secondo cui il sindaco e gli eletti avrebbero dovuto esigere dai capodieci di quei casali che recusaro allogiare li soldati del capitano Martin de Eraxo, spagnoli, il rimborso delle spese sostenute per far ospitare i militari dagli hostolani. La maggior parte dei soldati infatti alloggiò presso di loro. Il sindaco e gli eletti hanno usato ogni diligenza nel recuperare le spese da coloro che erano stati esentati, per poter pagare gli osti che avevano ospitato i soldati e per dare un indennizzo a quelli che erano pronti per farlo, ma gli Spagnoli non nce andaro. Si decide quindi che il cassiere deve provvedere ai pagamenti, secondo le liste regolate dal sindaco e dagli eletti. Inoltre, i capodieci dei casali in cui i soldati non avevano alloggiato devono essere costretti a versare il dovuto, per consentire il pagamento degli osti, che sono molestati dali gabelloti. 17 luglio 1564 Al Borgo, e propriamente nella chiesa di S. Giacomo, in presenza del Regio

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Capitano Giovan Camillo Barattuccio, si riuniscono il sindaco, gli eletti Thomasi Quaranta e Martinello Tagliaferro) e i deputati (in numero di 20).

(Jo.

F. 22) Si rimette ai sindaco e agli eletti, o alla maggior parte di loro, la questione del pagamento delle spese per l’alloggiamento dei soldati. Si rimette al sindaco e agli eletti, o alla maggior parte di loro, la scelta di una persona da mandare a Napoli per le necessità della città.

26 luglio 1564 Al Borgo, si riuniscono il sindaco e gli eletti [mancano le firme]. Affinché la città se purghe di malefatturi, si decide di nominare trenta frati jurati, i quali dovranno essere impegnati di giorno e di notte nella lotta contro i delinquenti e dovranno recarsi in ogni luogo della città dove ci fosse bisogno di loro, ad ogni richiesta del sindaco e degli eletti presenti e futuri. Il loro salario dovrà essere pagato dai capodieci dei casali secondo una lista. I frati jurati dovranno giurare di prestare il loro servizio con sollecitudine e fedeltà. Per essere sempre pronti, non dovranno mai allontanarsi dal Borgo, né di notte né di giorno, tranne che per il loro servizio. Se qualcuno di loro volesse allontanarsi, dovrà chiedere licenza al sindaco e agli eletti. In caso di trasgressione, sarà il Regio Capitano ad imporre le pene. I trenta frati jurati dovranno essere ‘eletti ’ secondo il numero dei fuochi e secondo quanto si dimostra nel libro dei prestiti della città22. Viene designato come loro capo un concittadino, Jo. Laurenzo de Jordano.

F. 23) 31 luglio 1564 Nel palazzo del Regio Capitano, in presenza di Giovan Camillo Barattuccio e con sua licenza, si riuniscono il sindaco, gli eletti (Jo. Thomasi Quaranta e Martinello Tagliaferro) e i deputati (in numero di 18). In primo luogo, il Regio Capitano nei giorni scorsi aveva fatto sapere al sindaco e agli eletti che per havere nele mani Matteo di Lamberto participe al furto del regio percaccio vivo o morto aveva bisogno di duc. 50. Il sindaco e gli eletti, per non commettere errori, ne hanno informato Annibale Moles, il commissario che doveva occuparsi di questo furto, per sapere si fusse stato bene pagare questa somma. Il commissario ha

22 detti frati jurati se habiano da eligere justa lo numero deli fuochi et secondo se dimostra in lo libro de inpronto [sic].

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risposto che è bene pagare, pur di arrestare un simile delinquente. [Segue il testo della lettera del commissario. I 50 duc. dovevano evidentemente essere offerti come taglia. Il commissario precisa che se non fosse possibile prendere vivo Matteo di Lamberto, se pigli morto perche Matteo ha dui depositami in tortura conteste contra, et ei contomace. Inoltre il Viceré, negli ordini dati, vuole che i delinquenti vengano presi, vivi o morti, e sarebbe un carico di coscienza, potendo avere il Lamberti morto, lasciarselo sfuggire, con il rischio di non poterlo prendere mai più, et che se faccia un ladro tale che ruini il mondo sicché deli doi mali eligo il meno, et me contento che si non si può haver vivo [ ... ] se habia morto. Il commissario raccomanda però di fare ogni sforzo per catturarlo vivo: in tal caso, offre da parte sua come ricompensa altri duc. 50. La lettera è datata: Penta, 30 luglio 1564]. Pertanto si decide che [F. 24] l’Università paghi i duc. 50 ed anche quanto altro fosse necessario perché il Capitano possa portare a termine questo compito. Si ordina al cassiere di effettuare il pagamento. Si decide di requisire la casa dell’erede del fu Antonino di Canale per far alloggiare i regi renumeratori che arriveranno la sera stessa in città. Se faccia mandato penale che sfratteno, accio se trovi comoda et expedita. Si paghi per lo pesone il giusto prezzo, che dovrà essere stabilito dal sindaco e dagli eletti presenti e futuri. Il cassiere dovrà pagare quanto gli sarà da loro ordinato. Per andarno appresso ai regi renumeratori, per fare il servizio del Re e nello stesso tempo affinché la città non sia defraudata a torto, sono stati ‘eletti’ il magnifico Jo. Laurenzo de Curti, il notaio Jo. Carlo de Siano, il notaio Jo. Antonio Parisi e messer Jo. Baptista de Marino, o alcuno d'essi alternatis vicibus, per il distretto di Passiano; messer Jo. Alfonso d’Adinolfo, messer Geronimo Tagliaferro e messer Aniballe di Costanzo per il distretto di S. Adiutore; i magnifici Lonardo Punzo e Fabio de Perrello per il distretto del Corpo dela Cava, e i notai Bartolmeo de Simone e Federico David per quello di Metelliano, et accio non fatighano invano, riceveranno un compenso, che sarà pagato con una tassazione definita dal sindaco e dagli eletti presenti e futuri, o dalla maggior parte di loro. Item ch'alle donne che sono state et sono prigione in potere del magnifico Capitano de questa citta se done per elemosina ducati vinticinque et se repongano al monastero dela charita o in altro loco pio in Napoli, et non reponendose non seli pagano detti ducati vinticinque et sende scriva al Signor Alfonso Gagliardo di questa citta et se ne dona pensiero al Signor Jo. Roberto Longho23. L’Università ha ricevuto ordine dal Viceré di mandare entro l’8 di agosto prossimo procure legali per rappresentarla nel parlamento generale che si terrà a Napoli in San Lorenzo. Si decide di fare procura ampia al magnifico Jo. Jentile Tipaldo, avvocato della città. 23 Ricordiamo che Giovan Roberto Longo era uno dei deputati.

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F. 25) 3 agosto 1564 Nel Borgo di Cava, e propriamente nel fondaco del magnifico Jo. Matteo Campanile, con licenza del Regio Capitano della città, magnifico Giovan Camillo Barattuccio, si riuniscono il sindaco, gli eletti (Vicenzo Salsano, Cola Pisapia, Jo. Thomasi Quaranta e Martinello Tagliaferro) e i deputati (in numero di 16). L’Università aveva ricevuto più ordini dalla Regia Udienza di Principato Citra di contribuire al pagamento di sei frati jurati che dovevano perseguitare i fuoriusciti con gli altri frati jurati delle altre Università. Infine l’Università ha ricevuto dalla Regia Udienza un mandato penale, secondo cui gli eletti Vincenzo Salsano e Cola Pisapia devono andare prigioni nella stessa Regia Udienza, a meno che l’Università non paghi al maestro di camera della Regia Udienza duc. 24 per due mesate dei suddetti frati jurati. L’Università è convinta di non essere tenuta a tale contribuzione, in virtù delle sue franchigie e immunità e anche perché deve contribuire ad altri pesi, soprattutto deve dei pagamenti al capitano della compagnia. Non volendo innovare ne ponere tale peso inlecito et insolito, si decide di obbedire alla Regia Udienza, mandando prigionieri li predetti magnifici Vicenzo et Cola, et che non se paghe cosa alcuna. Intanto, però, si decide anche di inviare qualcuno a Napoli, per dame notizia ai ‘superiori’ e per cercare di ottenere un provvedimento che esenti la città da tale contribuzione. Viene affidata al sindaco e agli eletti, o alla maggior parte di loro, la scelta della persona da mandare a Napoli, che dovrà essere remunerata come di solito.

F. 26) Lo stesso giorno Nel Borgo si riuniscono il sindaco e gli eletti (Vicenzo Salsano, Cola Pisapia, Jo. Thomasi Quaranta e Martinello Tagliaferro). Il 28 settembre 1562 l’Università aveva fatto un decreto: il fu messer Jo. Donato de Sparano era debitore dell’università per il resto della gabella della farina dell’anno, all’epoca, appena passato e, per soddisfare il suo debito, in tutto o in parte, aveva proposto di affrancare duc. 850, o quelli che aveva sulle entrate dell’università, all’otto per cento, e duc. 150 al sei per cento. L’Università venne incontro alle sue preghiere con il decreto suddetto. Il debitore avrebbe dovuto dare ‘plegiaria’ d’evizione. L’affrancazione si sarebbe dovuta fare dal primo di settembre. Se l’affrancazione non si fosse fatta, il cassiere avrebbe dovuto esigere il denaro dovuto da Jo. Donato de Sparano per la gabella ed impiegarlo per fare altre affrancazioni delle altre entrate alienate dall’università, come è specificato nel decreto del 1562. Prima che fosse fatta l’affrancazione, però, Jo. Donato, come a Dio piacque, morse. Alcuni dei suoi figli ed eredi pretendono di essere donatari delle entrate che aveva il padre Sull’Università. Pertanto, per cautela e beneficio

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della città, si ordina al cassiere di esigere prima dagli eredi il denaro dovuto da Jo. Donato de Sparano per la gabella: solo dopo questo pagamento, sarebbero decorsi gli interessi sulle entrate, a vantaggio degli eredi. Il cassiere o i futuri gabellieri dovranno provvedere ai pagamenti, rispettando la forma delle cautele c’havea dicto quondam Jo. Donato per la consequtione delle intrate. Per il tempo passato, gli eredi non possono pretendere queste entrate dall’università e l’Università non può pretendere interessi da loro, ma vicendevolmente se ne fa compensazione. Con il denaro ricevuto, si dovranno affrancare le partite di messer Vergilio Campanile e notar Jo. Donato de Lamberto, i quali hanno dei crediti all’otto per cento, o altre, come sembrerà più opportuno al cassiere, purché siano all’otto per cento.

F. 27) 12 agosto 1564 Nel Borgo di Cava, con licenza del Regio Capitano della città, magnifico Giovan Camillo Barattuccio, si riuniscono gli eletti (Vicenzo Salsano e Martinello Tagliaferro) e i deputati (in numero di 24)24. Il magnifico Antonio Bonavita, renumeratore venuto novamente a numerare questa citta dela Cava, non accetta di essere affiancato nel suo lavoro dai ‘deputati’ dell’università. Il sindaco Vito Antonio de Arminando ha protestato con il numeratore, affinché questi permettesse ai deputati di andar con lui. Il Bonavita, injuriandolo di molte ed diverse injurie, gli ha risposto con un mandato di arresto: che vada prigione nel castello di Salerno. Inoltre, quando il numeratore venne in città, il sindaco gli aveva offerto come alloggio un hospitio di case, adatto e comodo; il numeratore non volle accettarlo e andò nella casa di Jo. Antonio Pisano, dove voleva stare per forza, et intrato dentro detta casa voleva in quella abitare non ohstante che detto messer Jo. Antonio Ila tenesse moglie figlie et nore et molta fame glia et per non voler dare le chiave la moglie de dicto messer Jo. Antonio la rebutto et la fe dare de petto ad una segia. L’Università si vide così costretta a farlo alloggiare nel palazzo del Vescovo per duc. 75. Il numeratore aveva anche voluto altre masserizie, oltre il conveniente. Per questo si dispone che il magnifico Lonardo Punzo vada in Napoli [F. 28] con messer Berardino Tagliaferro, per dame memoriale al Viceré e per ricorrere alla Regia Camera e dove sarà necessario, secondo le istruzioni del sindaco e degli eletti. Item ei stato concluso che li magnifici sindici et eletti presenti et futuri seu la magior parte de loro possano eligere persone atte et idonee che vadano appresso lo magnifico Numeratore per effettuarse il regio servitio et iustamente per ponere Ile ragioni di essa Università. Il sindaco e gli eletti potranno stabilire il salario di coloro che saranno impegnati nella numerazione e potranno fare tutte le spese che 24 Manca il sindaco Vito Antonio de Armenante: vedremo perché. Le proposte vengono fatte dall’eletto Vincenzo Salsano. Fra i 24 deputati, ben 8 sono notai.

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a loro sembreranno necessarie ed opportune. Il cassiere dovrà provvedere a tutti i pagamenti che gli saranno da loro ordinati, fandoli boni quello che per lo paxato havesse speso per detta causa per ordine deli predetti magnifici del Regimento.

F. 28 v.) 22 agosto 1564 Nel palazzo della curia del Regio Capitano della città, con licenza ed in presenza del Regio Capitano, si riuniscono il sindaco, gli eletti (Vicenzo Salsano, Cola Pisapia, Jo. Thomasi Quaranta e Martinello Tagliaferro) e i deputati (in numero di 21). Alcuni di quelli che furono ‘eletti’ per andare appresso ai regi renumeratori non nce ponno andare; altri non erano stati ricevuti dal contatore. [F. 29] Vengono pertanto eletti deputati et confìrmati messer Jo. Alfonso de Adinolfo, messer Geronimo Tagliaferro, messer Jo. Loisi Cafaro, messer Jo. Baptista de Marino, il magnifico Geronimo de Angrisano, Notar Jo. Carlo de Siano, il magnifico Lonardo Punzo, il notaio Federico David e il notaio Jo. Matteo de Luccha, i quali, alternandosi, dovranno assistere i renumeratori e difendere le ragioni della città. Viene anche fissato il loro pagamento, che dovrà avvenire mensilmente sulla base di una lista, da loro stessi redatta, delle giornate di lavoro. Si ordina al cassiere, presente e futuro, di effettuare tali pagamenti. Il sindaco e gli eletti potranno anche nominare altre persone per questo lavoro e fissare il loro salario come ad essi sembrerà giusto. Si ordina anche che siano pagati quelli che si sono occupati della renumerazione fino ad ora. Si decide di vendere le gabelle della città nel modo solito. Dovranno occuparsi della vendita il sindaco, gli eletti e il cassiere, o la maggior parte di loro. Potranno modificare i capitoli o introdurne altri, come ad essi, o alla maggior parte di loro, sembrerà più opportuno. Item atteso s’ei ragionato de dividere il casale de Citara da questa citta, cioè i debiti, i pagamenti, il governo e altro, ma occorre l’assenso regio, si è deciso di consultarsi con gli avvocati della città in Napoli si fusse bene, si o non fare detta devisione. Avuto il parere, se consulte de novo l’Università et exequasi il meglio. Si paghino a Jo. Camillo Barattuccio, Regio Capitano, duc. 7 d’argento per alcuni servigi da lui resi all’università, soprattutto per aver tenuto a sue spese per circa otto mesi due donne, prigioniere della città, in casa sua et altri incomodi per esse potuti. Si ordina al cassiere di effettuare il pagamento. Si dia memoriale al Viceré affinché se facesse la strada dalle Canterelle fino al Borgo della città, per togliere le comodità di arrobarsece et farsece altri malefizii, et se faccia presto.

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Si paghino duc. 20 a chi darà vera notitia su un furto subito hieri al luogo detto Le Celse da uno di Bracigliano, derubato di duc. 17. Se ne faccia pubblico bando e si ordini al cassiere il pagamento suddetto. Il nome di coloro che daranno questa notizia dovrà essere tenuto segreto. Inoltre, si paghino duc. 6 a chi rivelerà l’autore di un furto di sproveri, accaduto nello stesso luogo, ai danni di certi passagieri. F. 30) Se facciano boni al cassiere duc. 50, da lui pagati per il fatto di Matteo di Lamberto, in virtù del decreto del 31 luglio 1564. L’Università se ritrova obligata a costruire il vescovato: fino ad ora ha già speso una gran somma di denaro, ma per completare l’edificio ci sarà bisogno di una somma molto più cospicua, per raggiungere la quale non sono sufficienti le gabelle ordinarie. Queste, infatti, bastano appena per far fronte alle spese fiscali ordinarie e straordinarie e alle terze dovute ai creditori dell’università, con i quali c’è un debito di 30.000 ducati e più. Desiderando l’Università portare a termine quest’opera 25, ha pensato ai vari modi per recuperare denaro, meno dannosi per l’Università stessa e per i suoi cittadini poveri, fra cui l’imposizione di una gabella sui formaggi et altre salsume che si contrattano o si consumano sul territorio della città, o che ne vengono portati fuori26. Questa gabella, dopo lunga discussione, è parsa la meno dannosa e la più facile da effettuare, pertanto di decide di imporla, con quei capitoli, modi e forma che sembreranno più opportuni al sindaco e agli eletti o alla maggior parte di loro. Costoro potranno formare et riformare i capitoli, quante volte a loro sembrerà necessario, e vendere questa gabella come si vendono le altre, ogni anno, fino al compimento dell’opera. Le entrate provenienti da questa gabella dovranno essere spese per la costruzione del vescovato. In principio, medio et fine ci vorrà l’assenso regio e della sede apostolica. Inoltre, l’Università deve supplicare il Vescovo di voler operare con il capitolo e il clero della città, affinché habiano a consentire a questa imposizione e contribuiscano anche loro, nonostante le immunità, trattandosi della realizzazione di una pia e santa opera con l’assenso della sede apostolica. Nessuno infatti deve essere esentato, perché così la gabella può essere venduta a un prezzo più alto e l’opera sarà terminata più presto. Una volta completata la costruzione, nel vescovato si potranno celebrare messe e altri uffici divini notturni e diurni et non sia defraudato il culto devino dalli debiti obsequii et servizii, per non nce essere ecclesia, dove se possa fare il debito come se convene, al quale il Vescovo et capitolo s'offe re s cono promptissimi sempre c’hauranno 1’ecclesia accomodata. [F. 31] Il prossimo venerdì, che sarà il 25 agosto, si dovrà riunire l’Università per le elezioni. Il primo settembre dovranno entrare in carica il sindaco, gli eletti e il cancelliere nuovi. 25 Per servitio di nostro Signore et di Sua Santissima Madre, et per desobligare dal obligo predetto. 26 P. Di NOTARGIACOMO, Memorie isteriche, e politiche sulla città della Cava dal suo nascere sino alla fine del secolo XVI, Napoli 1831 (rist. Cava de’ Tirreni 1981), p. 78.

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25 agosto 1564 Nel refettorio di S. Francesco, con licenza ed in presenza del Regio Capitano Jo. Camillo Barattuccio e del giudice della città Carlo Burrello, si riuniscono il sindaco, gli eletti (Vicenzo Salsano, Cola Pisapia, Jo. Thomasi Quaranta e Martinello Tagliaferro) e i deputati (in numero di 26, fra cui il notaio Matthia di Falcho, deputato e cancelliere). In virtù del decreto fatto il 22 agosto scorso, si deve procedere all’elezione di sindaco, eletti e cancelliere. Sull’elezione del cancelliere si è discusso molto e si è deciso di affidarla al sindaco e agli eletti che entreranno in carica, che dovranno definire anche il suo compenso. Sindaco, eletti e deputati scrivono ciascuno i nomi delle persone che intendono eleggere sulle cartelle, che consegnano al Regio Capitano. Questi le dà a leggere al giudice, il giudice a sua volta le fa leggere dal cancelliere, che le passa inlo tavolieri [F. 32] sive scaccho sotto li nomi rinchiusi de essi magnifici deputati dentro li segni circundanteno detti nomi in uno foglio di carte. Risulta sindaco Lonardo Punzo; risultano eletti Geronimo de Angrisano, Jo. Baptista de Marinis, Tullio de Juliis, Jo. Alfonso de Adinolfo e Andrea di Rosa. Si decide di dare al sindaco uscente una remunerazione e un riconoscimento delle fatiche e dei fastidi sofferti anche oltre il suo dovere. Se facciano boni li dinari dispesi dal cassiere su ordine del sindaco e degli eletti, indicati sulle sue liste che devono essere riviste e tassate da due degli eletti vecchi e da due degli eletti nuovi. Si paghino a Joanni de Novi, giurato della città, duc. 3 al mese da oggi in avanti, poiché deve assistere e seguire i contaturi nel loro servizio. Si dà ordine al cassiere, presente e futuro, di provvedere ai pagamenti mese per mese. Cristofaro Vitale, essendo vecchio et malsano come se vede claramente, ha chiesto all’università di essere tolto dal numero dei quaranta deputati. Se decide che il Vitale se leve et scancelle dal libro et numero de detti deputati. Al suo posto entra il notaio Silvestro de Alfiero.

F. 33) 29 agosto 1564 Nella chiesa di S. Giacomo, sita nel Borgo della città, in presenza e col consenso del Regio Capitano Jo. Camillo Barattuccio, si riuniscono il sindaco, gli eletti

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(Vicenzo Salsano, Martinello Tagliaferro, Jo. Thomasi Quaranta e Bartolomeo de Simone) e i deputati (in numero di 18). Il magnifico Francesco de Leon ha presentato al sindaco, agli eletti e ai deputati una commissione del Viceré, con la quale si ordina loro di riceverlo e ammetterlo in città come giudice e assessore presso il Regio Capitano. Dopo che il de Leon ha giurato di osservare i privilegi e le observantie della città e della corte del Capitano, scritte e non scritte, viene ammesso in carica. Il giudice uscente, Carlo Burrello, chiede la nomina dei suoi sindicatori, per rendere conto e ragione della sua amministrazione. Pertanto vengono incaricati di ciò Jo. Matteo de Landò, Cola Pisapia, e il notaio Tolomeo David, che dovranno lavorare insieme o almeno in duc. Gli stessi dovranno anche sindicare il mastrodatti notaio Herasmo Salsano.

F. 34) 31 agosto 1564 Nel Borgo di Cava si riuniscono il sindaco e gli eletti [mancano le firme]. Nei mesi scorsi avevano alloggiato a Cava tre compagnie spagnole. Virgilio Campanile tenne nella sua casa per otto giorni il capitano delle fanterie spagnole, Andrea Salazar, con la sua comitiva. Egli chiede ora un risarcimento. Si decide di pagargli il resto della somma (lo complimento) di duc. 4 e tari 1 .

Lo stesso giorno Si riuniscono il sindaco e gli eletti (Cola Pisapia, Jo. Thomasi Quaranta Martinello Tagliaferro).

e

Il 24 gennaio 1564 era stato fatto un decreto per pagare le fatiche, giornate et spese a quei cittadini che erano stati incarcerati in Summaria per la difesa dei privilegi della città. Si decide il pagamento di duc. 2 per uno di questi cittadini, che fu carcerato per 25 giorni, con altri, in Salerno e nella Sommaria.

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DELIBERE dal 1 settembre 1564 al 4 ottobre 1565



F. 35) 1 settembre 1564 Entrano in carica i nuovi amministratori: Leonardo Punzi sindaco ed eletti Geronimo de Angrisano, Tullio de Juliis, Jo. Alfonso de Adinolfo, Andrea de Rosa e Jo. Baptista de Marinis. Firma il cancelliere, Mattia de Falco.

2 settembre 1564 Nella chiesa di S. Giacomo, sita al Borgo, si riuniscono il sindaco Leonardo Punzi, gli eletti (Tullio de Juliis, Jo. Alfonso de Adinolfo, Andrea de Rosa e Jo. Baptista de Marinis) e i deputati (in numero di 17 27). Firma anche il notaio Mattia de Falco, deputato e cancelliere. Jo. Benedetto de Curti e il notaio Tolomeo David vengono nominati sindicaturi dell’operato del magnifico Alessandro Confalone, ex vicario in temporale della città, e del suo mastrodatti, notaio Jacobo Griffo, che hanno terminato il loro periodo di carica l’ultimo giorno dello scorso agosto. In assenza di Tolomeo David, il sindaco e gli eletti possono nominare un altro revisore. Ai sindicaturi, oltre alla potestà di assolvere o condannare i due funzionari, viene data anche la potestà di abbreviare il termine della regia prammatica in merito allo sporgere eventuali querele: Vincenzo Salsano è l’unico a non consentire a questo. Alessandro Confalone, presente, consente all’ elettione dei revisori, se contentante della potestà loro data, nonostante che il suo successore non fosse ancora venuto. 27 Ci sembra interessante riportare i nomi dei presenti. In testa alla lista figura il sindaco uscente, Vito Antonio de Arminando. Seguono: Vincenzo Salsano, Cola Pisapia, Jo. Matteo de Monica, Lucio Casaburi, not. Tolomeo David, not. Berardino della Monica, not. Jo. Matteo Cafaro, not. Sallustio de Rosa, not. Bartolomeo de Simone, Terenzio de Falco, Jo. Turco de Falco, Marzio del Forno, Ferrante Genovese, Tullio Vertulotta, Martinello Tagliaferro, Jo. Tommaso Quaranta.


Egli cede inoltre all’università la parte che gli spetta delle pene dovute dai condannati nella sua corte.

E 36) 2 settembre 1564 Nella chiesa di S. Giacomo al Borgo si riuniscono il sindaco e gli eletti28. Il 22 agosto era stato fatto dall’università un decreto per imporre una gabella sui formaggi ed altre salsume che si contrattavano o consumavano nel territorio cavese o da questo si esportavano. Le entrate di questa gabella erano destinate alla costruzione del vescovato. Il decreto dava al sindaco e agli eletti la potestà di formare et riformare i capitoli e vari altri poteri in merito, salvo per l’assenso regio e della sede apostolica, laddove fosse necessario. Et perche in detto decreto non fu ale... [il verbale si interrompe a questo punto; mezza pagina rimane bianca].

E 36 v.) 7 settembre 1564 Nel Borgo, e propriamente nella chiesa di S. Giacomo, si riuniscono il sindaco Leonardo Punzi, gli eletti (Geronimo de Angrisano, Tullio de Juliis e Andrea de Rosa) e i deputati (in numero di 9). Firma anche il cancelliere. Dietro ‘commissione’ del Vescovo, il magnifico Jo. Jacobo Corbellesio di Salerno, U.I.D., dopo aver giurato [F. 37] di rispettare tutti privilegi e le immunità della città, scritti e non scritti, viene ammesso nella carica di vicario temporale e inlo spirituale consultore del Vescovo di Cava. Viene ammesso in carica come mastrodatti nella sua corte il notaio Andrea Scolase di Salerno, sempre su designazione del Vescovo. Il periodo di carica dura un anno, dal 1 settembre u.s. al 31 agosto 1565.

9 settembre 1564 Nel Borgo di Cava si riuniscono il sindaco e gli eletti (Jo. Alfonso de Adinulfo e Jo. Baptista de Marinis). Il sindaco e gli eletti, in virtù dei privilegi della città, avevano la potestà di nominare il giudice annale presso la corte del Regio Capitano, accio non fusse fatto agravio per detta corte ali cittadini de dieta citta. Fra i concorrenti viene scelto Cesare Punzi, il quale avrà la remunerazione che si è soliti dare al giudice annale. Il sindaco e gli eletti nominano grassiere l’eletto Andrea de Rosa. 28 Mancano le firme.

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F. 38) 11 settembre 1564 Si riuniscono il sindaco e gli eletti (Jo. Alfonso de Adinulfo, Andrea de Rosa e Jo. Baptista de Marinis). Il sindaco e gli eletti hanno bisogno di un uomo che svolga vari servizi per l’Università, come portare lettere fuori città e altre incombenze del genere. Si è quindi cercata una persona sollecita et atta, e per quello manco prezzo che si potesse. La scelta è caduta su Damiano de Luciano, cavese, per 16 duc. l’anno più le spese: per meno prezo non s'ha possuto trovare. Damiano de Luciano viene quindi assunto. Si dispone per lui il pagamento di duc. 4 come acconto sui duc. 16. E, poiché egli dovrà assistere appresso detto magnifico sindico, quest’ultimo potrà fare le spese necessarie per lui a nome dell’università, spese che saranno poi ‘tassate’. Se facciano boni al cassiere duc. 3 d’argento, spesi per su ordine del sindaco e degli eletti per acquistare una tavola di noce da mastro Orlando Salierno cassaro, da usare come scriptorio et per altri servitii. Geronimo Tagliaferri e Jo. Loisi Cafaro nei giorni scorsi erano stati designati come rappresentanti del distretto di S. Adiutore fra coloro che avrebbero dovuto assistere i renumeratori nel loro lavoro. Il loro compenso era stabilito in duc. 9 al mese per le giornate in cui ciascuno di essi sarebbe stato impegnato, giornate da registrare in una lista che avrebbe fatto fede. Queste cose ed altre sono largamente descritte nel decreto fatto il 22 agosto, foglio 29. Al presente sia il Tagliaferri che il Cafaro, per alcuni loro iusti impedimenti, non possono attendere a questo compito. Vengono quindi sostituiti con il notaio Mattia de Falco e con Sebastiano Passaro e, in assenza di quest’ultimo, con Ottaviano Pisapia, con lo medesimo peso et salario et altro come prescritto nel decreto suddetto.

F. 39) 22 settembre 1564 Nel Borgo si riuniscono il sindaco e gli eletti (Jo. Alfonso de Adinulfo, Andrea de Rosa e Jo. Baptista de Marinis). Nei giorni passati fu fatta exequzione agli uomini della città che si trovavano in Scafati per il commercio degli strascini29, su cui la Regia Corte aveva tassato l’Università. Per evitare il sequestro, la città si era attivata, incaricando anche il suo procuratore a Napoli, Jo. Benedetto Giovene, di occuparsene con gli avvocati e con altri. Alla fine, ci si era resi conto che non c’era altro rimedio fuorché pagare. La città era stata tassata per 153 strascini, per ciascuno dei quali doveva pagare grana 29 Probabilmente si intende la vendita di carne di qualità inferiore.

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32, cavalli 8 e quarti 3. Si ordina al cassiere di provvedere al pagamento e farsi rilasciare le relative cautele. F. 39 v.) 7 ottobre 1564 Nel Borgo si riuniscono il sindaco e gli eletti (Jo. Alfonso de Adinulfo, Andrea de Rosa e Jo. Baptista de Marinis). Si decide di vendere il sale bianco che ha l’Università, facendone il partimento fra i cittadini che devono ritirarlo, rispettando gli ordini regi. Deve quindi essere emanato il bando per la vendita del partimento a chi offrirà le migliori condizioni, candela accensa. Il compratore potrà vendere il sale a grana 22 il tomolo ai cittadini cavesi. Il compito di fare il partimento viene affidato a Jo. Alfonso de Adinulfo, Jo. Baptista de Marinis e al notaio Mattia di Falco, che dovranno operare almeno in duc. Essi dovranno inoltre vendere il sale rosso dell’università a grana 42 il tomolo.

F. 40) 13 ottobre 1564 Nel Borgo, nella curia del notaio Tolomeo David, in presenza del Regio Capitano Jo. Camillo Barattuccio, si riuniscono il sindaco, gli eletti (Geronimo de Angrisano, Tullio de Juliis, Andrea de Rosa e Jo. Baptista de Marinis) e i deputati (in numero di 19, fra cui il cancelliere). Si decide che il giorno prima delle riunioni dell’università i deputati dovranno essere ‘citati’ dal giurato della città. La mattina del giorno in cui si dovrà congregare l’Università, la campana del’allorgio di Sancto Jacobo dovrà battere trenta rintocchi. Il sindaco e gli eletti, presenti e futuri, dovranno avere pensiero di far eseguire ciò. I deputati dovranno quindi recarsi personalmente alla chiesa di S. Giacomo o in altro luogo loro indicato dal giurato. Nel caso che i deputati non si presentassero, incorrerebbero nella pena irremissibile di carlini 5, di cui una metà andrà al Regio Capitano, l’altra al Sacro Monte della Carità. Il Capitano non potrà accordarsi, se prima non sarà pagata la cifra spettante al Sacro Monte della Carità. F. 41) Si decide di acquistare per grassa della città duemila tomoli di grano all’incirca, al miglior prezzo possibile. Il sindaco e gli eletti dovranno scegliere la persona che dovrà effettuare la compera. Il sindaco viene incaricato di andare a Napoli per sollecitare alcune cause dell’università. Si decide anche di fare una procura a lui e a Jo. Benedetto Giovene per recuperare dagli arrendatori del sale tutta quella quantità che l’Università deve ancora avere, con potestà di vendere agli stessi arrendatori tutto o in parte il sale

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suddetto, ed anche con potestà di poter concordare et transigere con alcune Università e con privati che hanno cause con l’Università cavese. Si ordina al cancelliere di fare la procura. Si dà inoltre al sindaco la potestà di fare tutte le spese necessarie per le cause, in beneficio dell’Università. Si ordina al cassiere di pagare quanto necessita al sindaco per andare a Napoli e per eseguire quanto disposto. Vengono eletti a vedere lo bisogno deli monaci di San Francesco et intendere loro intentione circa del confessare, si vonno confessare si o no, Vito Antonio de Arminando e il notaio Bartolomeo de Simone. Essi dovranno poi riferire al sindaco e agli eletti, i quali provvederanno ai loro bisogni. Il Regio Capitano, Jo. Camillo Barattuccio, ha avuto dal Viceré licenza di lasciare il suo ufficio ed ha quindi chiesto la nomina dei suoi sindicaturi. Vengono incaricati di ‘sindacare’ il suo lavoro Vito Antonio de Arminando e il notaio Tullio de Juliis. Lo stesso giorno il sindaco e gli eletti incaricano Andrea de Rosa di partire l’indomani, sabato, per andare ad acquistare il grano in qualche zona della Basilicata, dove egli riterrà più opportuno concludere l’acquisto, in base alla qualità del grano e al prezzo. Egli potrà comprare all’incirca duemila tomoli di grano buono e dovrà farlo portare in città al più presto possibile. Si danno disposizioni al cassiere di pagargli carlini cinque per ogni giornata in cui sarà impegnato.

F. 42) 17 ottobre 1564 Nel Borgo si riuniscono il sindaco e gli eletti (in calce al foglio c’è solo la firma del sindaco). Il notaio Mattia de Falco è stato in carica un anno come cancelliere. Su richiesta sua e di altri, il sindaco e gli eletti, in virtù della potestà avuta con decreto del 25 agosto 1564, nominano nuovo cancelliere il notaio Jo. Antonio de Parisi, con la remunerazione, i pesi e gli onori soliti. Se facciano boni al cassiere duc. 6 d’argento. Il cassiere, dietro ordine del sindaco e degli eletti, aveva mandato questa somma a Napoli a Jo. Benedetto Giovene per le liti dell’università. [F. 42 v. bianco] F. 43) (In testa al f. : lesus. Segue, sul rigo seguente: Cancellaratus inceptum est sub die 17 octobris 1564).

officium

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Liber cancellarle magnifice et fìdelissime civitatis Cave anni octave inditionis 1564, concurrente 1565, factus et descriptus per me notarium Ioannem Antonium de Parisio diete civitatis cancellarium in annis predictis sub subscriptorum magnificorum sindici et electorum regimine, in quo notentur et describentur omnia decreta et provisiones fìendas per eosdem magnificos de regimine et per ipsam universitatem, fideliter et legaliter, et in eo signum meum ad uberiorem cautelam quo utor apposui. [Segue il signum del notaio]. Adsit principio Virgo beata meo. [Il cancelliere trascrive poi i nomi del sindaco, Lonardo Punzo, e degli eletti: Geronimo de Angrisanis, Tullio de Juliis, Gio. Alfonso de Adinulfo, Andrea Rosa e Gio. Baptista de Marinis.

de

17 ottobre 1564 In magno burgo civitatis Cave et proprie in apotheca aromatarie nobilis Joannis Thomae Quarante, si riuniscono il sindaco e gli eletti. [Firma solo il sindaco]. Nei giorni scorsi era stato emanato un bando nel Borgo della città per la vendita del partito del sale. Sopra di ciò fu allumata la cannela. Viene quindi effettuata la vendita ad estinzione di candela, con tutte le condizioni espresse nell’istrumento stipulato dal notaio Mattia de Falco lo stesso giorno. Fra le condizioni c’era che gli amministratori dovessero scegliere una persona per assistere nel fare le cartelle a coloro che veneranno a pigliarse il sale. La scelta cade su Jo. Thomasi Quaranta.

23 ottobre 1564 Nel Borgo di Cava e precisamente nel fondaco del nobile Marzio del Forno, si riuniscono il vicesindaco e gli eletti [Mancano le firme]. Questa matina il sindaco da Napoli ha fatto sapere che c’è bisogno di denaro per continuare le varie cause dell’università: gli si mandano duc. 30 per mezzo del cassiere Marzio del Forno.

F. 44) 28 ottobre 1564 In magno burgo civitatis Cave et proprie in ecclesia Sancti Jacobi, ubi universitas ipsa congregari solet, si riuniscono, con licenza del Regio Capitano, il

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vicesindaco notaio Tullio de J tiglio, gli eletti (Geronimo de Angrisanis, Jo. Alfonso de Adinulfo, Andrea de Rosa e Jo. Baptista de Marinis) e i deputati ( in numero di 21). Si decide che il vicesindaco e gli eletti devono sporgere querela presso la corte del Regio Capitano contro Scipione de Vitale ed altre persone che li hanno ingiuriati con parole o fatti e minacciati de volerle ammazzare. Essi potranno sporgere querela anche presso la Regia Udienza Provinciale, presso la Magna Curia della Vicaria e in ogni altro tribunale. L’Università si accolla tutte le spese necessarie. Se Scipione de Vitale e gli altri saranno riconosciuti colpevoli, dovranno essere castigati secondo giustizia e la loro pena dovrà incutere timore agli altri, affinché sindaco, vicesindaco ed eletti abbiano il rispetto e l’onore convenienti al decoro de decta università e pari loro. I notai Jo. Berardino Giovene e Tullio de Iuliis chiedono di essere pagati per la revisione dei conti dei cassieri Jo. Antonio de Amiano e Cristofaro Vitale. Il loro salario deve essere definito dagli eletti, allontanato il de Juliis quale parte in causa, e da Vito Antonio de Arminando, Cola Pisapia e Marzio del Forno. Si dà fin d’ora ordine al cassiere di pagare la somma da essi stabilita, facendosi rilasciare ricevuta. F. 45) Tutte le spese fatte per la compagnia del capitano Rodorico Peres, che aveva alloggiato a Cava giovedì scorso, 26 del mese, arrivando alle ore 23,30, devono essere controllate dal vicesindaco e dagli eletti o dalla maggior parte di loro. Il cassiere deve provvedere ai pagamenti. L’Università però era stata costretta a spendere più di quanto disposto negli ordini regi, perché i soldati, col pretesto che era notte e non sapevano dove ritrovare la roba, avevano preteso dagli osti più del dovuto, contro la volontà dell’università. Si deve quindi presentare memoriale al Viceré per reclamare contro questa violenza e per cercare di recuperare questa spesa. Vito Antonio de Arminando e il notaio Bartolomeo de Simone erano stati incaricati di vedere i bisogni dei frati di San Francesco. Sentita la loro relazione, la maggioranza dell’università decide, considerata la carestia, di dare ai frati un tomolo di grano al mese finché dura la carestia, duc. 24 per i loro vestiti, secondo un decreto fatto precedentemente, più altri sei ducati di elemosina. L’Università ordina quindi al cassiere di pagare detti duc. 30 ai frati in tanti panni. [Tra il f. 44 e il f. 45 è inserito un foglietto di cm. 9 x 13, scritto su una sola facciata. Contiene un appunto sulla somministrazione di vitto e vestiti ai frati di San Francesco, che non toccherebbe alla città, in quanto a Cava non ci sono altri frati che vanno mendicando, quindi le elemosine raccolte dovrebbero essere sufficienti ai loro bisogni. Jo. Berardino Jovene presenta voto contrario al decreto].

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Vito Antonio de Arminando, Jo. Angelo Ferraro e Jo. Berardino Giovene con alcuni del Regimento devono recarsi dal Vescovo per parlare delle pretese dei preti circa la gabella della farina, dell’elezione dei canonici e delle dignità da conferirsi. In quanto al maestro di scuola Nicola Quaranta30, si è deciso di dargli duc. 18 all’anno, con l’obbligo di osservare i capitoli che dovranno essere fatti da Cola Pisapia, Vito Antonio de Arminando e Jo. Berardino Giovene, o almeno da due di loro. Lo stipendio dovrà decorrere dal giorno in cui si farà la cautela, con inserta ferma de decti capitoli. Il vicesindaco e gli eletti devono denunziare al Regio Capitano quelli del Regimento che son stati personalmente intimati e non son venuti a decta università, osservando un decreto fatto nei giorni scorsi.

2 novembre 1564

Nel Borgo di Cava e precisamente nel fondaco del nobile Marzio del Forno, si riuniscono il vicesindaco e gli eletti [Mancano le firme]. Nei giorni scorsi era stato spedito un ordine del Viceré secondo cui i soldati che in futuro sarebbero andati ad alloggiare a Cava [F. 46] fossero allogiati alla piazza, dove sarebbero stati comodamente. Era quindi necessario provvedere per i letti e altre masserizie. L’Università aveva fatto la tassa deli lecti, che dovevano essere portati dai capodieci. Leonardo di Marino, Gio. Battista del Fumo, Sebastiano Punzo e Cola Francesco Scazzaventra vengono incaricati in solidum di ricevere, conservare e fare annotamento dei letti, di porli nelle case in cui dovranno alloggiare i soldati e accomodarli d'altri massaritii. Spetta a loro, in caso di alloggiamento di soldati, preparare tutte Ile stantie comode nella piazza e provvedere a tutto il necessario. Essi saranno pagati per le giornate impiegate in questi lavori. L’importo loro spettante dovrà essere deciso dal sindaco e dagli eletti. Intanto essi devono procedere d’urgenza a far annectare et sfractare Ile case comode e quelle che non son comode farle accomodare dali patroni. Infine, si raccomanda loro ancora una volta di tenere annotamento dei letti e delle altre masserizie31.

22 novembre 1564

In magno burgo Cavense et proprie in ecclesia Sancti Jacobi, ubi universitas 30 Verbale trascritto in S. MILANO, Provvedimenti riguardanti la pubblica istruzione ..., cit., pp. 247-248. 31 Sui compiti dei capodieci si veda A. Pisapia, La difesa locale cit., p. 80.

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civitatis Cave congregari solet, si riuniscono, con licenza del Regio Capitano, il sindaco Leonardo Punzi, gli eletti (Geronimo de Angrisanis, Tullio de Juliis, Jo. Alfonso de Adinulfo, Andrea de Rosa e Jo. Baptista de Marinis) e i deputati (in numero di 16). Il Viceré ha ordinato al Governatore della Provincia e al magnifico Germano Citarella, percettore della Provincia, di informarsi su quali città e terre traggono vantaggi dal commercio nelle marine di Salerno e Vietri. Avutane relazione, il Viceré potrà provvedere a stabilire la contribuzione dovuta da dette città e terre per la costruzione di torri in queste marine32. Alla città di Cava interessa che le autorità provinciali sappiano dell’utilità della Marina di Vietri per molte città e terre, al fine di alleggerire Cava di questa tassa. Si decide pertanto all’unanimità che il sindaco, Geronimo de Angrisano e Marzio del Forno vadano a Salerno ad informare il Governatore e il percettore di tucte quante quelle città, terre, castelle et lochi convecini che participano utilità del comercio dela Marina de Vieteri. Si approva fin d’ora il loro operato e si dà disposizione al cassiere di sostenere le spese necessarie. F. 47) La città ha speso e continua a spendere molto per la costruzione del vescovato. Il magnifico Giovan Vincenzo Sanfelice e i suoi figli erano pensionarii e avevano percepito una grossa somma di denaro dalla mensa episcopale. Si decide di cercare in ogni modo di costringere i Sanfelice a contribuire alla costruzione della cattedrale, ricorrendo alla giustizia. Bisogna quindi scrivere agli avvocati della città, Francesch’Antonio David e Giovan Gentile Tipaldo e, secondo il loro parere, si tenga poi la causa, in Roma o altrove, spendendo quanto necessario. Si propone di riparare la campana di San Liberatore, danneggiata da un temporale, di fare delle elemosine, poiché in città vi sono molti extremi poveri, e di ritirare la querela contro Scipione Vitale. Si propone di controllare di più il commercio del grano, che sfugge alla dogana33. Il sindaco e gli eletti dovranno occuparsi di tutte le cose predette. Vista questa potestà loro data, il sindaco e gli eletti mandano un uomo a Monte San Liberatore a vedere i lavori da farsi per riparare la campana e il muro, danneggiati dal temporale e, sentitolo, dispongono di spendere quanto necessario per effettuare i lavori. Provvedono parimenti a mandare alle Camerelle Geronimo de Angrisano con il compito di fare in modo che nessuno compri dai vaticali grano, eccetto quello nella dogana ordinaria. Il cassiere dovrà provvedere a pagare l’Angrisani per le giornate impegnate. Si decide inoltre di elargire delle elemosine ai poveri secondo i loro bisogni: la prima disposizione è a vantaggio di Carmosina 32 Ivi, pp. 95-97. 33 atteso s'intende che comprano e vendeno dalle Cantarelle in qua per Ile massarie.

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Frezza, che tene quattro malati in casa et è extremissima povera, alla quale vengono assegnati dieci carlini, e di Aurelia Catone e Jiulio di Raccio, che dovranno ricevere cinque carlini ciascuno. L’Università decide di far bona al sindaco tutta quella quantità di denaro speso a Napoli in beneficio della città, per le cause e per altri motivi. Similmente si deve fare con Andrea de Rosa. Sia il sindaco che il de Rosa dovranno essere pagati per le giornate impegnate a Napoli per servizio dell’università. Ancora, si facciano buoni al cassiere i ducati spesi per un capitano venuto dalla Calabria con il carriaggio e per il pagamento agli osti della città. Similmente, si decide di togliere la querela a Scipione Vitale nella corte del Regio Capitano [F. 48], una volta che il Vitale si fosse rimesso alle grazie dell’università. I notai Giovan Berardino Giovene e Tullio de Juliis hanno controllato i conti del defunto cassiere Giovanni Antonio Damiano34. La loro significatoria è stata pubblicata il 3 novembre scorso in presenza del Regio Capitano e del giudice. Secondo questo documento, il figlio ed erede del cassiere, Francesco Antonio, e Cristoforo Vitale come garante, devono pagare all’università una certa quantità di denaro. Francesco Antonio Damiano e il suo curatore Giovan Benedetto Damiano insieme con Cristoforo Vitale sono intervenuti nella chiesa di S. Giacomo durante la riunione dell’università ed hanno spiegato che si sentono agravati da questa significatoria, in molti capi d'essi. Chiedono quindi che i conti vengano rivisti da una persona non sospetta, che goda della fiducia di entrambe le parti, e di cui si dichiarano fin d’ora disposti ad accettare il giudizio, per evitare liti e spese sia all’università che a loro stessi. II sindaco, gli eletti e i deputati all’unanimità stabiliscono che questo revisore debba essere scelto dall’eccellente Signor Giovanni Andrea de Curtis. Secondo le sue disposizioni, la revisione potrà farsi a Cava o a Napoli. Si decide quindi di scrivergli, inviandogli una copia del presente decreto, affinché l’Università possa evitare eventuali liti e spese. Si considera il suo operato già approvato. Francesco Antonio e Giovan Benedetto Damiano e Cristoforo Vitale, accettano quanto sopra stabilito e sottoscrivono di propria mano.

presenti,

F. 49) Si decide che il rev. abate Giovan Matteo dela Monica e Vito Antonio de Arminando, con l’intervento del sindaco e degli eletti ordinari, debbano informarsi sulla causa vertente tra l’Università e il fu Simonetto Vitale e sulle ragioni dell’una 34 d’Amiano.

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e dell’altra parte per cercare di risolvere la questione secondo benevolo. Si considera il loro operato già approvato.

giustizia

in

modo

Si decide di distribuire ai cittadini cavesi al prezzo di cinque carlini e mezzo al tomolo i duecento tomoli di sale rosso depositati presso Ferrante Cantarella. La distribuzione dovrà avvenire secondo cartelle fatte dal sindaco, o, in caso di sua assenza, da Giovan Battista de Marinis, e dal cassiere. Quest’ultimo dovrà fare introito di tutte le somme che gli perverranno da questa distribuzione.

2 dicembre 1564

In magno burgo Cavense et proprie in domibus soleratis Joannis Francisci de Monica, ubi congregari solent magnifici sindicus et electi diete civitatis, si riuniscono il sindaco e gli eletti (Geronimo de Angrisanis, Tullio de Juliis, Jo. Alfonso de Adinulfo, Jo. Baptista de Marinis e Andrea de Rosa). A seguito di molte lamentele da parte dei cittadini riguardo ai gabellieri che non osservano i capitoli nel vendere la carne di porco, messer Polidoro de Angrisano e messer Michele Angelo de Juliis vengono incaricati di far rispettare i capitoli suddetti, affinché i cittadini siano ben serviti. Polidoro de Angrisano e Michele Angelo de Juliis saranno pagati duc. 3 al mese, finché saranno impegnati in questo lavoro. Si ordina al cassiere di versare loro questo onorario, facendosi rilasciare ricevuta. Si dispone che il sindaco vada a Napoli a supplicare il Signor Giovanni Andrea de Curtis affinché voglia scegliere un uomo acto et fidele per controllare i presunti agravii sulla significatoria del conto del defunto cassiere Giovanni Antonio Damiano. Si ordina al cassiere di pagare il sindaco [F. 50] per i giorni che dovrà trattenersi a Napoli per questa questione. Prima che fosse emanato il bando della Regia Corte sul prezzo del grano, l’Università aveva comprato dall’illustre Signor Bernabò Caracciolo seicento tomoli di grano a dieci carlini il tomolo. Questo grano viene ora portato in città: Andrea de Rosa viene incaricato di controllarne cunto et mesura, di farlo riporre in luogo comodo e sicuro e di provvedere alla distribuzione secondo le disposizioni che gli saranno date dal sindaco e dagli eletti. Dovrà poi versare il ricavato della vendita al cassiere, che ne farà introito e che gli rilascerà una ricevuta, a garanzia sia di messer Andrea che dell’università. Il sindaco e gli eletti potranno dare ad Andrea de Rosa, e ad altri che dovessero da loro essere incaricati, un riconoscimento del loro lavoro, per la vendita di questo o anche di altro grano. Nei giorni scorsi era stata venduto del sale a Ferrante Cantarella per duc. 400

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circa, nel rispetto dell’istrumento fatto dal notaio Matteo de Falco. Il cassiere deve fare introito di questa somma a nome dell’università e pagare all’illustre Signor Bernabò Caracciolo i seicento tomoli di grano e ai mulattieri il costo dela conductura. La tassazione di quest’ultima voce viene affidata ad Andrea de Rosa, Marzio del Forno e Tullio de Juliis. Il cassiere deve recuperare il denaro della vendita di cento tomoli di sale a Fiorentino Genovese e compagni, gabelloti della carne, e farne introito a nome dell’università. [Segue la firma del sindaco: Leonardus sindicus]

23 dicembre 1564

In magno burgo Cavense et proprie in domibus Joannis Francisci de Monica, ubi subscripti magnifici sindicus et electi civitatis Cave congregari solent, si riuniscono il sindaco e gli eletti (Geronimo de Angrisanis, Tullio de Juliis, Andrea de Rosa, Jo. Alfonso de Adinulfo, Jo. Baptista de Marinis). F. 51) C’è penuria di sale in tutta la Provincia. Ad evitare il contrabbando, si dispone di distribuire quel po’ di sale rosso che c’è in città ai cittadini che ne hanno più bisogno, per uso proprio o per grassa della città. A coloro che vorranno fare pane, conservare tonno o sarde nel territorio della città, ed hanno quindi bisogno del sale per uso commerciale, questo dovrà essere venduto a otto carlini il tomolo. I loro prodotti, poi, potranno essere venduti solo con licenza dell’università. I cittadini che ne hanno bisogno per uso proprio e dichiarano di non aver avuto sale bianco, pagheranno il sale rosso cinque carlini e mezzo e non potranno averne più di un tomolo. La distribuzione e la vendita del sale dovranno essere effettuate secondo il decreto del 22 novembre scorso, che dovrà essere notificato al cassiere. L’11 settembre scorso Damiano de Luciano era stato assunto come servitore dell’università con un compenso di duc. 16 all’anno, più le spese, da farsi dal sindaco stesso. Il sindaco ha quindi spesato et substentato il dicto Damiano de sua propria substantia e deve essere rimborsato. Per le spese fatte e da farsi, si dispone che il sindaco abbia carlini 15 al mese. Il cassiere deve provvedere al pagamento, compreso gli arretrati. Nei giorni scorsi, su ordine del sindaco e deli eletti il cassiere pagò al magnifico Alfonso Gagliardi di Napoli duc. 4, tramite Giovan Camillo Barattuccio, ex regio Capitano della città, per causa delle donne. Si dispone che i duc. 4 se facciano buoni al cassiere, dichiarando che le donne di Casa Senatore che furono prigioniere

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del Regio Capitano si trovano ora nel monastero della Carità di Napoli 35 grazie all’intervento del Gagliardi e del Regio Capitano e dietro preghiera dell’università F. 52) 13 [?] gennaio 1565 In magno burgo Cavense et proprie in domibus nobilis Joannis Francisci de Monica, si riuniscono il sindaco e gli eletti36 (Tullio de Juliis, Jo. Alfonso de Adinulfo, Jo. Baptista de Marinis). Nei giorni scorsi era stato fatto il partimento del sale e Jo. Thomasi Quaranta era stato incaricato di preparare le cartelle secondo il partimento e il libro a lui consegnato. Ciò fu ordinato dal sindaco e dagli eletti a bocha e per cartelle. Alla Marina di Vietri fu ordinato a Ferrante Cantarella, affittatore del partimento, di consegnare il sale ai cittadini secondo come disposto nelle cartelle che faceva il Quaranta e secondo gli ordini del sindaco e degli eletti, come da pubblico istrumento. L’Università, avendo pigliato cunto de decti sali insieme con Jo. Thomasi Quaranta, ha riscontrato nel libro del Cantarella che molti cittadini senza cartelle e contro la volontà del sindaco e degli eletti avevano preso una certa quantità di sale, che non sarebbe toccata a loro. Si decide pertanto di recuperare il prezzo di questa quantità di sale dal Cantarella o da quelli che l’hanno avuta, come sembrerà più giusto all’università, al prezzo di carlini ... 37 al tomolo. L’eletto Geronimo de Angrisani, che al momento di questa conclusione era assente da Cava, trovandosi nella città di Napoli, consente a quanto sopra detto.

F. 52 v.) 16 gennaio 1565 In magno burgo Cavense et proprie in domibus soleratis nobilis Joannis Francisci de Monica, ubi subscriptus regimen civitatis Cave congregari solet, si riuniscono il sindaco e gli eletti (Geronimo de Angrisanis, Tullio de Juliis, Jo. Alfonso de Adinulfo, Jo. Baptista de Marinis). La città ha raggiunto un accordo con il magnifico Ferrante Cantarella, in base al quale riprenderà indietro settanta tomoli di sale rosso. Il cassiere dovrà provvedere 35 «Nella contrada di Toledo principiò quest’opera veramente conforme al nome suo di carità sotto la protettione della Madre di misericordia nel 1546 [ ... ]. Poco dopo Paola Acquaviva signora napolitana nel suo testamento lasciò a questa chiesa tremila scudi, con che si dovesse erger uno conservatorio per le povere vergini, che non havessero modo veruno di potersi collocare né monacare, e anche dovessero ricevere quelle donne, ch’erano in pericolo di perder l’anima e la vita per mano de i loro mariti, fratelli, e altri [ ... ]»: C. D’ENGENIO CARACCIOLO, Napoli sacra, Napoli 1624, pp. 522-523. 36 I loro nomi sono stati inseriti in un secondo momento. 37 Manca nel testo.

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alla distribuzione con le cartelle, ad un prezzo maggiorato: da 42 grana a dieci carlini al tomolo, stante la penuria de decti sali. Ciò si intende per coloro che vogliono mettere sotto sale le loro mercanzie: essi avranno l’obbligo solito di vendere al minuto nella città di Cava. Inoltre, [F. 53) se, dopo aver visto la relazione di Jo. Thomasi Quaranta, si ritroverà che alcuni non hanno avuto il sale del partimento di loro spettanza, se nce dea de quello delo decreto sopra de cciò facto, ma a carlini cinque e mezzo il tomolo, e non si potrà avere più di mezzo tomolo a cartella. Rimane valido un precedente decreto, con cui si stabiliva il prezzo di carlini otto al tomolo per coloro che fanno pane, che salano sarde o per altre necessità, che dovranno essere riconosciute dal sindaco e dagli eletti, avutane relazione. 17 gennaio 1565

In ecclesia Sancti Jacobi sita in magno burgo civitatis Cave, si riuniscono, in presenza del Regio Capitano Paolo Aldana, il sindaco Leonardo Punzi, gli eletti (Geronimo de Angrisanis, Tullio de Juliis, Jo. Battista de Marinis, Jo. Alfonso de Adinulfo e Andrea de Rosa) e i deputati (in numero di 18). Viene data al sindaco e agli eletti ordinari potestà di nominare dei deputati che dovessero occuparsi dell’alloggiamento in la piazza del borgo. Costoro, come anche altri eventualmente incaricati dal sindaco e dagli eletti, avrebbero dovuto procedere alla tassazione del prezzo delle stanze del borgo destinate all’alloggiamento dei soldati. Avrebbero anche dovuto costringere i padroni delle stanze non adatte allo scopo ad accomodarle. Tutta la spesa da farsi per l’alloggiamento delle truppe se debia pagare per li capodeci secondo Cordine et partimento ch’à essi sera ordinato dali predecti deputati. Compito dei capodieci è anche procurare tutto il necessario, come letti e suppellettili, sempre secondo gli ordini dei deputati. Queste misure vengono prese per evitare soprattutto l’alloggiamento nei casali e per osservare l’ordine ottenuto dal Viceré. Ogni disubbidienza [F. 54] sarà punita dal Regio Capitano. Tutti i cittadini saranno tenuti inoltre ad obbedire agli ordini che ad essi daranno i capodieci dei casali, acciò che capitando alloggiamento se possa fare il servitio del Re et comodo de tucti cittatini. Viene anche ordinato ai capodieci e ai deputati di non costringere alla contribuzione i più poveri, gli impotenti, dei quali essi dovranno dare notizia, per poter accertare insieme con il sindaco e gli eletti che non vengano molestati. Geronimo de Angrisanis, Jo. Battista de Marinis e Jo. Alfonso de Adinulfo vengono confermati ‘deputati’ per assistere il renumeratore e i suoi collaboratori nel loro lavoro, con l’onorario solito di duc. 9 per ciascuno al mese. Essi possono eligere altre persune ch’à essi pareranno idonei et informati de alcune cose de decto ne godo, la cui remunerazione dovrà essere stabilita dal sindaco e dagli eletti, tenendo conto del lavoro da loro svolto. Sia i tre deputati che gli uomini da loro incaricati 128


potranno chiamare tutte le persone che riterranno necessarie. Si ordina fin d’ora al cassiere di pagare tutte le spese relative a questa questione. I tre deputati erano impegnati già da oltre due mesi con il renumeratore e recusavano di novo pigliare decti pesi: l’Università, considerandoli persone ben informate sulla questione, li aveva costretti a proseguire nell’incarico, consentendo che se ne occupassero non ogni giorno, ma a turno (spartirnose il tempo). Se però a loro fosse sembrato opportuno seguire i lavori quotidianamente, avrebbero dovuto farlo tutti e tre insieme, come persone bene informate. Si decide di assumere come maestro di scuola di humanita per un anno Jo. Antonio Rotario, con il patto [F. 55] che debba insegnare a tutti i cittadini che si rivolgeranno a lui, sia poveri che ricchi, senza ricevere emolumento alcuno dai privati, ma solo la provisione universale de onze vinti de carlini, da pagarsi dall’università. Il maestro dovrà essere obbligato a tenere un repetitore e ad osservare altri patti e convenzioni, secondo un istrumento da stipularsi tra lui e il sindaco e gli eletti. Il suo stipendio decorrerà dalla data della stipula dell’istrumento e dell’inizio del suo lavoro e sarà versato secondo i termini indicati nell’istrumento stesso. Il cassiere dovrà provvedere ai pagamenti, e dovrà farsi consegnare una ricevuta38. Marzio del Forno, Giovan Battista de Marinis e Pirro Loisi Vitale vengono nominati revisori dei conti di quanti abbiano amministrato denaro pubblico e i cui conti non siano stati ancora controllati. Essi potranno nominare altre persone come collaboratori e potranno ricorrere alla giustizia del Regio Capitano, se sembrasse loro opportuno. Il loro compenso sarà pagato sul denaro che essi recupereranno e sarà stabilito dal sindaco e dagli eletti, i quali avranno anche la possibilità di farli costringere a svolgere il loro compito dalla Corte del Regio Capitano. Viene confermato il decreto di assunzione di Adamiano de Luciano per svolgere servitii universali, con il compenso di duc. 16 all’anno più le spese, e si dispone il pagamento da parte del cassiere. F. 56) Siano fatti buoni ai conti di cascia tutti li dispendii fatti dal cassiere a partire dal mese di settembre 1564 in qua39. Viene confermato ad Andrea de Rosa l’incarico di ricevere, comprare e dispensare grano: egli potrà chiamare persone in suo aiuto, affittare magazzini, e dovrà occuparsi di tutte le questioni relative all’approvvigionamento di grano. Il sindaco e gli eletti dovranno stabilire il suo compenso e quello dei suoi eventuali collaboratori. L’Università accetta fin d’ora la loro decisione e dispone il pagamento da parte del cassiere. 38 Verbale trascritto in S. MILANO, Provvedimenti riguardanti la pubblica istruzione ..., cit., p. 248. 39 Compresa la riparazione delle strade da tremieroli fino al borgo, fatta per ordine del viceré della Provincia.

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L’Università può difficilmente riunirsi in numero opportuno, perché dei quaranta deputati della città molti sono morti, molti ricoprono cariche pubbliche o esercitano il commercio fuori città, molti sono vecchi, molti sono medici, per cui sono mezi excusati di non intervenire alle riunioni. Il loro numero viene quindi integrato, nominando deputati i notai Federico David, Giovan Michele Casaburi, Giovan Donato de Lamberto e i nobili Giovanni Antonio Genovese, Giovan Francesco dela Monica fu Gabriele, Prospero Gagliardi, Giovanni Antonio Giovene fu Cristoforo. L’Università dichiara che le riunioni saranno valide con la presenza di ventuno deputati. Quando fu fatta l’elezione di Leonardo Punzi a sindaco, era intenzione dell’università servirsene come di persona [F. 57] molto acta à tal negotio, dandogli più della solita remunerazione, considerati i gravi e complessi problemi della città (molti travagli, liti et altre cose importanti). Ora vedemo con gli ochi proprii la diligenza che ha usato e usa il sindaco per il bene della città. Vengono incaricati di stabilire il suo compenso gli eletti del presente Regimento, eccetto il sindaco stesso, e l’abate Giovan Matteo dela Monica, Giovan Lorenzo dela Corte, Giovan Turco de Falco, Giovanni Tagliaferri, il notaio Giovan Matteo Cafaro, Giovan Matteo Quaranta e il notaio Sallustio de Rosa. Il loro operato viene approvato fin d’ora e si ordina al cassiere di eseguire il pagamento secondo le loro disposizioni. Si dà potestà al sindaco e agli eletti, o alla maggior parte di loro, di scegliere tra i quaranta deputati due persone come eletti aggiunti.

31 gennaio 1565

in magno burgo Cavense et proprie intus fundicum magnifici Martii de Fumo, si riuniscono il vicesindaco notaio Tullio de Juliis e gli eletti (Geronimo de Angrisanis, Gio. Alfonso de Adinulfo, Andrea de Rosa, Gio. Battista de Marinis). Vista la potestà loro data di nominare due eletti aggiunti, considerando che sta per venire in città una compagnia di soldati e che il sindaco si trova a Napoli per servizio della città e parte degli eletti ordinari sono occupati con la renumeratione, il vicesindaco e gli eletti scelgono come eletti aggiunti Giovanni Antonio Giovene del fu Cristoforo e Giovan Tommaso Quaranta.

F. 58) 3 febbraio 1565 In magno burgo Cavense et proprie in domo nobilis Joannis Thome Quaranta sita retro aromatariam ipsius, si riuniscono il vicesindaco notaio Tullio de Juliis e gli eletti (Geronimo de Angrisanis, Gio. Alfonso de Adinulfo, Gio. Battista de

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Marinis, Andrea de Rosa, Giovan Tommaso Quaranta e Giovanni Antonio Giovene) e i deputati (in numero di 14). Hier sera arrivò in città la compagnia di soldati del capitano spagnolo don Berardo Sayavedra, condotta dall’alfiere Loysi Puons de Leon, per alloggiare a Cava, con commissione del Viceré, la cui copia è in mano al vicesindaco e agli eletti. Da ieri sera, appunto, la compagnia è alloggiata al Borgo. Al presente, l’alfiere ha chiesto personalmente al vicesindaco e agli eletti denaro per il sostentamento della compagnia, o direttamente Ile spese. Se la sua richiesta non fosse accolta, minaccia di andare ad alloggiare nei casali e ricavare di là le spese ( dalla bavere Ile spese), o, in alternativa, vuole un quartiere della piazza, facendo sfractare tutti i cittadini, e ugualmente tutte le spese. Si decide di rispondergli che l’Università non è tenuta alle spese, secondo la commissione del Viceré. Se l’alfiere insistesse, bisognerà avanzare una protesta. Ma se l’alfiere fosse proprio irremovibile (delliberato volerle), per evitare problemi più gravi, converrà all’università accollarsi le spese, nella misura di cinque grana e mezzo al giorno per ciascun soldato40, facendosi rilasciare ricevuta. Successivamente si dovrà ricorrere ai ‘superiori’, con la copia della commissione, la protesta e la ricevuta. [F. 59] Si dispone che il cassiere faccia tutte le spese necessarie per questo alloggiamento, redigendone una lista, con volunta et saputa del vicesindaco e degli eletti.

21 febbraio 1565

In fundico nobilis Martii de Fumo, si riuniscono gli eletti (notaio Tullio de Juliis, Gio. Alfonso de Adinulfo, Gio. Battista de Marinis, Andrea de Rosa, Jo. Thomasi Quaranta, Giovanni Antonio Giovene) e i deputati Giovan Lorenzo de Curti, abate Giovan Matteo dela Monica, Giovan Matteo Quaranta, notaio Giovan Matteo Cafaro, notaio Sallustio de Rosa, Giovan Turco de Falco e Giovanni Tagliaferri. Visti i decreti fatti al tempo dell’elezione del sindaco Leonardo Punzi e l’altro sul riconoscimento del suo impegno per la città, si decide di donare per adesso al sindaco duc. 18, oltre la solita remunerazione di duc. 24 l’anno e oltre il pagamento spettantegli per le giornate impiegate a Napoli e in altri luoghi fuori del territorio cavese per servizio dell’università. Si dispone che il cassiere provveda al pagamento facendosi rilasciare ricevuta. Per l’avvenire, ci si impegna a donare al sindaco altre somme come riconoscimento dei suoi servigi, in relazione all’impegno che senz’altro egli profonderà nell’interesse della città.

40 A. PISAPIA, La difesa locale cit., p. 82.

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Lo stesso giorno e nello stesso luogo, davanti agli eletti suindicati e al sindaco Leonardo Punzi è comparso l’ honorevole Colantonio Carola, il quale spontaneamente si è rimesso alle gratie del sindaco, degli eletti e dell’università circa la questione dei 36 tomoli di sale da lui presi senza cartella da Ferrante Cantarella, deputato dell’università per la distribuzione del sale. Il Carola, il sindaco e gli eletti incaricano Marzio del Forno e Andrea de Rosa di stabilire il prezzo del sale preso dal Carola. [F. 60] Questi si impegna a pagarlo al cassiere senza altra dilazione o cavillano.

8 marzo 1565

In burgo magno cavense et proprie intus venerabilem ecclesiam Sancti Jacobi sita in dicto burgo, si riuniscono, in presenza del Regio Capitano Paolo de Aldana, il sindaco Leonardo Punzi, gli eletti (Geronimo de Angrisanis, Tullio de Juliis, Jo. Alfonso de Adinulfo, Jo. Battista de Marinis, Andrea de Rosa, Jo. Antonio Giovene e Jo. Thomasi Quaranta) e i deputati (in numero di 27). F. 60 v.) In primis acteso che s’è visto e se vede claramente che per tanti varii et diversi furti, rapini et delieti che sono stati comessi et se comecteno inla marina de Vieteri in strate publice e destricti dela città dela Cava de nocte et de giorno, rendendo difficile il commercio sia alla marina che nella dogana del grano e in altri luoghi pubblici, e generando così una notevole carestia, il procuratore della città Giovan Benedetto Giovene aveva presentato istanza alla Gran Corte della Vicaria, affinché mandasse un commissario speciale per procedere contra quelli se trovassero culpati in tanti dilieti. In risposta a tale istanza, la Gran Corte della Vicaria ha inviato il magnifico Giacobo Figliola. La città desidera che i delinquenti e i loro favoreggiatori siano castigati e che nella marina, nella dogana del grano e in altri luoghi pubblici si possa esercitare il solito commercio. Pertanto l’Università decide di ratificare ed accettare per iscritto davanti al commissario l’istanza presentata dal procuratore Giovene e di avanzare querela contro i colpevoli dei crimini: si dispone quindi che il sindaco e gli eletti si presentino al commissario per eseguire ciò. Nel caso che il commissario trovasse dei colpevoli o loro favoreggiatori e li portasse alla Gran Corte della Vicaria, si dovranno fare continue istanze presso i giudici, l’avvocato fiscale e, in caso di necessità, il Viceré. Per questo il sindaco e gli eletti dovranno scrivere al procuratore Giovan Benedetto Giovene [F. 61] e agli avvocati caldamente. Inoltre, il sindaco e gli eletti, se lo riterranno necessario, potranno mandare a Napoli una o più persone per presentare istanze, finché i colpevoli non saranno giudicati dalla Gran Corte. Per questa questione il cassiere potrà affrontare tutte le spese che sarà necessario sostenere. Se qualcuno, inquisito de dicti furti, homicidii et delieti comessi in decta marina 132


de Vieteri e destricto dela città dela Cava, fosse condannato a morte dalla Gran Corte della Vicaria, si dovrà far istanza ai giudici, all’avvocato fiscale e, se necessario, al Viceré, per ottenere che l’esecuzione avvenisse nella Marina di Vietri o comunque nel luogo in cui erano stati commessi i delitti, per essere d’esempio a quanti avessero in animo di delinquere nella Marina e nel distretto della città. Si dispone che il cassiere possa sostenere tutte le spese da farsi per tale ragione. Si è avuta esperienza che, per via dei furti, rapine e altri homicidii et delieti che son stati comessi et se comecteno de nocte et de giorno inla marina de Vieteri ai danni di cittadini e forestieri, s’è perso lo comertio de mercanti sia cittadini che forestieri, tanto per mare come per terra, nella dogana del grano e in altri luoghi pubblici, causando carestia in città e riclamori et lamentationi appresso superiori. Si decide quindi che, per evitare le cose predette e recuperare decto comertio, da oggi in avanti l’Università stessa avanzi querela contro azioni criminose che dovessero verificarsi nella Marina, nelle strade pubbliche e nel territorio della città. La querela potrà essere presentata al Regio Capitano, alla Regia Udienza, alla Vicaria, dove sembrerà meglio al sindaco e agli eletti. I colpevoli dovranno essere castigati edam si Ile parti desistessero. Qualora presso il Regio Capitano non si ottenesse una esecuzione della giustizia conveniente ali delieti, il sindaco e gli eletti dovranno presentare reclamo ai ‘superiori’ ed insistere affinché i colpevoli siano puniti per sententia. Si ordina al sindaco e agli eletti, presenti e futuri, che da oggi in avanti ogni qual volta si avrà notizia di azioni criminose nei luoghi suindicati, azioni che disturbano il quieto vivere e impediscono il pubblico commercio e la grassa della città, debbano comportarsi come sopra indicato, spendendo tutta la quantità di denaro che sarà necessario. Si autorizza fin d’ora il cassiere ad effettuare i pagamenti. Affinché il sindaco, gli eletti ed altri del Regimento possano operare per l’interesse della città con sicurezza e con più autorità, si decide che se qualcuno, cittadino o forestiero, di qualsiasi grado e condizione, osasse minacciare, offendere con fatti o con parole gli amministratori della città, o dirne male, dovrà essere querela- to dall’università. Gli amministratori dovranno quindi procedere in tal modo, spendendo tutta la quantità di denaro che sarà necessario. [F. 62] Si autorizza fin d’ora il cassiere ad effettuare i pagamenti relativi a questa questione. Si vede ogni giorno e si ha esperienza che gli amministratori di una città possono essere oggetto di odio e inimicizie. Ciò comporta che persone atte al governo della città schifano efugeno l’officii universali. Per ovviare a questo, si dispone che l’Università stessa sia obbligata a presentare querela nel caso che uno degli amministratori fosse oggetto di inimicizie o fosse danneggiato nei beni, o fosse ingiuriato, o ferito o ucciso. Se il colpevole non fosse carcerato, si dovrà farlo persiquitare à spesa universale in qualsevoglia loco. L’Università non dovrà mai perdonare una tal colpa, anzi se un amministratore si contrariasse per questo o volesse proporre la

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venia, dovrà essere cacciato dal Regimento e né lui né i suoi eredi potranno ricoprire cariche pubbliche, ma de tal persona bisognerà tenere memoria nel libro della cancelleria. La città dovrà risarcire gli amministratori che subissero danni a causa della loro carica, anche se fossero offesi del modo predetto quando seranno fora del regimento finito officio. Se un amministratore dovesse essere ucciso per via della sua carica, l’Università dovrà aiutare i suoi eredi fino alla quarta generazione, dando maritaggi alle figlie femmine e sostenendo i maschi nello studio o in altre attività consone alla loro condizione sociale. Se per caso dovessero succedere le cose predette, gli amministratori dovranno avere a cuore gli eredi: si dà quindi potestà al sindaco e agli eletti di spendere quanto ad essi sembrerà necessario. È stato affidato al sindaco e agli eletti il compito di far eseguire la giustizia contro i colpevoli dei furti nel territorio della città. L’Università dà loro potestà di eleggere quattro uomini, che dovranno assistere appresso d'essi continuamente armati, previa licenza del Regio Capitano. Se gli amministratori riterranno opportuno prendere più di quattro uomini potranno farlo. Gli armati dovranno essere pagati mensilmente. [F. 63] Si dispone che il cassiere provveda ai pagamenti del loro stipendio per tutto il tempo che gli amministratori riterranno di doverli tenere impegnati. L’Università decide di mandare una persona a Napoli a supplicare il Viceré di concedere agli amministratori, presenti e futuri, di poter portare armi per difesa personale. Il cassiere potrà spendere tutto il necessario per questa questione. Si dovrà anche preparare il memoriale. Nel memoriale bisognerà supplicare di concedere agli amministratori attuali di poter portare armi per sempre, in quanto nel punire e pigliare latri per lo quieto universale hanno contratto molte inimicizie. Nel frattempo bisognerà chiedere licenza al Regio Capitano per gli uomini che vorranno portare armati. Il qual Signor Capitaneo universalmente supplicamo ... et coetera41 . Ogni cittadino o abitante della città, di qualsiasi condizione sociale, dovrà dare notizia agli amministratori nel caso sentisse parlare male del Regimento tanto presente corno futuro, o sentisse di minacce o di intenzioni di offesa. Se si dovesse provare che qualcuno, pur potendo dare tali informazioni, non lo ha fatto, questi dovrà risarcire l’Università degli eventuali danni e pagare altra pena stabilita dall’università e imposta con il potere del Regio Capitano. Il nome di coloro che non dessero tali notizie dovrà essere annotato nel libro della cancelleria affinché se ne tenga memoria: costoro, fino alla quarta generazione, non dovranno avere tumore, prerogativa né voce universale.

41 Così nel testo.

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Tutte le predette decisioni possono essere modificate dal sindaco e dagli eletti, aumentandole o diminuendole, a favore delle loro persone. Si richiama l’obbligo di osservare determinate regole nella nomina all’ufficio di catapano: i candidati devono essere iscritti in una lista, redatta dai mastri delle loro parrocchie o da altri nei casali, dalla quale il sindaco e gli eletti scelgono una persona. La scelta deve essere confermata dal vicario della città, secondo l’antiquo solito. Item è stato concluso che li sopra decti decreti et ordini et reformanze se banniscono con ordine del Signor Capitaneo per li lochi publici dela città acciò ogn’homo habiano de quelli notitia et se guardino fare il contrario. Tutto il dispendio fatto per l’alloggiamento dei soldati della compagnia del capitano don Berardo Sayavedra, in bagaglie, come per salario di quelli hanno servito ad accomodare Ile stantie et tener conto deli lecti, per lavare panni et ali hostulani et altre persune, se faccia buono al magnifico Martio del Fumo casciero e così tutte le altre spese fatte fino al presente di per ordine del sindaco e degli eletti. Si decide di prendere in prestito duc. 500 o 1000 [F. 64] , al minor interesse possibile, da Ferrante Genovese o altri, per pagare il grano già comprato e quello da comprare. Oltre il grano già acquistato dall’Università, si decide di comprarne altre mille tomoli o più, nei luoghi in cui si potrà trovare al prezzo più vantaggioso. Qualora non fossero sufficienti i duc. 1000 da prendere in prestito da Ferrante Genovese, il sindaco e gli eletti potranno prendere in prestito altro denaro, al minor interesse che riusciranno a concordare. Si facciano buoni al cassiere i dispendii affrontati per varie ragioni, per un totale di duc. 19. Fra queste spese, ci sono i carlini 15 al mese ad Adamiano de Luciano e poi al suo successore, Pietro de lordano genovese. facciano buoni al cassiere tutti quelli denari ch’have dispesi et dispenderà per la venuta del magnifico Jacobo Figliola, commissario della Gran Corte della Vicaria e per le guardie fatte ai prigionieri carcerati ad istanza del suddetto commissario per furti di grano e per altri crimini commessi nella Marina di Vietri. Adamiano de Luciano ha cessato il suo servizio per la città. Al suo posto il sindaco e gli eletti hanno scelto Pietro de lordano, con il solito salario di duc. 16 all’anno. Al sindaco si dovranno dare carlini 15 al mese per le spese da farsi per Pietro de lordano, come già con Damiano de Luciano.

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F. 65) 23 marzo 1565 In burgo magno civitatis Cave et proprie in domibus soleratis nobilis Joannis Francisci quondam Joannis Mactei de Monica ubi subscripti magnifici sindicus et electi congregari solent, si riuniscono il sindaco Leonardo Punzi e gli eletti (Geronimo de Angrisanis, notaio Tullio de Juliis, Gio. Alfonso de Adinulfo, Gio. Battista de Marinis, Andrea de Rosa). Nei mesi scorsi era stata affidata al magnifico Signor Pirro Antonio Stinca di Napoli la revisione della significatoria contra li magnifici de Amiano. Il procuratore della città, Giovanni Benedetto Giovene, ha fatto sapere che lo Stinca, prima di expedire la significatoria, vuole sentire le ragioni dell’università. Si decide pertanto che il sindaco e il notaio Giovan Berardino Giovene, i quali sono ben informati delle ragioni dell’università, vadano a Napoli e assistano appresso detto Signor Pirro Antonio, finché la causa non sarà finita. Si danno disposizioni al cassiere per il pagamento al sindaco e a Giovanni Berardino Giovene delle giornate in cui saranno impegnati per tale questione.

F. 65 v.) 24 marzo 1565 In magno burgo civitatis Cave et proprie in fundico magnifici Martii de Fumo, con licenza del Regio Capitano si riuniscono il sindaco Leonardo Punzi, gli eletti (Geronimo de Angrisanis, notaio Tullio de Juliis, Jo. Alfonso de Adinulfo, Jo. Battista de Marinis, Andrea de Rosa, Jo. Thomasi Quaranta, Jo. Antonio Giovene) e i deputati42 (in numero di 19). F. 66) L’8 marzo l’Università aveva fatto un decreto con cui si dava la potestà al sindaco e agli eletti di prendere in prestito duc. 500 o duc. 1000 da Ferrante Genovese o da altri, al minor interesse possibile, per acquistare grano. Nel decreto però non era stata data al sindaco e agli eletti la potestà di obbligare e vendere le entrate dell’università, per cui il decreto stesso era rimasto senza effetto. Si decide quindi all’unanimità di dare potestà al sindaco e agli eletti di prendere in prestito duc. 1000 con il tasso d’interesse più basso possibile e di vendere le entrate dell’università per far fronte alle rate del debito da pagare. Questo debito dovrà essere contratto per l’acquisto di grano, già fatto e da farsi, per il trasporto del grano stesso in città, e per altre necessità, soprattutto per la costruzione del vescovato e per le spese relative alla remunerazione della città, poiché, su relazione del cassiere, non se trovano denari che bastassero in la cascia. I duc. 1000, presi in prestito, vadano in potere del cassiere, che ne farà introito. Anche tutto il denaro che si ricaverà 42 Fra cui Ferrante Genovese.

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dalla vendita del grano dovrà andare al cassiere, che dovrà fame introito e poi spenderlo per le necessità predette o per riscattare alcune delle entrate vendute in passato o per eseguire gli ordini del sindaco e degli eletti, presenti o futuri. Si decide inoltre che da ora, fino a nuovo ordine dell’Università, il sindaco e gli eletti non potranno acquistare grano eccedente la somma di duc. 1000.

67) 19 maggio 1565 In magno burgo Cavense et proprie intus venerabilem ecclesiam Sancii Jacobi sitam in dicto burgo, si riuniscono il sindaco, i sette eletti e i deputati (in numero di 20), in presenza del Regio Capitaneo. F. 67 v.) In primis acteso che tenemo ordine dal Signor Gubernatore dela provincia che se facciano cinquanta frati giurati con dui capi, per la persequutione deli forasciti, si decide di eleggere messer Felice de Giordano e messer Cola Andrea dela Corte capi frati giurati. Ciascuno di loro, con il sindaco e gli eletti, dovrà scegliersi venticinque uomini. Dovranno eseguire gli ordini del Regio Capitaneo della città e del viceré della Provincia. Per il loro sostentamento, sia i capi che i frati giurati siano franchi de qualsevoglia allogiamento che supervenera in decta città43 durante loro commissione. Essi potranno girare armati nel territorio della città. In più, i due capi riceveranno ciascuno duc. 4 lo mese continuo e ciascun frate giurato grana 15 al giorno, soltanto nei giorni in cui saranno impegnati contro i fuoriusciti. Si ordina fin d’ora al cassiere di provvedere ai pagamenti, facendosi rilasciare ricevuta. Item è stato concluso che qualsevoglia capo de forascito ò loro compagni che andaranno in comitiva de forasciti, che capitasse in li territorii et destritto dela città dela Cava et sera preso dali predecti capi de frati iurati con loro compagni, ultra la provisione di sopra constituta, l’università promecte dare a quello capo, che fara tale presa ducati vinticinquo quali se l’habiano da spartire fra loro equalmente. Vengono eletti capitanei à guerra il magnifico Signor Fabio de Perrello per la ‘provincia’ del Corpo di Cava, il magnifico Signor Gio. Roberto Longho per la ‘provincia’ di Passiano, il magnifico Signor Terenzio de Falco [F. 68] per la ‘provincia’ de Sancto Aytoro e il magnifico Signor Ferrante Cantarella per la ‘provincia’ di Metelliano. Le nomine dovranno essere confermate dal Governatore della Provincia, i cui ordini dovranno poi essere eseguiti dai capitanei a guerra. Costoro avranno i soliti compensi dati ai loro predecessori.

43 Si noti l’accentazione di città, e più avanti la è.

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Se facciano buoni al cassiere tucta la dispesa facta ali soldati del Signor Hernando Teglia loro Capitaneo tanto delle bagaglie corno legne et altre cose dispese per decta causa. I soldati si erano fermati in città ventidue giorni. I magnifici del Regimento dovranno taxare tutte le spese sostenute per bagagli, legna, hostulani, panettieri e quant’altro sia occorso per questa occasione. E similmente si faccia per tutte le somme spese per ordine del sindaco e degli eletti insino al presente giorno secondo le liste fatte dal cassiere, et ancho ogn' altra lista de dispendii facti et da farse su ordine dei magnifici del Regimento44. I magnifici Giovan Lorenzo e Federico de Curtis e messer Pirroloysi Vitale vengono incaricati di intendere et recognoscere la pretendentia che tene messer Dante Cafaro con la università de una certa quantità de denari per l’andata fero li suoi muli a Civitella. Ai de Curtis era stato aggiunto il Vitale perché instructo de tal negotio. Essi dovranno informarsi di tutte le ragioni dell’università e della parte contraria e decidere in merito, con l’intervento del sindaco e degli eletti. F. 68 v.) Si è deciso che il notaio Tolomeo Davit se cassa dal numero deli quaranta electi stante sua vechiezza et mal disposinone. Viene sostituito dal magnifico Colantonio Quaranta con tutti gli onori, pesi e prerogative soliti.

24 giugno 1565

In magno burgo Cavense et proprie intus fundicum magnifici Martii de Fumo, si riuniscono il sindaco e gli eletti (Tullio de Juliis, Giovanni Alfonso de Adinulfo, Giovan Battista de Marinis e Andrea de Rosa). Se facciano buoni al cassiere duc. 364, tari 2 e grana 10. Di questi, duc. 330 erano stati depositati al bancho de Montenegro per pagare tomoli 260 [F. 69] di grano dell’illustrissimo don Carlo d’Avoles45, presi nei giorni scorsi alla Marina di Vietri, per succorso et subsidio della città. Inoltre, duc. 26 erano stati pagati a Jacobo de Marino di Pisciotta, patrone de barcha, per il trasporto del grano, secondo la quietanza fatta dal notaio Joanne Antonio de Parisi. Il pagamento era stato fatto su ordine della Regia Udienza. Ancora, tari 1 e grana 10 erano stati pagati per la quietanza fatta al magnifico Vicenzo Valenzano, che recuperò i duc. 236 e tari 2 dalla compagnia di don Berardo Sayavedra, che li doveva all’università per un prestito contratto quando alloggiò in città e di cui il cassiere aveva fatto introito il 16 maggio 1565 in suo libro de cascia. Infine, duc. 4 erano stati donati al suddetto magnifico Vincenzo Valenzano per sue fatiche in recuperare detti denari, e duc. 1 e tari 1 erano stati spesi in questo modo: a messer Antonio Squillante un ducato, 44 Questa frase è stata aggiunta dallo stesso cancelliere in un secondo momento. 45 sic.

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parte di quanto gli tocca per un decreto fatto dalla Camera della Sommaria in favore dell’università, un tari a Francesco Palumbo per lo consenso e ancora duc. 3 al cassiere per sei giornate in cui fu impegnato a Napoli. Se fanno simelmente buoni al cassiere Marzio del Forno duc. 654 e tari 1 pagati per ordine universale all’illustrissimo Signor Giulio Caracciolo per mano del magnifico Prospero de Rosa, per 500 tomoli di grano venduti dal Caracciolo all’università in la terra del Sasso. Prospero de Rosa aveva avuto la somma in questo modo: duc. 500 da Ferrante Genoese quando il cassiere ne fece introito, il 24 marzo 1565; gli altri duc. 154 e tari 1 in contanti dati dal cassiere al de Rosa per lo scopo suddetto in data 4 marzo. Ugualmente se facciano buoni al cassiere duc. 160 dati al magnifico Lonardo Punzo, sindaco della città, per i pagamenti fatti al Signor Bernabò Caracciolo per mezzo del banco dei Ravaschieri per 200 tomoli di grano venduti all’università a carlini 8 al tomolo e giunti in potere di Andrea de Rosa dala terra de Baivano il 27 marzo 1565. Ancora, se facciano buoni al cassiere duc. 8 quali son persi da prezzo a prezzo de thomola quarantuno e mezo de orgio dato ai magnifici renumeratori della città dal 24 novembre fino al 10 giugno 1565, atteso ll’hanno voluto pagare a prezzo tale che nce son persi decti ducati octo per causa che non s'era facto magazeno, come si sarebbe dovuto fare. F. 70) Si dà disposizione al cassiere di fare introito di duc. 123, tari 1, grana 8 e denari 4 a lui pervenuti come prezzo di tomoli 189 e tre quarti di sale rosso, dispensati per ordine del sindaco e degli eletti à piu et diversi prezzi, come si dichiara in una lista consistente in due fogli di carta, fatta dal cassiere e sottoscritta dal sindaco e dagli eletti. Ugualmente il cassiere faccia introito di duc. 433, tari 1 e grana 14 e mezzo a lui pervenuti come prezzo di tomoli 249 di grano, da lui venduti et dispensati à piu prezzi, pigliati per nostro ordine per subsidio et soccorso de questa città dala barcha de Jacobo de Marino de Pisciocta quali foro de don Carlo Davoles. In questi tomoli 249 di grano, sono inclusi tomoli 24 e due quarti di grano presi da una barca di Maxentio de Abonito di Maiori, al quale fu poi restituita la stessa quantità di grano, presa da quello che la città aveva acquistato da don Carlo, come si dichiara in una lista scritta dal cassiere consistente in tre fogli di carta e sottoscritta dal sindaco e dagli eletti.

F. 70 v.) 4 luglio 1565 In magno burgo Cavense, accepto verbo per infrascriptis exequendis ab infrascriptis magnificis deputatis ad regimen universitatis civitatis Cave per me notarium

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Joannem Antonium Parisium cancellarium diete civitatis, ex ordine subscriptorum magnificorum sindici et electorum diete civitatis fuit tamen conclusum ut infra (con il sindaco, si riuniscono gli eletti Tullio de Juliis, Giovanni Alfonso de Adinulfo, Giovan Battista de Marinis e 20 deputati). L’Università non ha ancora fatto alcuna cortesia, demostratione et recognoscimento al vescovo, sin come deve et maxime che ogni di havemo recevuti et recevemo tanti fructi spirituali et in ogni occurrentia s’è trovato et trova pronto in beneficio de questa città; per questo et infinite altre iuste occasioni, si decide di offrire al vescovo un recognoscimento de robbe de magnare, per un valore di duc. 20 all’incirca, a scelta del sindaco e degli eletti o della maggior parte di loro. Il dono va offerto a nome della città e a nome di essa bisognerà supplicare il vescovo che voglia continuare a cibarce deli soliti spirituali, et farce grada de quello che in lista et a bocha sono state inposte46al magnifico sindaco et electi in beneficio universale et particulare de detta città47. [Il brano che segue sembra aggiunto in un secondo momento]. Il magnifico Giovan Lorenzo de Curtis, uno dei deputati [il cui nome, però, non figura tra quelli dei deputati presenti alla riunione, elencati dal cancelliere], avuta notizia della suddetta deliberazione, si ita nominari debet, fa veementemente presente che non la ritiene valida: tali decreti vanno fatti dall’università o, se possono essere fatti dai deputati, costoro devono essere convocati secondo il solito e ciascuno deve esprimere il proprio voto. In questo caso i voti sono stati espressi separatamente, senza discussione. Affinché possa esserci dibattito, il de Curtis invita a ripetere la votazione secondo la procedura corretta.

F. 71) 7 luglio 1565 Nella chiesa di S. Giacomo si riuniscono il sindaco, gli eletti (Tullio de Juliis, Giovanni Alfonso de Adinulfo, Andrea de Rosa) e i deputati (in numero di 25), con l’intervento e in presenza del regio Capitano Paolo Alvano. F. 71 v.) Si decide di mandare a Napoli il magnifico Jo. Battista de Marinis, il quale dovrà assistere presso il Signor Gio.48 Domenico Branchalione e il Signor Commissario della Regia Camera della Sommaria per la liquidazione della renumeradone della città, che s’haveva da fare giontamente con Gio. Benedetto Giovene. Per il suo lavoro, il de Marinis riceverà un compenso di duc. 15 al mese per tutto il tempo in cui sarà impegnato. Contemporaneamente si danno disposizioni al cassiere di effettuare il pagamento, facendosi rilasciare ricevuta, di modo che tali ducati seli faranno buoni a suoi cunti. 46 sic. 47 A margine, un segno rimanda a qualche pagina avanti. 48 Si noti che nello stesso brano si riscontra la forma Jo. e la forma Gio.

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Parimenti, Giovan Benedetto Giovene dovrà essere remunerato con duc. 15 al mese, con le stesse modalità. Si deve fare la liquidazione della remunerazione, a Napoli, e della cosa sono stati investiti Giovan Benedetto Giovene e Giovan Battista de Marinis. Per tale faccenda è stato fatto alcuno dispendio universale e si farà anche in avvenire, da parte dei due incaricati o di altri che l’Università dovesse inviare a Napoli per lo scopo suddetto. Si ordina pertanto al cassiere di pagare tutte quelle somme che si dovranno agli incaricati o a coloro che saranno in futuro incaricati. [F. 72] Il pagamento dovrà essere fatto su mandato del sindaco e degli eletti, o della maggior parte di essi. Solo in virtù del presente decreto tali versamenti di denaro seli faranno buoni, recuperando dagli incaricati le ricevute. Signanter è stato concluso che se facciano buoni al magnifico Marzio duc. 44 e mezzo da lui mandati in Napoli a Giovan Benedetto Giovene, cioè duc. 4 consegnati a Giovan Benedetto Giovene da Giovanni Alfonso de Adinulfo e duc. 40 e mezzo consegnati per mano del magnifico Andrea de Rosa. Tale denaro era stato inviato per affrontare le spese per le liti e per varie necessità dell’Università. Si decide di ‘far buoni’ ai conti del cassiere i molti dispendii fatti per benefitio et necessita della città. Tali spese sono elencate in liste fatte dal cassiere, che sono state viste, tassate, firmate e sigillate dal sindaco e dagli eletti. Si è deciso che al cassiere seli facciano buoni duc. 13 pagati al magnifico Giacobo Figliola di Napoli il 13 marzo 1565, come commissario destinato dalla Gran Corte della Vicaria ad istanza della città. Di questo versamento il cassiere tene polisa, fatta dal suddetto Jacobo il 13 del detto mese di marzo. F. 72 v.) Il nobile Fabiano de Mauro a nome di tutto il casale della Molina ha proposto che se acconcia uno capostrato dato novo ponte de Surdolo, et esca ala cappella socto Castagnito, dove ei la publica strata antiqua, per comodità de tucti quelli dela città, che andammo a macellare alle molina; questo per evitare lo lungho circuito che c’è da fare dal ponte predetto fino a S. Maria del Ponte e ritornare poi in le moline. Si è deciso che il sindaco con Federico de Curtis e Giovanni Alfonso de Adinulfo vadano sopra la faccia del loco con quegli esperti che ad essi sembrerà opportuno, si rendano conto del luogo, si informino della spesa occorrente per costruire questa strada e se è comodo per l’Università e i casali che si faccia. Di tutto ciò dovranno riferire all’università, affinché questa possa decidere sul da farsi. 14 luglio 1565

In magno burgo Cavense e propriamente nel fondaco di Marzio del Forno si riuniscono il sindaco e gli eletti (Tullio de Juliis, Giovanni Alfonso de Adinulfo, Andrea de Rosa).

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Il procuratore della città, Giovan Benedetto Giovene, ha avvertito che è stato dato decreto nella causa vertente tra la città di Cava e l’illustro Signor Don Carlo Davoles49sulla differentia deli grani da lui pretesa dalla città. Secondo il decreto, bisogna far deposito a ragion de carlini vinti al tomolo; giacché nei giorni passati il cassiere, su ordine della città, aveva fatto deposito di duc. 356, inclusi duc. 26 pagati per [la molitura?], essendo 260 tomoli di grano, che à ragione di carlini 20 sommano duc. 520, si ordina al cassiere, mediante decreto fatto il 25 giugno 1565, [F. 73] di depositare altri duc. 164 per raggiungere la somma di duc. 520, per l’observantia de dicto decreto. Tali ducati se faranno buoni à suoi conti sin come per lo presente se li fanno buoni. A tergo [Evidentemente il cancelliere intende rimandare al f. 70 v. Segue la trascrizione di una lettera inviata dal vescovo ai governatori della città]. Avendo saputo che era stato deliberato di fargli qualche dimostratone, il vescovo ringrazia, ma chiede con fermezza che gireno questa opera pia a lochi et personi50 piu necessitose. E, benché dare a me loro amorevole padre spirituale, al quale mai la città fece alcuna dimostratione non sconverrà, né sarebbe contra Ile leggi e precepti Regii, non di meno li priego et exorto che con l’ exempio, che mai m’han dato cosa alcuna e ch'io hora ho prevenuto questa loro delliberatione de darmi vogliano in benefitio della città servare con ogn’uno l’ordini regii e la charita con la patria in tutto e in questo particularmente.

F. 73 v.) 22 agosto 1565 In magno burgo cavense et proprie in ecclesia Sancti Jacobi sita in dicto burgo, si riuniscono il sindaco, gli eletti (Tullio de Juliis, Giovanni Alfonso de Adinulfo, Andrea de Rosa e Giovan Battista de Marinis) e i deputati (in numero di 19), alla presenza del Regio Capitano. F. 74) Si decide di vendere le gabelle della farina, della carne, del pesce e del vino. Dovranno occuparsene il sindaco e gli eletti Tullio de Juliis, Giovanni Alfonso de Adinulfo, Andrea de Rosa e Giovan Battista de Marinis, o la maggior parte di loro, con l’intervento del cassiere Marzio de Forno, con piena potestà di vendere le gabelle secondo i soliti capitoli e di modificare i capitoli stessi, secondo à loro meglio parerà per utile universale. Si decide che sabato marino, 25 del mese, si dovrà riunire l’Università. I quaranta deputati, o la maggior parte di essi, dovranno eleggere il sindaco e gli eletti 49 sic. 50 sic.

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per lo anno futuro, e che se faccia mandato penale a tucti, che vengano. Il sindaco e gli eletti, o la maggior parte di essi, dovranno informarsi sulle pretendentie di Cesare de Sio e del casale di Vietri per lo dispendio facto ali soldati del signor Morgacta, et quelle taxano secondo lo parere et conscientia loro, dopo di che ordineranno al cassiere di provvedere al pagamento. Si devono inoltre tassare li dispendii fatti dal cassiere per ordine del Regimento in beneficio della città e se li facciano buoni à suoi conti dopo essere stati rivisti dal sindaco e dagli eletti. Item atteso che li mesi passati fu scassata la potegha di Bartolomeo Vienincasa che sta nel borgo de decta città et dallà arrobbate molte quantità de robbe, et simelmente li giorni proximi passati in decto borgo fu scassata et arrobbata la potega di Jo. Pietro de Adinulfo, si esponga querela nella corte del Capitano, nell’interesse pubblico, a nome dell’università. Si faccia inoltre istanza che se piglie diligente informatone; poi, trovando alcuno essere intervenuto in decti delieti se habia da castigare servata la forma. Tali querele non si potranno remectere se non con un ordine speciale e per unanime volontà. Si deve inoltre exponere querela contro Giovan Nicola Genoino del casale di Passiano che bave ferito et bastoniato il capodieci Salvatore Goliardo, che ora, per governar se, deve essere aiutato dalla città, a discrezione del sindaco e degli eletti presenti e futuri. Inoltre, poiché tali delieti et arrobbi nelle botteghe sono stati commessi di notte, occultamente, per lo che non se po bavere notitia deli malfactori, si decide di emanare un bando con licenza del Capitano, secondo cui chi darà notizie tali da consentire di procedere contro i malfattori sarà premiato con una somma di duc. 25 piu ò meno secondo parerà ali magnifici sindico et electi presenti et futuri et si alcuno deli partecipanti al decto furto venera à revelare se li dara decto premio et seli remectera la querela per decta università, et se fara opera che non sia molestato. Si decide che Andrea de Rosa e Giovan [F. 75] Battista de Marinis in luogo di Cristofaro Vitale, che ha rifiutato per essere vecchio e infermo, incaricati di controllare i conti del cassiere per gli anni 1560, ’61 e ’62, che si ritrovano in potere di messer Martinello Tagliaferro, e gli altri conti che se hanno da vedere, se propongano sabato 25 del mese e si eleggano gli altri visuri et rationali per decti conti. Nei mesi scorsi per ordine del sindaco e degli eletti erano stati spesi dal cassiere duc. 13, tari 3 e grana 5 per comprare tomoli 10 e mezzo di fave e ciciri per grassa della città. Da questi sono stati retratti duc. 10 e grana 9 e mezzo. Il resto che mancha è stato dato in elemosina ai frati di S. Francesco e ad altre persone bisognose 143


in quelle extreme charestie deli mesi passati. Si è deciso pertanto che i duc. 3, tari 2 e grana 15 che mancano se facciano buoni al cassiere.

25 agosto 1565 A Cava e propriamente nel refettorio del convento di S. Francesco si riuniscono il sindaco, gli eletti (Tullio de Juliis, Giovanni Alfonso de Adinulfo, Andrea de Rosa e Giovan Battista de Marinis) e i deputati (in numero di 23), alla presenza del magnifico Francisco de Leon, giudice della corte del Regio Capitano, per servizio regio e beneficio della città e per fare la nova electione del sindaco e degli eletti. L’Università si è riunita in obbedienza al decreto del 22 scorso. Si decide però [F. 76] di procedere alla sola elezione del sindaco e di differire ad ottobre quella degli eletti. Leonardo Punzi con 29 voti viene confermato sindaco fino al 31 agosto 1566. Per quel che riguarda un riconoscimento in denaro per il sindaco, oltre la provvisione ordinaria, si rimette agli eletti e ai deputati che avevano ricevuto l’incarico l’anno passato, o alla maggior parte di essi, di decidere in merito. Si dà fin d’ora ordine al cassiere di versare al sindaco la sua ordinaria provisione ed anche quello che serra di piu taxato et declorato per decti deputati. Se fosse necessario ottenere un assenso regio per la conferma del sindaco, gli eletti dovranno provvedere in merito; il cassiere è autorizzato a sostenere le spese necessarie. Si rimette al sindaco e agli eletti la determinazione di un riconoscimento in denaro da versare a Giovan Benedetto Giovene e Giovan Battista de Marinis, per il loro lavoro circa la liquidazione della renumeratione deli fuochi a Napoli, et maxime de questi mesi de estate, in cui non hanno perso momento de tempo né sparagnato fatiga. Il cassiere è autorizzato a pagare quanto sarà stabilito dal sindaco e dagli eletti. F. 77) Eodem die In capite magni burgi civitatis Cave et proprie in porticu palatii Rev.mi episcopi diete civitatis, in quo subscripti magnifici sindicus et electi congregari solent, si riuniscono il sindaco e gli eletti (Tullio de Juliis, Giovanni Alfonso de Adinulfo, Andrea de Rosa). In virtù del decreto dell’università che rimetteva al sindaco e agli eletti di assegnare un riconoscimento in denaro a Giovan Benedetto Giovene e Giovan Battista

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de Marinis, oltre l’ordinaria provisione, considerato il loro travaglio nei mesi di luglio e agosto, considerato che l’Università si è sentita molto ben servita e per vari altri giusti motivi, il sindaco e gli eletti decidono che per adesso vengano dati ai due sopra nominati, oltre ai duc. 15 al mese per ciascuno, già stabiliti, altri duc. 10 per ciascuno. Si ordina al cassiere il pagamento. Il Giovene e il de Marinis dovranno partire per Napoli lunedì (per lunedì parteno), per l’aviso havuto da decta città de Napoli per lo continuare et finire decto negotio de numeratione. F. 77 v. [Seguono due brani, sotto la data 8 ottobre 1565, cancellati con un tratto di penna. Una nota avverte il lettore che tali decreti sono stati annotati qui per errore].

F. 78) 5 settembre 1565 In burgo magno civitatis Cave et proprie in domibus ubi regimen civitatis Cave congregari solet, si riuniscono il sindaco Lonardo Punzo e gli eletti (Jo. Battista de Marinis e Jo. Alfonso de Adinulfo). A causa della grande penuria che c’era stata, l’anno passato l’Università aveva acquistato, sia alla Marina di Vietri che in altri luoghi, 2474 tomoli e due quarti di grano, affidati al magnifico Andrea de Rosa. Il grano era costato, compreso il trasporto, ducati 3909, tari 3 e grana 15. Andrea de Rosa aveva dispensato il grano a più persone, secondo l’ordine dato dagli eletti. Avendo poi controllato l’ exito del grano, si era ritrovato che erano stati distribuiti 2486 tomoli, venduti a piu pezzi, ricavandone duc. 3930, tari 2 e grana 6, come consta dal conto consegnato al sindaco e agli eletti dal magnifico Andrea. Si ordina pertanto ad Andrea de Rosa di versare tale somma al cassiere, Marzio del Forno, il quale deve rimborsare al predetto tutte le spese sostenute, sia in le compre che per il trasporto o altro. Il de Rosa infatti aveva affrontato tutte le spese con denaro proprio, pagato per lui da altre persone. Bisogna quindi dare al magnifico Terenzio de Falco duc. 320, tari 3 e grana 2 e mezzo per il prezzo di 225 tomoli di grano, a messer Ferrante Genoese duc. 200 e grana 6 per 142 tomoli, ad Antonio [Genico ?] e compagni, messinesi, duc. 1179 e tari 4 per 694 tomoli; inoltre, bisogna rimborsare duc. 600, tari 1 e grana 7 pagati per Ile portature de decti grani. Il totale ammonta a duc. 2367, tari 3 e grana 15. Il cassiere dovrà farsi pagare dal de Rosa la differenza fino alla somma dei duc. 3930, un carlino e sei grana, cioè duc. 1562, tari 2 e grana 9, che erano stati pagati dal cassiere ala compra deli grani venuti in potere de esso magnifico Andrea. Di questo denaro, erano in potere di Andrea de Rosa duc. 945, tari 1 e grana 1, mentre rimanevano da riscuotere (et li restati) duc. 617, tari 1 e grana 8. Quando i debitori de decti grani avranno estinto il loro debito, il cassiere dovrà farne introito. Se qualche somma dovuta dai debitori dovesse perdersi, si dovrà excumputare ad Andrea de Rosa dalla somma di duc. 617, tari 1 e grana 8, restati ultra.

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In virtù della potestà data al sindaco e agli eletti con decreto del 17 gennaio 1565 di recognoscere et taxare Ile fatiche et salario di Andrea de Rosa e Raynaldo Giovene51, suo compagno nel prendere in consegna e distribuire il grano, considerando che costoro erano stati impegnati in questo affare per circa undici mesi e considerando ancora l’exigentia facta et da farse del prezzo de dicti grani, il sindaco e gli eletti stabiliscono la loro provvisione in duc. 55. Il magnifico Andrea de Rosa e il suo socio sono però tenuti a pagare con denaro loro il pesone del magazzeno in cui era stato conservato il grano dell’università. E a carico loro anche il pagamento di quanti li avessero aiutati a misurare il grano. Si ordina al cassiere di versare i duc. 55, facendosi consegnare polisa de recepto. Il 6 giugno scorso il sindaco e gli eletti avevano incaricato il notaio Tullio de Juliis di fare il ripartimento del grano comprato per grassa della città e costringere i cittadini a ritirare la rata loro. Il notaio era stato impegnato in questo lavoro dal 6 giugno fino al 22 del mese scorso. Avendo considerazione per le fatiche et travagli da lui affrontati, il sindaco e gli eletti stabiliscono il suo salario in duc. 12, tari 1 e grana 10 per i tre mesi e mezzo di lavoro da lui svolto, e danno ordine al cassiere di provvedere al pagamento, facendosi rilasciare ricevuta. F. 79) [Cambia la grafia: il cancelliere è ammalato e scrive il verbale, al suo posto, il notaio Tullio de Juliis]. Si nota come in data 21 agosto scorso gli eletti ordinari e i deputati, riunitisi nel fondaco tenuto a quel tempo da messer Jo. Battista de Marino sito al Borgo degli Scacciaventi, in virtù della potestà ad essi data dall’università con decreto del 17 gennaio 1565, all’unanimità stabilirono che il cassiere dovesse pagare al sindaco duc. 20 di carlini, oltre il suo solito onorario, facendosi rilasciare ricevuta ad tale li siano facti boni ali ponere de soi cunti sì come per lo presente decreto seli fanno boni. E siccome il cancelliere notaio Jo. Antonio de Parisi se trovava malato, in sua assenza per ordine degli eletti e deputati io notare Tullio de Juliis ho scripto lo presente decreto de mia propria mano. [Seguono le firme del notaio de Juliis, degli eletti ordinari Jo. Alfonso de Adinolfo, Andrea de Rosa, Jo. Baptista de Marinis e di sei deputati, il rev. abate Jo. Matteo dela Monica, il magnifico Jo. Lorenzo de Curii, il magnifico Jo. Matteo Quaranta, l’egregio notaio Salustio de Rosa, l’egregio notaio Jo. Matteo Cafaro e messer Jo. Turcho de Falco52]. 51 Nel 1558 fece costruire nel Borgo grande case e botteghe (FILANGIERI, cit., VI, p. 411). Fece anche costruire un palazzo a Napoli (Ivi, p. 40). 52 Nel 1552 fa costruire «opere in fabbrica nel luogo detto a S. Gregorio (frazione di S. Lucia, di Cava dei Tirreni)» dai maestri nell’arte del fabbricare Giovan Giacomo e Nicola de Lamberto e Giovan Giacomo Sorrentino, tutti cavesi. Il 29 febbraio 1555 Giovan Giacomo de Lamberto si impegna a «ricostruire la casa bruciata nel luogo detto S. Gregorio in Cava». Nel ’69 Giovan Turco de Falco fa costruire «opere in fabbrica in capo al Borgo grande» (FILANGIERI, cit., V, p. 37 e VI, pp. 40-41).

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4 ottobre 1565 Nella chiesa di S. Francesco et proprie in refectorio ipsius, si riuniscono il sindaco, gli eletti (De Juliis, de Marinis e de Rosa) e i deputati (in numero di 25), alla presenza del giudice che sostituisce il Capitaneo, per l’elezione dei nuovi eletti, del cancelliere e delle altre cariche. F. 80) Gli eletti chiedono di essere sostituiti, essendo trascorso non solo l’anno di carica, ma anche il mese di settembre, per cui il 25 agosto era stata fatta una proroga. La loro richiesta sembra giusta all’università. Risultano eletti il magnifico Federico de Curti, il magnifico Gio. Alfonso de Juliis, il magnifico Cola Pisapia, il nobile Prospero de Rosa e il notaio Bartolomeo de Simone. Essi dovranno rimanere in carica fino all’ultimo giorno di agosto prossimo, 1566. Come cancelliere viene eletto il notaio Matteo de Falco. Come sindaco viene confermato il magnifico Lonardo Punzo. Una parte del convento di S. Francesco, et proprie lo cantone verso la cocina è aperto e minaccia di crollare se non si provvede alle riparazioni, dove poi bisognaria uno dispendio grandissimo. Si decide quindi di eseguire le riparazioni, spendendo quanto necessario. Il cassiere dovrà provvedere. Il sindaco e i nuovi eletti dovranno convocare i capitani à guerra53 e trattare con loro affinché tengano gente allistata e pronta a prestare servizio per la città e per il re, e questo per evitare tanti travagli de poveri et dispendii universali. Il sindaco e gli eletti, essendo concordi con i capitani, potranno affidare a questi ultimi il compito di recognoscere il pagamento che si haveva da fare ai giovani che avessero prestato servizio pro tempore con i suddetti capitani. Il cassiere dovrà provvedere, su mandato del sindaco e dei nuovi eletti. F. 81) Alcuni cittadini sono stati condannati a pagare dei residui di gabelle, del tempo in cui era cassiere il fu Gio. Antonio de Amiano. Arrestati, hanno fatto presente che tali somme non dovevano essere pagate. L’Università dà potestà al sindaco e ai nuovi eletti di intendere le loro ragioni e di nominare dei cittadini atti a dirimere la questione. Viene anche data potestà al sindaco e ai nuovi eletti di intendere le ragioni di messer Alfonso Genoino di Cetara su quello che l’Università deve consequire da lui. Se si ritroverà che de justitia si deve disgravare, il sindaco e i nuovi eletti potranno decidere in tal senso; se invece si ritroverà essere debitore, essi dovranno ricorrere al Capitaneo e costringere il Genoino a pagare. Andrea de Rosa deve esigere il denaro dovutogli dai cittadini per il grano da lui 53 Si noti la a accentata.

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dispensato nei mesi passati. Dovrà poi consegnare il denaro al cassiere, che ne farà introito. Da mo si dà potestà al sindaco e ai nuovi eletti di poter fare ricompera dei mille ducati presi nei mesi passati da messer Gio. Antonio Giovene, messer Ferrante Genoese ed altri, come meglior utile provenera a dieta università. Si dà potestà al sindaco e ai nuovi eletti di nominare il giudice annuale e [F. 82] di decidere se dargli la provvisione solita o dargli di più o di meno. Si decide che se facciano bone al cassiere le spese fatte per ordine degli eletti. Giovan Lorenzo de Curti deve controllare tali spese, con intervento del sindaco e dei nuovi eletti. Il sindaco e gli eletti, o persone da loro incaricate, devono rivedere i conti del cassiere, Marzio del Forno. Possono affidare il lavoro ad altre persone e per queste recognoscere Ile fatiche et salarii. Il sindaco e gli eletti dovranno informarsi del bisogno deli vestiti dei frati di S. Francesco e provvedere a far acquistare li panni. Il cassiere dovrà pagare tutte le spese. Quanto alla relazione fatta da messer Fabiano de Mauro circa il capostrato dela Molina se ha da fare, si è deciso che il sindaco e gli eletti si informino da esperti e ne facciano relazione alla città. Circa la pretendentia di Prospero di Rosa per il tempo in cui fu capitaneo à guerra, ch’assestio in la città de Salerno, il sindaco e i nuovi eletti, allontanato il de Rosa, con l’intervento del sindaco e degli eletti che foro a quel tempo, o della maggior parte di essi, recognoscano diete pretendentie et provedano circa tal negotio quello loro parerà de justitia. L’Università darà per rata e ferma la loro decisione.

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DELIBERE 6 e 8 ottobre 1565



F. 83) 6 ottobre 1565 In domibus in cui si riunisce di solito il governo della città, sitis in burgo magno, si ritrovano per deliberare il sindaco e gli eletti [Federico de Curti, Cola Pisapia, Gio. Alfonso de Juliis e il notaio Bartolomeo de Simone]. Federico de Curti viene incaricato di occuparsi di una questione con Cola Francesco Quaranta: egli dovrà intendere tucte Ile ragioni che pretende il Quaranta in contro à quello deve dare ala università del residuo dela gabella del vino del anno ...54 Dovrà poi riferirne al sindaco e agli eletti affinché insieme possano decidere in merito, secondo la potestà data al sindaco e agli eletti dall’università con un decreto del 4 ottobre scorso. Messer Nicola Cafaro pretende di non pagare una certa quantità di residui della gabella della farina. Il sindaco dovrà prendere tutte le informazioni relative e riferire agli eletti, per prendere insieme una decisione. Il sindaco deve anche occuparsi delle pretese di Raynaldo Giovene, che agisce in nome e per conto di Ferrante de Rosa, gabelliere della farina nell’anno 1545-1546.

F. 83 v.) 8 ottobre 1565 Nel burgo magno civitatis Cave et proprie in domibus ubi regimen civitatis Cave congregari solet, si riuniscono il sindaco e gli eletti [Federico de Curti, Cola Pisapia, Gio. Alfonso de Juliis, Bartolomeo de Simone, Prospero de Rosa].

54 Anche in questo caso si noti la a accentata. L'anno manca nel testo.


In primis è stato concluso che se faccia l’archivo 55a una cella de San Francesco al’appartimento noviter facto, dove più comodo sera et Ila se habiano da condurre et consignare tucte Ile scripture dela università et se faccia una cancella de ferro alla fenestra de quella et chiave et catenari serafino necessarii et se fortifica de bone porte. Di dovrà fare quanto necessario per riunire in questo luogo le scripture universale, trovando quelle che son disperse in potere de alcuni de dieta città56. Chiunque avesse documenti dell’università dovrà consegnarli: in tal senso la Corte del Capitaneo dovrà emanare bando penale e scomunica. Il cassiere potrà sostenere tutte le spese necessarie a proposito di quanto sopra. Pietro del Forno ha servito e continua a servire l’Università con il pagamento solito di duc. 16 all’anno e le spese; si decide che le spese gli siano rimborsate a carlini 15 al mese, [F. 84] che, quindi, se taxano. Pietro del Forno deve essere nominato portiere della città. Il sindaco habia da pigliare obligatione da esso de fare tucti li servitii possibili che accoderanno à decta università et à decti magnifici sindico et electi. Si ordina al cassiere Marzio del Forno di pagare sia i duc. 16 di salario sia i carlini 15 al mese, che se li faranno buoni à suoi conti. Si danno disposizioni al cassiere per il pagamento al suddetto Pietro, per quanto deve ancora avere per il servizio prestato in passato, per quello che dovrà prestare per lo advenire e in merito ai carlini 15 mensili. [Firma il sindaco].

55 Sic. 56 Gli accenti figurano nell'originale.

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INDICE DEI NOMI



Abignente G., 26 Abonito (de) Massenzio, 139 Abundo (de) Colantonio, 53 Acquaviva Paola, 127 Adinolfi (de) Jo. Alfonso, 17, 21, 28, 33-38, 40, 42, 44, 45, 47-52, 54-62, 68, 75, 90, 105, 108, 110, 115-118, 120, 121, 123, 125-128, 130-132, 136, 138, 140-142, 144-146 Adinolfi (de) Jo. Andrea, 9, 51 Adinolfi (de) Jo. Michele, 83 Adinolfi (de) Jo. Pietro, 143 Albertino (de) Antonio, 55 Aldana [o Alvano] Paolo, 128, 132, 140 Alfiero (de) Silvestro, 17, 110 Alfonso Nolano, 73 Alvano Paolo vedi Aldana Angrisani (de) Annibale, 13, 41 Angrisani (de) Geronimo, 17, 21, 26, 35-38, 40, 42, 44-46, 48-62, 108, 110, 115, 116, 118, 120, 121, 123, 125-128, 130, 132, 136 Angrisani (de) Jo. Battista, 62 Angrisani (de) Polidoro, 125 Anguillara {dela) Emanuel, 41 Armenante (de) Gentile, 91 Armenante (de) Vito Antonio, 12, 17, 18, 27, 34, 35, 42-44, 55, 71, 72, 77, 79, 80, 83, 87, 97, 98, 107, 115, 119, 121, 122, 124 Arminio (de) Alfonso, 60, 80, Augustino de Rovello, 15, 69 Avalos (d’) Carlo, 19, 138, 139, 142 Baldi A., 54 Barattuccio Jo. Camillo, 93, 94, 98-100, 102-104, 106-108, 110, 118, 119, 126 Barrile Jo. Paulo, 70 Beltrano O., 9, 87, 89

Benincasa Bartolomeo, 143 Bernardo (de) Francesco, 50, 69 Bonaventura Francesco, 19, 97 Bonavita Antonio, 20, 21, 107 Bongiorno Berardino, 15, 18, 36, 48, 54, 55, 100, 102 Bongiorno Jo. Carlo, 33 Borrelli Carlo, 99, 110, 111 Brancaleone Jo. Domenico, 140 Cacciottulus Lutius, 98 Cafaro Dante [o Adamante], 77, 90, 138 Cafaro Jo. Battista, 89 Cafaro Jo. Loisi, 108, 117 Cafaro Jo. Lorenzo, 61 Cafaro Jo. Matteo, 10, 28, 63, 67, 69, 72-82, 90, 94, 106, 115, 130, 131, 146 Cafaro Nicola, 89, 101, 151 Campanile Jo. Matteo, 17, 22, 87, 90, 92, 94, 98, 101 Campanile Virgilio, 15, 16, 36, 41, 45-47, 51, 53, 58, 74, 75, 90, 107, 111 Canale (di) Antonino, 20, 105 Cantarella Ferrante, 19, 20, 125, 127, 132, 137 Cantarella Jo. Domenico, 68 Caracciolo Bernabò, 125, 126, 139 Caracciolo Giulio, 139 Carola Colangelo, 49 Carola Jo. Colantonio 20, 89, 132, Carola Martino, 16, 28, 49, 93 Casaburi Geronimo, 22, 90 Casaburi Jo. Antonio, 13, 59 Casaburi Jo. Berardino, 52 Casaburi Jo. Michele, 17, 130 Casaburi Lucio, 115 Casaburi Pietro Jacobo, 93 Caselli Tommaso, 26

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Eraro [o Eraxo] (de) Martino, 91, 103

Cassese L., 88 Catone Aurelia, 124 Cesare (de) Cesare, 18, 92, 93 Citarella Germano, 123 Civitella Jo. Antonio, 90 Combelderos [?] (de) Roberto, 36 Confalone Alessandro, 115 Conliario (de) Giasone, 36 Corbellesio Jo. Jacobo, 116 Corte {dela) Antonio, 13, 70 Corte {dela) Cola Andrea, 24, 137 Corte {dela) Jo. Battista, 53 Corte {dela) Jo. Domenico, 12, 79 Corte {dela) Sebastiano, 13, 57, 61 Costanzo (di) Annibale, 105 Costo T., 35 Cunto (de) Pirrobattista, 22, 90 Curtis (de) Jo. Andrea, 124, 125 Curtis (de) Jo. Benedetto, 115 Curtis (de) Federico, 9, 17, 18, 28, 36, 38, 42- 43, 47, 59-73, 83, 87, 91-93, 95, 138, 141, 147, 151 Curtis (de) Jo. Lorenzo, 10-12, 15, 18, 22, 27, 37, 39, 41-43, 46, 51-54, 63, 67, 68, 70-83, 90-92, 95, 105, 130, 131, 138, 140, 146, 148 Curtis (de) Marco, 15, 73 Curtis (de) Ottaviano, 10, 15, 34, 47, 69

Falco (de) Jo. ...,53, 61, 62 Falco (de) Jo. Battista, 11, 68, 70 Falco (de) Jo. Turco, 115, 130, 131, 146 Falco (de) Matteo, 17, 18, 83, 87, 93, 110, 115, 117-119, 126, 147 Falco (de) Terenzio, 10, 13, 16, 22, 25, 28, 39, 43, 46, 50, 53, 54, 63, 67, 70, 72, 73, 75-79, 81-83, 89, 90, 95, 97, 99, 115, 137, 145 Ferrare Berardino, 52 Ferrare Jo. Angelo[?], 122 Ferrare Jo. Antonio, 42, 43, 45, 94 Ferrerio Francesco, 52 Figliola Giacobo, 24, 132, 135, 141 Filangieri G., 87-89, 146 Forno (del) Jo. Battista, 23, 122 Forno (del) Jo. Petro [?], 53 Forno (del) Marzio, 9, 10, 15, 17, 25, 27, 34, 35, 38-40, 42-53, 55-57, 60, 62, 71-75, 80-81, 88, 93, 96, 99, 100, 102, 103, 115, 120-123, 126, 129-132, 135, 136, 138, 139, 141, 142, 145, 148, 152 Forno (del) Orlando, 62 Forno (del) Pietro, 152 Forno (del) Tomasetto, 15, 50, 53 Frezza Carmosina, 124

Damiano Francesco Antonio, 89, 124, 136 Damiano Jo. Antonio, 18, 48, 93, 103, 121, 124, 125, 147 Damiano Jo. Benedetto, 124 Damiano Jo. Laurenzo, 34 Damiano Sebastiano, 28, 90, 92 David Antonio, 9, 33, 37, 40-42, 44 David Federico, 17, 36, 105, 108, 130 David Francesco Antonio, 12, 15, 16, 22, 46, 58, 61, 91, 123 David Jo. Andrea, 34 David Tolomeo, 9, 10, 16-18, 28, 33, 34, 39, 43-44, 60, 63, 67, 69-79, 81-83, 90-92, 111, 115, 118,138 D’Engenio Caracciolo C., 127 Di Notargiacomo P., 109 Dragȗt, 25, 101

Gagliardi Alfonso, 105, 126 Gagliardi Ettore, 38, 43, 62 Gagliardi Ippolito, 50 Gagliardi Jo. Matteo, 45 Gagliardi Prospero, 17, 130 Gagliardi Salvatore, 24, 143 Gaudioso (de) Andrea, 16, 73 Genico [?] Antonio, 145 Genoino Alfonso, 77, 94, 147 Genoino Jo. Marco, 39, 76, 77 Genoino Jo. Nicola, 143 Genovese Ferrante, 89, 115, 135, 136, 138, 145, 148 Genovese Fiorentino, 126 Genovese Jo. Antonio, 17, 130 Giordano (de) Felice, 24, 137 Giordano (de) Jo. Lorenzo, 104

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Giordano (de) Pietro, 135 Gravagnuolo R, 49, 89 Greco Jo. Battista, 35 Griffo Jacobo, 115 Grimaldi (de) Cristoforo, 10, 54, 63, 67, 68, 71-83, 89, 94 Grimaldi Federico, 11, 76 Grimaldi (de) Jo. Vincenzo, 37, 38, 40, 42, 45, 50-51 Guimeran (de) Jo. Michael, 98 Joannes molinaro, 36 Joannes de Novi, 94, 110 Jovene Cristoforo, 89 Jovene Jo. Antonio fu Cristoforo, 18, 22, 23, 89, 90, 130-132, 136, 148 Jovene Jo. Antonio (medico), 22, 89, 90 Jovene Jo. Benedetto, 12, 15, 25, 36, 42-44, 55, 56, 63, 67, 68, 71, 73-75, 77, 80, 83, 98, 117-119, 132, 136, 140-142, 144, 145 Jovene Jo. Berardino, 9, 10, 15, 18, 27, 33-38, 40, 42-51, 54, 56-63, 67, 70, 72, 74-81, 83, 93-95, 97, 100, 103, 121, 122, 124, 136 Jovene Jo. Salvo, 11, 76 Jovene Pietro Antonio, 22, 89, 90 Jovene Raynaldo, 56, 146, 151 Juliis (de) Jo. Alfonso, 17, 18, 147, 151 Juliis (de) Gentile, 60 Juliis (de) Michele Angelo, 125 Juliis (de) Tullio, 13, 17, 18, 21, 22, 48, 52, 75, 89, 90, 93, 100, 101, 103, 110, 115, 116, 118-121, 123-128, 130-132, 136, 138, 140-142, 144, 146, 147 Lamberto (de) Giovan Giacomo, 146 Lamberto (de) Jo. Donato, 17, 107, 130 Lamberto (de) Matteo, 24, 104, 105, 109 Lamberto (de) Nicola, 146 Landò (de) Jo. Matteo, 111 Landò (de) Jo. Nicola, 16, 44, 73 Lauro (duca di), 12, 44-46 Leon (de) Francisco, 111, 144 Longo Ascanio, 18, 92, 93, 99 Longo Geronimo, 16, 61 Longo Jo. Jacobo, 39 Longo Jo. Roberto, 25, 46, 54, 99, 105, 137

Lubatto [?] capitano, 37 Lucca (de) Antonio Cola, 54 Lucca (de) Jo. Matteo, 101, 108 Lucca (de) Jo. Vincenzo, 54, 94 Luciano (de) Damiano, 117, 126, 129, 135 Mafrici M. V., 98 Mandia (de) Jo. Battista, 101 Mannino Ovidio, 60 Mardonas (de) Lopes, 16, 58 Marinis (de) Jo. Andrea, 48, 76 Marinis (de) Jo. Battista, 17, 18, 21, 90, 92, 93, 101, 105, 108, 110, 115-118, 120, 121, 123, 125-132, 136, 138, 140-147 Marinis (de) Leonardo, 18, 23, 92, 93, 101, 122 Marino (de) Jacobo, 138, 139 Mauro (de) Fabiano, 28, 90, 91, 141, 148 Mauro (de) Jo. Domenico, 11, 60 Mauro (de) Jo. Petro, 11, 60 Mauro (de) Simone, 90 Mesurata (marchese di), 39, 40, 44, 46 Milano Alfonso, 75 Milano S., 63, 99, 122, 129 Mola (della) Jo. Jacobo, 61, 73 Moles Annibale, 24, 104 Monica (de) Barone, 88 Monica (de) Carlo, 44 Monica (de) Dionisi, 88 Monica (de) Galieno, 83 Monica (de) Jo. Berardino, 9, 28, 51, 52, 63, 67, 90, 115 Monica (de) Jo. Francesco, 17, 22, 89, 90, 125-127, 136 Monica (de) Jo. Francesco fu Gabriele, 17, 130 Monica (de) Jo. Matteo, 10, 18, 35, 37-39, 41, 46, 53, 91, 92, 94, 95, 115, 124, 130, 131, 146 Monica (de) Luca Giovanni, 18, 102 Monica (de) Matteo Angelo, 89 Monica (de) Nicola, 33, 101 Monica (de) Ottaviano, 56 Morelli Vincenzo, 19, 97 Morgat, 98, 143 Moyo Jo. Paolo, 59 Moyo Paolo, 89

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Oria (de) Antonio, 21, 88 Orilia Jo. Marco, 47 Palumbo Francesco, 139 Panetta R., 101 Parisi Colafrancesco, 11, 80 Parisi (de) Jo. Antonio, 17, 83, 105, 119, 120, 138, 140, 146 Parisi (de) Nicola, 22, 90 Parisi (de) Sebastiano, 97 Passare Sebastiano, 18, 102, 117 Peres Rodorico, 121 Perrello (de) Fabio, 25, 46, 105, 137 Petrosino Paolo, 14, 36 Pisano Jo. Antonio, 20, 89, 107 Pisano Jo. Lorenzo, 41 Pisapia A., 54, 63, 76, 83, 89, 95, 99, 122,131 Pisapia Cola, 17, 18, 24, 93, 94, 98, 101-103, 106, 108, 110, 111, 115, 121, 122, 147, 151 Pisapia Fabio, 22, 96, 98 Pisapia Joannes, 73 Pisapia Ottaviano, 117 Pisapia Pietro Antonio, 73 Pisapia Stefano, 89 Placanica A., 98 Polverino Jacobo, 55, 62 Ponte (da) Diego, 12, 13, 41, 50, 55, 61 Punzi Cesare, 116 Punzi Leonardo, 17, 18, 94, 99, 105, 107, 108, 110, 115, 116, 120, 123, 126, 128, 130-132, 136, 139, 144, 145, 147 Punzi Sebastiano, 23, 122 Puons de Leon Loysius, 131 Quaranta Colantonio, 18, 138 Quaranta Cola Francesco, 100, 151 Quaranta Jo. Bartolomeo, 89 Quaranta Jo. Matteo, 130, 131, 146 Quaranta Jo. Thomasi, 17, 23, 27, 62, 83, 87, 88, 90-100, 102-104, 106, 108, 110, 111, 115, 120, 127, 128, 130-132, 136 Quaranta Nicola, 15, 43, 92, 122 Raccio (di) Julio, 124 Ravaschieri (Banco dei), 139

158

Ribera (de) Diego, 52, 58-60 Rogeri (de) Alfonso, 12, 34, 39 Rosa (de) Andrea, 10, 17-19, 51, 53, 54, 58, 59, 69, 70, 80, 90, 92-94, 97, 101, 110, 115-121, 123-126, 128-132, 136, 138-147 Rosa (de) Ferrante, 56 Rosa (de) Prospero, 17, 18, 53, 62, 81, 82, 89, 90, 139, 147, 148, 151 Rosa (de) Sallustio, 9, 15, 18, 28, 45, 46, 48, 52, 68, 70, 79, 83, 90-92, 95, 115, 130, 131, 146 Rosa (de) Silvestro, 62 Rotario Jo. Antonio, 28, 129 Salazar Andrea, 91, 111 Salierno Orlando, 117 Salsano Erasmo, 111 Salsano Vincenzo, 17, 18, 24, 25, 27, 83, 87-103, 106-108, 110, 111, 115 Salsano Vincenzo (senior), 87 Sanfelice Antonio, 26 Sanfelice Giovan Tommaso, 26 Sanfelice Jo. Vincenzo, 26, 123 Sanfelice Pietro, 26 Sanpaulo Virgilio, 34 Sayavedra Berardo, 131, 135, 138 Scazzaventra Cola Francesco, 23, 122 Scolase Andrea, 116 Senatore Alfonso, 13, 44, 59, 78 Siano (de) Jo. Carlo, 13, 46, 50, 105, 108 Simone (de) Bartolomeo, 13, 17, 18, 27, 33-38, 40, 42, 44-47, 49, 50, 54-62, 68, 79, 82, 83, 87-92, 94-99, 102, 103, 105, 111, 115, 119, 121, 147, 151 Simone (de) Branca, 25, 46, 61 Sio (de) Cesare, 143 Sio (de) Jo. Berardino (o Berardo), 54, 90 Sorrentino Giovan Giacomo, 146 Sparano (de) Ferdinando, 87 Sparano (de) Jo. Donato, 11, 13, 19, 59, 61-63, 68, 89, 96, 106 Squillante Antonio, 138 Stinca Pirro Antonio, 136 Taglé R., 9 Tagliaferro Berardino, 107


Tagliaferro Geronimo, 105, 108, 117 Tagliaferro Joannes, 62, 130, 131 Tagliaferro Martinello, 17, 33-36, 43-49, 51, 52, 56-58, 60, 61, 83, 87, 88, 95-100, 102-104, 106-108, 110, 111, 115, 143 Teglia Hernando, 138 Tesceda Antonio, 91 Tipaldo Jo. Gentile, 12, 16, 58, 61, 74, 79, 105, 123 Troise Jo. Michele, 18, 39, 54, 92-94 Uccialì, 14 Valenzano Vincenzo, 138 Valletta Geronimo, 36

Valletta Mario, 36 Vertulotta Tullio, 59, 80, 89, 115 Visconti Jacobo Antonio, 73 Vitale Berardino, 25 Vitale Cristoforo, 17, 18, 43, 103, 110, 121, 124, 143 Vitale Giovanni, 13, 41 Vitale Giovan Battista, 90 Vitale Jo. Berardo (o Berardino), 82, 91, 95 Vitale Leonardo, 89 Vitale Pirroloisi, 129, 138 Vitale Scipione, 21, 121, 123, 124 Vitale Simonetto, 124 Zabacto Francesco, 52

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Indice dei

Principali Argomenti



Abbazia della SS. Trinità, 73 Abusi di funzionari, 88, 107 Alloggiamento di militari, 35, 39-41, 44, 46, 50, 52, 61, 72-75, 82, 88-91, 96-98, 100104, 111, 121, 122, 128, 130, 131, 135, 137, 138, 143 Animali sequestrati, 53, 56 Archivio, 152 Armamenti, 37, 41, 52, 60, 77-79, 81, 82, 95, 96, 99, 100, 134 Bambini abbandonati, 38 Capitani a guerra, 46,99, 137, 147,148 Capitani regi, 50, 51, 69, 119 Capodieci, 37, 42 Carne salata, 33, 43, 49, 50, 97, 102 Cassa dell’università, 34, 68 Catapani, 33, 95, 135 Catasto, 39, 71, 88, 92, 93 Cattedrale, 102, 109, 123 Causa con gli eredi Buongiorno, 36, 48, 54, 55, 100, 102 Cause varie, 44, 63, 68, 74, 79, 83, 96-98, 106,118-120, 123, 124, 141 Cetara, 52, 76, 77, 98-101, 108 Chiesa (e convento) di S. Francesco, 49, 61, 70, 74, 80, 93, 100, 119, 121, 143, 147, 148, 152 Chiesa di S. Sebastiano, 50 Debiti dell’Università, 39, 40, 48, 49, 51, 88, 94, 100, 102, 106, 107, 136 Debitori dell’università, 60, 62, 76, 98, 106, 107, 147, 151 Dogane, 67, 68, 78, 79, 83 Donativi, 44, 61, 71, 73, 74

Donne prigioniere, 105, 108, 126 Donne rapite, 91 Elemosine, 70, 98, 123, 143, 148 Elezioni e nomine a varie cariche pubbliche (e relative modalità), 33, 34, 58, 62, 67,81-83,93, 104, 109, 110, 116, 118, 119, 130, 138, 142, 144, 147, 148 Formaggio, 72, 106 Fuorusciti e malfattori, 39,41, 54-57, 61, 73, 74, 78, 79, 104-106, 108, 109, 132-135, 137, 141, 143 Gabelle, 34, 36-38, 41, 57-59, 68, 80, 96, 100, 108, 109, 116, 117, 142, 147-151 Gabella del ferro, 34 Gabella della carne, 38, 51, 58, 68, 70, 71, 80, 125 Gabella della farina, 49, 59, 62, 63, 106, 107, 122, 151 Gabella del pesce, 38 Gabella del vino, 151 Gabella sui formaggi, 72, 106, 125, 126, 129 Gabella sulla tela, 97 Galere, 41, 47, 53 Gettatelli vedi Bambini abbandonati Giudici, 34, 71, 78, 79, 88, 111, 116, 148 Giurati, 34,41,94, 101, 110 Grano, 51, 53, 54, 58, 67, 69, 70, 73-75, 97, 118, 119, 123,135, 136, 138, 139, 142, 145-147 Grassieri, 33, 116 ‘Guardie’, 42, 53, 61, 73, 76, 95, 96, 100 Luminarie, 78

163


Macellerie, 77 Magazzini, 88 Malfattori vedi Fuorusciti Monte di Pietà, 40, 43 Numerazione dei fuochi, 34, 35, 37, 38, 42, 44, 47, 55, 67, 69, 71, 72, 75, 80, 105, 107, 108, 110, 116, 128,139, 140, 141, 144 Olio, 33, 56 Orzo, 43, 88, 139 Ospedale S. Maria dell’Olmo, 43 Padri predicatori, 36, 47, 74, 76, 98 Pagamento di incarichi vari, 41-45, 48, 55, 56, 59, 61, 62, 70, 72, 74-77, 78-80, 83, 94, 98,108, 110, 121, 123, 131, 140, 141, 144, 146, 148 Panettieri, 36, 62 Parlamento generale a Napoli, 58, 105 Pirateria, 52, 53, 76-78, 81, 92, 95, 96, 99101, 123 Prigionieri, 44, 59, 70, 75, 135 Privilegi della città, 94, 111 Protettore della città, 34, 47 Rematori per le galere, 36, 44, 45, 47, 69

164

Revisione dei conti di ex amministratori e funzionari, 34, 43, 48, 50, 71, 75, 93, 103, 136,143, 148 Revisione dell’operato di pubblici funzionari, 51,60, 69, 80, 115, 119 Riso, 70 Sale, 34, 39,41, 45, 68-70, 76, 88, 95, 102, 118, 120, 125-128, 132, 139 Scuola pubblica, 43, 73, 80, 90-92, 122, 129 Servente dell’università, 116, 126, 129, 135, 152 Sostituzione del sindaco, 37, 41, 42, 46, 59, 81 Soverano, 36 Spese minute, 38, 44, 57, 68, 70, 72, 73, 75, 77, 80-83, 97, 129, 138, 141, 143, 148 Strade, 77, 97, 108, 141, 148 Vescovo, 140, 142 Vietri, 42, 76, 77, 98 - Guardiola, 45, 50 - Mura, 35, 45 Violenza contro il sindaco e gli eletti, 120, 121, 123, 124, 133, 134


Indice dei Luoghi



Amalfi, 36, 96 Auletta, 96 Balvano, 139 Basilicata, 119 Bracigliano, 109 Calabria, 124 Castellammare, 60 Cava: Abbazia della SS. Trinità, 73 Bottega di Giovanni Andrea Adinolfi, 51 Bottega di Giovan Pietro de Adinolfi, 143 Bottega di Bartolomeo Benincasa,143 Bottega di Giovan Tommaso Quaranta, 120 Cappella di S. Maria del Ponte, 141 Casa di Adamante Cafaro, 77 Casa di Giovan Francesco de Monica, 125127, 136 Casa di Giovan Tommaso Quaranta retro aromatariam ipsius, 130 Casale del Corpo di Cava, 73 Casale di Dupino, 33 Casale di Passiano, 73, 143 Castagneto, 141 Cattedrale, 102, 109, 123 Chiesa (e convento) di S. Francesco, 37-40, 49, 55, 57-59, 61, 74, 80, 83, 93, 100, 110, 119, 121, 143-144, 147, 148, 152 Chiesa di S. Giacomo, 50, 52-55, 57-59, 60, 61, 69, 73, 74, 77, 99, 100, 102, 103, 110, 115, 116, 118, 120, 122, 124, 128, 132, 137, 140, 142

Chiesa di S. Sebastiano, 50 Curia del notaio Bartolomeo de Simone, 88 Curia del notaio Sallustio de Rosa, 45 Curia del notaio Tolomeo David, 33, 34, 44, 69-72, 79, 82, 118 Distretto del Corpo di Cava, 46, 94, 99, 101, 105, 137 Distretto di Metelliano, 46, 89, 90, 94, 99, 101, 105, 137 Distretto di Passiano, 46, 89, 94, 99, 101, 105, 137 Distretto di S. Adiutore, 33, 46, 89, 90, 94, 99, 101, 105, 117, 137 Fondaco di Cristoforo de Grimaldo, 67, 68 Fondaco di Giovan Battista de Marinis (o de Marino), 146 Fondaco di Giovan Matteo Campanile, 87, 92, 98, 106 Fondaco di Marzio del Forno, 35, 36, 38, 40, 42, 44-47, 49-53, 55, 56, 60, 71-75, 81, 96, 99, 103, 120,122, 130, 131, 136, 138, 141 Fondaco di Raynaldo Jovene, 56 Luogo detto Acqua della Quercia, 87 Luogo detto Le Celse, 109 Monastero della SS. Trinità vedi Abbazia della SS. Trinità Monte Finestra, 78 Monte San Liberatore, 76, 78, 123 Ospedale S. Maria dell’Olmo, 43 Osteria di Tomasetto del Forno, 50

167


Palazzo Buongiorno, 102 Palazzo del Vescovo, 107, 144 Palazzo di Giovanni Antonio Pisano, 107 Palazzo dove risiede il Regio Capitano, 42, 48, 56, 62, 71, 76, 80, 81, 89-91, 93, 104, 108 Palazzo Genoino, 89 Palazzo Salsano, 49, 89 Parrocchia di S. Nicola a Dupino, 33 Passo dei Tre Mergoli, 129 Polieri del Borgo, 90 Ponte Surdolo, 54, 141 Villa Campanile, 87 Cetara, 44, 45, 52, 75-77, 96, 98-101, 108, 147 Cilento, 36 Civitella, 138 Contursi, 96 Fisciano Penta, 105 Gragnano, 60 Maddaloni, 89 Ospedale, 89 Maiori, 101, 139 Montecorvino, 35, 52, 60, 68 Napoli, 34-36, 42-45, 47, 48, 50, 52, 5356, 61, 63, 67-69, 70-72, 75, 77, 79, 82, 83, 90, 91, 97, 98, 100, 105-108, 117, 118, 120, 124-127, 130, 131, 134, 136, 140, 141, 144 Camera della Sommaria, 36, 78, 79, 83, 87, 94, 107, 111, 139, 140 Castel Nuovo, 89 Chiesa di S. Lorenzo, 105 Chiesa di S. Maria la Nova, 36 Monastero della Carità, 105, 127

Vicaria, 96, 98, 121, 132, 133, 135, 141 Nocera, 44, 59, 70, 97 Canterelle, 108, 123 Rocca, 35 Nola, 36 Novi, 94, 110 Piombino, 101 Pisciotta, 138, 139 Polla, 36 Ravello, 69 Rocca, 68 Roma, 123 Salerno, 48, 59, 61, 68, 70, 74-76, 81, 82, 98, 100, 111, 123, 148 Archivio di Stato, 88 Castello, 107 Regia Udienza Provinciale, 37, 39, 41, 59, 61, 74, 78, 79, 99-101, 106, 121, 133, 138 Sanseverino, 74 Sant’Angelo a Fasanella, 96 Sarno, 87 Striano, 87 Sasso, 139 Scafati, 117 Soverano, 36 Tramonti, 60, 75 Vietri, 35, 42, 44, 45, 50, 52, 67, 68, 7577, 82, 98, 101, 123, 143 Albori, 61 Dragonea, 100 Marina di Vietri, 41, 42, 45, 75-79, 88, 92, 95, 96, 102, 123, 127, 133, 135, 138, 145 Molina, 141, 148 Raito, 100

Avvertenza: non sono state inserite le pagine relative a voci troppo generali, come Cava, Borgo.

168


Uno Sguardo ai Registri



21 maggio 1562 Si decide di costruire il campanile della chiesa di S. Francesco presso la porta del convento.

171


6 luglio 1562 Coloro che hanno botteghe al Borgo vi tengano le armi pronte per accorrere in caso di necessità.

172


8 ottobre 1562 Tutto il denaro che dovesse pervenire all’università da gabelle o altro dovrà essere riposto nella cassa dell’università. La cassa dovrà avere due chiavi: una dovrà essere custodita dal sindaco, l’altra dal cassiere.

173


(1562-1563) Libro della cancelleria del notaio Berardino de Monica.

174


24 luglio 1563 Luminarie a Monte Finestra e a Monte San Liberatore per la cattura di galere turche.

175


27 novembre 1563 Cartelli infamatorii contra lo honore dela Università

176


8 dicembre 1563 Il Sindaco dovrà cercare a Napoli un monastero in cui rinchiudere le donne rapite dai soldati che avevano alloggiato a Cava.

177


11 febbraio 1564 Le galere turche minacciano la costa di Amalfi.

178


27 maggio 1564 Nel timore di un attacco del pirata Dragȗt, la città deve inviare una «bona guardia armata di scoppette» nei casali di Cetara e Vietri.

179


8 marzo 1565 Misure contro la criminalità. 180


19 maggio 1565 Premio per la cattura di fuoriusciti.

181


8 ottobre 1565 L’archivio della città

182




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