Anno XVII - n. 73 - Mensile Settembre 2018
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copertina > Il mese di settembre 2018 ha fatto purtroppo registrare la tragica scomparsa del nostro amato Daniele Maestri. La nostra copertina non può che essere a lui dedicata, con un ricordo commosso di Franco M. Ricci e la ripubblicazione di un articolo in cui Daniele miscela sapientemente due argomenti che ha sempre avuto molto a cuore: vini dolci e fede religiosa.
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La nuova edizione de La Prova del Cuoco / di Franco M. Ricci Il mondo ha perso un genio del bene / di Franco M. Ricci Buongiorno futuro! / di Raffaele Fischetti Albariño & friends / di Claudio Bonifazi I vini russi parlano l’italiano / di Anna Lorena Fantini Un’insolita Grecia / di Elisa Stocchiello L’Umbria che si promuove da sola Il torchio / di Pietro Mercogliano Muscadet Sèvre-Et-Maine / di Claudio Bonifazi Frescobaldi day / di Alessia Borrelli La nota iodata / di Paolo Aureli Consorzio Vini Chianti Classico Si contrae nel 2018 l’import vinicolo Usa Lambrusco, non semplicemente / di Laura Tozzato Consorzio di Tutela Vini Etna Doc L’intervista. Nicola Prudente / di Elvia Gregorace Distillati &... A tavola con i produttori / di Cinzia Bonfà Crucibenda / di Pasquale Petrullo Informazioni da Fondazione
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EDITORIALE
LA NUOVA EDIZIONE DELLA PROVA DEL CUOCO Da Lunedì 10 Settembre La Prova del Cuoco, la trasmissione televisiva di Rai Uno di cibo e vino ha cambiato tutto conduzione, personaggi, scenografia e orario compresi.
A fine maggio abbiamo salutato Antonella Clerici e da quest’anno è arrivata Elisa Isoardi a condurre la trasmissione: due anni già nel curriculum ci sono quando sostituì Antonella, dando prova di grande bravura e simpatia, e a suo carico ci sono anche due Oscar del Vino. Cambia sceneggiatura, il capo degli autori Casimiro Lieto e anche per lui ci sono due Oscar del Vino in attivo, bravissimo autore televisivo, di quelli tosti a caccia di novità che entrano nel cuore della gente.
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EDITORIALE
Cambiano anche i Sommelier per l’angolo del racconto del vino. Quattro nostre ragazze che si alternano di settimana in settimana: una nuova elegante divisa rosso bordeaux con distintivo e tastevin della Fondazione Italiana Sommelier. Eccole: Sara Tosti, Jowita ludwikiewicz, Viola Botta, Carlotta Pirro. Lo abbiamo sempre ripetuto: per noi la Prova del Cuoco rappresenta l’evento televisivo di cultura unico al mondo nella sua unicità ci sono momenti importanti per il vino perché lui, il vino, è presente per il pubblico 180 volte l’anno, così lo abbiamo fatto per 18 anni e così lo faremo insieme ad Elisa grande interprete di questa comunicazione, amica e compagna intelligente della nostra grande realtà della propagazione della cultura del vino. Auguri ancora al Vino, ai suoi territori, alle sue diversità, che possa continuare ad essere il canto della terra verso il cielo e auguri ad Elisa Isoardi di grande successo, a Casimiro Lieto autore di idee, alle nostre Sommelier. Un saluto di ricordi e di simpatia a chi ha vissuto con noi e con Antonella Clerici, Fabrizio Zaccaretti autore, negli anni, sommelier a raccontare il vino: Claudia Chiarotti, Adua Villa, Alessandro Scorsone, Lorenzo Cairola, Claudio Sozzi, Roberta Begossi, Francesca Romana Rolloni, Matteo Catoni, Alessandro Gobbi. E ovviamente un abbraccio particolare agli ultimi 5 che per anni sono stati accanto ai fornelli de La Prova del Cuoco a parlare di Vino: Roberta Begossi, Paolo Lauciani, Luciano Mallozzi, Emanuela Scatena e Daniela Scrobogna. Abbiamo avuto tra noi il Presidente della Repubblica a parlare di Vino, e con lui tanti amici che ci hanno donato l’entusismo e il vigore di seguire negli anni quel Vino che è il Canto della Terra verso il Cielo. Franco M. Ricci
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a r a S Viola
Elisa Isoardi
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Carlotta
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IL MONDO HA PERSO UN GENIO DEL BENE C’eravamo conosciuti 30 anni fa al Selarium, un locale di vino specializzato nei vini dolci.
E lui lo gestiva.
Da quel giorno non ci lasciammo più. Era il tempo di una ricostruzione totale dell’Associazione di
Sommelier
all’Hilton e lui non poteva che divenire un
protagonista di quella metamorfosi che ci ha portato ad oggi.
Era proprio la immensa cultura di Daniele di quel Daniele Maestri che per trent’anni ha gestito la sua differenza, la sua celebre diversità, senza accorgersene.
Parlare
adesso di lui, della sua bontà d’animo, della sua intelligenza, della sua
discrezione umana, della sua disponibilità, della sua capacità, del suo genio, mi pare anacronistico.
Perché
chiunque lo abbia frequentato per due minuti si sarebbe compiaciuto di
tutto questo.
Perciò la nostra famiglia, che era la sua unica famiglia, oggi lo piange. E il pianto non è quello che esce spontaneo dalla mancanza, ma quello dell’egoismo di non poter gioire più delle sue parole che ti facevano venire i brividi e accapponare la pelle perché entravano sempre nel cuore, e non ne uscivano più.
Franco
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Per ricordare Daniele Maestri ci siamo sentiti di farlo riproponendo un suo articolo di alcuni anni fa, uno dei suoi pezzi unici realizzati con quella raffinatezza di penna, quell’approccio garbato, quella delicatezza d’animo che sempre lo hanno distinto e contraddistinto.
Buongiorno futuro!
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BUONGIORNO FUTURO! R
Con
a f f a e l e
la vendemmia
2018
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i s c h e t t i
si apre un nuovo importante capitolo nella millenaria
storia dell´enologia altoatesina.
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Buongiorno futuro!
Cantina Bolzano nella sua nuova veste strutturale, sembra trarre linfa vitale direttamente dalla terra, linfa che idealmente alimenta non solo la grande foglia di vite stilizzata che ricopre l´elemento distintivo dell´edificio, ma anche l´entusiasmo e la determinazione di quest’azienda che nasce nel 2001, dalla fusione di due storiche cantine cooperative sorte all´inizio del 1900. L’elemento identitario dell’edificio è il grande cubo di vetro al centro del cortile che è rivestito esternamente da una “seconda pelle”, una foglia di vite in lamiera di alluminio traforata, color bronzo. La facciata sarà visibile in tutta la vallata e renderà la cantina, un nuovo punto di riferimento della città. “La foglia è un elemento essenziale della vite perché ne rappresenta la vitalità, con la nuova sede, diventerà il simbolo della cantina e rappresenterà la linfa vitale della viticoltura di Bolzano”, afferma l’architetto responsabile Egon Kelderer. Questo elemento originale, tuttavia, non è solo un vezzo architettonico perché servirà a garantire anche un ottimale isolamento dal sole. La nuova cantina nasce sotto uno slogan “Prima il contenuto, poi la forma” e anche se la struttura è indubbiamente bella, è ciò che si nasconde sotto la collina, il vero cuore pulsante di cantina Bolzano. I 35 metri di dislivello permettono una movimentazione “a caduta” delle uve, dei mosti e dei vini. La gravità è gratis, ecologica e delicata e i processi produttivi hanno determinato la progettazione stessa della struttura produttiva. Con il nuovo edificio, che si estende su una superficie totale di 20.000 metri quadrati, le attività di Cantina Bolzano saranno unificate in una sola sede. In questo modo si potranno ottimizzare anche le operazioni di consegna dell’uva, fino ad oggi avvenuta nelle due cantine originali: Gries e Santa Maddalena. Per la realizzazione del progetto, il management della cantina ha prestato attenzione non soltanto agli aspetti qualitativi e architettonici, ma anche al rispetto della natura. La costruzione della nuova Cantina Bolzano è stata, infatti, realizzata seguendo i rigidi standard KlimaHaus® e recuperando un pendio fino ad ora rimasto incolto. Il nuovo sito produttivo sarà la prima cantina sociale certificata CasaClimaWine® e diventerà la più grande costruzione interrata dell’intero arco alpino. La nuova sede di Cantina Bolzano, ci racconta il responsabile commerciale per il mercato italiano Daniele Galler, sorge nel quartiere di San Maurizio, la realizzazione ha interessato uno scavo di quasi 300.000 metri cubi di terreno. La struttura ha una superficie di 20.000 mq, ed è destinata alla vinificazione della produzione dei circa 340 ettari di vigneto gestiti da 220 soci che vengono affiancati e consigliati da una consulenza precisa e puntuale. Il segreto della qualità, dell’uva prima e dei vini poi, non è solo la fortunata 22
combinazione di terroir ed esperienza, ma va ricercata proprio nella piccola dimensione dei vigneti, la proprietà media è infatti di un ettaro e mezzo, la bellezza dei vigneti salta agli occhi, filari curati come giardini, e noi lo diciamo da sempre, non si fa vino buono con uva cattiva, la qualità nasce in vigna. Qualità che anno dopo anno, riceve i voti più alti nelle guide enologiche in Italia e all’estero. Come non ricordare il Cabernet riserva Mumelter, innumerevoli i suoi cinque grappoli, o il Sauvignon Riserva ai vertici qualitativi nei concorsi internazionali, o gli autoctoni Santa Maddalena Huck am Bach e Lagrein Taber, vino icona prodotto dal 1988. Staremo a vedere, impazienti e fiduciosi, quali miglioramenti qualitativi porterà questa nuova struttura. 23
La degustazione | C
antine
Bolzano
Santa Maddalena Huck am Bach Tipologia: Rosso Doc | Uve: Schiava 90%, Lagrein 10% | Gr. 13,5% | € 10,50 | Bottiglie: 120.000 | Tipo bottiglia: 0,750 l Il vino gioioso, che gioca con le temperature. Ci insegnano che il freddo accentui le durezze del vino, togliendo morbidezza ai più nobili tannini, ci sono le eccezioni: avete provato a degustare questo vino a 12°C? La bevibilità si fa impertinente, e le bottiglie sembra si restringano da quanto veloci si svuotano. Rosso rubino scintillante, viole lamponi e marzapane, carezze a palato.
Cabernet Mumelter Riserva Tipologia: Rosso Doc | Uve: Cabernet 100% | Gr. 14% | € 23 | Bottiglie: 10.000 | Tipo bottiglia: 0,750 l E l´eleganza si fa pienezza. A questo Cabernet Sauvignon dall’innata eleganza, si somma un tocco leggero di Franc. Longevo, ancora stupefacente la ´93, prima annata prodotta, e godibile la 2015 da poco uscita è un sorso di freschezza. Rubino intenso, cassis, tabacco e note mentolate, struttura elegante.
Sauvignon Mock Tipologia: Bianco Doc | Uve: Sauvignon 100% | Gr. 14% | € 13 | Bottiglie: 40.000 | Tipo bottiglia: 0,750 l Il più tipico tra i tipici. Profumi dolomitici di enorme piacevolezza, agrumi, fiori di sambuco, ortica, mineralità quasi salina, dissetante. Equilibrio teutonico che integra la gradazione alcolica abbondante in un sorso di freschezza. Tra i migliori della tipologia.
Lagrein Taber Riserva Tipologia: Rosso Doc | Uve: Lagrein 100% | Gr. 14% | € 29 | Bottiglie: 12.000 | Tipo bottiglia: 0,750 l Sacro o profano? Velluto cardinalizio. Istantanea olfattiva variegata di cacao, gelatina di ribes, eucalipto, erbe di montagna, nocino e un cenno di moka. Bocca morbida e corposa, dall’epilogo lievemente ammandorlato. Un anno in rovere grande e piccolo, 6 mesi in vetro.
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Albariño & Friends
ALBARIÑO & Friends C
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L’Albariño
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è il vitigno a bacca bianca più apprezzato in
Spagna,
originario della
Galizia è utilizzato tanto in purezza, quanto per aggiungere gusto e sapore a vini di altre cultivar: trova sintonia unito a col
Godello, Treixadura e perché no, anche
Riesling. In questo articolo lo analizzeremo in tutte le sue declinazioni dal
monovarietale fino a infinitesime percentuali nel blend.
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Albariño & Friends
STORIA E VITIGNO Sono oltre 115 i cloni classificati di Albariño, con differenze spesso sostanziali in termini di aroma e struttura. Dovendone tracciare un profilo generico si può asserire che i vini da esso derivati sono freschi, con richiami di brezza marina, fiori di mela e pompelmo: un vino agrumato e floreale, tanto minerale quanto fresco, capace di esprimere frutta esotica in piena maturità. Nonostante il suo territorio di elezione sia la Rias Baixas, è consumato ovunque nella penisola Iberica (e non solo). In Portogallo ad esempio è conosciuto come Alvarinho, ed è impiegato per la produzione di Vinho Verde, spesso con alte rese e conseguente bassa gradazione alcolica. Tracciarne un profilo unico non è semplicissimo a causa della versatilità che tale cultivar offre in funzione del proprio sistema di allevamento, decisamente variabile: i produttori più attenti piantano filari a cordone speronato e Guyot; ma i più, con la pergola e addirittura viti maritate, si approfittano della generosità di tale vitigno, producendo vini trasparenti e verdolini di bassa fattura. Sapersi dunque muovere in questo ampio ventaglio è fondamentale per apprezzarne le complessità, che altresì potrebbero risultare neutre e poco tangibili. John Radford nel suo “The New Spain” descrive così l’Albariño: “Miguel Torres è convinto che esso sia Riesling importato dalla Germania, come voto dei monaci che percorrevano il cammino di Santiago […] al loro meglio i vini sono amabili, con sentori di pesca, ricchi quanto secchi, ma da consumarsi entro 18 mesi. Quando la conversione malolattica è presente, corpo e struttura portano ad interessanti invecchiamenti”. Il richiamo al Riesling probabilmente è dovuto alla cangiante mineralità che talvolta si percepisce nell’olfattiva, da sembrare a tratti idrocarburica e alla spiccata freschezza; è stato confuso spesso anche con il Savagnin e il Verdeca e tante bottiglie si trovano ancora sugli scaffali con etichette sbagliate. A contendersene i natali sono Spagna e Portogallo, ma dovendo parlare di produzione la Prima sorpassa di gran lunga il Secondo, con una valore in ettari rispettivamente di 5.320 e 2.340 (dati ripresi da Vinology di A.Torcoli). Seguono poi con cifre nettamente inferiori California, Oregon, Washington, Australia, Nuova Zelanda e Uruguay; la Francia dal 2010 ne consente la produzione anche nel suo territorio. 28
Rias Baixas Questa zona, situata all’estremo occidente della Spagna, in quel lembo di terra che si trova sopra il Portogallo e il mare, così come la Basilicata sta tra la Campania e la Calabria, produce i migliori vini bianchi dell’intera penisola Iberica. Divenuta DO nel 1980, è composta da cinque sottozone: Val do Salnés, Condado do Tea, O Rosal, Soutomaior e Ribera do Ulla Non sorprende che l’Oceano Atlantico abbia un’influenza fondamentale sul clima; le precipitazioni medie sono molto alte, a volte superiori a 1800 millimetri l’anno, con ricche nebbie. Questo rappresenta però una vera sfida per i viticoltori che si trovano a combattere con rese abbondanti e muffe, a causa della forte presenza di acqua in tutte le sue forme. La denominazione impone infatti una produzione non superiore ai 71 ettolitri per ettaro, la più generosa di tutta la Spagna.
La degustazione | R
ias
Vero è però che questo clima è il motivo per cui Rías Baixas ha così tanto successo con l’Albariño: le uve conservano l’acidità croccante e appetitosa, così vitale per lo stile distintivo dei vini locali; e i migliori vini sono caratterizzati da un’intensa aromaticità e un lungo e piacevole retrogusto floreale, spesso ulteriormente sollevato da un leggero effetto frizzante. I terreni granitici dell’area contribuiscono a conferire al vino un’intensa mineralità. I vini di ogni sottozona possono essere etichettati come tali, con la composizione varietale che varia da zona a zona. Tutti i vini etichettati Rías Baixas devono avere almeno il 70% di Albariño, mentre il resto è costituito da Treixadura, Torrontes, Loureiro e Caiño Blanco, un’uva galiziana spesso scambiata per Albariño.
Baixas
Aíne 2015 - Condes de Albarei Albariño 100% -12,5% Vol. - 20€ Condes de Albarei opera dal 1998, anno in cui questa realtà fu fondata da un piccolo gruppo di viticoltori della valle di Salnés, i quali - unendo i loro sforzi e le loro vigne - hanno realizzato e commercializzato Albariño di qualità premiati in differenti competizioni internazionali. Un vino particolare, con note erbacee e balsamiche che si aggiungono a quelle tipiche di questo vitigno; qui compare un tocco d’idrocarburo che richiama il Riesling. Palato serrato e tagliente, con malolattica che esprime il proprio potere. Selección Monte Alto 2015 - Fillaboa Albariño 100% -12,5% Vol. - 14€ Bodegas Fillaboa è una tenuta storica che produce solo Albariño in produzione limitata. Possiede 70 ettari di vigneti piantati lungo il confine meridionale dei fiumi Tea e Miño, una frontiera naturale con il Portogallo. La tenuta è divisa in 11 distinti blocchi di vigneti, che creano vini unici e personalizzati complice un terreno ben drenato ed estremamente adatto alla coltivazione di frutti di alta qualità. Bicchiere paglierino con una tonalità verdolina, qualche bollicine contro luce. Naso fresco, aromatico e con note di mela verde e agrumi freschi. Al palato ha un corpo medio una vibrante freschezza, giovane, beverino e attraente. 12 mesi sui lieviti. Albariño 2013 - Nicolàs Tricó Albariño 100% -14% Vol. - 18€ Azienda che è un progetto molto personale di José Antonio López. La cantina prende il nome dalla parola Tricó, il modo in cui in alcuni luoghi della Galizia chiamano i bambini inaspettati, che finiscono per essere la gioia della casa e i più viziati della famiglia. La metafora illustra perfettamente la sensazione di José Antonio quando ha lanciato la sua “compagnia” di vini. Sono solo 10 gli ettari vitati con rese che si attestano sui 70 quintali per ettaro. Giallo pallido dai riflessi verdolini. Pesca gialla, uva spina e agrumi introducono un palato decisamente fresco, da Chenin della Loira. Bocca lunga, fresca, con struttura e volume e un piacevole finale. Un anno in acciaio e un anno in bottiglia. 29
Ribeira Sacra Non
è da meno questa parte della
paesaggi, se non tra i più belli. dai confini del
Rias Baixas
Sita
Spagna,
dagli incredibili
a oriente, ma non distante
produce rossi a base di
Mencía,
che
occupano parte della produzione; lato bianchi invece sono altrettanto protagonisti l’Albariño, il e il
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Godello,
il
Treixadura
Loureira.
produttori della zona stanno spingendo molto sull’imbotti-
gliamento monovarietale, con la speranza di raggiungere più facilmente i mercati: i confini limitati della denominazione, e la fama fagocitante delle
Rias Baixas,
hanno spinto in disparte la
Ribeira Sacra, confinandola in uno spazio stretto da cui tenta ogni giorno di uscire. Il clima è più caldo e temperato, con meno precipitazioni; i terreni sono alluvionali e ricchi di ardesia, ripidi e costeggianti il fiume Miño, richiamando alla mente gli stessi paesaggi della valle del Douro. Non solo vino, ma anche animali selvatici e una ricca flora, unita a tanta natura dipingono il luogo. Pochi produttori per realtà piccolissime, davvero esigue in termini di quantità: una sfida territoriale che nasce dal basso e che ancora deve ottenere i giusti allori.
Ribeiro Senza allontanarsi più di tanto c’è la DO Ribeiro, creata nel 1957; a dire il vero si trova proprio tra Ribeira Sacra e le Rias Baixas. Ha una lunga tradizione di produzione ed esportazione di vino dai porti dell’Atlantico galiziano. Si ritiene che i primi vigneti furono piantati dagli antichi romani. Dal Medioevo fino al XVIII secolo l’area era rinomata per i suoi vini dolci (vinos tostados), già prodotti molto tempo prima che venissero prodotti nelle isole Canarie o in Andalusia. Erano fatti da uva essiccata al sole e erano conosciuti come Ribadavia. Al giorno d’oggi, i vini bianchi Ribeiro sono noti per il loro carattere fresco, leggermente acido, fruttato. Il vino bianco rappresenta circa il 93% del vino prodotto è bianco, con la varietà Treixadura in testa a tutte. Altre cultivar bianche sono: Torrontés, Godello, Loureira, Albariño, Lado, Caíño blanco, Palomino e Albillo. I terreni sono
profondi e di origine granitica con un contenuto significativo di pietre e ghiaia che migliorano la struttura del suolo e riflettono la luce solare sulle viti.
La tessitura del suolo è prevalentemente sabbiosa. Il contenuto di materia organica varia tra il 2% e il 4%. Il clima è una zona di transizione tra oceanico e mediterraneo, quindi è umido e temperato, con temperature medie annuali di 14,5 ° C. Le precipitazioni medie annuali sei aggirano attorno ai 950 millimetri, anche se nei mesi estivi è molto scarsa. I vigneti si trovano ad un’altitudine compresa tra 75 e 400 m sul livello del mare nelle valli e sui pendii che a volte possono essere molto ripidi. L’uso di terrazze (conosciute localmente come socalcos o bocaribeiras) è comune. Le uve in genere non hanno problemi di maturazione e conservano tutto il loro aroma e acidità. Inoltre ci sono barriere naturali che proteggono l’area dalle tempeste atlantiche.
Costers del Segre Ora dobbiamo immaginare di fare un lungo viaggio per la Spagna, tagliandola longitudinalmente fino ad arrivare quasi all’estremo est, nella provincia di Lleida in Catalunia.
La
temperatura media annuale è di
per tutto l’anno.
Siccità,
30
gradi
Celsius. Ci
sono
grandine e gelate primaverili sono
rischi occasionali per i vigneti.
Qui Il clima è naturalmente diverso: è continentale con estati calde e inverni freddi, influenzato dalla vicinanza dei Pirenei, anche se le precipitazioni sono scarse. La piovosità media è di circa 450 mm, sebbene 300 mm siano comuni nella parte occidentale.
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anche variazioni estreme tra le temperature diurne e notturne
a
700
Le
vigne possono arrivare fino
metri di altezza e il parco ampelografico è piuttosto
variegato: s’inizia con uve locali quali
Albariño, Macabeo e Parellada, per arrivare poi a Sauvignon Blanc e Riesling. Parte delle piantagioni è destinata alla produzione del Cava.
La degustazione | R
ibeira
Sacra
Albariño Abadía da Cova 2017 Blend di Albariño, Godello e Treixadura - Vol. 12,5% - 13€ Nel 1923, Baldomero Moure iniziò a produrre i suoi primi vini in una piccola e umile cantina; grazie all’eredità di Carmen e ai risparmi portati dall’America, iniziò ad acquisire fattorie nella zona e costruì una cantina, che per la rapida espansione venne rinnovata prima negli anni cinquanta e poi nuovamente nel 2000, anno in cui è stata costruita la cantina principale che attualmente ospita il laboratorio e la sala degustazione. Usano solamente Inox. Giallo paglierino, d’invitante e grande luminosità che sfuma su riflessi verdolini. Il naso svela note floreali e fruttate, di buona eleganza, con finale d’agrume. Bocca che conferma il tutto: incipit secco e minerale. Grande acidità e timbri di mandorla s’intrecciano in un giusto equilibrio.
La degustazione | R
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Atlantico 2016 - El Paraguas Godello, Treixadura, Albariño - Vol.13% - 17€. In questo vino a dire il vero di Albariño ce n’è ben poco, una pennellata pari a meno del 10% del blend, ma per continuare questa disamina sul bianco di Spagna in sensu latu, non si può non citare questo vino, riconosciuto come tra i più interessanti del Ribeiro. Felícisimo Pereira e Marcial Pita costituiscono una delle coppie più appetitose nel panorama enologico galiziano e la loro maestria è riversata in questo calice. Aromatico: pesca, pera, fiori bianchi e lime. Molto equilibrato al palato, ha una grande freschezza, consistenza morbida e leggermente grassa, acidità media. Buona espressione di frutta (bianca e citrica) e note saline. Bel finale. Legno.
La degustazione | C
osters del
Segre
Ekam 2017 - Castell d’Encus Riesling - Albariño. Vol 13% - 20€ L’origine di Castell d’Encus deriva dall’impatto che la località ebbe su Raul Bobet nel 2001 mentre cercava terreni che potessero ridurre gli effetti del cambiamento climatico sui vigneti attorno ai Pirenei catalani. La missione di Castle Encus è di ottenere vini di alta qualità. Su 95 ettari vitati di proprietà solamente 23 sono a vigneto, con alta densità d’impianto e una selezione ampelografica molto ampia con varietà come Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot, Pinot Noir, Syrah, Petit Verdot, Sauvignon Blanc, Riesling, Semillon e Albariño. Il resto della terra rimane come una foresta. Calice paglierino e luminoso, con un bouquet ampio che sfodera in successione rosa, bergamotto, pesca e mandorle. Sorso tremendamente beverino, dai ritorni d’agrume e tropicali. Finale lungo. Il vino fermenta in piccole vasche e parte delle uve sono attaccate da muffa nobile. 31
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I vini russi parlano italiano
I VINI RUSSI
parlano l’italiano A
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I vini russi parlano italiano
Usadba Divnomorskoye è una cantina russa d’eccellenza nata nel 2010. Questa giovane realtà è stata presentata da Riccardo Cotarella, il 30 giugno 2018 nell’ambito del 1° Congresso Nazionale di Fondazione Italiana Sommelier a Roma accompagnata dal suo interessantissimo seminario. Dopo la magistra lectione, curiosi di quanto ascoltato è stato possibile degustare le 15 etichette presenti nei banchi d’assaggio. Questa interessante realtà sorge sulle rive del Mar nero, precisamente nella zona di 34
Marselault, area da dove proviene il 45 % della produzione vitivinicola russa, non lontana dalla Georgia culla del vino. Questo continente cosi esteso vanta di una grande variabilità di clima che va da quello continentale delle zone più settentrionali, fino a quello decisamente mediterraneo sugli areali che si affacciano sul mar nero. Non dovremmo quindi meravigliarci che Marselault sia il luogo ideale per la coltivazione della vite, inoltre da li passa il 45° parallelo, latitudine amata da tutti i grandi vini; in Italia corrisponde alla zona delle Langhe ed in Francia alla zona del Bordeaux. I terreni sono composti in prevalenza da calcare attivo, circa il 28%, minerale che incide sulla qualità e sulla salute del vigneto e per il resto da un mix di suoli cocenici, flysch, terreni sedimentari ed argille. Ma il cuore di questa brillante realtà, batte tutto Italiano, sia dal punto di vista tecnologico, per le innovative strumentazioni in cantina, sia enologico perché la guida è stata affidata a Riccardo Cotarella, enologo di fama mondiale a noi molto caro. Grazie alla sua grande esperienza nel settore e avvalendosi di un team d’eccellenza formato da enologi come Matteo Coletti e Oleg Nichvidyuk, agronomi come Walter Biasi e scienziati del calibro del Prof. Scienza. Così è nato il progetto di questa eccellente realtà russa. Cotarella ci racconta che ci troviamo in una delle zone più calde del Mar Nero caratterizzato da scarsa piovosità, l’aria del mare lambisce le viti e le rende più forti, la presenza dei pini e dei boschi le protegge dal vento che viene dalle montagne. Il clima mediterraneo, i suoli di approvata attitudine alla viticultura, le migliori varietà ed il know how italiano hanno fatto il resto. Ad oggi l’azienda è proprietaria di 75 ettari vitati di cui 17 a bacca bianca e 58 a bacca rossa. I vitigni autoctoni, forse di difficile pronuncia ma di forte personalità, sono per le varietà a bacca bianca, il Rkatsiteli ed il Kokur e per quelle a bacca rossa, Saperavi, un’uva tintora che genera vini di lungo invecchiamento, il Krasnostop, Tsimlyanskiy Chorny, Plechistik e la Kefessiya Sibirkovy. Tra i vitigni internazionali coltivati, il Cabernet Sauvignon, il Merlot e il Riesling per citarne alcuni e queste nuove viti impiantate provengono dall’ Italia. L’azienda ha iniziato la sua produzione vinificando 32 varietà ampelografiche autoctone presenti sull’areale, qualcuna però è stata già estirpata per fare posto alle 15 varietà attualmente coltivate e che hanno dato migliori risultati già dalle prime vendemmie. L’azienda si attesta su una produzione media annua di 120/140 mila bottiglie, occupando il 40% del mercato dei vini russi di riconosciuta qualità. 35
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I vini russi parlano italiano
IL VIGNETO PIÙ A SUD DELLA RUSSIA MA ATTIGUO ALLA CULLA DEL VINO Nella vicina Georgia, grazie alla presenza del Caucaso, già 8000 anni fa si produceva vino, precisamente nella regione di Kvemo Kartli. A Tiblisi sono state ritrovate anfore con sementi della vitis vinifera sativa, poi l’ultima scoperta ha dato alla luce anfore con tracce di acido tartarico risalente a 7000 anni fa. La Georgia era in pratica la cantina della Russia Soči, con una varietà ampelografica che vantava la presenza di ben 450 vitigni, benché fossimo in pieno neolitico. Oggi la Russia può vantare 200 mila ettari potenziali di coltivazione vitivinicola. Con un attento studio dei mesoclimi, i climi locali, lo studio dei suoli e le moderne tecnologie della viticultura, si arriva’ sempre di più a produrre vini di qualità. La produzione di Usadba Divnomorskoye se pur figlia di giovani vigne, risulta già meritevole. Vini particolari, interessanti e di grande qualità e piacevolezza. L’ importante attenzione all’ambiente ha improntato l’azienda alla sola produzione biologica, peccato che non possa essere certificata, perché in russia non esiste ancora un ente accreditato a riguardo. Bisognerà attendere un po’ di tempo ed avremo modo di apprezzare sempre di più la loro notevole produzione e conoscerla meglio. La qualità di questi vini è come una sinfonia in crescendo, darà forti emozioni vibranti ad ogni degustazione.
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La nuova BIBENDA
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Un’insolita Grecia
UN’INSOLITA GRECIA E
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Un’insolita Grecia
Una Grecia unica, suggestiva, vulcanica quella che ci ha sorpreso alla manifestazione Vulcanei 2018 che si è svolta in un’altrettanto affascinante location, ovvero il Castello di Lispida, nel cuore dei Colli Euganei. Durante la manifestazione che vede protagonisti i vini vulcanici di tutta Italia sono stati presentati i vini di Santorini, ospiti d’eccezione dell’evento. Santorini, questa splendida isola nota ai più per essere una meta turisticobalneare con le sue spiagge nere, in questa occasione si è rivelata un’attrazione più che mai enologica. UNA PICCOLA PREMESSA Piccola isola con una piccolissima produzione, vanta alcune varietà autoctone dal carattere particolarmente spiccato. Il paesaggio è lunare: suolo scuro di origine vulcanica, pietra pomice e ceneri, spargole viti che arrivano ad avere dai 50 ai 100 anni. L’allevamento, molto caratteristico, è realizzato a “canestro” per proteggere l’uva da vento e temperature eccessive e trattenere l’umidità, unica fonte idrica della vite. Già queste premesse rendono l’idea di cosa sia la viticoltura in questa zona, oltre ad affascinare per l’unicità del paesaggio.
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La degustazione | S
antorini
La varietà più impiegata è l’Assyrtiko, un vitigno a bacca bianca che viene per lo più vinificato in purezza. Occupando il 90% della produzione, in degustazione ne possiamo confrontare 4 tipologie di 3 diverse realtà del luogo. Il suolo e le condizioni pedoclimatiche di quest’isola vulcanica donano un’impronta particolarmente minerale ai vini che sono caratterizzati da una spiccata sapidità e acidità maggiormente evidente in quanto tutti molto giovani.
Nonostante questo, l’eleganza e la prorompenza di questi vini si manifesta fin dal primo assaggio.
Assyrtiko 2017 Dominio Sigalas Giovanissimo, è prorompente. Il carattere vulcanico si rivela immediatamente, un’elevata acidità seguita d’imponente nota salmastra, note sufuree, e mandorla amara. Piacevole. Assyrtiko 2016 Dominio Sigalas - Kavalieros Stessa azienda, ma questa volta abbiamo un “cru”, un Assyrtiko che nasce da un unico vitigno. Per quanto giovane denota già grande eleganza e un equilibrio e un armonia che verrà con l’evoluzione nel tempo. Assyrtiko 2016 Canava Chrissou Cambia azienda e la filosofia che accompagna la vinificazione di questo vino. Alle note vulcaniche iniziali seguono note fruttate, agrumate e floreali. La persistenza e l’esplosione gusto olfattiva è notevole. Interessante e poliedrico. Assyrtiko 2014 Athinà Wine La filosofia di questa produttrice differenzia questo Assyrtiko che , oltre ad avere qualche anno in più rispetto ai precedenti, ha già una complessità e un’ampiezza gusto-olfattiva che ci dà un’idea di come possono evolvere i precedenti. Note sulfuree, salmastre, pietra focaia accompagnate da sensazione di burro fuso, agrumi, pesche e albicocche mature. Il modo perfetto per concludere la nostra degustazione. 41
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L’Umbria che si promuove da sola
L’UMBRIA che si promuove da sola Continua l’originale promozione dei prodotti enogastronomici Umbri, che dura da anni e per tutta l’estate, grazie alla sintonia ormai
Alberghiero di Spoleto e la Cantina Signae di Bastardo.
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“storica”
tra l’Istituto
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L’Umbria che si promuove da sola
Per oltre due mesi, 100 giovani operatori enogastronomici hanno stabilmente rappresentato l’Umbria in Europa e, dopo Inghilterra, Cipro, Grecia ieri hanno organizzato l’ennesimo evento in Finlandia con la presenza della Cantina partner. La prossima settimana sarà la volta della in Bulgaria a seguire Spagna e Germania. Sono passati ormai alcuni anni dal fortunato incontro tra il prof Andrea Martoglio dell’Istituto Alberghiero ed il vulcanico Luciano Cesarini patron del Rossobastardo organizzato dal fotografo spoletino Massimo Menghini. I primi anni hanno costituito una novità assoluta nella comunicazione dell’enogastronomia Umbra e posto le fondamenta per una visibilità duratura dell’Umbria e dei suoi prodotti enogastronomici. Le centinaia di giovani degli Istituti Alberghieri Umbri, che si sono alternati in questi anni, hanno rappresentato con continuità un esempio di professionalità e passione. Gli stessi hanno riempito i social con migliaia di foto che testimoniano i tanti momenti di convivenza e promozione nei 7 Paesi Europei guadagnandosi tutti il n
Gli chef di Rossobastardo
Titolo di “Ambasciatori del Rossobastardo e dell’Umbria nel Mondo”.
in Finlandia
Grazie alla costanza pluriennale, al linguaggio dell’accoglienza inculcato dal questi Istituti, alla professionalità dei giovani, all’entusiasmo ed all’originalità della Cantina Signae, partner tecnico del progetto, oggi, in questi Paesi si percepisce una conoscenza ed una visibilità dell’Umbria pari alle più blasonate Toscana, Veneto etc. Ieri, nella serata finale del tirocinio formativo valido come credito scolastico, i giovani hanno dato un esempio eccellente della formazione ricevuta presentando con passione e professionalità i prodotti umbri. Alice Cesarini, appositamente arrivata da Bastardo, ha illustrato il progetto giovani, i prodotti, i vini e l’Umbria in lingua, determinandone un ulteriore apprezzamento. La giovane leader del marchio, ormai da tempo indipendente, ha saputo raccogliere la passione, la grinta, la caparbietà e la qualità del padre iniettando quella giovanile esuberanza e fantasia che sono alla base del successo Rossobastardo alla ribalta nel Mondo come la “Cantina delle Genialità Emergenti”. In Finlandia il vino viene acquistato dagli Spacci Statali, come per le sigarette in Italia. La scelta di essere presenti in un Paese che pone limiti al mercato, peraltro senza alcun finanziamento istituzionale, dimostra ancora una volta, se necessario, l’altruismo e la passione con la quale Signae promuove i suoi prodotti insieme a quell’Umbria sana e laboriosa che subisce ma non demorde.
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n
Signae Loc. Purgatorio, Torri di Barattano 06035 Gualdo Cattaneo (PG) Tel. +39 0742 99590 Fax +39 0742 969462
n
Luciano Cesarini
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Il torchio
Bibenda 73 duemiladiciotto
IL TORCHIO P
i e t r o
Girando
M
e r c o g l i a n o
per cantine o per frantoi, si finisce a volte col trovare stucchevole la
mostra che vien fatta d’antichi
– o sedicenti tali – torchi da uva e da olive; altre
volte ci si lascia con maggior empatia sopraffare quantomeno dal senso di dolce reverenza che prende spesso per le cose semplici del tempo dei nonni.
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Bibenda 73 duemiladiciotto
Il torchio
Meno sovente avviene che si pensi al torchio come al simbolo che pure è. In primo luogo, ogni torchio rappresenta in qualche modo tutti gli altri torchi suoi consimili: ed è dunque ben altro che modernariato contadino di metà secolo. La tecnologia del torchio risale infatti di molti secoli lungo la storia dell’Uomo, pur essendosi col tempo modificata e affinata. L’idea di fondo è comunque sempre la stessa e relativamente semplice: il torchio consiste fondamentalmente di due superfici parallele contrapposte, una delle quali è mobile ed avvicinandosi all’altra esercita pressione su ciò che si trovi fra le due; il torchio a mano funziona con un meccanismo di vite e madrevite, alle quali son fissate le due superfici. Nel caso del torchio da vino, è di norma la madrevite a esser mobile: a essa è fissata la piastra che dall’alto, man mano che la madrevite ruota attorno alla vite, esercita pressione verso la piastra fissa che funge da basamento; l’uva è ovviamente posta fra le due piastre ed il mosto fuoriesce raccogliendosi in una scolina. Ma in secondo luogo il torchio raffigura tutti i torchi di ogni genere: e cosí per esempio il torchio da vino raffigura il torchio da stampa. Straordinaria innovazione che ha cambiato il volto e l’identità del Mondo, la stampa – quella altissima invenzione che ha consentito la riproduzione di capolavori del pensiero e dell’arte e che ha reso possibile una vera e propria rivoluzione della cultura e della società – condivide sostanzialmente l’apparato tecnico con questa antica macchina contadina: solo che in quel caso è la composizione tipografica a costituire la piastra fissa e la pagina ad occupare quella mobile. E in terzo luogo il torchio simboleggia la sublime facoltà di liberare lo spirito dalla materia, di distillarlo quasi: punzoni di piombo che diventano parole su di un foglio volante, acini turgidi che diventano liquida sostanza; come se il torchio svincolasse l’essenza delle cose dalle cose stesse. Non a caso il Medioevo aveva forgiato l’effigie del Torchio Mistico: il Cristo era al contempo operatore ed oggetto di una sacra torchiatura attraverso la quale donava al genere umano il Suo Sangue. Ed è un peccato che il Medioevo non potesse conoscere il successivo torchio da stampa: ché altrimenti questa coincidenza fra il Sangue e la Parola avrebbe certo dato origine a ulteriori simbologie. 48
Ma, fra tutti i torchi, il piú degno e lieto d’esser torchio è di certo quello da vino: perché, come il torchio prende il suo nome in virtú della sua vite dal latino torquere che vuol dir ‘torcere’, anche la pianta della vite prenderebbe il suo da un’antica radice che sta per ‘attorcere’ in virtú dei suoi pampini. Come il labirinto unicursale di Creta e come le folli danze delle Menadi di Bacco che piroettavano stordendosi nell’entusiasmo del dio, tutto ciò che riguarda il frutto di Dioniso – dalla sua pianta che sorge dalla terra fino all’atavico macchinario che ha il compito di liberarne il mistico liquore – è caratterizzato da questa attitudine a torcersi e attorcersi. Anche il degustatore ruota il calice: inizialmente lo fa (se pur non solo per darsi un tono) per favorire la volatilizzazione delle molecole aromatiche; ma poi spesso – è esperienza comune – rimane lí a girare il bicchiere ben oltre il necessario e senza apparente motivo. 49
Bibenda 73 duemiladiciotto
Il torchio
E lo fa perché sta inconsciamente seguendo la linea dei suoi pensieri, che in cerca del
n
ricordo olfattivo risvegliato in lui dal vino girano su loro stessi nella spirale della memoria.
sinistra il torchio da vino, a
Gira il pampino, girano il torchio della parola e quello del vino: è una spirale che si
destra il torchio tipografico.
stringe verso il cuore e si espande verso il mondo e che misteriosamente e profondamente simboleggia sé stessa. Qui, in onore a questo strumento tanto umile e tanto sublime ed al suo doppio impiego – enologico e tipografico –, ci proponiamo d’iniziare dal mese prossimo una rubrica che presenti all’appassionato lettore delle curiosità editoriali (ultimissime novità o ricercati repêchage) sul vino e sul mondo che attorno vi gira.
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Nelle immagini, in alto a
. . O I B B U D L I I T I L TOG
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Bibenda 73 duemiladiciotto
Muscadet Sèvre-Et-Maine
MUSCADET C
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l a u d i o
B
o n i f a z i
SÈVRE-ET-MAINE Non
più
Cenerentola
superscontati.
dei vini, non solo semplicità al sorso, non più abbinamenti
Un approfondimento sul presente e il futuro del Muscadet.
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Bibenda 73 duemiladiciotto
Muscadet Sèvre-Et-Maine
Questa denominazione è sempre citata quando si studia la
IL NANTAIS
Loira e solitamente, qualunque relatore si ascolti, tali parole
Nel suo libro The New France, Andrew Jefford afferma che tra
sono enunciate: “una zona che produce un vino semplice, da
tutti i paesi che si adagiano sulle rive della Loira, solo da Anjou,
abbinare alle Ostriche e che non gode di buona fama come le altre
procedendo verso Nantes sia possibile percepire l’odore salmastro
denominazioni francesi”.
dell’Oceano, accompagnato dai venti atlantici.
Nulla è lasciato al caso, se il Muscadet oggi paga lo scotto di
A dover di cronaca il fiume Loira sfocia sul mare in prossimità di
una gestione agricola ed enologica in
Saint-Nazaire; ripercorrendo il letto
passato fallimentare, purtroppo non
verso oriente, dopo una sessantina
si può far altro che accettarlo.
di chilometri si giunge a Nantes,
Negli ultimi anni però, taluni pro-
situata sulla sponda nord.
duttori hanno deciso di prendere
La città è circondata da vigneti che
in mano la questione, cercando di
da ovest, scendono a sud, si spostano
offrire profili gustativi interessanti,
poi verso est e terminano a nord-est,
senza perdere la freschezza caratte-
quasi a formare una U.
rizzante.
Questa immensa area è ripartita tra 4 diverse AOP: Muscadet (denomi-
Ci troviamo nel Nantais, nome con
nazione base), Muscadet Coteaux-
cui è chiamata la zona che circonda
de-la-Loire (a nord, con 200 ettari),
Nantes, storica città situata non lontano dall’estuario della
Muscadet-Sévre-et-Maine (a est, con 8.800 ettari) e Muscadet-
Loira. La zona vitivinicola dedicata al Muscadet ricade in
Côtes-de-Grandlieu (con 300 ettari).
gran parte a sud-est. Qui centinaia di produttori si dividono i
Esiste anche la AOP Gros-Plant-du-Pays-Nantais, ma riguarda
12000 ettari vitati, dedicati principalmente ad un solo vitigno:
un’altra varietà di uva: il Gros Plant, aka Folle Blanche.
il Melon de Bourgogne, definito dalla letteratura come varietà neutrale.
MUSCADET-SÉVRE-ET-MAINE
Le sue origini sono borgognone, così come il nome lascia
Fulcro di questa monografia però è l’AOP Muscadet-Sévre-et-
intendere, ed è giunto in Loira tra il XVI e XVII secolo, luogo
Maine, che imbottiglia circa i due terzi della produzione totale.
in cui deve la sua massiccia presenza per via degli Olandesi; essi
Il Sèvre Nantaise e il Petit Maine - da cui prende il nome la
selezionarono tale vitigno proprio per le sue qualità neutrali, col
denominazione - sono due fiumi, che prima di affluire nella Loira
fine di produrre distillati: i brandewijn.
s’incontrano proprio nel cuore geografico dell’AOP, a SaintFiacre sur Maine, il comune con la più alta percentuale di vigne
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Fu invece sradicato dalla Borgogna nel XVIII secolo, poiché
di tutta la Francia: oltre l’80% della superficie è di fatti ricoperto
spesse volte confuso con lo Chardonnay; tuttavia alcune vigne vi
da filari di Melon de Bourgogne; inoltre su poco più di 1000
sono sopravvissute.
abitanti, ben 30 sono viticoltori. I suoli sono composti da una
È un vitigno che può essere attaccato dalla peronospera, dal
variegata struttura di roccia ignea e metamorfica del Massiccio
marciume e talvolta dall’oidio; in compenso offre grande
Armoricano, costituita principalmente da gneiss, micascisti e
resistenza al freddo e rese non solo generose ma anche regolari. I
piccole quantità di roche verte e granito; le coste di Grandlieu si
suoi grappoli sono di medie dimensioni con acini piccoli e sferici.
differenziano, essendo ricoperte di sabbia e ciottoli.
L’intero vigneto beneficia di un clima marittimo temperato
La diversità dei terreni, l’esposizione delle vigne e la mano
con precipitazioni sparse durante tutto l’anno. Vi sono lievi
dell’uomo han fatto si che alcuni comuni si differenziassero
differenze climatiche da un’estremità all’altra della regione,
per qualità, ed ecco che il nome di tre village può seguire la
causate da distanze variabili dalla costa, dal fiume Loira e da
denominazione: Clisson, Gorges, e Pellet.
altri corpi idrici. Muscadet Sèvre et Maine Clisson AOP: Caratterizzata da suoli di Sono coinvolti nella produzione rispettivamente:
ghiaia granitica, questa zona coinvolge 20 produttori con una produzione annua di 130.000 bottiglie circa. I vini presentano
a) 22 communes della Loire-Atlantique : Aigrefeuille-sur-Maine,
note di frutta secca.
Basse-Goulaine, La Chapelle-Basse-Mer, La Chapelle-Heulin, Château-Thébaud, Clisson, Gorges, La Haie-Fouassière, Haute-
Muscadet Sèvre et Maine Gorges AOP: I terreni sono composti di
Goulaine, Le Landreau, Le Loroux-Bottereau, Maisdon-sur-Sèvre,
argilla, quarzo e gabross, una roccia vulcanica a grana grossa. 20
Monnières, Mouzillon, Le Pallet, La Regrippière, Saint-Fiacre-
produttori imbottigliano 110000 unità l’anno, distinte per la loro
sur-Maine, Saint-Julien-de-Concelles, Saint-Lumine-de-Clisson,
mineralità e tocco fumé.
Saint-Hilaire-de-Clisson, Vallet et Vertou. Muscadet Sèvre et Maine le Pellet AOP: Suolo di gneiss e di gabross danb) 2 communes della Maine-et-Loire : Saint-Crespin-sur-Moine et
no vita ad aromi più floreali. Lavorano in queste terre, più circoscritte 9
Tillières.
produttori, i quali producono circa 65000 bottiglie per anno. 55
La degustazione | M
uscadet
Come
Sèvre-Et-Maine
accennato precedentemente una delle caratteristiche fondamentali del vino deve
essere la freschezza; perciò molti preferiscono bere
Muscadet
giovani, abbinati a piatti di
meritevole grassezza; vi sono però prove d’invecchiamento più che soddisfacenti.
Tra le 2012, 2010, 2009, 2007 e 2004; ma se avete modo di trovare qualche bottiglia ancora più âgé non perdetevi la 2001 e la 2002. annate migliori e ancora reperibili si trovano in ordine la
Muscadet Sèvre et Maine “Orthogneiss” 2015 - DOMAINE DE L’ÉCU 91 Organico da 40 anni il domaine si prende cura del suo terreno quasi con sacralità. La vinificazione delle anfore fa rivivere tradizioni risalenti all’antichità ed è il culmine di un approccio globale legato al biodinamico. Il calice è verdolino trasparente. Il naso è prevalentemente salmastro e minerale; un tocco di menta ed erbe si palesa sul finale. Sorso intenso, con ritorni di mandorla, vaniglia e miele di castagna. Finale deciso e lungo. 12% Vol. - 22 €.
Muscadet Sèvre et Maine sur Lie “La Louvetrie” 2016 - DOMAINES LANDRON 80 Realtà fondata nel 1945 da Pierre e Julien Landron, oggi conta di 48 ettari vitati, con una produzione annua 300000 bottiglie. Filari allevati in biologico, con la certificazione Ecocert sopraggiunta nel 2002; dal 2011 si è aggiunta anche la certificazione biodinamica. L’azienda esporta più della metà delle bottiglie in paesi come Giappone, Russia, Stati Uniti e Australia. Anche qui un trasparente verdolino introduce un naso piuttosto semplice di marcata impronta agrumata. Al palato ritornano mela, agrume e pietra focaia; leggermente mosso, chiude su finale di mandorla. Discreta intensità. 11,5% Vol. - 16 €.
Muscadet Sèvre et Maine “Clos des Allées” 2016 - PIERRE LUNEAU-PAPIN 89 Luneau-Papin è uno dei più noti produttori di Muscadet e si trova a Le Landreau, paesino da cui proviene il Clos des Allées: l’appezzamento monopole più prossimo alla cantina e luogo di nascita della famiglia Luneau. È ricco di storia: un terreno di 2,30 ettari racchiuso da sentieri. Le mappe di Cassini elencavano 75 proprietari in passato. Le viti - piantate negli anni 70 - affondano le radici in strati alternati di scisti dal massiccio armoricano e pietre fluviali levigate. Trasparente paglierino dai riflessi verdolini. Pop Corn, erbe aromatiche, mela verde e un tocco di zucchero filato. Sorso di elevata freschezza, con ritorni di frutta tropicale e una chiusa vanigliata. Buona lunghezza. 12% Vol. - 18 €.
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Muscadet Sèvre et Maine “Clos des Noëlles” 2014 - PIERRE LUNEAU-PAPIN 92 Nel 2001 Luneau-Papin ha iniziato la meravigliosa avventura di questa etichetta Excelsior. Il vino proviene da un lotto di viti - il Clos des Noëlles, piantato nel 1945 dal bisnonno, Joseph Bonneau. Excelsior sviluppa oltre 36 mesi sulle sue fecce fini in tini sotterranei. Bicchiere dal color verdolino luminoso. Al naso si palesano note di mela, mandorla e nocciola. Sorso decisamente secco, con elevata acidità e manifestazioni di mandorla, liquirizia e note di scorza d’arancia. Bilanciato, intenso, e di buona complessità termina su un lungo finale. Alte capacità d’invecchiamento. 12% Vol. - 35 €.
Muscadet Sèvre et Maine Le Tradition Sur Lie 2016 - DOMAINE BEL AIR 83 Questo Domaine si trova nelle immediate vicinanze di Nantes, a est, nel village di La Haie Fouassiere. Alla guida c’è Audrian, il quarto della generazione, che coltiva e alleva le viti piantate dai suoi avi: non solo Muscadet, ma anche Pinot Grigio, Chardonnay e Sauvignon. Calice trasparente e verdolino. Naso semplice e diretto, di ricca componente agrumata. Palato fresco, dove si percepisce un lieve stacco alcolico; finale piacevolmente amarognolo e di discreta durata. 12% Vol. - 15 €.
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Bibenda 73 duemiladiciotto
Frescobaldi day
FRESCOBALDI day A
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l e s s i a
B
o rr e l l i
In
occasione del
lo scorso
2
1° Congresso Nazionale
luglio,
Frescobaldi
della
Fondazione Italiana Sommelier,
è stato scelto come partner della
Fondazione,
a
chiusura della carrellata di appuntamenti istituzionali e di degustazione legati a questa manifestazione unica che ha raccolto a
Roma un vasto pubblico di Iscritti,
Professionisti e Appassionati del vino.
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Bibenda 73 duemiladiciotto
Frescobaldi day
Con la sua storia secolare alle spalle, il racconto della dinastia
ponte Santa Trinità e la basilica di Santo Spirito. Creatività e ricerca
di una famiglia, lungo generazioni di nonni, padri e figli, ha
dell’eccellenza si tramandano nei secoli in tutte le generazioni della
visto protagoniste le etichette più
famiglia. Dobbiamo dire grazie al
identificative dei diversi terroir della
poeta Dino Frescobaldi che nel 1300,
Toscana e delle differenti Tenute,
durante l’esilio di Dante Alighieri, gli
tutte autonome e indipendenti ma
fece riavere I primi sette canti della
al contempo accomunate dalla stessa
Divina Commedia, permettendogli
filosofia produttiva. Un viaggio unico
così di completare l’opera. Nel 1700,
nella storia di un’azienda e nella
le composizioni barocche del celebre
geografia di una delle più importanti
musicista Girolamo Frescobaldi si
regioni vinicole del mondo: la
diffusero in tutta Europa. Insomma
Toscana di Frescobaldi.
protagonisti a tutto campo, nelle arti classiche, dalla letteratura alla poesia
Una storia di famiglia, intimamente
60
della terra. Con grande apertura verso
legata alla terra di Toscana, iniziata più di mille anni fa, quando nel
il futuro, gli antenati della famiglia introdussero nel 1855 in Toscana
culmine della Firenze medievale, i Frescobaldi estendono la loro
dei vitigni allora sconosciuti tra cui Cabernet Sauvignon, Merlot,
influenza come banchieri, guadagnandosi il titolo di tesorieri della
Pinot Nero e Chardonnay. Oggi vitigni protagonisti indiscussi della
corona inglese e poco più tardi, col fiorire del Rinascimento, diventano
scena toscana e di molti grandi vini che non reclamano il pedigree
mecenati di importanti opere a Firenze, come la costruzione del
d’oltralpe ma anzi rivendicano il loro ruolo da primi attori di
toscanismo, che hanno saputo interpretare e sintetizzare al meglio,
della terra, per produrre vini pregiati che rappresentano
ampliando le peculiarità stesse dei singoli cloni.
perfettamente e mostrano in pieno la diversità delle tenute
Il 20° secolo è stato caratterizzato dall’azione di Vittorio,
di famiglia; senza tralasciare la comunicazione e promozione
Ferdinando e Leonardo Frescobaldi che hanno dato un importante
della cultura toscana e dei suoi differenti territori, attraverso le
contributo per elevare la Toscana a luogo d’eccellenza per la
tenute, i vini e specifici progetti di valore in cui questa azienda
viticoltura. Oggi ha raccolto il testimone Lamberto Frescobaldi
investe di anno in anno.
che continua in questo prezioso lavoro di trasmissione della tradizione e unicità dei vini di ogni tenuta della famiglia.
È proprio partendo dal valore immenso del territorio che si
Il nome Frescobaldi porta con sé quindi una responsabilità,
è organizzato il percorso dei banchi d’assaggio, creando la
quella di coltivare il meglio della diversità toscana, attraverso
personalizzazione di ogni isola di degustazione, in cui le sei
l’applicazione di tutte quelle pratiche di eco-sostenibilità
Tenute erano rappresentate dalle migliori etichette prodotte. 61
e d n e i z Le A Castello Nipozzano Partendo dallo storico Castello Nipozzano, monumento storico con l’antica roccaforte risalente all’anno 1000, da sempre al centro del palcoscenico del Chianti Rufina, sito proprio sul versante montuoso che si affaccia sulla valle del fiume Arno. In degustazione presenti il Mormoreto 2015, il vino simbolo della tenuta, nato nel 1983, il cui nome è originario degli omonimi vigneti secolari piantati ad uve Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Petit Verdot con l’aggiunta dell’elegante Sangiovese, un vino dalla mirabile longevità. Non da meno il Chianti Rufina Nipozzano Riserva 2015, rappresentante della tradizione vitivinicola toscana a base di Sangiovese e uve complementari (Malvasia nera, Colorino, Merlot, Cabernet Sauvignon).
Castello di Pomino Si prosegue con il Castello di Pomino, al confine nordico di Toscana, in un ambiente di montagna, circondato da abeti, sequoie e castagni, posti alla sommità dei vigneti che salgono fino a 700 metri. Questo territorio fu uno dei primi di Toscana ad acquisire una classificazione di qualità come terreno vocato alla produzione della vite, tanto da essere citato, nel bando 1716, dal granduca Cosimo III dé Medici. Il territorio di Pomino è elencato accanto al Chianti, al Carmignano e al Val d’Arno di Sopra. All’assaggio presenti il Pomino Bianco 2017, un blend di Chardonnay e Pinot Bianco ed il Pomino Bianco Benefizio Riserva 2016, che vanta il riconoscimento di essere stato il primo Chardonnay in Italia ad effettuare la fermentazione in barrique. Grazie all’ambiente pedemontano in cui nasce, dimostra la sua ricchezza di aromi, oggetto della reazione alle forti escursioni termiche tra notte e giorno, insieme alla complessità ricca di un assaggio gustoso e lungo. Della linea Leonia, presenti anche le due bollicine bianche e rosé del Pomino Spumante Brut Metodo Classico Leonia 2014 e Pomino Spumante Brut Rosé Leonia Millesimato 2013.
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Tenuta Castiglioni I vini di Tenuta Castiglioni, Montespertoli, sono gli egregi rappresentanti di un Chianti che si esprime sotto la veste della struttura, dell’eleganza e del frutto maturo e succoso. Su queste colline della Val di Pesa, poste sulla strada tra Firenze e Siena inizia 700 anni fa la storia della viticoltura dei Frescobaldi. In degustazione abbiamo provato il Giramonte 2014, il Cru più unico ed esclusivo, grazie alla presenza nel terreno del tipico galestro di origine ciottolosa, che rappresenta l’alleato ideale del Merlot per esprimere tutta la gustosa succulenza della maturazione dei suoi frutti. Anche il Tenuta Frescobaldi di Castiglioni 2016, cavalca la scia del frutto maturo con l’aggiunta delle essenze speziate di Cabernet Sauvignon e Merlot primi protagonisti dell’assemblaggio con piccole aggiunte di Cabernet Frac e Sangiovese.
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Bibenda 73 duemiladiciotto
Frescobaldi day
Tenuta CastelGiocondo Si continua il percorso con Tenuta CastelGiocondo, che si erge in un borgo che dall’alto domina la storica tenuta dei Frescobaldi a Montalcino, un’antica roccaforte costruita nel 1100 a difesa della via che portava dal mare a Siena. Proprietà storica che fin dal 1800 fu una delle prime quattro a produrre il Brunello a Montalcino, tanto che anche oggi le etichette riportano l’immagine storica della figura del cavaliere Guidoriccio da Fogliano, comandante delle truppe di Siena mentre conduceva la battaglia di Montemassi. Tra gli assaggi il Brunello di Montalcino Riserva Ripe al Convento 2012 e il Brunello di Montalcino CastelGiocondo 2013 entrambi frutto di una scrupolosa selezione in vigna ed in cantina, dalla Riserva che rappresenta un Brunello dalla forte personalità e lunghissima vita, al secondo Brunello che ha dimostrato equilibrio ed elegante espressione gusto-olfattiva.
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Tenuta Ammiraglia Ci spostiamo quindi nella Toscana del sud, in quella Maremma contesa tra le brezze marine e le terre riscaldate dal sole della campagna dove sorge Tenuta Ammiraglia. Una cantina moderna, concepita nel pieno rispetto paesaggistico del territorio, quasi completamente interrata e costruita secondo il concetto della lavorazione in caduta verticale delle uve dall’esterno fino ad arrivare alla sotterranea barricaia. L’assaggio dei due vini il Maremma Toscana Syrah Ammiraglia 2013 ed il Rosato Alìe 2017, confermano il carattere marino e minerale, vini freschi e sapidi, ricchi di gusto ma slanciati verso una cucina caratterizzata dalle erbe della macchina mediterranea e dai sapori semplici dei frutti della terra.
Tenuta Perano Ultima isola di degustazione è quella dedicata alla Tenuta Perano, a Gaiole in Chianti, un ambiente unico, dai fattori climatici e dell’escursione termica in vigna unici, i cui filari sono posti a 500 metri sul livello del mare, altimetria quasi limite per varietà rosse ed in particolare per il Sangiovese che ha una maturazione tardiva. Ma di questo sembra proprio che i vini non abbiano risentito minimamente, anzi, entrambi i Chianti Classici in degustazione, Chianti Classico 2015 e Chianti Classico Riserva 2015, hanno sciolinato performance al gusto con corpo e tannini vellutati. A dimostrazione ancora una volta, che il territorio combinato a varietà, microclima e uomo dà vita a combinazioni irripetibili che rendono unici gli assaggi nel calice.
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Bibenda 73 duemiladiciotto
Frescobaldi day
SEMINARIO DI DEGUSTAZIONE
I CRU
Frescobaldi racconta
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In parallelo al Banco d’Assaggio si è poi svolto il Seminario di degustazione dal titolo “Frescobaldi racconta la vendemmia 2012”, un viaggio attraverso i suoi vini più esclusivi lungo il percorso di quei “Cru” che hanno fatto la storia dei singoli territori di Toscana. L’azienda ormai da anni persegue l’identità delle singole Tenute di cui è proprietaria, come unici gioielli di tradizioni e microcosmi enologici. Mille anni di storia, raccontati in un concentrato di tesori originali, irripetibili, fatti di conoscenze e tradizioni che vengono condivise di generazione in generazione per ogni podere in cui il protagonista è il vitigno e l’ambiente in cui esprime le sue caratteristiche. Nella selezione dei sei vini dell’annata 2012 in degustazione per ciascuna Tenuta, non
la vendemmia
2012
possiamo eleggerne solo uno sul podio, visto che in ogni calice la varietà delle grandi personalità di questi vini si sono fatti valere senza colpo ferire, possiamo sicuramente afferma che l’annata 2012 è stata registrata attraverso le nostre papille come una stagione caratterizzata da frutti maturi e zuccherini, grazie alle temperature elevate durante la stagione estiva e da una piovosità contenuta durante il resto dell’anno. Sviluppo armonioso degli aromi delle uve, che nonostante la raccolta sia stata molto lunga, hanno mantenuto un ottimo equilibrio tra zuccheri e quindi materia alcolica e acidi, ci aspettiamo una comparazione tra altri sei anni per riconfermare uno stato di potenza e una ricchezza che preannunciavano già oggi doti straordinarie.
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Bibenda 73 duemiladiciotto
La nota iodata
LA NOTA IODATA P
a o l o
A
u r e l i
La nota iodata percepita in alcuni vini è realtà chimica, costrutto culturale o marker di un difetto tecnologico?
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69
Bibenda 73 duemiladiciotto
La nota iodata
La produzione di descrittori è una tappa importante nella tra-
Muscadet della zona atlantica, in certi Chablis o Syrah, in particolare
duzione delle sensazioni sensoriali percepite in un alimento. Il
quelli proveniente dalle zone settentrionali del Rodano; in Spagna
mondo del vino ne è un esempio. L’ampiezza, la raffinatezza e la
negli Xerez Manzanilla; e nel nostro paese nel Sangiovese di Toscana.
complessità del vocabolario del vino sono la conseguenza della di-
Utilizzato per la prima volta negli anni quaranta il descrittore iodato
versità delle sensazioni prodotte dall’interazione del degustatore
è entrato nel lessico degli assaggiatori professionali e dei produttori
con questa bevanda. Ma diversamente dalla descrizione sensoriale
a partire dagli anni 80 diventando una parola usata e abusata dalla
di altri alimenti, quella del vino non
stampa specializzata e dalle guide.
è limitata agli strumenti classici dell’analisi sensoriale con la produzione di
Lo Iodio è, come noto, un elemento
descrittori unidimensionali. Il più del-
in tracce delle rocce della crosta
le volte, la valutazione sensoriale dei
terrestre
vini porta all’uso di descrittori pluri-
è assai bassa: 0,3 mg/kg) che per
dimensionali la cui comprensione può
effetto dell’erosione provocata dagli
risultare difficile (non immediata) alla
agenti atmosferici si ritrova nel suolo
maggior parte dei consumatori/degu-
e soprattutto nelle acque (l’acqua di
statori perché legata al doppio aspetto
mare, che è considerata relativamente
che presentano cioè la multidimensio-
ricca di iodio, ne contiene in media
nalità e la mancanza di consenso.
0,6 mg/L). Dall’ambiente marino
(la
sua
concentrazione
per volatilizzazione lo iodio passa nell’atmosfera dove con le piogge
70
Un esempio classico in proposito: il termine mineralità/nota
riprecipita al suolo. Il suo contenuto nelle acque piovane, nelle acque
minerale, caposaldo dell’analisi gusto olfattiva di un vino. Si tratta di
superficiali della regione europea e nelle acque sotterranee di alcuni
una parola che pur così enigmatica e elusiva è stata associata al terroir
stati europei (Regno Unito e Danimarca) oscilla tra 0,2- 15 µg/L
e alla natura del suolo dove il vitigno viene coltivato, e per questo
(per opportuna informazione 1 µg corrisponde a 1 milionesimo
assai discussa, funzionando come potente strumento di marketing.
di g o ad 1 millesimo di mg). Per quanto riguarda i suoli invece
Spesso, però, per far si che sia più comprensibile al consumatore,
il contenuto è assai variabile con valori compresi nel range <0.1 e
le guide o l’esperto assaggiatore l’accompagnano con termini
150 ppm (=mg /Kg) con un valore medio di 5.1 ppm. Però mentre
chiarificanti e caratterizzanti, evocatori dell’odore o del gusto di
per gli animali, lo iodio è un elemento nutrizionalmente essenziale
certi minerali e rocce o di altri elementi chimici quali pietra focaia,
(in particolare per l’uomo serve per la produzione degli importanti
grafite, ematite, zolfo, calcite, minerali argillosi, diatomite, gesso,
ormoni tiroide) nelle piante terrestri non lo è. Inoltre, l’assorbimento
iodio etc. Ma, anche in questo caso come in quello della mineralità
da parte delle piante utilizzate a scopo alimentare è jnfluenzato
si pone l’interrogativo di capire se questi elementi percepiti siano
dalla presenza dello iodio nell’ambiente; così una stessa piante può
realmente presenti nel vino o se siano la ripetizione acritica di un
avere valori differenti a seconda della quantità di iodio presente nel
assiomatica citazione o addirittura se siano l’anomalo frutto di
terreno dove è coltivata. Comunque sia, la maggior parte dello iodio
processi tecnologici. Si prenda ad esempio lo Iodio la cui percezione
rimane nelle radici e nelle foglie mentre solo una esigua parte si
in alcuni vini è associata ai suoli di zone costiere bagnati dall’aerosol
ritrova nei semi. Anche l’uva assorbe iodio e le quantità riscontrate
marino o ai terreni il cui sottosuolo è ricco di fossili marini. Cosi, la
negli acini mostrano valori compresi tra 4 e 20 µg/Kg mentre nei
nota iodata è spesso richiamata e vantata ad esempio in Francia nei
vini (champagne, vino bianco, rosato, rosso e frizzante) lo iodio è
presente in concentrazione compresa nel range 4 -10 µg/L. Si tratta di valori che confrontati con quelli che possono essere percepiti nell’acqua da bere trattata con sali iodati risultano assai più bassi (almeno 10 volte). Una riprova di quanto affermato si può ricavare assaggiando l’acqua del rubinetto salata, per aggiunta di 125 mg di sale iodato ad un litro (pari a circa 30 µg/L di Iodio) sciolto con un leggero riscaldamento. Del tutto recentemente un gruppo di ricercatori francesi ha identificato il 2-bromo-4metilfenolo, un composto che dà una nota iodata (imprevista e indesiderata) a certi vini. Il composto si ritrova in quei vini sottoposti a processo di acidificazione utilizzando resine a scambio ionico. Come è noto la “gestione” dell’acidità è una dei principali interessi dei produttori di vino: esso gioca un ruolo chiave nella stabilità del vino e ne influenza fortemente le qualità sensoriali. Cosi da lunga data i produttori ricorrono a una serie di pratiche enologiche permesse per modificare i livelli di acidità. Solo 3-4 anni fa è stato autorizzato l’impiego delle resine a scambio ionico grazie alle quali è possibile sostituire i principali cationi del vino, Ca, Mg e K, con ioni H. Alla luce di quanto sopra riportato, come interpretare la percezione dello iodio (e più in generale la mineralità)? Un aiuto sembra poter pervenire dai risultati delle ricerche di un illustre neurobiologo, padre della neurogastronomia e più recentemente della neuroenologia, secondo cui taste is not in the food, it is created from the food by the brain. Tuttavia se è vero che il vino ci parla, sarebbe opportuno che gli assaggiatori professionisti adottassero descrittori/termini distinti per meglio oggettivare le sfumature del suo lessico e consentire così anche ai degustatori amatoriali di compire meglio la qualità e la storia tecnologica di quello che bevono.
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Bibenda 73 duemiladiciotto
Consorzio Vino Chianti Classico
Consorzio Vino Chianti Classico
GIOVANNI MANETTI nuovo
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Presidente.
Giovanni Manetti, proprietario di Fontodi, è il neo presidente del Consorzio Vino Chianti Classico, nominato all’unanimità dal nuovo CdA. Raccoglie il testimone da Sergio Zingarelli, alla guida di Rocca delle Macìe, e da oggi sarà lui a condurre il Gallo Nero attraverso le tante sfide di un mercato proiettato sempre più in una dimensione di concorrenza globale. Tanti i progetti che lo attendono nel prossimo triennio, tra i quali prioritari saranno l’avanzamento dell’iter per la candidatura Unesco come paesaggio culturale del Chianti Classico e la governance del Distretto Rurale del Chianti in intesa con i Comuni del territorio, un organismo che si pone di essere il punto di riferimento per le politiche di sviluppo locali. Ad affiancarlo saranno i vice presidenti Francesco Colpizzi e lo stesso Sergio Zingarelli. Queste le sue parole prime parole: “I tre anni che mi aspettano saranno sicuramente impegnativi e mi auguro di poter continuare con successo la strada intrapresa dai miei predecessori e contribuire al consolidamento e alla valorizzazione di una delle eccellenze del mondo vitivinicolo italiano e internazionale. Sono molto contento della nomina, soprattutto perché è espressione della volontà di tutta la compagine sociale”
Giovanni Manetti, già vice presidente del Consorzio, è tecnico e imprenditore attivo della vita della Denominazione. Molti i riconoscimenti assegnati alla sua azienda Fontodi tra i quali ricordiamo l’Oscar del Vino di Bibenda, nel 2005 come Migliore Etichetta del Flaccianello della Pieve 2001 e nel 2015 come Migliore Vino Dolce per il Vinsanto del Chianti Classico 2004, oltre ai Cinque Grappoli ricevuti per 36 volte, il massimo riconoscimento della Guida Bibenda assegnato ai suoi vini a partire dalla prima edizione del 2000 fino all’ultima della 2018. 73
Bibenda 73 duemiladiciotto
Si contrae nel 2018 l’import vinicolo USA
SI CONTRAE NEL 2018 L’IMPORT VINICOLO USA
New York, 6 Agosto - Si sono ulteriormente contratte le importazioni vinicole americane che, nel primo semestre dell’anno in corso, hanno fatto registrare una diminuzione del 9,1% (nel primo semestre del 2017 si era avuto invece un incremento del 10,9% rispetto al 2016), secondo quanto reso oggi noto dall’Italian Wine & Food Institute (www.iwfinews.com). Alla contrazione in quantità fa riscontro un incremento del 7,5% in valore, essenzialmente dovuto ad un diffuso aumento dei prezzi ed alle variazioni dei tassi di cambio del Dollaro (nei primi cinque mesi dell’anno si era avuto un aumento del 10,9%). La contrazione è un campanello dall’allarme da non sottovalutare per il presidente dell’IWFI Lucio Caputo, viste anche le conseguenti contrazioni nelle esportazioni di tutti i principali paesi esportatori verso il mercato statunitense, fatta eccezione per la Francia che continua invece a far registrare considerevoli incrementi. Ovviamente si è difronte ad un generale calo della domanda di vini importati, in passato trainata dalla notevole domanda di vini italiani. Nel periodo in esame, l’Italia, che continua a mantenere la sua leadership, anche se con margini ridotti, ha registrato una ulteriore riduzione del 2,2% in quantità e un incremento del 6,4% in valore (nei primi cinque mesi dell’anno si era avuto un aumento del 0,6% in quantità e dell’11,3% in valore). Sempre secondo la nota dell’IWFI, l’Italia è passata da 1.292.540 ettolitri del primo semestre del 2017, per un valore di $673.659.000, a 1.264.590 ettolitri, per un valore di $716.895.000, del primo semestre dell’anno in corso. La quota di mercato dei vini importati dall’Italia è risultata pari al 28,2% in quantità e al 31,4% in valore. Il prezzo medio al litro è risultato pari a $5,66 contro i $9,41 dei vini francesi. 74
Importazioni USA di vini italiani da tavola (fermi)
Gennaio - giugno 2018
Gennaio - giugno 2017
Ettolitri Dollari Ettolitri Dollari
17/18 +/- % 17/18 +/- % Quantità Valore
Totale
4.483.970
2.280.789.000
4.933.850
2.121.740.000
-9,1
7,5
Italia
1.264.590
716.895.000
1.292.540
673.659.000
-2,2
6,4
Francia
728.030
685.352.000
648.130
551.644.000
12,3
24,2
Australia
673.980
145.145.000
982.230
181.887.000
-31,4
-20,2
Cile
648.650
124.295.000
690.670
133.123.000
-6,1
-6,6
N. Zelanda
379.290
229.018.000
356.380
203.392.000
6,4
12,6
Argentina
249.600
119.355.000
302.680
124.964.000
-17,5
-4,5
Spagna
215.560
107.796.000
225.210
104.252.000
-4,3
3,4
Portogallo
88.420
30.000.000
84.970
25.891.000
4,1
15,9
Germania
86.390
46.283.000
101.090
48.271.000
-14,5
-4,1
Fonte: Italian Wine & Food Institute su dati U.S. Department of Commerce
Va sottolineato che la riduzione in quantità, pari al 2,2%, può
Le importazioni dal Cile, passato al quarto posto fra i paesi
sembrare minima se ci si limita a guardare la percentuale che tuttavia
fornitori del mercato USA, sono passate dai 690.670 ettolitri,
ha provocato una riduzione di ben 3.726.000 bottiglie di vini italiani
per un valore di $133.123.000 del primo semestre del 2017,
esportati negli USA nei primi sei mesi dell’anno in corso.
a 648,650 ettolitri, per un valore di $124.295.000, del primo
In dettaglio, le importazioni statunitensi, nel primo semestre
semestre dell’anno in corso, con una diminuzione del 6,1% in
dell’anno in corso, sono ammontate a 4.483.970 ettolitri, per un
quantità e del 6,6% in valore.
valore di $2.280.789.000, contro i 4.933.850 ettolitri, per un
Sempre positivo, secondo la nota dell’Italian Wine & Food
valore di $2.121.740.000 del corrispondente semestre dell’anno
Institute, l’andamento delle esportazioni italiane di spumanti
precedente.
che, trainate dal Moscato, hanno fatto registrare, nel primo
Le importazioni dalla Francia, che punta sull’immagine dei suoi
semestre dell’anno, un aumento del 16,2% in quantità e del
vini di qualità, salita al secondo posto fra i paesi fornitori del
28% in valore, rispetto al corrispondente periodo dello scorso
mercato USA, sono passate da 648.130 ettolitri, per un valore
anno, raggiungendo una quota di mercato del 62,4% in quantità
di $551.644.000, del primo semestre del 2017, a 728.030
e del 41% in valore.
ettolitri, per un valore di $685.352.000, del primo semestre
Complessivamente, le esportazioni di spumanti italiani verso il
dell’anno in corso con un incremento del 12,3% in quantità e
mercato statunitense sono passate da 321.370 ettolitri, per un
del 24,2% in valore.
valore di $164.429.000, del primo semestre del 2017, a 373.280
Le importazioni dall’Australia, scesa al terzo posto fra i paesi
ettolitri, per un valore di $210.564.000, del primo semestre
fornitori del mercato USA, sono risultate pari a 673.980 ettolitri,
dell’anno in corso.
per un valore di $145.145.000, contro i 982.230 ettolitri, per un
In flessione del 9,4% invece le esportazioni italiane di Vermouth
valore di $181.887.000, del corrispondente periodo dell’anno
con 30.280 ettolitri, per un valore di $21.765.000, esportati nel
scorso, con una contrazione del 31,4% in quantità e del 20,2 in
corso del primo semestre dell’anno in corso. In aumento infine i
valore (contro un aumento del 45,5% in quantità e del 3,9% in
vini fortificati (+14% di alcool) con un +25,2% e 40.540 ettolitri
valore del primo semestre dello scorso anno).
per un valore di $66.969.000. 75
Bibenda 73 duemiladiciotto
Lambrusco, non semplicemente
LAMBRUSCO,
NON SEMPLICEMENTE L
76
a u r a
T
o z z a t o
Ci troviamo a Castelvetro , presso una delle 4 Tenute con Vigneti dei Chiarli, la Tenuta Cialdini dove si trova la Cantina Cleto Chiarli Tenute Agricole , che prende il nome di colui che fondò la Storica Cantina Chiarli a Modena nel 1860. Roberto prima di portarci in cantina pone l’accento su un concetto fondamentale che spesso non viene spesso enfatizzato nemmeno dagli esperti del settore : il Lambrusco esiste come vitigno solo se ad identificarlo c’è il suo “nome proprio” per cui Grasparossa, piuttosto che Sorbara trovando la loro massima espressione in zone differenti della provincia di Modena. Mentre i vigneti di Sorbara sono situati nella Tenuta di Sozzigalli di Soliera nel cuore della zona piu vocata per la coltivazione di questo Vitigno, La Tenuta Cialdini a Castelvetro è circondata dai vitigni di Pignoletto (grechetto Gentile) e di Grasparossa, che ci accingiamo a visitare. Ci troviamo di fronte ad aree diverse: da una parte piante di 15 anni, da un’altra viti con più di 30 anni che sono state capitozzate per continuare la riproduzione per propagazione (foto). La forma di allevamento utilizzata è quella GDC ( doppia cortina) , anche se in Cleto Chiarli la densità d’impianto è più elevata consentendo una produzione di circa 140/170 quintali per ettaro. La campagna è gestita con lotta integrata per avere un impatto ambientale minore possibile e da pochissimi giorni, l’azienda Cleto Chiarli si fregia della certificazione VIVA, indice di elevata sostenibilità nell’ambito della viticoltura. La vendemmia è in parte manuale e in parte meccanizzata, per poi arrivare in una cantina dotata di un’ elevata tecnologia dove avviene la vinificazione e la presa di spuma utilizzando come tiraggio il mosto fiore. La produzione si attesta intorno ad 1 milione di bottiglie la cui nascita e sviluppo avviene tutto all’interno della tenuta stessa. Gli assaggi non mettono in discussione l’attenzione e la cura utilizzata fin dalla campagna. Partendo dal Pignoletto Spumante , si percepisce la differenza (anche se di pochi km) del terreno in cui nasce la vite sottolineata ulteriormente dalla diversità di vinificazione: dal metodo charmat lungo più minerale, a quello del metodo ancestrale. E poi le bellissime sfumature di Sorbara la cui freschezza ricorda un lime contornato da un piacevole sentore di frutta a bacca rossa piccolina, sentore che si accentua nel Grasparossa, più morbido e di un colore rosso violaceo, caratteristica, quella del colore, che risulta essere la differenziazione più immediata dal Sorbara. Ci stupisce il metodo ancestrale del Sorbara, Riserva del Fondatore, con la sua grande freschezza, sapidità che ci porta presto a pensare ad un abbinamento con crostacei. Questa freschezza fa da filo conduttore alle altre due tipologie che ci accingiamo ad assaggiare. Questo è il Sorbara e quello era il Grasparossa. Chiamatelo anche Lambrusco Grasparossa o Lambrusco Sorbara ma non semplicemente Lambrusco. 77
Bibenda 73 duemiladiciotto
Consorzio di Tutela Vini Etna Doc
Consorzio di Tutela Vini Etna Doc
ANTONIO BENANTI è il nuovo
78
Presidente.
Antonio Benanti dell’Azienda Benanti Viticoltori, è il nuovo
Il presidente ha mantenuto per se le deleghe per lo sviluppo e
Presidente del Consorzio di Tutela Vini Etna Doc. Lo ha nominato
l’implementazione dei controlli Erga Omnes, l’organizzazione e
nella prima seduta il neo eletto Consiglio di Amministrazione
i rapporti istituzionali con la stampa.
che ha affidato la Vice Presidenza a Graziano Nicosia, il più
Francesco Cambria (Cottanera) curerà l’area Ambiente,
giovane del gruppo, e individuato linee di indirizzo con deleghe
sostenibilità, tutela del Territorio e fonti di finanziamento per
operative ai Consiglieri.
la promozione;
Seby Costanzo (Cantine di Nessuno) è dele-
past president. L’ampia platea dei soci,
gato alla comunicazione, alle relazioni esterne e
oggi quasi 120 produttori, sono l’anima
verso i soci, marketing, promozione ed eventi;
di questo Consorzio che ha dato mandato
Alberto Aiello Graci (Graci) seguirà l’area
al CdA per consolidare e sviluppare le
evoluzione disciplinare e normative;
posizioni ragguardevoli già raggiunte,
Federico Lombardo di Monte lato
avendo assunto un collocamento di tutto
(Firriato) sarà il riferimento per la
rispetto nel panorama delle aree vocate alla
ricerca e i rapporti con università e organismi tecnici, nonché
produzione di vini di eccellenza.
dell’osservatorio sul mercato;
Il Consorzio festeggia nel 2018 i 50 anni della denominazione con
Graziano Nicosia (Nicosia) seguirà l’evoluzione dell’enoturismo,
132 contrade a conferma di una diversità con pochi eguali, e si
la valorizzazione del sistema di accoglienza e la formazione;
trova di fronte ad una sfida tesa a ricercare innovazione, migliorare
Piero Portale (Masseria Setteporte) sarà impegnato nei
continuamente le pratiche di vigneti e cantine e la longevità
rapporti istituzionali e del territorio, nonché allo sviluppo di
dei vini prodotti, censire il territorio nei dettagli, rafforzare la
servizi per gli associati.
rete di relazione con gli stakeholders, onorare la “reputation” di elevatissimo livello che il “brand” ETNA, patrimonio mondiale
Si avvia, quindi, con determinazione il lavoro del nuovo
dell’UNESCO, rappresenta nel mondo con il suo primo posto nel
organo direttivo del Consorzio dopo il confortante esordio
gradimento dei potenziali visitatori dell’Italia.
al Vinitaly 2018 del grande stand ETNA e il riconoscimento
Tante prospettive e tanto ancora da costruire pongono il
ministeriale della funzione di controllo “Erga Omnes” ottenuti
Consorzio di Tutela dei Vini Etna Doc come un soggetto di cui
dal Consiglio uscente guidato da Giuseppe Mannino, invitato
si sentirà parlare nei consessi più titolati di esperti, addetti ai
permanente dal Consiglio di Amministrazione nella qualità di
lavori e winelovers. 79
L’intervista Nicola Prudente
E
l v i a
G
r e g o r a c e
Nicola Prudente, in arte Tinto, è un giovane padre, un marito fedele e un noto conduttore radiofonico e televisivo. Amante dei vini rossi si autodefinisce un blend.
Presenta l’intensità visiva del Negroamaro, la predisposizione all’invecchiamento del
Sangiovese, la versatilità del Cabernet Sauvignon e l’aromaticità del Cesanese.
80
L’intervista
Conduttore e genitore assieme a Fede di Decanter, per anni si è dedicato alla diffusione della conoscenza del vino con un tocco di leggerezza, lasciandosi guidare da personaggi noti del settore. Ha avvicinato i neofiti all’argomento in modo intelligente, non stancando mai il radioascoltatore ma arricchendolo di qualcosa in più. Il corso da sommelier? Cambia la vita, questo uno dei suoi slogan e soprattutto il primo dei suoi messaggi. 81
Durante il mese di novembre per tutti i sabati alle ore 10.30 sui Rai2 tornerà al timone della trasmissione televisiva Frigo, giunta alla quarta edizione. La prima messa in onda parte nel 2015. Tinto si reca nelle abitazioni di studenti fuorisede e aprendo il frigorifero svela le loro abitudini alimentari, il loro approccio con il cibo. Poi passa ai single e ancora ai volti noti. Sono loro, questa volta, a recarsi a casa del conduttore e, attraverso una breve clip, svelano di cosa si nutrono e così si aprono al grande pubblico. Frigo tratta eccellenze italiane, DOP, IGP, parla dei piccoli e dei grandi consorzi sottolineando che l’Italia è un paese copioso di alimenti conosciuti e imitati in tutto il mondo. Ci si chiede però perché quando si scorge il famigerato “refrigerante” di qualsiasi ospite non sia possibile intravedere una bottiglia di vino. È davvero così dannoso? Ecco la testimonianza di Nicola Prudente a riguardo: “Per anni, attraverso le mie trasmissioni, mi sono preoccupato di diffondere il concetto del bere bene. Ancora oggi quando si parla del nettare di Bacco si fa facilmente confusione con l’alcol generico. Avete mai sentito o visto giovani che si sono sballati per un semplice calice di Barolo o Aglianico? Non mi pare. Chi è alla ricerca di emozioni più 82
L’intervista
forti non è certamente un degustatore di vino. La “bevanda” storica va gustata, assaporata, goduta con il giusto spirito e soprattutto l’adeguata conoscenza. In molti ignorano il numero elevato di vitigni autoctoni presenti sullo Stivale, le biodiversità che possiede. Talvolta non si parla di un argomento perché forse non si è trovata la giusta chiave per farlo. Mi auguro che le istituzioni al più presto capiscano l’importanza della conoscenza del vino. Esprimersi con il linguaggio appropriato è il modo migliore per propagare un messaggio. Per anni la Rai, attraverso il maestro Alberto Manzi si è interessata alla diffusione dell’alfabetizzazione. È giunta l’ora che si occupi anche di altro genere di dottrine. Cibo e vino sono i coniugi perfetti di un matrimonio indissolubile che può generare figli consapevoli e coscienti che bere poco, bene e moderatamente può solo migliorare la vita.” Noi auguriamo un grosso in bocca al lupo per la nuova edizione di Frigo con un semplice prosit! Che il vino sia con noi… Sempre. 83
Distillati &... Dalla
collaborazione tra
Giuseppe Gallo, bartender
Mo Coppoletta,
artista e designer del tatuaggio,
personaggio autorevole nel panorama della bar industry, e il
Simone Caporale, nasce un’opera da ammirare e gustare, tutta italiana,
che unisce arte, icone e stili di vita, sapori e design, storia e modernità.
La tradizione dell’aperitivo italiano, la riscoperta e lo spirito di innovazione, il gusto e la passione si legano all’arte del tatuaggio fuori classe e del design. ITALICUS®, il rosolio di bergamotto, ha dato vita ad un’insolita collaborazione tra talenti italiani per celebrare il suo secondo anniversario di nascita, le sue origini, il suo design, la sua arte. L’incontro tra Giuseppe Gallo, personaggio di spicco della bar industry italiana nel Regno Unito, ideatore e fondatore del rosolio ITALICUS®, Mo Coppoletta, illustratore, artista e designer del tatuaggio di livello internazionale, e Simone Caporale, bartender e genio fantasioso nel mondo della mixologia, ha creato un trittico e cocktails ad esso ispirati. Il trittico di Mo Coppoletta per ITALICUS® Attraverso la sua raffigurazione artistica, Mo Coppoletta porta ITALICUS®, con la sua originale bottiglia in vetro temperato di tonalità cromatica acquamarina, a fare un viaggio attraverso l’Italia. Ispirato dalle antiche locandine pubblicitarie di inizio secolo commissionate dalle aziende liquoristiche, con il trittico Coppoletta riprende una forma artistica ormai caduta in disuso, facendo rivivere l’arte in tutta la sua forma. L’opera di Mo Coppoletta celebra ITALICUS® anche in questo senso: il leitmotiv della rivisitazione dell’arte è infatti lo stesso che accompagna Art of Italicus, competizione lanciata tra i migliori bartender che vuole celebrare l’espressione artistica e il talento creativo del nostro paese. Nel trittico di Coppoletta, il cherubino che adorna il tappo della bottiglia prende vita e interagisce con ciò che di più bello lo circonda. Si sofferma in tre dei luoghi più iconici del nostro paese per arte, artigianato e atteggiamento tipico nei confronti della vita: Firenze, dove è nato il Negroni, terra dei grandi artigiani del cuoio e dell’oro, del buon cibo, dell’architettura rinascimentale, della letteratura e delle invenzioni; la Calabria, da dove provengono i bergamotti con cui si crea ITALICUS®, dove c’è il sole tutto l’anno, contadini e pastori, l’acqua del mare blu e le colline verdi; Venezia, dove ci sono i migliori maestri vetrai di tutto il mondo e dove è nato lo Spritzer. Nel creare il trittico, la sfida per Mo Coppoletta, pioniere nel trasferire l’idea dell’opera d’arte tailor-made dalla pelle agli oggetti, è stata quella di rendere ITALICUS® stesso un’icona inconfondibile della cultura e del modo di vivere italiano. “Abbiamo chiesto a Mo di interpretare, con il suo occhio e la sua verve di artista e designer del tatuaggio, un prodotto come ITALICUS® che ha come punto di forza la capacità di evocare l’essenza, i colori e lo stile italiano” - spiega Giuseppe Gallo – Volevamo che ITALICUS®, con tutto ciò che rappresenta tra tradizione italiana da un lato e spirito di riscoperta e innovazione dall’altro, fosse raffigurato dal suo talento creativo unico, attraverso cui arte, design e tattoo dialogano tra loro”. Mo Coppoletta ha 84
Un trittico d’autore creato ad hoc diventa cocktail per celebrare
iniziato la sua carriera negli anni ’90 in Italia per imporsi successivamente a Londra e sulla scena internazionale con il suo The Family Business Tattoo. Ha all’attivo collaborazioni prestigiose tra cui quelle con Stilnovo, Montblanc, Sacs, Rolls-Royce. Con il bartender Simone Caporale, l’opera d’arte diventa cocktail Seguendo da vicino le fasi di realizzazione del trittico, analizzandone trame, colori ed elementi storici sulla tela, Simone Caporale, mixologist tra i più famosi nel panorama mondiale, ha creato tre diversi cocktail con ITALICUS®. I nuovi cocktail di Caporale si aggiungono ai già noti signature serves: l’Italicus Spritz, che celebra Venezia unendo le bollicine frizzanti del prosecco alle note agrumate del bergamotto e ai sentori floreali di rosa e lavanda; il Negroni Bianco, legato alla città di Firenze, in cui London Dry gin e Dry Vermouth si amalgamano perfettamente alle note aromatiche del bergamotto, e l’IPAlicus che nasce dall’abbinamento del sapore intenso del rosolio di bergamotto tipico calabrese con la birra IPA. “Caporale ha tradotto in cocktail le 3 illustrazioni di Mo Coppoletta, innescando un vero e proprio processo di continuità tra l’opera artistica e i sapori ad essa ispirati -
ITALICUS®, il rosolio “made in Italy”
commenta Gallo – Ricerca nella scelta degli ingredienti, stile, passione e arte sintetizzano bene il suo contributo alla realizzazione di quest’opera”. L’arte incapsulata in forma liquida ITALICUS® ha recuperato e reinterpretato in chiave moderna un pezzo della tradizione liquoristica italiana, quella del rosolio. Giuseppe Gallo ne ha messo a punto la formula, realizzando un liquido fresco, ricco di sentori agrumati e leggermente speziati. Oggi ITALICUS® è un aperitivo moderno che richiama i sapori di un tempo, da gustare da solo o da utilizzare per la miscelazione dando vita a originali creazioni o a reinterpretazioni di classici drink. La sua inconfondibile bottiglia è stata disegnata da Stranger & Stranger, autorità del pack designing nel mondo. Il richiamo all’italianità è chiaro anche nel design artistico che si ispira sia all’epoca romanica che al periodo del Rinascimento, con un tappo lavorato e decorato artigianalmente su cui è rappresentato il romano Dio Bacco disegnato come l’Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci. Lo scorso anno, il rosolio di Giuseppe Gallo ha conquistato i titoli di Miglior Prodotto dell’anno in Italia, Europa e in America;
Miglior prodotto a Tales of The Cocktail Spirited Awards come Best New Spirit of the Year; il Mixology Bar Awards nella categoria Best New European Spirit; gli Harpes Design Awards – Best Spirits Design; il San Francisco World Spirits Competition e ancora l’International Wine & Spirits Competition. ITALICUS® è presente in 24 paesi tra cui UK, America, Australia. Viene prodotto in una distilleria a conduzione famigliare fondata nel 1906 a Moncalieri. Tra i paesi che nel breve punta a raggiungere vi sono: Singapore, Messico e Russia. A proposito di ITALICUS® - Dopo il lancio tra Londra e New York, capitali indiscusse del bere miscelato, ITALICUS®, il Rosolio di Bergamotto made in Italy, sbarca in Italia, dove il rosolio ha una lunghissima tradizione. Se ne trova traccia già nel Rinascimento alla corte di Caterina de’ Medici a Firenze, nell’epoca di Vittorio Emanuele di Savoia, che lo alternava al vermouth, e fin dal 1500 nelle storiche produzioni locali in Piemonte, Campania o Sicilia. Da un’idea di Giuseppe Gallo, che nel corso della sua carriera è stato Global Ambassador per una nota azienda di vermouth e Miglior Brand International Ambassador al Tales of the Cocktail nel 2014, il rosolio viene riproposto, con ITALICUS®, con una ricetta che si adatta ai nostri tempi.
Giuseppe Gallo
L’idea di creare e lanciare ITALICUS® è di Giuseppe Gallo, una delle figure più autorevoli e rispettate dell’industria del bere miscelato. Rinomato a livello internazionale e riconosciuto per le sue capacità di mixologist, ora Gallo dedica il suo tempo all’educazione e allo sviluppo del marchio all’interno del commercio attraverso ITALSPIRITS, la sua società di consulenza sulle bevande. La passione per il patrimonio della cultura del bere italiano lo ha portato a realizzare un sogno: riscoprire la categoria del Rosolio come aperitivo lanciando ITALICUS®
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i r o t t u d o r p i n o c A tavola C
i n z i a
B
o n f Ă
Siamo
entrati nelle cucine di alcuni produttori di vino
chiedendo loro di raccontarci una propria ricetta alla quale sono particolarmente legati.
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IL PRODUTTORE Questo mese ci troviamo nel piccolo e delizioso borgo di Vho vicino Tortona, terra di Timorasso, formidabili vini bianchi dall’indole velatamente germanica, con peculiarità e profumi minerali che affascinano l’olfatto. Qui Elisa Semino, insieme alla sua famiglia, è a capo dell’azienda La Colombera, producendo Timorasso, Barbera e Nibiò. Quest’ultimo è un clone di Dolcetto che nel Tortonese prende il nome dal dialetto locale. Elisa, dallo sguardo arguto e vivace e dal dolce sorriso, è una donna dinamica, in continuo movimento, perché la possiamo trovare sia in vigna che in cantina ma anche in molte manifestazioni di vino in giro per il Paese, ed ora anche a cucinare per enoturisti e amici con prodotti legati al territorio, per non smentire mai le sue origini e la sua passione per il proprio lavoro. Elisa ci mostra con allegria una ricetta che ha fatto con alcuni amici proprio in un evento dedicato al vino ma che cucina con frequenza e soddisfazione; l’ha scelta perché ha ingredienti tipici del territorio, con farina di ceci prodotta in Piemonte e un gustoso formaggio sempre piemontese.
CREPES AI CECI Ingredienti per 8 persone: 200 gr di farina di ceci 100 gr di farina 00 due cucchiai di olio evo acqua e sale qb olio di semi Preparazione Setacciate la farina di ceci e la farina 00 e mettetele in una ciotola. Mettete al centro sale, pepe e olio, quindi iniziate ad aggiungere l’acqua, lavorando il tutto con una frusta. Dovete ottenere una pastella liscia, omogenea e molto liquida che lascerete riposare per 30 minuti. Ungete leggermente una padella antiaderente con olio di semi e fatela scaldare bene. Versare nella padella un mestolo di pastella, distribuendola uniformemente roteando la padella. Cuocete la crepe per 2-3 minuti. Quando sulla superficie inizieranno a crearsi delle bolle e i bordi inizieranno a dorarsi, girate delicatamente la crepe con l’aiuto di una spatola. Cuocete per 1-2 minuti il secondo lato. Una volta cotta, farcitela con formaggio morbido e fresco, in questo caso con la Mollana della Val Borbera che è una specie di crescenza piemontese a pasta molle, prodotta da latte vaccino.
L’ABBINAMENTO Per l’abbinamento a questo piatto, Elisa Semino consiglia sia un Riesling, sia il suo Timorasso, nella versione dei Colli Tortonesi Derthona che ha un naso più fragrante e una vena minerale meno nitida del cru Il Montino. Il Timorasso trova nel fattore tempo un alleato, un compagno ideale, per cui si può tranquillamente dimenticare qualche bottiglia in cantina e riprenderla almeno dopo 4/5 anni. Ne uscirà un vino ampliato e ricco e vi parlerà di seduzione nordica, costellata di idrocarburi e note empireumatiche. Oggi Elisa lo propone nella giovane annata 2016, appena messa in commercio. Al colore si presenta in veste dorata, regalando poi al naso tonalità invitanti di lemongras, scorzetta di cedro, frutta solare e matura, macchia mediterranea, su venature minerali di ciottoli bagnati e selce. Assaggio lussureggiante e cremoso, irradiante calore ma tonico di freschezza, con lunga eco sapida-minerale.
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Cruc i BENDA P
a s q u a l e
P
e t r u l l o
in arte Petrus
Prosegue
la serie dei giochi di
Bibenda
tutti ispirati al mondo del vino scaturiti
dalla penna del nostro enigmista preferito.
Orizzontali 1. Inquilina dell’Olimpo 3. Il vitigno detto Pagabebit e Stracciacambiali 11. Le consonanti di fuoco 13. Tra ora e labora 14. Lo è il tannino smussato da un chiaro passaggio in barrique, mobido 15. È detto calla selvatica 16. Tannino di qualità eccelsa, dalla grana fine ed equilibata 18. Ultime di riserva 19. Radice detta barbaforte 20. Monte che ci ricorda Mosè 21. Estreme di questa 23. Smarriti o sciupati 24. In pieno sole 25. Sono le prime in cucina 26. Vino liquoroso rosso rubino 28. Serve per scoprire e descrivere il bagaglio odoroso del vino 88
32. Tavoletta... per far girare 33. Fuori a tennis 35. Orecchio in medicina 37. La penisola dell Primitivo di Manduria 41. Lo dice chi... prende atto 42. Coagulo 44. Altopiano dell’Asia 45. Trasformano il latte in formaggio 47. Generati, partoriti 48. L’ora fissata per l’attacco! 49. Mara della TV 50. Poco ascoltato 51. Vitigno a bacca bianca coltivato sulle colline delle Langhe e del Roero 55. Gli Indios ne masticano le foglie 56. Il vino... del gallo nero 57. La zona della cantina dei Fratelli Barale
Cruc i BENDA
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© Petrus
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Verticali 1. All’esame visivo lo è il vino poco scorrevole, lacrime serrate e archetti molto fitti 2. Prima ballerina 3. Non crescono sulla lingua 4. Una forte birra inglese 5. Principio di slealtà 6. Capitale delle Figi 7. Da tenera diventa avanzata 8. Mirare in centro 9. Poeticamente andati 10. La risposta del bastian contrario 11. All’esame gusto-olfattivo così è definita una decisa acidità 12. Il punzone della Zecca 14. Gran movimento di persone 15. Le merci giunte per la vendita 17. La sigla della provincia con Solopaca
19. Classi sociali 21. Un nipote di Paperino 22. Strumenti musicali a fiato 23. Prodotti Agroalimentari Tradizionali 25. Nativa di Praga 26. Senza voce, rauca 27. Pesa cento grammi 29. Giovane esploratore 30. Fattoria del Trentino 31. Città francese del dipartimento della Charente nota per la produzione di brandy 34. Vitigno a bacca nera originario dell’Iran 36. Di cattivo gusto 38. Stringhe di scarpe 39. Impugnature delle spade 40. La fattoria del cow-boy 41. Uno Baldwin tra gli attori
43. Canta Se telefonando e Tintarella di luna 45. Coda di pesce 46. Un Claudio, attore 48. Tre lettere per istituto 49. Tra Vincent e Gogh 52. Le hanno granchi e balene 53. Consonanti in Italia 54. Fondo di pignatta
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Informazioni da Fondazione
Questa rubrica riassume tutte le novitĂ , gli eventi, le attivitĂ , le notizie, i momenti che hanno vista impegnata la in lungo e in largo nel
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Paese.
Fondazione Italiana Sommelier
Informazioni da Fondazione
JUST BEM-MARRIED! Il vino come testimone di nozze!
dell’Executive Wine Master Bibenda, i nostri colleghi si sono
In realtà anche complice, un po’ cupido e dottor Stranamore, è
accorti di come la condivisione delle emozioni del vino aveva ben
questa la bella notizia che desideriamo condividere con tutti voi,
presto lasciato spazio anche alle emozioni del cuore.
quella di un amore nato, cresciuto e consolidatosi nell’ambito
Paolo e Patrizia hanno festeggiato nel cuore dell’Umbria a
della nostra famiglia di Fondazione Italiana Sommelier.
Bevagna, la culla del Sagrantino, presso l’Azienda Agricola
Lo scorso sabato 8 settembre, sono convolati a nozze Paolo
Mevante, dove l’uva e le vigne sono stati ancora una volta la
Presciutti e Patrizia Patacchiola, due dei nostri recenti diplomati
perfetta scenografia di questo matrimonio da favola.
del 5° Bibenda Executive Wine Master. Medico lei, imprenditore lui, si erano iscritti nel 2016 al nostro Laboratorio del Vino, entrambi accomunati dalla grande passione per il magico elisir alcolico. Ben presto, complice l‘affiatamento che si crea nell’unicità
Da parte di tutta la Redazione Centrale di Bibenda e di tutto lo staff di Fondazione Italiana Sommelier facciamo i nostri migliori auguri a questa nuova famiglia nata sotto la stella dell’uva, della cultura e dell’amore per le cose belle della vita. Cin Cin!
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Informazioni da Fondazione
PRESENTAZIONE EVENTI “CONOSCIAMOLI MEGLIO” Tra le tante attività di degustazione proposte nel nostro calendario 2018-2019, quest’anno lanciamo una nuova iniziativa dedicata alle aziende vitivinicole, di media e piccola grandezza, proprio a sostegno della loro preziosa attività quotidiana, la Fondazione Italiana Sommelier, da sempre la più importante sede educativa per la diffusione della cultura del vino e dell’olio nel nostro Paese, cerca di aiutare queste piccole imprese a farsi conoscere dal grande pubblico di Roma e del Lazio, proponendo dei Seminari di degustazione mirati alla conoscenza dei prodotti di qualità
Non ci resta quindi che svelarvi le prime tre aziende protagoniste
della nostra terra.
degli appuntamenti del 2018:
Proprio in quest’ottica abbiamo creato una collezione di degustazioni dal titolo “Conosciamoli Meglio”, che saranno condotte da Daniela Scrobogna, Responsabile della Didattica di Fondazione Italiana Sommelier e grazie alle quali focalizzeremo l’attenzione su realtà vitivinicole italiane che desiderano presentarsi al grande pubblico, ma che per una serie di fattori ancora non hanno raggiunto una diffusione capillare del loro marchio e dei loro prodotti. Metteremo a disposizione delle cantine tutta la nostra conoscenza, insieme alla professionalità della nostra scuola di sommelier, fornendo ampi e lussuosi spazi nei Saloni dell’Hotel Rome Cavalieri, sede centrale della Fondazione Italiana Sommelier, Via Alberto Cadlolo, 101 – 00136 Roma, e predisponendo una volta al mese un Seminario di degustazione a Banchi di Scuola dalle ore 16,00 alle ore 18,30, durante il quale verranno presentati i migliori vini della selezione aziendale. 92
Roma, giovedì 18 ottobre 2018 TENUTA BORGOLANO Siamo nel territorio del vecchio Piemonte, è qui che affonda le sue radici l’azienda Tenuta Borgolano dal 1903, nel comune di Montù Beccaria, cuore dell’Oltrepo Pavese. L’azienda presenterà una selezione delle sue migliori bollicine, dei vini bianchi e rossi, provenienti dai vigneti dell’Alta Val Versa, dalle uve degli intramontabili Croatina, Barbera, Riesling e Pinot Nero.
{
Se sei un’azienda interessata ad entrare a far parte del programma di eventi “Conosciamoli Meglio”, chiedici maggiori informazioni a eventi@bibenda.it
Roma, giovedì 11 novembre 2018 CONDÉ La Tenuta Condé nasce nel 2001, dalla decisione di Francesco Condello, broker della finanza a Bologna, che dopo trent’anni di attività nel mondo economico decide di dedicarsi alla sua passione e tradizione dell’antica storia di famiglia: quella della viticoltura. Fonda a Predappio la cantina, con l’obiettivo principale di rilanciare il Sangiovese di Predappio, un vitigno romagnolo molto diverso dal suo cugino toscano, ma che riesce ad affermarsi subito sui più importanti mercati grazie al carattere scuro e altero dei suoi vini. L’azienda presenterà un’intera selezione dei suoi migliori Cru di Sangiovese di Predappio.
}
Roma, martedì 11 dicembre 2018 ANTONIO MAZZELLA VITICOLTORE Viticoltore dal 1940 nell’isola d’Ischia. Paesaggi vulcanici si alternano a scogliere mozzafiato a picco sul mare, tramonti indimenticabili si tuffano nel blu delle acque che risgorgano in superficie grazie alle profonde sorgenti termali dell’entroterra. In questa culla del benessere la vigna non poteva che dar vita a frutti di impareggiabile bontà, che vengono custoditi da tre generazioni dalla storia e dalle viticoltura eroica delle cantine Antonio Mazzella. L’azienda proporrà la sua preziosa selezione di vini bianchi da singola vigna e/o appezzamento, prodotti dagli emblematici vitigni isolani di Biancolella, Forastera, Coglionara e Caca Mosca.
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l’Oliol’Olio è l’Olio è
❖ A PARTIRE DAL 12 MAGGIO 2017 ❖ ❖ A PARTIRE DAL MAGGIODAL 2017 ❖ 12 A PARTIRE 12 ❖ MAGGIO
ALL’HOTEL ROME CAVALIERI ALL’HOTEL ROMEAC LLAVALIERI ’HOTEL ROME CAVAL IL 17° CORSO PER SOMMELIER DELL’OLIO IL 17° CORSO PER OMMELIER ’O LIO IL S17° CORSO DELL PER S OMMELIER D ◆❖◆ ◆❖◆
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INFORMAZIONI SU WWW.BIBENDA.IT INFORMAZIONI SU WWW.BIBENDA .IT INFORMAZIONI SU WWW.BIBENDA. PER ISCRIVERSI TEL. 06 8550941 PER ISCRIVERSI TEL. 06 8550941 PER ISCRIVERSI TEL. 06 8550941
❖ A PARTIRE DAL 12 MAGGIO ❖ Fondazione Italiana2017 Sommelier
Fondazione ItalianaFondazione Sommelier Italiana Somm
CENTRO INTERNAZIONALE PER LA CULTURA DEL VINO E DELL’OLIO con il INTERNAZIONALE Riconoscimento Giuridico della Repubblica CENTRO PER LA CULTURA DEL VINO EItaliana DELL’OLIO CENTRO INTERNAZIONALE PER LA CULTURA DEL VINO
ALL’HOTEL ROME CAVALIERI IL 17° CORSO PER SOMMELIER DELL’OLIO
con il Riconoscimento Giuridico della Repubblica Italiana con il Riconoscimento Giuridico della Repubblica
www.bibenda.it bibenda@bibenda.it
direttore
Franco M. RICCI
Caporedattore centrale Paola SIMONETTI
Hanno collaborato a questo numero Paolo AURELI, Cinzia BONFÀ, Claudio BONIFAZI, Alessia BORRELLI, Anna Lorena FANTINI, Raffaele FISCHETTI,
Foto
Elvia GREGORACE, Pietro MERCOGLIANO,
© shutterstock.com
Pasquale PETRULLO, Elisa STOCCHIERO, Laura TOZZATO.
Consulenti dell’Editore Sergio BIANCONCINI Architettura
Grafica e Impaginazione
Michele FEDERICO Medicina
Fabiana DEL CURATOLO
Stefano MILIONI Edizioni Franco PATINI Internet
Progetto Gragico
Attilio SCIENZA Viticoltura
BETS DESIGN Srl
Gianfranco VISSANI Cucina
BIBENDA per rendere più seducenti la cultura e l’immagine del vino
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Anno XVII
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n. 73
/
Settembre 2018
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Altre Pubblicazioni di Bibenda Editore | BIBENDA il Libro Guida ai Migliori Vini, Ristoranti, Grappe, Oli e Birrifici | L’Arte del Bere Giusto / Il Gusto del Vino / Il Vino in Italia e nel Mondo / Abbinare il Vino al Cibo / Il Dizionario dei Termini del Vino (sono i testi del Corso di qualificazione professionale per Sommelier riconosciuto in tutto il mondo) | Ti Amo Italia (la pubblicazione in inglese su Vino e Cibo italiani) | Il Quaderno di Degustazione del Vino.
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