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Noi e voi

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Serra

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N. 51 - ANNO LXVII - 31 DICEMBRE 2022

DIRETTORE RESPONSABILE: ALESSANDRO MAURO ROSSI

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CAPOREDATTORI CENTRALI: Leopoldo Fabiani (responsabile), Enrico Bellavia (vicario) CAPOREDATTORE: Lirio Abbate UFFICIO CENTRALE: Beatrice Dondi (vicecaporedattrice), Sabina Minardi (vicecaporedattrice), Anna Dichiarante REDAZIONE: Federica Bianchi, Paolo Biondani (inviato), Angiola Codacci-Pisanelli (caposervizio), Emanuele Coen (vicecaposervizio), Antonio Fraschilla, Vittorio Malagutti (inviato), Antonia Matarrese, Mauro Munafò (caposervizio web), Gloria Riva, Carlo Tecce (inviato), Gianfrancesco Turano (inviato), Susanna Turco ART DIRECTOR: Stefano Cipolla (caporedattore) UFFICIO GRAFICO: Martina Cozzi (caposervizio), Alessio Melandri, Emiliano Rapiti (collaboratore) PHOTOEDITOR: Tiziana Faraoni (vicecaporedattrice) RICERCA FOTOGRAFICA: Giorgia Coccia, Mauro Pelella, Elena Turrini SEGRETERIA DI REDAZIONE: Valeria Esposito (coordinamento), Sante Calvaresi, Rosangela D’Onofrio CONTROLLO DI QUALITÀ: Fausto Raso OPINIONI: Barbara Alberti, Altan, Mauro Biani, Massimo Cacciari, Lucio Caracciolo, Franco Corleone, Donatella Di Cesare, Roberto Esposito, Luciano Floridi, Bernard Guetta, Sandro Magister, Marco Dambrosio Makkox, Bruno Manfellotto, Ignazio Marino, Ezio Mauro, Michela Murgia, Denise Pardo, Massimo Riva, Pier Aldo Rovatti, Giorgio Ruffolo, Michele Serra, Raffaele Simone, Bernardo Valli, Gianni Vattimo, Sofia Ventura, Luigi Vicinanza, Luigi Zoja COLLABORATORI: Simone Alliva, Erika Antonelli, Viola Ardone, Silvia Barbagallo, Giuliano Battiston, Marta Bellingreri, Marco Belpoliti, Caterina Bonvicini, Ivan Canu, Gino Castaldo, Giuseppe Catozzella, Manuela Cavalieri, Rita Cirio, Stefano Del Re, Alberto Dentice, Francesca De Sanctis, Cesare de Seta, Roberto Di Caro, Paolo Di Paolo, Fabio Ferzetti, Alberto Flores d’Arcais, Marcello Fois, Antonio Funiciello, Giuseppe Genna, Wlodek Goldkorn, Marco Grieco, Luciana Grosso, Helena Janeczek, Stefano Liberti, Claudio Lindner, Francesca Mannocchi, Gaia Manzini, Piero Melati, Luca Molinari, Donatella Mulvoni, Matteo Nucci, Eugenio Occorsio, Marco Pacini, Massimiliano Panarari, Gianni Perrelli, Simone Pieranni, Paola Pilati, Sabrina Pisu, Laura Pugno, Marisa Ranieri Panetta, Mario Ricciardi, Gigi Riva, Stefania Rossini, Evelina Santangelo, Elvira Seminara, Caterina Serra, Chiara Sgreccia, Francesca Sironi, Leo Sisti, Elena Testi, Chiara Valentini, Chiara Valerio, Stefano Vastano PROGETTO GRAFICO: Stefano Cipolla e Daniele Zendroni

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RISPONDE STEFANIA ROSSINI

stefania.rossini@espressoedit.it

LO STIGMA DELLA MALATTIA MENTALE

Cara Rossini, voglio aprire lo scrigno delle mie memorie di medico e raccontare la storia di un vecchio malato di mente, da anni non più pericoloso, vittima però del pregiudizio secondo il quale un malato di mente, considerato pericoloso al momento del primo ricovero, lo rimane a vita. Niente di più falso! Il vecchio Pasquale (nome di fantasia), alla vigilia di Natale, ricevette, come di consueto, la visita del figlio che gli portava i sigari e un panettone. Questa volta l’uomo aveva con sé il più piccolo dei suoi figli, di appena otto anni, che non aveva ancora conosciuto il nonno. Entrato in reparto, il bambino vide il vecchio seduto in fondo a un lungo e freddo corridoio e timidamente si avvicinò, gli consegnò il panettone e lo baciò sulla guancia. Pasquale si commosse fino alle lacrime, che neanche volendo poteva asciugare, non disponendo nemmeno di un fazzolettino di carta. Il bambino lo guardò intensamente, gli si avvicinò ancor di più e, a sorpresa, gli chiese: «Nonno, perché domani, giorno di Natale, non vieni a mangiare con noi?». Pasquale rimase muto, ma il suo silenzio parlava, anzi, era assordante. Poi, disse: «Chiedilo a papà!». Avendo assistito a tutta la scena, profondamente commosso (e i medici non si commuovono facilmente) mi ritirai nel mio studio. Dopo pochi minuti, mi raggiunse il figlio di Pasquale che, con la voce rotta dall’emozione, mi comunicò la sua decisione di condurlo a casa non per qualche giorno, ma per sempre. Pensai che quella dimissione l’avevo proposta tante volte e non era stata mai accettata. In quella vigilia di Natale fecero il miracolo le semplici parole di un bambino, pronunciate in quel freddo corridoio del manicomio, nei pressi di un albero di Natale e di un presepe, due immagini simboliche della famiglia. La quale dovrebbe rimanere ricca di affetti nonostante la malattia, anzi, ancor di più nella malattia. È proprio vero quel che si legge nel “Talmud”: «Il mondo non si mantiene che per il fiato dei bambini. Il respiro dei bambini è un soffio delicato, ma indispensabile per tutta l’umanità, essendo la promessa sulla quale ciascuno di noi fonda le speranze in un futuro migliore». Salvatore Sisinni, Squinzano (Lecce) Un manicomio, luogo degli ultimi, fa da scenario a questa toccante testimonianza con la quale il dottor Sisinni ci trascina in uno spazio incerto tra letteratura e realtà. Letteratura perché ha l’andamento di un racconto di Dickens. Realtà perché ci ricorda la tragica condizione dei veri o presunti “matti”, ai quali soltanto la riforma psichiatrica del 1978 (la famosa legge 180 che aboliva gli ospedali psichiatrici) ha cercato di restituire una vita accettabile. Ma Dickens sembra evocato anche nella critica alla società e ai suoi meccanismi di esclusione. Esplicita nello scrittore inglese, che abbracciava i temi sociali della rivoluzione industriale e accusava la borghesia di arricchirsi lasciando i lavoratori in condizioni miserabili. Più velata e sentimentale nell’autore della lettera, che individua nella famiglia il luogo dove può sedimentare il male diffuso di una intera società. Ricordandoci così anche i tempi che viviamo. Buon anno a tutti i lettori.

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