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Tradurre l’innovazione in business

“LA NOSTRA FORZA NON STA NEL PROPORRE NUOVE TECNOLOGIE: IL VERO SEGRETO È ORCHESTRARLE NEL MIGLIORE DEI MODI E RENDERNE SEMPLICE L’UTILIZZO ALLE IMPRESE CLIENTI”

Nel 2020 Stim ha costituito Yooda, società che progetta soluzioni Teams, voce e cloud

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di Matteo Novarini

Si chiamava Modern Workplace Hub ed era un parallelepipedo trasparente, montato in primavera in piazza XXV aprile a Milano. Dentro, in pochi metri quadrati, un assortimento di tecnologie per il lavoro del futuro. Strumenti di gestione delle password, spazi insonorizzati senza porte né vetri, soluzioni per ipovedenti. Dispositivi per rendere snelle le sale riunioni e far comunicare tra loro tecnologie sviluppate da aziende diverse. Un cloud pc, cioè un computer nel cloud, a cui il dipendente può collegarsi da remoto, con qualsiasi dispositivo, per appoggiarsi a monitor e tastiera.

Queste tecnologie si trovano oggi nella sede di Stim Tech Group, l’azienda milanese che ha ideato e realizzato il Modern Workplace Hub. Un’impresa da circa 200 dipendenti e 40 milioni di ricavi nel 2021, che crea servizi per la trasformazione e la collaborazione digitale in aziende, banche, hotel, università, scuole e ospedali. “La nostra forza”, dice l’amministratore delegato, Stefano Marazzi, “non sta nel proporre tecnologie diverse da quelle degli altri. In fin dei conti, gran parte dei dispositivi che si trovano qui sono comuni: telecamere, monitor, sistemi di videoconferenza. Il nostro segreto è orchestrarli al meglio e renderne facile l’utilizzo”.

Marazzi è un imprenditore di seconda generazione. Stim è stata fondata a Milano da suo padre, Francesco. Ex dipendente di una società acquisita dalla Olivetti, Francesco Marazzi decise di diventare imprenditore alla metà degli anni ‘70. Prima creò un’azienda con un socio, poi, nel 1988, diede vita a Stim. Nei primi anni l’azienda si è occupata di infrastrutture legate alle vecchie centrali telefoniche. Poi, all’inizio del XXI secolo, si è dovuta trasformare, di pari passo con la tecnologia. Stefano Marazzi è entrato in azienda proprio allora, nel 2001, dopo una laurea in ingegneria e alcune esperienze in multinazionali. “All’inizio la sfida è stata quella di sopravvivere”, ricorda. “Ci abbiamo messo una decina d’anni a diventare competitivi anche sulle nuove tecnologie. Poi abbiamo ripreso a crescere”.

L’azienda si è specializzata in soluzioni per la collaborazione, il networking e le infrastrutture. Fino allo scoppio della pandemia. “Allora ci siamo detti che era necessario trovare un ambito di investimento che potesse fare da traino alla tecnologia del futuro”. Stim lo ha individuato nella trasformazione del lavoro, a partire dallo smart working di massa. Nel 2020 ha costituito Yooda, una società gold partner di Microsoft che progetta soluzioni Teams, voce e cloud, e ha comprato Mca, azienda di tecnologie multimediali e sistemi audio-video. Poi, nel 2021, ha acquisito Ayno, che realizza sistemi di videoconferenza e audiovisivi. L’insieme delle quattro società ha dato vita a Stim Tech Group, che ora ha sedi a Milano, Roma, Chiasso, Bresso e New York. E che, nonostante aziende come Apple, Twitter e Goldman Sachs abbiano chiesto ai dipendenti di abbandonare lo smart working, del tutto o in parte, non teme un ritorno all’antico.

“È vero che alcune aziende si sono dovute affrettare ad adottare soluzioni e tecnologie nuove in un periodo di rottura con il passato e adesso devono riorganizzarsi”, ammette Sergio Villa, direttore generale dal 2019. “Però non si tornerà indietro. Anche perché - ce ne rendiamo conto anche noi durante i processi di se-

Nell’ambito del digital workplace il gruppo, durante la pandemia, ha investito in ricerca e sviluppo e ha fatto acquisizioni cercando di portare innovazione

Stefano Marazzi, amministratore delegato

lezione del personale - le nuove generazioni pongono lo smart working come una condizione per andare a lavorare in un’azienda”. Un po’ perché hanno iniziato le loro carriere nell’era del lavoro agile, un po’ perché “hanno coscienza e sensibilità diverse, una nuova concezione del bilanciamento tra lavoro e vita privata. Vogliono sentirsi parte dell’impresa, ma non accettano il dispendio economico e l’impatto climatico di un’ora e mezza di macchina per arrivare in ufficio, per esempio”.

Anche gli interlocutori, quando si tratta di chiudere accordi con altre aziende, sono cambiati. “Per anni abbiamo parlato con amministratori delegati e responsabili It”, dice Marazzi. “Ora, sempre più spesso, ci troviamo davanti anche responsabili delle risorse umane. Le imprese sono sempre più attente al loro cliente interno, cioè il lavoratore”.

Stim rappresenta anche un raro caso di pmi italiana a conduzione familiare che opera nel settore tecnologico. La sua storia, secondo Marazzi, smentisce il luogo comune della piccola impresa conservativa, che fatica a tenere il passo dell’innovazione. “D’altra parte il nostro è un settore in cui, per regredire, non serve fare passi indietro: basta restare fermi. Il mercato in cui operiamo ci obbliga a innovare: la spinta ci arriva di continuo dalle richieste delle aziende clienti”. E se Stim rimane un’azienda a capitale 100% italiano, che nell’ultimo anno ha respinto l’interesse di alcuni fondi di investimento, Marazzi spiega di ispirarsi a modelli stranieri. “Abbiamo sempre l’idea di diventare più internazionali, di guardare al resto d’Europa e all’America. Non tanto a livello di clienti o di acquisizioni, ma a livello di mentalità, di approccio al mercato”. L’ultimo piano industriale ha fissato l’obiettivo dei 60 milioni di ricavi nel 2024. “La nostra principale preoccupazione”, precisa Marazzi, “non è però il fatturato. Pensiamo prima di tutto a redditività e flusso di cassa: una posizione finanziaria solida permette di cogliere le occasioni che il mercato presenta, come abbiamo fatto negli ultimi due anni”.

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