Bergamo Salute - 2014 - 2 – marzo/aprile

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IN ARMONIA

PSICOLOGIA

Operazione decluttering Come liberarsi dalle cose inutili e fare spazio in armadi e… mente a cura di Maria Castellano

Q

uante volte, prima di buttare via un oggetto, avete pensato "meglio tenerlo, potrebbe sempre servire"? La difficoltà a sbarazzarsi di qualcosa, che sia un vestito, un accessorio per la casa, un paio di scarpe, in nome di una sua presunta utilità futura, è un'esperienza molto comune. Talvolta è l'alibi del "potrebbe essere utile" a frenare, altre volte invece è il valore affettivo e rievocativo che alcuni oggetti portano con sé e che rende difficile separarsene. «Queste tendenze, complice la sovrabbondanza tipica di una società consumistica, generano delle lente e progressive invasioni di spazi della casa, dagli ar-

madi pieni di vestiti di qualche taglia fa alle soffitte colme di giocattoli destinati a moltiplicarsi a ogni Natale» dice la dottoressa Roberta Cattani, psicologa. «Tuttavia, secondo una recente indagine, le persone usano realmente soltanto il 20 per cento delle cose che possiedono, mentre il rimanente è da considerarsi superfluo. Ecco allora che il cambio di stagione può rivelarsi un'ottima occasione per fare un po' di ordine e decomprimere gli spazi, attraverso la tecnica anglosassone del "decluttering", che letteralmente significa "eliminare ciò che ingombra"».

Dottoressa Cattani, cosa scatta per cui diventa così difficile separarsi dagli oggetti inutili? La conservazione degli oggetti dipende soprattutto da aspetti psicologici che solo in minima parte hanno a che fare con la reale possibilità di un loro successivo utilizzo. Se infatti questo atteggiamento fosse supportato da un processo decisionale maggiormente razionale, apparirebbe evidente la sproporzione tra l'esiguo numero di occasioni in cui si trae un effettivo beneficio dalla riscoperta di un vecchio oggetto e gli svantaggi che invece derivano dalla costante presenza in casa di una quantità di prodotti che occupano spazio e generano

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disordine. Questo avviene perché, nello scegliere, l'individuo tende inconsapevolmente a servirsi di una strategia cognitiva detta "euristica della disponibilità". Si tratta di una scorciatoia di pensiero che interviene quando si valuta la probabilità di un evento futuro in base alla presenza di un evento analogo in memoria, piuttosto che sulla base della sua probabilità oggettiva. Più semplicemente, se ho ricordo di una circostanza passata in cui si è rivelato utile aver conservato un oggetto, questo tenderà a influenzarmi e a indurmi a non buttare qualcosa anche questa volta, perché sono più portato a considerare il fatto che potrebbe servirmi in futuro. Questo meccanismo risulta poi talvolta potenziato anche da una forma di insicurezza che trova rassicurante poter contare sull'atteggiamento prudente del "potrebbe sempre servire". In altre parole, ogni scelta implica un rischio e quindi una quota d'ansia: scegliere di non buttare un oggetto rappresenta allora per alcune persone una strategia di evitamento e di allonDott.ssa Roberta Cattani

Psicologa a Bergamo


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