OS_1 / Nutrimentum

Page 32

del reale, di preferenza a partire da un altro medium riproduttivo – pubblicità, foto, ecc. – di medium in medium il reale si volatilizza, diventa allegoria della morte ma si rafforza anche con la sua stessa distruzione, diventa il reale per il reale, feticismo dell’oggetto perduto - non più oggetto di rappresentazione, ma estasi di negazione e della propria sterminazione rituale: iperreale”, in J. BAUDRILLARD J, Lo scambio simbolico e la morte, Feltrinelli, Milano, 1979, pag. 85. BAUDRILLARD J., Il sogno della merce, Lupetti, Milano, 1987. BAUDRILLARD J, Il delitto perfetto. La televisione ha ucciso la realtà, Cortina Raffaello, Milano, 1996. CODELUPPI V., Comunicazione e società. Teorie e pratiche della comunicazione dei media - Cinema - Media Education, Franco Angeli, Milano, 2014. DERRIDA J., STIEGLER B., Ecografie della televisione, Cortina Raffaello, Milano, 1997. SÉGUÉLA J. La pubblicità: la migliore tecnica che sia stata inventata per comunicare, intervista, in http://www.mediamente.rai.it/biblioteca/biblio. asp?id=319&tab=int; 1998 SÉGUÉLA J., Hollywood lava più bianco, Lupetti, Milano, 1985.

60

Transform: l’arte trasforma il mondo Maria Giovanna Mancini

Roland Barthes dedica riflessioni molteplici all’arte, questa vecchia cosa,1 al grafismo indifferenziato di Masson2, alle radici della pittura nel testo e nel linguaggio, ma anche a un’origine culinaria della pittura. Il discorso è tutto giocato nella duplice origine l’una nel segno che va ricondotta alla riflessione sul Giappone, impero dei segni, in cui la crisi, ci avverte Trimarco - che dedica al filosofo uno studio lungo e attento - 3, è quella dello strumento e non della scrittura - corpo stesso dell’arte - ; e l’altra nella materia che dà spessore alla superficie. Le due compossibili origini della pittura individuate da Barthes, discorso che metonimicamente potremmo estendere all’arte in generale, possono guidarci in un percorso ideale tra le opere degli studenti dell’Accademia di Urbino selezionate in occasione del concorso Nutrimentum, l’arte alimenta l’uomo. Non sembri eccessivo chiamare in causa Barthes e il discorso filosofico: a volte, sì, le esperienze in mostra abusano della forma della metafora per la quale l’arte avrebbe la necessità di rimandare ad un significato da rintracciare altrove, eppure la riflessione di Barthes ci rammenta che l’arte, la pittura in particolare, ha una matrice trasformativa della materia e del mondo. Federico Ambrosio elabora una macchina della visione dove l’immagine è un’immagine virtuale, nel senso che Deleuze ha dato al termine nella sua peculiare lettura del pensiero di Bergson. Infatti dell’immagine osservabile esclusivamente attraverso la specula, riflessa in un incrocio di specchi, se ne offre il riflesso dove l’ambiguità della differenza tra il disegno originale e il suo riflesso, è irrintracciabile sul piano dell’immagine, l’unico che può essere percepito dall’osservatore come positivo sprone alla ricerca piuttosto che alla passiva inerzia immaginativa. La pittura ad olio monocroma

Transform: Art transforms the World Roland Barthes has dedicated numerous reflections to that old thing art, to Masson’s undifferentiated graphism, to the textual and linguistic roots of painting and, also, to painting’s culinary origins. The discourse is all about this double origins: on the one hand, painting’s origins in signs, deriving from a reflection on Japan, the realm of the signs, where, as put by Trimarco in his long and accurate essay on the philosopher, the crisis is to do with the instruments rather than with writing itself – the very body of art; on the other, painting’s origins in matter, that matter which gives thickness to the surface. Both of these origins of painting identified by Barthes – a theory we could indeed metonymically extend to all of the arts – may guide us through an ideal journey across the works by the students from the Accademia di Urbino, selected upon the occasion of the contest Nutrimentum. Art feeds Man. The reference to Barthes and to philosophical discourse should not be considered excessive in this context: if, at times, the students’ works on display may be said to overindulge in the trope of metaphor – for which art should always find its meaning elsewhere – Barthes’s reflection reminds that the matrix of art, of painting in particular, is nevertheless transformative in regard to the material world. Federico Ambrosio has elaborated a “machine for vision” where the image is a virtual image in the sense meant by Deleuze in his peculiar interpretation of Bergson. In fact the image, exclusively visible through specula, reflected in overlapped mirrors, is offered through a reflection where the ambiguity between this and the original drawing is lost at the level of the image, the only level to be perceived

61


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.