OS_1 / Nutrimentum

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ART WORKS BY FEDERICO AMBROSIO MARCO BACOLI SARA BERTUCCIOLI K ANE CADDOO GIAN MARTINOCECERE MAT TEO COSTANZO BENEDET TA FIORAVANTI ILARIA GASPARRONI DONATO MARIANO FRANCESCO MORI NOA PANE SIMONA PAVONI DARIO PICARIELLO JANA RADOVIC MARIK A RICCHI AGNESE SPOLVERINI RICARDO ALEODOR VENTURI ANNA ZANICHELLI

os_1 > nutrimentum ART FEEDS MAN / ABA

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M2015


MIUR / ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI URBINO / STUDIO CHIESA

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i quaderni de l’arca, collana a cura di Umberto Palestini

Copyright © 2015 Baskerville, Bologna, Italia ISBN-13: 978 88 8000 9023 TUTTI I DIRITTI RISERVATI Questo volume non può essere riprodotto, archiviato o trasmesso, intero o in parte, in alcun modo (digitale, ottico o in altra forma) senza il preventivo permesso scritto di tutti i possessori dei relativi diritti, ed in primo luogo di Baskerville c.s. Bologna, editrice italiana del libro. ALL RIGHTS RESERVED This book or any part thereof cannot be reproduced or distributed in any form or by any means (digital, optical, or other), or stored in a data base or retrieval system without the previous written consent of all its copyright owners, first of all Baskerville c.s. Bologna, its Italian publisher. Baskerville è un marchio registrato da Baskerville, Bologna, Italia. Il volume è composto con carattere Univers 2

stampato in Italia/printed in Italy

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a cura / edited by Umberto Palestini ed Elisabetta Pozzetti

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Maurizio Gambini Sindaco della città di Urbino

Nutrimentum. L’arte alimenta l’uomo apre ufficialmente le iniziative della città organizzate in occasione dell’Expo 2015 in uno spazio, quello della Data, che è stato scelto come porta di accesso per presentare la nostra Provincia; Urbino assume così un ruolo importante e di responsabilità nei confronti di tutto il territorio.

Nutrimentum. Art feeds Man is officially opening the city’s initiatives organised upon the occasion of Expo Milano 2015, at the space of the Data, selected as a gateway to present our Province. Urbino is thus taking on an important role of great responsibility towards our territory.

L’evento promosso dall’Accademia di Belle Arti sa far convergere in un unico contenitore arte, ricerca scientifica, agricoltura, gastronomia ed imprenditorialità con lo scopo di aprire una finestra di riflessione sul grande tema legato all’Expo: l’alimentazione. Nutrimentum è più di una mostra, è uno spazio di contaminazione che ci stimola a mettere in rete tutta una serie di conoscenze in diversi settori con l’obiettivo di valutare le possibilità di migliorare la distribuzione e la qualità delle risorse alimentari ed energetiche nel nostro pianeta.

In fact the event, promoted by the Accademia di Belle Arti di Urbino is aimed at bridging art, scientific research, agriculture, gastronomy and entrepreneurship in order to open a window on the major theme of the Expo: nutrition. Nutrimentum is more than a show, it is a space for contamination since it has stimulated us to share different expertises as to evaluate the possibilities to improve the distribution and the quality of our planet’s food and energy resources.

La Data diventa in questa occasione il laboratorio di sintesi di queste conoscenze che si lega con un filo diretto al grande evento di Milano ponendo la nostra città al centro di un dibattito ricco di stimoli, dove i giovani con il loro talento, la loro preparazione e la loro creatività giocano il ruolo di protagonisti. Ringrazio, quindi, a nome della città di Urbino l’Accademia di Belle Arti e tutti i partner che hanno lavorato per dar vita a un evento di prestigio per tutto il territorio.

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On this occasion, hence, the Data Space becomes the ideal laboratory where to synthesise those experiences in conjunction with the great event in Milan, placing the city at the centre of a rich and stimulating debate, where talented, prepared and creative young artists play an essential role. On behalf of the City of Urbino, I therefore would like to thank the Accademia di Belle Arti and all of the partners involved in giving life to this prestigious event.

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Giorgio Londei

Enrico Chiesa

Presidente dell’Accademia di Belle Arti di Urbino

Managing Director / Studio Chiesa

Il progetto espositivo OS_1 (OPERATIVE SYSTEM 1) / NUTRIMENTUM arriva a segnare la chiusura di un semestre operoso. Sono orgoglioso che l’Accademia di Belle Arti di Urbino sia, senza sosta, presente nel panorama cittadino - e con esso nazionale ed internazionale - con proposte rilevanti dal punto di vista espositivo e didattico. Non va infatti dimenticata la natura peculiare della nostra istituzione, un’accademia appunto, che forma artisti e professionisti del mondo delle arti. I nostri studenti hanno la necessità di misurarsi con il contesto dell’arte nelle sue forme attuali, e le mostre, i premi, i progetti espositivi e curatoriali, che sono in cantiere in Accademia, sono il banco di prova, insieme alla pratica di laboratorio, per un giovane artista in formazione. Nel momento in cui la città riscopre un volto nuovo grazie alla conclusione di importanti restauri e al ritorno in sede delle opere - numi tutelari della città, l’Accademia, grazie al lavoro di uno staff inesausto, offre con costanza un programma ricco di eventi e uno sguardo aggiornato sull’arte. Inoltre, e non è affatto secondario a mio avviso, quest’ultimo progetto nasce da una nuova e rilevante collaborazione con lo Studio Chiesa di Milano, gode del patrocinio di EXPO Milano 2015 e del Comune di Urbino, confermando, così, una rete di relazioni progettuali con il mondo professionale e con le istituzioni culturali.

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The exhibition OS_1 (OPERATIVE SYSTEM 1) / NUTRIMENTUM is the conclusion of an incredibly productive semester. I am proud that the Accademia di Urbino is continuously contributing to the city’s artistic offer with both cultural and educational projects of national and international acclaim. We should not forget the particular nature of our Institution, an academy aimed at the formation of artists and art world professionals. Our students need to tackle the most current forms of the international art context and the shows, the prizes, the curatorial projects and the workshop in progress at the Accademia, constitute the ideal test bed for these young artists. In a moment when the city is rediscovering itself thanks to the conclusion of important restorations and the return home of emblematic works of art, the Accademia, thanks to the cooperation of its energetic staff, offers a rich programme of events witnessing its updated view on art. As a matter of the first importance, moreover, this very last project was born from a profoundly relevant collaboration with the Studio Chiesa, in Milan, under the auspices of EXPO Milano 2015 and with the support of the Urbino City Council, confirming our current networking with the professional world and cultural institutions.

Sono orgoglioso e felice che il nostro Studio di comunicazione, che tanto crede nell’arte come fonte inesauribile di ispirazione ed energia, abbia allacciato una fruttuosa e stimolante collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Urbino mediante Nutrimentum. L’arte alimenta l’uomo, progetto nel quale abbiamo fortemente creduto e investito.

I am proud of and pleased with, the fruitful and stimulating collaboration between our Communication Agency, that so much believes in art as an unlimited source of inspiration and energy, and the Accademia di Belle Arti di Urbino, celebrated by the project Nutrimentum. Art feeds Man, in which we have strongly believed and invested.

La possibilità di mettere in dialogo giovani talentuosi studenti con i contenuti forniti dagli scienziati sulle tematiche di Expo Milano 2015, ci conferma che tale metodologia, incentrata sulla contaminazione dei saperi, vada sempre più perseguita e incoraggiata.

The possibility of allowing a dialogue among talented young students on the topics provided by scientists in regard to Expo Milano 2015, confirms that such a method, focussing on interdisciplinarity, is to be further pursued and encouraged.

Voglio sperare, dunque, che questa esperienza di condivisione con l’Accademia di Urbino, sia la prima di un percorso di più largo respiro e di sperimentazione sul campo. E che dunque a Operative System 1, seguano altre edizioni nelle quali possa incrementarsi la reciprocità di pensiero e sguardo.

I hence want to believe that this experience shared with the Accademia di Urbino may be only the first of a series of largescale efforts towards field-based experimentation. In the hope, thus, that Operative System 1 may be followed by other editions dedicated to the reciprocity of perspectives and visions.

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Umberto Palestini Nutrimentum

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Elisabetta Pozzetti Nutrimentum. L’arte alimenta l’uomo non è una mostra, è una metodologia

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Elisabetta Pozzetti Nutrimentum e l’arte dal punto di vista della Scienza

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Micla Petrelli Note per un’arte del nutrimento e della fame

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Giuliano Sergio La grande abbuffata: appunti per un immaginario gastronomico italiano tra cinema e fotografia

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Alberto Zanchetta DE GUSTIBUS. Per un’educazione alimentare-culturale

p. 47

Adele Cappelli Saziami e di pubblicità straziami

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Maria Giovanna Mancini Transform: l’arte trasforma il mondo

p. 61

Artworks

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Nutrimentum Umberto Palestini Dall’assassinio alla ricerca il passo è breve. Alice B. Toklas, I biscotti di Baudelaire

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Il termine Nutrimentum esprime l’atto di nutrire o di nutrirsi e, per estensione, designa tutte quelle sostanze che forniscono i principi necessari al sostentamento e alla vita. Sinonimo di cibo, somministrato a sé o alla comunità, può essere declinato all’interno di un reticolo rizomatico di rimandi e riferimenti che mettono insieme antropologia e antiche scritture, scienza e psicologia, letteratura e sociologia, estetica e neurogastronomia, arte e biologia. Il cibo e l’alimentazione, nonché l’atto del nutrire, diventano simboli fondamentali, emblemi della sopravvivenza ma anche delle qualità sensuali legate alla cucina e alle interazioni dei sapori. Un universo in cui il gusto, l’olfatto e la vista intrecciano inedite e sorprendenti alleanze a seconda della cultura, delle geografie, delle tradizioni, della storia. Potremmo osservare il cibo attraverso un’ottica scientifica e tracciare la storia che porta dai semi al piatto,1 oppure attraverso lo sguardo di un bambino che ripensa all’infanzia di stenti come in Pane nostro di Predag Matvejević, opera capitale, narrazione del “grandioso vagabondaggio del grano”.2 Potremmo prediligere i pantagruelici appetiti e il “gusto della dismisura” di François Rabelais, o gli allucinanti deliri, causati dall’inedia, del protagonista di Fame di Hans Hamsun. Il cibo, e le azioni, i gesti che ne configurano la consumazione, può anche essere ripensato analizzando le varie opere di Michael Pollan, il quale ne Il dilemma dell’onnivoro scruta, con acume, gli irreparabili danni causati dal disordine alimentare; ne In difesa del cibo, cerca di sconfessare le regole imposte dalle attuali potenti lobbies dell’industria alimentare, nel recente Cotto, affonda la sua ricerca nell’atto della preparazione del cibo: la cucina

Nutrimentum The word Nutrimentum implies both the act of feeding and of eating and, by extension, designates all those substances creating the necessary conditions for sustenance and life. Synonymous with food, distributed to the self and to the community, it can be inflected in a rhizomatic variety of references and allusions mixing anthropology and ancient texts, science and psychology, literature and sociology, aesthetics and neurogastronomy, art and biology. Food and nutrition as well as the act of feeding thus become fundamental symbols, emblems of the idea of survival but also of the sensual qualities connected to cooking and flavours’ interaction: a universe where taste, hearing and sight form unexpected and surprising alliances according to different cultures, geographies, traditions and history. We could observe food through the lens of science and follow its history from seeds to dishes1 or through the glance of a child who remembers his precarious infancy as in Pane nostro by Predag Matvejević, a masterwork in narrating the epic “vagabondage” of wheat. 2 We could, instead, favour Francois Rabelais’s Pantagruelic appetites and taste for excess or the hallucinatory delirium of the starving protagonist of Hans Hamsun’s Hunger. Food and the actions, the gestures characterising its consumption, can also be reconsidered by analysing various books by Michael Pollan, such as The Omnivore’s Dilemma where he acutely scrutinises the irreparable damages caused by eating disorders; or In Defense of Food, where he aims to reject the rules imposed by the current food industry’s powerful parties;

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e il suo inestricabile rapporto con l’identità umana, ma anche con le degenerazioni che l’arrivo del fast food ha procurato al fondamento della vita familiare e comunitaria, il “pasto condiviso”: quella pratica centrata sul “sapore della mano” che, per l’autore, è “sapore dell’amore”, quel sapore che è il frutto del dono della natura e non dell’industria in quanto “ciò che mangiamo non è né più né meno che il corpo del mondo”.3 Il cibo con la sua sfera di significati può anche essere osservato secondo la logica della tramutazione degli alimenti, attraverso il “macello trasparente” oppure quale effetto dell’assassinio perpetrato in cucina nei confronti di piccioni, carpe e anatre in quell’eccentrico libro di ricette raccolte da Alice B. Toklas, in cui il branzino di Picasso si confronta con le mele glassate di Cecil Beaton, il caffè di James Joyce, o con le uova alla Francis Picabia.4 Alimentazione, valori nutritivi, eccentriche armonie di sapori diventeranno, nella forma della dichiarazione di intenti avanguardisti, quale è Il manifesto della cucina futurista di Filippo Tommaso Marinetti, un esplosivo zibaldone che fa convivere soluzioni diverse. La perentoria abolizione della pastasciutta, delle tradizionali miscele, del “quotidiano mediocrista nei piaceri del palato”, della “forchetta e del coltello per i complessi plastici che possono dare un piacere tattile prelabiale”, coesiste con strampalate invenzioni, come quella attribuita al pittore Fillìa, il Carneplastico: “una grande polpetta cilindrica di carne di vitello arrostita ripiena di undici qualità diverse di verdure cotte” o l’Equatore + Polo Nord di Enrico Prampolini, composto “da un mare equatoriale di tuorli rossi d’uovo all’ostrica con pepe sale e limone”.5 Se i Futuristi, con il loro credo modernista, auspicano “la creazione di bocconi simultanei e cangianti che contengano sapori da gustare in pochi attimi”, il rapporto fra arte e cibo ha una storia molto più antica che coincide con la storia dell’uomo, risale agli albori della civiltà.

or, too, his recent Cooked, where he immerses his research into the act of food preparation: cooking and its inextricable relationship with human identity, but also with the degenerations provoked by fast food in the foundations of family and community life: “the shared meal”. By this the author means a practice based on the “hand taste”, which is the “taste of love”, a fruit of nature rather than a gift from industry since “what we are eating is never anything more or less than the body of the world”. Food and its semantic sphere can also be observed in relation to the logic of food’s transformation, to the “transparent slaughterhouse” or in relation to the effects of the kitchen crimes – indeed murders – committed against pigeons, carps and ducks in the eccentric book of recipes by Alice B. Tokals, where Picasso’s sea-bass is juxtaposed to Cecil Beaton’s glazed apples or James Joyce’s coffee is confronted with the Eggs alla Francis Picabia. Nutrition, the nutritive values and the eccentric harmonies of flavours, will take the form of Avant-garde’s typical manifestoes in Filippo Marinetti’s Futurist Cook Book, an explosive jumble where different solutions coexist. The definitive abolition of pasta, of traditional blends, of the everyday “mediocrist” enjoying the pleasures of the palate, of the fork and knife, which can give “prelabial tactile pleasure”: all of this is made coexisting with odd inventions as the one attributed to the painter Fillìa, the so-called Carneplastico, a gigantic, cylindrical beef meatball roasted with eleven types of cooked vegetables. Or think of Enrico Prampolini’s Equatore+Polo Nord, made of a mix of “equatorial sea” red egg yolks, oysters, salt, pepper and lemon. If, with their Modernist credo, Futurists were hoping for the creation of “simultaneous and shimmering” bites with instantaneous flavours, the relationship between art and food has a much longer history,

Joseph Beuys, Capri-Batterie, 1985

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Walter Marchetti, Natura Morta, 1988

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Achille Bonito Oliva ne traccia un sintetico ma puntuale percorso, introducendo la mostra Nutrimenti dell’arte allestita a Erice nel 1995. L’autore descrive un percorso che dai graffiti nella caverna di Lescaux si snoda attraverso il grande genere della natura morta, dell’arte bizantina per la quale il legame simbolico tra l’immagine del pesce e la nutrizione spirituale diventano inscindibili, fino a tracciare le rotte dell’arte contemporanea: qui predominano le istanze di natura ecologica, mentre le disparità di approvvigionamento e la scarsità di risorse alimentari generano incubi di dolore e sofferenze umanitarie. I visionari ritratti di Arcimboldo, le surreali scene di Hieronymus Bosch, la celebre canestra di frutta di Caravaggio, lo scandaloso déjeuner di Edouard Manet, la concettuale macinatrice di cioccolato di Marcel Duchamp, gli illusionistici dolci di Claes Oldemburg, le Campbell Soup e le Coca Cola di Andy Warhol, le istanze ecologiche professate da Joseph Beuys, i quadri trappola di Daniel Spoerri, come la Tavola Agro-gastronomica, le materie decomposte fotografate da Cindy Sherman, il poetico Pane alfabeto di Giuseppe Penone sono alcune esemplari opere che testimoniano lo stretto legame tra arte e cibo. Una relazione che nella recente mostra Arts & Food, curata da Germano Celant, viene articolata secondo un percorso incrociato che intreccia arte, design, moda, pubblicità. Partendo dal 1851, anno della prima Esposizione Universale di Londra, il critico elabora un enciclopedico tragitto dove il tema della spettacolarizzazione dei prodotti e la “mercificazione dell’immaginario” legato ai grandi eventi globali si interfaccia con il nuovo modo di cibarsi, sia fisico che mentale, per offrire una costellazione di rimandi ed incroci che attestano “un ordine provvisorio e variabile”.6 Il tema del nutrimento travalica anche le aperture proposte dalle arti contemporanee per sviluppare dibattiti intorno al nodo centrale

dating back to the outset of civilization. Achille Bonito Oliva offered a succinct but punctual reconstruction of that history in the introduction of the exhibition Nourishments for Art, held in Erice in 1995. The author described a course that, beginning with the Lescaux graffiti goes through the genre of Still Life and Byzantine Art – where the symbolic relationship between the image of the fish and spiritual nutrition is inseparable – up to contemporary art: what dominates here are ecological issues in relation to the painful nightmares and the human sufferance caused by the lack of resources and the discrepancy in food provision. The visionary portraits by Arcimboldo, the surreal scenes by Hieronymus Bosch, the famous basket by Caravaggio, the scandalous déjeneur by Eduard Manet, the conceptual Chocolate Grinder by Marcel Duchamp, the illusionistic treats by Claes Oldenburg, The Campbell Soup and the Coca-Cola by Andy Warhol, the ecological issues arisen by Joseph Beuys, the trap-paintings by Daniel Spoerri like his Astro-gastro-dinner, the decomposed materials in the photos by Cindy Sherman, the poetic Pane Alfabeto by Giuseppe Penone: these are all examples of works witnessing the close relationship between art and food. Such relationship is at the heart of Arts&Food, the recent exhibition curated by Germano Celant, articulated into a cross-disciplinary route, mixing art, design, fashion and advertisement. Beginning from 1851, the year of the first World Exhibition in London, the critic has elaborated an encyclopaedic display where the theme of the spectacularization of the products and the commodification of the imagery connected with big global events, interacts with the new ways of eating – both physically and spiritually – to offer a constellation of allusions attesting a variable and provisional order. The theme of nourishment goes beyond the horizons offered

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dello sviluppo sostenibile, dei precari equilibri degli ecosistemi, della minacciata biodiversità, insieme ai temi delle culture, delle conoscenze e della formazione. Una formazione che, da un lato dovrebbe sensibilizzare una società sempre più attenta ai valori etici, capaci di sviluppare una coscienza impegnata a creare i presupposti di una crescita solidale, dall’altro dovrebbe proporre una idea di formazione come Bildung dei nostri tempi che sia nutrita di libertà. Una libertà concepita non come punto d’arrivo di un percorso conoscitivo, quanto sviluppo di una ricerca costantemente in cammino orientata ad annunciare nuove visioni di mondi possibili. Un tragitto che si fondi su quella libertà che, per dirla con le parole di Erri De Luca, “comporta un azzardo e un cammino. La libertà non è un giardino, ma un paio di sandali che vanno sopra sassi e rovi”.7 Ecco, la nostra missione, la missione dell’Accademia di Belle Arti di Urbino vuole ispirarsi a questa idea di formazione che non si appaga di soluzioni, di ricerche definitive, e non aspira a tracciare un hortus conclusus dell’arte. Semmai aspira a quell’assassinio, come si diceva, che sia però un assassinio perfetto, come ogni ricerca comporta: eliminazione – di sé, di ciò che ci ha nutrito – perché si possa costruire “altro”, altro cibo, un processo della formazione tutta contemporanea, dove l’azzardo è cammino.

by contemporary art to develop debates on sustainability, the precarious equilibrium of ecosystems and of biodiversity alongside themes related to culture, knowledge and, especially, formation. On the one hand, formation should make society more aware of ethical values in order to promote engagement and create the basis for a responsible growth; on the other, it should not be intended as an end in itself, but rather as a contemporary and free Bildung, conceived as the development of a research oriented towards new possible worlds, that is, as freedom: to borrow Erri De Luca’s words, a “freedom” which “is not a garden but a pair of sandals to walk on stones and brambles”. Our mission as an Accademia di Belle Arti should not rely on solutions, on defined researches; should not aspire to create an artistic hortus conclusus. Our mission should rather aspire to the murder evoked by Alice B. Toklas Cook Book, the perfect murder intrinsic to any research: elimination – of the self, of what has fed us – as a possibility to make “something else”, to make other food, as an all contemporary way to intend formative processes, where progress is the hazard.

G. M. Shepherd, All’origine del gusto. La nuova scienza della neurogastronomia, Codice, Torino 2014. 2 P. Matvejević, Pane nostro, Garzanti, Milano 2012. 3 Di Michael Pollan ci si è riferiti alle seguenti opere: Il dilemma dell’onnivoro (Adelphi, Milano 2008, p. 436); In difesa del cibo (Adephi, Milano 2009); Cotto (Adephi, Milano 2014, p. 440). 4 A. B. Toklas, I biscotti di Baudelaire, Bollati Boringhieri, Torino 2013. 5 F. T. Marinetti, Il manifesto della cucina futurista in A. Bonito Oliva ( a cura di), Nutrimenti dell’arte, Charta, Milano 1995, pp. 28, 24. 6 G. Celant (a cura di), Arts & Foods. Rituali dal 1851, Electa, Milano 2015, p. 38. 7 E. De Luca, Postfazione a P. Matvejević, op. cit, p. 229. 1

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Nutrimentum. L’arte alimenta l’uomo1 non è una mostra, è una metodologia Elisabetta Pozzetti

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All’inizio del 2012 Studio Chiesa si è approcciato ad Expo Milano 2015 riflettendo su cosa ci si sarebbe aspettati da quella Esposizione Universale che doveva, nelle intenzioni, essere diversa dalle precedenti, perché detentrice di risposte o comunque ipotesi percorribili. “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” era ed è un argomento spinoso, carico di aspettative e di contraddizioni. Carico pure di falsi miti e pregiudizi incalliti. Più ci addentravamo nella materia più diveniva difficile discernere il giusto dal fazioso, l’ovvio dal discutibile, il certo dall’indefinibile. Quando ci si accosta a determinati temi, i “grandi” temi, ci si accorge della minutezza dell’individuo, che non è solo fisica ma soprattutto culturale. Pensare che nel 2050 saremo presumibilmente 9,2 miliardi di persone e che potrebbero non esserci le risorse sufficienti a garantirne la sopravvivenza, apre in ognuno di noi un baratro, ancor di più in chi ha dei figli che gli sopravviveranno. Come fuggire dunque alla banalizzazione ed evitare la perpetuazione dei triti e lesivi luoghi comuni? Mettendo in campo una squadra di scienziati. Come rendere i loro report, fatti di numeri e terminologie tecniche, espressivi ed emozionanti? Chiamando all’appello una squadra di artisti. Il reclutamento di entrambi non è stato casuale, così come gli inserimenti successivi sono derivati dal sentirsi parte di una metodica speciale, con la convinzione che il contributo di ognuno non fosse affatto banale. Al gruppo di scienziati del progetto Foodcast2, si sono aggiunti professionisti di altri ambiti, spesso complementari, dando alle conversazioni una pluralità di visioni e posizioni. Gli artisti, invece, sono stati in parte segnalati dalle gallerie,

Nutrimentum. Art feeds Man is not an Exhibition. It is a Methodology At the beginning of 2012, Studio Chiesa started to approach the topic of Expo Milano 2015, reflecting on what to expect from a World Exhibition which, according to its intentions, was already meant to be different from the previous ones in terms of propositions and feasible hypotheses. “Feed the planet, Energy for Life” was and is a pungent topic, dense with expectations and contradictions as it implies fake myths and rooted prejudices too. The more we entered the subject the more it became hard to discern between objectivity and opinion, the obvious and the discussable, the certain and the uncertain. In fact, when it comes to specific topics, the fundamental themes in life, one realises one’s own smallness, which is not merely physical but mostly cultural. The idea that in 2050 we are presumably going to be 9.2 billion people and there may not be enough resources for our survival, creates a void in each of us, especially if we are parents of a future generation. Thus, how to escape from banalization and avoid the perpetuation of trite and dangerous common places? I’d say by involving a team of scientists. How to turn their numeric and technical reports into something expressive and emotional? Calling a team of artists. The calling wasn’t fortuitous as weren’t the later additions deriving from sharing a special method and from the belief that each individual’s contribution was essential. The group of scientists consisted of the Foodcast Project, joined by professionals from other, often complimentary fields, permeating the conversation with a plurality of voices and positions.

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sollecitate nell’edizione 2012 di ArtVerona3, e in parte scelti dalla sottoscritta. Una condizione per esserci: partecipare agli incontri4 che nella sede di Studio Chiesa di Milano vedevano i vari studiosi trattare le tematiche oggetto di Expo, toccando le materie prime, le filiere, le dinamiche economiche, medicali, odontoiatriche e nutrizionali, neuroscientifiche e anche antropologiche. Un puzzle grandioso, del quale ogni singola tessera è divenuta per alcuni perla preziosa per altri pietra dello scandalo. Mi spiego meglio: la platea, invitata a intervenire, non sempre ha condiviso quanto veniva esposto con dati, statistiche, argomentazioni scientifiche. Perché? Perché principalmente siamo restii a scalfire le nostre rassicuranti convinzioni, che per praticità spesso sono semplificazioni finalizzate a non porci nel dubbio. Certe conversazioni, dunque, hanno shakerato alcuni degli artisti, con proficui esiti, altri hanno scelto di abbandonare la ricerca perché non conforme al loro status mentale e culturale. Alla fine sono rimasti solo coloro che si sono messi in gioco e si sono spogliati di una qualsivoglia presunzione intellettuale individuando in questa proposta un’opportunità di crescita, scevra da manipolazioni politicizzanti e ideologie precostituite. Immediatamente si è rivelata interessante la comunicazione tra i due mondi: concisa, tecnica e pragmatica di contro a quella visionaria, emozionata e trasversale. La sintesi versus l’astrazione, la realtà dinanzi al futuribile. Un incontro-scontro tra titani, che spesso ha alimentato dibattiti al fulmicotone, che sono diventati humus speciale per l’ispirazione degli artisti e per l’impostazione degli scienziati. Gli ingredienti, ovvero i contenuti profusi nelle sedute e negli approfondimenti pubblicati e condivisi di volta in volta, sono stati impastati da scienziati e artisti insieme, che si sono scelti in aggregazioni naturali, quasi per affinità elettiva.

Artists, instead, were partly signalled by galleries, solicited by Studio Chiesa during the 2012 edition of ArtVerona, and partly shortlisted by myself. A common denominator: attending the meetings held at the Studio Chiesa in Milan, where various experts have been treating Expo-related topics, including raw materials, food chains and economic, medical, dental, culinary, neuroscientific and anthropological dynamics. A grand puzzle, whose tiles have become for artists either an inspiration or a bad example. To better explain: the selected cohort has not always shared the topics discussed via data, statistics and scientific articulation. Why? Firstly because we are reluctant to leave our comfort zone, which is often just a simplification aimed at keeping certainties. Some of the conversations, thus, have happily stimulated certain artists, while others have chosen to abandon the research as it was not compliant with their cultural and intellectual status. In the end only those who were able to leave their comfort zone, remained, that is, only those who were ready to abandon intellectual presumption, identifying such a proposal with an opportunity to grow, freed from political manipulations and preconceived ideologies. The communication between the two worlds immediately proved interesting: the concise, the technical and the pragmatic versus the visionary, the emotional and the cutting-edge. Synthesis versus abstraction, reality versus potentiality. It was an encounterconfrontation between Titans, which has often fed explosive debates soon to become the humus for the artists’ inspiration and the scientists’ method alike. The ingredients, that is, the contents discussed in the meetings and in the follow-up studies later published and shared, have been mixed together by artists and scientists, who have chosen each other almost according to elective

L’esito: ogni artista ha prodotto uno o più progetti capaci di essere complemento visivo al contenuto inspiratore. Lo stupore a questo punto è venuto dalla compagine scientifica, smarrita e al contempo esaltata dalle potenzialità della creatività artistica, capace in realtà della stessa sintesi propria della scienza con una potenzialità in più, unica ed esclusiva, di saper emozionare pescando dall’irrazionalità, dall’inconscio, dal magma interiore quei valori intangibili e carsici, pure ancestrali, che rendono il nostro alfabeto visivo sovralinguistico ed eterno. La correttezza analitica della scienza unita alla potenza espressiva dell’arte sono la risposta più efficace che potessimo dare ai temi sollecitati da Expo. I bozzetti sono la dimostrazione di un connubio riuscito. Il metodo funziona ed è uno straordinario strumento di comunicazione. Un terzo interlocutore, che abbiamo attratto e che siamo fiduciosi entrerà prossimamente in dialogo, è l’imprenditoria che, utilizzando il binomio arte-scienza, potrà con modalità nuove definire con autorevolezza la mission e l’identità dell’azienda. Non potevamo fermarci qui, naturalmente. Nell’iter da subito si è deciso di coinvolgere non solo gli artisti, la cui professionalità è consolidata da esperienze sul campo e da una maturità estetica solida, ma anche gli studenti di Accademia, forse più acerbi ma decisamente stimolanti e non scontati. Da qui è conseguita la partnership con l’Accademia di Belle Arti di Urbino attraverso Michelangelo Galliani, artista coinvolto nel progetto e docente all’Accademia medesima, che ha veicolato le potenzialità di Nutrimentum. L’arte alimenta l’uomo. Gli esiti sono testimoniati da questo catalogo e dalle mostre5, curate e volute dal direttore Umberto Palestini, che in tal modo suggella una collaborazione proficua e assai generosa nell’entusiasmo e nella fiducia riconosciutaci. L’inserimento dei contributi in catalogo qualifica

affinities. The result: every artist produced one or more projects in order to function as a visual counterpart to the inspiring contents. The major astonishment came from the scientists as they got lost and at the same time exalted by the artists’ creative potential, indeed characterised by the typical synthesis of science combined with the unique and exclusive ability to emotionally move by means of the irrational, unconscious, interior magma of the intangible, Karstick and ancestral values, which make our visual alphabet extralinguistic and everlasting. The union between science’s analytical correctness and art’s expressive power has been the most effective response we could offer to the Expo topics. And the initial drafts are still the best demonstration of this successful marriage. The method has worked as an extraordinary device for communication. In fact, a third party, we have attracted and we believe will enter our dialogue in the next future, is the business world: companies will be able to make use of the art-science binomial in order to define new modalities to improve their mission and identity. But we could not stop here, of course. Not only did we decide to involve more established artists with their long experience and their solid aesthetic maturity, but also students from the Accademia, perhaps still immature but unquestionably stimulating and original. We owe the partnership with the Accademia di Belle Arti di Urbino to Michelangelo Galliani, tutor at the Accademia and one of the established artists involved in the project, who presented students with the potential of Nutrimentum. Art feeds Man. The results are witnessed by this catalogue as well as by the exhibitions4, curated and strongly encouraged by Professor Umberto Palestini, Dean of the Accademia,

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ancora di più il valore e la coralità degli spunti e delle competenze, accrescendo la valenza culturale del tutto. Nella cordata di entusiasmi si sono aggiunti direttori di Musei6, che hanno voluto Nutrimentum. L’arte alimenta l’uomo esposto nelle loro sedi, amplificandone la risonanza e la portata estetica e di contenuti. Vengo alle conclusioni. Nutrimentum. L’arte alimenta l’uomo non è una mostra, è una metodologia. La mostra è una delle virtuose conseguenze. Paradossalmente il progetto poteva chiudersi con i bozzetti. Ed essendo un metodo può essere declinato su tematiche differenti, su problematiche altre così come in questo primo giro di applicazione la materia viva su cui ci si è cimentati è stata l’alimentazione. È interdisciplinare e fa suoi i cardini dell’arte e della scienza sui quali roteare ed aprire tutte le possibili porte per una nuova e alternativa visione della contemporaneità e del futuro, mirando sempre più a uno sguardo a 360°. È un progetto di Studio Chiesa coperto da copyright. Si tratta di un progetto di ricerca, supportato da Regione Lombardia e dal MIPAF (Ministero delle Politiche Agricole e Forestali), che ha messo in campo sul tema dell’agroalimentare un insieme eterogeneo di scienziati provenienti dai migliori atenei italiani, fra cui la Scuola Internazionale di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste, l’Università degli Studi di Milano, l’Università di Bologna Alma Mater e l’Università degli Studi di Perugia. Si veda il sito dedicato: www.foodcast.sissa.it. 3 Abbiamo sensibilizzato i galleristi nel 2012 attraverso la divulgazione mezzo stampa e inserendo in ogni catalogo una nota informativa sul progetto e sulle modalità di partecipazione; l’anno seguente pubblicando una doppia pagina in catalogo: ArtVerona. Project Fair, 2013, pp. 28-29. 4 Gli incontri sono stati videoregistrati e pubblicati sulla piattaforma operativa www.nutrimentum.org così da essere visti dagli assenti e rivisti da coloro che avevano un particolare interesse, oltre a divenire materiale prezioso di approfondimento per tutti. 5 Umberto Palestini si è prodigato per dare visibilità al nostro progetto, facendolo proprio. Per questo è stato chiamato Nutrimentum. L’arte alimenta l’uomo. OS_1, dove l’anagramma sta per Operative System, dicitura con la quale ricomincia un percorso espositivo e curatoriale, sospeso negli anni nei quali la reggenza dell’Accademia era di altri. Le mostre dedicate saranno dunque in due spazi di una bellezza commovente: l’Orto dell’Abbondanza a Urbino (13 maggio-14 giugno 2015) e la Fortezza Borbonica a Civitella del Tronto (11 luglio – 30 settembre 2015). 6 In particolare a Verona, Paola Marini (dirigente della direzione Musei d’Arte e Monumenti di Verona e direttrice di Museo Castelvecchio) ha coinvolto Luca Massimo Barbero e Patrizia Nuzzo (direttore artistico e conservatrice della Galleria d’Arte Moderna) e Giuseppe Minciotti (direttore Museo Civico di Storia Naturale) creando una mostra in rete nelle tre sedi, dal 5 giugno al 30 1 2

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as a way to seal up the generous and fruitful collaboration and as a recognition of our enthusiasm and trustiness. The insertion of several contributions in the catalogue attests an even more qualifying recognition of the value and the sense of collaboration implied in our ideas and competences, increasing the cultural value of the whole project. Such a concoction of enthusiasms has been enriched by the participation of the Museums’ directors5, who have made it possible for the exhibition to be held at their venues, amplifying the resonance and the aesthetic power of the show’s contents. To sum up: Nutrimentum. Art feeds Man is not an exhibition, but a methodology. The show is only one of its virtuous consequences. The project could have paradoxically ended with the drafts. And in this light, this method can be potentially used to develop different themes, further problems, following up this first application whose core material has been food. It is interdisciplinary and has its main principles in art and science, from which to open up to a new and alternative vision of the present and the future, aimed at an all-encompassing approach.

agosto 2015. Con loro e con Antonia Pavesi, consigliere incaricata alla cultura del Comune di Verona, inoltre si è deciso di inaugurare le mostre mediante un convegno scientifico, che si terrà il 5 giugno nella sede del Museo Civico di Storia Naturale, nel quale gli scienziati coinvolti esporranno la loro ricerca e il loro punto di vista sul futuro (che è presente) alimentare. A seguire l’impatto con le installazioni, che saranno complemento visivo e consolidamento concettuale dell’apporto scientifico. A Kassel la presenza di Nutrimentum. L’arte alimenta l’uomo la si deve a Kai Füldner, direttore del Museo di Storia Naturale – Ottoneum, ad Harald Kühlborn e Diana David. Vi approderà l’opera Forma di Chiara Lecca, realizzata insieme a Jannis Kounellis e allo scienziato Piero Augusto Nasuelli, che sarà esposta all’interno della personale dell’artista “Quod paret” (19 giugno – 6 settembre 2015). Anche Mario Turci, direttore del Museo Ettore Guatelli, ha collaborato aprendo le porte del museo per un workshop interessantissimo che ha fatto dialogare scienziati e artisti sulla cultura materiale e la poetica dell’oggetto. Si è tenuto il 5 ottobre 2013, in occasione della IX Giornata del Contemporaneo, anch’esso visibile sulla piattaforma del progetto ( http://www.nutrimentum. org/site/video/05-ottobre-2013), sul sito di Studio Chiesa e sulla pagina Youtube dedicata (http://bit.ly/1GhS53b). Altri approfondimenti sul patrimonio del Guatelli sono visibilik: http://bit.ly/1QsiMuc. Un altro referente importante è stato Mons. Luca Bressan, Vicario episcopale per la Cultura, la Carità, la Missione e l’Azione Sociale della Diocesi di Milano, che ci ha dato in un contributo (inserito nel catalogo veronese di Nutrimentum. L’arte alimenta l’uomo in corso di pubblicazione) il punto di vista della teologia sul grande tema dell’alimentazione. Segnalo l’interessante lettura del suo recente libro: Luca Bressan, Dio ci invita alla sua tavola. Idee e domande di fede intorno a Expo 2015, EMI, Bologna 2015.

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Nutrimentum e l’arte dal punto di vista della Scienza Elisabetta Pozzetti

Nutrimentum. L’arte alimenta l’uomo ha messo in dialogo scienziati e artisti sui grandi temi del futuro alimentare. Lo scambio è stato foriero di ispirazione e stimolante a cambi di vedute. Di seguito le testimonianze di due scienziati coinvolti nel progetto, entrambi afferenti all’Università di Bologna: Piero Augusto Nasuelli, docente di Economia delle produzioni animali e direttore dell’azienda agraria dell’Ateneo, e Cesare Zanasi, docente di Economia Agraria e coordinatore del progetto Europeo SALSA sulla sostenibilità delle filiere alimentari. Il loro approccio agli argomenti e la naturale disponibilità al dialogo ha motivato diversi artisti ad allacciare la ricerca estetica ai contenuti da loro forniti. Ho chiesto a Piero e a Cesare di darci in poche frasi il sapore delle loro materie e dirci la valenza (se c’è) dell’incursione dell’arte nel campo scientifico.

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Nutrimentum and Art from a Scientific Perspective Nutrimentum. Art feeds Mankind has allowed a dialogue between scientists and artists on the great themes of the future of food, resulting in a stimulating and inspiring exchange. Below are the statements from two scientists from the University of Bologna, involved in the project: Piero Augusto Nasuelli, Professor of Economics of Animal Production and Director of the faculty’s Agricultural Company, and Cesare Zanasi, Professor of Agricultural Economics and Coordinator of the SALSA Project on the sustainability of food chains. Their approach to discussion as well as their natural inclination to dialogue have motivated several artists to relate their aesthetic research to the contents offered by the scientists. I have asked Piero and Cesare to provide us with a taste of their subjects in a few sentences and tell us the value, if any, of art’s incursion into science.

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Piero Augusto Nasuelli

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Le statistiche della FAO sull’andamento della popolazione mondiale ci dicono che nel 2007, per la prima volta dal 1961, il numero di abitanti delle zone rurali è stato inferiore a quello degli abitanti nelle zone urbane; una differenza pari a 27 milioni di persone, non tante se si pensa ai 6,6 miliardi del totale. Nel 2050 su una popolazione mondiale di oltre 9,5 miliardi di individui ben il 70 % vivrà in zone urbane e tutto ciò dovrà prevedere soluzioni innovative per l’approvvigionamento, trasporto e distribuzione dei generi alimentari. Nella quarta edizione del rapporto FAO sulla malnutrizione nel mondo1 viene reso evidente come la malnutrizione, pur essendo un problema ben lungi dall’essere risolto soprattutto in quelle zone del mondo nelle quali le tensioni sociali sfociano in sanguinose guerre, è tuttavia in calo, sia in termini relativi, ovvero popolazione malnutrita sul totale della popolazione sia in termini assoluti, un minor numero di persone che soffre la fame. Gli scienziati che si sono occupati di agricoltura hanno raggiunto risultati impressionanti. In meno di 50 anni sono riusciti a triplicare la produzione agricola e in questo modo, non solo è diminuita la “fame” nel mondo, ma è stato possibile soddisfare la maggiore richiesta di cibo. Al grande sforzo dei produttori si è affiancato l’importantissimo ruolo dell’industria alimentare, il numero di preparazioni alimentari è impressionante, così come si è di molto accresciuta la sicurezza alimentare, vuoi per l’introduzione di norme sempre cogenti, vuoi per il progresso tecnologico conseguito nel trattamento delle derrate. I prodotti di origine animali sono energivori e alcuni di questi come quelli ottenuti dalle specie monogastriche impattano sull’ambiente e competono con i fabbisogni dell’uomo pertanto sarà senz’altro necessario rivedere modelli di produzione e di consumo.

FAO figures on world population have revealed that in 2007 the number of inhabitants of rural areas proved to be inferior to that of urban areas with a difference of 27 million people – not many if compared to the 6.6 billion total. In 2050, in a world population of over 9.5 billion, the 70% will live in urban areas and this will imply innovative solutions in terms of food provision, transportation and distribution. From the fourth edition of the FAO Report on the State of Food Insecurity, it is evident how food insecurity, though far from being resolved especially in areas of social turmoil and wars, has however decreased in terms of both the percentage of undernourished population and of the number of people suffering from starvation. Agricultural scientists have reached impressive results. In less than 50 years they have managed to triple agricultural production in such a way that not only has the world’s hunger diminished, but it was also possible to satisfy the increasing demand for food. The great effort of food suppliers has gone hand-in-hand with the fundamental role played by the food industry in that the number of food preparations is now as impressive as the increase in food security, be it for the introduction of more cogent rules or for the technological progress achieved in food produces. Animal-derived products are energivorous and some, such as those derived from monogastric species, have a strong environmental impact and compete with human needs, so that it will be necessary to reconsider models of production and consumption. Our current agro-industrial knowledge allows us to state that it will be possible to satisfy the population’s food demand up to 2050. Those simple topics serve to introduce, if summarily

Le conoscenze attuali nel campo agroindustriale ci permettono di affermare che sarà possibile soddisfare la domanda di alimenti della popolazione stimata al 2050. Questi semplici argomenti servono a presentare, in modo molto sommario e certamente incompleto, l’approccio con il quale lo scienziato vuole affrontare il problema che intende risolvere con la ricerca sia essa di base sia applicata. Mi occupo di produzione agricola, in particolare quella di origine animale, e il mio obiettivo è rivolto alla individuazione di tutte quelle tecniche e modalità di produzione che sono in grado di garantire oggi e soprattutto domani un adeguato approvvigionamento di prodotti alimentari. Le risorse del pianeta sono limitate, ce ne rendiamo perfettamente conto, e siamo altrettanto consapevoli che il rapporto tra agricoltura – ambiente deve essere equilibrato, è necessario stabilire un’armonia. Nell’arte ho sempre cercato l’armonia, quindi quale occasione migliore per un confronto arte scienza sul tema della produzione agricola e nutrizione. Mi sono chiesto: “Se l’artista è affamato di bellezza perché non trovare il modo per dialogare con lui per fargli capire in che modo è possibile nutrire gli uomini?”. In un mondo in cui le relazioni tra i sistemi sono sempre più complesse occorre elaborare nuovi e più significativi strumenti di comunicazione e rappresentazione. La conoscenza reciproca e il confronto con gli artisti ci permettono la definizione di un linguaggio in grado di esprimere il concetto etico universale di felicità e benessere dei popoli.

and incompletely, the approach adopted by scientists to deal with the issues they aim to resolve via basic or applied research. I am concerned with agricultural production, particularly of animal origins, and my goal is to identify techniques and methods of production aimed at guaranteeing the right provision of food products for the present but mostly for the future. We know that the planet resources are limited as well as we are aware that, in order to balance the relationship between agriculture and environment, it is necessary to establish a sense of harmony. In art I have always looked for harmony, thus what better opportunity to allow a dialogue between art and science on the theme of agricultural production and nourishment? I then asked myself: “If artists are hungry of beauty, why don’t we find a way to dialogue with them as to show them possibilities to feed humans?”. In a world where relationships among systems are more and more complicated, it is essential to elaborate new meaningful instruments for communication and representation. Reciprocal knowledge and a dialogue with artists can allow us to define a language able to express an ethical concept of universal happiness for people’s health and happiness.

FAO, IFAD and WFP. 2014. The State of Food Insecurity in the World 2014. Strengthening the enabling environment for food security and nutrition. Rome, FAO.

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Cesare Zanasi

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Facendo ricerca sulla sostenibilità dei sistemi alimentari mi dovrei qualificare come “scienziato” termine che sa di provette, lavagne piene di equazioni, strumenti elettronici ed altre strumentazioni più o meno pittoresche a cui la vulgata cinetelevisiva ci ha abituato negli anni. Ecco emergere con forza il valore evocativo della parola che, pronunciata in un certo contesto, come ad esempio un incontro con il pubblico, genera come riflesso automatico attese ed atteggiamenti ben precisi, magari proprio imparati dai modelli proposti dai media. Questo riguarda sia lo “scienziato” sia il pubblico. Ed è proprio con il valore evocativo delle parole che, come scienziato, mi sono confrontato quando ho dovuto raccontare ai miei colleghi e al pubblico i risultati del nostro lavoro. Raccontare la sostenibilità in modo chiaro e non fuorviante, almeno rispetto alle nostre intenzioni, si è rivelato infatti forse la sfida più importante di questa fase del mio lavoro. Ho lavorato come coordinatore di un grosso progetto di ricerca che include partner Latino Americani, Nord Europei, Mediterranei e dell’Europa Centrale; ho dovuto interagire con industriali, politici, agricoltori, organizzazioni della società civile, accademici e consulenti tecnici, ognuno portatore di interessi e preconcetti culturali molto diversi ed a volte contrastanti; mi sono trovato a gestire la difficoltà di usare parole appropriate che non ingenerassero conflitti e malintesi. Un esempio fra tanti ha riguardato il ruolo dei cosiddetti km0 come contributo alla sostenibilità delle produzioni alimentari. È oramai scontato che km0 sia sinonimo di sostenibilità. Dalla nostra analisi, riferita a soia e carne bovina esportata dall’America Latina (Brasile ed Argentina) ad Olanda e Belgio, il trasporto via nave è risultato la componente di gran lunga meno importante nel generare

A researcher in food system sustainability, I should qualify myself as a “scientist”, which evokes phials, black boards with equations, electronic instruments and other more or less picturesque devices commonly fostered by television and cinema. This is the evocative power of words, which, when said in a certain context, for example, in a meeting with a general audience, may automatically originate those kinds of expectations and precise reactions learnt from the rolemodels proposed by media. And this concerns “the scientist” and the audience either. As a scientist, I had the chance to face the words’ evocative powers when I had to explain to both my colleagues and a general audience the results of our work. Explaining sustainability in a clear and effective manner proved to be the most important challenge in this phase of my work. On that occasion, when I had been working as coordinator for a great research project including partners from South America and Northern, Central and Mediterranean Europe, I had to interact with businessmen, politicians, farmers, civic organisations, academicians, technical consultants: all with their different and at times contrasting interests and cultural preconceptions. I thus found myself in a situation where I had to be able to use appropriate words in order not to generate conflicts and misunderstandings. An example among many concerned the role of the so called km 0 in relation to the sustainability of food productions, whose correlation is now generally assumed. According to our analysis on soy and beef meat exports from South America (Brazil and Argentina) to Holland and Belgium, naval transportation turned out to be the least important factor in regard to social and economic environmental impacts, whereas, on the contrary, the level of agricultural production in

impatti ambientali sociali ed economici, mentre il livello della produzione agricola in azienda è, all’opposto, la fase produttiva più impattante. Come ricercatore devo però precisare in maniera dettagliata quanto prima affermato: come ho ottenuto i dati, quali sono i limiti della mia analisi (rappresentatività, correttezza del metodo analitico usato, rilevanza del risultato ottenuto rispetto al contesto analizzato, etc.). Per quanto mi sforzassi di essere chiaro ma non banale, alla fine chi mi ascoltava leggeva solo la parte che colpiva in modo più diretto i propri interessi o preconcetti. Vieni catalogato, la discussione razionale va alle ortiche e si procede a “cornate intellettuali”. Niente di nuovo sotto il sole, penso queste dinamiche siano il sale della vita poiché l’uomo ragiona in termini di forte limitazione della propria razionalità. Ma il punto preoccupante è che le decisioni che prenderemo sulle politiche di sostenibilità possono rivelarsi esiziali per la vita del pianeta così come ci piacerebbe (lunga, piacevole e sana, circondati da una natura ricca di doni facilmente accessibili). E qui scatta la tentazione tecnocratica: siamo troppo limitati per discutere entro tempi brevi di come salvare il pianeta, lasciate le redini in mano agli scienziati che, usando il metodo scientifico, garantiscono la decisione razionale e quindi più saggia ed ottimale. La fortunata coincidenza di avere iniziato un confronto con alcuni artisti sul tema della sostenibilità ha opportunamente ridimensionato tale tentazione, mi ha dato maggiore consapevolezza di quanto il mio ruolo e le cose che studio e racconto possano essere importanti e come l’arte possa e debba lavorare assieme alla scienza. L’ironia ed il gioco sul potere evocativo delle parole associate alla sostenibilità ed insostenibilità che ho sviluppato con Andrea Francolino, il dialogo profondo e le immagini ispirate al fraintendimento sviluppato con Michele Manzini, la visione delle Ultime Cene

a given business proved the most affecting productive phase. As a researcher, however, I had to explain in detail all of the aforementioned: how I gained the data, what were the limits of my analysis (representativeness, correctness of the analytical method employed, relevance of the gained result in relation to the analysed context etc.). In the end, as far as I tried to be clear and original, the audience only seemed to be willing to listen to the parts that mostly concerned their interest or preconceptions. This is to say that, on public occasions, you may end up being catalogued, any rational discussion ends up being bungled and reduced to “intellectual skirmish”. Nothing new under the sun, then: I just think those dynamics are salt for life since humans make a very limited use of their brain. But, most worryingly, in so doing there is a risk that decisions made on sustainability policies may prove fatal for the life of the planet as we’d love it (long-lasting, pleasant and healthy, surrounded by a nature offering easily accessible gifts). As a result of that, there can be the temptation to resort to technocracy: we are too limited to discuss how to save our planet in the short term, let scientists take the reins, since, via scientific method, they can guarantee a rational and thus the best and most knowledgeable, solution. The lucky coincidence of having started a dialogue on sustainability with several artists, has reduced such a temptation, has given me more awareness about my role – the role of what I study and explain – how my role may be important and how art may and actually must work alongside science. The irony and the playfulness of the evocative power of words on sustainability and its contrary, developed with Andrea Francolino, the profound dialogue and the images inspired by the idea of misunderstanding developed with Michele Manzini, Julia Krahn’s vision of the Last Suppers, have all made me

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di Julia Krahn, mi hanno fatto capire la grande forza di sintesi e di progresso creativo, di apertura di strade nuove che l’artista diffonde, quando stimolato dalla discussione con lo scienziato. Mi hanno anche fatto capire che in realtà, anche se forse meno consapevolmente, l’arte già opera in relazione con la scienza, in un gioco di reciproco stimolo. La creazione di un contesto estetico, spesso preconizzato dai movimenti artistici più sensibili, di certo nasce dalla sintesi capace di creare un clima emotivo/culturale al quale lo scienziato non è estraneo, ed a sua volta ne condiziona l’opera. Le scoperte di Copernico, Darwin, Einstein, Turing hanno generato un nuovo concetto del ruolo dell’uomo nell’universo, la perdita della sua centralità, la nascita del progresso tecnologico informatico, viaggi spaziali etc., che sicuramente hanno influenzato l’artista che ha generato da tali idee un corpo, un po’ come il Demiurgo di Platone, intriso però di quella che a mio parere è una meravigliosa imperfezione, che al grande filosofo greco non piaceva di certo. In misura infinitamente minore, ma in forma molto consapevole, avere cercato di lavorare assieme ad artisti aperti alla discussione scientifica sulla sostenibilità e la sua complessità, mi ha portato a vedere le opere d’arte da loro proposte, non solo come sintesi comunicativa, ma anche come esempio concreto, guida pratica, alle possibilità di sviluppo della ricerca sulla sostenibilità, proprio per la forza evocativa delle immagini, dei suoni e dei materiali, utilizzata dagli artisti. Quindi l’artista non solo comunica la ricerca ma ne integra il lavoro, diviene parte del processo di “definizione del problema, analisi, risultato e prospettive future” di uno studio sulla sostenibilità. L’arte richiama il tecnocrate alla complessità di esistere nel mondo reale e a usare la sua imperfetta razionalità come opportunità, non come limite. Lasciata senza freni, la razionalità, così come il sonno della ragione, genera mostri.

understand the great energy that artists, stimulated by a discussion with scientists, can propagate in terms of synthesis, creative progresses and new routes. I have also become more aware that art, though perhaps less consciously, has historically already operated in relation to science, in a game of reciprocal stimulation. The creation of an aesthetical context, often prefigured by the most sensitive artistic movements, has often originated from the ability to synthesise an emotive/ cultural climate in collaboration with scientists. Copernico, Darwin, Eistein, Turing’s discoveries all generated a new idea of the role of humans in the universe, the loss of its centrality, the birth of technology and informatics’ progress, space journeys etc., which surely influenced artists, who, like Plato’s Demiurge, could turn those ideas into a body, no matter how imperfect that body might have been – imperfection, which the great philosopher would have disliked. Working with artists open to scientific discussion on sustainability and its complexity, has – infinitely less, but very consciously – led me to see their works not only as communicative syntheses but also as concrete examples, practical guides to the possibilities to develop research on sustainability in light of the evocative strength of the images, of the sounds and materials employed by the artists. Thus not only can artists express scientific research but they can also enrich it, they can become part of the process of “defining a problem, an analysis, a result and future perspectives” of a study on sustainability. Art can recall technocrats to consider the complexity of real world existence in order to use its imperfect rationality as an opportunity instead of a limit. Once set free, rationality, as the slumber of reason, generates monsters.

Note per un’arte del nutrimento e della fame Micla Petrelli

L’idea che l’arte sia nutrimento, ovvero che si trovi al centro di un circuito vitale, quasi un ganglio di trasmissione tra vasi comunicanti (essa “si nutre di” e a sua volta “nutre”), non ci dice fino in fondo qualcosa sulla sua natura che, in realtà, ha a che fare con la negazione, la sottrazione, la privazione. Se ci addentriamo nei meandri dei processi creativi e ne intercettiamo il senso più profondo, scopriremo che è la fame ciò che l’artista ricerca, si procura, e che gli consente la sopravvivenza. “L’arte della fame”, scrive Paul Auster, è “un’arte del bisogno, della necessità, del desiderio”.1 Se l’arte si realizza indiscutibilmente in un orizzonte transitivo, in quanto nutre sempre qualcuno – il fruitore, l’artista - o qualcosa – la sua stessa storia, le altre sfere culturali -, d’altro canto non vi è esperimento sulle forme, ricerca di linguaggio e di significati volta a realizzare il miracolo dell’adesione delle cose alle loro manifestazioni, che possa prescindere dalla coincidenza tra bisogno di nutrimento corporeo e fame spirituale. Si tratta di un processo ineluttabile e contraddittorio, che segue una logica circolare paradossale, per cui lo scrittore: “per scrivere ha bisogno di mangiare. Ma se non scrive, non mangerà. E se non riesce a mangiare, non riesce neanche a scrivere. Non può scrivere”.2 Occorre alimentarsi del digiuno, dunque, tenerlo perennemente in vita, mantenendoci in bilico tra vita e morte, praticare l’arte della fame con determinazione ma fino a un certo punto, poiché “persistervi porterebbe alla morte, ma allora il digiuno cesserebbe. Di conseguenza deve restare vivo, ma solo in quanto vivere lo mantiene sul punto di morte”.3 L’artista vive di questa condizione irrisolta, sta sull’orlo dell’abisso, lì dove per poter continuare a sperimentare la forza di vita della propria arte deve giocare la partita in un corpo a corpo

Notes for an Art of Nourishment and Hunger The idea that art is food, is at the centre of a vital circle, as a sort of ganglion between communicating vessels (it “feeds on” as well as it “feeds”), does not reveal much about its deepest nature, which is actually to do with negation, subtraction, privation. If we meander through artists’ creative processes and try to perceive their most profound sense, we would discover that hunger is what they seek and aim for – i.e. what allows their survival. “An art of hunger”, as Paul Auster put it, is “ an art of need, of necessity, of desire”. If, on the one hand, art undoubtedly realises itself in a transitive horizon, as it always feeds somebody – the viewer, the artist – or something – its history, other cultural spheres –, on the other there is no experiment with forms, no search for language and meaning, that can elude the coincidence between the physical nourishment and the spiritual hunger. It is an unavoidable and contradictory process following a paradoxical circular logic, which, in the Auster’s essay, is exemplified by the case of the novelist Knut Hamsun: “he must eat in order to write. But if he does not write, he will not eat. And if he cannot eat, he cannot write. He cannot write.” One needs to feed on fast, keeping oneself alive in a perennial equilibrium between life and death and practising the art of hunger with determination but to a limited extent, since “to persist in it would mean death, and with death the fast would end. He must therefore stay alive, but only to the extent that it keeps him on the point of death.” Artists live this unsolved condition on the verge of the abyss, whereas if they want to keep on experiencing their art’s vital strength, they have to fight a hand-to-hand combat with the

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con l’idea della fine. Ecco, qui, la fame (e con essa l’indigenza, il digiuno) non funziona come dispositivo di traslazione di una serie di valori, secondo quella che potrebbe essere confusa con una retorica della creatività: il mondo delle funzioni organiche, fisiologiche, trasceso nella metafora della vita dell’arte. Semmai il mondo dell’arte si riconosce e dunque si trasferisce nel mondo del corpo, nella misura in cui la capacità di invenzione dell’artista “soffre la fame così come ne soffre la sua vita”.4 E questa condizione di mancanza che mai si risolve nel pieno soddisfacimento di un bisogno ma che neanche porta alla definitiva autodistruzione, questo equilibrio instabile e acrobatico tra vita e morte, è l’unico che possa garantire la tensione ideativa ed espressiva, la ricerca mai risolta della soluzione giusta, un’arte come condizione veramente esistenziale. Tale fenomenologia del nutrimento che informa la vita dell’arte si esprime dunque secondo un andamento duale: da un lato il gesto artistico è sempre incorporazione, embodiment, assimilazione, dall’altro esso nasce da una mancanza, è sospinto da un bisogno, da un vuoto che è matrice del desiderio. In fondo, già Platone, nel Simposio, nel tracciare la genealogia di Eros, non ne definiva la figura come colui che è bellezza intesa come desiderio di ciò che manca, figlio di Penia, di indigenza, e di Poros, risorsa, occasione, via d’uscita? Così, da questa implicazione di opposti è attraversata la natura stessa dell’arte, ed anche la sua storia, lo svolgersi della sua esperienza. A partire dalla relazione arte-tecnica, ovvero dal rapporto tra quella che solitamente viene qualificata come una dimensione umana dei processi culturali (la sfera estetica) e la sua controparte meccanica, anestetica, riproduttiva. Così assistiamo ora ad un’arte che attinge ai linguaggi e agli strumenti della tecnica - un’arte che si nutre di tecnica - ora ad una tecnica che progredisce e si sensibilizza, che si reinventa nelle forme

idea of the end. Here, hunger (along with fast and destitution) does not work as a device for the translation of values, according to what could be confused for a rhetoric of creativity: the world of organic, physiological functions, transcended into a metaphor for the life of art. If anything, the world of art recognises itself in and transfers to, the world of the body, only to the extent that the artist’s inventive ability, his hunger, like in the case of the novelist, “affects his prose in the same way it affects his life”4. And such a condition of longing, that neither resolves into a full satisfaction of needs nor leads to a definite self-destruction, such an unstable and acrobatic equilibrium between life and death, is the only possibility to guarantee the creative and expressive tension, the irresolvable search for the right solution, an art as a truly existential condition. This phenomenology of nourishment informing the life of art, manifests itself in a dualistic tendency: on the one hand, the artistic gesture is always an act of embodiment, assimilation, on the other it originates from absence, is stimulated by longing, by a void, that is the matrix of desire. Wasn’t it Plato, who, tracing the genealogy of Eros in his Symposium, identified him, the son of Penia (poverty) and of Porus (expediency, opportunity, device), with the embodiment of beauty as the desire of what is absent? Such an implication of opposites has permeated the very nature of art and its history, the unfolding of its experience, since its beginning rooted in the relationship between art and technique, that is, the relationship between what is usually qualified as the human dimension of cultural processes (the aesthetics) and its mechanical, anaesthetic, reproductive counterpart. As a result, we are now witnessing an art that borrows languages and devices from technique – an art that feeds on technique – or a technique progressing from and becoming

dell’arte – una tecnica che si nutre di arte. Se ci volgiamo appena indietro, vedremo che il secolo scorso ha intrapreso ed organizzato la ricerca di forme di arte disumanizzata: arte geometrica, astratta, inorganica, conceptual art, generi e linguaggi dell’arte e della poesia che inseguono procedimenti di elusione metaforica, che de-realizzano la natura e i valori esistenziali ad essa connessi e, in più casi, oscillano tra lo sdegno dei significati e l’ansia di dare corpo e realtà alle idee.5 D’altro canto, il Novecento è segnato da non poche importanti tappe nel percorso di umanizzazione della scienza: umani sono divenuti i suoi oggetti, i metodi e i procedimenti (brain pare sempre più spesso declinato in mind, proprio quando le neuroscienze riscuotono il massimo consenso nello studio e nella comprensione dei fenomeni estetici). Quanto alla scienza, si pensi alla definitiva ammissione del carattere radicalmente esperienziale degli studi antropologici: l’antropologo è colui che nella ricerca sul campo vive prima di tutto un’esperienza soggettiva e, dunque, al contatto con altri popoli, etnie, culture mette alla prova se stesso e le proprie supposizioni sugli altri, compie un viaggio, una viaggio per i campi (per agros) che lo modifica, un pellegrinaggio, sperimenta in prima persona un passaggio rituale, si espone al pericolo, alla paura, all’incertezza. Così, l’antropologia dell’esperienza ricerca nella performance, nelle espressioni artistiche e nei rituali sociali e collettivi la prova delle proprie ipotesi scientifiche, oramai distanti dai cristallini ed astratti presupposti delle teorie a vocazione funzional-strutturalista.6 Se il nostro tempo, quindi, si produce in questo incrocio chiastico di due progetti, disumanizzazione dell’arte e umanizzazione della scienza e del suo derivato applicativo (la tecnica), allora dovremo anche osservare come l’arte, nutrendosi dell’altro, diventi l’altro. Introducendo l’altro nel proprio corpo, cibandosi

increasingly aware of, art forms – a technique that feeds on art. If we look back, we see how the last century has been typified by dehumanised art forms: geometric, abstract and inorganic art; conceptual art; languages and genres, in both art and poetry, based on processes of metaphoric elusion, that could denaturalise art’s essence and existential values in between the disdain for meanings and the anxiety to give life and reality to ideas. In another respect, the XX century has been marked by important moments in the history of science’s humanisation: its objects, methods and procedures have become human (brain, for example, has been increasingly referred to as mind, thanks to the consensus slowly afforded to neurosciences in regard to the study and the comprehension of aesthetical phenomena). When it comes to science, think of the definitive recognition of the radically experiential character in anthropological studies: anthropologists are now those who, in their field research, live a subjective experience and, when in contact with other population, ethnicities, cultures, leave their comfort zone and challenge their suppositions on the others; experience their trip as a pilgrimage through fields (per agros), which changes them; experience rites of passage firsthand, expose themselves to danger, to fear and uncertainty. Thus, in performances, artistic expressions and social, collective rituals, the anthropology of experience seeks for the evidence of its scientific hypotheses, finally removed from the crystalline and abstract assumptions of earlier, more theoretical, functionalist and structuralist approaches. If our time, then, is characterised by the chiastic intertwinement between the two tendencies, the dehumanisation of art and the humanisation of science and its device, i.e. technique, then we should also observe how the

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di esso, lo trasforma ed integra nel proprio sistema, quasi a sopperire a delle carenze, a colmare dei vuoti. E se, secondo una immagine digestiva, lo ingoia per poi espellerne i residui inutilizzabili, lo fa, in un certo senso, non con smania distruttiva, come farebbe con un nemico da annientare per semplice vendetta, bensì quasi prendendosene cura, rendendolo simile a sé per ritrovarsi, alla fine del processo, inesorabilmente ad esso somigliante.7 Ecco, l’arte nutrendosi della tecnica in un certo senso ne acquisisce le sostanze, le forme, rilasciando e concedendo in cambio, ad essa, la possibilità di fare altrettanto, anche di prendere il suo posto. Di fatto, quello che è accaduto è che la sfera umanissima dell’aisthesis, dell’estetica e della sensazione, della conoscenza sensibile, nutrendosi della tecnica, ha visto modificarsi, geneticamente modificarsi, la propria fisionomia. Da quando le società hanno intrapreso il percorso della specializzazione e della suddivisione sempre più parcellizzata dei compiti professionali (percorso sicuramente accelerato dall’avvento dell’industrializzazione), anche il corpo, la vita, le città hanno subito un processo di sparagmòs, di smembramento. Uno spargimento delle membra che, però, a differenza del rituale dionisiaco, non risponde al bisogno numinoso di riappropriazione dello spirito primigenio della terra, semmai conduce alla iniziazione ad una fase della vita collettiva vocata alla dispersione e all’alienazione delle proprie energie fisiche e spirituali. La storia dei sensi segue, da secoli, una evoluzione del tutto simile, e non pare proprio che i più recenti scenari della tecnologia smaterializzata siano stati, ad oggi, in grado di invertire questa rotta. La digitalizzazione dei sistemi di comunicazione interpersonale e sociale, a tutti gli effetti, ha promosso la separazione e l’isolamento, e non la crasi delle funzioni cognitive e percettive dell’individuo (entrambe coinvolte nei processi creativi), piegandole alle esigenze delle piattaforme e dei linguaggi programmati.8

former, feeding on the latter, is becoming the latter. Introducing technique into its body, feeding on it, art transforms and integrates it into its system as to obviate the lack of something, to fill gaps. And, to propose a digestion-inspired image, if the former swallows the latter in order to then expel the useless leftovers, it somehow does it with care rather than with destructive urge, rather than as if it was to defeat an enemy, as a vendetta. In other words, art turns technique into something similar, in order to rediscover itself, at the end of the process, inexorably akin to it. This is why an art that feeds on technique, somehow acquires its substances, its forms, releasing and affording technique the chance to do likewise, to take its place. In fact, what has happened is that the human sphere of aesthesis, of aesthetics and sensation, of the sensitive knowledge, whilst feeding on technique, has had its physiognomy changed, genetically changed. As societies have started to specialise and branch professional tasks (a process accelerated by the advent of industrialisation), so bodies, life and cities have undergone a process of sparagmòs, of dismemberment. A dissolution of limbs, that, as opposed to the Dionysian ritual, has not responded to any numinous desire to return to the earth’s primordial spirit, but it has rather initiated a phase of the human collective life aimed at the dispersion and the alienation of its own physical and spiritual energies. For centuries, the history of the senses has followed a similar evolution, and it does not look like the most recent technological dematerialisation is being able to invert this course. To some extent, the digitisation of the interpersonal and social communication systems has effectively promoted the separation and the isolation (not the crasis) of the cognitive and perceptual functions of the individual (both involved in creative processes), in order to meet the exigencies of the

Ora, di tutto questo, l’arte porta il segno. D’altronde, avendo in sé, piuttosto in profondità, innervata una radice “tecnica” (l’arte intesa come téchne, come sapere orientato al fare, trasmissibile e codificabile, è, come noto, acquisizione antica, di epoca greca), essa continua a risentire di una sorta di attrazione per ciò che per nascita le appartiene ma che si pone, a intervalli regolari nella storia, come estraneo: una sorta di magnetismo rispetto al suo “altro”.9 Non vi è nutrimento senza conoscenza della fame necessaria, si diceva. Allo stesso modo non vi è scienza della sensibilità – con il suo ambito di saperi legati alle sensazioni, ai sentimenti, al gusto, al piacere, alle esperienze dell’arte – che possa rimanere a lungo estranea ai domini della ratio e alle sue pratiche – l’industria, la tecnica, la loro dimensione quantitativa e misurabile -, che non ne assimili il potere di negazione per trasformarlo in alimento utile e vitale, ragione della propria sopravvivenza.10 D’altronde, se l’arte nasce ed è accompagnata da uno stato di necessità e di privazione, la tecnica si offre come promessa di soddisfacimento di ogni bisogno e, sospinta da una certa idea di progresso che le è connaturata, alimenta il sogno di un mondo fatto di abbondanza, fatto della sostanza delle merci, ma anche del loro stesso deperimento, della loro consunzione progettata. Anche qui, si sta in bilico. P. Auster, L’arte della fame. Incontri, letture, scoperte, saggi di poesia e di letteratura, Einaudi, Torino 2002, p. 12. Nel saggio di apertura del libro, il narratore nordamericano rilegge il romanzo ottocentesco di Knut Hamsun, Fame, insieme al racconto di Kafka, Un digiunatore, e in essi ritrova la radice del tema della natura corporea della condizione spirituale dell’artista e, in esso, “il pericolo insito in qualunque atto artistico: bisogna essere pronti a sacrificare la propria vita” (p. 14). 2 Ibidem, p. 5. 3 Ibidem, p. 8. 4 Ibidem, p. 12. 5 Cfr. J. Ortega y Gasset, La disumanizzazione dell’arte, Sossella, Roma 2005. 6 Cfr. V. Turner, Antropologia dell’esperienza, a cura di S. De Matteis, Il Mulino, Bologna 2014. 7 Gli antropologi che hanno studiato i riti cannibalici, e in particolare, la cultura tupinamba, hanno osservato come prima di cibarsi del prigioniero, questi lo integrino nel loro sistema sociale, se ne prendano cura, lo socializzino fino al punto di consentirgli di farsi una sorta di famiglia. Consapevoli del fatto che a loro prima o poi toccherà lo stesso destino, questi gruppi acquisendo nel loro

platforms and the programming languages. Art bears the marks of all of this. After all, with its deep roots in technique (art as tèchne, i.e. qua knowledge based on a transmittable and codifiable set of crafts, dates back to ancient Greece), art still feels some sort of attraction towards this intrinsic aspect, no matter how extraneous it may have been at regular intervals in history: there is still a sort of magnetism towards its “counterpart”. There is no nourishment without the experience of a necessary hunger, we were saying. In the same way there is no science of sensitivity – with its roots in sensation, feelings, taste, pleasure, in the experience of art – that can remain alien to the dominion of reason and its practices – industry, technique, their quantitative and measureable dimension –, and that do not assimilate its power of negation to turn it into a useful and vital nourishment, into a reason for its own survival. After all, if art is by nature accompanied by a state of necessity and privation, technique becomes the promise for the satisfaction of every need and, stimulated by the idea of progress implied in it, feeds the dream of a world made of abundance, of the substance of items, but also of their decay, their planned consumption. And here too, we hang in a precarious balance.

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gruppo l’altro, il nemico, si rivitalizzano e purificano. Scrive F. Remotti: “Se cibarsi dell’alterità è un acquisto (…), morire nell’alterità è in fondo acquisire una sorta di perennità e di vitalità, che durano tanto quanto lo scambio e la reciprocità cannibalica tra i gruppi contendenti. Essere mangiato da altri, dai nemici, coincide con (…) l’acquisizione di una forma di immortalità”. F. Remotti, Contro l’identità, Laterza, Bari 2005, p. 86. 8 Cfr. M. Petrelli, Tatto. Un senso intelligente tra processi percettivi ed esperienza estetica, in “PsicoArt. Rivista di Arte e Psicologia”, Dipartimento delle Arti Visive dell’Università degli Studi di Bologna, Vol. 5 N. 5, 2015. 9 Non dimentichiamo che il termine greco per arte, téchne, designava una serie di mestieri meccanici, e tra essi la scultura, la pittura, l’architettura. A un certo punto, quella che in senso moderno si chiamerà “arte” coinciderà con ciò che non si può spiegare o regolare attraverso precetti. Ne conseguirà il divorzio dalla sua radice “tecnica” e la nascita del sistema delle “belle arti”. 10 Tanto per inseguire il gioco delle etimologie resistenti ai rivolgimenti della cultura materiale e del pensiero, Hume intendeva “taste” sia come sapore che come sapere critico, così come il termine ebraico “ta’am” indica sia il gusto del palato che la ragione come buon senso. Cfr. N. Perullo, Per un’estetica del cibo, Aesthetica Preprint, Palermo 2005.

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La grande abbuffata: appunti per un immaginario gastronomico italiano tra cinema e fotografia Giuliano Sergio “Descrivi l’aroma del caffè! – Perché non si riesce? Ci mancano le parole? ” Ludwig Wittgenstein, Ricerche filosofiche

Triviale, sensuale, sacra, rituale, l’esperienza del cibo scandisce la nostra cultura, ne rivela gli aspetti più profondi, legati a quanto ci nutre e ci compone, a quella materia che ci attraversa e forma il gusto – tatto, odore, sapore - la radice carnale e vitale di ogni estetica. Considerato da sempre il gradino più basso dell’esperienza - ben altri e sublimi i percorsi offerti dalla vista e dall’udito - il gusto è quanto di più essenziale vi sia: lo proviamo ma “ci mancano le parole”, rappresenta un limite per l’intelletto, un mistero per la visione, non ha un linguaggio che lo racconti, eppure Nietzsche notava che in greco il suo etimo è alla radice della parola “sapienza”1 e l’Europa secentesca scelse proprio il gusto per indicare la facoltà di giudicare e godere del bello. La pittura ha fatto del cibo una metafora della condizione mondana. Le nature morte erano simboli del creato, dell’opulenza e della vanità delle cose terrene, soggetti emblematici che offrivano spesso occasione di meditazione sulla fragilità della bellezza e del piacere, sulla loro irrimediabile brevità. Nel Novecento questo valore iconico si trasforma, nel cinema il cibo diventa strumento di una narrazione che si appropria delle strategie letterarie. Così, se in letteratura “i romantici non mangiano, i realisti mangiano e descrivono con misura e parsimonia, i veristi mangiano cibo rustico e regionale, e soffrono nel procurarlo, nel pagarlo, nel consumarlo, i decadenti mangiano poco e molto raffinato, tè, champagne, ostriche, dolcetti”2, un’analoga descrizione potrebbe esser fatta per il grande schermo, al quale tuttavia è affidato anche un ulteriore compito:

The Grande Bouffe: Notes for an Italian Culinary Imagery between Cinema and Photography. Trivial, sensual, sacred and ritualistic, the food experience characterises our culture, revealing its most profound aspects, closely related to the essence of what feeds and composes us, that is, of the “matter” which goes through us and affects our taste – touch, smell, flavour –, the carnal and vital root of all aesthetic. Always considered the lowest grade of experience – other, much more sublime possibilities are offered by sight and hearing – taste is, in truth, a sense of the most essential kind: we feel it but “we lack the words” for it; it represents a limit for our intellect, a mystery for our sight; no language can be used to describe it. And yet, Nietzsche pointed out that its Greek etymology is at the root of the word “knowledge” and, also, XVII century Europe elected taste as the faculty to evaluate and enjoy beauty. Painting has turned food into a visual metaphor for the human condition. Still-lifes were symbols of the creation, of the opulence and the vanity of mundane things, emblematic subjects offering the opportunity to meditate upon the fragility of beauty as of pleasure, upon their irremediable brevity. Such iconic value has mutated over the XX century and, in films, food became an opportunity for narratives based on literary strategies. Thus, if it can be said that in literature “the Romantics do not eat, the Realists eat frugally as well as describe parsimoniously, the Veristi have rural, regional

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raccontare l’avvento della modernità e della società di massa del primo Novecento. Sarà una narrazione complessa, oscillante, divisa tra l’entusiasmo sovietico per la meccanizzazione delle campagne – il meraviglioso La linea generale (1929) di Sergei Eisenstein3 - e la satira graffiante di Tempi moderni (1936) dove uno Charlot operaio, torturato da un distributore di cibo per catena di montaggio, stigmatizza l’industria americana e le sue contraddizioni. In Italia gli entusiasmi delle cucine futuriste, del sincretismo d’avanguardia, delle rappresentazioni del progresso, sono spazzate via da due guerre mondiali. La rivoluzione dell’industria alimentare esploderà nel secondo dopoguerra, quando la cultura atavica della fame e della cuccagna4 convive con i paradossi del boom economico e del consumismo. Nel 1954 gli italianissimi spaghetti sono al centro di Miseria e nobiltà5 e Un americano a Roma, due film che hanno fatto epoca. In una celebre scena del primo, Felice Sciosciammocca (Totò), esasperato da una settimana di digiuno, salta in piedi sulla tavola e stiva manciate di spaghetti nelle tasche della giacca, incredulo dell’abbondante pranzo appena arrivato in casa: è il teatro della fame, dove la miseria del popolo è rappresentata dalla lotta per il pasto quotidiano. Tutt’altro clima si respira seguendo le disavventure del protagonista di Un americano a Roma. Giovane, disoccupato, scapestrato, Nando Mericoni (Alberto Sordi) sogna l’America in un’Italia travolta dall’euforia per la liberazione. Mericoni incarna un paese più agiato che si nutre dei miti del cinema e dei rotocalchi. Lo scontro culturale avviene a tavola, Nando rifiuta gli spaghetti della mamma e si prepara da sé un pasto “ammericano”, mix micidiale di pane, mostarda, burro, marmellata e latte fresco. Dopo il primo assaggio il ragazzo tornerà rapidamente agli spaghetti, lasciando la terribile zuppa al gatto. In pochi anni la miseria di Ladri di biciclette (1948) sembra superata, a differenza di Bruno Ricci e del figlioletto

food and suffer while searching, paying for and consuming, meals, the Decadenti eat little and indulge in refined food, tea, champagne, oysters, treats”, an analogous description can be applied to the “big screen”, which is however also concerned with the task of narrating another story: the advent of modernity and mass society in the early XX century. This was a complex task, oscillating between the Soviet enthusiasm for the mechanisation of the countryside – the wonderful Sergei Eisenstein’s The General Line (1929) – and the pungent satire in Modern Times (1936), where Chaplin’s “the Tramp”, struggling with an assembly line’s automatic feeding machine, stigmatises industry and its contradictions. In Italy, all of the enthusiasm expressed by the Futurist cuisines, the Avant-garde syncretism and the representations of progress, was swept away by the two world wars. The food industry revolution exploded in the second postwar, when the atavic culture of hunger and that of the Land of Cockaigne started to coexist within the paradoxes of the economic boom and consumerism. In 1954, the very Italian spaghetti were the centre of two epochal films: Miseria e nobiltà and Un americano a Roma. In a famous scene of the former, Felice Sciosciammocca (Totò), after a week without food, jumps on the table and starts stuffing handfuls of spaghetti into his jacket’s pockets, surprised by the abundant meal just delivered to his place: an example of what we could call “theatre of hunger”, where poverty is epitomised by people’s quotidian fights for a meal. A completely opposite climate typifies the misadventures of the main character in Un americano a Roma. Young, unemployed, reckless, Nando Mericoni (Alberto Sordi) dreams of America during Italy’s post-liberation euphoria. Mericoni embodies a wealthier country, fed by the myths proposed by cinema and tabloids. The cultural clash takes place at

La grande abbuffata, locandina, 1973

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Antonio, ormai Mericoni è un “vitellone” proletario che può scegliere cosa mangiare e inventare ricette strampalate seguendo un immaginario di celluloide. Il pranzo non è più una necessità quotidiana, ma una pratica soggetta alla moda e alla pubblicità che ben presto sarà trasmessa dal carosello televisivo, con gli annunci di elettrodomestici e conserve in scatola. All’inizio del dopoguerra anche la fotografia di reportage affianca il cinema neorealista. Dopo il crollo verticale di un’intera nazione, le divisioni sociali si stemperano in un racconto corale in cui il cibo è momento di incontro e di scambio. Gli scatti rubati alle stazioni, ai mercati, nei rioni e nelle borgate di periferia mostrano la dimensione conviviale del mangiare in strada, dove si condivide quel poco che offrono i tempi magri del dopoguerra. Ugo Mulas fotografa gli amici artisti al Bar Jamaica assieme agli ambulanti e agli avventori della Milano dei primi anni cinquanta; nelle immagini di Enzo Sellerio e Nino Migliori si scopre l’allegria delle trattorie, la vivacità che Franco Pinna e Berengo Gardin ritrovano nei pranzi contadini e nei bivacchi campestri. Sono immagini che mostrano un paesaggio ancora indefinito, dove si respira la vitale incertezza della ricostruzione. Con gli anni Sessanta l’impegno che aveva unito cinema e reportage viene meno. I percorsi del grande schermo e della fotografia si dividono, articolandosi in modelli narrativi autonomi nel modo di intendere il cibo e la sua forza simbolica. La ricotta di Pier Paolo Pasolini6 (1962) è forse il film più significativo nel tracciare questo passaggio storico che vede la nascente cultura dei consumi affiancata all’antica miseria popolare. Il cortometraggio mostra un set cinematografico dove si gira un film sulla Passione di Cristo. Pasolini supera la narrazione neorealista e ricorre a diversi generi, da quello comico del cinema muto ad alcune sequenze quasi felliniane7, con una ricchezza di registri che consente di raccordare tre livelli narrativi

a lunch, when Nando refuses his mother’s spaghetti and makes his own ‘‘Ammericano meal’’, a lethal mix of bread, mustard, butter, jam and milk. After the first taste, though, the boy rapidly returns to the spaghetti, leaving his terrible mush to his cat. The poverty expressed a few years earlier by Ladri di biciclette (1948) seems over: differently from Bruno Ricci and his son Antonio, Mericoni is a “vitellone”, a proletarian idler who can choose what to eat, can invent odd recipes following his celluloid imagination. Meals are no longer a quotidian necessity but a practice subject to fashion and publicity soon to be transmitted on television via seducing adverts about white goods and canned food. At the beginning of the postwar period, Neorealist Cinema was flanked by straight photography. After the vertical collapse of the entire country, the social divisions dissolved into a unanimous narrative in which food became an opportunity for gathering and sharing. Snapshots of stations, markets, boroughs and suburban areas show the convivial dimension of eating together in cafes and trattorias, where it was possible to share the little afforded by those times of postwar scarcity. In the early ‘50s Milan, Ugo Mulas photographed his friends at the Bar Jamaica, surrounded by its regular customers and hawkers. Enzo Sellerio and Nino Migliori’s images portrayed the cheerfulness of trattorias, a vivacity which can also be found in Franco Pinna and Berengo Gardin’s pictures of farmers’ meals and rural camping. These are all images showing a still undefined social landscape, where one can breathe the vivacious precariousness of postwar reconstruction. In the 60s, however, the engagement shared by cinema and reportage was to fade away permanently. The routes pursued by the big screen and photography in fact divided, undertaking autonomous directions in terms of ways of meaning food and its symbolic

attorno al cibo: l’intellettualità del regista con i suoi tableau-vivant e nature morte, la cinica volgarità della troupe e la miseria di Stracci, una comparsa che lotta quotidianamente per nutrire sé stesso e la propria famiglia. Stracci incarna un’umanità diseredata, destinata a soccombere nell’indifferenza della società borghese. Così, dopo aver sfamato la famiglia, Stracci si abbuffa a crepapelle - tra le risate e lo scherno della troupe - per morire di congestione sulla croce, mentre posa nel ruolo del Ladrone buono. La ricotta è un esempio celebre di una serie di film che sviluppano un’ampia simbologia sociale e psicologica attorno al cibo e ai suoi riti, declinata nei più diversi approcci narrativi, per denunciare il consumismo nascente8: basti pensare alla celebre cena di Trimalcione, nella rivisitazione del Satiricon girata da Federico Fellini (1968) o alle più crude metafore de La grande abbuffata (Marco Ferreri, 1973) e di Salò o le 120 giornate di Sodoma (Pier Paolo Pasolini, 1975), dove il nutrimento diventa strumento di sadismo e di autodistruzione. Nella ricerca fotografica la rappresentazione del cibo prende una via antiletteraria, legata alla pittura pop americana e alle sue connessioni profonde con il dadaismo e la tradizione fotografica documentaria. Quello che interessa è la sostituzione dell’immagine all’oggetto, specialmente se questo oggetto è legato al cibo. L’industria si sostituisce alla gastronomia tradizionale, ne altera il ricordo, l’iconografia e il gusto; grazie alla pubblicità la stessa natura del cibo è trasformata in “prodotto” garantito, incontaminato, energetico o salutare, pronto ad assumere nuove funzioni e significati che non rispondono più ai modelli tradizionali e rituali.9 Gli artisti pop osservano la rappresentazione del cibo, la sua ossessiva presenza visiva: un’etichetta colorata, una confezione che garantisce igiene e fragranza sono i nuovi simboli del consumo, icone che entrano nelle opere di Roy Lichtenstein e Andy Warhol, Tom Wesselmann e Claes Oldenburg.10

force. La Ricotta by Pier Paolo Pasolini (1962) is perhaps the most significant film when it comes to map out the historical passage from the ancient popular poverty to the flourishing consumerist culture. The short shows a cinematographic set where a film on the Passion of Christ is being shot. Here, Pasolini overcomes the Neorealist type and resorts to different genres, from silent cinema’s characteristic comedy to almost Fellinian sequences, employing a variety of registers to represent three narrative levels about food: the director’s most intellectual side with its tableauxvivant and still lifes, the cynical vulgarity of the film crew and, ultimately, the poverty of Stracci, a background actor who fights to feed himself and his family daily. Stracci embodies a marginalised humanity, destined to succumb to the indifference of bourgeoisie society. So, once, after feeding his family, Stracci ate his head off – in an atmosphere of general laughter among the members of the crew – and then died of digestive congestion on the cross while he was playing the role of the Good Thief. La Ricotta is a famous example of a series of films, that have developed a wide social and psychological symbology around food and its rituals, articulated into the most diverse narrative approaches in order to speak out against the rising consumerism: think of the famous Trimalchio in Federico Fellini’s Satiricon (1968) or of the crudest metaphors in La grande abbuffata (Marco Ferreri, 1973) and in Salò o le 120 giornate di Sodoma (Pier Paolo Pasolini, 1975), where nourishment becomes an instrument for sadism and self-destruction. Within the photographic research, instead, the representation of food took an anti-literary path in relation to American Pop painting and its profound connection with Dadaism and straight photography tradition. What concerned

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La fotografia italiana più accorta guarda al cibo e alla sua immagine come ad uno specchio, una misura antropologica, sociale e poetica dove poter riflettere alle trasformazioni della cultura visiva. Tra i fotografi italiani degli anni Settanta, Luigi Ghirri è sicuramente quello che meglio ha saputo rileggere la sensibilità pop, dialogando con le più sottili ricerche della contemporanea fotografia americana dei New documents11. Ecco perché nei primi anni Settanta, durante le sue vacanze con la famiglia, Ghirri fotografa i ristoranti turistici, le vetrine kitsch dei prodotti tipici e i manifesti pubblicitari, come quello della gazzosa Sprite dove, dietro a un’enorme cascata con gigantesche cannucce e fette di limone, il fotografo lascia intravedere il paesaggio delle Alpi di Engelberg (1972). Il desiderio di Sprite nasce dalla seduzione “tropicale” dell’immagine, che offre fresche cascate in piena Svizzera, con la loro atmosfera esotica e sensuale: bere la Sprite significa in qualche modo condividere un desiderio, un modello di vita suggerito e virtuale. Ghirri fotografa queste illusioni, le rivela con ironia e con affetto perché ci appartengono, fanno parte dell’immaginario collettivo in cui siamo avvolti: “molti hanno visto o scambiato queste fotografie per fotomontaggi - scrive - questi che io invece chiamerei fotosmontaggi. La realtà in larga misura si va trasformando sempre più in una colossale fotografia e il fotomontaggio è già avvenuto: è nel mondo reale”12. Per Ghirri fotografare i caffé, i luoghi turistici dove rifocillarsi tra la visita ad un museo e un itinerario organizzato, significa rivelare un teatro fatto di trompe-l’œil e souvenir, dove gli avventori non vivono un luogo ma la sua immagine posticcia, ignari di mettersi in posa per l’obbiettivo smaliziato del fotografo. Uno scatto del 1971 rivela il gioco dell’autore: dietro la vetrina di un bar di Lucerna si vede una famiglia intenta a far colazione. L’immagine mostra il profilo di Ghirri riflesso nel vetro al momento dello scatto e i volti della madre,

photographers most was the replacement of the image with the object, especially if the latter was linked to food. Industry took the place once owned by traditional gastronomy, altering its memory, imagery and taste. Thanks to advertisement, the very nature of food was turned into a guaranteed, uncontaminated, energising, healthy “product” ready to take on new functions and meanings, that could go beyond the known traditional models and rituals. Pop artists observed the representation of food, its obsessive visual presence: symbols of consumerism such as coloured signs or packages guaranteeing hygiene and standardised flavours, were icons entering the works by artists such as Roy Lichtenstein, Andy Warhol, Tom Wesselmann and Claes Oldenburg. Italy’s most up-to-date photography looked at food and its representation as if they were a mirror, an anthropological, social and poetic cipher to reflect upon the transformations of visual culture. Among Italian photographers from the 70s, Luigi Ghirri is surely the one who has better interpreted the Pop sensitivity, whilst dialoguing with the subtlest achievements of the American contemporary photography presented in the exhibition New Documents’. This is why Ghirri, in the early 70s, during his family holidays, started to photograph touristy restaurants, shops’ windows with kitschy, local products and advertising posters like that of the Sprite, in which, behind an enormous waterfall with gigantic straws and lemon slices, the photographer caught the Engelberg Alps (1972). Craving Sprite was then to do with the image’s “tropical” seductive power, paradoxically offering the exotic and sexy atmosphere of waterfalls in Switzerland: drinking Sprite somehow meant to share a desire, a suggested and virtual lifestyle. Ghirri portrayed those illusions, revealed them with irony and

del padre e dei due bambini che lo guardano indispettiti13. L’ironia dell’immagine nasconde i motivi di un autoritratto che cerca una sottile immedesimazione: anche Ghirri è in vacanza in Svizzera con la famiglia, così la colazione “con vista” offerta ai turisti di passaggio diventa l’occasione per interrogarsi sul senso della propria operazione di fotografo e di viaggiatore: “in questo teatro, tra fondali, quinte, attori, scriverà qualche anno più tardi - il mio ruolo di fotografo non vuole essere né quello dell’autore, del cronista, dello spettatore, o del suggeritore, ma è anche, il mio, un ruolo identico a quello dei fotografati”14.

affection as they belonged to humans, they were part of a collective imagination:“many have seen these photographs and exchanged them for photomontages: I would rather call them photo-dis-montage. Reality is largely transforming into a colossal photography and photomontage is already there: it is in the real

world”. Picturing cafes, places for breaks between a museum visit and a guided tour, meant for Ghirri to reveal a trompe-l’oeil and souvenir theatre, where visitors only experienced the fake image of a place, without knowing they were posing for the photographer. A 1971 photograph most clearly reveals the author’s strategy: 1 Una radice comune che significa “ciò che è percepibile al gusto”. Cfr. behind the window of a cafe in Giorgio Agamben, Gusto, Enciclopedia Einaudi, Torino, Einaudi, 1979, vol. VI, Luzern there is a family having pp. 1019–1038. breakfast. The image shows 2 Maria Grazia Accorsi, Personaggi letterari a tavola e in cucina : dal giovane Ghirri’s silhouette taking the Werther a Sal Paradiso, Palermo, Sellerio, 2005. 3 Il film di Sergei Eisenstein è noto anche con il titolo Il vecchio e il nuovo. Per photograph, reflected in the glass while the annoyed expressions un’analisi della cinematografia di Eisenstein si veda almeno Pietro Montani, Fuori campo : studi sul cinema e l’estetica, Urbino, Quattro venti, 1993 ; oltre of the mother, the father and the alle opere teoriche del regista scelte e curate per la versione italiana sempre two children look at him. The irony dal professor Montani per l’editore Marsilio. of the image hides the motives 4 Sulla questione si veda di Massimo Montanari, La fame e l’abbondanza: behind a self-portrait seeking for storia dell’alimentazione in Europa, Roma, Laterza, 1994. Su youtube è a subtle identification: Ghirri is on disponibile anche la registrazione della giornata di studi « Fame di Cuccagna. holiday with his family too, so the Storia e antropologia dell’alimentazione », tenuta nel 2014 e diretta dal breakfast “with a view” offered to professor Montanari all’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche the tourists passing by, becomes di Bra, Piemonte. Sulla storia dell’alimentazione italiana si veda Alberto Capatti, Alberto De Bernardi e Angelo Varni (a cura), Storia d’Italia. Annali 13. the opportunity to interrogate L’alimentazione, Torino, Einaudi, 1998. the sense of its own operation as 5 Il film diretto da Mario Mattioli è tratto dall’omonima commedia di Eduardo photographer and traveller: “In Scarpetta (1888) e ha avuto due precedenti traduzioni cinematografiche, this theatre, among backgrounds, rispettivamente nel 1914 e nel 1940. theatrical wings, actors” – he wrote 6 Mediometraggio incluso in Ro.Go.Pa.G., film del 1963 il cui titolo è una sigla several years later – “my role as che identifica i registi dei quattro episodi che lo compongono: Illibatezza di Roberto Rossellini, Il nuovo mondo di Jean-Luc Godard, La ricotta di Pier Paolo photographer is not meant to be that of an author, of a reporter, of a Pasolini e Il pollo ruspante di Ugo Gregoretti. 7 viewer, of a prompter, but is akin to Cfr. Adelio Ferrero, Il cinema di Pier Paolo Pasolini, Marsilio, Venezia 1994. 8 Proprio nel 1961 usciva in Francia un articolo di Roland Barthes su questi that of the photographed”. temi: « Pour une psycho-sociologie de l’alimentation contemporaine », in Annales. Économies, Sociétés, Civilisations, a.16, n° 5, 1961. pp. 977-986. 9 Su questo punto si veda quanto sosteneva Roland Barthes in quegli anni: « la nourriture, en somme, va perdre en substance et gagner en fonction […]. La société organisera le système signifiant de son alimentation autour de deux grands pôles : d’une part l’activité (et non plus le travail), d’autre part, le loisir (et non plus la fête). Cit.p. 986. 10 Ugo Mulas ha realizzato uno straordinario affresco fotografico di questa stagione dell’arte americana con il suo libro-reportage New York arte e persone, Milano, Longanesi, 1967. 11 Nel 1967 al MoMA di New York, John Szarkowski, curatore del dipartimento di fotografia, presenta la mostra New documents con le opere di Gerry Winogrand, Lee Friedlander e Diane Arbus. In questi anni negli Stati Uniti c’è un grande interesse per una figura storica della fotografia documentria, Walker Evans, autore che influenzerà anche molti fotografi italiani. 12 Luigi Ghirri, Kodachrome (1970–1978), in Luigi Ghirri, Università di Parma,

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Parma 1979, p. 67. L’immagine richiama le ricerche di Friedlander sull’autoritratto, eppure in questo caso sembra più una coincidenza che una citazione. Nell’estate del 1971 Ghirri conosce ancora poco delle tendenze americane, sarà solo nell’ottobre di quell’anno che vedrà le opere di Lee Friedlander, Diane Arbus e Gerry Winogrand alla mostra New photography USA organizzata dall’Università di Parma. 14 Luigi Ghirri, Diaframma 11, 1/125 Luce naturale (1970-1979), in Luigi Ghirri, Università di Parma, Parma 1979, p. 74. 13

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DE GUSTIBUS. per un’educazione alimentare-culturale Alberto Zanchetta

Oltre a essere depositaria del nostro sapere, l’arte si fa garante del gusto, fornendoci di continuo la gauloserie di cui abbiamo bisogno. «Cosa si può dire del gusto, questa categoria dell’estetica che utilizza un nome appartenente al registro orale e che tuttavia attua una distinzione categorica tra un giudizio estetico e un giudizio sensoriale?»1. Il paradosso ha pungolato molti pensatori, tra questi il fotografo Olivier Richon, autore di un breve saggio sulla relazione tra il senso del gusto e quello della vista, commutabilità che egli sosteneva essere preponderante nella fotografia ma che – una volta fatti i dovuti distinguo – può essere applicata anche alle altre discipline artistiche. «Il gusto e l’olfatto sono per la vista e per l’udito ciò che è il volgare per il nobile. Nel caso del gusto, gli oggetti entrano in bocca, si mischiano alla saliva sul palato, allo stesso modo in cui, nel caso degli odori, vapori e aria penetrano nel naso e nei polmoni e si mischiano ai tessuti corporei. La vista e l’udito sono meno voraci. Comportano una mediazione tra l’oggetto e l’organo interessato. Non c’è alcun contatto diretto con il corpo; l’esterno viene mediato internamente. Mentre il gusto dissolve la distinzione tra l’esterno e l’interno, la vista la conserva»2. Richon attribuisce alla vista un valore “nobile”, una capacità contemplativa che porta alla meditazione ed è depositaria della memoria, riuscendo a conciliare le qualità di due muse: Melete e Mneme. Ebbene, l’occhio compie quella cernita dall’indiscriminato che permette al gusto di cibarsi solo di ciò che si intende far proprio, ossia di ciò che si vuole collezionare-assimilare. Come i cannibali che si cibano dei loro consanguinei, l’arte si autoalimenta. Lo stesso dicasi dell’artista, affamato di opere a tal punto che ne inventa di proprie pur di avere sempre qualcosa di nuovo

DE GUSTIBUS. For a Food-oriented Cultural Education Beyond its being the guardian of our knowledge, art also acts as the custodian of taste, continuously providing us with the gauloserie we need. “What can we say of taste, this category of aesthetics which uses a name belonging to the oral register and yet which categorically distinguishes between an aesthetic judgement and a judgement of the senses?”. Among the intellectuals tantalised by this paradox is Olivier Richon, author of a short essay on the relationship between taste and sight, a commutability he thought as being preponderant in photography, but which can also be applied to the other artistic disciplines too – once considered case by case. “Taste and smell are to sight and hearing what the vulgar is to the noble. With taste, objects enter the mouth, they mix with saliva in the palate, just as with smell vapours and air penetrate in the nose and lungs and mix with bodily tissues. Sight and hearing consume less. They involve a mediation between the object and the organ they affect. There is no direct contact with the body; the outside is mediated inside. Whereas taste dissolves the distinction between outside and inside, sight maintains such a distinction.” Richon attributes a “noble” nature to sight for it is a contemplative ability connected to meditation as well as a depository for memory, conciliating the qualities of two muses: Melete and Mneme. The eye, then, accomplishes that selection process from the arbitrary, which allows taste the freedom to feed on whatever it may want to be in possession of, that is, on whatever it may want to collect and assimilate. Like cannibals feed on their consanguineous beings, so art feeds on itself. The same can be said about artists, which are so much hungry for art as to invent their

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da guardare. Viviamo in una cultura (famelica più che citazionista, onnivora sia nei soggetti che nella tecnica) che potremmo associare alle esperienze prelogiche dei neonati, i quali “sono tutta bocca”. Assecondando la loro indole, gli infanti afferrano gli oggetti e li infilano prontamente nella bocca per morderli o succhiarli, ma quasi non degnano di uno sguardo l’oggetto del loro “insaziabile appetito di conoscenza” perché hanno gli occhi fissi sul volto dei genitori, interessati a verificarne le reazioni e le espressioni facciali. L’arte possiede la medesima genuinità, ma non certamente la stessa ingenuità: fagocita tutto quello che procura piacere alla vista, assimila e mastica dettagli, stili, soggetti, restituendo alla nostra presenza la portata più deliziosa – un “dolce” lieto fine.

own in order to have something new to look at. We live in a culture (a hungry more than quotationist culture, indeed omnivorous both in terms of subjects and of techniques) we could compare to infants’ pre-logic experiences, which are all to do with the mouth. Following their instincts, infants put objects in their mouth, chew or suck them almost without looking at them, at the objects of their insatiable appetite for knowledge, since they only have eyes for their parents as if inspecting their reactions and facial expressions. Art owns the same genuineness, but not the same ingenuousness: it swallows whatever generates pleasure to sight, assimilates and chews details, styles, subjects, serving us the most delicious course – a “sweet” happy ending.

Richon, “Un occhio divoratore”, in Oliver Richon - fotografie 1989-2004, catalogo della mostra alla Galleria Civica di Modena, novembre 2004 - marzo 2005, Silvana editoriale. 2 Ibidem.

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Saziami e di pubblicità straziami Adele Cappelli

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Per l’uomo il cibo è sempre stato rito e nutrimento, medium tra terra e natura ha unito, nella storia, la venerazione per chi può generare al timore per chi può distruggere. Il primo banchetto del quale si ha traccia risale a 12000, in Israele, è dei Natufiani, primo popolo che da nomade organizza la propria residenza in villaggi e, affiancando la cerimonia del pasto a quella funebre, incoraggia l’armonia - senso di appartenenza e identità - tra gli abitanti. Reperti archeologici di un’era lontana e spie di comportamenti che, nelle epoche successive, si radicheranno sviluppando caratteristiche differenti in base ai secoli, alle culture e alle collocazioni geografiche. Simboli, celebrazioni, azioni decodificate dai contemporanei anche grazie all’arte, fonte privilegiata per ricostruzioni storiche e attribuzioni di senso fondamentali per leggere, nel caso specifico, il rapporto dell’uomo con il cibo. Nel Novecento all’arte, cosiddetta tradizionale, si affiancano ulteriori apparati iconografici e altre modalità di trasmissione al seguito dello sviluppo dei sistemi di comunicazione. All’inizio del XX secolo, per assecondare l’esaltazione del nuovo e della velocità, i rapidi mutamenti sociali ed economici hanno bisogno di una comunicazione tempestiva, efficace, il più possibile capillare per tratteggiare, spiegare, favorire il corso dello sviluppo industriale. Primi ad accettare questa sfida sono i manifesti pubblicitari, indicazioni per chi, dalle campagne insediatosi nelle città a ridosso delle fabbriche, vede per la prima volta le strade, illuminate da nuova luce, tingersi dei colori delle affissioni. Immagini e slogan con le caratteristiche dei prodotti, cornice per un’aspettativa di vita tutta da costruire per chi si appresta a sostituire vecchie abitudini, complice lo sradicamento dalle origini, con moderne consuetudini e diversi ritmi, a partire dalle piccole cose del quotidiano. Dalla produzione al

Torture me but kill me with Publicity Food has always been for humans both nourishment and a rite, a medium between man and earth, man and nature. The first banquet ever held dates back to 12000 years ago, when the Israeli population of the Natufians, the first to abandon nomadism in favour of the institution of villages, turned meals into a ceremony encouraging harmony (i.e. sense of belonging and identity) among inhabitants. Archaeological relics of a remote time, documents of behaviours, these facts would then radicalise in the following centuries, developing different characteristics according to cultures and geographical areas. They would then become symbols, celebrations, actions to be deciphered by future generations also thanks to art, a privileged territory for historians to interpret, in this specific case, the relationship between man and food. In the XX century, the so called traditional art was flanked by other iconographical apparatuses and other modes of transmission following the development of communicational systems. At the beginning of the XX century, in order to be in step with this time of velocity and newness, both the social and economic transformations needed a rapid, effective and widespread communication system to create, explain and favour the course of the industrial development. The first to accept such a challenge were billboards, which were affixed like signs to help the increasing number of workers leaving the countryside to live near their factories, to orientate around big cities’ newly lit streets. Images and slogans were thus framing the life expectations still to be built from scratches by those who were ready to change their habits and adopt modern attitudes and different rhythms. From

consumo, per le peculiarità legate alla necessità del nutrimento con tutte le sue declinazioni antropologiche e sociologiche, anche il cibo, archetipo universalmente condiviso nel quale ognuno si può riconoscere, diviene efficace strumento per traghettare verso il nuovo. I suoi valori evidenziati e tratteggiati nei manifesti pubblicitari, rassicurano, lasciano intravedere gli spazi del possibile, abilmente costruiti dalla pubblicità che, già nei primi decenni del secolo, si presenta come sistema di un’attività strutturata con un forte potere commerciale. Non è ancora il tempo delle teorie sull’oggetto transizionale di Winnicott, dei successivi e articolati sviluppi in psicologia dalle basi freudiane sugli effetti della privazione e soddisfazione del desiderio, sull’influenza che questi aspetti esercitano sull’individuo e sulla capacità che hanno di determinare i comportamenti sociali. Di certo, però, questa iniziale allusiva costruzione di mondi possibili, inevitabilmente, pone il singolo di fronte alla gestione dell’equilibrio/disequilibrio tra necessario e superfluo. Districarsi nelle scelte dei beni da desiderare e semmai poi da acquistare, consciamente o inconsciamente, fa emergere il rapporto con la propria identità.1 Motivo per il quale, lontani dalle complesse analisi capillari che in futuro definiranno regole ed effetti della comunicazione di massa, la réclame d’inizio Novecento, in Europa ed in America, fa ancora parte di un sistema con qualche ambizione educativa. Così, mentre alla fine dell’Ottocento, H. Toulouse-Lautrec e J. Chéret, tratteggiano lo spirito della Belle Epoque, in Italia bozze del cambiamento dello stile di vita sono i primi manifesti di Marcello Dudovich, dalle atmosfere alto-borghesi, e quelli di Leonetto Cappiello, considerati da Matisse gli affreschi dell’epoca. Le affiches firmate dai due artisti accompagnano la nascita della grande distribuzione di inizio secolo dei Magazzini Mele a Napoli e il Magazzino Contratti a Milano.

production to consumption, in light of the particular sociological and anthropological aspects related to the necessity of nutrition, even food, a universally shared archetype for self-identification, became an effective mean to embark on the discovery of the new. Its values, highlighted by advertising, had reassuring effects, offering possible horizons, skilfully designed by publicity, which, since the century’s earlier years, had been presented as a structured system with a strong commercial power. It was perhaps still too early for Winnicott’s theories on the transitional object, for the subsequent and articulated developments, in psychology, of the Freudian theses on the effects of desire’s privation and satisfaction, for the influence that these aspects would have later had on individuals and their capacity to determinate social behaviours. Yet, such initial allusive construction of possible worlds was already and inevitably putting the individual in the condition of dealing with the equilibrium/disequilibrium dynamics between the necessary and the superfluous. Choosing which goods to desire and buy was becoming a way to consciously or unconsciously understand one’s own relationship with identity and, as such, early XX century European and American advertising, still far from the complex market analyses behind the rules and the effects characterising future mass communication, became part of a system with an educational ambition. Thus, whilst at the end of the 19th century H. ToulouseLautrec and J. Chéret were putting the basis for the Belle Époque, in Italy a new lifestyle was being designed by the quite middle-class early posters of Marcello Dudovich or by those of Leonetto Cappiello, which Matisse considered to represent a clear picture of the time. Between the two centuries, thus, the affiches signed by these artists accompanied the birth of the large-scale retail trade in department stores such

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Luoghi di vendita connotati da pionieristici sistemi di transazione dei prodotti, da un punto di vista commerciale e psicologico, e da qui l’esigenza di un’informazione a più ampia diffusione capace di individuare adeguati sistemi attrattivi per raggiungere un’utenza sempre più ampia. Lo scopo è far conoscere, a più persone possibili, i moderni articoli industriali, esposti nei reparti dei grandi magazzini. Per questo, le immagini restituiscono la merce principalmente nella veste essenziale di oggetti e demandano l’aspetto seduttivo alle atmosfere, sofisticate e trasognanti, create da illustratori-artisti. È il caso della Cirio, prima azienda nel mondo ad usare la rivoluzionaria tecnica (appertizzazione) che mette al riparo, chiusi in un contenitore, gli alimenti dalla loro naturale deperibilità prolungandone i tempi di conservazione e commestibilità. Questo passaggio, dalla vendita diretta degli ortaggi freschi nel mercato torinese di Porta Palazzo al successo nella Grande Esposizione di Parigi del 1867, dove l’innovazione viene presentata, è guidato dal ventenne Francesco Cirio Jr. mentre, nella comunicazione, la metamorfosi è affidata a Leonetto Cappiello. Suo, nel 1921, il manifesto con una donna che esce festosamente danzante, in un trionfo di verdi foglie e rossi pomodori maturi, dal barattolo di latta della conserva con scritto il nome dell’azienda. La figura ha in sé l’ideale solarità e la freschezza di una lavoratrice dei campi, in uno stile ancora influenzato dal Liberty con rimandi, nel suo fiero ergersi, all’iconografia della Libertà. Sorriso, gioia, fierezza femminile, metafora di sano nutrimento e serenità, lasciano posto nella stilizzazione del tratto e nell’azione, ad obbedienza e rigore, in un manifesto del 1939 per la Campagna del Grano. Il cibo qui, carico di valori simbolici e patriottici, risponde alla propaganda ideologica e alla necessità di controllo del regime fascista e sostiene il risanamento dei conti dello stato

as Mele in Neaples or Magazzino Contratti in Milan. From both a psychological and commercial perspective, such stores were connoted by pioneering methods of product transaction, which created the conditions for the development of a wider information and communication system able to identify adequate ways to attract a larger audience. The aim was to show people the modern industrial items exposed in department stores. For such a reason, commodities were represented as essential images of objects, delegating the creation of more seductive, dreamy and sophisticated atmospheres to artists-illustrators. This is the case with Cirio, the first brand in the world to use the revolutionary technique of food sterilization in order to protect food from its natural decay and thus to prolong its conservation and edibility. Such innovation, witnessing the passage from the direct sale of vegetables in the Turin market in Porta Palazzo to the 1867’s Great Exhibition in Paris, where it was presented for the first time, was guided by Francesco Cirio Jr. The communication project was commissioned to Leonetto Cappiello. Emblematic was his 1921 poster with a festively dancing lady emerging, in a triumphal composition of green leaves and mature tomatoes, from a tomato can with the company’s label on top. The figure embodies the ideal cheerfulness and the freshness of a peasant in a style which was still reminiscent of Art Noveau with allusions to the dignity of the iconography of Liberty. Smile, joy, feminine pride, all metaphors of serenity and health, soon gave way to obedience and rigour in the stylised posters for the 1939’s Wheat Campaign. Food, here, is dense with symbolic and patriotic values as to respond to the ideological propaganda and to the control policy imposed by Fascism and support the regime’s budget revision carried on by means of the increase in production,

Leonetto Cappiello, Ciro, 1921

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attraverso l’aumento della produzione, la riduzione dell’importazione e la limitazione del consumo del grano. L’imperativo è raccolto dalla figura femminile, delineata con sfumature dai toni cerulei su fondo quasi oro, sovrastata dalla scritta Non sciupate il pane, è curva nel gesto di raccogliere da terra un pezzo di pane, investito da una luce mistica. Le due linee espresse, tra l’obbligo nel rigore grafico e il simbolismo cromatico evangelico, non mostrano affatto il motivo principale della campagna (problema economico) e la tendenza al non spreco nulla ha a che fare con la preoccupazione per chi invece è, o viene, affamato. Il cibo comunque in pubblicità, seppur con diverse declinazioni, si è sempre offerto nella visibile veste di una metafora. Per secoli la relazione avuta con i padri è stata di pudore e rispetto, gratitudine e parsimonia in epoca di guerra, per poi trasformarsi per mano dei figli, protagonisti delle grandi scorpacciate del miracolo economico, complice quella che W.Beniamjn chiama la fantasmagoria che mostra la merce come il sogno di una cosa, in espressione di stili di vita e/o salute e benessere, prontamente documentata dai nuovi media nel ruolo di registi e testimoni. Complice di questo passaggio, nel 1957, Carosello2, un fenomeno tutto italiano che, per vent’anni, detterà le regole orientando gusti ed acquisti con un linguaggio ripreso dalla tradizione della commedia all’italiana e del cabaret. Anni nei quali diversi intellettuali collaborano con i nuovi media aprendo il dibattito sulle valenze educative e sulle responsabilità degli operatori del sistema. Importanti registi (i video commerciali di Gillo Pontecorvo, Ermanno Olmi, Ugo Gregoretti, Patroni Griffi, Claude Lelouch, saranno proiettati al Moma-Museum of Modern Art di New York il 5 settembre del 1971) firmano alcune pubblicità che ne dichiarano gli intenti. È il caso di Ermanno Olmi che, negli anni Settanta, in piccoli capolavori capaci

the decrease in import and the limitation in wheat consumption. The imperative is all epitomised by the figure of the lady, caught while collecting a piece of bread from the ground illuminated by a mystic light, delineated by cerulean hues on an almost golden background, dominated by the title Do not waste bread. The real motive of the campaign (the economic issue) is hidden behind the graphic rigour and the evangelic chromatic symbolism, while the tendency towards recycling proposed seems to have very little to do with the preoccupation with starvation. In publicity, food has always been represented as a metaphor. For centuries the relationship with the figure of the father had been characterised by respect and scruples, gratitude and modesty. It was then transformed into the expression of lifestyles, health and welfare by the figure of the son engaged in postwar grande bouffes, according to what W. Benjamin defined as the “phantasmagoria” that shows items as the dream of a thing, soon documented by the new media. In 1957, such a passage was witnessed by an all-Italian phenomenon inspired by the commedia all’italiana and by cabaret, destined to lead and orientate the national taste. In those years, several intellectuals collaborated with the new media starting a debate on the educational values and the responsibilities of the system operators. Some adverts, signed by important directors, declared those specific intents. Important directors created campaigns as statements of intents (the famous commercial films by Gillo Pontecorvo, Ermanno Olmi, Ugo Gregoretti, Patroni Griffi, Claude Lelouch, were screened at the MoMA, in New York, on September 5 1971). This is the case with Ermanno Olmi, who, in the 70s, realised adverts – true masterworks of magic and synthesis – to show to the Italians the rebirth of big cities as in his

C’è uno strappo nel cielo fermiamolo, campagna comunicazione COOP, 1989

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nell’estrema sintesi di conservare tutta la loro magia, mostra il risveglio delle grandi città a tutti gli italiani negli affreschi di “Quando la notte va via…” per la Nestlé. La tradizione si accompagna al nuovo e i valori, seppur con visioni profondamente diverse nei contesti storici, continuano a ruotare attorno allo spirito di appartenenza, convivialità e condivisione. Il paradigmatico passaggio dal produttore al consumatore, Carosello lo asseconda sostenendo, nel settore alimentare, il lungo cammino che, da inizio secolo con la messa a punto dei sistemi a lunga conservazione, culmina nella nascita e nello sviluppo delle grandi catene di supermercati. Per la COOP, Ugo Gregoretti, realizza quelli che saranno definiti i caroselli politici, nei quali il clima sociale degli anni Settanta si traduce in impegno civile e formativo. Il regista, in prima persona racconta al figlio l’importanza del riso, sulle note dei canti delle mondine, come frutto del duro lavoro, esplicitando il fondamento di quel cooperativismo che parla di “gente che lavora” e “non mira al profitto “perché “è servizio al consumatore”. In anni successivi lo slogan “La COOP sei tu” segna l’identificazione tra produttore/luogo/prodotto-alimento e affamati alieni, per la regia di Woody Allen, lì trovano “la cortesia di una volta e il rispetto per l’ambiente”, come il fobico paranoico Sig. Giacomo Vitali che dà soluzione alle sue ansie decidendo di vivere nel supermercato tra alimenti buoni e sani e gente gentile. Se il marchio COOP ancora oggi è quello del 1963 di Albe Steiner rivisitato da Bob Noorda, la Esselunga deve il suo logo a Max Huber. Due stili per un diverso genere di comunicazione. La Esselunga, sul modello americano nel 1957 a Milano, inaugura il primo Supermarket in Italia (i soci Rockfeller e gli italiani Caprotti e Brunelli) e conferma protagonista, delle campagne pubblicitarie, il prodotto di base, come nella fortunata serie di affiches realizzate da Armando Testa, divertenti ritratti, fusione

Quando la notte va via ... for Nestlé. Tradition was flanked by innovation and the values, however profoundly mutated in the diverse historical contexts, still revolved around the sense of belonging, of sharing conviviality. The paradigmatic passage from the producer to the consumer was witnessed by the Italian advertising TV show called Carosello, which recorded the long route taken by the food sector from the creation of long-term conservation to the birth of supermarket chains. For COOP, Ugo Gregoretti realised what would later be called political Carosello in which the 70s social climate was translated into civic engagement and formative intents. In it, to the tune of the famous songs sung by workers in the paddy fields, the director himself is showed whilst telling his son about the importance of rice as the fruit of hard work, emphasising the sense of cooperation characterising people that work for the community without thinking about profit. In the following years, the “COOP is you” slogan signalled the identification between producer/place/product-food and even hungry aliens, directed by Woody Allen, were able to find in supermarkets both “the good, old manners and the respect for the environment” as was the paranoid, phobic Mr Giacomo Vitali, who resolved his anxiety by deciding to live in the supermarket among good, health food and kind people. If the COOP brand is still, now, what it used to be in 1963 thanks to Albe Steiner and Bod Noorda, Esselunga owes its logo to Max Huber. Two styles for a different genre of communication. Following the American type, Esselunga opened its first supermarket in Milan in 1957 (a partnership between Rockfeller and Italian Caprotti and Brunelli) and confirmed as the protagonist of its campaigns the basic product as in the fortunate series of affiches realised by Armando Testa, funny portraits, graphic-linguistic fusions of famous characters

Disarmiamo i pesticidi, campagna comunicazione COOP, 1993

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grafico-linguistica di personaggi celebri con frutta e ortaggi (John Lemon, Aglio e Olio, Porro Seduto). Solo due esempi di grande distribuzione, stesso genere di prodotto con diverse filosofie aziendali restituite ai potenziali clienti attraverso la comunicazione creata da professionisti del cinema e della grafica. La qualità di queste ricerche negli anni Ottanta/ Novanta sarà messa in secondo piano (con qualche sporadica eccezione) dall’uso dei testimonial, nuovi idoli di carta e pixel, mostrati come felici consumatori di cibi-prodotti che per spirito d’identificazione ed emulazione, dovrebbero indurre il pubblico all’acquisto. Personaggi noti diventano garanzia di qualità agli occhi del grande pubblico.3 All’interno di una complessa rete di fattori, principalmente quello economico che la lega al consumo, i tradizionali sistemi pubblicitari mostrano continue contraddizioni ed oscillazioni del suo ruolo tra causa/effetto, responsabilità/ estraneità, ma di certo definiscono il decentramento dell’attenzione dal prodotto (caratteristiche e peculiarità) alle attese che il suo possesso può soddisfare. Il cibo televisivo, anch’esso vittima di valori fittizi estetizzanti che ne hanno determinato la smaterializzazione4, da iniziale nutrimento-protagonista, poi rimando di suggestioni ingannevoli, ora è azione, in altre parole, si configura come ingrediente in attesa di trasformazione. Format internazionali danno mostra delle sue infinite possibilità di combinazione per la gioia di spettatori che guardano la globalizzazione dalla cucina con la ricetta del personal-chef. Cuochi virtuali per cibi virtuali sempre pronti, ricette/soluzioni, ad ogni ora del giorno e della notte per soddisfare tutti i gusti e, agli idoli dei ragazzini occidentali prima astronauti o calciatori, si sono sostituiti gli chef. Mentre dilaga la moda del mangiar sano i media mostrano tutte le incongruenze delle società occidentali, nel susseguirsi di spot di alimenti biologici e impasti ricchi di chimica, di articoli stagionali per diete snellenti e di solidali

with fruit and vegetables (John Lemon, Laurel and Hardy, Porro Seduto). These are two examples of great distribution, of the same genre of production with different philosophies offered to potential customers through ideas created by professionals from the worlds of cinema and graphics. The quality of such researches was to be set aside in the 80s and the 90s (with few exceptions) by the use of testimonials, new paper and pixel idols, shown as happy consumers of products to stimulate identification and emulation and, mostly, acquisition. Famous characters were employed to certify quality and convince the audience. Within a complex net of factors, mainly economic ones, traditional advertising systems showed continuous contradictions and role’s oscillations between cause/effect, responsibility/noninvolvement, but they still defined the passage from the centrality of the product to the expectations its possession could satisfy. Food on television, itself a victim of the fake, aestheticising values which had been determining its dematerialization from the initial nourishment-protagonist to the allusion to mischievous suggestions, is now action, in other words, it is configured as an ingredient waiting to be transformed. International formats are showing food’s infinite combinations for the joy of the spectators watching the globalization of personal-chef recipes. Virtual cooks for virtual food, ready-to-eat recipessolutions able to satisfy each and every desire, night and day appetites, have become the new idols substituting the old astronauts and football players. As the healthy food fashion spreads, the media are increasingly showing all the contradictions of Western societies through adverts featuring biological food and chemical processes and through seasonal articles on slimming diets and humanitarian appeals for the world’s hunger. In such a

appelli sulla fame nel mondo. In questo panorama seppur restando, la televisione, un tramite insostituibile per mantenere viva nella memoria un’azienda o una marca, la fascinazione del suo messaggio è venuta meno e anche la ricerca del cibo, complice la grave crisi economica e la sovraesposizione visiva ai codici della comunicazione diffusa, torna a stringere un rapporto attivo con il cliente. Le possibilità aperte dai mezzi interattivi, attraverso la geolocalizzazione, tramite carte digitali (con memoria degli acquisti fatti) e l’invio di messaggi mirati a smartphone o iPhone, l’accesso alle informazioni sui siti, tornano a collocare il cliente in un’area di appartenenza territoriale chiamandolo per nome (vedi campagne pubblicitarie Nutella, Ferrero), sottraendolo, almeno apparentemente, all’anonimato delle percentuali di vendita. L’ora del pasto tradizionalmente resta un momento di condivisione ed unità, oltre che di nutrimento; il cibo non ha risposto alle più fantasiose ipotesi di film degli anni Ottanta che ne ipotizzavano la sostituzione con pillole o anonimi preparati. La tecnologia non lo ha trasformato in condensati vitaminici privi di sapore ma piuttosto, con la proliferazione dei nuovi sistemi di comunicazione, cibo e nutrimento, attraverso anche la nascita di sempre più numerose aziende agricole locali, tornano a favorire i rapporti diretti nel territorio tra produttore e consumatore, offrendosi come strumento di mediazione nella complessa relazione tra globale e locale. BAUDRILLARD J., Il sistema degli oggetti, Bompiani, Milano, 2003. AA.VV. Carosello, non è vero che tutto fa brodo. Catalogo della retrospettiva Sipra-Rai 1957-1977, Silvana Editoriale, Torino, 1996 DORFLES P., Carosello, Il Mulino, 1998 ABBRUZZESE A., MARAGLIANO R., Educare e comunicare. Spazi e azioni dei media. Mondadori, Milano , 2008. http://www.cirio.it/storia-cirio; http:// www.corsi.storiaindustria.it/areetematiche/protagonisti/001/francesco_ cirio/; http://www.esselunga.it/cms/azienda/storia.html. 3 “Il mondo della fantasia è molto più facilmente manipolabile di quello della realtà e la verosimiglianza dei suoi segni e dei suoi discorsi può subire pesanti interventi di ristrutturazione nello spazio e nel tempo” (G. Bettarini, La simulazione Visiva. Inganno, finzione, poesia, computer graphics, Bompiani, Milano, 1991, pag. 20) 4 “E’ così il crollo della realtà nell’iperrealismo, nella reduplicazione minuziosa

panorama, if television still exists as a fundamental vehicle to keep the image of a company or a brand alive, its fascination can be said to have failed and thus the search for food, perhaps due to the deep financial crisis and the overexposure to communicational codes, is returning to establish an active rapport with the customer. The possibilities opened by interactive media such as geolocation, digital cards (keeping the history of one’s own shopping) and communication via text to smartphones or IPhones, access to information on websites, put customers at centre of an area of territorial belonging, using their names (i.e. in the Nutella’s campaign) and so apparently subtracting them from the anonymity of sales percentages. Meals, beyond nutrition, have traditionally remained a moment of shared conviviality and unity. Food has no longer responded to the most fantastical hypotheses proposed by 80s movies such as its substitution with pills or anonymous readymade solutions. Technology has not turned into vitamin-based, flavourless concentrates but the proliferation of new communication system, alongside the growing number of agricultural, organic local productions are favouring the direct relationship between producers and consumers, becoming an instrument to negotiate the complex relationship between the global and the local.

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del reale, di preferenza a partire da un altro medium riproduttivo – pubblicità, foto, ecc. – di medium in medium il reale si volatilizza, diventa allegoria della morte ma si rafforza anche con la sua stessa distruzione, diventa il reale per il reale, feticismo dell’oggetto perduto - non più oggetto di rappresentazione, ma estasi di negazione e della propria sterminazione rituale: iperreale”, in J. BAUDRILLARD J, Lo scambio simbolico e la morte, Feltrinelli, Milano, 1979, pag. 85. BAUDRILLARD J., Il sogno della merce, Lupetti, Milano, 1987. BAUDRILLARD J, Il delitto perfetto. La televisione ha ucciso la realtà, Cortina Raffaello, Milano, 1996. CODELUPPI V., Comunicazione e società. Teorie e pratiche della comunicazione dei media - Cinema - Media Education, Franco Angeli, Milano, 2014. DERRIDA J., STIEGLER B., Ecografie della televisione, Cortina Raffaello, Milano, 1997. SÉGUÉLA J. La pubblicità: la migliore tecnica che sia stata inventata per comunicare, intervista, in http://www.mediamente.rai.it/biblioteca/biblio. asp?id=319&tab=int; 1998 SÉGUÉLA J., Hollywood lava più bianco, Lupetti, Milano, 1985.

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Transform: l’arte trasforma il mondo Maria Giovanna Mancini

Roland Barthes dedica riflessioni molteplici all’arte, questa vecchia cosa,1 al grafismo indifferenziato di Masson2, alle radici della pittura nel testo e nel linguaggio, ma anche a un’origine culinaria della pittura. Il discorso è tutto giocato nella duplice origine l’una nel segno che va ricondotta alla riflessione sul Giappone, impero dei segni, in cui la crisi, ci avverte Trimarco - che dedica al filosofo uno studio lungo e attento - 3, è quella dello strumento e non della scrittura - corpo stesso dell’arte - ; e l’altra nella materia che dà spessore alla superficie. Le due compossibili origini della pittura individuate da Barthes, discorso che metonimicamente potremmo estendere all’arte in generale, possono guidarci in un percorso ideale tra le opere degli studenti dell’Accademia di Urbino selezionate in occasione del concorso Nutrimentum, l’arte alimenta l’uomo. Non sembri eccessivo chiamare in causa Barthes e il discorso filosofico: a volte, sì, le esperienze in mostra abusano della forma della metafora per la quale l’arte avrebbe la necessità di rimandare ad un significato da rintracciare altrove, eppure la riflessione di Barthes ci rammenta che l’arte, la pittura in particolare, ha una matrice trasformativa della materia e del mondo. Federico Ambrosio elabora una macchina della visione dove l’immagine è un’immagine virtuale, nel senso che Deleuze ha dato al termine nella sua peculiare lettura del pensiero di Bergson. Infatti dell’immagine osservabile esclusivamente attraverso la specula, riflessa in un incrocio di specchi, se ne offre il riflesso dove l’ambiguità della differenza tra il disegno originale e il suo riflesso, è irrintracciabile sul piano dell’immagine, l’unico che può essere percepito dall’osservatore come positivo sprone alla ricerca piuttosto che alla passiva inerzia immaginativa. La pittura ad olio monocroma

Transform: Art transforms the World Roland Barthes has dedicated numerous reflections to that old thing art, to Masson’s undifferentiated graphism, to the textual and linguistic roots of painting and, also, to painting’s culinary origins. The discourse is all about this double origins: on the one hand, painting’s origins in signs, deriving from a reflection on Japan, the realm of the signs, where, as put by Trimarco in his long and accurate essay on the philosopher, the crisis is to do with the instruments rather than with writing itself – the very body of art; on the other, painting’s origins in matter, that matter which gives thickness to the surface. Both of these origins of painting identified by Barthes – a theory we could indeed metonymically extend to all of the arts – may guide us through an ideal journey across the works by the students from the Accademia di Urbino, selected upon the occasion of the contest Nutrimentum. Art feeds Man. The reference to Barthes and to philosophical discourse should not be considered excessive in this context: if, at times, the students’ works on display may be said to overindulge in the trope of metaphor – for which art should always find its meaning elsewhere – Barthes’s reflection reminds that the matrix of art, of painting in particular, is nevertheless transformative in regard to the material world. Federico Ambrosio has elaborated a “machine for vision” where the image is a virtual image in the sense meant by Deleuze in his peculiar interpretation of Bergson. In fact the image, exclusively visible through specula, reflected in overlapped mirrors, is offered through a reflection where the ambiguity between this and the original drawing is lost at the level of the image, the only level to be perceived

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e figurativa di Marco Bacoli e il disegno a carboncino di Francesco Mori si fanno situazione performativa: agisce l’uno un gesto narrativo esautorato, però, dalla ridondanza della pratica e bloccato in un istante che rende astratta ed enigmatica la posa assunta dalla modella; l’altro è racconto autobiografico che rimanda inequivocabilmente al I-Box di Robert Morris (1962) e al discorso sul soggetto. Nel saggio sull’opera di Réquichot Barthes discute di un’origine culinaria della pittura e riserva alcune notazioni sensuali e tattili alla preparazione della raclette che corrisponde «precisamente ad un’operazione di pittura»4. Il coltello raschia il rigonfiamento prodotto dal calore sul formaggio: «questo supplemento bavoso della forma», in cui la materia si deforma, si trasforma e cola e sbava. Il testo di Barthes trasuda lo stesso sensualismo che appartiene alla cosa dipinta, a suo dire. L’oggetto readymade, in cui l’intervento dell’artista è esclusivamente linguistico, non prevede strati e impasti perché non prevede la mano del pittore. Ironicamente Simona Pavoni prova a mettere in cortocircuito lo sguardo analitico e il processo di trasformazione della forma con Vegetal wax in cui è documentato il processo in cui la forma di un finocchio di cera si sfoglia, si scioglie e cola. L’opera consiste in un trittico di ascendenza kosuthiana dove il campo della rappresentazione è del tutto annullato in tre diversi momenti che documentano, dal vero, il processo di decomposizione della forma. Negli anni trenta Lévi-Strauss e Marx Ernst, oltre a momenti di vita, hanno condiviso intuizioni teoriche ed entrambi, l’uno assegnando all’autore il compito del redattore e l’altro rifiutando ogni «triste residuo del mito della creazione», 5 hanno riservato all’autore una posizione defilata nell’osservazione e nell’esplorazione della realtà non corrotta di altri mondi. A questo orizzonte si rivolge Kane Caddoo con un esplicito omaggio al

by the viewer as a positive spur to research rather than to the passive inertia of the imagination. Marco Bacoli’s figurative monochromatic oil painting and Francesco Mori’s charcoal drawing become performative situations. Bacoli’s is a narrative gesture deprived of its authority by the redundancy of the practice. His brushstrokes are as blocked as the abstract and enigmatic pose of the portrayed model. Mori’s is an autobiographical tale unequivocally reminiscent of the I-Box by Robert Morris (1962) and its discourse on the subject. In his essay on the work by Réquichot, Barthes discusses a possible culinary origin of painting too and dedicates sensual and tactile notes to the preparation of a raclette precisely corresponding to a painting process. The knife scrapes the cheese’s bubbling produced by the boil: a sort of salivary supplement to form in which matter deforms, transforms, trickles and drools. Barthes’s text exudes the same sensuality he finds in painted things. The readymade object, in which the artist’s intervention is exclusively linguistic, does not include layers and impastos as it does not include the painter’s hand. Simona Pavoni has ironically tried to make a short circuit in both her analytical approach and in the transformation process of forms in her piece Vegetal Wax where she has documented how the form of a wax fennel loses leaves, dilutes and trickles. The work consists of a Kosuth-inspired triptych where representation is annulled in three different moments documenting – from life – the process of forms’ decomposition. In the 1930s Lévi-Strauss and Marx Ernst have shared, beyond life experiences, theoretical intuitions. Both of them, the former by appointing the author as mere editor, the latter by refusing the sad remains of the myth of the creation, relegated the author to a marginal role in relation to the observation and the exploration

Surrealismo riconoscendo nel papa nero il suo vate. Il suo è il tentativo di un giovane pittore che è già consapevole di vivere intrappolato nella dimensione del linguaggio che si fa analitica preposizione di sé. Kane recupera il racconto mitico surrealista per provare a vaticinare un futuro per la pittura estraneo ai limiti di un discorso sullo stile o sulla struttura. Per Kane Caddoo la pittura è l’unica partenza possibile, piuttosto che un arrivo: la pittura è il cominciamento, l’unico praticabile per sperimentare una possibilità inedita, per ripensarla al di là dell’orizzonte semantico di vita-morte, caldo-freddo, astrazionerappresentazione. Eppure l’interrogativo se ci può essere una “verità” della pittura al di là del linguaggio e della scrittura resta una questione aperta, tantomeno se, sulla scia di Breton, si riscopre l’imperativo dell’inconscio che per Lacan è appunto linguaggio. Diametralmente opposta è l’attitudine di Gian Martino Cecere che assembla sulla superficie tele di risulta in forme endoscopiche. Matteo Costanzo, invece, pretende di attrarre lo sguardo del pubblico, uno sguardo interrogativo e non passivo, con immagini che tradiscono passioni pop. Ammiccando a un immaginario pubblicitario che ripropone nella contemporaneità cifre stilistiche passate, Costanzo sovrappone, come fonemi liberi, elementi singolari che aspettano di essere ricomposti in parole e discorsi. Anna Zanichelli, a sua volta, costruisce una girandola che rimanda ai mandala, disegni rituali capaci di restituire in forma progressiva la forma del cosmo. Con l’uso di segni e simboli, il disegno magico del mandala è stato studiato da Carl Gustav Jung che per sedici anni ha lavorato alla redazione del Libro Rosso. Per la prima volta esposto in Italia alla Biennale di Venezia del 2013, il Libro Rosso apriva ed informava la mostra al Padiglione Italia curata da Massimiliano Gioni come una ricognizione sull’alterità dell’arte in cui una ragione antroposofica si alternava a storie di

of other worlds’ uncorrupted realities. This is what Kane Cadoo’s explicit homage to Surrealism has done by electing the black pope as his own prophet. His is the attempt of a young painter who is already aware of being trapped in a linguistic dimension, which is to do with a continuous analytical selfproposition. Kane rediscovers the Surrealist mythical storytelling in order to try to foresee a future for painting removed from the limits imposed by style and structure. For Kane Cadoo, painting is exclusively a departure rather than an arrival: painting is a beginning, the only possible beginning to experiment with unexpected possibilities, to reconsider them beyond semantic horizons such as life-death, hot-cold, abstractionfiguration. And yet interrogatives on the possibility for painting to exist beyond language and writing prove to be an open inquiry, especially when, in the wake of Breton, one rediscovers the unconscious imperative, which, according to Lacan, is still a language. Diametrically opposite is Matteo Costanzo’s attitude which, instead, is to do with the will to – inquisitively rather than passively – attract the audience’s attention via images disclosing his penchant for Pop imagery. Winking at that kind of advertisement based on the revival of earlier stylistic ciphers and iconographies, Costanzo has overlappeddifferent elements as if they were free phonemes waiting to be recomposed in words and speeches. Anna Zanichelli has made a pinwheel that reminds of Mandalas, the ritual drawings aimed at replicating the progression of the shapes of the Cosmos. Through the use of signs and symbols, magical Mandala drawings were studied by Gustav Jung, who has worked on The Red Book for sixteen years. Exhibited for the first time in Italy at the 2013 Venice Biennale, The Red Book opened and informed the exhibition curated by Massimiliano Gioni at the Italian Pavilion as a survey on art’s alterity, in which

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occultismo e di protagonisti inconsapevoli, interpretando un immaginario collettivo di cui i giovani artisti presenti in questa mostra sono attivi sostenitori. Infatti, la natura morta che ricorda le seicentesche stilleben di Recco e Porpora è un dittico fotografico ed un motto di spirito. La natura morta di Dario Picariello avoca a sé il ruolo di monitore al pari del modello antico, memento mori per eccellenza, a cui si rifà per la nitidezza dell’immagine e la carnosità degli elementi floreali e vegetali. Il verderame, che nel tempo di un mese consuma la materia naturale continuando la sua ossidazione e, contemporaneamente, brilla nel suo verde sempre più sgargiante, per sineddoche, rinvia alla pittura che trasforma, pur nella rappresentazione, la materia-mondo. Allo stesso modo Mirka Ricchi sostituisce all’idea del nutrimento quella del nettare, esponendo preziose bottiglie che conterrebbero, venefico o profumato, l’elisir ambito. La temporalità è una caratteristica intrinseca della fotografia tanto che nel saggio la Camera chiara Barthes aveva già stretto in una relazione indissolubile fotografia e tempo e, quindi, morte. Nella foto del condannato a morte, in procinto di andare al patibolo, il punctum andava individuato proprio nella paradossale capacità che la fotografia intrinsecamente possiede di estrapolare un evento dal flusso temporale e di reiterarlo inesauribilmente: Lewis Payne è già morto ma “sta per morire”6. Così Jana Radovic sceglie dall’universo fotografico la tecnica che enfatizza il lungo tempo di ripresa. L’immagine, ottenuta con una macchina con foro stenopeico, ingrigita come una fotografia antica, racconta lo sfiorire naturale della materia. La morte - thanatos - o le pulsioni di morte (pulsioni dell’Io) sono inesorabilmente e problematicamente legate al desiderio libidico, eros, o pulsione alla conservazione, come spiega Freud nel saggio Al di là del principio di piacere. La pulsione sadica, egli argomenta, è contrapposta all’Eros ed «espulsa dall’Io ha

an anthroposophical reason alternated with stories of occultism and unaware, naïf characters, served to reconstruct a collective imagery. Such collective imagery is strongly supported by the young artists in the present exhibition. In fact, the still life reminiscent of XVII century stilleben by Recco and Porpora is both a photographical diptych and a witticism. Dario Picariello’s still life can take it upon itself to perform the role of the moraliser as done by its ancient reference, a memento mori par excellence reinterpreted via the clarity of the image and the carnality of the floral and vegetal elements. The copper’s verdigris, which consumes natural materials during the range of a month, continuing its oxidation whilst shining in its ever radiant green, synecdochically resembles painting’s ability to transform the material world into representations. In the same way, Mirka Ricchi has replaced the idea of nourishment witht hat of nectar showing precious bottles containing the (poisonous or perfumed) soughtafter elixir. Temporality is so intrinsic a quality to photography that, in his Camera Lucida, Barthes had already established an indissoluble relationship between photography and time and, thus, death. In the famous photo of the convict about to be executed, the punctum is to be found in photography’s paradoxical ability to both extrapolate an event from the flux of time and reiterate it endlessly: Lewis Payne is already dead but “is going to die”. Thus, among the various photographical possibilities, Jana Radovic has opted for a technique emphasising a prolonged shooting time. Obtained via the camera’s stenopeic glasses, the image, turned grey as an old photo, tells about matter’s natural decay. Death – Thanatos – or the instincts of death (impulses of the Ego) are inexorably and problematically tied to libido, to Eros, or the instinct of self-

indicato la strada alle componenti libidiche della pulsione sessuale»7 che si accalcano nell’oggetto. Una coppia, quella di Eros e Thanatos, che Agnese Spolverini mette in mostra in una serie di fotografie che, date le piccole dimensioni, enfatizzano il carattere voyeuristico dello sguardo dello spettatore. Alla stessa coppia semantica è da riferire il lavoro della scultrice Noa Pane in cui la materia dura ingabbia la guaina nera che rigonfia stenta a fuoriuscire dalle maglie da cui è costretta. Il tema del concorso è stato declinato da Ricardo Aleodor Venturi e da Benedetta Fioravanti nella tesi del nutrimento generativo dove il disegno dell’uno racconta il tenero scambio e la deliziosa offerta che connette due figure femminili, madre e figlia, mentre l’installazione dell’altra ammucchia un cumulo di terra a nutrimento di un ramoscello di bacche. Più letterali i lavori di Ilaria Gasparoni che ritrae dal vero in marmo un cavolo raccolto dal campo per esporlo su un piedistallo realizzato con un legno esotico e il Cubo Cibo di Sara Bertuccioli che allude ai comportamenti moderni del consumo di cibo. Il tavolo di Donato Mariano è una proposta di design impraticabile che si nega all’utilizzo comune del desco per offrirsi, invece, all’immaginazione di una possibile fuga in dimensioni ulteriori alle quattro fisicamente esperibili. 1 Pubblicato nel volume L’ovvio e l’ottuso, il saggio L’arte, questa vecchia cosa... propone, tra le altre, l’idea che la pop art metta in scena l’oggetto e la sua fatticità e, con essi, la Natura che consiste nel sociale assoluto. Roland Barhes, L’ovvio e l’ottuso, trad. it., Einaudi, Torino 1985. 2 Roland Barthes, Semiografia d’André Masson, in Id., L’ovvio e l’ottuso, cit. 3 Angelo Trimarco, La scrittura e la cucina, in Id., Il presente dell’arte, Tema Celeste Edizioni, Siracusa 1992. 4 Roland Barthes, Réquichot e il suo corpo, in Id., L’ovvio e l’ottuso, cit., p.212. 5 A questo sodalizio Angelo Trimarco dedica il saggio Intrecci in Angelo Trimarco, Surrealismo, scritti 1970-2010, Paparo Edizioni, Napoli 2011. 6 R. Barthes, La camera chiara. Nota sulla fotografia, trad. it., Einaudi, Torino 1980, p. 95. 7 Sigmund Freud, Al di là del principio di piacere, trad. it., in Id., Opere 19171923, vol. IX, Bollati Boringhieri, Torino 1977, p. 239.

preservation as Freud put it in his essay Beyond the Pleasure Principle. Sadism, he argues, is opposed to Eros and “expelled from the ego, has acted as guide to the libidinous components of the sexual instinct” piled in the object. The couple Eros and Thanatos is at the centre of Agnese Spolverini’s photographs which, given their small sizes, emphasise the viewer’s voyeuristic attitude. Sculptor Noa Pane similarly relates to the same semantic couple in her work where solid materials cage, entrap a black sheath, which, once filled, almost inflated, struggles to come out from the nets, which tighten it. The theme of the competition has been interpreted by Ricardo Aleodor Venturi and by Benedetta Fioravanti following the generative nourishment thesis: the drawing by the former tells about the tender exchange and the exquisite offer connecting two female figures, mother and daughter, whereas the installation of the latter accumulates a pile of earth to feed a branch of berries. More literal are the works by Ilaria Gasparoni, who has sculpted from life a marble cabbage taken from a field, which she is exhibiting on a plinth made of an exotic wood and by Sara Bertuccioli with her Cubo Cibo alluding to modern practices in food consumption. Donato Mariano’s table is an example of impractical design, negating the common use of the desk to provide the imagination with a possible otherworldly escape further away from the known four dimensions of physical experience.

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artworks

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Federico Ambrosio

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Sotto prescrizione del dott. H.

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Marco Bacoli

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Senza titolo - No title

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Sara Bertuccioli

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Cubo cibo

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Kane Caddoo

Breton

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Gian Martino Cecere

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Vegetable rebus

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Matteo Costanzo

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Paramnesia V (for your eyes)

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Benedetta Fioravanti

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Senza titolo 2015

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Ilaria Gasparroni

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Un lavoro del cavolo!

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Donato Mariano

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Senza titolo

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Francesco Mori

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70 kg

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Noa Pane

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Senza titolo

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Simona Pavoni

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Vegetal wax

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Dario Picariello

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Verderame (stilleben)

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Jana Radovic

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Es(senza)

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Marika Ricchi

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Parfums de vie

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Agnese Spolverini

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#food #porn

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Ricardo Aleodor Venturi

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Atmosfere

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Anna Zanichelli

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Dei venti è la rosa

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Attività dell’Accademia di Belle Arti di Urbino a cura di Anna Fucili e Luigina Bocconcelli

L’Accademia di Belle Arti di Urbino ha sede nell’ex Convento dei Carmelitani Scalzi, ricostruito dal 1713 al 1742 con l’attigua chiesa dell’Annunziata, ultimata nel 1757, su disegno dell’architetto e religioso dello stesso Ordine, Giovan Battista Bartoli (Roma 1668-Urbino 1741). Alla Direzione dell’Accademia si sono succeduti Renato Bruscaglia (1967-1970), Concetto Pozzati (1970-1973), Arnaldo Battistoni (1973-1983), Elio Marchegiani (19831988), Giorgio Bompadre (1988-1989), Gabbris Ferrari (1989-1991), Cristina Marabini (1991-1997), Rossano Guerra (1997-1999), Massimo Marra (1999-2000), Umberto Palestini (2000-2010), Sebastiano Guerrera (2010-2014), Umberto Palestini (dal 2014). L’incarico di Presidente del Consiglio di Amministrazione, organo deliberante preposto alla gestione finanziaria dell’Accademia, è stato ricoperto, su designazione del Ministero della P.I.-Ispettorato per l’Istruzione Artistica e in seguito del M.I.U.R.A.F.A.M., da Sergio Antonelli (1967-1972), Corrado Dionigi (1972-1982), Giuseppe Franzè (1982-1999), Piero Guidi (2000-2003), Vittorio Sgarbi (2003-2013), Giorgio Londei (dal 2013).

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Mostre principali 2014/15 Mostra Camere in chiaro. (4 giugno 2015). A cura di Dario Picariello. Il progetto, pensato e organizzato dagli stessi studenti ha come finalità quello di condensare le esperienze fatte durante il proprio percorso all’interno dell’Accademia. L’obiettivo è quello di portare alla luce, di mostrare le proprie capacità, confrontandosi con un particolare spazio come quello dei sotterranei dell’Accademia di Urbino. OS1_OPERATIVE SYSTEM 1 / NUTRIMENTUM. Mostra relativa al progetto Nutrimentum 2015. Le opere selezionate saranno esposte presso la Rampa di Francesco di Giorgio Martini a partire dal 13 maggio 2015. La Muta del III millennio. Oltre il silenzio/Beyond the silence. A cura di Umberto Palestini. Mostra realizzata dal 12 marzo al 3 maggio 2015 presso la Casa Natale di Raffaello – Bottega Giovanni Santi dagli artisti vincitori del Bando: per la categoria Arti Visive Fato Matteo, Frani Ettore, Picariello Dario, per la categoria Fashion Facchini Anna e Laura, La Rocca Andrea, Tribuiani Georgia. Nuove identità. Giovani autori dall’Accademia di Belle Arti di Urbino. Mostra a cura di Ludovico Pratesi svoltasi dal 24 ottobre 2014 al 11 gennaio 2015 presso i sotterranei di Palazzo Ducale, Urbino. Sono state esposte le opere di Annalisa D’Annibale, Barbara Amadori, Corrada Di Pasquale, Dario Picariello, Davide Mancini Zanchi, Federico Ambrosio, Giacomo Podestà, Laura Fonsa. 2014 Officine. Quattro personali di studenti del Dipartimento di Arti Visive dell’Accademia di Belle Arti di Urbino: Cecilia Ripesi (maggio 2014), Ilaria Gasparroni (giugno 2014), Medea Moroder (settembre 2014) Gian Martino Cecere (ottobre 2014) in collaborazione con il Comune di Falconara Marittima (AN), CART – Centro Documentazione Arte Contemporanea di Palazzo Pergoli, Falconara Marittima. Nuove identità. Giovani autori dall’Accademia di Belle Arti di Urbino, a cura di Ludovico Pratesi in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici delle Marche, Serre del Palazzo Ducale di Urbino, 24 ottobre 2014 – 11 gennaio 2015. Arteorto, Sculture degli studenti dell’Accademia di Belle Arti realizzate con tufo di Matera, Orto botanico di Urbino, 10 giugno - 10 settembre 2014. Fabio Bertoni. Ouverture, Personale a vent’anni dalla morte dell’artista e docente dell’Accademia, in collaborazione con l’Accademia Raffaello di Urbino, a cura di Umberto Palestini, Casa Raffaello, Urbino, 12-29 giugno 2014. 2013 Random³, a cura di Antonella Micaletti e Gabriele Simongini, Urbino, Sale del Castellare di Palazzo Ducale, 14–28 novembre. Fartlek, mostra dei giovani artisti del biennio specialistico in Edizioni e Illustrazione per la Grafica d’Arte, Accademia di Belle Arti di Urbino, Falconara Marittima, Centro Cultura Pergoli, 1219 ottobre. Segni della scultura/L’eredità della tecnica. Alessandro Di Giambattista, Ettore Di Giammarino, Noa Pane, Jessica Pelucchini, a cura di Pino Mascia e Angela Sanna, promossa da Frontoneventi, Accademia di Belle Arti di Urbino, Associazione Culturale Bellosguardo, Castello di Frontone, 22 settembre–3 novembre. Factory/Contemporary Art, progetto in collaborazione di Accademia Raffaello, Accademia di Belle Arti di Urbino, L’ARCA laboratorio per le arti contemporanee di Teramo: Unire i Punti, mostra personale di Georgia Tribuiani, mostra e catalogo a cura di Umberto Palestini, Casa Natale di Raffaello e Bottega Giovanni Santi, 15 gennaio–17 febbraio.

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2012 Random/28, a cura di Angela Sanna e Bruno Ceci, Urbino, Sale del Castellare di Palazzo Ducale, 8–22 novembre. Open Spaces, promossa da AGA, Amici Giovani Artisti, Pesaro e dall’Accademia di Belle Arti di Urbino, che presenta una selezione di opere dei suoi allievi esposte in quattro sedi del centro sto-

rico di Pesaro, secondo un preciso rapporto con i luoghi: Galleria della Pergola e spazi di Zucca Arte Design, pittura, scultura e fotografia; Paolo Semprucci Fotografo, video arte; Libreria del barbiere, illustrazioni e i libri illustrati, 3–17 agosto. Nuovi confini, mostra collettiva di grafica d’arte, Accademie di Belle Arti di Urbino, Catania, Venezia, Sassari, Valencia, Barcellona e Bucarest, Centro fieristico Le Ciminiere, Catania, 23 giugno 23 luglio; Siracusa, Galleria d’Arte Contemporanea Montever-gini, 10–28 ottobre. Vorrei che fossimo farfalle, Il Risveglio dei Giardini Ducali, mostra degli allievi della scuola di Scultura, a cura di Giancarlo Lepore, Fossombrone, 7 luglio. Porta Pia | open academy and residence, progetto ideato da Ljudmilla Socci e promosso dall’associazione white.fish.tank con la collaborazione di Andrea Bruciati per la terza edizione di Arrivi e Partenze, rassegna internazionale di arte contemporanea; in programma mostre, workshop, ateliers e residenze d’artista che vede coinvolti studenti delle Accademie di Belle Arti di Urbino e Macerata, negli ambienti dello storico monumento di Porta Pia, Ancona, 30 giugno–22 luglio; 23 agosto–2 settembre. 2011 Factory/Contemporary Art, progetto in collaborazione di Accademia Raffaello e Accademia di Belle Arti di Urbino, Gabriele Arruzzo, Essere un’isola, mostra e catalogo a cura di Umberto Palestini, Casa Natale di Raffaello e Bottega Giovanni Santi, 2 dicembre–10 gennaio 2012. Carlo Bo 1911-2011, Gli ex Libris illustrano e narrano, mostra itinerante a Urbino, Palazzo Petrangolini, 25–28 agosto, Sestri Levante e Milano. Partecipazione allievi Accademia. Campus. The Italian emerging Art Scene, Federica Bocchi, Kane Caddoo, Jacopo Pannocchia, Chiara Seghene, Stefano Teodori, a cura di Massimo Vitangeli, Bellinzona, 13 agosto–18 settembre. Random, a cura di Ada Lombardi e Umberto Palestini, Urbino, Sale del Castellare di Palazzo Ducale, 5–23 giugno. Segni della scultura/Proposte a confronto, a cura di Giancarlo Lepore, Pino Mascia e Angela Sanna, promossa da Comune di Frontone, Associazione Bellosguardo e Accademia di Belle Arti di Urbino, Castello di Frontone, 29 maggio–26 giugno. Factory/Contemporary Art, progetto in collaborazione di Accademia Raffaello e Accademia di Belle Arti di Urbino, Urbino, Casa natale di Raffaello, Bottega Giovanni Santi, a cura di Umberto Palestini: Matteo Fato (Osservando la parola), 5 maggio–2 giugno. Illustri. Premio di illustrazione contemporanea Antonia Mancini, a cura di Umberto Palestini e Serena Riglietti, Urbino, Casa natale di Raffaello, Bottega Giovanni Santi, 24 febbraio–16 marzo. 2010 Intus labor. Immagini e installazioni dalla Biblioteca e dai Musei Oliveriani di Pesaro, a cura di Marcello Di Bella e Roberto Vecchiarelli, installazioni Accademia di Belle Arti di Urbino, corsi di Scenotecnica, Storia dello spettacolo, Modellistica, Laboratorio di Incisione, Pesaro, Centro Arti Visive Pescheria, 4 dicembre–16 gennaio 2011. Illustri. Premio di illustrazione contemporanea Antonia Mancini, a cura di Umberto Palestini e Serena Riglietti, in collaborazione con Associazione Culturale Il Teatro degli artisti Pesaro, Accademia Raffaello Urbino e Sat Pesaro, Pesaro, Galleria Franca Mancini, 25 novembre–10 dicembre. Out Of Range 2010, esperienze digitali e multimediali, Il mondo che verrà, Pensare al futuro nel presente, Castello di Frontone, 13–21 novembre, 21 dicembre–27 febbraio 2011. Factory/Contemporary Art, progetto in collaborazione di Accademia Raffaello e Accademia di Belle Arti di Urbino, Urbino, Casa natale di Raffaello, Bottega Giovanni Santi. Due le mostre realizzate, a cura di Umberto Palestini: Andrea La Rocca. Secrétaire, 1–27 luglio. Anna Laura Facchini. ParallelAktiôn, 29 luglio–29 agosto. Segni della scultura/Sette artiste, a cura di Pino Mascia, Frontoneventi, Castello di Frontone, 2 maggio–27 giugno. Caleidoscopio. Opere dall’Accademia di Belle Arti di Urbino, Urbino, Sale del Castellare di Palazzo Ducale, 20 febbraio–11 marzo.

2009 Out of range. Emotions, Castello di Frontone: 18 ottobre–5 novembre / 27 dicembre 2009–31 gennaio 2010. Omaggio. Opere per il Teatro Petruzzelli, a cura di Umberto Palestini, Bari, Sala del Colonnato della Provincia 5–20 dicembre. Sinergie, Acqualagna, Museo Archeologico 25 ottobre–25 novembre. Verso il segno. Incisioni per Renato Bruscaglia, a cura della scuola di Grafica, Urbino, Accademia di Belle Arti, 21 settembre–31 ottobre. Le donne di Raffaello, in collaborazione con Terziario donna Confcommercio, Urbino, Casa natale di Raffaello, Bottega Giovanni Santi, 5 giugno–12 luglio. 3 donne sul campo, Tre reporter sulla condizione femminile, Urbino, Rampa Francesco Di Giorgio Martini, marzo. Kaleidoscopio. Opere dall’Accademia di Belle Arti di Urbino, Urbino, Sale del Castellare di Palazzo Ducale, 22 aprile–24 maggio. 2008 Raffaello Scianca pitture/sculture, Monteciccardo, Conventino, 20 dicembre–31 gennaio 2009. With Taste/ con gusto, Cagli Palazzo Mochi-Zamperoli, aprile maggio. Talenti di Marca due, Accademie di Belle Arti di Macerata e Urbino, a cura di Paolo Benvenuti, Massimo Ceccarelli Vitangeli, Tolentino, Palazzo Parisani-Bezzi, 6–29 giugno. Expo Arte 2008, 28^ Fiera internazionale di arte moderna e contemporanea, Bari 3–6 aprile. 2007 Dislocazioni, Urbino, Sale del Castellare di Palazzo Ducale, 23 maggio–15 giugno. Confronti. Mostra d’arte contemporanea di giovani artisti delle Accademie di Belle Arti di Bologna e Urbino, San Giorgio di Pesaro (PU), 21–29 aprile. Talenti di Marca. Talents of mark, Accademie di Belle Arti di Macerata e Urbino, a cura di Paolo Benvenuti, Massimo Ceccarelli Vitangeli, Ancona, Mole Vanvitelliana, 14 aprile–13 maggio. 2006 VI Premio internazionale Fabio Bertoni per l’incisione, mostra opere selezionate, Fermignano, Sala Bramante, 6 dicembre–18 gennaio 2007. Luigi Carboni, Sale del Castellare di Palazzo Ducale, 7 aprile-1 maggio. Traduzioni. >Lirici spagnoli>Carlo Bo>Opere grafiche, a cura di Umberto Palestini, Urbino, Sale del Castellare di Palazzo Ducale, 10–28 maggio. Confronti. Mostra d’arte contemporanea di giovani artisti delle Accademie di Belle Arti di Bologna e Urbino, San Giorgio di Pesaro (PU) 22–30 aprile. 2005 Sistemi operativi_06. Imperfetto, Urbino, Sale del Castellare di Palazzo Ducale, Rampa Francesco di Giorgio Martini, Sala del Maniscalco, 9 novembre–4 dicembre. Promesse ed altro ancora, Urbino, Galleria dell’Accademia, 21 ottobre–3 novembre. Opus liber. Libri d’artista dalle Accademie di Belle Arti di Firenze, Milano, Urbino, Venezia, Urbino, Casa natale di Raffaello, Bottega Giovanni Santi, 17 settembre–1 ottobre, nell’ambito di Ars Libraria. Crossing Over, mostra internazionale d’arte contemporanea, Udine 15–26 settembre, Villa D’Este, 1–9 ottobre. Premio Pascucci 2005, a cura di Cristina Marabini, Monte Cerignone 23 luglio–20 agosto. Promesse. Ricerche artistiche dall’Accademia di Belle Arti di Urbino, Montefiore Conca, Rocca Malatestiana, 10 luglio–11 settembre. Primaverile romana 2005, 13 maggio-13 giugno;19 maggio-15 giugno. Il vincitore del Premio nazionale delle Arti 2004, sezione Pittura, Leonardo Bollini, espone alla Galleria d’Egitto; i finalisti in alcune gallerie romane: Alessandra De Laurentiis e Mirka Pretelli, (sezione Pittura) Mariangela Malvaso (sezione Arti tecnologiche), Umberto Schettini (sezione Grafica). Opus liber, Pietole di Virgilio, Museo Virgiliano, 23 aprile-22

maggio. 2004 Sistemi operativi_05. Fuori tema, Urbino, Sale del Castellare di Palazzo Ducale, Rampa Francesco di Giorgio Martini, Sala del Maniscalco, 23 novembre–8 dicembre. + Positive. II Biennale Merano Arte, sezione Accademia di Belle Arti di Urbino, Merano, 11 settembre–8 gennaio 2005. Se luce ed ombra. Incisioni e disegni di Alicja Habisiak e Marco Fantuzzi, Urbino, Casa natale di Raffaello, Bottega Giovanni Santi, 16–31 luglio. Ipertesi–Ricerche fotografiche dall’Accademia di Belle Arti di Urbino, Montefiore Conca, Rocca Malatestiana, 26 giugno–29 agosto; Teramo, Sala comunale 16 ottobre–14 novembre. V Premio internazionale Fabio Bertoni per l’incisione, mostra opere selezionate, Fermignano, Sala Bramante, 2 aprile–2 maggio. 2003 Sistemi operativi_04. Bugie, inganni e illusioni, Urbino, Sale del Castellare di Palazzo Ducale, 26 novembre–8 dicembre. 10+10: Accademie di Belle Arti di Macerata e Urbino, 53^ Rassegna Internazionale d’Arte G. B. Salvi, Sassoferrato, Palazzo Oliva 25 luglio–31 agosto. Incidere Odtisi Grabar, Grafica dalle Accademie di Urbino, Bologna, Lubiana, Valencia, Montefiore Conca, Rocca Malatestiana, 20 giugno–31 luglio. Renato Bruscaglia. Primavera come mai prima, Urbino, Palazzo Ducale, Sale del Castellare, 31 maggio–5 luglio. Dialogo, Urbino, Università, Facoltà di Economia e Commercio, Palazzo Brandani, 25 gennaio–20 febbraio. 2002 Sistemi operativi_03. Naturale/artificiale, Urbino, Sale del Castellare di Palazzo Ducale, 20 novembre–7 dicembre. DNart, I Biennale Kunst Meran, Merano Arte, giugno–settembre. Beyond the edge. Giovani artisti dalle Accademie di Belle Arti di Bologna e Urbino, Montefiore, Rocca Malatestiana, 8–30 giugno. Incidere. Trent’anni di grafica d’arte dall’Accademia di Belle Arti di Urbino, Urbino, Collegio Raffaello, 29 giugno–26 agosto. Out, Pesaro, Pescheria, Centro per le Arti Visive, 1–28 febbraio. 2001 IV Premio internazionale Fabio Bertoni per l’incisione, mostra opere selezionate, Fermignano, Sala Bramante, dicembre–febbraio 2002. Sistemi operativi_02. L’immagine, Urbino, Sale del Castellare di Palazzo Ducale, 21 novembre. Frontiere. Linguaggi a confronto, Montefiore Conca (RN), Rocca Malatestiana, 21 luglio–28 ottobre. Sistemi operativi. Opere e metodi nell’anno 2000, Pesaro, Sala Laurana, Palazzo Ducale, 3–13 febbraio. 2000 Sistemi operativi. Opere e metodi nell’anno 2000, Urbino, Sale del Castellare di Palazzo Ducale, 22 novembre. Genii. Percorsi di Anatomia artistica, Turi, Palazzo Marchesale Venusio; Urbino, Sale del Castellare di Palazzo Ducale, 10–20 novembre. Speculari polarità, Pescheria Nuova, Rovigo, 10 giugno. Arte Donna, Fermignano, Sala Bramante, 8 marzo. 1999 III Premio internazionale Fabio Bertoni per l’incisione, mostra opere selezionate, Fermignano, Sala Bramante, dicembre–gennaio 2000. Es–pressioni. Incisione tra arte e tecnica, Comune di Urbino Assessorato alla cultura, Urbino, Collegio Raffaello, 6–27 giugno/20 luglio–29 agosto. 1998 Artefici. Trent’anni dell’Accademia di Belle Arti di Urbino 19671997, Urbino, Sale del Castellare di Palazzo Ducale, Bottega Giovanni Santi; Rampa Francesco Di Giorgio Martini; Sala del Maniscalco; Accademia di Belle Arti di Urbino; 20 giugno–4 luglio.

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Punto di partenza - Stazione di Rimini - Appuntamenti d’arte dicembre ‘98 / gennaio ‘99, Accademie di Bologna, Ravenna, Urbino. 1997 II Premio nazionale Fabio Bertoni per l’incisione, mostra opere selezionate, Fermignano, Sala Bramante, febbraio–marzo. Accademie d’Italia. Accademia di Belle Arti di Urbino. Laboratori paralleli 97, Cattolica, Galleria comunale Santa Croce, 9 luglio–14 settembre. Easy Cooker, mostra progetti Concorso Easy Cooker, Urbino, Chiesa di S. Domenico, 14–25 giugno. 1996 Easy Cooker, mostra progetti Concorso Easy Cooker, Urbino, Chiesa di S. Domenico, 8–16 giugno. In Accademia-Aspetti dell’ incisione contemporanea, Incisioni di allievi Accademie di Belle Arti italiane, L’Aquila, Accademia di Belle Arti e Museo sperimentale d’arte contemporanea, 20–30 maggio. Architetture del cielo, Monteciccardo, Conventino Servi di Maria, 8 marzo. 1995 I Premio nazionale Fabio Bertoni per l’incisione, mostra opere selezionate, Fermignano, Sala Bramante, dicembre–gennaio 1996. Bronzetti e modelli dell’Accademia di Belle Arti di Urbino, Pesaro, Libreria del Barbiere, 14 ottobre–8 novembre. In fiore, opere di 37 allievi dell’Accademia, Urbino, Corte della Miniera, 21 marzo. Edizioni degli Scalzi-Grafiche dell’Accademia, Urbino, Circolo ACLI Centro Universitario, 22 febbraio–11 marzo. 1994 Le edizioni di grafica dell’Accademia di Belle Arti di Urbino, Fermignano, Sala Bramante, 26 maggio–14 giugno. Solo pittura, opere di pittura allievi Accademia di Belle Arti di Urbino, Cagli, Galleria Bellosguardo, 3–25 luglio. 1993 Albornoz, Reggio Emilia, Palazzo Bentivoglio Gualtieri, 11–24 luglio. Arte contemporanea, Accademie di Belle Arti di Macerata e Urbino, Monsampolo del Tronto (AP). 1992 Attention, Art! Ipotesi a confronto 1992: dipinti, sculture e installazioni di giovani autori, opere di allievi delle Accademie di Belle Arti di Urbino, Ravenna, Berlino e Barcellona, Candelara di Pesaro, Villa Berloni Almerici; Rimini, Galleria comunale d’arte moderna; Cervia, Ex-Magazzini del Sale, 11 ottobre–7 novembre. All’ombra di Piero, Urbino, Rampa Francesco Di Giorgio Martini, 7–30 maggio. 1991 Ipotesi a confronto, opere di dieci allievi delle Accademie di Belle Arti di Urbino e Ravenna, Rimini, Musei comunali, 19 ottobre–16 novembre. Dentro l’Accademia, mostra scuole di Pittura, Scultura, Decorazione, Scenografia, Incisione, Urbino, Accademia di Belle Arti, 11 luglio–30 settembre. 1990 Lezione visiva di Omar Galliani e Mario Ramous, Accademia di Belle Arti, Urbino, 27 gennaio e 16 febbraio. Arte Estate ’90, II Rassegna d’arte contemporanea, installazioni Facultat de Belles Arts di Barcellona e Accademia di Belle Arti di Urbino, Savignano sul Rubicone, 12 luglio–5 agosto. 1988 Narrazioni, Pesaro, Deposito Figure. Accademia di Belle Arti di Urbino, Milano, Galleria Ken Damy. 180

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Fotografia sospesa, percorsi della fotografia contemporanea in Italia, Urbino, Accademia di Belle Arti. Quindici anni di incisione all’ Accademia di Belle Arti di Urbino, Urbino, Accademia di Belle Arti, novembre 1985-gennaio 1986. 1984 Opere degli allievi della Facoltà di grafica dell’Accademia di Belle Arti di Varsavia, Urbino, Sale del Castellare di Palazzo Ducale, dicembre. Microcosmo-Macrocosmo itinerari di pratiche artistiche, Urbino, Sale del Castellare di Palazzo Ducale, giugno. 1982 Anteprima ‘82, opere di allievi, Milano, Centro Annunciata e Urbino, Accademia di Belle Arti, 18 settembre–7 ottobre. 1981 Anteprima ‘81, opere di allievi, Ancona, Aula Magna Liceo scientifico e Ferrara, Palazzo dei Diamanti, maggio-giugno. 1980 Visages de la contemplation, fotografie di Michele Pellegrino, Urbino, Accademia di Belle Arti. Mario Giacomelli fotografie, a cura di Angelo Schwarz, Urbino, Accademia di Belle Arti. Grafica pubblicitaria e arti visive 1960-1975, Urbino, Accademia di Belle Arti. 1975 Mostra itinerante a Strasburgo, Pesaro-Strasburgo. Rapporto 75, Galleria Pontaccio, Milano. De Stijl 1917-1931, fotografie e modelli, Urbino, Accademia di Belle Arti. 1974 Mostra didattica alla Galerja Studentskog Kulturnog di Beograd, con Accademia di Belgrado. 1973 Mostra di grafica degli allievi dell’Accademia di Belle Arti di Urbino, Pesaro, Galleria Il Segnapassi. 1971 Mostra di opere grafiche di Luciano De Vita e Luigi Bartolini, Casa natale di Raffaello, Bottega Giovanni Santi. 1970 Mostra dei lavori premiati eseguiti dagli allievi delle Accademie di Belle Arti, Accademia nazionale di San Luca, premiati Rossano Guerra e Paolo Mario Paolucci (pittura), Giulio Marcucci (scultura), Roma, Palazzo Carpegna. Edizioni d’arte 2013/14 Cartella d’artista realizzata dalla Scuola di Grafica d’Arte con una stampa originale di Fabio Bertoni in occasione della mostra Fabio Bertoni. Ouverture (2014). Il Segreto delle Fragole, Agenda d’arte 2014, edizioni LietoColle, Colverde (CO), 2013, con opere degli studenti, a cura di Gianluca Murasecchi, Giovanni Turrìa, Stefania Avellino e Stefania Quattropani, nell’ambito del ciclo Andirivieni 2, 18 novembre 2013. Fatti d’arte e poesia n. 9, Poesia di fabio Serpilli e bulino di Riccardo Bucella, presentazione a cura di Fabio Ciceroni, 15 ottobre 2014. 2013 Paralleli Concentrici, due incisioni all’acquaforte di Irene Podgornik, testi di Sebastiano Guerrera e Cecilia Casadei. Acqua, xilografia a colori realizzata da Riccardo Bucella con un testo di Roberta Ridolfi, in occasione dell’apertura del Reparto Dialisi, Presidio Ospedaliero Santa Croce, Fano. 2012 Sguardo e memoria, una poesia di Luca Cesari, xilografie a colori di Federico Ambrosio, Riccardo Bucella, Mattia Caruso, Matteo Spinelli, testi di Sebastiano Guerrera, Giovanni Turria

e Gianluca Murasecchi, pubblicazione realizzata per il MIUR-AFAM. Urbino, i nostri ieri, con una incisione all’acquaforte di Pamela Radino, realizzata per l’intitolazione del Magistero a Paolo Volponi con il patrocinio dell’E.R.S.U. 2008-2012 Fatti d’arte e poesia, a cura di Giovanni Turria e Gianluca Murasecchi, piccole liaison tra arte e poesia, n. 1/7. 2011 Riccardo Tonti, L’incompiuta di Brendola, due incisioni all’acquaforte di Riccardo Tonti, testi di Sebastiano Guerrera e Gastone Mosci. La macchina mondiale, incisioni di Alice Guerra e Laura Fonsa, testi di Sebastiano Guerrera, Giovanni Turria e Gianluca Murasecchi, pubblicazione realizzata per il MIUR-AFAM. Il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco con una incisione all’acquaforte di Evgeniya Hristova, realizzata in occasione della Festa Nazionale di Santa Barbara. Carlo Bo, Paul Valery, il poeta esplora l’intelligenza, con un rilievo di Pamela Radino, collana Giro del Cassero. Ricetta autentica e ricetta rielaborata nella cucina di Roma, una ricetta di Apicio e una ricetta e testi di Maria Grazia Sassi con due disegni di Alberto Vacca Lepri, collana Giro del Cassero. 2010 Senza paura. Il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile, incisioni all’acquaforte di Marco Brancato, Evgeniya Hristova, Anna Canossa, Anila Shapalaku, Alberto Vacca, testi di Francesco Paolo Tronca, Sebastiano Guerrera, note di Giovanni Turria e Gianluca Murasecchi, con il patrocinio del Ministero dell’Interno e Federchimica Assogas liquidi. Omar Galliani, Disegno siamese, con un testo di Vittorio Sgarbi. Evgeniya Hristova, Il Sogno di Piero, con un testo di Umberto Palestini. Il lavoro incide il mondo, con una incisione all’acquaforte di Pamela Radino, testo di Gianluca Murasecchi, realizzata in occasione del Convegno Cgil a Pesaro. Guido Strazza, Primo Segnare, realizzata in occasione della mostra a Urbino, Casa natale di Raffaello, Bottega Giovanni Santi, 2 ottobre–14 novembre. Valerio Volpini, La lezione attuale di Camus, collana Giro del Cassero. 2009 Renato Bruscaglia, La casa delle vacanze, poesia di Umberto Piersanti; testo di Anna Cerboni Baiardi, note di Vittorio Sgarbi e di Umberto Palestini. 2008 Carabinieri. Il sentimento–un’idea, acqueforti degli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Urbino, presentazione di Vittorio Sgarbi, testi di Giovanni Turria e Gianluca Murasecchi. Progetto realizzato per la ricorrenza del 194° di fondazione dell’Arma dei Carabinieri e con il patrocinio del M.U.R., della Regione Marche; le opere sono state esposte al Teatro delle Muse di Ancona. 2006 Traduzioni, Lirici spagnoli Carlo Bo Opere grafiche, frammenti lirici di poeti spagnoli tradotti da Carlo Bo, Per il V Centenario Fondazione Università degli Studi di Urbino. 2005 Giorgio Bompadre, Opera grafica a rilievo, Edizioni degli Scalzi. 2004 Marco Fantuzzi, Senza titolo, grafica realizzata per il Premio Nazionale delle Arti, Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino. Omar Galliani, Se non apri gli occhi, grafica realizzata per il Premio Nazionale delle Arti, Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino. In un’altra luce, incisioni di Alicja Habisiak, frammenti poetici di Paolo Volponi tratti da Il Giro dei Debitori (1953-1954), Edizioni degli Scalzi, Urbino.

2003 Renato Bruscaglia, Le viole nello studio, Edizioni degli Scalzi, Urbino. 2002 Omar Galliani, Senza titolo, lito-serigrafia, Edizioni degli Scalzi. Fabio Bertoni, Dafne, Edizioni degli Scalzi, Urbino. 2001 Omaggio a Carlo Bo, poesie e incisioni, edizione a cura di Bruno Ceci, realizzata da Accademia di Belle Arti, Università degli Studi, Istituto Statale d’Arte, ISIA, Accademia Raffaello, Comune, ERSU, Fond. Cult. Sociale Il Pellicano di Urbino e Associazione Culturale La luna di Casette d’Ete. 1998 Artefici 1967-1997, testo di Cristina Marabini, grafiche di Renato Bruscaglia, Concetto Pozzati, Arnaldo Battistoni, Elio Marchegiani, Giorgio Bompadre, Gabris Ferrari, Edizioni degli Scalzi, Urbino. 1997 Un fantasma di nuvole, una prosa di Lautréamont, poesie di Guillaume Apollinaire, grafiche di Lorenzo Amadori, Edizioni degli Scalzi, Urbino. A Giorgio – I cicli dell’iride, testi di Toni Toniato e Gastone Mosci, tre rilievi di Giorgio Bompadre, Edizioni degli Scalzi, Urbino. 1996 Omar Galliani, Senza titolo, lito-serigrafia, Edizioni degli Scalzi, Urbino. 1995 Trapunti d’amore, testo di Umberto Palestini, poesie di Pablo Neruda, incisioni/serigrafie di Salvatore Scafiti, Alois Seiwald, Marcello Signorile, Edizioni degli Scalzi, Urbino. Spaesamenti, testo di Gian Ruggero Manzoni, calcografie di Javier Garcera, Edizioni degli Scalzi, Urbino. 1994 La linea dell’incisione, testo di Bruno Ceci, incisioni di Alessandra Antonelli, Gabriella Barone, Benedetto Di Francesco, Maria Grazia Fuglini, Mauda Galdenzi, Tania Mattei, Luca Mattia, Edizioni degli Scalzi, Urbino. 1993 La forma del tempo, testo di Umberto Palestini, serigrafie/calcografie di Laura Gramolini, Edizioni degli Scalzi, Urbino. Il tempo, frammenti poetici di Mario Ramous, serigrafie/calcografie di Alessandra Antonelli, Edizioni degli Scalzi Urbino. 1992 I tre piani, testo di Gian Ruggero Manzoni, frammenti poetici di Mario Ramous, serigrafie/calcografie di Mario Consiglio, Andrea Di Marco, Antonio Paoloni, Biagio Rizzi, Rossano Zapparrata, Edizioni degli Scalzi, Urbino. 1991 Coincidenze, testo di Marina Pizzarelli, poesia inedita di Mario Ramous, serigrafie di Claudio Boccolacci, Christian Cassar, Sandro Ciriscioli, Edizioni degli Scalzi, Urbino. 1990 Giovani legami, testo di Italo Mancini, calcografie di Fabio Bertoni, Omar Galliani, Alessandro Petromilli, Edizioni degli Scalzi, Urbino. Immagini per la città, testo di Gastone Mosci, venti serigrafie di dieci allievi, Edizioni degli Scalzi, Urbino. 1986 Giorgio Bompadre, Veneziana, 6 frammenti 1971 6 serigrafie 1984, con una nota di Gastone Mosci, Edizione degli Scalzi Urbino 1986. 1984 Carlo Bo e Urbino, serigrafie di Giorgio Bompadre, Renato Bruscaglia, Elio Marchegiani, testi di Mario Ramous e Carlo Bo.

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Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino. Cataloghi di mostre e pubblicazioni 2014/15 OS1_OPERATIVE SYSTEM 1 / NUTRIMENTUM Nuove Identità, new identities. A cura di Ludovico Pratesi.. Artificio Edizioni, 2015 La Muta oltre il silenzio. A cura di Umberto Palestini. Baskerville, 2015 Catalogo bilingue con vari contributi critici e la riproduzione dei lavori fina­listi selezionati tramite il Bando “La Muta del III millennio”, esposti nella Casa Natale di Raffaello Sanzio. Lascia che parli il vento. Dal canto al mito. A cura di Luca Cesari. Baskerville, 2015. Catalogo pubblicato in occasione dell’istituzione della Casa della Poesia ad Urbino. Nella tana del Bianconiglio. Saggio sulla mutazione digitale. Di Rossano Baronciani, Effequ, 2014 Amarcord Tonino Guerra tra poesia e polis. A cura di Luca Cesari. Baskerville, 2014. Catalogo pubblicato dal Comune di Urbino in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Urbino ed altri Enti promotori 2013/14 Il sogno di Piero: Gillo Dorfles. Pubblicazione in occasione dell’assegnazione del Premio Speciale “Il sogno di Piero” 2014 a Gillo Dorfles. A cura di Luca Cesari, AGE Urbino, 2014 Premio Accademia Small Print per la Grafica d’Arte. Catalogo realizzato in occasione del Premio omonimo. A cura di Giovanni Turria e Gianluca Murasecchi, SAT Pesaro, 2014. Prospetto Urbinate, Monastero dei Carmelitani Scalzi. Restauro delle facciate e dei sotterranei. Catalogo a cura di Agnese Vastano. Testi di Umberto Palestini, Agnese Vastano, Biagio De Martinis e Gianluca Gostoli, progetto grafico Muschi & licheni design network, 2014. Il Barbiere di Siviglia. Accademia di Belle Arti di Urbino + Rossini Opera Festival 2014 (AGO 2014). Libretto sul progetto di costruzione dello spettacolo “Il Barbiere di Siviglia” di Gioacchino Rossini, realizzato in occasione del Rossini Opera Festival 2014. A cura di Francesco Calcagnini, Rossano Baronciani e Davide Riboli. Scuola di Scenografia Accademia di Belle Arti di Urbino, 2014) Fabio Bertoni. Ouverture, a cura di Umberto Palestini, Baskerville Artbooks, Bologna, 2014 Tesori da scoprire: il monastero dei Carmelitani Scalzi di Urbino, a cura di Agnese Vastano con testi di Anna Fucili, Argalia Editore, Urbino, 2013 2013 Random³, a cura di Antonella Micaletti e Gabriele Simongini, Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino. Segni della scultura/L’eredità della tecnica. Alessandro Di Giambattista, Ettore Di Giammarino, Noa Pane, Jessica Pelucchini, a cura di Pino Mascia e Angela Sanna. 2012 Random/28, a cura di Angela Sanna e Bruno Ceci, Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino. Il signor Bruschino, Accademia di Belle Arti di Urbino / Rossini Opera Festival. 2011 Random, a cura di Ada Lombardi e Umberto Palestini, Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino. Segni della scultura/Proposte a confronto, a cura di Giancarlo Lepore, Pino Mascia e Angela Sanna, Castello di Frontone.

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2010 La fabbrica del vento. Accademia di Belle Arti di Urbino/scuola di Scenografia 1990-2010, a cura di Francesco Calcagnini e Umberto Palestini, con la collaborazione di Christian Cassar, Baskerville. Illustri. Premio di illustrazione contemporanea Antonia Mancini, a cura di Umberto Palestini e Serena Riglietti. Demetrio e Polibio, Accademia di Belle Arti di Urbino / Rossini Opera Festival. Segni della scultura/Sette artiste, a cura di Pino Mascia, Castello di Frontone. Caleidoscopio. Opere dall’Accademia di Belle Arti di Urbino,

2009 Omaggio. Opere per il Teatro Petruzzelli, a cura di Umberto Palestini, Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino. Sinergie, Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino. Verso il segno. Incisioni per Renato Bruscaglia, Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino. Le donne di Raffaello, Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino. 3 donne sul campo, Tre reporter sulla condizione femminile, a cura di Massimo Tosello, Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino. 2008 Raffaello Scianca. Pitture/sculture, Monteciccardo (PU). Talenti di Marca due, a cura di Paolo Benvenuti, Massimo Ceccarelli Vitangeli, Arte Lito S.p.A, Camerino. 2007 Dislocazioni, Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino. Talenti di Marca: talents of mark, Edizioni Artemisia, Falconara Marittima. 2006 Traduzioni: Lirici spagnoli Carlo Bo Opere grafiche, a cura di Umberto Palestini, Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino. Luigi Carboni, a cura di Umberto Palestini e Marcello Signorile, Skira, Milano. VI Premio internazionale Fabio Bertoni per l’incisione, Comune di Fermignano - Accademia di Belle Arti di Urbino. 2005 Sistemi operativi_06. Imperfetto, Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino. Premio Pascucci 2005, Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino. Promesse. Ricerche artistiche dall’Accademia di Belle Arti di Urbino, Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino. 2004 Premio Nazionale delle Arti 2004, Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino. Sistemi operativi_05. Fuori tema, Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino. Ipertesi–Ricerche fotografiche dall’Accademia di Belle Arti di Urbino, a cura di Cristina Marabini, Umberto Palestini, Massimo Tosello, Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino. V Premio internazionale Fabio Bertoni per l’incisione, Comune di Fermignano- Accademia di Belle Arti di Urbino. 2003 Sistemi operativi_04. Bugie, inganni e illusioni, Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino. Incidere Odtisi Grabar, a cura di Cristina Marabini e Laura Safred, Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino. Renato Bruscaglia. Primavera come mai prima, a cura di Silvia Cuppini e Umberto Palestini, Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino. 2002 Sistemi operativi_03. Naturale/artificiale, Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino. Dialogo, a cura di Bruno Ceci, Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino. Incidere. Trent’anni di grafica d’arte dall’Accademia di Belle Arti di Urbino 1970_2002, a cura di Umberto Palestini, Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino. Beyond the edge–Giovani artisti dalle Accademie di Belle Arti di Bologna e Urbino, Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino. Out, Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino. 2001 Sistemi operativi_02. L’immagine, Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino. Frontiere. Linguaggi a confronto, Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino.

IV Premio internazionale Fabio Bertoni per l’incisione, Comune di Fermignano - Accademia di Belle Arti di Urbino.

Emmanuele F. M. Emanuele, Tonino Guerra, Pier Luigi Pizzi, Premio Speciale, Franco Maria Ricci, Alessandro-Ferruccio Marcucci Pinoli di Valfesina.

2000 Sistemi operativi. Opere e metodi dell’anno 2000, Edizioni Accademia di Belle Arti di Urbino. Genii. Percorsi di Anatomia artistica, Turi (BA) – Urbino.

2009 Pio Alferano, Enzo Cucchi, Ivan Theimer, Oliviero Toscani, Premio Speciale, Lelio Oriano Di Zio, Daniele Kihlgren.

1999 III Premio internazionale Fabio Bertoni per l’incisione, Comune di Fermignano - Accademia di Belle Arti di Urbino.

2005 Giorgio Bompadre in memoria, Lucio Dalla, Enrico Ghezzi, Franca Mancini, Aleksandr Sokurov.

1998 Artefici. Trent’anni dell’Accademia di Belle Arti di Urbino 19671997, Urbania, Arti grafiche Stibu.

2004 Andrea De Carlo, Luigi Ontani, Fernanda Pivano, Paolo Rosa, Arturo Schwarz.

1997 Accademie d’Italia. Accademia di Belle Arti di Urbino. Laboratori paralleli 97, Comune di Cattolica-Centro Culturale Polivalente. \II Premio nazionale Fabio Bertoni per l’incisione, Comune di Fermignano - Accademia di Belle Arti di Urbino.

2003 Alberta Ferretti, Fabio Mauri, Tullio Pericoli.

1996 Architetture del cielo, a cura di Andrea M. Mazza, Comune di Monteciccardo - Accademia di Belle Arti di Urbino. 1995 Enrico F. Londei - Pino Mascia, Il conventino di Monteciccardo, Accademia di Belle Arti di Urbino, Comune di Monteciccardo, Provincia di Pesaro e Urbino, Pesaro. I Premio nazionale Fabio Bertoni per l’incisione, Comune di Fermignano-Accademia di Belle Arti di Urbino.

2002 Francesca Alfano Miglietti (FAM), Pier Paolo Calzolari, René Berger, Fabio Bertoni in memoria 2001 Rosellina Archinto, Arnaldo Battistoni in memoria, Eliseo Mattiacci, Ruggero Pierantoni, Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro. 2000 Renato Bruscaglia in memoria, Gerardo Filiberto Dasi, Alessandro Parronchi. Inaugurazioni anno accademico

1992 Attention Art! Ipotesi a confronto 1992, Dipinti. Sculture e installazioni di giovani autori, Stamperia dell’Arancio, Grottammare. All’ombra di Piero, a cura di Umberto Palestini, Stamperia dell’Arancio, Grottammare. 1991 Ipotesi a confronto, Edizioni Essegi, Ravenna. Dentro l’Accademia, a cura di Cristina Marabini, Umberto Palestini, Quattroventi, Urbino. 1990 Enrico F. Londei - Massimo Marra, Urbino analisi visiva della forma urbana, La Stamperia, Rimini. 1985 Quindici anni di incisione all’Accademia di Belle Arti di Urbino, testi di Elio Marchegiani e Renato Bruscaglia. 1984 Microcosmo-Macrocosmo itinerari di pratiche artistiche, a cura di Mariano Apa, AGE, Urbino. 1982 Anteprima 82, catalogo della mostra, testi di Miklos N. Varga e Zanobi Bigazzi. 1981 Anteprima 81, catalogo della mostra, testi di Miklos N. Varga e Virginia Andelmi. Il sogno di Piero / Premio dell’Accademia di Belle Arti di Urbino. Il Premio, rappresentato da una piccola scultura dell’artista giapponese Ito Masako, viene conferito a personalità insigni del mondo della cultura e dell’arte. 2014 Il sogno di Piero: Gillo Dorfles. Pubblicazione in occasione dell’assegnazione del Premio Speciale “Il sogno di Piero” 2014 a Gillo Dorfles. A cura di Luca Cesari, AGE Urbino, 2014. 2010 Santo Alligo, Anna Bozena Kowalczyk, Alain Elkann

Anno accademico 2005/06, Urbino, Sala convegni Serra d’Inverno, Palazzo Ducale, 19 novembre 2005: Prolusione di Enrico Ghezzi; Imperfetta indifferenza (nobody is perfect); Conferimento del Premio Il sogno di Piero. Per l’occasione è stata pubblicata una brochure con i testi degli interventi e le biografie dei premiati, corredata da una grafica a rilievo di Giorgio Bompadre, Edizioni degli Scalzi. Anno accademico 2004/05, Urbino, Sala convegni Serra d’Inverno, Palazzo Ducale, 29 novembre 2004: Prolusione di Arturo Schwarz Da Spinoza a Malatesta passando da Breton. Allocuzione all’Accademia di Belle Arti di Urbino; Conferimento del Premio Il sogno di Piero. Per l’occasione è stata pubblicata una brochure con i testi degli interventi e le biografie dei premiati, corredata dall’incisione Notturno di Rossano Guerra, Edizioni degli Scalzi. Anno accademico 2003/04, Urbino, Sala convegni Serra d’Inverno, Palazzo Ducale, 26 novembre 2003: Prolusione di Vittorio Sgarbi, Bugie, inganni e illusioni; Conferimento del premio Il sogno di Piero. Per l’occasione è stata pubblicata una brochure con i testi degli interventi e le biografie dei premiati. Anno accademico 2002/03, Urbino, Sala convegni Serra d’Inverno, Palazzo Ducale, 20 novembre 2002: Prolusione di René Berger, Naturale/artificiale: verso una nuova ibridazione; Conferimento del Premio Il sogno di Piero. Per l’occasione è stata pubblicata una brochure con i testi degli interventi, le biografie dei premiati, corredata dall’incisione Dafne di Fabio Bertoni, Edizioni degli Scalzi. Anno accademico 2001/02, Urbino, Teatro Sanzio, 21 novembre 2001: Prolusione di Ruggero Pierantoni Il mercato delle immagini e dei suoni; Conferimento del Premio Il sogno di Piero. Per l’occasione è stata pubblicata una brochure con i testi degli interventi e le biografie dei premiati, corredata dall’incisione Natura morta di Arnaldo Battistoni con una poesia di Paolo Volponi e il testo Esordi di Arnaldo Battistoni di Bruno Ceci, Edizioni degli Scalzi. Anno accademico 2000/01, Urbino, Università degli Studi, Aula

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del Rettorato, 22 novembre 2000: Interventi di Umberto Palestini, Giorgio Cerboni Baiardi, Luca Cesari; Prolusione di. Alessandro Parronchi Oggi come ieri: come intendere l’opera d’arte; Conferimento del Premio Il sogno di Piero ad Alessandro Parronchi. Per l’occasione è stata pubblicata una brochure con i testi degli interventi e le biografie dei premiati, corredata dall’incisione Imbarcadero di Renato Bruscagliacon una poesia di Eugenio De Signoribus e il testo La vela di Silvia Cuppini, Edizioni degli Scalzi.

Prolusione di Mario Ramous, Bagatelle per un commiato; Umberto Palestini, Presentazione delle Edizioni degli Scalzi; Lettura di poesie di Mario Ramous interpretate da Alberto Agnelucci; Esecuzione di brani musicali del maestro Massimo Mercelli. Per l’occasione è stata pubblicata una brochure, con i testi degli interventi, corredata da incisioni di Fabio Bertoni e Rossana Guerra, Edizioni degli Scalzi. è stata inoltre realizzata, a cura di Pino Mascia, la fusione di multipli in bronzo su opera di Omar Galliani.

Anno accademico 1997/98, Urbino, Aulateatro dell’Accademia, 12 febbraio 1998: Prolusione di Tommasi Trini, Un’altra forma di vita; Introduzione di Cristina Marabini; Interventi di Umberto Bernardini, Massimo Galuzzi, Renato Bruscaglia, Concetto Pozzati, Raffaello Scianca, Piero Guidi, Giuseppe Franzè, Rossano Guerra. Consegna del Premio Dina Camillini indetto dalla PIERO GUIDI S.p.A. per l’a.a.1996/97. Per l’occasione è stata pubblicata una brochure, con i testi degli interventi, corredata da un’incisione di Giovanna Forlani, Edizioni degli Scalzi.

2012 Busto di Giuseppe Mazzini, di Francesco Poletti, nell’ambito del progetto I padri della patria nel Monumento nazionale, Castelfidardo (AN), 16 settembre. Premio di Scultura, promosso dal Comune di Tavullia (PU) e dall’A.N.C. per un monumento dedicato al Carabiniere Robusto Antonelli: vincitori ex aequo, Federico Pierleoni, e Francesco Poletti il cui progetto viene posto in opera, 9 settembre. Premio Urbino Press Award, a Sebastian Rotella, insignito con la scultura realizzata da Alice Arlotti, allieva dell’Accademia di Belle Arti di Urbino, 22 giugno.

Anno accademico 1996/97, Urbino, Sala Raffaello, 21 novembre 1996: Celebrazioni del Trentennale (1967 - 1997); Prolusione di Vanni Scheiwiller, Quarantacinque anni di editoria inutile; Introduzione di Luca Cesari; Interventi di Marcello Di Bella, Massimo Galuzzi, Renato Bruscaglia, Walter Fontana, Giuseppe Franzè, Cristina Marabini; Consegna delle medaglie in bronzo celebrative del Trentennale. Urbino, Aulateatro dell’Accademia: Boite, Spettacolo della Scuola di Scenografia (corso di Scenotecnica). Per l’occasione è stata pubblicata una brochure, con i testi degli interventi, corredata da un’incisione di Lorenzo Amadori, Edizioni degli Scalzi. Anno Accademico 1995/96, Urbino, Aulateatro dell’Accademia, 8 marzo 1996: Prolusione di Valerio Volpini, L’uomo, il tempo e l’arte; Presentazione del volume E. Londei e P. Mascia, Il conventino di Monteciccardo, Accademia di Belle Arti di Urbino, Comune di Monteciccardo, Provincia di Pesaro e Urbino, Pesaro 1995; Interventi di Luciana Sbarbati, Giorgio Girelli e del Presidente dell’Assindustria di Pesaro e Urbino Gastone Bertozzini. Monteciccardo (PU), Conventino: Dono al Comune di Monteciccardo del Plastico del Conventino, realizzato da allievi dell’Accademia; Inaugurazione della mostra Architetture del cielo, a cura di Andrea M. Mazza; Concerto degli allievi del Conservatorio di Musica “G. Rossini” di Pesaro. Per l’occasione è stata pubblicata una brochure, con i testi degli interventi, corredata da un’ incisione di Luigi Carboni, Edizioni degli Scalzi. Anno Accademico 1994/95, Urbino, Università degli Studi, Aula del Rettorato, 6 dicembre 1994: Presentazione del volume Per Mario Luzi, a cura di Giorgio Tabanelli. Urbino, Aulateatro dell’Accademia: Fuori o dentro lo strampalato albergo, spettacolo della Scuola di Scenografia tratto da poesie di Mario Luzi. Urbino, Teatro La Vela: Omaggio a Mario Luzi, serata a cura dell’Università di Urbino con Mario Luzi e Luciano Sampaoli; Torre delle ore, quattro Lieder per voce e pianoforte. Per l’occasione è stata pubblicata una brochure, a cura del Centro Stampa dell’Università di Urbino, con i testi degli interventi, corredata da un’ incisione di Omar Galliani, Edizioni degli Scalzi. Sono stati inoltre realizzati multipli in bronzo di Alessandro Petromilli.

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Anno Accademico 1993/94, Urbino, Aulateatro dell’Accademia, 23 febbraio 1994:

Sculture in spazi pubblici, Laboratori, Attività

2012-2008 Scolpire in Piazza, residenza artistica per scultori che realizzano opere in pietra arenaria, Sant’Ippolito (PU), 21-29 luglio, borsa di studio assegnata a Li Qiang, Roberto Puddu, Benedetta Del Carmen Brigidi, Elvis Spadoni, Stefania Varvara. 2011 Mirko nel tempo e nel mito, Cagli, Palazzo Mochi Zamperoli, 24 settembre-8 gennaio 2012, esposizione, tra altre, della scultura Costruzione policroma. Esposizione della scultura, restaurata nei laboratori dell’Accademia dal prof. Stefano Lanuti, Costruzione policroma di Mirko Basaldella, Salone dell’Arte del Restauro e della Conservazione dei Beni Culturali e Ambientali, Ferrara, 30 marzo-2 aprile. 2010 Sogno mutevole di un impavido ma ingenuo principe azzurro, scultura di Antonio Rastelli, acciaio inox specchiante, led azzurro, m. 1,50x3+m. 1,50x1,80, parete esterna della mensa di Benelli Armi S.p.A., Urbino, a cura di Pino Mascia. 2009 La Foca, scultura fontana, bronzo, di Luca Giorgi per v Villa Betti (PU), a cura di Pino Mascia. Recupero iconografico del bassorilievo della società operaia di Mutuo soccorso, Monteciccardo, m. 2,60x1,20. 2008 La torre del vento, Montegaudio (PU), scultura di Carmen Graziano, resina poliestere e polveri di pietra, m. 3,20x0,90, a cura di Alessandro Petromilli e Pino Mascia. Il Drago, San Giorgio di Pesaro (PU), scultura ferro e ceramica m. 3,10x1,20, di Igino Poletti, a cura di Sandro Ciriscioli e Pino Mascia. 2005 Icosaedro vacuo, opera, legno, cm. 400x400, realizzata all’interno del progetto promosso dalla Provincia di Pesaro e Urbino, a cura di Alessandro Petromilli e Pino Mascia e collocata nella rotonda in località Croce dei Missionari, Urbino. 2004 Borgo Doria si mette in mostra, Canale di Luci, opera collettiva delle Accademie di Belle Arti d’Italia su progetto promosso dalla Città di Torino e dall’Accademia Albertina delle Belle Arti. Per Urbino, realizzano un’ opera, il docente Giancarlo Lepore e gli allievi Luca Caimmi, Filippo Fossati, Francesca Crocetti, Federico Pagliaro, Giovanni Zuanelli, ottobre-novembre. Laboratorio di scultura con la pietra di Apricena, in collaborazione con Comune di Apricena (FG), Provincia di Foggia-Assessorato alle attività produttive e Liceo artistico di Bari, maggio. Fontana, opera, resina e polvere di marmo cm. 320x160x80, di Mario Mansi, Piazza Europa, Colbordolo (PU), a cura di Pino Mascia.

2003 Fontana, opera, resina e pietra ricostruita cm. 310x250, di Ettore Di Giammarino, Centro Commerciale, Bottega di Colbordolo (PU), a cura di Pino Mascia.

2010 Demetrio e Polibio, di Gioachino Rossini, scene e costumi Scuola di Scenografia, Rossini Opera Festival 2012, Pesaro, Teatro Rossini, 10,14,16,19 agosto.

2002 Attraversamenti, scultura, resina poliestere cm. 250x350x300, di Ilaria Cuccagna, Parco Comunale, Montecchio (PU), a cura di Pino Mascia. Senza titolo, scultura, plastiche industriali, resine e ferro m. 7x4, di Mario Mansi, Parco Comunale, Montecchio (PU), a cura di Pino Mascia. Onda continua, scultura, resina e pietra ricostruita, di Alessandro Di Giambattista, Montecchio (PU), a cura di Pino Mascia.

2009 Certo lui non sa, spettacolo della scuola di Scenografia in collaborazione con la rassegna teatrale Teatroltre ’09, Aulateatro dell’Accademia, 6 maggio.

2001 Sette Fontane per Sette Piazze, progetti degli allievi di Scultura dell’Accademia per il Comune di Colbordolo (PU). Aria sulle sei corde, scultura, ferro diametro m. 7, di Matteo Serafini, Parco museo di Villa Zandhers B. Gladbach (Germania). 1999 Scultura per la pace, scultura, cm. 660X390, di Pasquale Galliano, collocata nel Lido di Fermo (AP), quindi a Piazza Torino, Porto S. Giorgio (AP). Laboratorio per le materie plastiche, esecuzione di due opere per la mostra di Pier Paolo Calzolari alla Galleria d’arte moderna di Bologna. 1997 Colonna per Apecchio, scultura, cm. 340X40, di Laura Paoloni, collocata nel centro storico del Comune di Apecchio (PU), a cura di Raffaello Scianca e Pino Mascia. 1995 Plastico del conventino di Monteciccardo, di Filippo e Gianluca Iezzi, Luca Mattia, Andrea Rossi, Monteciccardo (PU). 1993 Laboratorio di Beni culturali e Modellistica, restauro delle pietre e dei soffitti della sala dei peducci e della libraria, conventino di Monteciccardo (PU). 1979 Dal 1979 il corso di Plastica ornamentale collabora con l’Amministrazione comunale di Urbino per la progettazione e realizzazione di strutture ludiche e di arredo sia per gli spazi interni che esterni della scuole comunali dell’infanzia e degli asili nido. Allestimenti teatrali e attività scuola di Scenografia 2014 Il Barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini, Rossini Opera Festival di Pesaro, Scene e costumi della Scuola di Scenografia in collaborazione con il Biennio specialistico di Visual e Motion Design, 11-20 agosto 2014 2013 SENZA FIN.e, di Erica Montorsi, spettacolo inedito realizzato dalla scuola di Scenografia nell’ambito di TeatroOltre, nona edizione, Aulateatro dell’Accademia, 31 maggio–1 giugno. Demetrio e Polibio di Gioachino Rossini, Produzione del Rossini Opera Festival di Pesaro, Scene e Costumi scuola di Scenografia, Napoli, Teatrino di Corte di Palazzo Reale, 29 maggio–7 giugno. 2012 Il signor Bruschino, di Gioachino Rossini, scene e costumi per un’opera al R.O.F. Rossini Opera Festival 2012, Pesaro, Teatro Rossini, 12,15,18,21 agosto. 2011 Lezione di Peter Kammerer, Philoktet di Heiner Müller, 15 novembre. Incontro con il collettivo di ricerca Teatro Sotterraneo, primo atto del progetto per Il Signor Bruschino di Gioachino Rossini, 8 novembre.

2008 Histoire du soldat, di Charles-Ferdinand Ramuz, musica di Igor Stravinskij, Teatro della Fortuna di Fano / Teatroltre ’08, 16 maggio. 2007 Stabat, spettacolo in dodici quadri e un prologo ispirato allo Stabat Mater di Giovanni Battista Pergolesi, Teatro della Fortuna di Fano / Teatroltre’07, 16 maggio. 2006 La Calandria, di Bernardo Dovizi detto il Bibbiena, allestimento scenico degli studenti in collaborazione con il regista Luca Ronconi, che ne cura il progetto per la regia di Marco Rampoldi, Palazzo Ducale di Urbino, 29-30 giugno, 1 luglio. Adelaide di Borgogna, di Gioachino Rossini, elaborazione scenica a cura della scuola di Scenografia, video di Pierluigi Alessandrini, BPA Palas (Teatro 2), nell’ambito del Rossini Opera Festival, 17 e 20 agosto. Gianni Schicchi, di Giovacchino Forzano, musica Giacomo Puccini, produzione del Teatro della Fortuna di Fano in collaborazione con l’Accademia, regia di Francesco Calcagnini; scene di Matteo Berloni, Raffaella Giraldi; Light designer Emiliano Pascucci, Rassegna Lirica Torelliana, 28 giugno e 2 luglio. Parlatore eterno, di Antonio Ghislanzoni, monologo musicale di Mario Mariani per baritono e sette pianoforti dallo scherzo comico di Amilcare Ponchielli, produzione del Teatro della Fortuna di Fano in collaborazione con l’Accademia, regia di Francesco Calca gnini; scene di Matteo Berloni, Raffaella Giraldi; Light designer Emiliano Pascucci, Rassegna Lirica Torelliana, 28 giugno e 2 luglio. Don Pasquale, dramma in due atti di Giovanni Schmidt, musica di Gaetano Donizetti, produzione del Teatro della Fortuna di Fano in collaborazione con l’Accademia, scene Salvatore Simone, Light designer Emiliano Pascucci, Rassegna Lirica Torelliana, 23 e 25 luglio. 2005 La cavalleria rusticana, di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci, musica di Pietro Mascagni, produzione del Teatro della Fortuna di Fano. Le scene sono state realizzate nel laboratorio di Scenotecnica dello stesso Teatro, di cui fanno parte, coordinati da Francesco Calcagnini, gli allievi dell’Accademia Pierluigi Alessandrini, Emiliano Pascucci, Sara Pitocco, Salvatore Simone, Rassegna lirica Torelliana, 30 luglio–1 agosto. 2004 La generazione muta, Spettacolo della scuola di Scenografia, Aulateatro dell’Accademia, 23–30 novembre. 2002 Schede di teatro: Gusci, da Franz Kafka, Spettacolo della scuola di Scenografia, Aulateatro dell’Accademia, 20–25 novembre. 2001 Schede di teatro: Dialogo della vecchia gioventù, da un testo di Gianni D’Elia, Spettacolo della scuola di Scenografia, Aulateatro dell’Accademia, novembre. Roma, Palazzo delle Esposizioni, 20– 21–22 dicembre. 2000 Mostra didattica, scuola di Scenografia, Aulateatro dell’Accademia, giugno. 1999 Schede di teatro: Crimini esemplari, di Max Aub, musiche Mario Mariani, Concerto per voci recitanti, regia di Francesco Calcagnini, costumi Sonia Signoretti, assistente alla regia Barbara Montironi, Spettacolo della

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scuola di Scenografia, Aulateatro dell’Accademia, 19 marzo. Esercizi spirituali in luogo pubblico, testi tratti dai racconti di Daniil Charms e Bruno Schulz, Spettacolo della scuola di Scenografia, Aulateatro dell’Accademia, 14–15–16–17 giugno. 1997 Arte in Comune. Per un progetto dei beni culturali, allestimento mostra Urbino, Sale del Castellare di Palazzo Ducale, 18 aprile–10 maggio. Schede di teatro: L’amore delle pietre-Una macchina erogena, spettacolo di Giovanni Ferri (Incertimomenti), Sala del Maniscalco, 4–5 giugno. Arturo 1,2,3,4 (Appunti per uno spettacolo), elaborazione di Giovanni Ferri dal Macbeth di William Shakespeare, Spettacolo della scuola di Scenografia, Aulateatro dell’Accademia, 6–7–8 giugno. Segni e sogni, di Guido Cecere, 10 giugno. Incontro con Raffaella Giordano, conferenza spettacolo, Aulateatro dell’Accademia, 12 giugno. Porcellane della Collezione Mosca-Il servizio napoleonico, allestimento della mostra Pesaro, Musei civici, luglio. 1996 Boite, spettacolo della scuola di Scenografia, coordinamento di Fabrizio Crisafulli, Aulateatro dell’Accademia, 21 novembre. Schede di teatro: A dispetto dei Santi (Saggio di fine stagione), Urbino, Aulateatro dell’Accademia, 29 giugno: Carillon, progetto di Madia Cotimbo; Mod. n° 667 Balzac machine, progetto di Marco Giombini, Barbara Montironi; Sogno (ma forse no), di Luigi Pirandello, frammenti di uno spettacolo di Giovanni Ferri; Forse no (fotoromanzo), progetto di Mauro Pecci, Yvonne Rosetti; Teatro Mandingo, progetto di Danilo Fresta, Nicola Macolino, Roberta Spegne; Sex appeal dell’inorganico, Palco per proclami, omaggio a Mario Perniola, progetto di Roberta Serpico, Lara Uguccioni, Alessio Valeri; Alberto, progetto di Nilde D’Agostino, Emanuele Mastrogiuseppe; All’ombra dei passeri, installazione per il riposo di stanche membra, progetto di Antonella Conte, Luigi Scoglio; La macchina per non misurare la fantasia, progetto di Andi Huyskens; Voci fuori campo, testi tratti da Danil Charms; Oggetto di inaugurazione, progetto di Salvatore Lovaglio, Marco Giombini; L’illusione della fine, omaggio a Jean Baudrillard; Apparizioni (e sparizioni straordinarie). 1995 Scena in scena, un dramma della scenotecnica, coordinamento di Fabrizio Crisafulli, Urbino, Aulateatro dell’Accademia, 20–21 gennaio. Schede di teatro, Urbino, Aulateatro dell’Accademia: Filokalia (Il segreto amore per il bello), di Gian Ruggero Manzoni, 8 giugno; Il colore del vento, ispirato a Il barone rampante di Italo Calvino, Movimento Fermo, 9 giugno; Bioritmo, realizzato da Carmen Lopez Luna, 12 giugno; La dialogue, ispirato a Dialogo tra un prete e un moribondo di D.A.F. De Sade, realizzato da Valerio Di Pasquale, Cortile di Palazzo Albani,13 giugno; Aula, realizzato dalla scuola di Scenografia, Aulateatro dell’Accademia, coordinamento di Fabrizio Crisafulli, 15 giugno.

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1994 Dal fronte di Ungaretti, spettacolo della scuola di Scenografia, Aulateatro dell’Accademia, 3 marzo. Schede di teatro, rassegna a cura dell’Accademia, Aulateatro dell’Accademia, 26 maggio - 8 giugno: La sparizione, da un testo poetico di Gian Ruggero Manzoni, 26 maggio; Scena in scena, spettacolo della scuola di Scenografia, coordinamento di Fabrizio Crisafulli, 27 maggio; Oblivion, regia di Giovanni Ferri, produzione Centro Astor Piazzolla–Incertimomenti, 30 maggio; Verso Itaca, ispirato alle poesie di Quasimodo, realizzato dalla scu-

ola di Scenografia, 3 giugno; Protopo, progetto di Andrea Santini e Barbara Bruzzesi, 4 giugno; Il piccolo principe, progetto e realizzazione Movimento Fermo, 4 giugno; Fuori o dentro lo strampalato albergo, da Per il battesimo dei nostri frammenti di Mario Luzi, 8 giugno. 1993 Quadri di un’esposizione, composizione scenica su musica di Modest Petrovic Mussorgskij, coordinamento di Fabrizio Crisafulli, nell’ambito di TeatroOrizzonti 1993, Aulateatro dell’Accademia, 31 luglio. Minimi teatri, progetti per autori del ‘900, Pesaro, Teatro Rossini, 4–22 agosto; Marche Producono, ottobre. Orazero, post - tragedia di Giovanni Ferri,Urbino, Aulateatro dell’Accademia, 15–16 dicembre. 1992 Piccolo museo del tempo dedicato a Borges, mostra Urbino, Rampa Francesco Di Giorgio Martini, 7-30 maggio. Medeamedia, scritto e diretto da Giovanni Ferri, Aulateatro dell’Accademia, 27 giugno. 1991 Schede di Teatro, Urbino, Aulateatro dell’Accademia: Il dramma, la commedia, la farsa, di Luigi Antonelli, progetto e regia Francesco Calcagnini, Compagnia teatrale Dolci sguardi, 11–12 maggio; Videoricerca, 14 maggio–15 maggio: Io sono il Signore Dio tuo di Antonio Taglioni; Frangenti di Emanuele Coppi; Décantation des yeux, dedicato a Tre sorelle di Anton Cechov di Fabrizia Cavalletti; Alice, di Pedra Niederseer; Candid Kantor, Videodocumento di Giancarlo Soldi; Scene dalla Macchina dell’amore e della morte di Tadeusz Kantor; Il principe costante, Videofilm di Jerzy Grotowski; Non video non teatro, Monteverdi addio, realizzato dalla scuola di Scenografia. La città chiusa da La peste di Albert Camus, progetto e regia Massimo Munaro, produzione Teatro del Lemning, Aulateatro dell’Accademia,18 maggio; Il diario di Eva, di Mark Twain, musiche originali Massimo Munaro, ideazione e coreografia Thierry Parmentier, Aulateatro dell’Accademia,19 maggio; Scena in micro, modelli teatrali su progetti antichi e contemporanei, Aulateatro dell’Accademia, 28 giugno. 1990 Norman, progetto e regia di Giovanni Ferri, Aulateatro dell’Accademia, 7–8 giugno. Robin e Marion. Alle origini del teatro musicale, Seminari ed esecuzioni, Aulateatro dell’Accademia, 12–18 dicembre. 1988/89 Monteverdi addio, film televisivo, Progetto e realizzazione della scuola di Scenografia, Aulateatro dell’Accademia. 1988 Mostra dei materiali di scena, realizzati dalla scuola di Scenografia, nell’ambito di Teatro Orizzonti, Urbino, Rampa Francesco Di Giorgio Martini. 1984/85 Orfeo ed Euridice, da Christoph Wilibald Gluck, spettacolo itinerante realizzato con il contributo del Comune di Urbino e della Provincia di Pesaro-Urbino e in collaborazione con La macchina del vento, Urbino, Teatro Sanzio. 1984 Il ballo delle ingrate, di Claudio Monteverdi, Marionette in Opera, in collaborazione con Opera Studio, Comune di Urbino. La macchina del vento, Regia Gabbris Ferrari, rappresentato a Spoleto, Perugia, Bolzano, Urbino, Pesaro, Rovigo, Fano. Ha partecipato al festival Segni barocchi di Foligno. 1982

Laboratorio sul teatro barocco, realizzato con il contributo del Comune di Arezzo e Opera Studio. 1981 Il ballo delle ingrate, opera allestita in collaborazione con il Centro teatrale di Arezzo . Gianni Schicchi, Il tabarro, Suor Angelica, di Giacomo Puccini, scenografia Laboratorio Teatrale Accademia di Urbino, Costumi Istituto d’Arte di Pesaro, Osimo, Teatro La nuova fenice, 26–27–29 giugno. Trittico pucciniano, mostra di progetti e materiali di scena, Sala Teatro Rossini, Pesaro. L’inganno, laboratorio teatrale a cura della scuola di Scenografia realizzato per il Comune di Feltre. 1975 L’opera da tre soldi di Bertolt Brecht, Omaggio a Kurt Weill, spettacolo realizzato dal Laboratorio teatrale in collaborazione con il Conservatorio Rossini di Pesaro. Scenografie della Gazza ladra di Gioachino Rossini, in collaborazione con il Conservatorio Rossini di Pesaro. Il contingente cambia colore realtà dell’immagine o immagine della realtà, intervento di allievi dell’Accademia nel cortile d’onore del Conservatorio Rossini di Pesaro. 1973 Violenziazione, Rassegna San Fedele 3, 1972/73, Centro Culturale San Fedele, Milano. Workshop, Seminari, Visiting, Laboratori, Produzioni Video 2014/2015 Advanced ceramics. Performative patterns. Workshop di Paolo Cascone (COdesignLab) dal 9 al 19 maggio 2015. Codice Italia Academy 2015 : Iniziative patrocinate dalla Direzione Generale arte e architettura contemporanee e periferie urbane in occasione della Biennale Arte 2015 a cura di Vincenzo Trione. I workshop, di taglio teorico-pratico, della durata di tre giorni, con cadenza mensile (da giugno a novembre 2015 – ad eccezione di agosto), si svolgeranno presso il Parco Scientifico Tecnologico di Venezia Marghera (Venezia) e saranno dedicati ai linguaggi della pittura, scultura, Cinema e Videoarte, Disegno, Fotografia. I laboratori tematici, diretti da alcuni artisti presenti in mostra, rivolti agli allievi delle Accademie di Belle Arti italiane. Gli studenti dopo essere stati selezionati dai Direttori delle Accademie insieme con i docenti, verranno sottoposti alla valutazione finale da parte di una commissione presieduta da Vincenzo Trione e formata da alcuni artisti invitati al Padiglione Italia della Biennale Arte 2015. I lavori realizzati nell’ambito delle attività dei vari workshop saranno esposti in una mostra organizzata presso la stessa sede. Incontro con Pinuccio Sciola : “Forma, Spazio, Suono”, gli artisti si raccontano. A cura di Paolo Soro e Giuseppe Mascia. Incontro pubblico con lo scultore Pinuccio Sciola, lo scultore Michelangelo Galliani e il poeta, scrittore e storico dell’arte Gian Ruggero Manzoni ilì 23 aprile 2015 presso Chiesa dei servi di Maria (ex convento dei Carmelitani)– Accademia di Belle Arti di Urbino. Trame ricomposte (2008) di Fabio Bianchini Pepegna. Montatore particolarmente attivo a livello nazionale nell’ambito del documentario di creazione. F. Bianchini Pepegna ha presentato il giorno 1° aprile 2015 presso l’Aula di Decorazione “La RABBIA di P. P. Pasolini”, ipotesi di ricostruzione della versione originale del film, frutto del lavoro infaticabile e appassionato di Giuseppe Bertolucci e del critico Tatti Sanguineti, che assieme hanno recuperato i materiali originali e ripristinato il film nella sua forma primigenia, così come concepito e realizzato da Pasolini, prima che l’intervento censorio del produttore inserisse la controvoce reazionaria di Guareschi, portando Pasolini a disconoscerne la regia. I’m Not Inflatable (18 febbraio 2015) di Noa Pane, Performance partecipativa con testi di Dario Picariello, organizzazione e coordinamento di Miriam Pascale, traduzione di Alessandra di Sante e Zoe Zhou come soggetto. Realizzata il 18 febbraio 2015 presso l’Aula di Decorazione. Il processo fisiologico di respirazione viene trasposto in azione da Noa Pane. L’artista, attraverso questo atto metaforizzato, riflette sul concetto di oggettualità del corpo e su come viene spesso usato

nel complesso sociale e culturale, concentrandosi sull’assunto del corpo violato Contemporary Art in Belgium – Lezione del Prof. Joannes Késenne (PXL University College – Hasselt - Belgio), 14 gennaio 2015. Andirivieni 9. Scuola di Grafica. (!9 gennaio 2015). Incontro con l’autore Paolo Martinello disegnatore di fumetti, illustratore: dalla Bande Dessinée francese, al fumetto popolare italiano. Senza Titolo, (Dic. 2014), performance di Marika Ricchi con testi di Dario Picariello e organizzazione di Miriam Pascale. Nel lavoro dell’artista si sviluppa un gioco di contrasti, in cui movimento, armonia ed equilibrio si oppongono alla pesantezza del ferro e alla sua staticità ed invita a riflettere sulla condizione femminile. Incontro con l’artista Luigi Presicce con introduzione di Ludovico Pratesi il 4 dicembre 2014 presso l’Aula di Decorazione – Dipartimento Arti Visive. Nella tana del Bianconiglio. Saggio sulla mutazione digitale. Presentazione dell’autore Rossano Baronciani Docente di Etica della Comunicazione e Cultura del Progetto, il giorno 11 dicembre 2014 presso l’Aulateatro della Scuola di Scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Urbino. Global Education : Conferenza di Giuseppe Stampone, docente di Tecniche e Tecnologie delle Arti Visive, tenutasi il 26 novembre 2014 presso l’Aula di Scenografia per la presentazione del progetto di arte partecipativa, aperta a tutti gli studenti iscritti ai Bienni specialistici dell’Accademia di Belle Arti di Urbino. Global Education è progetto itinerante che, dopo l’esordio nelle prestigiose sedi di Palazzo Reale a Milano e Dynamo Camp a Pistoia, attraverserà altre 37 tappe su tutto il territorio nazionale, approdando fra gli altri al MAXXI di Roma e al GAMeC di Bergamo. Primavera 3 : Esposizione, delle opere di Davide Mancini Zanchi, vincitore di una borsa dell’Accademia di Belle Arti di Urbino“Programma LLP Leonardo – Design your future 2013” , dal 15 al 30 novembre 2014 alla Galerie Frédéric Lacroix di Parigi presso la Dena Foundation for Contemporary Art. 2013/14 Incontri della Scuola di pittura: Nunzio. Serse. Marco Tirelli. Gianfranco Notargiacomo. Marco Neri, a cura di Luigi Carboni, marzo –ottobre 2014. Tra artificio e natura: computational design e fabbricazione digitale, conferenza di Paolo Cascone a cura di Maria Giovanna Mancini, Corso di Storia dell’arte contemporanea, in collaborazione con la Scuola di Scultura, 12 maggio 2014. Incontro con Paola Guadagnino e Marco Altavilla, a cura di Massimo Ceccarelli, Scuola di Decorazione, 7 aprile 2014. Poeticosfere / invito al senso immaginante 2014, Ciclo di incontri a cura di Luca Cesari, Corso di Estetica, in collaborazione con Tiziana Mattioli, Corso di Letteratura Italiana del Dipartimento di Scienze dell’Uomo dell’Università degli Studi di Urbino: Carlo Marcello Conti, Ostinatamente Poesia (14 marzo); Alberto Casiraghy, Un Professionista della Libertà. Esperienza di un piccolo editore che ama la Poesia ( 4 aprile); Antonio Prete, Poetica del Vivente. Da L’imperfezione della luna a Menhir, (11 aprile); Maurizio Osti, Viriditas. L’energia creativa cosmica allo stato nascente (9 maggio); Gillo Dorfles, Opere Recenti. Dorfles a Casa Raffaello (21 maggio). Guarda lontano 10 – sogni, workshop a cura della Scuola di NTA, 7 aprile – 28 maggio 2014. Un paradigma della pittura fiamminga del Quattrocento. Il caso del trittico “di Mérode” del Maestro di Flémalle, oggi al Metropolitan Museum di New York, Conferenza del prof. Ludovic Nys dell’Université de Valenciennes et du Hainaut-Cambrésis (FR), 5 marzo 2014. Suono e scultura, Incontro con David Monacchi a cura della Scuola di scultura, dicembre 2013. 2013 Video GraficaGrafica, documentario ideato, realizzato e prodotto dall’Accademia di Belle Arti in collaborazione con l’ISIA (Istituto superiore industrie artistiche) di Urbino. Promosso e finanziato dalla Provincia di Pesaro e Urbino. Il video racconta la storia del Graphic Design e della Grafica d’Arte nel territorio della provincia, in particolare nella città di Urbino, con itinerari intrecciati nelle scuole, privilegiando anche i luoghi e le architetture. Riprese video: Studenti del Corso di Video Editing, 1° anno, Biennio Specialistico in Visual e Motion Design dell’Accademia: Alessandro Paratore, Asmara Malinconico, Giorgia Benvenuti, Eleonora dell’Anna, Fabio

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Cecchi, Melissa Giambartolomei, Sara Aretino, Giacomo Pirozzolo. Montaggio e regia Filippo Biagianti. Musiche originali, grafica e titoli Roberto Memoli. Grafica e titoli Roberto Memoli. Post produzione e colore Stefano Mancini. Workshop con l’artista Raimondo Galeano, nell’ambito dell’attività didattica del corso di Tecniche pittoriche tenuto da Leonardo Santoli, 21 maggio. Progetto AOP, workshop con l’artista Guido D’Angelo, nell’ambito dell’attività didattica del corso di Tecniche pittoriche tenuto da Leonardo Santoli, 23 aprile. Incontro con l’artista Nunzio, nell’ambito dell’attività didattica dei corsi di Pedagogia e didattica dell’arte e di Pittura tenuti da Adele Cappelli e Luigi Carboni, 17 aprile. La mia Urbino, incontro con il poeta e scrittore Umberto Piersanti, presentazione di Luca Cesari, nell’ambito dell’attività didattica del corso di Pedagogia e didattica dell’arte tenuto da Adele Cappelli, 10 aprile. Conferenza di Marek Szczęsny, University of Warmia and Mazury, Olsztyn (Polonia), nell’ambito dell’attività didattica dei corsi di Pittura I e II ordinamento, 9 aprile. Guarda lontano/9, Mondi possibili, a cura di Marcello Signorile, Regole, ruoli, spazi, relazioni, Il gioco come metafora per la definizione della realtà: World in a tag, Sasha Madarena, Mariangela Malvaso, 27, 38, 30 maggio; High Speed Photography, Massimo Tosello, 20-24 maggio; Gaming is, Alfredo Carlo, 8 marzo, 15-17 maggio; Camera Play, Piero Barazzoni, 16-18 aprile.

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2012 Il paesaggio come palinsesto, segni tracce scritture e sovrascritture, realizzazione del progetto Adele Cappelli, Antonella Micaletti, Christian Cassar, Umberto Cavenago, Roberto Vecchiarelli, studenti dell’Accademia di Belle Arti di Urbino, nell’ambito di Borderline Materiali dell’Arte Contemporanea, Nuovi punti di osservazione tra la città e il territorio: un’idea per un Parco Letterario dedicato a Giulio Perticari, a cura del Collettivo di Ricerca e Produzione Quatermass-x, Pesaro - Monteciccardo, 16 giugno-23 luglio. Developing Quasar Framework, Quadridimensional attractors seeker and renderer, Seminario sullo sviluppo di un’applicazione multimediale su Processing, progetto di Alessandro Barbetti con il supporto dei professori Marco Ercolani e Emanuele Bertoni, Sede Via del Cassero, 28 maggio. Guarda lontano/8, Crisi, a cura di Marcello Signorile, La crisi economica ci obbliga a riconfigurare le priorità: un’occasione per il design che si può porre come forza motrice per la definizione di un futuro differente: Ritratto – virtuale?, Mauro Baldissera; 11–13 giugno; Sulla pelle, Donatella Esposito, Luca Silvestri (+ Marcello Signorile), 28–31 maggio; Krisis, Fupete (+Erika Gabbani), 16–18 maggio; Ur.L.O. 2.0, Urbino Laptop Orchestra, Workshop II edizione, di Alessandro Petrolati e Carlo Fatigoni, Concerto Urbino, Sala del Maniscalco, 18–19 Aprile. Evento TEDxChange, con la partecipazione dell’Accademia di Belle Arti di Urbino come partner, TED (Technology, Entertainment, Design), organizzazione no-profit nata in California 25 anni fa, intende promuovere e diffondere idee di “valore” che possano cambiare in meglio la vita delle persone, le loro relazioni, il rapporto con l’ambiente, la conoscenza e l’utilizzo della tecnologia, dell’arte, della scienza, Bologna, 5 aprile. 4 incontri sulla “tecnica” (nel tempo della tecnica) ars – la tecnica dell’arte: tavola rotonda con gli artisti Francesco Carone, Marco Neri, Alfredo Pirri e il curatore e storico dell’arte Ludovico Pratesi, 23 Aprile; Jannis Kounellis, artista, Senza titolo, 23 Gennaio; Valentina Valentini, docente di Arti elettroniche e digitali, Università La Sapienza, Roma, Requiem per la scomparsa del video, 16 Gennaio; Pietro Montani, docente di Estetica, Università La Sapienza, Roma, La tecnica dell’arte al tempo della tecnica, 12 Dicembre 2011. ID Lab, laboratorio interdisciplinare: da dicembre 2011 e fino ad aprile 2012, sei studenti della scuola di “Nuove tecnologie per l’arte / Visual e motion design” (Claudia Del Fiacco, Luca La Ferlita, Caterina Lani, Maurice Leonardi, Stefano Mancini) coordinati da Marcello Signorile sono stati selezionati con l‘obiettivo di progettare

l’identità dell’Accademia (dal marchio agli strumenti) attraverso un percorso il più possibile partecipato e condiviso da tutte le istanze dell’istituto. 2011 Out Of Range, esperienze digitali e multimediali, Castello di Frontone, 12 novembre. Incontro con Andrea Bruciati, Direttore della Galleria comunale d’arte contemporanea di Monfalcone, 30 maggio. Incontro con l’illustratore Roberto Innocenti, 10 maggio. Guarda lontano/ 7 – Fragile / Progettare e maneggiare con cura; Annunziata Trivisone, Nu-vola, La materia animata, 4–5–6 Aprile; Cristina Diana Seresini, Atti deperibili, 11–12–13 Aprile; Alessandro Petrolati e Carlo Fatigoni, UrLO, 14–15 Marzo; Mono-Modernism and the Cathedral of Erotic Mi-sery, omaggio a Kurt Schwitters, conferenza dell’artista Sigrid K. Zahner, Capo del Dipartimento di ceramica School of Art and Design Pao Hall of Visual and Performing Arts, Purdue University West Lafayette, Indiana, 8 febbraio. Incontro con David Monacchi, Aulateatro dell’Accademia, 7 febbraio. 2010 Incontri/Conferenze con Ludovico Pratesi, novembre-dicembre. Demetrio e Polibio, incontro con David Livermore, Aulateatro dell’Accademia, 6–7 novembre 2010. L’enigma di Rossini, Incontro con Gianfranco Mariotti Sovrintendente ROF, Urbino Aulateatro dell’Accademia, 20 ottobre. DIDA / Settimana della Cultura, Comunicazione e didattica dell’arte, 17–18/24–25 aprile, Attività educative, Castello di Gradara e Palazzo Ducale di Urbino. Guarda lontano/ 6 – Ambienti / Azioni: Maja Celija e Luigi Raffaelli, Coperta corta, piedi nudi, 10–12 maggio, Marco Mucig, Profondità di campi, 24–26 maggio, Alfredo Carlo-Massimo Pastore, Imago Mundi, Persi a casa propria, 9–12 giugno. 2009 Guarda lontano/5, Terra. Progettazione e partecipazione: Nicola Salviato Gruppo Fon architetti, Vedere, 27–29 aprile, David Monacchi, Suoni, 8 maggio, Imago Mundi, Giuseppe Carollo, Jonhatan Pierini, Disinteresse, 11–16 maggio. Florence Faval, Il libro d’artista per bambino, Laboratorio di Tecniche dell’incisione e di Storia dell’arte, 11 maggio. Dove va l’arte oggi?, Lezioni-conferenze con Bruno Corà, direttore del Museo d’Arte Contemporanea di Lugano; Italo Tomassoni, critico e storico dell’arte contemporanea; Cinzia Chiari, gallerista, maggio. Sound Performance Live, con Alessandro Petrolati e Carlo Fatigoni, 31 marzo Incontro con il fumettista GIPI, Aulateatro dell’Accademia, 12 marzo. 2008 Guarda lontano/4. Terra. Ambiente identità responsabilità, aprile maggio: Workshop con Fabrizio Rebagliati (14.16 aprile); Fabian Negrin (8–9 maggio), GEA (14 maggio); IMAGO MUNDI (20–23 maggio), progetto ideato da Beppe Chia e Marcello Signorile. 2007 Guarda lontano/3, Del Sentire, progetto ideato da Beppe Chia e Marcello Signorile, Palazzo Albani, Urbino: Mauro Vespa, Walter Branchi, 26 marzo Franco Bertossa, Enzo Mari, 27 marzo Mostra degli studenti Gettarsi oltre, Progetti come ritratti consapevoli, I.S.I.A. Urbino, 26 marzo. Edu@Arte.Musei e Beni culturali. La funzione educativa: formazione, ricerca, professionalità, giornata di studi in collaborazione con Provincia di Pesaro e Urbino, Comuni di Pesaro e Urbino e il patrocinio del MUR Alta Formazione Artistica e Musicale, Pesaro, 28 febbraio. Nella fantasia ci piove dentro. Viaggio nei libri con le figure, a cura di Marcella Terrusi, seminario nell’ambito dei corsi di Elementi di Grafica editoriale e di Progettazione editoriale, febbraio–marzo. 2006 Socrates Grundtvg 3-course/workshop, in collaborazione con San

Leo Artedidattica, Castello di Rivoli, Kunst Museum Bonn, Etra, San Leo (PU), 18–22 settembre. Scopridecarlo.net, progetto interattivo sviluppato dagli studenti di Progettazione Multimediale Valeria Fabi, Alessandro Falchi, Elio Germani, Lorenzo Giovannini, Sacha Madarena, Raffaele Mariotti, Luisa Villi, Manuel Zanettin coordinati dal docente Emanuele Bertoni, foto di Elio Germani e Valeria Fabi; percorso videoludico on-line nell’ambito della giornata Scopri De Carlo, Svela Urbino, promossa dal Comune di Urbino in collaborazione con Giancarlo De Carlo Associati, Anna, Andrea De Carlo ed Editoriale Domus, cui partecipano studenti dell’Università degli Studi, Istituto Statale d’Arte “Scuola del Libro” e I.S.I.A. , 24 giugno. Guarda lontano/2, Città, Visiting, Seminari, conferenze 11–19 maggio: Mauro Bubbico, Locale versus internazionale Guido Scarabattolo, Guardare lontano, ma da quale parte? Pier Luigi Crivellati, Città periferia sprawl 0100101110101101.org, Azioniamo Mediatico Vittorio Bergamaschi, Paesaggio umano Lorenzo Romito (Stalker), Lo sguardo che trasforma Sandra Lischi, Città in metamorfosi. 2005 Vittorio Sgarbi presenta il volume Vedere le parole. La scrittura d’arte da Vasari a Longhi, 21 settembre. Guarda lontano/1, Visiting, Seminari, conferenze sul tema della città: Ruggero Pierantoni, docente accademia, Inter/faccia, 13 maggio; Mirko Pajé, direttore creativo, L’immagine coordinata delle reti mediaset, 12 maggio; Giandomenico Semeraro, docente accademia, Belvedere / benvedere, 11 maggio; Laura Safred, docente accademia, Public art: lo sguardo, il piacere, la memoria, 10 maggio; Elio Grazioli, docente Istituto Europeo di Design di Milano, Arte e pubblicità, 9 maggio; Carlo Branzaglia, docente accademia, Le città della comunicazione, 4 maggio; Roberto Paci Dalò, regista/musicista, Giardini Pensili, Luogo all’ascolto un laboratorio di esplorazione acustica e visiva, 27 aprile; Pier Luigi Capucci, docente università, Mediaversi nuovi spazi del sociale e della comunicazione, 22 aprile; Gianni Lavacchini, architetto, Il segno della città, 15 aprile Mario Piazza, grafico, Le scritture della città, 8 aprile. 2004 Presentazione del volume Vortici, atomi e sirene di Ruggero Pierantoni, Urbino, Palazzo Ducale, Sala Convegni - Serra d’inverno, in collaborazione con l’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”, interventi di Marco Vallora, Giovanni Bogliolo, Umberto Palestini. 2003 Incontri sull’arte: Vittorio Sgarbi presenta Maurizio Bottoni, Luigi Serafini. Sistemi operativi : Bugie, inganni e illusioni, Aula-teatro dell’Accademia: Incontro con l’artista Mario Airò, 29 aprile Matteo Bittanti, Videogames e new media, 8 maggio Fabio Mauri, Inganni personali, 21 maggio; Ruggero Pierantoni, Bugie in architettura. Creazioni ottiche, rivestimenti, prospettive accelerate, 23 maggio. Incontri: Predag Delibasic, proiezione del film Il capitano di Riva; Pupi Avati, proiezione del film Il cuore altrove, 14 marzo, in collaborazione con l’Università degli Studi “CarloBo”-Facoltà di Sociologia. Creazione audio-visiva e narrazione, in collaborazione con l’Università degli Studi “CarloBo”: 1 aprile Incontro con l’artista Gianni Toti; Proiezione dell’opera video di Sandra Lischi Plane Toti notes; VideoPoemOpera La fine della morte del trionfo, “terzo grido” della “Trilogia di Tupac Amauta” di Gianni Toti. 8 aprile L’immagine sfuggente, incontro con l’artista Robert Cahen, rassegna di opere video dell’autore;

Presentazione in prima visione europea della più recente videografia di Robert Cahen: L’étreinte. 9 maggio Venire, a Venezia, performance teatrale di Paolo Puppa; presentazione del libro omonimo. 2002 Sistemi operativi-Naturale-Artificiale, Aulateatro dell’Accademia 13 marzo–28 maggio: Ruggero Pierantoni, La scintilla elettrica da Giorgione a Frankenstein Bruna Esposito, Al centro del primo cerchio: per tutti gli esseri, il nutrimento Cristiani Pintaldi, Natura al cubo Enzo Tiezzi, Biodiversità: emergere di forme dal tempo biologico Francesca Alfano Miglietti, Corpo scelto: ibrido artificiale/naturale nel contemporaneo René Berger, Naturale/Artificiale: verso una nuova ibridazione? Gillo Dorfles, Il mondo delle cose artificiali e delle cose naturali. Sistemi operativi: Naturale/Artificiale–Creazione audio-visiva e narrazione, in collaborazione con l’Università degli Studi di Urbino: Giuseppe Bertolucci, Il cinema probabilmente, 9 maggio Giacomo Verde, Liberare arti da artisti, 15 maggio. Sistemi operativi: Naturale/Artificiale-Incontri: Gianluca Marziani, 4 marzo Matteo Basilè, 18 marzo Gabriele Perretta, Dal medialismo alle comunità, 7 maggio Loris Cecchini, 14 maggio. Luca Beatrice, 2 giugno. Olivo Barbieri, Fotoritratti, interventi di Monica Dematté, Luo Yongjn, Daria Menozzi, 11 marzo Francesco Morandin, Auto-ritratti, 18 marzo Fabiola Naldi, 13 maggio Stefano Ferrari, 20 maggio. Video-Cortometraggi-Animazione, a cura di Pierpaolo Loffreda, in collaborazione con la Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro, 8–9–15 maggio. Seminario, in collaborazione con l’Università degli Studi di Urbino, Istituto di Comunicazione e Spettacolo, Il teatro in televisione, incontri con registi: Maurizio Scaparro, 11 aprile Mario Missiroli, 2 maggio. 2001 Sistemi operativi L’immagine: autori e luoghi, Aulateatro dell’Accademia, 5 marzo–5 aprile: Gilberto Zorio, Incontro; Paolo Rosa, Studio Azzurro e l’immagine interattiva - proiezione del film Il mnemonista di P. Rosa; Denis Santachiara, Santachiara il design tecnopoetico; Occhiomagico, Mi vida; Robert Cahen, Dialogo con immagine: sul tempo; Sergio Risaliti, Dal museo contenitore al museo come esperienza-Ruolo ed obiettivi del museo fra sistema dell’arte e società civile; Vittorio Fagone, Il quadro regge? Linguaggi e pratiche dell’arte contemporanea, incontri con alcuni protagonisti dell’Arte degli anni Ottanta - Novanta: Ilaria Mariotti, Fondazione Teseco per l’Arte, 13 marzo; Simonetta Fadda, videoartista, 19 marzo; Marco Cingolani, artista, 3 aprile; Vittoria Coen, critico d’arte e direttore della Galleria civica d’arte contemporanea di Trento, 23 aprile; Stefano Arienti, artista, 15 maggio; Mario Gorni, Consorzio Care OF/Viafarini, spazio espositivo ed archivio giovani artisti, 21 maggio. Seminario Il teatro in televisione, incontri con registi: Antonio Calenda, 26 febbraio ; Luigi Squarzina, 29 marzo. Presentazione del libro di Giandomenico Semeraro L’uomo di marmo-Il laboratorio Nicoli di scultura in Carrara, 30 maggio. 2000 Stefano Zecchi, E’ possibile una nuova militanza artistica? Incontro-seminario con l’artista Marco Tirelli. Incontro-seminario con il direttore di museo Valerio Dehò.

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1999 Marina Zaoli, Dalla fiaba al mito all’inconscio. Anselmo Calvetti, Idee religiose attraverso il reperto archeologico. Pino Parini, Il disegno del bambino: rapporti interdisciplinari nella rappresentazione grafico -pittorica. 1997 Incontro - dibattito L’incisione oggi: dalla tradizione alla sperimentazione, Fermignano, Sala del Consiglio Comunale. Franco Bucci, La terra, il fuoco e l’alfabeto magico della ceramica-Le possibilità operative nell’ambito della scultura. Vito Bucciarelli, La terra sulla terra. Pino Parini, Metodologia dell’insegnamento artistico-lo stereotipo nell’arte. Mario Ramous, Incontro. Seminario Il corpo (Sergia Avveduti, Post - Human; Guido Cecere, Il corpo nel mirino; Bruno Ceci, La pittura-l’essenziale-il corpo; Roberto Cresti, Marguerite Yourcenar: il corpo della storia; Ada P. Fiorillo, Il corpo di Eliante; Maurizio Nicosia, Dal corpo nel mito al mito del corpo; Umberto Palestini, Incorporeo). 1996 Alberto Lisi, Fotografia & Moda. Maurizio Galimberti, La Polaroid tra tecnica e sistemi di rappresentazione. Angelo Schwarz, Fotografia, nuove tecnologie e comunicazione. Enrico Leoni, Il restauro dei manufatti metallici alto-medievali-Strumenti e materiali: nuove metodologie. 1995 Andrea Murnik, Il gallerista non c’è più. Leonardo e il paragone delle arti, Seminario di studi in collaborazione con Le rose e i quaderni, Università degli Studi di Urbino, Aulateatro dell’Accademia di Belle Arti: Bruno Valerio Bandini, Pittura poesia muta; Giorgio Baratta, L’arte come scienza; Mario Luni, Le mura della città; Omar Galliani, Lo sfumato leonardesco; Luca Cesari, Arte e tecnica; Agostino Ziino, Musica...figurazione delle cose invisibili; Mario Ramous, Arti spaziali e arti temporali; Marco Maria Gazzano, Da Leonardo alle arti elettroniche, introduzione di Guido Cecere e Giandomenico Semeraro; Analogie e intersezioni di ieri e di oggi, Tavola rotonda coordinata da Bruno Ceci. Incontri ‘95 Visioni di fine millennio: Lorenzo Mattotti, Fumetto, illustrazione, pittura: un dialogo tra linguaggi visivi. Daniele Barbieri, Multimedialità e conoscenza: l’ipertesto; Encyclomedia, un’esperienza realizzata. Ruggero Pierantoni, Nuove tecnologie e nuove modalità di visione. Antonio Faeti, ‘800 e ‘900 due visioni di fine secolo a confronto. Daniele Brolli, Nuove frontiere della letteratura di genere. Elio Marchegiani, Le arti dalla tecnica alla tecnologia. Giorgio Cavazzano, Disegnare con gli occhi di Topolino. 1994 Emanuela Sesti, Leonardo. Da un’opera d’arte a una foto. Antonio Faeti, Il potere dell’immagine. 1993 Il pensiero e l’immagine, in collaborazione con il Centro ricerche intermediali Le rose e i quaderni, Università degli Studi di Urbino (L’espace de la couleur, mostra fotografica di Irene Wittek; Irene Wittek - Guido Cecere, Pittura fotografia cinema, incontro con Benjamin; Jan Jost - Umberto Palestini, La verità della luce, la luce della verità; Antologia video di Nam June Paik; Giorgio Baratta, Pietro Montani, Marco Maria Gazzano, Leonardo, Ejzenstein, Paik; Valentino Gerratana, Il metodo Gramsci; Giorgio Baratta, New York e il mistero di Napoli. Viaggio nel mondo di Gramsci (video) interpretato da Dario Fo; Enciclopedia multimediale delle Scienze filosofiche). I teatri come bene culturale, in collaborazione con l’Università degli Studi di Urbino - Facoltà di Sociologia - e con i Comuni di Cagli, Sant’Agata Feltria, Sassocorvaro, Urbania. Giorgio Celli, L’informale totale. La scimmia, il primitivo, il bambino e il pittore. George Tatge, Il paesaggio in fotografia e in pittura. Tomàs Maldonado, L’itinerario della virtualità. Toni Toniato, Dalla virtù della pittura allo schermo del virtuale. Manuela Crescentini, Ugo Marano, Il tempo dell’etica. 190

1992 Antonino Bove, Biologia del trascendente. Adriano Baccillieri, Accademia e altrove. Alberto Boatto, Della guerra e dell’aria. Lucrezia De Domizio - Gian Ruggero Manzoni, Joseph Beuys. Il cappello di feltro. Bruno Corà, La processualità nell’opera d’arte di Eliseo Mattiacci, intervento di Eliseo Mattiacci. Hossein Golba, Il tempo scultore. Claudio Costa, Un percorso di ricerca 1970-90.

Franco Basaglia, Anatomia mentale. Michele Ciment, Il nuovo cinema francese. Maurizio Buscarino, Fotografia e teatro. Agostino Bonalumi, Arte e società.

1988 La questione del fantastico, seminario, 4-31 maggio.

1971 Alberto Boatto, Filiberto Menna, Arte una ipotesi di funzione, Urbino, Palazzo Ducale.

1987 Tonino Guerra, Il mio mestiere, lezione di sceneggiatura. Silvio Ceccato, La costruzione dei valori estetici. Hidetoshi Nagasawa, I materiali della scultura. Elio Grazioli, Attualità e rivista d’arte. Bruno Corà, A.E.I.U.O.: inclinazione dell’arte e tradizione di una rivista. Achille Bonito Oliva e Enzo Cucchi, Dialogo sull’arte. Ruggero Pierantoni, L’atto del disegnare. Filiberto Menna e Barbara Tosi, La critica dei trent’anni 1957 - 1987. Figure, modelli e modi. Italo Tomassoni, Ipermanierismo le icone del 2000. Gianni Scalia, La questione del linguaggio nella poesia contemporanea. Corrado Maltese, Arte, scienza e tecnologia ieri oggi domani. 1985 Claudio Costa, Incontro con l’autore. Eugenio Miccini, Incontro con l’autore. Massimo Olmi, Il servizio speciale nel giornalismo televisivo: tecnica e realizzazione. Ruggero Pierantoni, La rappresentazione del movimento nell’arte. 1984 Alberto Boatto, Arte e mass media. Piero Dorazio, La mia esperienza: pittura e vita 1954-1984, incontro con l’artista. Italo Mussa, Conversazione sulla pittura colta. Franco Fontana, Incontro con l’autore. Michelangelo Pistoletto, Incontro con l’artista. Andrea Emiliani, La situazione attuale dei beni culturali. Renzo Gallo, Esposizione di opere e conversazione con l’artista. Pietro Bonfiglioli, Il ritorno del classico e il tragico naturale. Silvio Ceccato, Studi d’arte liberati. Renato Barilli, L’arte contemporanea. 1983 Flavio Caroli, Dal “Magico primario” a “Mayerling amore mio”. 1982 Il «golpe del pianerottolo» esperienza nell’arte: imparare per insegnare, La parola all’artista. Incontro con Elio Marchegiani, 27 maggio, Galleria d’arte moderna Bologna. All’incontro – dibattito, partecipano: Elio Marchegiani, Giorgio Bompadre, Sandro Ciriscioli, Alberto Filippini, Omar Galliani, Marilena Pasquali e studenti dell’Accademia di Belle Arti di Urbino. 1981 Giacomo Baragli, Né arte né industria, Galleria Comunale d’Arte Moderna, Ancona.

1973 A. Boatto, La linea concettuale nell’arte moderna; F. Menna, Analisi delle proposizioni concettuali: T. Trini, Pratica e teoria della critica radicale, Pesaro, Sala del Consiglio Comunale, in collaborazione con la Galleria “Il Segnapassi”.

Attività scuola di Decorazione Temporary Events At Decoration Class è un luogo fisico e mentale, uno spazio di relazione e formazione, una bacheca, dove sono stati realizzati installazioni, video installazioni, spazi sonori, sculture light, video sculture dei seguenti allievi: 2012 Dario Picariello, Room 33, installazione video e performance, 5 luglio. 2011 Dario Picariello, Stratos and the limits of language, installazione video-sonora, 11 ottobre. Jessica Pelucchini, Sguardi scontati, installazione, 29 giugno. Giulia Ciancetta, Mabel D’Amore, Matteo Fortunato, Buena Vista Social Grup, 14 giugno. Anna Secondini, Cecilia Ripesi, Cristina Marchese, 12 giugno. Laura Fonsa, Un infuso per guarire, 7 giugno. Dario Picariello, Giusy Musto, Silvia Pretelli, Miriam Pascale, Specularoom, video installazione, 31 maggio. Cristina Meloni / Paolo Carta. Neverland. Video installazione – mix media, 17 maggio. 2009 Anna Visioli, Installazione spaziale, 25 giugno. Giacomo Stolzini. Installazione e sound, 18 giugno. Giulia Piccirilli. The Three-Bi Dimension. Media connection, 11 giugno. Jesse Gagliardi. Cercarsi le mani e trovarsele in tasca. Video Installazione, 28 maggio. Genta Sulaj, Installazione fotografica e sound, 21 maggio. Krzysztof Powaeka, Dipinti, 14 maggio. Anila Shapalaku, Pittura installata, 7 maggio. Simone & Giordano Loi. Twin fractures. Video installazione – scultura light, 30 aprile. Chiara Seghene. Miracolata. Installazione – mix media, 26 marzo. Lecture - Visiting artists 2013 Marco Bernacchia (a.k.a. “Above the Tree”) & Emanuele Becheri–a sound performance, 10 giugno. Incontro con l’artista Moira Ricci, 18 marzo. Concerto–seminario de I Camillas, Le forme, in occasione dell’uscita del nuovo album dal titolo Costa Brava, con la copertina realizzata da Rojna Bagheri, allieva del corso di Decorazione, 5 marzo.

1980 Angelo Schwarz, Immagini del monachesimo, Urbino, Convento di S. Bernardino, in collaborazione con il Centro Culturale S. Bernardino e l’Istituto di Scienze religiose dell’Università di Urbino.

2011 Fabio Bianchini Pepegna. Trame ricomposte. La rabbia di Pasolini 2008, 17 maggio. Alberto Zanchetta & Serena De Dominicis, NOT GDD #2; 29 marzo–12 aprile. Franko B. Lesson on empty, 18 gennaio.

1976 Giuliano Giuman, Performances “Alba” e “Requiem”. Sandro Martini, Incontro con l’autore.

2010 Mario Casanova. Sentimento e dissacrazione. La società post-tecnologica e sentimentale, 2 febbraio.

1975 Achille Bonito Oliva, Arte e sistema dell’arte.

Attività scuola di Grafica 2014 Progetto M.I.R.A. Benelli Armi, Protocollo d’intesa per la realizzazione della decorazione delle armi, maggio 2014 – marzo 2015. Divagazioni Ex liberistiche, incontro con Cristiano Beccaletto nell’ambito del ciclo “Andirivieni 6”, 19 maggio 2014. E il colore divenne primario, incontro con Athos Sanchini nell’ambito del ciclo “Andirivieni 5”, 29 gennaio 2014. La via del monotipo, incontro con Marcello Lani nell’ambito del ciclo “Andirivieni 4”, 28 gennaio 2014 L’incisione che abbiamo attraversato, Incontro con Diego Galizzi nell’ambito del ciclo Andirivieni 3, 22 gennaio 2014 L’Ex libris in castello, mostra degli studenti, San Colombano al Lambro (MI), 31 agosto – 30 settembre 2014. Architexture, Installazioni grafiche degli studenti, Palazzo Ducale di Camerino, 31 luglio – 31 agosto 2014. Corsie d’Arte. Arte in Ospedale, Inaugurazione dell’istallazione permanente con opere di Mattia Caruso, Laura Gennari e Matteo Spinelli, Reparto Dialisi dell’Ospedale Santa Croce a Fano, 18 dicembre 2013 Dall’aria al legno, Installazione xilografica in collaborazione con i Frati Minori Conventuali della regione Marche, Cappella Albani del Convento di San Francesco, Urbino 4 dicembre 2013. Fartlek, Mostra degli studenti a cura di Fabio Maria Serpilli, Centro Cultura Pergoli, Falconara Marittima (AN), 12 – 19 novembre 2013. 2013 Premio Scm press, assegnazione di un torchio da stampa della ditta Scm press di Brendola (Vicenza) alla giovane artista Irene Podgornik, 29 maggio. 2012 Fare Carta e applicazioni di stampa, MIXED MEDIA, scuola di Grafica Accademia di Belle Arti di Urbino e Reggio Calabria, Giornate di studio con interventi di Rosaria Calamosca, Severino Valente, Donatella Stamer, Glauco Lendaro, Melania Lanzini, Giovanni Turria, Fabio Maria Serpilli, Gianni Curatola, Christian Cassar, Piero Casarotto, 15-16-17 maggio 2012. Premio Scm press---, assegnazione di un torchio da stampa della ditta Scm press di Brendola (Vicenza) al giovane artista Riccardo Tonti, 16 maggio . Ke Nako, Roma, rassegna GenerAzione, scuola di Grafica Accademia di Belle Arti di Urbino, a cura di Gianluca Murasecchi e Giovanni Turria: GenerAzione 5, Giovanni Forleo, 27 aprile-27 giugno; GenerAzione 4, Nadia Berz, 27 gennaio-27 marzo; GenerAzione 3, Nicoletta Scilimati, 25 novembre 2011-21 gennaio2012 GenerAzione 2, Anila Shapalaku, 1 luglio -18 settembre 2011 GenerAzione 1, Marco Antonio Ortiz Delgado, 31 marzo-15 maggio 2011. 2012-2011 Jamu – Itinerario e laboratorio di Natura, Parco Nazionale dell’Aspromonte, al fine di realizzare taccuini d’arte impregnati di memorie, profumi e colori dell’incantata terra d’Aspromonte. 4° edizione: Maria Tomaselli e Nicoletta Scilimati. 5° edizione Evgeniya Hristova, Lorenza Caroli, Irene Podgornik, Mara Pianosi, Roberta Feoli. Premi e concorsi per allievi 2014/2015 Camere in chiaro : Selezione opere giovani artisti per concorso a tema aperto a tutti gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Urbino. Il progetto, che si concluderà con una mostra che verrà inaugurata il 4 giugno 2015, ha come finalità quello di condensare le esperienze fatte durante il proprio percorso all’interno dell’Accademia. La mostra sarà consacrata a Roland Barthes, di cui cade quest’anno il centenario dalla nascita. L’obiettivo è quello di portare alla luce, di mostrare le proprie capacità, confrontandosi con un particolare spazio come quello dei sotterranei dell’Accademia di Urbino. In questi spazi, infatti, gli studenti sono invitati ad una riflessione sul loro percorso artistico in progress, confrontarsi e mettendo in chiaro il loro rapporto con l’immagine e con lo spazio. OS1_OPERATIVE SYSTEM 1 / NUTRIMENTUM. L’arte alimenta l’uo-

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mo. (maggio 2015) Selezione opere di giovani artisti per concorso a tema aperto a tutti gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Urbino. La mostra, OS1_ OPERATIVE SYSTEM 1 / NUTRIMENTUM, nasce dalla collaborazione dell’Accademia di Belle Arti di Urbino con lo Studio Chiesa di Milano e gode del patrocinio di EXPO Milano 2015 e del Comune di Urbino. L’inaugurazione è fissata per il 13 maggio 2015 presso la Rampa Francesco di Giorgio Martini, Urbino. In continuità con le precedenti rassegne a carattere annuale, già Sistemi Operativi e Random, che hanno ottenuto importanti riscontri e grande attenzione a livello nazionale per la qualità delle opere esposte, l’esposizione offre gli studenti un rilevante momento di confronto e visibilità. e affida ai giovani artisti il compito di riflettere sul ruolo del cibo inteso sia come momento della catena alimentare e nutrizionale sia metaforicamente come necessità di nutrizione culturale. Si riportano i nominativi degli artisti le cui opere sono tra quelle selezionate: Ambrosio Federico, Bacoli Marco, Bertuccioli Sara, Caddoo Kane, Costanzo Matteo, Fioravanti Benedetta, Gasparroni Ilaria, Mariano Donato, Mori Francesco, Pane Noa, Pavoni Simona, Picariello Dario, Radovic Jana, Ricchi Marika, Spolverini Agnese, Venturi Ricardo Aleodor, Zanichelli Anna.

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Bando Erasmus+ a.a. 2015/2016: Bando di concorso borse di studio per l’estero. Nell’a.a. 2015/2016 continua il nuovo programma comunitario Erasmus plus che ha sostituito il vecchio programma LLP/Erasmus. 6^ Edizione Benelli Arte (Feb. 2015) Concorso per la riqualificazione di un’ area interna alla fabbrica di Urbino mediante la realizzazione di un’opera d’arte con tecnica mosaico. A cura di Pino Mascia, Armida Oradei e Massimiliano Nobile. Il concorso dal tema “la natura viva” è riservato agli allievi iscritti all’Accademia di Belle Arti di Urbino e a quelli diplomati da non più di 3 anni. Bando di concorso Premi Claudio Abbado (febb. 2015), indetto dal M.I.U.R. per l’attribuzione di Premi, finalizzati a sostenere la formazione artistica promuovendone l’eccellenza, a favore degli studenti iscritti negli anni accademici 2013-2014 e 2014-2015. Bando per l’assegnazione di n.5 borse di collaborazione per studenti iscritti A.A.2014/2015 Bando relativo all’assegnazione di n.5 borse di collaborazione didattica nei laboratori artistici riservate a studenti iscritti all’Accademia di Belle Arti di Urbino. Bando per l’assegnazione di n.5 borse di collaborazione per studenti diplomati A.A.2014/2015 (Gen. 2015) Bando relativo all’assegnazione di n.5 borse di collaborazione didattica nei laboratori artistici riservate a studenti diplomati all’Accademia di Belle Arti di Urbino. Borsa di studio Franco Zeffirelli per le Arti (dic. 2014) Franco Zeffirelli Scolarship – Fondo per le Arti 2015 La Borsa di Studio Franco Zeffirelli per le Arti conferisce agli studenti delle Accademie di Belle Arti borse di studio per studiare a New York. Le selezioni permetteranno a due studenti dell’Accademia di Belle Arti di Urbino di studiare a New York per un periodo di 6 settimane. La Muta del Terzo Millennio. Oltre il silenzio/beyond the silence. (da novembre 2014) Evento volto alla celebrazione del connubio tra moda e arte organizzato dalla CNA Associazione Provinciale Artigiani di Pesaro e Urbino e la Regione Marche, in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Urbino e il Royal College of Art di Londra. Il nome dell’evento si ispira al titolo della celebre opera di Raffaello Sanzio, La Muta, conservata presso la Galleria Nazionale delle Marche di Urbino, attualmente in restauro presso la Fortezza da Basso dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Il restauro de La Muta è un evento di grande richiamo per la città e il mondo, un’occasione per riflettere sull’idea di rinnovamento delle tradizioni territoriali, quali l’arte e il tessile. Oltre ad essere occasione di incontro e di­battito, grazie al viaggio offerto dal progetto, La Muta del III millennio intende fornire agli studenti la possibilità di venire in contatto con una serie di realtà professionali, case e riviste di moda, critici e direttori di musei. Il progetto è stato coronato dalla mostra delle opere selezionate dal 12 marzo fino al 3 maggio e dalla premiazione finale avvenuta il 18 aprile 2015.

Umberto Cesari Art Contest 2015 – Put your art on the label. (Iscr. Nov. 2014) Concorso per studenti promosso da Umberto Cesari in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Urbino, l’Accademia di Belle Arti di Venezia e l’Université du Québec à Montréal. Il concorso permette ai partecipanti di vincere una borsa di studio e vedere la propria opera riprodotta sull’etichetta della linea di vini MOMA di Umberto Cesari. 2013/14 Benelli Arte, 5° Concorso per la riqualificazione di un’area interna alla fabbrica Benelli di Urbino, a cura di Pino Mascia, Armida Oradei e Massimiliano Nobile, 30 giugno 2014. Premio nazionale Accademia Small Print per la Grafica d’Arte – I edizione, dedicato agli studenti delle Accademie italiane, con il patrocinio dell’Istituto Nazionale per la Grafica e dell’ERSU di Urbino, Scuola di Grafica d’Arte, 28 maggio – 30 giugno 2014 Premi-acquisto “Dina Camillini”, Concorso per gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Urbino, indetto da Piero Guidi Holding SpA, 14 aprile 2014. Concorso di idee per la riqualificazione di una superficie murale, in collaborazione con il Comune di Sant’Angelo in Lizzola (PU), per la realizzazione di un murale da inserire nell’ambito urbanistico del Comune (marzo 2014) Fivewordsforthefuture /Cinque parole per il futuro. L’arte come filosofia della contemporaneità, Concorso per la partecipazione alla Mostra fivewordsforthefuture presso i Musei Civici di Pesaro nel periodo ottobre 2014 - gennaio 2015, in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Łódź (PL), 20 marzo 2014 2013 Premio Nazionale delle Arti 2011/2012, Arti figurative, Digitali e Scenografiche, I Premio, Grafica, Irene Podgornik, premiazione a Roma, Teatro dell’Opera, 17 settembre. Il Ventaglio del Presidente, VIII edizione, promosso dall’Associazione Stampa Parlamentare e dall’Accademia di Belle Arti di Roma, per la realizzazione dei tre ventagli destinati al Presidente della Repubblica, ai Presidenti del Senato e della Camera. Per il Ventaglio per il Presidente della Repubblica, la commissione giudicatrice ha scelto la xilografia su stoffa Festina lente di Riccardo Bucella, biennio specialistico di Grafica, cerimonia di consegna 18 luglio. Dieci nuove copertine per i 150 anni di Salani, Concorso di grafica e illustrazione Salani Editore, tra i vincitori Stella Segatori e Andrea Solomita, 2 luglio. Premi-acquisto “Dina Camillini”, concorso indetto dalla Piero Guidi Holding SpA di Urbino, per l’assegnazione di tre premi intitolati alla signora Dina Camillini, riservato agli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Urbino: I Premio Dario Picariello; II Premio ex aequo Luca Colagiacomo e Annalisa D’Annibale, III Premio ex aequo Federico Ambrosio e Marco Corridoni, 25 giugno. Premio Benelli Arte, quarta edizione, Il coraggio. Concorso per la riqualificazione dell’area interna ai piazzali della Benelli Armi di Urbino, mediante la realizzazione di un’opera d’arte, a cura di Pino Mascia, Armida Oradei e Massimiliano Nobile; vincitore Gian Martino Cecere, 25 giugno. 2012 Concorso Internazionale Peano 2011, 15°, Scultura da vivere ItalyaItali, Cuneo, presentazione dell’ opera vincitrice Dis-uguglianze di Jessica Pelucchini, Cuneo 22 settembre. Concorso Internazionale Olimpico di Pittura e Scultura Arte e Sport 2012, 5°, promosso da Accademia Olimpica Nazionale, Fondazione Giulio Onesti, CONI, 2° Premio Scultura Giulia Giuseppina Tipo, giugno. Il Ventaglio del Presidente, VII edizione, promosso dall’Associazione Stampa Parlamentare e dall’Accademia di Belle Arti di Roma, per la realizzazione dei tre ventagli destinati al Presidente della Repubblica, ai Presidenti del Senato e della Camera. Per quest’ultimo, la commissione giudicatrice ha scelto un’acquaforte di Pamela Radino, biennio specialistico di Grafica, cerimonia di consegna 26 luglio. Concorso di scultura Antonio Canova, promosso da Guerrieri Rizzardi di Bardolino (VR), finalista per l’Accademia di Urbino: Jessica Pelucchini. Premio Biennale Internazionale d’Arte, Asolo, 1° premio sezione di grafica, Irene Podgornik. Biennale Viterbo, II Biennale d’Arte Creativa, Il giardino dei 7 sensi:

a ciascun’Arte il suo, seguendo la via del cuore, 26 maggio-3 giugno. I premio Concorso internazionale, Antonio Malaspina (Grafica), Giacomo Pirozzolo (Fotografia), Nicola Paci (Pittura). Premio Benelli Arte, terza edizione, Concorso per un’opera da installare negli spazi della Benelli Armi di Urbino, vincitrice Katina Petrova, con l’ immagine fotografica Il Falconiere e l’aquila, 7 giugno. Premio internazionale di scultura Edgardo Mannucci, XIX ed., Accademie di Belle Arti di Macerata, Perugia, Tirana, Torino, Urbino, che partecipa con sculture di Giorgia Cegna, Maria Teresa Corbucci, Ilaria Gasparroni; personale di Jessica Pelucchini, I Premio 2011, Arcevia, 26 maggio. Expo Arte 2012, Fiera internazionale di Arte contemporanea, Esposizione nazionale delle Accademie di Belle Arti, Bari, 18-20 maggio, I Premio Concorso, Davide Mancini Zanchi. Forlì Fiera, Vernice Art Fair, 10^ edizione, partecipazione sezione Scuole con opere degli allievi Elisa Menini, Miriam Pascale, Annalisa D’Annibale, Giulia Giuseppina Tipo, Davide Mancini Zanchi, Jessica Pelucchini, Shio Takahashi, Elisa Pietrelli, Irene Podgornik, 23-24-25 marzo. Premio di Scultura RE-cycle Recycle-Sustainable Exhibition, opere scultoree realizzate con materiale di riciclo da allievi di dodici Accademie di Belle Arti italiane, Primo Premio Roberto Puddu, Accademia di Urbino, con l’opera Riciclalbero, REcycle 2011, 29 gennaio. 2011 Premio Nazionale delle Arti 2011, Arti figurative Digitali Scenografiche, I Premio, Pittura, Elvis Spadoni. Fashion in Paper 2011, progetto espositivo itinerante, Arte, Moda, Design promosso dalla Provincia di Milano in collaborazione con Afol Milano a cura di Bianca Cappello. Premiato l’abito in Sumus®, lavoro di Elisa Pietrelli, allieva della Prof.ssa Giovanna Salis, Milano, 24 settembre 2011. L’opera, insieme a quelle degli altri finalisti del Concorso, esposta a Madrid, Istituto di Cultura Italiano, 27 Ottobre–18 Novembre. Borse di studio Franco Zeffirelli, create e promosse dalla Fondazione italo-americana Columbus Citizens Foundation - Fondo Franco Zeffirelli “Scholarship for the Arts” e dalla Newington – Cropsey Foundation diretta dall’artista newyorkese, Greg Wyatt. Da settembre 2011 due studenti dell’Accademia, Elvis Spadoni e Antonio Rastelli, soggiornano per un mese e mezzo nelle prestigiose accademie d’arte statunitensi, iscritti a corsi di scultura e disegno presso l’Academy of Art della Newington – Cropsey Foundation e all’Art Students League di New York, nel cuore di Manhattan, sotto la guida di Greg Wyatt, sculptor in residence presso la Chiesa Cattedrale di San John the Divine. Biennale dei Giovani Artisti Marchigiani (Bigam), Civitanova Marche, I premio sezione Incisione, Irene Podgornik, 2 ottobre. Premio internazionale di scultura Edgardo Mannucci, XVIII ed., Accademie di Belle Arti di Lecce, Macerata, Tirana, Urbino, che partecipa con sculture di Davide Mancini Zanchi, Giulia Giuseppina Tipo e Jessica Pelucchini, I Premio, Arcevia, 28 maggio. Premio Pescheria, Seconda edizione, a cura di Ludovico Pratesi, per allievi delle cattedre di Pittura, Decorazione e Scultura delle Accademie di Belle Arti di Urbino e Macerata, Centro Arti Visive Pescheria, Pesaro, vincitore Davide Mancini Zanchi; menzionati: Cristina Meloni e Annalisa D’Annibale, 3–24 aprile. Premio del Museo Nazionale delle paste alimentari, sezione università, XVI ed. 2010, I premio ex aequo Anila Shapalaku, Roma Teatro Bagaglino, 17 marzo. Promenade dell’Arte e della cultura industriale. Torino 150° Unità d’Italia, Le Accademie di Belle Arti e le facoltà di architettura per Torino 2011, LabA&A, Spina 4 / Il Parco delle arti, progetti selezionati: Benedetta Brigidi Del Carmen e Jessica Pelucchini. 2010 Premio Benelli Arte, Concorso per un’opera d’arte da installare negli spazi della Benelli Armi di Urbino, vincitrice Annalisa D’Annibale. Extempore 2010, Ecomuseo della Teverina, Mugnano-Bomarzo (VT), I Premio Evgeniya Hristova. Premio di illustrazione contemporanea Antonia Mancini, I Premio Federico Ambrosio, 25 novembre. Biennale Premio Artemisia, Ancona, Premio ex aequo Anila Shapalaku, 6 novembre.

Premio di Grafica Pietro Parigi, Calenzano (FI), I Premio Margherita Cassarà, 23 ottobre. Premio internazionale di scultura Edgardo Mannucci, XVII ed., Accademie di Belle Arti di Bucarest, Budapest, Firenze, L’Aquila, Macerata, Perugia, Tirana, Torino, Varsavia, Venezia, Urbino, che partecipa con sculture di Annalisa D’Annibale, Federico Pierleoni, Roberto Puddu, Arcevia, 30 maggio–30 luglio. Premio Pescheria, Prima edizione, a cura di Ludovico Pratesi, vincitore Ali Nejad, menzionati Federica Bocchi e Antonio Rastelli, Pesaro, Centro Arti Visive Pescheria, 29 maggio–13 giugno. Out of range. Emotions, Concorso per gli studenti dell’Accademia di Belle Arti dell’ISIA e del Conservatorio di Pesaro Gioachino Rossini, Castello di Frontone: 18 ottobre–15 novembre 2009 / 27 dicembre 2009–31 gennaio 2010. 2009 XVIII Concorso Nazionale di Calcografia Comune di Gorlago, I Premio, Irene Podgornik. Premio Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli, seconda edizione, vincitrici Anna e Laura Facchini, con il progetto Quando tutti dormono, 7 novembre. Premio internazionale di scultura Edgardo Mannucci, XVI ed., Accademie di Belle Arti di Macerata, Perugia, Torino, Monaco di Baviera e Urbino, che partecipa con sculture di Giacomo Spano, Valeria Stipa, Denise Sanna, Arcevia, 30 maggio-30 luglio. Premio Benelli Arte, Concorso per un’opera d’arte da collocare nella parete esterna della mensa di Benelli Armi S.p.A., Urbino, a cura di Armida Oradei e Pino Mascia, vincitore Antonio Rastelli. 2008 Urbino, Arte all’Università, Premio Ersu Nazionale, vincitrice assoluta Valeria Stipa, Accademia di Belle Arti di Urbino, maggio. Urbino, Arte all’Università, Premio Ersu Urbino, vincitrice Valeria Stipa, corso di Modellistica Accademia di Belle Arti di Urbino, marzo. Premio internazionale di scultura Edgardo Mannucci, XV ed., Accademie di Belle Arti di Atene, Bologna, Carrara, Firenze SACI, Macerata, Milano, Perugia, Venezia, Urbino, che partecipa con sculture di Antonio Rastelli, Loredana Solofrizzo, Tokinari Yahiro, Arcevia, 31 maggio. In occasione dei primi quindici anni di attività, esposizione Milano, Ex Caselli daziari di Porta Venezia, Casa del Pane, 9–19 ottobre. 2007 Premio internazionale di scultura Edgardo Mannucci, XIV ed., Accademie di Belle Arti di Istanbul, Firenze SACI, L’Aquila, Macerata, Perugia, Venezia, Urbino, che partecipa con sculture di Alireza Amirimoghaddam Nejad, Benedetta Del Carmen Brigidi, Denis Moriconi, premiato, Arcevia, 26 maggio. Premio Nazionale per Giovani Incisori Gino Carrera, Casalpusterlengo, I edizione promossa dagli Amici della Grafica e dedicata all’Accademia di Belle Arti di Urbino: I, II e III Premio, rispettivamente a Laura Facchini, Leonardo Bollini, Matteo Fuzzi. 2006 Camera picta. Dipingere il cielo. L’arte nei luoghi di lavoro, concorso promosso dal Ministero per i Beni e le Attività culturali, riservato agli allievi delle Accademie Statali di Belle Arti, vincitore Andrea La Rocca, corso di Tecniche pittoriche Prof. Sebastiano Guerrera. Premio di scultura Edgardo Mannucci, XIII ed., Arcevia (AN), Accademie di Firenze, Macerata, Palermo, Perugia, Tirana e Urbino, con sculture di Giordano Loi, Stefania Rizzi, Giacomo Del Monte, premiato. Un’immagine per, promosso dall’Associazione di Volontariato Tutti i Cuori di Rossana di Pesaro, in collaborazione con Banca Toscana, per la realizzazione di un’immagine innovativa ed espressiva; vincitrice Erika Preli. Premio biennale di scultura e pittura 2005-2006, promosso da Accademia Olimpica Nazionale, CONI, Fondazione Giulio Onesti, I premio Giacomo del Monte con la scultura “9,78”. 2005 Premio Pascucci 2005, Monte Cerignone, 13 agosto. La giuria composta da Renate Ramge Eco, Umberto Eco, Franca Mancini, Ruggero Pierantoni, Vittorio Sgarbi assegna il premio a Matteo Fato e Raffaele Mariotti.

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Concorso per l’ideazione del logo dell’Istituto Musicale Sammarinese, Repubblica di S. Marino: vincitore Luca Amato Ceccarini; menzione speciale Emilio Macchia, segnalati Irene Bacchi, Francesco Fanti, Giulia Giordani. Premio di Pittura e Scultura Remo Gardeschi VI edizione, Comune di Montevarchi-Associazione “Remo Gardeschi” Moncioni (AR), 29 maggio–5 giugno, premiati Matteo Fuzzi e Andrea La Rocca. XIV Concorso Nazionale di Calcografia “Comune di Gorlago”, I Premio, Leonardo Bollini, Sera metropolitana. Premio di scultura Edgardo Mannucci, promosso dal Rotary International Club Altavallesina-Grottefrasassi, XII ed., Arcevia (AN), Accademie di L’Aquila, Macerata, Perugia, Roma e Urbino, con sculture di Francesca Crocetti, Sara Chessa, premiato Luca Cecchini. 2004 Premio Nazionale delle Arti 2004, promosso dal M.I.U.R.- Alta Formaziona Artistica e Musica, Roma Museo Nazionale degli Strumenti Musicali, I Premio a Leonardo Bollini per Pittura. Premio di scultura Edgardo Mannucci, promosso dal Rotary International Club Altavallesina-Grottefrasassi, XI ed., Arcevia (AN), Accademie di Carrara, L’Aquila, Macerata, Perugia, Tirana e Urbino, con sculture di Eleonora Pesaresi, Maria Chiara Santini, Giovanni Nardin, premiato. 2003 Laboratorio per l’affresco, VIII ed., Maglione (TO), segnalati per l’Accademia di Urbino, Matteo Fato, Elena Lombardi. Premio di scultura Edgardo Mannucci, promosso dal Rotary International Club Altavallesina-Grottefrasassi, X ed., Arcevia (AN), Accademie di Milano, L’Aquila, Macerata, Perugia, Bologna, Tirana e Urbino, con sculture di Lucia Pucci, premio acquisto, Enrico Salvatori, premiato, e Matteo Serafini. Vigna degli artisti. Un vino per l’arte, II ed., concorso promosso da “Le cantine di Leonardo da Vinci”, Vinci, opere dalle Accademie di Bologna, Firenze, Perugia e Urbino; per Urbino, Sandra D’Aurizio, Sylvia Mair, Matteo Serafini, Dominique Tirincanti e Gabriele Arruzzo, vincitore. 2002 Accademie di Belle Arti - Rassegna nazionale Pittura, Scultura, Decorazione, Scenografia, Biennale d’arte di Alatri: Terza rassegna, XXVIII Biennale, premiata, per Scultura, Chiara Gerosa. Simposio internazionale di Scultura, Novelda (Alicante), selezionato Alessandro Di Giambattista (Scultura) per realizzare un’opera permanente nel parco di Novelda (Spagna). Premio di scultura Edgardo Mannucci, promosso dal Rotary International Club Altavallesina-Grottefrasassi, IX ed., Accademie L’Aquila, Macerata, Perugia, Bologna, Tirana e Urbino, con sculture di Chiara Gerosa, Mario Mansi, menzione d’onore, e Alessandro Di Giambattista, premiato. Premio Stella, Concorso giovani artisti delle Accademie di Belle Arti Bologna, Napoli, Carrara, Urbino, Bologna, Palazzo Stella, I premio Mario Mansi. 2001 Città aperta–progetto dell’AdK, Bergisch Gladbach (Germania), selezionati, per un intervento artistico, gli allievi Cristina Moscuzza (Decorazione), Loris Paluselli, Andres Pizzinini, André Pescollderungg (Pittura), Matteo Serafini (Scultura). Concorso nazionale di Pittura Gaetano Morgese, Terlizzi (BA), II ed., II Premio Irene Mosca. Concorso nazionale Suzzara, Lavoro e lavoratori nell’arte, I premio all’allievo di Scultura Alessandro Di Giambattista con l’opera Sindone dell’operaio, che, quale vincitore, ha esposto nella galleria Scoglio di Quarto di Milano nel 2002 (12 febbraio–5 marzo). Premio di scultura Edgardo Mannucci, promosso dal Rotary International Club Altavallesina-Grottefrasassi, VIII ed., Accademie di L’Aquila, Perugia, Macerata e Urbino, con sculture di Davide Sapigna, Sabrina Marocco, menzione d’onore, Filippo Ferri, premiato.

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2000 Premio di scultura “A. Monteleone”, scultura di Alessandro Di Giambattista esposta sul lungomare di Reggio Calabria. Premio di scultura Edgardo Mannucci, promosso dal Rotary International Club Altavallesina-Grottefrasassi, VII ed., Accademie di L’Aquila, Macerata e Urbino, con sculture di Paolo Sperindio, Pasquale Galliano e Barbara Renga, premiata.

1999 Premio di scultura Edgardo Mannucci, promosso dal Rotary International Club Altavallesina-Grottefrasassi, Arcevia, Palazzo dei Priori, VI ed., Accademie di Macerata e Urbino, con sculture di Ettore Gambioli, Marika Scrilatti e Luca Iacomucci, premiato. 1998 Borsa di Studio “Alida Epremian”, Banca Popolare Valconca, Rimini, premio a Marta Mancini, Pittura. Concorso Giovani Stampatori Eredi Paolini per calco e xilo, Urbino, Accademia Raffaello, premio a Pierfrancesco Pezzimenti. Premio di scultura Edgardo Mannucci, promosso dal Rotary International Club Altavallesina-Grottefrasassi, Arcevia, Palazzo dei Priori, V ed., Accademie di Macerata e Urbino, con sculture di Maria Gloria Giovanelli, Laura Paoloni e Marta Palmieri, premiata.

Premio di Pittura “La Verna”, V ed., La Verna. Premio Marche, Biennale d’arte contemporanea, mostra regionale, partecipazione docenti e allievi dell’Accademia, Ancona, Palazzo degli Anziani. 1988 Arte Viva, esecuzione “in loco” di opere di allievi dell’Accademia di Urbino e di Accademie italiane ed europee, Senigallia. I Rassegna Biennale d’Arte 1988/89 Nuove Leve, Sezioni Grafica e Pittura, Centro Socio-culturale Luigi Sturzo, Marsala. 1987 Premio speciale Scuole di Scenografia e cattedre di Incisione delle Accademie di Belle Arti, Frosinone, Palazzo della Provincia. V rassegna di grafica La scuola di Urbino, mostra didattica a Castel Pusterlengo, in collaborazione con la Pro Loco.

‘anagrafiche’ dell’Accademia stessa, sorta nel 1967. A queste, si affianca un settore di audiovisivi con 1831 VHS, 855 DVD, principalmente film e spettacoli teatrali. La mole dei materiali conservati conferma l’attenzione rivolta alla biblioteca fin dai primi anni di attività dell’Accademia di Belle Arti di Urbino, dai direttori Renato Bruscaglia, Concetto Pozzati e dall’allora docente di storia dell’arte Alberto Boatto, nell’intento di acquisire opere fondamentali per lo studio delle arti visive. Cataloghi. È dotata dei cataloghi cartacei completi per autore e per soggetto ed è inserita nel Sistema Bibliotecario Unificato di Pesaro e Urbino-Provincia e Università degli studi di Urbino “Carlo Bo”; partecipa al catalogo collettivo con 17.000 documenti (volumi, riviste, materiali DVD e VHS) sui 34.000 posseduti. http://www.iccu.sbn.it/ | http://opac.uniurb.it

1996 Premio di pittura e scultura, riservato agli allievi dell’Accademia di Belle Arti di Urbino, sul tema L’uomo e i suoi valori nell’impegno sociale, alle soglie del terzo millennio, promosso dal Lions Club di Pesaro, I Premio Wilma Kammerer. Premio Oscar Signorini 1996, XIII ed. riservata agli allievi di Pittura delle Accademie italiane, promosso dalla rivista D’Ars, Milano, premiato Lorenzo Amadori. 1995 Premio nazionale d’incisione “Ugonia-Morselli”, Comune di Brisighella, premio Silvio Morselli, Alois Sewald; premio Cassa di Risparmio di Ravenna, Roland Senoner; targa Associazione Pro-Loco, Alfio Asero. Premio nazionale per opere grafico - pittoriche “Andrea Pazienza 1995”, San Severo (FG), I premio ex - equo Valeria Dini e Sabina Sacchetti. Premio di scultura Edgardo Mannucci, promosso dal Rotary International Club Altavallesina-Grottefrasassi, Sassoferrato, Palazzo Oliva, II ed., Accademie di Macerata e Urbino, con sculture di Antonietta Giorgi, premiata, Rocco Dubbini, Federica Rinaldi. Premio di Pittura e Scultura Remo Gardeschi, I edizione, Moncioni, 21-28 maggio. Primaparete, Premio di Pittura riservato agli allievi delle Accademie di Belle Arti, Milano, Lions Club Milano Centro, I premio Sylvia Mair. Ski Expression, Concorso Nazionale riservato ad opere di pittura e grafica attorno allo stile degli sci, Aprica: II ed., I premio Wilma Kammerer. 1994 Premio di scultura Edgardo Mannucci, promosso dal Rotary International Club Altavallesina-Grottefrasassi, Arcevia, Palazzo dei Priori, I ed., Accademie di Macerata e Urbino, con sculture di Antonietta Giorgi, Simone Gennari, Paolo Tosti. 1993 Premio Arte Giovane 3, allievi dell’Accademia, Montecampione, premiati Fabio Bardelli, Marco Gagliardini, Amerigo Salvatori. 1992 Arte Viva, esecuzione “in loco” di opere di allievi dell’Accademia di Urbino e di Accademie italiane ed europee, Senigallia. Premio Adriano Petrocchi, allievi Scuole di Pittura e Scultura, Palombara Sabina, Castello Savelli. 1991 Arte Viva, esecuzione “in loco” di opere di allievi dell’Accademia di Urbino e di Accademie italiane ed europee, Senigallia. Premio di Pittura “La Verna”, V ed., La Verna. Primaparete, Premio di Pittura riservato agli allievi delle Accademie di Belle Arti, Milano, Lions Club Milano Centro. 1990 Arte Viva, esecuzione “in loco” di opere di allievi dell’Accademia di Urbino e di Accademie italiane ed europee, Senigallia. 1989 Arte Viva, esecuzione “in loco” di opere di allievi dell’Accademia di Urbino e di Accademie italiane ed europee, Senigallia.

1986 Accademia di Belle Arti di Urbino, esposizione, Riva del Garda, Casa degli Artisti. Premio speciale Scuole di Scultura delle Accademie Statali di Belle Arti, Frosinone, Palazzo della Provincia. 1985 I Premio regionale Marino Mercuri, opere allievi di Scultura e Tecniche dell’incisione, Corridonia. 1983 Expo Arte, Rassegna nazionale delle Accademie di Belle Arti, Bari (1983-1989). Uno spazio per l’arte, concorso Proposte grafica giovani, Busto Arsizio. 1981-1975 Premio Lubiam, Mantova. 1973 Concorso per l’incisione riservato agli allievi delle Accademie di Belle Arti, Roma, Centro internazionale d’arte e cultura della Fondazione Esperienza, Gabinetto Nazionale delle Stampe, premiato Giuseppe Mariani. 1972 Grand Concours international de peinture 1972, Musée 2000 Luxembourg. 1971 Rassegna San Fedele 1, 1970/71, Centro Culturale San Fedele, Milano. 1970 Concorso per l’incisione riservato agli allievi delle Accademie di Belle Arti, Roma, Centro internazionale d’arte e cultura della Fondazione Esperienza, Gabinetto Nazionale delle Stampe. Open Day Apertura delle scuole di Decorazione, Grafica, Pittura, Scenografia, Scultura e Nuove Tecnologie dell’arte. Una équipe di docenti e allievi presenta le attività svolte nei diversi laboratori attraverso esposizioni temporanee, allestimenti e performances appositamente progettati e realizzati per illustrare i percorsi formativi di un’Istituzione di Alta Formazione Artistica, quale è l’Accademia di Belle Arti di Urbino. Open Day 2015 22-23-24 maggio 2015 Open Day 2014, 22-23-24 marzo 2014 Open Day 2013: 14–15 aprile. Open Day 2012: 6–7 maggio. Biblioteca I materiali e la storia. Specializzata nel settore artistico con particolare riferimento al moderno e al contemporaneo, possiede 34.000 documenti (volumi, opuscoli, riviste); 80 periodici attivi; 3.000 le testate conservate. Le edizioni sono successive agli anni Sessanta, e ciò per ragioni

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www.nutr

www.nutrimentum.org

a cura di Umberto Palestini ed Elisabetta Pozzetti

MIUR – AFAM ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI URBINO STUDIO CHIESA – MILANO Con il patrocinio di

a cura di Umberto Palestini ed Elisabetta Pozzetti

OS_1 NUTRIMENTUM. L’ARTE ALIMENTA L’UOMO

Orto dell’Abbondanza, Urbino

COMUNE DI CIVITELLA DEL TRONTO

a cura di / curated by Umberto Palestini Elisabetta Pozzetti

a cura di a cura di Umberto Palestini ed Elisabetta Pozzetti Umberto Palestini ed Elisabetta Pozzetti

13 maggio - 28 giugno 2015

Data, Urbino 13 maggio – 14 giugno 2015

Fortezza Borbonica, Civitella del Tronto (TE) 11 luglio – 30 settembre Umberto Palestini

13 maggio - 28 giugno 2015

redazione / editorial staff Patrizia Baratiri

Orto dell’Abbondanza, Urbino Orto dell’Abbondanza, Urbino traduzioni / traslations Michele Tocca

13 maggio - 28 giugno 2015 13 maggio - 28 giugno 2015 progetto coordinamento amministrativo / coordination and administration Massimo Castellucci Amneris De Angeli

Fortezza Borbonica, 11 luglio - 30 settembre 2015 Fortezza Borbonica, Civitella del Tronto (TE) Civitella del Tronto (TE)

stampa / print SAT s.r.l. Italia / Italy

con il patrocinio di

main partners

si ringrazia / thanks to Francesco Calcagnini, Adele Cappelli, Luigi Carboni, Gabriele Cavalera, Luca Cesari, Francesca Crespini, Michelangelo Galliani, Teresa Giovannoni, Sebastiano Guerrera, Liana Lippi, Maria Giovanna Mancini, Piero Augusto Nasuelli, Gino Natoni, Pino Mascia, Stefano Papetti, Clorinda Petraglia, Micla Petrelli, Katia Petrolati, Giuliano Sergio, Andrea Solomita, Agnese Vastano, Massimo Vitangeli, Cesare Zanasi, Alberto Zanchetta

11 luglio - 30 settembre 2015 11 luglio - 30 settembre 2015

con il patrocinio di

main partners

special partner

special partner special partner

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ORDINE DEI DOTTORI AGRONOMI E DEI DOTTORI FORESTALI DI MILANO

ORDINE DEI DOTTORI AGRONOMI E DEI DOTTORI FORESTALI DI MILANO

11 luglio - 30 settembre 2015

Fortezza Borbonica, Civitella del Tronto (TE)

book concept & design Emanuele Bertoni

progetto

Fortezza Borbonica, Civitella del Tronto (TE)

Orto dell’Abbondanza, Urbino

COMUNE catalogo DI CIVITELLA DEL TRONTOa cura di / catalogue edited by

special partner

ORDINE DEI DOTTORI AGRONOMI E DEI DOTTORI FORESTALI DI MILANO

ORDINE DEI DOTTORI AGRONOMI E DEI DOTTORI FORESTALI DI MILANO

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B Basker ville Fondata a Bologna nel 1986

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ART WORKS BY FEDERICO AMBROSIO MARCO BACOLI SARA BERTUCCIOLI K ANE CADDOO GIAN MARTINOCECERE MAT TEO COSTANZO BENEDET TA FIORAVANTI ILARIA GASPARRONI DONATO MARIANO FRANCESCO MORI NOA PANE SIMONA PAVONI DARIO PICARIELLO JANA RADOVIC MARIK A RICCHI AGNESE SPOLVERINI RICARDO ALEODOR VENTURI ANNA ZANICHELLI

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