Valentina crivelli femminile plurale

E L I N I M M E F LURALE P

VALEN T CRIVEINA LLI

Femminile plurale mostra personale di Valentina Crivelli a cura di Luca Arnaudo e Barbara Pavan testo critico di Luca Arnaudo STUDIO7 SPAZIO ARTE Via Pennina 19, Rieti 12 / 31 marzo 2011

alle donne della mia storia: nonna Gina nonna Lucilla mia madre Orazia mia sorella Francesca mia nipote Milena

info 320.4571689 studio7artecont@gmail.com www.associazionestudio7.it ringrazio Alessandro. Alessandro. Alessandro.

Barbara Pavan perchè mi sottrae le tele prima che le cancelli, mi ascolta con infinita pazienza quando le dico che voglio smettere di dipingere, mi segue nei miei strampalati ragionamenti, mi vuole bene. e anche io.

progetto grafico Valentina Crivelli testi a corollario Valentina Crivelli

FEMMINILE PLURALE mostra personale di VALENTINA CRIVELLI a cura di LUCA ARNAUDO e BARBARA PAVAN

UNO, NESSUNO, QUALCUNO. A PROPOSITO DELLA PITTURA DI VALENTINA CRIVELLI

Nella pittura di Valentina Crivelli, dal suo tratto liquidamente diligente alla scelta dei soggetti, risulta individuabile con agio una tendenza iperrealista: è tuttavia quando si cerca d’impiegare meglio tale referenza che l’agio viene a mancare, e pare perciò il caso di spendere qui di seguito qualche breve idea al riguardo per poter poi ragionare in maniera più puntuale dell’opera dell’artista.

Ora, se è vero - secondo quanto viene d’abitudine evidenziato che una peculiare sensibilità percettiva nei confronti del soggetto connette la pittura iperrealista alla fotografia, vale specificare come questo avvenga sulla base d’intenzioni che prima di risultare estetiche sono genuinamente ideali, e perciò tali da determinare i contenuti immaginali della pittura. Di fatto, l’iperrealismo celebra una realtà prosaica, minimale, fatta di appunti, istantanee - qui, propriamente, pare da rinvenirsi l’affinità più interna con la fotografia - e mai di grandi narrazioni, dove la persona compare nelle condizioni di passante o, quand’anche assunta in primo piano, come una presenza anonima, permutabile. Nel contesto nordamericano basta considerare le scene metropolitane di Richard Estes o i ritratti di Chuck Close per trovare conferma a quanto appena rilevato. Quanto all’Europa, va aggiunto che la pittura iperrealista si è ritrovata curatrice di una tradizione figurativa straordinaria dopo almeno mezzo secolo di rifiuti avanguardisti della stessa, raggiungendo esiti - si pensi al primo Gerhard Richter - ben lontani dalle ascendenze pop dell’esperienza iperrealista statunitense, e ai quali la critica pare non aver ancora reso pieno merito. Ci sta provando, però, come dimostra una recente conversazione tra Horst Bredekamp e Barbara Stafford secondo cui l’iperrealismo andrebbe meglio inteso tenendo conto in primo luogo di una sua aspirazione per così dire gnostica alla magnificazione di elementi solitamente trascurati. Vi sarebbe poi, con suggestivo richiamo alla tradizione

pittorica romantica, pure una questione identitaria, di un’identità stretta tra la vertiginosa produzione immaginale propria della real1 tà e la decisione dell’artista di trattene un solo fotogramma .

Torniamo adesso a Valentina Crivelli, e proviamo a considerare la sua opera attraverso il prisma critico che abbiamo cercato di allestire qui sopra. Si diceva in apertura del segno liquido, misurato dell’artista. La tecnica di realizzazione delle pitture gioca effettivamente un ruolo cruciale nella creazione delle atmosfere visive tipiche di Valentina. Acrilici molto diluiti vengono stesi sulla tela con sette, otto passaggi di colore per ottenere una copertura estrema dove le pennellate perdono ogni spessore, fino a raggiungere una sensibilità superficiale alla luce che - secondo le dichiarate intenzioni dell’artista - aspira a quella della pellicola fotografica. Una pellicola rigorosamente in bianco e nero dove ampie scale di grigi consentono virtuosistici giochi d’ombre che, sfruttando lo scarto percettivo rispetto alla naturale vitalità cromatica del reale, raffreddano l’inquadratura pittorica in una straniante alterità. La premura di Valentina per una fluidità estrema di toni e tratti si risolve poi, sempre sotto il profilo estetico, in un’accorta costruzione delle immagini attraverso campiture nette ma accostate secondo scarti minimi nei toni di grigio, di modo che l’impressione complessiva è quella di sfumature vibranti di sottile inquietudine, con una significativa accentuazione proprio della questione identitaria sopra richiamata in termini generali a proposito della pittura iperrealista.

Quali sono, dunque, i soggetti di Valentina? Una volta esclusa la ritrattistica più dichiaratamente su commissione, è un minimalismo di urbana quotidianità a dominare le scene, consegnando all’osservatore lunghe rassegne di uomini e donne (ma talvolta il genere si confonde in un indistinto chiaroscurale) compresi entro pause, intervalli di solitudine. Sono persone passeggere, spesso

sedute accanto a finestrini - le occasioni, cioè, quando si è portati da un movimento meccanico estraneo e, nell’osservazione di un mondo esterno in corsa, ci si rifugia nel proprio interno - oppure colte in attesa di un treno, un autobus, un mezzo che le conduca comunque altrove. Nei testi autografi dell’artista riportati in questo catalogo si rinvengono molti elementi che aiutano a comprendere maggiormente simile scelta di soggetti. Colpisce, in particolare, il richiamo ripetuto a un aspetto protettivo, per così dire tutelare della pittura (quel “consolare le badanti”, che, sotto un profilo puramente letterario, è davvero una gran bella immagine), fino al suo farsi mezzo per una “riparazione”.

E infatti, anziché limitarsi a inscenare in maniera pittoricamente puntigliosa una spersonalizzante anonimia del vivere metropolitano - ciò che ci ricondurrebbe al pop - l’arte di Valentina seleziona (con un’attenzione amorevole, viene da aggiungere) figure esemplari di un’individualità contemporanea sospesa. Non uno e neppure nessuno, piuttosto qualcuno che guarda altrove, aspetta di andare via, e, nell’attesa, immagina.

In tale aspetto di minuta sognanza si percepisce meglio, si ritiene, anche quell’elemento romantico accennato in precedenza: un romanticismo certo radicato nella tradizione europea - basti pensare alle scene di un Caspar David Friedrich, così animate di persone immancabilmente perse a sognare davanti a una finestra o un paesaggio indistinto - ma che, nel secolo passato, ha avuto il suo più riconosciuto rappresentante nell’americano Edward Hopper, non a caso espressamente richiamato da Valentina come proprio riferimento.

Dal suo maestro ideale, in effetti, la nostra artista ha ben appreso la lezione di un indugiare visivo tra solitudine e introspezione, proseguendo con le sue figure lungo quella intimità che Hopper stesso stimava come un valore fondamentale della pittura (contestandone poi, sconsolato, la mancanza in un’arte contemporanea che egli ve2 deva interessata piuttosto a una continua, estroversa invenzione . È in questo digradare di toni e sentimenti, dunque, che vediamo infine allontanarsi le figure di Valentina fino a sparire lentamente altrove tra le ombre dell’immagine, mentre noi, anche noi nell’attesa di andare via, restiamo a immaginare.

Luca Arnaudo San Pietro del Gallo, febbraio 2011

1

Nelle parole della Stafford, “I think there's something quite platonic here. It's almost a way of taking all of those features usually not valued, magnifying them and giving them a reality. It also gives them an ideality. This is the paradox that is elevated by the Gnostics - a kind of negative dialectics”.

Ancora, “Perhaps this is another dimension of the hyperreal: that it perpetually deflects the question of where is the real in its overproduction of too many or too much, so that one is unable to make a decision”. Quanto al ritorno dell'elemento romantico, è Bredekamp a rilevare come “This solitary and magnified scrutiny of the single figure is all the more surprising after an epoch which deliberately denied the existence of originals, whether they be artists or poets. Individuality was out […] I think this captures a host of reasons for the astonishing return of a Romantic milieu painting” (v. l'articolo One Step Beyond. Horst Bredekamp and Barbara Maria Stafford on Hyperrealism, in Tate Etc., n. 6, 2006. Il testo è disponibile anche in internet: http://www.tate.org.uk/tateetc/issue6/hyperrealism.htm).

2

Cfr. Rolf Renner, Edward Hopper. Trasformazioni del reale, Taschen, Colonia 1991, p. 65.

E R E P O

OTTAVIANO - SAN PIETRO #18 _ acrilico su tela, 60 x 80 cm [2010]

L’arte è magia liberata dalla menzogna di essere verità.

T.W. Adorno

mah, guarda, a me interessa la vita. quella normale. qualche volta parto per la tangente (per vendere, è vero) ma fondamentalmente dipingo gente comune che fa cose comuni. diciamo che la penso così: una badante che aspetta un pulman è una badante che aspetta il pulman. ma se piglio la macchina fotografica e poi ci faccio un quadro, quella non è più una badante che aspetta un pulman. quella badante è tutte le badanti anzi, di più, è la badantità che c’è in me: la noia, l’attesa, la promessa. poi penso anche che se vedo una badante, faccio una foto e poi un quadro, allora c’è qualcosa che ha che vedere più con l’intenzione che con il caso che io sia passata lì a quell’ora in quel giorno con la macchina fotografica. poi c’è anche il mercato, i critici, la galleria, uno che arriva e ti dice tu sei artista e tu no. ma di fondo, continuo a pensare che sia l’intenzione a fare l’opera d’arte e l’artista. a riempire di significati significanti che quel significato non hanno: cioè una badante, in fondo, è una badante. è questo, per me, il vero bluff dell’arte. questo tentativo di andare oltre, di riempire di senso, di consolare le badanti.

BUS STOP _ acrilico su tela, 60 x 80 cm [2010]

OTTAVIANO - SAN PIETRO #20 _ acrilico su tela, 60 x 80 cm [2011]

OTTAVIANO - SAN PIETRO #19 _ acrilico su tela, 60 x 80 cm [2010]

L’arte non esprime altro che se stessa.

O. Wilde

certe volte non ho voglia. mi pesa venire qui, a roma. mi pesano le gambe, i piedi pulsano e cammino lenta. ma non lo so che tipo di stanchezza è. in questi giorni vorrei solo dormire. certe volte mi capita ancora di sbagliare strada, giro troppo presto e mi ritrovo in questo vicolo che c’è il tipo delle collanine. ma non te lo dico. certe volte sto in pace con tutto. certe volte arrivo prima. e allora mangio anche un gelato. certe volte, poi, esco in lacrime e ti odio perchè starò a casa a mezzanotte e questo treno ci mette due ore! e tu non avevi proprio voglia di sentirmi. e sono stanca. di tutto. di me. e anche di te. certe volte quando mangio il gelato mi viene tristezza. il pistacchio non mi piace. piaceva a mio padre. quando c’ho il rospo addosso, allora, prendo il pistacchio perchè almeno mi sembra che tu, papà, stai con me a mangiare il gelato. ma non so se sono triste perchè mi manchi o perchè mangio il pistacchio. e allora mi piglia un senso di colpa che non te lo immagini. certe volte prendo quello che mi pare, quello che mivalìsulmomento e mi viene da ridere a pensare quanto sono scema con questa storia del pistacchio. certe volte questa ero io. certe volte questa sono ancora io. in un viaggio che non finisce. una volta, Oliviero, mi hai detto che uno butta un seme e quel seme può stare lì anche molto tempo... e poi un giorno... non so se è il tempo giusto questo. non sono neanche sicura che esistano tempi giusti. ma oggi penso davvero che valga la pena. sempre.

OTTAVIANO - SAN PIETRO #16 _ acrilico su tela, 40 x 30 cm [2010]

OTTAVIANO - SAN PIETRO #17 _ acrilico su tela, 40 x 30 cm [2010]

HOME COOKING #2 _ acrilico su tela, 100 x 100 cm [2010]

HOME COOKING_ acrilico su tela, 100 x 100 cm [2010]

Il temperamento artistico è una malattia che affligge i dilettanti.

G.K. Chesterton

per lungo tempo mi sono alzata presto al mattino. e continuo a farlo. io, quando dipingo, non sento niente. niente, dico, che abbia a che fare con quella roba che si aspetta la gente quando ti chiede: cosa senti quando dipingi? e soffri? e ascolti la musica? da qualche mese c’è la tv con me. e non penso. la musica, invece, mi prende. e allora adesso dipingo in sala da pranzo. sara scazzi. niente a che vedere, dicevo, con quella roba del tormento dell’artista dalla sensibilità diversa, macerato in doloroso confronto con l’opera. cioè. le cose precisamente stanno così. in effetti anche io ci parlo con la tela: brutta stronza (testina di cazzo, grandissima paracula e così via) mo’ mi devi dì perchè mi devi rompe i coglioni e ‘st’occhio è strabico! se sono di buon umore: e daì, ti prego, non mi fa’ incazza’. fai la buonina! quando sto di merda: allora? vado di taglierino? lo sai che è un attimo! ecco. il mio dialogo con il quadro è questo. e non è molto diverso da quello con il computer quando si impalla. il taglierino è la mia soluzione. posso usarlo quando voglio. quindi niente mi fa paura. sgarro la tela, nascondo le prove, mi sento a posto e posso ricominciare. e poi c’è l’ansia. di finire. in ginocchio, con l’acetone in mano a pulire le macchie di acrilico sul pavimento. ho finito. spazzolone, straccio. penso che in realtà dipinga per questo: l’ebbrezza impareggiabile di mettere in ordine dopo il caos di cenere, pennelli, acqua, mozziconi di sigarette. quando glielo dico, Barbara mi dice va bene, ma non dirlo in giro. riparare. per quanto io cerchi di trovare altre motivazioni, ecco, non mi viene in mente altro: dipingo per riparare.

HOME COOKING #3_ acrilico su tela, 100 x 100 cm [2010]

BETTE _ acrilico su tela, 100 x 90 cm [2011]

VIRGINIA_ acrilico su tela, 60 x 80 cm [2010]

L’arte è la più intensa manifestazione d’individualismo che l’uomo conosca.

O. Wilde

io al caso non ci credo, cioè penso che se un giorno decido di dipingere una cosa, non è un caso. sarà che a posteriori ci metti il significato che ti pare (come quando con Barbara decidiamo i titoli delle mostre e lei dice che sono un po’ paracula), però non riesco a resistere alla seduzione del senso. per esempio questa bambina è stata nel mio hard disk per tanto tempo. poi un giorno è venuta fuori. perchè e per come non è importante: so che questa madre bambina ha a che fare con mia madre e con mia nonna. e me ne sono accorta solo alla fine. in ginocchio per terra, con l’acetone in mano.

MATER DOLOROSA_ acrilico su tela, 70 x 120 cm [2011]

RESCUE # 15 _ acrilico su tela, 30 x 30 cm [2009]

RESCUE # 11 _ acrilico su tela, 30 x 40 cm [2010]

RESCUE # 13 _ acrilico su tela, 30 x 30 cm [2009]

RESCUE#20_ acrilico su tela, 50 x 30 cm [2010]

RESCUE#19_ acrilico su tela, 50 x 30 cm [2010]

Di che colore sono le vocali? La risposta è facile: la A è nera, la E è bianca, la I è rossa, la U è verde, la O è blu.

A. Rimbaud

ricordi di un’estate che non ho, dal romanzo che non ho mai scritto. la finestra era. no. non era. mi sbaglio. certe volte i ricordi si incrostano. ecco sì. vernice scrostata. rosa lampone, azzurro ciano, verde muschio: mode cangianti di piccolo centro di provincia. zio giona cominciava ogni estate così. le finestre hanno bisogno di essere tinteggiate. apri le finestre. bestemmia. smonta le finestre. bestemmia. carteggia le finestre. bestemmia. che chi me lo fa fare poi, ogni estate a fare questo lavoro! qui se non ci penso io non ci pensa nessuno. bla bla bla. bestemmia. e questa casa non è un albergo. bla bla bla. e guarda il giardino: il melo è secco e io sono stanco che sempre io devo pensare a tutto. bestemmia. vernice opaca. molto opaca. metylan 345b. adoravo zio giona. avevo 8 anni. forse 10. brava bambina. bella no. la finestra del palazzo rosa di fronte, invece, era sempre dello stesso colore. marrone. ma io dico e penso, i cristiani non ci pensano che le finestre vanno rinfrescate ogni anno che la salsedine è terribile? è come il cancro. ti acchiappa e ti mangia. zio giona, sbuffa, scrolla la testa, alza il braccio, si asciuga la fronte da un sudore che non c’è. la finestra del palazzo di fronte rimase dello stesso colore terra concimata per tutti gli anni che andai in vacanza da zio giona. cioè fino a quando lui morì. piccolo e stanco. non ho mai capito perché, poi, quando uno muore diventa piccolo. mio padre, bello e grosso, me lo vedo sul letto, piccolo che entra in una mano.

MIRROR #2 _ acrilico su tela, 60 x 50 cm [2009]

In pittura le parole sono presenti in forma di immagini.

I quadri possono essere poesie se vengono letti come parole anzi ché come immagini.

K. Haring

ricordi di un’estate che non ho, dal romanzo che non ho mai scritto.

- che nessuno abbia visto il cielo nero? non ci si può trastullare tutto il giorno con il naso in giù! sempre a guardarvi l’ombelico voi! porca pizzetta! o signor dal cuore acceso… luigione! luigione! …non ti avessi mai offeso! luigione! la porta! … o mio caro buon gesù, ti prometto che non lo faccio più! le tovaglie! fermate le tovaglie! ma io dico. in questo posto, io dico, non ci volevo proprio venire. porca pizzetta! il minestrone! luigione chiudi queste benedette finestre che viene giù un’acqua che il signore ce la manda con gusto! bruciato. ecco. tutto bruciato! o signore! che queste belle melanzane quando le ritrovo più! e lo dico io che certi giorni è meglio non fare niente che tutto quello che fai viene storto! luigione! la porta! io lo sapevo che io qui proprio non ci dovevo venire. queste belle melanzane, io dico! tutto perso. tutto finito! suor donata: 120 kili ad aspettare. perché suor donata, ragazza giudiziosa ma non bella, da quel giorno che baciò zio giona, ancora lo aspettava che tornasse da un paese freddo dove la gente si ammazza, o signor buon dio, proteggi la mia e l’anima sua che quel poveretto ne ha già patite! zio giona non era mai tornato, perso disperso morto sotto una qualche neve. e un giorno di dicembre, leonida si era fatta suor donata. zio giona, dal canto suo, si era in effetti perso, non sotto gelida neve, ma dietro un paio di trecce bionde. non giudiziosa lei, ma di certo bella ragazza di terra sraniera, che dopo avergli dato svariati figli aveva deciso di morire caduta da scala instabile. stop. melo traditore. stop. addolorati. stop.

- beh! quel che fatto è fatto. suor donata si alza: suono acido di un paio d’ossa che macinano quando si piega di lato.

- luigione! l’agnello! che con un po’ di fortuna e con l’aiuto del buon gesù, per l’arrivo del signor petrucci sarà tutto bell’epronto! ...ma guarda che acqua che viene giù! o dio dio! gridava il tarlo che si mangiava la croce! la signorina melia, nata amelia petrucci, soggiornava al piano di sopra, nella stanza più luminosa. giunta un giorno di maggio, accompagnata sottobraccio dall’amato padre cavalier petrucci, veniva per una breve vacanza di ristoro dalle fatiche ultime. melia non se ne era più andata e nessuno in quella casa poteva giurare che non si fosse mai ripresa da quelle fatiche, o che, rapita dall’ospitalità rara di suor donata, non fosse più riuscita a separarsi dalla vecchia suora. era un fatto, però, che l’amenità del luogo giovava tanto al colore e all’umore della ragazza e non si poteva escludere che lei, di sua sponte, avesse deciso di rimane a vivere lì. fra i dubbi, uno in particolare mordeva gli abitanti della casa: la ragione per cui la signorina melia abitasse nella stanza sì più luminosa della casa, ma pur sempre angusta, potendo godere di inestimabili fortune.

RESCUE # 21_ acrilico su tela, 60 x 60 cm [2010]

Se paragonate il talento di un pittore con la sua scrittura, troverete un’incontestabile conformità di procedimento, Inoltre, quando nel tempo un artista cambia stile, arriva a modificare in modo analogo anche la propria scrittura.

J.B. Delestre

ricordi di un’estate che non ho, dal romanzo che non ho mai scritto. l’amato padre cavalier petrucci si gira nel letto. la guarda. buondì signora petrucci. buondì cavalier petrucci. questa donna gli dà pensiero. e lo stanca. la luce si fa spazio fra le tende. le taglia in due, rimbalza sullo specchio, sbatte contro il muro, squarcia il comò, si frantuma sul soffitto e si allarga che sembra debba venire giù un mare di vetri. oggi non piove. è tempo di olive. meno 82 gradi a sinistra. meno 36 a destra. puoi di nuova a sinistra che non sarebbe male dormire ancora un po’ in bozzolo di broccati. le stravaganze della giovane signorina milena tromboni, bizzarra già nell’allusivo e poco conveniente cognome, erano sì note al cavaliere fin dall’inizio del loro breve fidanzamento, ma con il tempo erano andate crescendo fino a compromettere la vita sociale del cavalier petrucci. era nata melia. e non ci si poteva aspettare figlia diversa da madre tanto bislacca. il cavaliere non aveva mai visto sua figlia chiudere gli occhi. azzurri, perpetuamente sgranati. e se dormisse e come, e se sognasse e cosa, non era dato di sapere. la piccola, in perpetua veglia, sconcertava luminari, clinci, ministri di dio e befane. un prodigio! una tortura! gridava la signora milena con le mani nei capelli. rifiutata dalla balia lenilda (che di piccoli ne ho tirati su tanti io, che la vergine mi perdoni! a questa proprio non ci posso dare latte!), e dalla balia bianca (che mi fa il sangue amaro quando me l’attacco e mi succhia con quegli occhi addosso che mi sento morire), la piccola melia ancora in fasce, trovò accoglienza nei 130 kg di suor donata. è un mistero (che nessuno si prende la briga di indagare) come suor donata avesse allattato la bambina. perché si sa che, in ragione del voto, le suore sembra non possano avere, né dare, latte.

RESCUE #6 _ acrilico su tela, 80 x 60 cm [2009]

RESCUE #4 SAND _ acrilico su tela, 80 x 60 cm [2007]

A I F A R G BIO

Valentina Crivelli, nata ad Amelia nel 1971, vive e lavora in Umbria. Laureata in antropologia, è Counsellor a mediazione artistica. Dal 2003 al 2008 ha insegnato Disegno Grafico presso il corso di Laurea in Scienze e Tecnologie della Produzione Artistica (Università di Perugia).

MOSTRE PERSONALI [2011] Rieti, Studio7 Spazio Arte Contemporanea, Femminile plurale Ergo, a cura di Luca Arnaudo e Barbara Pavan, catalogo [2010] Rieti, Studio7 Spazio Arte Contemporanea, Ergo Sum. One day. a cura di Barbara Pavan Rieti, Libreria Moderna, Fragmenta, a cura Barbara Pavan Terni, Galleria Canovaccio, Allontanarsi dalla linea gialla, a cura di Francesco Santaniello, con il Patrocinio del Comune di Terni, catalogo [2009] Roma, Galleria Minima Arte Contemporanea, Gretel&co #2, a cura di Barbara Pavan, catalogo Rieti, Studio7 Spazio Arte, Gretel&co #1, a cura di Barbara Pavan, catalogo Roma, Galleria Montoro Arte Contemporanea, Rescue, #1, a cura di Barbara Pavan Pompei (NA), Libreria Mondadori, Rescue #2, a cura di Monna Lisa Salvati e Barbara Pavan, catalogo Nola (NA), Spazio Banca Sella, Rescue#3, a cura di Monna Lisa Salvati, catalogo Orta San Giulio (NO), Spazio San Rocco, Haec Mulier, a cura di Barbara Pavan [2008] S.Anatolia di Narco (PG), Ex Convento di Santa Croce, Perché io cioè, a cura di Barbara Pavan Rieti, Galleria 3)5 Arte Contemporanea, Qui ed ora, a cura di Daniela Madonna [2007] Orvieto (TR), Galleria 03, Frequenze rituali, a cura di Liliana Grasso

MOSTRE COLLETTIVE [2011] Fratelli d’Italia. L’unità nazionale vista dagli artisti di oggi, a cura di Daniela Madonna, Galleria Artibus, Vasto (CH), collettiva Rieti, Libreria Moderna, Giallo e dintorni, a cura di Barbara Pavan, nell’ambito del Festival biennale del giallo e del noir, con il Patrocinio di Provincia di Rieti, Fondazione Varrone, Cariri e Sabina Universitas, catalogo Biella, Museo del Territorio Biellese, Cavour e Mazzini: due protagonisti del Risorgimento rivisti da artisti contemporanei, a cura di Francesco Santaniello, catalogo Roma, Galleria Minima Arte Contemporanea, Untitled, a cura di Costanzo Costantini Avellino, Spazio Arditi Galati, Elles, a cura di Monna Lisa Salvati [2010] Lissone (MB), Museo d’Arte Contemporanea, Premio Lissone, mostra finalisti, con il Patrocinio di:Regione Lombardia e Comune di Lissone, catalogo Brescia, Galleria d’Arte Contemporanea Eticoatelier, (S)oggetti contundenti, a cura di Tania Lorandi e Gretel Fehr, catalogo Rieti, Studio7 Spazio Arte Contemporanea, Twelve, a cura di Barbara Pavan Milano, Ex Fabbrica delle Bambole, Entropie, a cura di Marcello Cazzaniga, Galleria Camaver Kunsthaus International, catalogo Todi (PG), Palazzo Landi Corradi, One Planet. Edizione di Todi, a cura di Simone Fappanni e Barbara Pavan, con il Patrocinio di: Ministero della Gioventù, Regione Umbria, Comune di Todi Roma, Galleria Minima Arte Contemporanea, Senza Titolo, a cura di Mario Tosto Rieti, Libreria Moderna, Dowtown, 6° Giornata del Contemporaneo, Associazione Musei d’arte contemporanea Italiani, a cura di Barbara Pavan Terni, Galleria Canovaccio Arte Contemporanea, Canovaccio Project. 6° Giornata del Contemporaneo, Associazione Musei d’arte contemporanea Italiani, a cura di Francesco Santaniello e Lorenzo Barbaresi, catalogo Terni, CAOS Centro Arte Opificio Siri, Allontanarsi dalla linea gialla, videoistallazione Spoleto (PG), Rosso Bastardo Live 2010, promosso da Spoleto 53° Festival dei Due Mondi, a cura di Officina Eclectic Arts, con il Patrocinio del Comune di Spoleto Locarno (Svizzera), 36Mazal Contemporary Arts, Downtown, a cura di Barbara Pavan, catalogo Terni, Galleria Canovaccio Arte Contemporanea, Canovaccio Project, a cura di Francesco Santaniello e Lorenzo Barbaresi, catalogo Donoratico (LI), Galleria Merlino, Il muro di Merlino, a cura di Gianni Costa, commento critico di Franco Cardini, catalogo Rivodutri (RI), Tenuta Due Laghi, Rassegna ExArte#1, Madamadorè, a cura di Barbara Pavan, intervento critico di Luca Arnaudo, con il Patrocinio del Comune di Rivodutri, catalogo

[2009] Rieti, Studio7 Spazio Arte Contemporanea, Seven, a cura di Barbara Pavan, catalogo Roma, Galleria Minima Arte Contemporanea, Linguaggi a confronto, a cura di Mario Tosto Cavalese (TN), Centro Arte Contemporanea di Cavalese, Palazzo Firmian, Isolina e le altre, a cura di Barbara Pavan, con il Patrocinio di Provincia Autonoma di Trento, Comune di Cavalese, APT Val di Fiemme e Fassa, catalogo Roma, Galleria Minima Arte Contemporanea, Frammenti di memoria, a cura di Mario Tosto Vasto (CH), Palazzo d’Avalos, Terra. XLII Premio Vasto d’arte contemporanea. Le proposte 2009 di IncontrArti, a cura di Daniela Madonna, catalogo Assisi (PG), Museo Pinacoteca Comunale di Assisi, Oro blu, a cura di Francesco Santaniello e Graziano Marini, catalogo Rieti, Palazzo Marcotulli, One Planet, a cura di Simone Fappanni e Barbara Pavan, con il Patrocinio di Regione Lazio, Provincia, Comune e CCIAA di Rieti, catalogo Roma, Galleria Minima Arte Contemporanea, One Planet. Edizione di Roma a cura di Barbara Pavan, catalogo Roma, Galleria Minima Arte Contemporanea, Realismo senza rete, a cura di Mario Tosto Spoleto (PG), Fleurs II, a cura di Francesco Santaniello, catalogo Terni, Museo Diocesano e Capitolare, La memoria e le immagini, a cura di G. Cecca e Marco Testa, catalogo Nizza (Francia), Palais des Expo, Espace Art - Fiera di Nizza, con il Patrocinio di CCIAA Rieti e Chambre de Commerce Italienne a Nizza, catalogo Roma, Galleria Montoro Arte Contemporanea, Kappa 100%, a cura di Barbara Pavan [2008] Rieti, Chiostro di S.Agostino, Penelope non abita più qui, a cura di Barbara Pavan Amatrice (RI), Spazio Scoiattolo, Contemporanea ‘08. Ventisette artisti protagonisti dell’arte contemporanea, a cura di Barbara Pavan Massa, Castello Malaspina, L’arte nell’arte, a cura di Barbara Pavan Rieti, Palazzo Marcotulli, Isolina e le altre, a cura di Cinzia Minuti Innocenti, con il Patrocinio di Regione Lazio, Provincia e Comune di Rieti, catalogo Cascia (PG), Fleurs. Opere d’amore, a cura di Francesco Santaniello Terni, Palazzo Primavera, Crazy Boys. Protagonisti dell’arte contemporanea in una collezione privata, a cura di Francesco Santaniello, catalogo Pieve di Cento (BO), MAGI ‘900 Museo delle Generazioni Italiane del ‘900, Quaranta alla terza per Ampasilava, a cura di Cinzia Minuti Innocenti, catalogo Roma, Sala del Bramante, VII Biennale Internazionale di Roma, a cura di G. Giannantonio, catalogo

[2007] Mantova, Palazzo della Ragione, La follia gentile, a cura di E. Albertini, P. Parogni, G. Scanavini, catalogo Genova, Palazzo Stella, Esposizione opere selezione 12° Concorso Nazionale d’Arte Contemporanea Saturarte Rieti, Galleri 3)5 Arte Contemporanea, Ritratti, a cura di Ines Millesimi Firenze, Galleria La Pergola, Ritratto contemporaneo Firenze, Galleria La Pergola, Giovane arte europea Vasto (CH), Palazzo d’Avalos, Mulier: declinazioni dei linguaggi artistici femminili. Le proposte del Premio città di Vasto, a cura di Daniela Madonna, catalogo Genova, Galleria Ars Habitat, Intuizione globale forma e colore Piacenza, Atelier d’Arte di Roberta Braceschi, VII Biennale Internazionale di Roma. Selezione di Piacenza Terni, Galleria Ronchini Arte Contemporanea, Matteo Basilè, Valentina Crivelli, Marina Giannobi, Lucio Perone, Alex Pinna, Xavier Vantaggì, Francesco Zefferino, Corrado Zeni Mestre (VE), Galleria Itinerari 80 Center, Mostra Internazionale Collettiva di Arti Visive: internazionalità nella diversità Perugia, Umbria Institute, La vergine, la madre e la prostituta: esplorazione di figure femminili archetipiche nell’Italia moderna FIERE D’ARTE Arte Padova 2010, Padova, Galleria Michelangelo, Roma ArtVerona 2008, Verona, Galleria Studio Legale, Caserta Miart 2008, Milano, Galleria Ronchini, Terni Arte Fiera 2008, Bologna, Galleria Ronchini, Terni Vitarte 2008, Viterbo, Galleria 3)5, Rieti ArtVerona 2007, Verona, Galleria Ronchini, Terni IN MOSTRA PERMANENTE Studio7.it Spazio Arte, Rieti Galleria Canovaccio, Terni 36Mazal Contemporary, Locarno Galleria Minima Arte Contemporanea, Roma Galleria 3)5 Arte Contemporanea, Rieti Pinacoteca Comunale di Vasto, Chieti Museo Diocesiano e Capitolare, Terni

Femminile plurale mostra personale di Valentina Crivelli a cura di Luca Arnaudo e Barbara Pavan testo critico di Luca Arnaudo STUDIO7 SPAZIO ARTE_ Via Pennina 19_Rieti 12 _ 31 marzo 2011

info 320.4571689 studio7artecont@gmail.com www.associazionestudio7.it

prezzo euro 15,00