Osservazioni sui componenti strutturali e la meccanica dei “muri a secco” di sostentamento

Osservazioni sui componenti strutturali e la meccanica dei “muri a secco” di sostentamento

Collettivo Milarepa Andrea Scotti collettivomilarepa@gmail.com

Muri a Secco Collettivo Milarepa Membri ITLA

0. Nota introduttiva Il paesaggio terrazzato è, specialmente in Liguria, ovunque. Dalle alpi alle isole in Italia vi sono migliaia di chilometri di muri. Non tutti hanno una funzione di sostentamento. Alcuni tipologie di muri servono per la divisione delle proprietà, altri a limitare i pascoli ed altri ancora fungono come cigli degli acquidocci o meglio noti come canali delle acque pluviali o delle vecchie carrareccie.

Qui noi ci occuperemo solo di quel tipo di muro a secco, altrimenti noto come muro a gravità, che ha la funzione di sostenere le terrazze dedicate al coltivo, sia esso di piante, di orti e fienagioni o di tutte queste produzioni insieme.

Poiché intorno ai muri a secco è nata negli anni recenti una letteratura forse eccessivamente romantica relativamente alla loro storia e specie alla loro costruzione e alla professione di chi li ha costruiti e di chi li ripristina, sarà forse il caso di sottolineare il fatto che per rifare e poi mettere in manutenzione ordinaria solo i conosciuti 40.000 km di muri della Liguria, più che del romanticismo, è forse necessario capire a cosa serve fare quest’attività e quali finalità possa avere per la conservazione e il controllo di quel bene comune che appunto chiamiamo paesaggio terrazzato1 e che nel caso della Liguria crediamo copra il

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Per una visione d’insieme del paesaggio terrazzato si veda: G. Scarmellini, Il paesaggio agrario e il paesaggio culturale dei terrazzamenti artificiali delle Alpi, in: D. Trischitta, Il paesaggio terrazzato. Un patrimonio geografico antropologico, architettonico, agrario, ambientale, Reggio Calabria, 2005, pp. 101-141. Vedi anche: G. Scarmellini, Paesaggi terrazzati e ricerca geografica.

Un progetto di indagine sistematica, in: Geotema. Paesaggi terrazzati, 29, 2006, pp. 140-144.

Inoltre, sarebbe consiglibile leggere la raccolta di interventi sul paesaggio in: D. Poli (ed.), Agricoltura paesaggistica, Firenze, 2013. In particolare di quest’opera l’intervento di P. Zappavigna, L’ agricoltura, fattore primario di tutela e promozione del paesaggio rurale, pp. 161196.

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60% della sua superficie2. Va da se che, oltre ad essere necessario capire perché vadano rifatti i muri caduti o in procinto di scendere al mare, con qualche prossima ventura alluvione, sarebbe bene capire in che nuovo quadro produttivo e/o culturale quest’attività di ripristino andrebbe configurata3. Questa prospettiva sembra mancare sia ad un livello istituzionale che nel comune sentire.

Per poter sviluppare una sensibilità a riguardo degli argomenti citati sarà forse il caso osservare che laddove in un certo ciclo economico si sono realizzate delle opere dell’uomo - ossia si è antropizzato un certo territorio - e da questi insediamenti si è generata una economia di sussistenza, quando quel ciclo è andato scemando, il fenomeno successivo è stato l’abbandono.

Ora, l’abbandono dei territori non corrisponde alla loro simmetrica rinaturalizzazione. Al contrario corrisponde alla loro lenta ma certa devastazione 4. L’abbandono dei coltivi nei terrazzamenti ha implicato anche la cessazione di una considerevole quantità di altre attivitá connesse al terrazzamento quali, ad esempio, la gestione del bosco a ceduo, la pulizia e gestione degli aquidocci, la scomparsa della fogliagione del sottobosco e la conseguente crescita della presenza di animali selvatici non coevi ecc. Tali fenomeni hanno portato alla lenta ma sicura degenerazione del suolo in cui le tracce dell’attività umana, che aveva cambiato una volta per tutte le sorti di quel terrritorio, non sono state mantenute. Questo fenomeno, che alcuni buontemponi descrivono entusisticamente come ri-naturalizzazione è in realtà, appunto un costante processo erosivo del territorio.

Pertanto, visto gli obbiettivi della giornata, una cosa va capita - al di là della dell’importanza storica dei muri a secco 5 quale memoria delle attività umane sulla quale dobbiamo registrare la scarsità di una letteratura scientifica 6 – è che ci occuperemo principalmente di come andrebbero ripristinati i muri a gravità e quale funzione essi svolgano nella conservazione 2

La cartina che presentiamo qui, con qualche variazione grafica, è tratta da: L. Bonardi, M. Varotto, Paesaggi Terrazzati d’Italia, Milano, 2016, p. 51.

3 Per un nuovo modello di pianificazione dell’agricoltura non intensive vedi: P. Baldeschi, Agricoltura e Pianificazione, 109-127; e per la politica dello sviluppo rurale che usa e rinasce con l’uso dei fondi strutturali della UE (ossia i piani PSR – Piano Regionale di Sviluppo Rurale) vedi: G. Brunori, L.Fastelli, M. Rovai, Politiche di sviluppo rurale, 129-160, in: D. Poli (ed.), Agricoltura paesaggistica, Firenze, 2013.

4 Vedi: P. Frapa, Le terrasses de culture entre le passé et l’avenir, in: Forêt méditerraénne, t. VI, pp. 129-130.

5 Vedi: P. Blanchemanche, Bâtisseurs de paysages, Éditions de la Maison de Science de l’Homme, Paris, 1990.

6 Come ci ricordano Bonardi e Varotto op. cit. p. 13 : “A parte le descrizioni presenti in alcuni studi regionali o di carattere generale dedicati alla storia dell’agricoltura (E. Sereni, Storia del paesaggio agrario italiano, Bari, 1961) è solo negli anni ottanta del Novecento, che a smuovere le acque sono state le indagini di Remo Terranova (R. Terranova, Aspetti geomorfologici e geologico-ambientali delle Cinque Terre: rapporti con le opere umane (Liguria Orientale) in: Studi e Ricerche di Geografia, 7, 1984, pp. 39-90 e 12, 1989, pp. 1-58), dedicate al terrazzamento, sino ad allora la ricerca italiana sul tema poteva contare solo su due lavori sistematici, quello di Gaetano Rovereto (G. Rovereto, La storia delle fasce dei liguri, in: Le vie d’Italia, 1924, pp. 1-8) sulla Liguria, e quello di Luigi Pedreschi (L. Pedreschi, I terrazzamenti agrari in Val di Serchio, Pubblicazioni dell’Itstituto di Geografia dell’Università di Pisa, 10, 1963) sulla Val di Serchio.

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dell’equilibrio idro-geologico di quei territori che per secoli hanno ospitato l’uomo e le sue attività di sostentamento.

1. I componenti strutturali del muro a gravitá Qui di seguito presentiamo alcuni disegni nei quali mostriamo le componenti fondamentali di un muro a gravità. Per brevità ne presentiamo solo due tipi: (a) il muro con facciata sul margine di fondazione, (b) il muro con il piede. Il primo tipo di muro è quello che normalmente troviamo crollato e vedremo più avanti perché questo fenomeno sia così diffuso. a. Muro con facciata sul margine di fondazione

b. Muro con facciata sui due terzi di un piede della fondazione.

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b. Muro con l’uso della tecnica del piede

Il disegno di questo muro contiene un errore strutturale che non sveliamo e che sará argomento di discussione nel cantiere allestito ad In te Fasce. Poiché riuseremo questo disegno per spiegare la meccanica del muro, ossia il suo comportamento in relazione alle spinte che subisce da vari agenti, forse potrete trovare da soli quale sia appunto il difetto che tale illustrazione contiene oppure chiedere a noi in cosa consista 7.

Come si vede tra (a) e (b) vi è una significativa diversità di inclinazione.

Ciò è dovuto al fatto che ripristinando solo alcune parti di muro e non la fascia per intiero siamo costretti a costruire quello che comunemente è chiamato dente ossia la posizione di appoggio al muro antico più interna alla sua 7

Vedi sotto: Schizzo del muro corretto.

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facciata. Esempi di questa metodologia sono visibili su tutti i muri ripristinati nel terreno dell’associazione.

2. Meccanica del muro a gravità Qui mostriamo due diverse meccaniche del muro soggette agli stessi agenti ma con reazione diversa ai medesimi. a. Meccanica del muro con facciata a margine della fondazione

Ora, poiché la gravità verticale del peso delle pietre di facciata fanno pressione sul margine esterno – ossia quello a valle dell’acclivio - delle pietre di fondazione, vi è la possibilità che, se esse affondano a causa di un eccesso di presenza di acqua - che rende instabile la terra – il muro perda il lavoro

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meccanico che, nel suo sistema statico, dovrebbe fare la gravità assiale 8. In tal modo, tanto meno l’insieme delle pietre di facciata controspinge la massicciata tanto più quest’ultima viene a fare pressione, per causa della spinta della terra o delle acque pluviali, sulla facciata stessa e di conseguenza, tendendo ad inbolsirsi, provoca uno sfondamento della facciata stessa, e una successiva caduta del muro.

Le pietre di fondazione affondano andando ad assumere una inclinazione quasi uguale a quella della linea dell’acclivio. In tal modo il peso della facciata inbolsita diventa tale da trascinare verso valle tutto il muro. b. Meccanica del muro con il piede

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Questo processo, ossia l’attrito terra- massicciata, dato dalla controspinta della gravità assiale, viene chiamato cinematismo vettoriale. La regola generale del rischio di imbolsimento è stata formalizzata già da A. C. Coulomb, Essai sur une application des règles de maximis et de minimis à quelques problèmes de Statique relatifs à l'Architecture, 1773. cfr. : http://www.ampere.cnrs.fr/parcourspedagogique/zoom/coulomb/fortification/memoires_coulomb.p df .

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La tecnica del piede 9 esiste da tempo immemore nelle costruzioni che dalla calce cementizia romana porta a quelle in muratura ma ben di rado si trova nei muri a secco. Abbiamo voluto reintrodurla pensando al fatto che, se un agente come l’acqua, rendendo instabile la terra su cui è posata la fondazione, ne dovesse causare l’affondamento, allora se noi, nel posare la facciata e massicciata, ne coprissimo solo due terzi, il suo movimento – in proiezione - non potrebbe mai essere verso la linea dell’acclivio, bensì sarebbe sempre verso la linea della gravità assiale. In tal modo, andando così ad aumentare l’inclinazione della facciata, e conseguentemente, la pressione di controspinta che essa svolge sulla massicciata diminuisce le probabilità di inbolsimento del muro.

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Sulla tradizione di rinforzare l’attacco a terra delle costruzioni, fossero esse civili, militari o rurali, vi è una notvole letteratura ingegneristica e architettonica. La piú recente pubblicazione a riguardo è: P. Giambartolomei, Al piede dell'architettura. Riferimenti progettuali sull' “Attacco a terra” degli edifici, Officina Edizioni,1999.

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Lo schizzo che abbiamo presentato qui sopra è una semplificazione di un più complesso studio sul cinematismo dei muri che appunto fu portato a termine da Coulomb verso la fine del ‘700. L’angolo apha con il segno (+) 10 indica la funzione di controattrito all’angolo beta con il segno (+) 11, quest’ultimo grado contiene anche il segno (-) 12 poiché parte dell’arco è interno al possible movimento di terra dell’acclivio con acqua pluviale, quindi si spiega il grado di cinematismo del muro da una parte e il grado contrario che la terra realizza con il suo attrito sul muro dall’altra. Ai fini di queste dispense – per chi ne fosse interessato – il disegno con le formule di calcolo della teoria generale del muro del fisico francese, è rinvenibile sul web 13. Questa teoria è stata pensata per i muri in generale ma essendo che interpreta bene le nozioni di pressione, attrito e gravità può essere adattata anche ai diversi corpi di un muro a secco o a gravità.

3. Meccanica e funzione della massicciata

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Definito anche come attrito radente cioè quando due corpi strisciano l'uno sull'altro.

Definito anche come attrito volvente cioè quando un corpo rotola sulla superficie di un altro.

12 Definito anche come attrito viscoso quando un corpo si muove in un fluido, nel nostro caso la terra nell’acqua. Per tutti e tre i casi citati vedi: E. Popov, V. L. Popov, The research works of Coulomb and Amontons and generalized laws of friction, in: Friction, 2015, 3 (2), 183–190.

13 È una lezione sulla progettazione di muri di sostegno effettuata da F. Silvestri, Progettazione di opere di salvaguardia del territorio, 2017. http://slideplayer.it/slide/553556/ lezione n. 2 slide 6.

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La funzione principale della massicciata, che segue l’inclinazione decisa per la facciata, è quella di dissipatore delle forze di spinta della terra e di altri agenti di pressione. Poiché secondo la legge di Pascal 14 la pressione è da intendersi come una forza per unità di superficie (F/S) tanto meno uniforme ed estesa è la superficie sulla quale si esercita quella forza, tanto meno essa tende a far raggiungere il punto critico di rottura della superficie stessa.

Pertanto come abbiamo semplificato nello schema riportato su una foto di una nostra massicciata, vediamo che, al contrario di un muro in pietracemento che diventa un solo corpo di resistenza, la terra spingendo viene obbligata a cercare vie di fuga negli interstizi della massicciata e così facendo perde potenza di spinta.

4. Conclusioni Queste osservazioni serviranno per guidare chi partecipa alla giornata di lezione in cantiere e non sono da considerarsi esaustive. Perciò invitiamo chi avesse domande o curiosità a riguardo degli argomenti riassunti in questo documento ad intervenire attivamente alla nostra presentazione nella quale daremo anche alcuni rudimenti sulle tecniche costruttive 15 facendo esempi sul campo allestito per queste giornate.

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Vedi: B. Pascal, Sur l'equilibre des liqueurs, Paris, 1653.

Per le tecniche costruttive e le buone pratiche di ripristino dei muri a gravità in italiano vedi: D. Murtas, Pietra su pietra. Costruire, mantenere, recuperare i muri in pietra a secco, 2015. Questo studio era stato anticipato alla fine negli anni ’70 del ‘900 da: C. Lassure, La tradition des bâtisseurs à pierre sèche : la fin de l'anonymat, in Series Etudes et Recherches d'architecture, Vernaculaire, n. 1, 1981. Per le pubblicazioni del primo ente pubblico in Europa che ha studiato le costruzioni a gravità vedi: https://www.pierreseche.net/cerav.htm .

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