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L E TR A C C E D I A R C A N G E L O C O R E L L I D E T TO I L B O L O G N E S E S E T T E C O N C E R T I I N S E T T E L U O G H I S TO R I C I D I B O L O G N A C H E R E A L M E N T E O S P I TA R O N O I L V I R T U O S O I N T E RVA L L AT I D A R A C C O N T I E D E S C R I Z I O N E D E L L E O P E R E

LA MUSICA BOLOGNESE CHE ISPIRÒ L’EUROPA VERSO IL CAMBIAMENTO E S P L O R A Z I O N I E S E C U Z I O N I

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SULLE TRACCE DI ARCANGELO CORELLI DETTO IL BOLOGNESE SEZIONI DEL PROGETTO IL PROGETTO IN BREVE: P2 GLI SCOPI: P4 IL PROGRAMMA MUSICALE: P6 I PARTECIPANTI: P7 I LUOGHI: P11 IL BUDGET: P20 OUTPUT/OUTCOME: P21 DATI UTILI: P22

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IL PROGETTO IN BREVE NOME PROGETTO Le Tracce di Arcangelo Corelli detto il Bolognese. MOTIVAZIONE DEL PROGETTO Far risuonare la musica di Corelli e dei suoi ispiratori (o ispirati) bolognesi nonché dei suoi allievi di scuola romana in due cicli di concerti, tre dei quali legati alla fase della formazione del virtuoso di Fusignano e tre della matura fase romana in cui tutto il mondo musicale (occidentale) dell’epoca era ormai in qualche modo influenzato dalla musica del compositore e tantissimi violinisti ma anche compositori ambivano avere in curriculum il nome di Corelli come proprio insegnante. Il percorso divulgativo è immaginato con l’intento di coinvolgere i presenti in un intenso viaggio, parte parlato e parte suonato, tra le suggestioni musicali del Seicento e del Settecento bolognese, con organi storici per le composizioni in stile da chiesa (ove possibile), con un cembalo per le altre o per tutte ove il tempo ha avuto ragione degli strumenti originali. ESSENZA DEL PROGETTO Sei concerti pomeridiani in alcune chiese di Bologna (scelte con il consiglio del Maestro Tagliavini tra quelle cui era legato Corelli o in cui si svolgevano le manifestazioni dell’Accademia Filarmonica) nei giorni 1,2,3,8,9 e 10 Dicembre 2010, con annessa spiegazione da parte del Prof. Riccomini dei beni artistici e di opere pittoriche contemporanei alla musica suonata custoditi nei luoghi della musica, con racconti sulla vita dei musicisti e degli artisti coinvolti. A questi seguirebbe un concerto finale il giorno di Santa Lucia (13/12/2010) in San Colombano con Enrico Gatti e Luigi Ferdinando Tagliavini. Il tutto verrebbe ripreso e organizzato in un DVD a scopo didattico poi distribuito alle scuole. MUSICISTI COINVOLTI: Fabrizio Longo (violino barocco), Matteo Messori (organo/cembalo), Marco Testori (cello barocco), Enrico Gatti (violino barocco), Luigi Ferdinando Tagliavini (organo/cembalo). STORICI DELL’ARTE COINVOLTI: Eugenio Riccomini STORICI DELLA MUSICA COINVOLTI: Luigi Ferdinando Tagliavini, Fabrizio Longo

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I LUOGHI D’ARTE

S. Maria di Galliera (Oratorio dei Filippini), San Domenico (Cappella del Rosario), San Martino Maggiore, San Salvatore, Palazzo Carrati, Cattedrale di san Pietro, San Colombano. LA MUSICA Prima serie di tre concerti: Composizioni di Corelli (la I sonata dell’opera V a violino e b.c.), composizioni di Bartolomeo Laurenti, Carlo Mazolini, Giuseppe Torelli, Giovanni Battista degli Antonii Seconda serie di tre concerti: composizioni degli allievi romani di Corelli: Giovanni Mossi, Pietro Castrucci, Stefano Carbonelli, Giuseppe Valentini. L’idea è quella di rendere il prima ed il dopo: i modelli corelliani ed il modello corelliano attraverso due scuole a confronto, ammesso che di due scuole distinte (bolognese e romana) si possa poi realmente parlare. Concerto finale: parte delle composizioni a violino e b.c. già eseguite e qualche composizione a tre (due violini e b.c.), scelte tra Arcangelo Corelli, Giovanni Battista Bassani, Giovanni Battista Tibaldi, continuando in un confronto, stavolta in una sola serata e con composizioni anche a tre strumenti, avvalendosi dell’apporto di un musicista di primissimo ordine come Enrico Gatti che si esibirà anche nelle composizioni a violino e b.c. IL PUBBLICO – I PUBBLICI Il pubblico cui ci si rivolge (e quindi sul quale verrà organizzata la promozione) è vario; il primo pensiero va agli studenti universitari, i più direttamente interessati come gli studenti di corsi specifici, ma anche altri cui si possa offrire una parte dell’anima di Bologna nei luoghi propri, specifici in cui si estrinsecò la mirabile arte violinistica bolognese. Non sono da escludere altre tipologie di ascolto coinvolgibili. Produzione di un video didattico: Scopo del progetto è anche differenziare i pubblici nel tempo (oltre che nello spazio) e dunque, tutte le esecuzioni e le lezioni verranno debitamente riprese, montate e prodotte in un DVD contentente un video didattico e il materiale riguardante le esecuzioni. Il DVD verrà poi distribuito gratuitamente nelle scuole di Bologna, organizzando un percorso che consenta al progetto di durare negli anni. In questo modo si assicura che l’investimento sul progetto non rimanga documentato o dedicato a pochi. IL BUDGET COMPLESSIVO DEL PROGETTO È DI €45.000

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GLI SCOPI DEL PROGETTO BOLOGNA AL CENTRO DEL CAMBIAMENTO EUROPEO La comunità, ospitati ed ospitanti, ha l’opportunità di comprendersi e riscoprirsi attraverso un percorso inedito di suggestioni musicali ed artistiche rievocate nei luoghi propri, ove Arcangelo Corelli diviene presenza pressoché simbolica con una selezione di due sole composizioni (la I e la XII, Folia, dell’opera V) inserite tra numerose opere di musicisti bolognesi ed allievi romani. Si evidenziano i contributi di due o più scuole a confronto, la bolognese in cui si scorgono presenze importanti formatesi alle scuole veneta e lombarda e la romana, anch’essa frutto di importanti fusioni, in un momento di grande trasformazione anche per la città, che di lì a poco avrebbe subito il progressivo venir meno di quell’eccellenza che l’aveva contraddistinta fino ad allora. Consequenziale la riflessione sul perché, su ciò che rappresentava Bologna in quegli anni, sulle motivazioni del confluire di tanti stili e se di scuole, alla fine, si possa realmente parlare, nella musica come nell’arte coeva. GLI SCOPI MUSICALI: DUE SCUOLE A CONFRONTO, PER LA PRIMA VOLTA Il concerto sarà caratterizzato, in alcuni casi, da esecuzioni in ‘prima’ (moderna) assoluta, in altri in ‘prima’ bolognese; tra le opere più interessanti à violino e basso riconducibili al contesto locale, ad esempio, la complessa Sonata à Violino Solo col Basso del Sig. Giuseppe Torelli (ms custodito nell’archivio di San Petronio, coll. D‐IV‐7), un’ampia composizione costituita da numerosi movimenti di varia ispirazione, alcuni dei quali toccatistici ed altri contrappuntistici, che a tratti sembrano ricondurre alla cantabilità corelliana, ma con una personalità del tutto originale dell’autore che mostra una certa propensione per il virtuosismo e l’improvvisazione. Similmente, benché qua e là capiti di riconoscere qualche cliché reso fortunato dall’esempio del maestro, le composizioni per violino e basso continuo degli allievi romani Giovanni Mossi, Giovanni Carbonelli e Giuseppe Valentini (di cui si eseguiranno – per ciascuno – la prima sonata della rispettiva prima raccolta di composizioni per violino solo e basso continuo) solo raramente ammiccano fino in fondo ad uno stile ormai stereotipato.

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Mossi, nella prima parte dell’opera I, spicca nell’accurata costruzione di movimenti fugati, irti di difficoltà tecniche con passaggi che solo alle volte rimandano nettamente a Corelli, mentre Valentini evita quasi del tutto di comporre con l’artificio delle doppie corde (per motivi economici di stampa, avverte in introduzione) e quindi i suoi brani sono ricche successioni di movimenti caratterizzati da ampia varietà di idee ritmiche e tematiche, che tuttavia egli stesso spinge a scempiare di qualche movimento, in corso di esecuzione, per evitare l’insorgere della noia nell’auditorio. Di sicuro effetto, nel gruppo, le sonate di Pietro Castrucci, altro allievo romano di cui si è scelta la prima composizione dell’opera prima, una sonata dalle improvvise modulazioni e ricercatezze ritmiche, in una raccolta piena di invenzioni anche singolari rispetto ai tempi, come al termine della raccolta, quando si impone la scordatura dello strumento per rendere particolari effetti timbrici. Tra i musicisti bolognesi, oltre al già ricordato Torelli, sono state scelte composizioni di Bartolomeo Laurenti, Carlo Mazolini, Giovanni Battista degli Antonii tratte dalla raccolta di Sonate per camera di vari autori (Bologna primi del secolo XVII s.d.) e di Giovanni Battista degli Antonii (Balletti… di Giovanni Battista degli Antonii, op. III, Bologna 1677), Pirro Albergati (Balletti… opera I Bologna 1682) ed Attilio Ottavio Ariosti (Divertimenti da Camera à Violino e Violoncello Bologna 1695), tutte custodite presso il Civico Museo Bibliografico Musicale. Nel corso del concerto conclusivo, quasi una sintesi, verranno fatte ascoltare composizioni tratte dai due programmi dei giorni precedenti unitamente a sonate à tre di Corelli, Pirro Albergati, Giovanni Battista Bassani e dell’allievo romano Giovanni Battista Tibaldi.

GLI SCOPI DIDATTICI: I PUBBLICI NEL TEMPO Come parte integrante del progetto, si vuole riprendere ogni singolo evento, trovandosi il giorno 14 di Dicembre con un ottimo patrimonio di filmati in presa diretta, sia delle esecuzioni che delle lezioni, che di interviste ai protagonisti e agli organizzatori del progetto. Il filmato verrà poi montato opportunamente in un DVD a scopo didattico che possa contentere:

Il video didattico per gli studenti

Il materiale e gli spartiti suonati

Le fotografie dell’evento e il materiale riguardante le strutture che l’hanno ospitato.

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Parte del progetto è la distribuzione gratuita di questo materiale didattico in tutte le scuole di Bologna, organizzando un percorso che possa permettere anche alle generazioni future di fruire dello spettacolo organizzato, ma soprattutto che possa permettere alle generazioni di giovani bolognesi, di vedere e conoscere un momento così importante della storia della musica, in cui la città ha giocato un ruolo così fondamentale per l’Europa intera. Questa svolta didattica del progetto risulta tanto più vantaggiosa, utile e civica, quanto più si pensa che l’insegnamento dell’educazione musicale è sempre più tralasciato e accantonato anche ove si usava insegnare nel migliore dei modi. L’accostamento della musica con l’arte visiva e la storia dell’arte rende questo prodotto didattico ancora più appetibile per gli insegnanti, che possono così facilmente introdurlo nel programma di Storia dell’Arte o di Storia.

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IL PROGRAMMA MUSICALE

PRIMA SERIE DI CONCERTI – 1/2/3 DICEMBRE 2010 Bartolomeo Laurenti (1644‐1726), Carlo Mazolini (1695?‐1716), Giovanni Battista degli Antonii (1636‐1698), composizioni tratte dalla raccolta di Sonate per camera di vari autori (Bologna primi del secolo XVIII s.d.), Giovanni Battista degli Antonii sonata I da: Balletti… di Giovanni Battista degli Antonii, op. III, Bologna 1677, Pirro Albergati (1663‐1735) sonata II da Balletti… opera I Bologna 1682, Attilio Ottavio Ariosti (1666‐1730) sonata II da Divertimenti da Camera à Violino e Violoncello Bologna 1695, Giuseppe Torelli (1658‐1709) Sonata Libro T. 3, ms custodito nell’archivio di San Petronio, coll. D‐IV‐7, [Prima esecuzione moderna] Arcangelo Corelli (1653‐1713) Sonata I dall’Opera V SECONDA SERIE DI CONCERTI ‐ 8/9/10 DICEMBRE 2010 Arcangelo Corelli Sonata XII (Folia) dall’Opera V, Giovanni Mossi (1680‐1742) Sonata I dall’Opera I (S.d. ma 1716), [Prima esecuzione bolognese] Giovanni Stefano Carbonelli (1690‐1772) Sonata I dall’Opera I (S.d., inizi secolo XVIII), [prima esecuzione bolognese] Giuseppe Valentini (1681‐1753) Sonata I dall’Opera IV: Idee per camera, per violino e basso (s.d. ma 1706‐1707), Pietro Castrucci (1679‐1752) Sonata I dall’Opera I (S.d., ma 1717), [Prima esecuzione bolognese] Pietro Castrucci Sonata XII dall’Opera I, [Prima esecuzione bolognese] CONCERTO FINALE DI SANTA LUCIA – 13 DICEMBRE 2010 Da definirsi con i maestri Gatti e Tagliavini

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ENRICO GATTI – CURRICULUM VITAE Nato nel 1955 a Perugia, dopo il diploma in violino Enrico Gatti si è dedicato allo studio del repertorio del Sei‐Settecento. Allievo di Chiara Banchini, ha ottenuto presso il Conservatoire Populaire de Musique di Ginevra il diploma di violino barocco e quello della Società di Pedagogia Svizzera; si è perfezionato successivamente sotto la guida di Sigiswald Kuijken presso il Conservatorio Reale di L’Aja. Nel corso della sua attività concertistica si è esibito in tutta l’Europa, in Canada, negli U.S.A., nell’America del Sud, in Russia, in Giappone ed in Australia, collaborando fra l’altro con La Petite Bande, l’Ensemble 415, Concerto Palatino, Hesperion XX, La Real Cámara, sia in orchestra sia come primo violino (Les Arts Florissants, Les Talens Lyriques, Taverner Players, The King’s Consort, Ricercar Consort, Ensemble Accordone, Accademia W. Hermans e Concerto Köln) con direttori quali Gustav Leonhardt e Ton Koopman. Dirige l’ensemble “Aurora”, da lui fondato in Italia nel 1986, ed alterna l’attività di solista con quella di direttore. Numerose le registrazioni per le radio di tutto il mondo così come le incisioni discografiche per Harmonia Mundi francese e tedesca, Accent e Ricercar (Belgio), Fonit Cetra, Tactus e Symphonia (Italia), Arcana ed Astrée (Francia), Glossa (Spagna). Ripetutamente segnalate dalla critica specializzata, esse hanno vinto fra gli altri il Premio internazionale del disco “Antonio Vivaldi” (1993 e 1998) e più volte il “Diapason d’or”. E’ impegnato in una costante attività di ricerca ai fini della riscoperta e valorizzazione del patrimonio musicale italiano, ed è membro della Commissione scientifica che cura l’Edizione nazionale dell’opera omnia di Alessandro Stradella, istituita dal Ministero per i Beni e le attività culturali. Enrico Gatti ha svolto negli ultimi anni una notevole attività didattica, avendo insegnato violino barocco presso il Conservatorio di Toulouse, il Conservatoire Populaire de Musique di Ginevra, la Schola Cantorum Basiliensis, la Scuola di Musica di Fiesole, la Civica Scuola di Musica di Milano ed il conservatorio di Novara; è attualmente docente al Conservatorio Reale de L’Aja e al Conservatorio di musica di Piacenza: il suo insegnamento è basato sulla antica tradizione violinistica italiana dei secoli XVII e XVIII ed attira allievi da ogni parte del mondo. La sua collaborazione in qualità di docente è stata richiesta da istituti come i Conservatori di

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Paris, Lyon, Bordeaux, Madrid, Amsterdam ed Utrecht, la Hochschule für Musik di Trossingen, la University of British Columbia, l’Università di Salamanca e l’Accademia Musicale Chigiana di Siena, oltre che dai corsi di Urbino, Erice, Venezia, Lanciano, Barbaste (Francia), Spa (Belgio), Béjar (Spagna), Szombathely (Ungheria), Amherst (U.S.A.). Ha figurato fra i membri della giuria dei concorsi di musica antica di Bruges (1993), Brescia (1995), Rovereto (1997 e 1998), “Symphonia en Perigord” (1998) ed è stato dal 1997 al 2005 direttore artistico dei corsi internazionali di musica antica di Urbino. LUIGI FERDINANDO TAGLIAVINI – CURRICULUM VITAE Nato a Bologna il 7 ottobre 1929, ha compiuto gli studi presso i conservatori di Bologna e Parigi e all'università di Padova. E' stato successivamente titolare delle cattedre di organo nei conservatori di musica di Bolzano, Parma e Bologna e da anni tiene corsi di perfezionamento a Haarlem, Innsbruck e Pistoia. Dal 1965 è stato professore ordinario di musicologia all'università di Friburgo (Svizzera), ove dal 2000 è professore emerito. Svolge intensa attività concertistica e ha realizzato numerose incisioni discografiche, ricevendo nel 1972 e nel 1973 il "Premio della discografia italiana" e nel 1976 il "Schallplattenpreis der deutschen Phono‐ Akademie". Nel 1992 il CD da lui realizzato per la casa Tactus assieme a Liuwe Tamminga agli storici organi bolognesi di San Petronio e dedicato ad Andrea e Giovanni Gabrieli ha avuto la distinzione "choc de la musique" e il premio "A. Vivaldi" della Fondazione G. Cini di Venezia. Nel 1991 gli è stato attribuito il premio "Massimo Mila" dei critici musicali italiani. E' autore di numerosi scritti musicologici, dedicati tra l'altro a problemi di prassi esecutiva, e dirige, co‐ fondatore Oscar Mischiati in memoriam, la rivista "L'Organo" (Bologna, dal 1960). Gli studi organologici e la tutela degli antichi organi sono al centro della sua attività. È stato tra i fondatori, nel 1957, della Commissione per la tutela degli organi artistici presso la Soprintendenza ai Monumenti della Lombardia. Possiede un'importante collezione di antichi strumenti musicali a tastiera; quelli della famiglia del clavicembalo sono stati fatti oggetto d'un'ampia monografia e d'un catalogo: JOHN HENRY VAN DER MEER ‐ LUIGI FERDINANDO TAGLIAVINI, Clavicembali e spinette dal XVI al XIX secolo, Bologna 1986, Grafis (seconda edizione: ibidem 1987); ad essi è stato dedicato il CD Ermitage "L. F. Tagliavini and his collection of harpsichords". Nel 1974 il Ministero italiano della Pubblica Istruzione gli ha assegnato la medaglia d'oro di benemerito della cultura e nel 1985 l'American Guild of

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Organists di New York gli ha conferito il titolo di "organista dell'anno". Nel 1982 gli è stata conferita a Innsbruck l'onorificenza Tiroler Adler in oro. Dal 1992 è membro dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Nel 1996 l'Università di Edimburgo gli ha conferito il dottorato honoris causa in musica e il Royal College of Organists di Londra il titolo onorario di Fellow. Nel 1999 la laurea ad honorem nelle discipline delle arti, della musica e dello spettacolo gli è stato tributato dall'Università di Bologna. Il 16 marzo 2000 è stato nominato cittadino onorario della città di Dallas, Texas. Il 1° ottobre 2000 gli è stato conferito a Pistoia il "Leoncino d'oro". In occasione del suo 65° compleanno è stata pubblicata la miscellanea di studi musicologici Musicus Perfectus ‐ Studi in onore di L. F. Tagliavini "prattico e specolativo" raccolti da P. Pellizzari (Bologna 1995, Patron) e per il suo 70° compleanno la raccolta di saggi "Fiori musicologici ‐ Studi in onore di L. F. Tagliavini" raccolti da F. Seydoux con la collaborazione di G. Castellani e A. Leuthold (Bologna, Pàtron, 2001). EUGENIO RICCOMINI – CURRICULUM VITAE Nato il giorno dell’infausta conquista di Addis Abeba, Eugenio Riccòmini si è laureato a Bologna con una tesi d’argomento seicentesco. Per più di vent’anni ha lavorato nell’amministrazione statale: a Venezia, a Bologna, a Ferrara e poi, come soprintendente, a Parma. Ha curato restauri di qualche interesse, come quello della facciata di San Petronio a Bologna, e delle due cupole del Correggio a Parma. Dall’oscuro lavoro nelle soprintendenze ha tratto molte soddisfazioni, e qualche libro: un paio sulla pittura ferrarese, un altro paio sugli affreschi del Correggio, e un altro paio ancora sulla scultura emiliana e romagnola d’età barocca; e ha curato la più grande esposizione d’arte che mai si sia vista, e cioè quella sul Settecento emiliano, tenuta in cinque sedi nel 1979. In quell’occasione ha anche dato alle stampe un volume sull’arte a Parma nel secolo dei lumi. Dedica molto tempo alla forse superflua fatica di chiarire al pubblico i sensi riposti o apparenti delle opere d’arte, e per questo s’è dato all’insegnamento, tenendo conferenze un po’ ovunque e lezioni dapprima all’università di Messina e poi a quella di Milano. Ha diretto per qualche tempo i civici musei d’arte antica di Bologna, città in cui ha svolto per molti anni le mansioni di consigliere comunale nonché, di tanto in tanto, di assessore e di vicesindaco. Ha pubblicato, allegata in fascicoli a un quotidiano bolognese, la sua opera inedita L’arte a Bologna.

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FABRIZIO LONGO – CURRICULUM VITAE

Musicista messinese, si è laureato in lettere con indirizzo storico e diplomato in violino con il massimo dei voti sotto la guida di Luigi Fusconi, formatosi alla scuola bolognese di Brengola e Materassi, a Messina. Ha proseguito negli studi con Eliodoro Sollima, Santi Interdonato, Georg Mönch e Cristiano Rossi, esibendosi in diverse formazioni tra cui l’orchestra da camera Ars Musica di Messina (spalla dei primi violini, solista e direttore), il Duo Longo ed il Duo Longo‐Lisciotto (violino e pianoforte), il Duo De Beriot (due violini), i gruppi da camera La Sauvion ed I musici di Palestrina (quintetto d’archi), partecipando con successo a diversi concorsi per solisti e cameristi (rassegna nazionale Vanna Spadafora, concorsi: Città di Catanzaro, Città di Modica, Festival per solisti di Genova, rassegna di musica barocca di Montpellier) e realizzando incisioni di brani in prima esecuzione, tra cui il melologo di Giovanni Renzo La distanza della luna, le musiche “a’ violino solo” di autori messinesi del secolo XVIII edito dalla SMSP, musiche da teatro, l’incisione live in quartetto d’archi per MTV (primo violino con un ridotto dell'orchestra del Teatro di Messina) registrazioni per diversi cortometraggi, tra cui L’arte dell’arco, con musiche di Tartini e Corelli ed esecuzioni di musiche di autori seicenteschi per programmi televisivi e radiofonici non solo italiani. Risultato idoneo ad audizioni per violino di fila presso enti lirici sinfonici, ha collaborato con diverse orchestre italiane tra cui spicca, per la durata, il servizio più che decennale prestato presso l’orchestra del teatro Vittorio Emanuele di Messina. Appassionatosi al repertorio barocco eseguito con criteri filologici, ha seguito corsi e masterclass relativi alla prassi esecutiva ed alla tecnica della diminuzione tenuti, tra gli altri, da Christopher Hogwood, Luigi Mangiocavallo, Enrico Onofri, Chiara Banchini, Enrico Gatti e Luigi Rovighi. Da diversi anni si esibisce con musicisti provenienti dai più importanti complessi di musica barocca, collabora con il dipartimento di musica antica del conservatorio G. B. Martini di Bologna e tiene corsi di violino storico presso conservatori ed università italiane. Ha pubblicato articoli su riviste oltre a diverse edizioni critiche, tutte edite dalla Società messinese di Storia Patria: di due oratori del seicento messinese, il Diluvio Universale del 1682 (2001) ed il Dialogo del Nabucco del 1683 (2007) di Michelangelo Falvetti, di un Compendio di regole musicali di autore anonimo settecentesco (2001), delle sonate messinesi di Giovanni Antonio Pandolfi Mealli (2005) e delle Sonate opera III e IV di Pandolfi Mealli (a cura di Fabrizio Longo – Enrico Gatti) che verrà, a breve, proposto al pubblico dalla casa

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editrice Walhall. Sono in corso di pubblicazione, sempre a sua cura, un altro volume su Pandolfi Mealli per una casa editrice poliziana ed un saggio di fraseggio e diminuzione seicentesca per la SMSP. Suona un violino Jakob Lidl, costruito a Mittenwald nel 1776 e riportato alla montatura originale da Heligers a Cremona. MATTEO MESSORI – CURRICULUM VITAE Formatosi alla scuola di Clavicembalo di Sergio Vartolo, ha conseguito il diploma con il massimo dei voti e la lode sia in organo e composizione organistica che in clavicembalo presso i Conservatori di Bologna, Mantova e Venezia. Ha studiato anche al DAMS di Bologna. Dal 1990 Messori svolgeva attività di continuista dell'ensemble milanese "I Filomusi". Contemporaneamente inaugurava un'intensa attività solistica in tutta Europa e in America Nel 1998 vinceva il primo premio al Concorso Nazionale di Clavicembalo "G. Gambi" a Pesaro. Altre onorificenze erano state attribuite da Mantova (Medaglia Campiani) e da Venezia. Nel 2002 intraprendeva l'attività di docenza di Organo e Composizione organistica, Clavicembalo e Basso Continuo presso l'Istituto Superiore di Studi Musicali "G. Donizetti" di Bergamo. Nel 2000, fondava l'ensemble Cappella Augustana. Nel 2002 gli veniva affidata dalla casa discografica olandese Brilliant Classics la direzione della prima incisione mondiale di tutte le opere di Heinrich Schuetz, in oltre 35 CD (tuttora in fase di prosecuzione). Nel 2005 incide la terza parte della Clavier‐Übung e le Canonische Veraenderungen di Bach, e nel 2008 die Kunst der Fuge (l'Arte della Fuga) e il Musikalisches Opfer (Offerta musicale) al clavicembalo e con Cappella Augustana. Ha tenuto corsi di perfezionamento e diretto orchestre ed ensemble in Italia e all'estero. MARCO TESTORI – CURRICULUM VITAE si è diplomato in violoncello sotto la guida di P. Beschi presso il conservatorio "G. Verdi" di Milano. Ha seguito corsi di perfezionamento con M. Flaksmann, J. Goritzki, E. Bronzi. Si è successivamente specializzato in violoncello barocco seguendo il corso triennale da Christophe Coin presso la Schola Cantorum di Basilea. Dal 1994 è membro dell'ensemble "Il Giardino Armonico" con il quale si esibisce nelle più importanti stagioni concertistiche

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(Styriarte‐Graz,

Bachtage‐Berlino,

Mozarteum‐Salisburgo,

Concertgebow‐Amsterdam,

Auditorium "P. Casals"‐ Tokio, Carnegie Hall‐ New York, Wigmore Hall‐Londra). Ha collaborato a produzioni cameristiche dell'ente: I pomeriggi musicali‐ Milano,Orchestra da camera‐ Milano Classica, Ensemble Baroque de Limoges, Cappella S. Petronio‐ Bologna, Ensemble Arcadia. Basilea, Ensemble I Barocchisti‐ Lugano. Si è inoltre diplomato in organo e composizione organistica presso il conservatorio "G. Verdi" di Milano partecipando a concorsi e festival internazionali. E' attivo nel campo della musica corale in qualità di direttore e compositore. Ha effettuato registrazioni radiotelevisive per RAI, RTSI, BRAVO TV Canada, ANTENNE 2 France. Ha inciso per le case Teldec, Decca Claves, Opus 111, Stradivarius, Naxos, Dynamic.

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I LUOGHI ORATORIO DE' FILIPPINI DETTI DELLA MADONNA DI GALLIERA DEL 1730 L'interno fu elaborato da Torreggiani, in collaborazione con il capomastro Pietro Zanolini, studiando contemporaneamente forme architettoniche e apparato decorativo: insieme all'architetto lavorarono lo scultore Angelo Piò (1690‐1770), lo stuccatore Carlo Nessi, l'intagliatore Antonio Calzolari e il pittore Francesco Monti (1685‐1768). Il risultato ottenuto fu un ambiente gradevole e poco solenne, ingentilito da stucchi vivaci, con chiare analogie alla chiesa del noviziato di Sant'Ignazio, ora Aula Magna dell'Accademia di Belle Arti, realizzata dallo stesso Torreggiani e inaugurata nel 1726. La sala dell'oratorio è ampia e le campate sono segnate da semicolonne scanalate addossate alle pareti. Una ricca trabeazione corre lungo il perimetro, interrompendosi nell'area coperta dalla cupola ellittica e moltiplicando gli aggetti in corrispondenza degli angoli prossimi alla zona absidale, dove colonne isolate sorreggono l'arco trasversale e inquadrano la zona intorno all'altare. Le pareti laterali hanno al centro cantorie, con sinuosi parapetti decorati con strumenti musicali, e coretti collocati ai fianchi. Nell'abside sopra l'altare, arricchito di stucchi e sculture, è collocata la pala d'altare di Francesco Monti, mentre nella parete opposta si trova il dipinto di Ludovico Carracci (1555‐1619) affiancato da due coretti e sormontato da una finestra rettangolare con decorazioni a stucco fortemente barocche. Vi fu fratello oratoriano Arcangelo Corelli.

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CAPPELLA DEL ROSARIO ‐ BASILICA DI SAN DOMENICO ‐ BOLOGNA L'imponente cappella del Rosario, quasi una chiesa all'interno della basilica di San Domenico, è stata eretta nel 1460 e dell'epoca della sua costruzione conserva esternamente l'elegante struttura poligonale tardo‐gotica. Internamente la sistemazione attuale è frutto di un importante intervento decorativo seicentesco che ha radicalmente cambiato il volto della cappella. Le superfici architettoniche sono state dipinte, con sfarzo scenografico, dal Colonna e dal Mitelli a partire dal 1654. Il ciclo pittorico, che ricopre interamente la cupola, il catino absidale e le pareti, raffigura, utilizzando magistralmente la finzione prospettica, la glorificazione della B.Vergine del Rosario. CHIESA CATTEDRALE METROPOLITANA DI SAN PIETRO IN BOLOGNA Notizie storiche sull’edificio si hanno solamente a partire dal sec. X, ma studi recenti ed i resti archeologici esistenti sotto la chiesa portano a ritenere che la sua origine sia paleocristiana e la sua più antica forma fosse basilicale, a tre navate. In seguito al disastroso incendio del 1141 fu ricostruita in forme romaniche, poi del tutto rifatta, come al presente, a partire dal 1575. Dapprima l’arch. Domenico Tibaldi eresse la cappella maggiore e la cripta (1575‐1577) poi, partendo da una prima idea dell’arch. Ambrogio Magenta (1605), l’arch. Niccolò Donati eresse le navate laterali (1613‐1618) e l’arch. Giovanni Battista Natali chiuse la grande volta sopra la navata maggiore (1621‐1622), alta quanto quella della basilica vaticana a Roma. Solo fra il 1743 ed il 1755, l’arch. Alfonso Torreggiani terminò la costruzione innalzando la prima cappella su ambo i lati e la facciata per volontà del papa Benedetto XIV (Prospero Lambertini), che aveva conservato il titolo di Arcivescovo di Bologna. La chiesa è arricchita dai dipinti di Prospero Fontana (1579), Ludovico Carracci (1618), Marcantonio Franceschini (1728) e Donato Creti (1740) e da due gruppi plastici di particolare interesse: un Crocifisso fra la Madonna e S. Giovanni Evangelista in legno, del sec. XII, ed un

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Compianto sul Cristo morto, di Alfonso Lombardi (1522‐1527). Vi fu maestro di cappella Giovanni Battista Bassani, insegnante di arcangelo Corelli già nel corso della fase romana del musicista, e molto probabilmente fu proprio il luogo ove Corelli si recava per apprendere. SAN MARTINO MAGGIORE La chiesa di San Martino all'Aposa, esistente dal 1217, prende il nome dal torrente che le scorreva davanti e che, durante i lavori quattrocenteschi, fu coperto dall'aggiunta di una nuova campata. Dal Cinquecento successivi interventi hanno conferito alla chiesa l'aspetto attuale. All'interno vi sono frammenti di affreschi di Vitale da Bologna e Paolo Uccello e opere di molti importanti artisti. La cappella della Madonna del Carmine fu realizzata da Alfonso Torreggiani nel 1753. La chiesa di San Martino, nota anche come chiesa della Madonna del Carmine, si affaccia sull'omonima piazza lungo via Oberdan e presenta i caratteri del gotico bolognese ancora influenzato dall'arte romanica. La facciata, frutto di un intervento attuato in stile neo‐romanico nel 1879 è in laterizio, coronata da archetti trilobati e divisa in tre parti da contrafforti, decorati con figure di angeli e di evangelisti, che segnano le navate e terminano con pinnacoli prismatici a guglia conica. Una grande finestra circolare, affiancata da due monofore ogivali, si apre sopra il protiro a cuspide in marmo che precede il portale con lunetta a mosaico raffigurante la predicazione di San Martino. Dall'angolo tra le vie Marsala e Mentana si possono vedere l'antica abside, restaurata nel 1929 con l'integrazione di coronamenti, pinnacoli e terrecotte, e il campanile. L'interno è a tre navate, con cappelle perimetrali separate da pilastri poligonali in laterizio sagramato con bassi capitelli a foglie uncinate su cui poggiano gli archi ogivali delle volte a crociera con nervature dipinte. Tre absidi quadrate, coperte a crociera, concludono lo sviluppo longitudinale dell'edificio; in fondo alla navata di destra si trova la cappella realizzata da Alfonso Torreggiani nel 1753. Nella chiesa rimangono frammenti di affreschi di Vitale da Bologna (XIV sec.) e Paolo Uccello (1397‐1475), un pulpito di legno intagliato del 1724, l'organo del 1624 e opere di Jacopo della Quercia (1371/74‐1438), Bartolomeo Cesi (1556‐

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1629), Francesco Francia (1450ca.‐1517), Ludovico Carracci (1555‐1619), Girolamo da Carpi (1501ca.‐56ca.), Amico Aspertini (1474‐1552) e altri. SAN SALVATORE Fu nell'anno 1340 circa che i canonici renani dalla chiesa di S. Maria di Reno (oggi Casalecchio) per la peste e per le guerre, ridotti a pochi, si trasferirono alla loro dipendenza in Bologna, detta di S. Salvatore. La chiesa di S. Salvatore, che vari autori dicono antichissima sede di canonici regolari, altri già appartenente a monaci greci, era diventata dipendenza dei Renani almeno dal 1149; era stata dedicata al S. Salvatore al tempo del miracolo del crocifisso di Beirut (sec. VIII?). Ben poco si sa di questa antica chiesa che sarebbe stata rinnovata da Oliviero, canonico regolare e segretario di papa Innocenzo Il. Fu demolita nel 1474 allorchè i canonici renani decisero di costruire un tempio più ampio in seguito all'accrescersi dei canonici per la riforma avvenuta all'inizio del secolo. Infatti i canonici renani ridotti al solo priore D. Francesco Ghisleri, ottennero l'unione con i canonici regolari ambrosiani di Gubbio; iniziatesi le trattative nel 1408, con bolla di papa Martino V nel 1419 nacque la congregazione dei canonici regolari di S. Salvatore di Bologna e l'anno dopo nuove costituzioni vennero a sancire l'unione della nuova famiglia dei Renani‐ambrosiani. Nel 1429 morì il priore Ghisleri che si era fatto iniziatore della nuova congregazione. La chiesa del secolo XV fu costruita al posto dell'antica. I canonici « conclusero un accordo con i signori Bolognetti che cedettero tutte le loro case adiacenti alla chiesa e che furono demolite per ottenere lo spazio necessario all'ampliamento della nuova chiesa». Questa frase di un autore moderno fa pensare piuttosto ad un ampliamento che ad una nuova costruzione; non una parola del monastero che certamente doveva essere a fianco della chiesa già dal 1182. Questa fu consacrata il 12 marzo 1478 da Mons. Matteo Rosa, vescovo di Tana e suffraganeo di Bologna. La nuova chiesa era considerata già allora una delle più ampie di Bologna. A lato della chiesa fu costruito un monastero grandissimo alla metà del secolo XV. « Resasi angusta anche questa costruzione, nel 1517 si pose mano ad un'altra più ampia e più comoda». I canonici renani costruirono un chiostro stupendo con colonne di marmo d'Istria: « tutti gli archi sono di marmo e sopra ogni

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colonna vi è uno di quegli ornati di verde antico che i Toscani chiamano « specchi» e i Bolognesi « bugni» o « bogne». Sopra il primo giro di colonne ve n'è un altro ordine di colonne marmoree più piccole in modo che ad ogni arco inferiore ne corrispondono due superiori. Infine un terzo ordine di finestre che corrispondono ognuna alla metà dell'arco dell'ordine inferiore. Il monastero ebbe anche due altri chiostri: uno all'ingresso del fabbricato con colonne di macigno al primo ordine e di marmo al secondo con un puteale di marmi rossi e bianchi. Il terzo chiostro è formato per tre lati da due ordini di portici con pochi marmi ma molte terracotte». Nel 1606 i canonici renani misero mano alla costruzione della nuova grandiosa chiesa, ritenendo misera in confronto alla grande canonica. La vecchia chiesa venne demolita, tranne il piccolo campanile che rimane oggi inoperoso e nascosta dalla immensa fabbrica della nuova chiesa che fu costruita al posto della prima. L'architetto bolognese Tommaso Martelli prese l'impegno della fabbrica; ma il contratto con lui venne abbandonato per il progetto del barnabita Magenta. Il P. Don Alfonso Bavosi, priore di S. Salvatore e poi generale della Congregazione Renana per ben tre mandati, lottò molto per portare a termine la grandiosa costruzione che venne terminata nel 1623. Il Bavosi ritornato priore nel 1625 attese all'opere di arricchimento della chiesa con la stessa grandiosità di celebri tele dei pennelli più famosi dell'epoca. Dal 1870, in seguito alla soppressione i canonici perdettero l'enorme complesso, relegati in una piccola parte di esso; il resto è caserma

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PALAZZO CARRATI – SEDE DELL’ACCADEMIA BOLOGNESE

Nel pieno centro di Bologna, a pochi passi dalle due torri, alla confluenza della Strada maggiore con la piazza Adrovandi e la Chiesa dei Servi, si apre la via Guerrazzi, ove sorge il cinquecentesco palazzo Carrati. Vi si accede attraverso il caratteristico androne, ornato di lapidi commemorative e di una vetrata policroma che fanno entrare immediatamente il visitatore nell'atmosfera in cui l'edificio è immerso da più di tre secoli. La musica, da quando in questo storico edificio nacque una delle più antiche isitituzioni musicali della città, l’Accademia Filarmonica cui fu iscritto anche Corelli, qui è padrona di casa. SAN COLOMBANO – SE COMPATIBILE CON LA PROGRAMMAZIONE DELLA FONDAZIONE Si sono presi accordi con il Maestro Tagliavini per poter ambientare un concerto finale, di chiusura e coronamento del progetto in San Colombano, qualora la programmazione della Fondazione Carisbo lo consentisse. Via Parigi si allarga in corrispondenza della ex chiesa di San Colombano (ricordata in un documento del 1073), di cui restano avanzi trecenteschi nel fianco. Attigua a essa l'ex chiesa della Madonna dell'Orazione, su disegno di Tommaso Martelli, comunemente detta della Madonna di San Colombano, con al piano superiore l'oratorio omonimo; la prima pietra dell'intero complesso venne posta da monsignor Alfonso Paleotti, cugino del più noto Gabriele, nel 1591. Già sede dal 1929 dell'Associazione Mutilati e Invalidi di guerra, ha nel portico affreschi di quel Pietro Pancotto definito da Malvasia “il più temerario pittore a fresco che fosse mai dato al mondo”; al piano terra, oltre alla Madonna col Bambino di Lippo di Dalmasio (1352‐1410) che fu oggetto di particolare venerazione per i miracoli che le vennero attribuiti, un pregevole affresco quattrocentesco con la Deposizione e altri importanti affreschi della scuola bolognese del Seicento. Al piano superiore i migliori allievi dell'Accademia dei Carracci, tra cui Guido Reni, Domenichino, Lorenzo Garbieri, Lucio Massari e Francesco Brizio, si cimentarono

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nella “Gloriosa Gara”, affrescando i muri dell'oratorio, liberando e trasformando la loro passione giovanile in colori e forme forse acerbi ma pieni di vita. Il tema comune è la passione e la morte di Cristo, divisa in dodici riquadri, di cui undici affrescati e il dodicesimo coperto da una grande tela di Francesco Albani: Gesù risorto appare alla Madre. La Chiesa di San Colombano (o Monastero di San Colombano) è un antichissimo centro monastico situato nella città di Bologna, in via Parigi. Dedicato da sempre al santo missionario irlandese Colombano, venne fondato dai monaci di Bobbio. Le sue origini si aggirano attorno al 616, quando i monaci colombaniani, giunti dalla potente Abbazia di San Colombano di Bobbio, fondano questo monastero. San Colombano fondò l'Abbazia di Bobbio nel 614, dedicandola a San Pietro, e morì il 23 novembre del 615, quindi la fondazione monastica di Bologna sarebbe la prima a portare il suo nome. Venne edificata e dedicata a Colombano per volere del vescovo Pietro. Comunque le notizie certe che parlano del monastero risalgono al 1008, quando giungono i monaci benedettini dell'Abbazia di San Gallo, che subentrano ai monaci colombaniani. Essi tengono la chiesa ed il monastero fino al 1144, quando passa alle monache benedettine fino ai primi del 1200, poi subentreranno le Carmelitane e le Clarisse. Nell'aprile del 1304 nasce un diverbio sorto dopo l'elezione di due badesse in contemporanea, dopo una spaccatura interna fra le monache. Per porre fine ai disordini, che generarono persino risse fra le monache, il vescovo decise la soppressione del monastero; rimanendo solo la chiesa come luogo di culto. Dopo vari passaggi di proprietà nel 1679 il complesso del monastero viene venduto alla Repubblica di Lucca che vi organizza un pensionato per i giovani studenti lucchesi all'Università di Bologna. Dal 1790 il monastero subirà ancora vari passaggi di proprietà. La chiesa ed il monastero conservano ancora oggi un grande antico dipinto che rappresenta La Vergine con San Colombano e altri Santi. Oggi San Colombano è una delle sedi del nuovo progetto di Fondazione Carisbo “GENUS BONONIAE – Musei Nella Città”, un progetto che mira alla costituzione di un museo diffuso e vivo, per presenza sul territorio, valore e soprattutto attività di valorizzazione ivi svolte.

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IL BUDGET

Voce di spesa

Fondi Propri

Cachet dei Musicisti

Richiesti alla Fondazione

€20.000

Cachet degli Storici

€5000

Promozione Cartacea

€3000

€5000

Promozione Web

€2000

Service Audio e Video

€4000

Materiali di Sala

€1000

Produzione Videografica e Fotografica

€5000

€10.000

€35.000

TOTALE TOTALE

€45.000

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OUTPUT/OUTCOME GLI EVENTI POMERIDIANI In tutto sei, tre dedicati ad ogni corrente musicale. Pensati secondo la logica anglosassone della “cross‐contamination”, gli eventi pomeridiani, porteranno un duplice beneficio di breve termine nell’amalgamare i pubblici diversi di arti visive, beni culturali e musica. Al contempo permettono, tramite una promozione strategica, di intaccare un nuovo pubblico per la musica antica: quello più giovane degli studenti universitari, così prezioso per gli eventi culturali di Bologna. L’EVENTO FINALE – IL CONCERTO DI SANTA LUCIA IN SAN COLOMBANO Coinvolgendo i grande musicisti Enrico Gatti Luigi e Ferdinando Tagliavini insieme con il Professor Riccomini, nella splendida cornice di San Colombano (per la quale si è preso accordo con il Maestro Tagliavini stesso) qualora fosse disponibile, compatibilmente con la programmazione della Fondazione Carisbo, si è certi di comporre un prezioso evento, che può celebrare degnamente una storica festività bolognese, dando al contempo valore alla collezione di organi e cembali antichi, e al sito di Genus Boniniae così degnamente promosso. IL DVD DIDATTICO Registrando ogni singolo momento del progetto e permettendo poi il montaggio in un ben confezionato DVD didattico si intende costruire un prodotto che possa far valere il progetto nel tempo, diffondendolo gratuitamente tra le scuole di bologna per far conoscere e ascoltare la figura di Arcangelo Corelli, dei suo allievi e il ruolo grandioso della città nella musica del tempo. Al contempo, essendo il progetto declinato in diverse arti, è facile per i professori inserire la visione del DVD anche nei programmi di Storia o di Storia dell’Arte, dando anche risalto all’Educazione Musicale e alla Storia della Musica, che sono ormai purtroppo accantonate nelle nostre scuole.

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DATI UTILI Progetto ideato dal Maestro Fabrizio Longo Referente per il progetto: Dott. Davide Baruzzi Sviluppato e impaginato da: BAM – Bologna Art Managers BAM! si presenta come un laboratorio pratico di management culturale attivo a livello nazionale e internazionale. Il nostro motore è la volontà di contribuire allo sviluppo della professione e alla diffusione di pratiche e teorie di gestione in campo artistico. BAM! nasce dall'idea di creare un soggetto flessibile e multiforme, capace di muoversi tra i nodi della rete culturale. Si propone infatti come referente per ogni tipo di istituzione culturale nella risoluzione di problemi organizzativi e manageriali. Offriamo servizi di management, marketing, advertising, fundraising, supporto strategico ad operatori del mondo culturale e artistico. Organizziamo eventi, workshop, conferenze e seminari per promuovere e diffondere il sapere e l'esperienza nel settore della gestione culturale. BAM! lavora sotto la supervisione di professionisti del settore e docenti delle Facoltà di Economia dell'Università di Bologna, in particolare del corso di laurea magistrale GIOCA (Innovation and Organisation of Culture and the Arts). Sentiamo la necessità di proporci anche come strumento di contatto tra il mondo accademico e quello lavorativo: un ponte tra il sapere il fare. www.bolognaartmanagers.com bam@bolognaartmanagers.com

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