Azione - Proposta di riforma fiscale del gruppo tematico

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La situazione economica mondiale, già messo a dura prova dalla pandemia del 2020 e oggi ulteriormente aggravato dalle conseguenze politiche ed economiche della guerra in Ucraina e dalle tensioni commerciali con gli Stati Uniti, impone agli Stati scelte urg enti e incisive. Al tempo stesso, questa fase di crisi può rappresentare un’opportunità per affrontare in modo strutturale le criticità più profonde del nostro ordinamento , segnato da problematiche storiche e radicate che richiedono riforme coraggiose e si stemiche per essere superate.

Tra le aree che richiedono un intervento urgente, il sistema fiscale occupa un posto centrale. Una sua revisione complessiva è condizione necessaria per accompagnare l’Italia verso una piena trasformazione in una democrazia liberale moderna, in linea con i principi e gli standard europei. Solo così sarà possibile superare gli storici fattori di debolezza che, negli ultimi decenni, hanno progressivamente relegato il nostro Paese ai margini del panorama europeo e internazionale, nonostante il suo ruolo di fon datore dell’Unione.

La revisione complessiva del sistema tributario dovrà riguardare tanto la dimensione nazionale quanto quella europea , orientando gli interventi verso quelle proposte che, sostenute in sede unionale, possano contribuire a definire l’attuale fase come una vera e propria stagione costituente per l’architettura fiscale dell’Unione Europea.

In ambito europeo, preso atto del persistente stallo sulla introduzione di una “base imponibile comune consolidata” ( Common Consolidate Corporate Tax Base: cd. CCCTB), fondamentale appare una azione che consenta l’adozione della più recente proposta di direttiva sulla tassazione dei gruppi societari ( Business in Europe: Framework for Income Taxation : cd. BEFIT), e soprattutto per l’istituzione di “tributi europei”, quali un’imposta ambientale, una web tax operante a livello unionale e un tributo sulle trans azioni finanziarie. Si tratta di interventi che incidono direttamente nell’ambito delle politiche fiscali al fine non solo di realizzare una più equa ridistribuzione della ricchezza all’interno dell’Unione, ma anche di porre le prime basi per una embrionale e parziale “unificazione politica” degli Stati membri, in perfetta aderenza alle attuali esigenze storiche di progressiva costruzione di una “difesa comune europea”. Occorre inoltre lavorare per una un’imposizione indiretta davvero comune , più semplice e trasparente per le giurisdizioni degli Stati membri e i contribuenti europei.

1 Nel documento sono anche recepiti e rielaborati i contenuti: a) dei contributi dei gruppi di lavoro sul fisco di Azione, redatti a seguito degli incontri virtuali – organizzati e condotti da Francesco Giuliani ed Elisabetta Biondi – con gli iscritti al partito che si sono resi disponibili a partecipare alla formazione del programma; b) del capitolo “ Il fisco del dopo -pandemia ”, di Francesco Giuliani, contenuto nel volume "Biopolitica , Pandemia e Democrazia. Rule of law nella società digitale ", il Mulino, 2021; c) della relazione illustrativa della ricerca “ Il processo tributario – Proposte di modifica ”, condotta da Francesco Giuliani per italiadecide fra il 2015 e il 2019, presentata il 7 ottobre 2019 all’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani ; d) del volume “Tax & Digital”, Bari, 2024, AA.VV., a cura di Francesco Giuliani.

Riteniamo che una riforma fiscale, per essere seria, realizzabile ed efficace debba poggiare su alcuni principi di fondo.

In primo luogo, va ben inquadrata la funzione del tributo , che non va identificata soltanto nel pagamento di servizi ma principalmente come strumento di ridistribuzione del reddito e della ricchezza, come ben evidenziato anche dalla giurisprudenza costituzionale.

In secondo luogo, il sistema fiscale deve essere concepito come leva strategica per lo sviluppo economico e non come un ostacolo. Oggi, infatti, il fisco è troppo spesso percepito come un avversario da aggirare o, nella migliore delle ipotesi, come un insieme complesso e disordinato di norme che ostacolano l’attività economica e, in alcuni casi, alimentano co mportamenti elusivi o illeciti. Lo Stato deve dunque:

> Contrastare con fermezza fenomeni e comportamenti scorretti, illegittimi e illeciti, tutelando l’integrità del sistema fiscale

> Sostenere il contribuente corretto e, nel caso di imprese e professionisti, agire come partner della loro crescita economica.

In quest’ottica, le classi più deboli della popolazione dovrebbero essere sostenute, piuttosto che attraverso misure fiscali di difficile calcolo ed applicazione, mediante sistemi di sostegno ed elargizione diretta secondo meccanismi analoghi, ad esempio, all’“Assegno Unico Familiare”, sostitutivo delle precedenti detrazioni IRPEF “per carichi di famiglia”. Il contribuente che intenda essere compliant, sia esso un privato o un’impresa, deve poter accedere ad un sistema fiscale effettivamente semplice ed agi le, il più possibile improntato all’utilizzo dei dati già in possesso dell’Amministrazione finanziaria, alla riduzione massima di scadenze ed adempimenti anche mediante il loro accorpamento; le molteplici funzioni dell’Agenzia delle Entrate devono essere s upportate sia sotto il profilo dell’organizzazione e del reclutamento del personale, sia sotto il profilo della formalizzazione di forme di cooperazione tra Amministrazioni, ad esempio per mezzo di convenzioni tra le stesse, sia ancora ed infine attraverso un corretto rapporto con il Garante per la privacy .

Infine, ma non meno importante, occorre ricondurre il sistema all’interno dei canoni costituzionali , sia per il diritto tributario sostanziale sia per quello processuale, oggi palesemente estraneo al principio del giusto processo, previsto dall’art. 111 della Costituzione (Giusto processo)

Di seguito sono dunque esposte alcune proposte di riforma, sulle quali riteniamo possa fondarsi un progetto di politica tributaria idoneo a rilanciare il Paese dopo la pandemia e a rinforzarlo strutturalmente al fine di contrastare future eventuali crisi.

La crisi attualmente in atto, le cui conseguenze non sono chiaramente prevedibili nella loro complessiva rilevanza, deve essere l’occasione per prendere atto che il sistema tributario attuale non solo non sostiene il Paese, ma è per esso un serio e grave limite: nei rapporti con i contribuenti, nell’efficienza del reperimento delle risorse per alimentare le finanze dello

Stato e l'appetibilità del sistema economico complessivo al fine di agevolare l’insediamento di realtà produttive e per gli investimenti.

In una fase in cui il pieno utilizzo delle risorse europee richiede coerenza e capacità di riforma (vedi il PNRR), una revisione profonda del sistema fiscale rappresenta non solo un elemento chiave per la valutazione dell’affidabilità del Paese, ma anche u na condizione necessaria per trasformare quei fondi in un investimento strutturale sul sistema economico, capace di produrre effetti duraturi e progressivi.

In quest’ottica, seppure alcune delle proposte che seguono siano state in qualche modo riprese dall’attuale legge delega per la riforma fiscale, tuttavia riteniamo che sia necessario un maggiore coraggio ed una riforma più radicale.

I. SEMPLIFICAZIONE

SOMMARIO DELLE PROPOSTE

> Creare un Codice Tributario delle norme sostanziali

II. IRPEF

> Ridefinire la curva delle aliquote per garantire una progressività continua

> Estendere la base imponibile e la no tax area per una maggiore equità fiscale

> Sostituire il sistema delle detrazioni e delle deduzioni con elargizioni dirette

> Rivedere la disciplina per le famiglie

> Rivedere il sistema duale dell’irpef

III. IRES

> Eliminare le residue ipotesi di disallineamento tra bilancio civilistico e disciplina fiscale;

> Riordinare e razionalizzare i crediti d’imposta

> Detassare nuovi investimenti finanziati con capitale proprio

> Nuovi incentivi alla crescita

> Rafforzare e rimodulare gli incentivi fiscali per le imprese

IV. IVA

> Riformare l’iva rendendola più moderna, correggendone le distorsioni

V. FISCALITÀ IMMOBILIARE E TRIBUTI LOCALI

> Riformare il catasto e censire sistematicamente il patrimonio immobiliare

> Riformare l’IMU

> Semplificare la gestione dei tributi locali per cittadini e comuni

> Rafforzare l’accertamento e la riscossione delle imposte da parte degli enti locali

VI. RIDURRE GLI ADEMPIMENTI FISCALI ATTRAVERSO DIGITALIZZAZIONE E AUTOMAZIONE

> Accorpare gli adempimenti fiscali e contributivi

> Digitalizzare i processi fiscali tramite interoperabilità delle banche dati

VII. IL PROCESSO TRIBUTARIO

> Riformare la magistratura tributaria e la sezione specializzata della cassazione

> Rivedere il processo tributario

> Proteggere il patrimonio dei contribuenti nei giudizi fiscali

VIII. POTENZIAMENTO DELLE FACOLTÀ PREVISIONALI DEL MEF

> Prevedere gli effetti delle politiche fiscali per orientare le decisioni pubbliche

IX. CONTRASTO DELL’EVASIONE FISCALE

> Utilizzare la tecnologia per contrastare l’evasione fiscale

> Restituire alla guardia di finanza la sua funzione originaria di polizia tributaria.

> Promuovere un’attività di sensibilizzazione

X. LE DUE CRISI E IL FUTURO DEL FISCO EUROPEO

> Riformare la governance fiscale europea per garantire risposte tempestive

I. SEMPLIFICAZIONE

L’attuale sistema normativo tributario è afflitto da tre patologie principali: un eccessivo numero di disposizioni, testi normativi oscuri e incertezza applicativa da parte delle amministrazioni pubbliche.

Con la legge delega n. 111 del 9 agosto 2023, il Governo deve approvare decreti legislativi per riorganizzare il sistema tributario, creando testi unici che andranno a formare un unico codice tributario, diviso in una parte generale (con le regole comuni) e una parte speciale (con le norme sulle singole imposte).

Tuttavia, i testi unici non rappresentano una riforma fiscale sostanziale in quanto costituiscono una mera raccolta quantitativa di disposizioni, con l’effetto di realizzare solo in parte la necessaria semplificazione normativa.

Da più parti richiesta, da lungo tempo perseguita attraverso tentativi naufragati, la redazione di un “Codice tributario” è diventata un'esigenza ineliminabile anche alla luce delle criptiche disposizioni che spesso portano ad interpretazioni giurisprudenziali inadeguate, con esiti disastrosi per il contribuente e poco proficui per l’Amministrazione e l’Erario.

CREARE UN CODICE TRIBUTARIO DELLE NORME SOSTANZIALI

> Creare un documento comprensivo di disposizioni chiare e sintetiche, ordinate in maniera sistematica, volte a regolare, in modo uniforme ed in maniera esclusiva, tutto il settore. È necessario intervenire sia sul piano quantitativo sia su quello qualitativo :

Sul piano quantitativo, bisogna snellire l’ordinamento tributario italiano che oggi è figlio dell’eccessiva proliferazione normativa (esistono circa 800 leggi fiscali, sottoposte negli anni a oltre 1.200 modifiche).

Sul piano qualitativo, occorre migliorare la qualità della redazione normativa tributaria, definendo con precisione i termini tecnici, limitando i richiami a norme esterne e garantendo che tali richiami sintetizzino il contenuto sostanziale delle disposizioni citate. Al tal fi ne, proponiamo di:

- Evitare rinvii normativi superflui, garantendo che ogni disposizione sia semanticamente chiara e concettualmente autosufficiente.

- Garantire una corretta formulazione tecnica delle norme, assicurando che le disposizioni siano redatte in modo coerente con le tecniche di legistica attualmente in uso.

Benchmark

in Francia, il richiamo di altre disposizioni normative viene esplicitato dall’oggetto sintetico delle stesse; in Germania , i richiami sono resi necessari anche dalla struttura federale dell’ordinamento, sempre facendo riferimento al contenuto sostanziale delle disposizioni richiamate. Il sistema fiscale tedesco è regolato dal Codice Tributario, pubblicato nel 2002, che raccoglie in un'unica fonte gli elementi comuni a tutte le imposte, le caratteristiche specifi che delle principali imposte e i meccanismi di accertamento, riscossione, contenzioso ecc.;

in Spagna , più che richiami di singole disposizioni, pure presenti, si hanno collegamenti tra fonti normative settoriali, afferenti ai sottoinsiemi del sistema tributario complessivo, racchiuso nel c.d. Código de Legislación Tributaria.

Una situazione molto simile a quella italiana si rinviene invece in Grecia, in cui sono presenti almeno sei “codici tributari di settore”, per l’interpretazione e l’applicazione dei quali è necessario rimandare alle circolari di interpretazione e di attivazione dell’Agenzia delle Entrate ellenica.

Tuttavia, riteniamo che sia necessaria una razionalizzazione complessiva delle norme tributarie da attuarsi anche mediante le seguenti misure:

> Riorganizzare la normativa fiscale per tipologie di imposta , unificando nel Codice tributario sostanziale le regole attuali del TUIR, dell’IVA (DPR 633/1972) e delle imposte indirette, come registro, accise

> Introdurre un controllo di qualità sulla normativa tributaria , per garantirne chiarezza, coerenza e armonia con l’intero sistema. Tale processo dovrà affiancare il monitoraggio periodico previsto dalla legge delega e coinvolgere anche gli stakeholder, soprattutto i contribuenti, attraverso un metodo interattivo e in clusivo.

> Creare un Codice del procedimento tributario e di giustizia tributaria che raccolga in modo organico le norme oggi sparse sulla gestione del rapporto tra fisco e contribuente, dalla verifica e notifica degli atti fino al contenzioso e agli strumenti deflattivi.

Facendo riferimento ad un Codice tributario più snello e comprensibile, pensiamo sia utile rispettare la suddivisione in Libri, Titoli, Capi e Sezioni, sulla falsariga della struttura del Codice del 1942, così suddiviso:

Disposizioni preliminari al Codice tributario

Libro I – Imposte dirette

Libro II – Imposta sul valore aggiunto

Libro III – Accise

Libro IV – Altre Imposte indirette

Libro V – Tasse

Libro VI – Tributi locali

Libro VII – Sistema sanzionatorio amministrativo

II. IRPEF

L’IRPEF, comprensiva delle addizionali regionali e comunali, rappresenta la principale fonte di entrata per lo Stato, generando circa il 40% del gettito tributario complessivo. È un’imposta che coinvolge la maggior parte dei cittadini, poiché grava prevalentemente sui redditi da lavoro e da pensione, che costituiscono circa l’86% del reddito complessivo dichiarato a fini fiscali.

Secondo le intenzioni del Governo Meloni, la riforma del sistema delle imposte dirette dovrebbe partire dall’esigenza di alleggerire la pressione fiscale su famiglie, lavoratori e imprese. Se questo è l’obiettivo, riteniamo che la riforma debba necessariam ente perseguire tre obiettivi fondamentali:

- Maggiore equità , sia attraverso l’ampliamento della base imponibile (equità orizzontale), sia tramite una progressività più regolare e continua delle aliquote (equità verticale);

- Maggiore semplicità , sia nella struttura normativa dell’imposta sia nella gestione operativa delle agevolazioni;

- Maggiore concretezza negli strumenti di sostegno alle famiglie, in modo da renderli più accessibili, efficaci e trasparenti.

Nel tempo, l’imposta ha subito trasformazioni disorganiche: si è progressivamente erosa la base imponibile, mentre il numero degli scaglioni si è ridotto drasticamente – da trentadue originari, a nove negli anni ’80, sette negli anni ’90 e cinque nel nuovo secolo – compromettendo la gradualità originaria del sistema. Le aliquote hanno subito continue modifiche , generando instabilità e difficoltà di previsione per i contribuenti. A ciò si è aggiunto un uso sempre più esteso e disordinato delle agevolazioni fiscali (tax expenditures), spesso finalizzate a obiettivi estranei alla coerenza del sistema impositivo.

RIDEFINIRE LA CURVA DELLE ALIQUOTE PER GARANTIRE UNA PROGRESSIVITÀ CONTINUA

> Adottare una forma di “progressività continua” unita all’introduzione di una No Tax Area (NTA) fino a 9.000 euro per superare le discontinuità dell’attuale curva IRPEF, ispirata al modello tedesco.

In questo sistema, unico nel panorama europeo, l’aliquota marginale cresce gradualmente – senza salti – tra il 14% e il 42% per i redditi fino a 55.000 euro, mentre per i redditi superiori si applicano aliquote fisse più elevate, pari al 42% e al 45%.

Un altro elemento distintivo del sistema tedesco è la suddivisione dei contribuenti in sei classi fiscali , che tengono conto della condizione familiare (come essere coniugati, single, con o senza figli) e del tipo di reddito (da lavoro dipendente, coniuge con o senza reddito, ecc.). In questo modo è possibile adattare la tassazione alla situazione personale de l contribuente, relegando la diversa funzione di sostegno alla famiglia a strumenti di spesa, come l’Assegno Unico Familiare.

Nonostante alcune criticità, la progressività continua – con aliquote tra il 18% e il 43% –rappresenta un modello che può migliorare sensibilmente l’equità verticale, ridurre le

distorsioni attualmente causate dalle detrazioni frammentarie e contribuire alla semplificazione e trasparenza del sistema.

ESTENDERE LA BASE IMPONIBILE E LA NO TAX AREA PER UNA MAGGIORE EQUITÀ FISCALE

> Eliminare i regimi fiscali in deroga o in esenzione, limitandoli a un numero ridottissimo e definito in modo tassativo. Tutti i redditi delle persone fisiche – con eccezione dei redditi finanziari, di capitale e della cedolare secca sugli affitti abitativi – devono confluire nel sistema di tassazione ordinar ia, previa revisione dei regimi semplificati per le partite IVA individuali e pieno coordinamento con l’IRPEF. Una riforma di questo tipo rafforzerebbe l’equità orizzontale, oggi compromessa dalla frammentazione normativa e dalla riduzione progressiva della base imponibile. 2

> Riconoscere una No-Tax Area (N.T.A.) uguale per tutti i contribuenti , indipendentemente dalla fonte e dall’ammontare del reddito, rafforzando l’equità e semplificando sia la comprensione che l’applicazione dell’imposta. Il reddito minimo esente deve essere agganciato al reddito minimo di sussistenza, per garantire l’esenzi one da imposta sulla parte di reddito necessaria a coprire i bisogni essenziali e assicurare una vita dignitosa.

SOSTITUIRE IL SISTEMA DELLE DETRAZIONI E DELLE DEDUZIONI CON ELARGIZIONI DIRETTE.

Secondo i dati del Rapporto sulle spese fiscali 2019 del Ministero dell’Economia, le agevolazioni fiscali ( tax expenditures ) assorbono circa il 4% del PIL. Molti di questi strumenti risultano oggi superati, poco efficaci e fonte di distorsioni nell’uso delle risorse pubbliche.

Proposta nel dettaglio

> Dal punto di vista formale, occorre separare nettamente gli strumenti di sostegno dalla normativa IRPEF, così da renderne più chiari gli obiettivi extra-fiscali perseguiti dal legislatore.

> Dal punto di vista sostanziale, è opportuno sostituire le attuali deduzioni, detrazioni e crediti d’imposta con forme di sostegno diretto ai cittadini, preferibilmente automatizzate Tali elargizioni potrebbero essere erogate con accredito diretto oppure, a scelta del contribuente, come compensazione delle imposte dovute. È però fondamentale che questa compensazione sia un’opzione e non diventi parte integrante del sistema tributario , in modo da escludere le elargizioni dal controllo fiscale e dal contenzioso.

Tra i principali vantaggi di un sistema basato su elargizioni dirette vi sono:

- la creazione di piattaforme semplificate per l’erogazione dei benefici;

2 L’indirizzo di mantenere la tassazione separata e proporzionale dei redditi finanziari ha trovato supporto nella considerazione che l’attrazione di questi in un sistema impositivo progressivo sarebbe penalizzante per la formazione del risparmio, scoraggereb be gli investitori che troverebbero più conveniente spostare i loro capitali in paesi più “benevoli” e introdurrebbe non auspicabili effetti distorsivi sulle scelte dei risparmiatori. Per quanto concerne il mantenimento della cedolare secca sulle locazioni di abitazioni civili , ferma restando la facoltà per il contribuente, di ricondurle nel sistema di tassazione generale, è stato rilevato come gli ef fetti positivi del regime in deroga sul relativo segmento di mercato prevalgano sull’opportunità di abolirne l’applicazione.

- la possibilità di programmare in modo più flessibile e tempestivo i contributi, anche anticipando le spese da sostenere;

- il superamento della “trappola dell’incapienza”, che penalizza i redditi più bassi;

- la riduzione degli oneri burocratici e dei controlli fiscali;

- una maggiore trasparenza nei conti pubblici, grazie alla distinzione tra entrate fiscali e spesa per interventi di sostegno.

RIVEDERE LA DISCIPLINA PER LE FAMIGLIE

> Concentrare tutti gli strumenti di sostegno alle famiglie nell'Assegno Unico , rivedendone i criteri di accesso e calcolo, alla luce delle criticità emerse sull’attendibilità dell’ISEE

> Contestualmente, dal lato fiscale, introdurre una No Tax Area calcolata su base familiare e reintrodurre le detrazioni per carichi di famiglia direttamente nella disciplina IRPEF , riconoscendole non come agevolazioni, ma come adeguamenti alla reale capacità contributiva.

RAFFORZARE IL SISTEMA DUALE DELL’IRPEF

> Rafforzare l’attuale sistema duale , distinguendo chiaramente tra i redditi da lavoro (es.: lavoro dipendente, pensioni, lavoro autonomo e attività d’impresa individuale) – soggetti a tassazione progressiva , ma ammessi alla N.T.A. ed alle ulteriori detrazioni per carichi di famiglia – e quelli da capitale, da assoggettare a tassazione proporzionale tramite ritenute alla fonte. Una riforma strutturata in senso pienamente duale comporterebbe la rinuncia all’unitarietà concettuale dell’IRPEF, ma offrirebbe tre vantaggi strategici:

a) aumentare la resistenza del sistema alla concorrenza fiscale internazionale, specialmente da parte di Paesi con basi imponibili più mobili;

b) garantire un trattamento neutrale tra le diverse tipologie di redditi da capitale, riducendo le possibilità di arbitraggio fiscale;

c) semplificare la gestione fiscale, grazie all’uso esclusivo di ritenute definitive alla fonte e all’introduzione di strumenti automatici per stimare la capacità contributiva anche attraverso il monitoraggio di consumi e risparmi.

III. IRES

L’attrattività di un Paese per gli investimenti, sia da parte di operatori esteri che nazionali, è strettamente legata all’adozione di un sistema di incentivi fiscali improntato a criteri di:

- Semplicità, nella determinazione e nella fruizione delle agevolazioni;

- Certezza, nella programmazione degli investimenti da parte degli operatori economici;

- Razionalità , nella struttura normativa che disciplina tali agevolazioni.

Tra gli obiettivi principali della riforma dell’IRES dovrebbe esserci quello di incentivare il rientro delle imprese italiane che in passato hanno delocalizzato le proprie attività, spesso verso giurisdizioni a fiscalità privilegiata. Per raggiungere effic acemente questo traguardo, è fondamentale distinguere in modo netto il prelievo fiscale ordinario a carico delle società dagli strumenti di sostegno economico – come agevolazioni, contributi e bonus – che fanno parte delle politiche industriali e di sviluppo. Questi due ambiti devono essere strutturati come circuiti separati ma coordinabili, con la possibilità di compensazioni solo in casi specificamente normat i. L’accesso ai benefici economici deve essere condizionato al rispetto di requisiti rigorosi, tra cui:

- la fedeltà fiscale dell’impresa, comprovata da una dichiarazione asseverata da un professionista abilitato (sanzionabile penalmente in caso di mendacio);

- la solidità gestionale, desumibile da bilanci, rendiconti finanziari e indicatori economico -patrimoniali.

Solo in questo modo gli incentivi fiscali potranno agire con efficacia selettiva, premiando comportamenti virtuosi e contribuendo a riportare in Italia attività produttive di qualità.

ELIMINARE LE RESIDUE IPOTESI DI DISALLINEAMENTO TRA BILANCIO CIVILISTICO E DISCIPLINA FISCALE

Il processo avviato con la Legge delega per la riforma fiscale e proseguito con il Decreto Legislativo di revisione del regime impositivo dei redditi (IRPEF -IRES) ha rappresentato un passo importante verso il riallineamento tra valori contabili e fiscali per ridurre le distorsioni tra la rappresentazione economica dell’impresa e la base imponibile su cui si calcola il prelievo tributario.

Tuttavia, permangono alcune aree di disallineamento, in particolare in materia di ammortamenti e interessi di mora , mentre resta del tutto irrisolto il tema del trattamento fiscale riservato alle imprese di minori dimensioni, che è stato finora trascurato.

> Ancorare stabilmente la tassazione del reddito d’impresa al bilancio civilistico , abbandonando definitivamente il sistema delle variazioni fiscali concordate in sede di bilancio.

In particolare, il "binario unico" tra bilancio e disciplina fiscale potrebbe essere realizzato attraverso modifiche mirate alle norme contabili , limitando le riprese fiscali ai soli casi indispensabili (regole di cautela fiscale, di semplificazione e di agevolazione) e preservando i principi della competenza economica e dell’inerenza.

Riteniamo che un bilancio redatto in conformità ai principi contabili nazionali (OIC) o internazionali (IFRS) e sottoposto a revisione contabile sia pienamente idoneo a determinare anche la base imponibile ai fini IRES. I principali vantaggi di questo approccio sarebbero:

- superare definitivamente l’idea di tassare sulla base dei flussi di cassa , affidandosi a un bilancio redatto secondo il principio della competenza economica, il più adeguato a rappresentare correttamente il reddito;

- utilizzare il rendiconto finanziario , insieme ad altri indicatori di bilancio, per valutare la solidità del contribuente nell’accesso a bonus e crediti d’imposta (tema che sarà approfondito successivamente);

- raggiungere obiettivi di neutralità fiscale rispetto alle scelte imprenditorial i, affiancando al binario unico misure concrete di sostegno agli investimenti.

RIORDINARE E RAZIONALIZZARE I CREDITI D’IMPOSTA

> Rivedere e riorganizzare l’intero sistema delle agevolazioni fiscali, riducendone drasticamente il numero e la complessità , attraverso l’eliminazione delle misure meno efficaci e la definizione di criteri uniformi per quelle residue. Tale intervento consentirà di superare la frammentazione attuale dei crediti d’imposta “a pioggia”, spesso inefficaci, e di ridurre le tax expenditures, concentrando gli aiuti pubblici su interventi strategici e ad alto impatto economico, in particolare in ambiti strategici come:

o ricerca e sviluppo;

o riduzione dell’impronta di carbonio;

o risparmio energetico;

o fonti rinnovabili;

o digitalizzazione;

o efficientamento produttivo;

o sostituzione della plastica con materiali biodegradabili;

o gestione integrata del ciclo di vita dei prodotti.

Di seguito, i principali vantaggi previsti dall’adozione delle nostre proposte:

- Semplificare la normativa fiscale per liberare risorse economiche significative – stimate in circa 57 miliardi di euro all’anno (fonte: CGIA di Mestre) – che oggi le imprese spendono nella gestione fiscale. Queste risorse potrebbero essere destinate a investimenti, consumi o utili, contribuendo a compensare almeno in parte la riduzione della base imponibile IRES legata all’introduzione del binario unico.

- Rendere interamente deducibili alcuni costi che oggi non lo sono , o lo sono solo in parte, incentiverebbe le imprese a spendere di più , favorendo i consumi e contribuendo ad aumentare la base imponibile sia per le imposte dirette che per quelle indirette.

- Rafforzare i poteri di controllo dell’Agenzia delle Entrate , grazie all’impiego di strumenti digitali avanzati, capaci di rendere i controlli più efficaci e operativi anche da remoto

In questa prospettiva, la progettazione e la definizione delle agevolazioni fiscali devono necessariamente basarsi su due fattori essenziali:

- gli indirizzi strategici di investimento, sviluppo e crescita stabiliti dalla politica economica;

- i vincoli previsti dalla normativa europea in materia di aiuti di Stato.

L’implementazione di un sistema efficace di incentivi fiscali dovrebbe articolarsi in due fasi:

Fase 1. Definizione di meccanismi generali , standardizzabili e applicabili a più ambiti (es. crediti d’imposta o extra-deduzioni), valutandone l’impatto economico e la coerenza con gli obiettivi di investimento.

Fase 2. Adattamento dei meccanismi alle specifiche priorità di politica economica (es. ricerca, digitalizzazione, transizione ecologica), nel rispetto dei vincoli europei sugli aiuti di Stato. Infine, in coerenza con l’evoluzione normativa internazionale, sarà necessario prevedere forme di coordinamento con la disciplina della Global Minimum Tax , per evitare conflitti tra incentivi concessi e tassazione minima effettiva.

> Implementare una piattaforma informatica in coordinamento con quanto già osservato in materia di IRPEF per garantire, in via preventiva:

- La legittimità dell’accesso all’agevolazione da parte dell’operatore sulla base delle informazioni già in possesso (sia della pubblica amministrazione che dell’utente spesso).

- Il coordinamento e la cumulabilità delle varie norme agevolative.

DETASSARE NUOVI INVESTIMENTI FINANZIATI CON CAPITALE PROPRIO

> Introdurre una deduzione dal reddito d’impresa pari al 50% degli investimenti “meritevoli” effettuati con capitale proprio, da fruire integralmente nell’anno in cui si realizza l’investimento. L’agevolazione, finalizzata a rafforzare la patrimonializzazione delle imprese, dovrebbe applicarsi solo agli incrementi del reddito imponibile effettivamente collegati all’investimento, entro limiti definiti da indicatori oggettivi che ne attestino la realizzazione. A titolo esemplificativo, tali indicatori potrebbero includere:

- acquisto di nuovi beni strumentali (sul modello del super-ammortamento/Industria 4.0)

- incremento dei costi di produzione relativi alle materie prime (sussidiarie, di consumo e di merci)

- incremento dei costi di produzione relativi al personale (salari e stipendi, oneri sociali, trattamento di fine rapporto, trattamento di quiescenza e simili)

NUOVI INCENTIVI ALLA CRESCITA

> Introdurre un credito d’imposta “Cuneo fiscale” per start -up per trasformare la perdita fiscale maturata nei primi tre esercizi in un credito d’imposta da utilizzare in

compensazione con imposte e contributi dovuti sui redditi di lavoro dipendente, assimilati e sui compensi per lavoro autonomo. L’efficacia della misura, subordinata al rinvio all’anno successivo del versamento delle ritenute operate dalla società su tali r edditi, garantirebbe un sostegno concreto alle start-up ad alta intensità di lavoro nella fase di avvio.

> Introdurre un credito d’imposta “Finanziamento per nuovi investimenti” per consentire alle imprese di maturare , al momento dell’esecuzione degli investimenti individuati con cadenza triennale dai ministeri competenti (MISE e/o MITE), un credito d’imposta immediatamente compensabile, pari all’importo investito o a una percentuale stabilita. Il credito, restituito tramite rate annuali predefinite anche in coerenza con il periodo di ammortamento fiscale del bene garantirebbe un supporto finanziario diretto alle imprese, in particolare alle PMI, per investimenti coerenti con le priorità di sviluppo individuate dal Governo.

RAFFORZARE E RIMODULARE GLI INCENTIVI FISCALI PER LE IMPRESE

> Adattare i meccanismi generali di agevolazione fiscale alle esigenze di investimento imposte dalla politica economica , in particolare alla c.d. transizione ecologica, che dovrebbe rappresentare una delle priorità di investimento del nostro Paese. Tale ambizioso obiettivo è perseguibile attraverso politiche di investimento che intervengano negli ambiti della produzione di energia rinnovabile e della mobilità sostenibile.

L’IVA è un’imposta armonizzata a livello dell’Unione europea e, in quanto tale, non è pienamente disponibile per gli Stati membri, né sul piano normativo né su quello contabile, poiché costituisce in parte una risorsa del bilancio europeo.

Tuttavia, grazie alla legge delega e alle recenti modifiche introdotte a livello unionale (direttiva 2022/542/UE), oggi è possibile rimodellare e modernizzare l’imposta, rendendola più aderente alla realtà economica nazionale e recuperando la sua funzione di imposta neutrale. L’Italia, ad oggi, non ha ancora sfruttato le nuove opportunità offerte dall’ordinamento europeo per agevolare settori essenziali come sanità, sviluppo e ricerca.

Sia la legge delega che la nuova normativa UE – in particolare la direttiva europea sulle aliquote dell’imposta sul valore aggiunto – consentono una revisione strutturale del sistema, superando vecchie esenzioni e includendo nuove possibilità: tra queste, l’applicazione di aliquote ridotte, super-ridotte o l’esenzione con diritto alla detrazione a partire dal 1° gennaio 2025. Nonostante la direttiva sia stata formalmente recepita, ad oggi manca una riforma sostanziale dell’assetto delle aliquote IVA ma anch e interventi mirati sui settori strategici che l’Europa oggi consente di tutelare fiscalmente.

RIFORMARE

L’IVA PER RENDERLA PIU’ MODERNA E CORREGGERNE LE DISTORSIONI

> Realizzare una revisione strutturale dell’IVA, rivedendo la distribuzione delle aliquote e superando gli interventi frammentari, al fine di correggere le distorsioni accumulate nel tempo e adeguare l’imposta ai profondi cambiamenti economici e sociali, con una visione complessiva orientata allo svilupp o e alla neutralità fiscale, anche alla luce delle recenti novità normative europee.

> Rivedere il regime di esenzione in settori cruciali come la sanità, superando vincoli normativi ormai obsoleti che, con l’autonomia gestionale intervenuta, sono divenuti un ostacolo alla sostenibilità economica e alla piena funzionalità del servizio.

V. FISCALITÀ IMMOBILIARE

E TRIBUTI LOCALI

Il catasto è uno strumento fondamentale per la gestione del patrimonio immobiliare e per determinar numerose imposte, dall’IMU all’imposta di successione. Tuttavia, il sistema attuale è vecchio di almeno 70 anni ed è rimasto praticamente sempre lo stesso salvo piccoli ritocchi Tale immobilismo ha causato profonde distorsioni, rendendo il catasto poco rappresentativo del reale valore degli immobili e creando gravi squilibri sia sul piano fiscale che su quello sociale .

Le rendite catastali sono spesso obsolete (e non aggiornate) e non riflettono il valore reddituale degli immobili . Questo disallineamento comporta che immobili simili, ma accatastati in periodi diversi o situati in zone differenti, possano avere rendite molto divers e.

Ad esempio, abitazioni in centro città, accatastate decenni fa, possono avere rendite inferiori rispetto a immobili più recenti in periferia, nonostante il loro valore di mercato sia superiore.

I valori al metro quadrato rilevati dall’ Osservatorio del Mercato Immobiliare (OMI) confermano il rischio che le graduatorie per l’accesso ai servizi sociali e all’infanzia siano distorte da dati catastali obsoleti e da redditi non aggiornati . Il modello ISEE, infatti, si basa su rendite catastali vecchie e disomogenee, non sui valori reali OMI. Ne consegue che, a parità di reddito, i proprietari di immobili di pregio nei centri storici talvolta ancora classificati come case popolari (A/4) possono accedere più facilmente ai servizi comunali ris petto a chi vive in periferia, in abitazioni di minor valore ma con rendite catastali più elevate. Tale meccanismo favorisce i più abbienti, penalizza i più fragili e mina la fiducia dei cittadini nei confronti dei comuni, che subiscono le conseguenze di inefficienze imputabili a un centralismo datato.

Inoltre, il disallineamento delle rendite catastali genera iniquità anche nel calcolo delle imposte che su di esse si basano (come l’IMU): se i valori non riflettono il reale mercato, alcuni contribuenti finiscono per pagare più del dovuto, mentre altri beneficiano ingiustamente di agevolazioni fiscali

RIFORMARE IL CASTASTO E CENSIRE SISTEMATICAMENTE IL PATRIMONIO IMMOBILIARE

> Modernizzare il sistema catastale aggiornando le procedure, gli strumenti e i contenuti relativi alla rilevazione di terreni e fabbricati su tutto il territorio nazionale , senza che ciò comporti un aumento della pressione fiscale per i contribuenti.

La riforma, già prevista nella legge delega fiscale, rappresenta un passaggio necessario per rendere il sistema più equo e trasparente, a condizione che l’eventuale revisione delle rendite e delle imposte avvenga in modo graduale e senza aggravi per i citt adini, già colpiti dalla crisi economica.

Solo rendite che riflettano fedelmente il valore reale degli immobili possono infatti garantire un’imposizione attendibile ed efficace. La mancata riforma del catasto contribuisce invece a generare sperequazioni, colpendo in modo disomogeneo i contribuenti.

A questa distorsione si aggiunge un ulteriore elemento critico: l’inasprimento delle condizioni per l’accesso ai mutui ha provocato un calo significativo delle compravendite immobiliari, aggravando il quadro di iniquità e rendendo ancora più urgente un int ervento di riforma strutturale.

RIFORMARE L’IMU

L’IMU è un’imposta comunale che grava sugli immobili in base al “possesso” degli stessi da parte dei contribuenti e rappresenta, oltre a una fonte rilevante di entrate locali, anche uno strumento –seppur limitato – di redistribuzione delle risorse a fini di riequilibrio sociale.

Tuttavia, per essere davvero equa, l’IMU richiede non solo un sistema catastale aggiornato (mediante la revisione delle rendite catastali, per aggiornarne i valori alla realtà del mercato e conferire una maggiore autonomia agli enti locali sulla disponibilità delle entrate relative alle imposte sugli immobili); non solo la correzione di alcune palesi lacune normative (la mancata imposizione sugli impianti eolici offshore , che sottrae ai Comuni costieri uno strumento di compensazione fiscale per i potenziali danni ambientali e paesaggistici causati dallo sviluppo dei parchi eolici sul proprio territorio) ma anche interventi strutturali della materia. In particolare:

> Rafforzare l’autonomia normativa dei Comuni per consentire un’imposizione più coerente con le specificità locali.

> Riformare l’IMU intervenendo sia a livello statale che locale:

Interventi a livello statale .

> Consentire agli enti locali di conoscere l’intero patrimonio immobiliare nazionale del contribuente, grazie ai dati forniti dall’Agenzia delle Entrate.

> Affidare al Comune di residenza il compito di calcolare e riscuotere l’IMU complessiva , per poi redistribuirla agli altri Comuni interessati in base alle rispettive competenze.

Interventi a livello comunale .

> Permettere ai Consigli comunali di agire su vari aspetti operativi dell’IMU :

- semplificare gli adempimenti per i contribuenti;

- adottare regolamenti brevi, chiari ed efficaci;

- rivedere la definizione di pertinenza;

- applicare un’aliquota più alta ai grandi patrimoni;

- prevedere agevolazioni per i contratti a canone concordato e per i beni strumentali all’attività d’impresa.

- disciplinare i contratti concordati (che già godono della riduzione della cedolare secca IRPEF), agli immobili non locati, agli immobili strumentali delle piccole e medie imprese, agli “immobili fantasma”, alle pertinenze, all’abitazione concessa in uso ai figli.

> Come accennato, assoggettare a IMU gli impianti eolici offshore e riconoscere ai Comuni un potere impositivo specifico (attraverso l’introduzione di canoni locali legati all’energia

prodotta) per compensare i danni ambientali derivanti dallo sviluppo dei parchi eolici , assicurando al contempo un ritorno economico per i territori interessati.

SEMPLIFICARE LA GESTIONE DEI TRIBUTI LOCALI PER CITTADINI E COMUNI

La finanza locale soffre in modo particolare della confusione normativa che caratterizza il sistema tributario, in particolare per quanto riguarda l’IMU (sul possesso degli immobili) e la TARI (per la raccolta dei rifiuti urbani).

Oggi ai cittadini è richiesto di reperire i dati relativi ai propri immobili, inserirli manualmente su portali web, calcolare da soli l’importo dovuto, compilare un F24 e procedere al pagamento, spesso con il supporto – a pagamento – di CAF o professionisti. L’intero processo grava interamente sul contribuente, che si assume ogni responsabilità per eventuali errori. Eppure, la liquidazione del tributo potrebbe essere facilmente automatizzata.

Proposta nel dettaglio

> Fornire ai contribuenti modelli precompilati di dichiarazione e pagamento, per evitare disagi e ridurre gli errori derivanti dall’autoliquidazione manuale dell’imposta.

> Obbligare i Comuni a pubblicare in formato strutturato (“metadati”) le delibere sulle aliquote, da collegare automaticamente al portale del MEF, così da evitare che ogni cittadino debba cercare e interpretare autonomamente le informazioni necessarie.

> Creare una piattaforma nazionale integrata che incroci i dati catastali con le delibere comunali e generi ogni anno un modello precompilato di versamento per i tributi locali (pagabile tramite PagoPA), eliminando così la necessità dell’autoliquidazione da parte del contribuente.

RAFFORZARE L’ACCERTAMENTO E LA RISCOSSIONE DELLE IMPOSTE DA PARTE DEGLI ENTI LOCALI

Molti Comuni lamentano serie difficoltà operative sia nell’accertamento che nella riscossione dei tributi locali.

- L’attività di accertamento risulta spesso complessa da gestire, motivo per cui molti enti la delegano a società private, talvolta coinvolte in episodi di inefficienza o addirittura frodi ai danni dell’ente pubblico.

- Anche sul fronte della riscossione emergono criticità: da un lato, i Comuni faticano a gestire direttamente le ingiunzioni fiscali; dall’altro, la delega ad Agenzia delle Entrate -Riscossione (ADER), tramite ruolo, non sempre garantisce un servizio efficace. La gestione diretta richiede inf atti risorse e competenze spesso assenti, mentre l’ADER tende a dedicare scarsa attenzione ai carichi minori provenienti dagli enti locali.

Proposta nel dettaglio

> Creare agenzie o società in-house per supportare i Comuni nell’accertamento , fungendo da collettori di informazioni utili per identificare gli elementi ne cessari a fornire supporto

operativo agli enti locali. Il progetto prevede anche la realizzazione di una piattaforma informatica condivisa , integrata con le banche dati dell’Amministrazione finanziaria, dei catasti, degli uffici tecnici comunali, dei registri locazioni e delle fotogrammetrie aeree.

> Potenziare il ruolo dell’ADER nella riscossione dei tributi locali di piccolo importo , promuovendo l’inserimento, nella convenzione annuale con il Ministero dell’Economia, di specifici obiettivi quantitativi. In particolare, l’ADER dovrebbe garantire la riscossione di una quota significativa dei carichi a ruolo di valore compreso tra i 100 e i 2.000 euro conferiti dai Comuni.

VI. RIDURRE GLI

ADEMPIMENTI FISCALI ATTRAVERSO DIGITALIZZAZIONE E AUTOMAZIONE

ACCORPARE GLI ADEMPIMENTI FISCALI E CONTRIBUTIVI

Oggi un contribuente con redditi da lavoro autonomo, una collaboratrice domestica (colf) e una seconda casa deve affrontare, in media, oltre 30 scadenze di pagamento e 15 scadenze di comunicazioni o trasmissioni telematiche all’anno: circa quattro scadenze al mese , distribuite senza eccezioni anche nei periodi di agosto e durante le festività.

Nel caso di contribuenti soggetti a dichiarazione IVA mensile o che abbiano dipendenti, si aggiungono ulteriori 20 scadenze, portando il totale fino a 65 adempimenti annuali .

Ogni scadenza comporta un insieme di attività che includono la comunicazione con gli intermediari fiscali limitando fortemente la possibilità per il contribuente di assentarsi anche per brevi periodi (per lavoro, ferie o malattia) e una serie di operazioni manuali e digitali , come pagamenti, stampe, firme, scansioni, archiviazione cartacea o informatica, consegna o invio dei documenti.

Il tempo dedicato solo alla gestione amministrativa è stimato in circa 70 ore annue per contribuente, coinvolgendo direttamente anche collaboratori o dipendenti. Il danno produttivo è significativo: tra interruzioni, vincoli alla mobilità e gestione delle scadenze, si stima che questo carico sottragga fino al 7% del tempo lavorativo annuo di imprenditori e professionisti.

Proposta nel dettaglio

> Raggruppare a non più di tre/quattro volte l’anno l’interazione con l’amministrazione finanziaria , introducendo per ciascun semestre una sola finestra temporale dedicata a tutti i versamenti, comunicazioni e dichiarazioni fiscali. Durante questi intervalli (es. 1° dicembre –15 gennaio e 1° luglio–30 settembre) dovrebbero essere escluse scadenze fiscali, così da garantire stabilità procedurale e continuità gestionale.

Tutti gli adempimenti fiscali (anche i versamenti non effettuati tramite F24) , incluse le imposte locali, i bolli auto, gli oneri di INPS, INAIL, Camere di Commercio, Comuni e altri enti, dovrebbero confluire in tali finestre , ad eccezione dell’IVA e dei contributi mensili o trimestrali tecnicamente non accorpabili.

> Coordinare l’attività delle Regioni evitando che possano introdurre scadenze fiscali autonome, per non aggravare ulteriormente la complessità amministrativa e il carico operativo sui contribuenti. Per compensare l’eventuale slittamento degli incassi pubblici derivante dall’unificazione delle scadenze, proponiamo l’utilizzo di algoritmi di intellig enza artificiale applicati ai Big Data fiscali, in grado di:

- calcolare sistemi di ritenute a titolo d’acconto automatizzate basati su dati statistici;

- intercettare tempestivamente fenomeni di scostamento significativi dallo standard statistico , registrabili anche anticipatamente dai contribuenti;

- garantire un gettito regolare , senza penalizzare imprese e lavoratori autonomi con scadenze frammentate.

DIGITALIZZARE I PROCESSI FISCALI TRAMITE INTEROPERABILITÀ DELLE BANCHE DATI

L’utilizzo degli strumenti informatici da parte degli enti impositori per definire, dichiarare e liquidare imposte e oneri è spesso ostacolato da un’interpretazione particolarmente restrittiva delle norme nazionali ed europee in materia di tutela e trattamento dei dati personali.

Oltre a rallentare il processo di digitalizzazione, l'interpretazione restrittiva delle normative sulla protezione dei dati personali compromette anche la possibilità di semplificare in modo sostanziale gli adempimenti fiscali per cittadini e imprese. La difficoltà nell'utilizzare in modo integrato e automatizzato le banche dati pubbliche impedisce, ad esempio, la realizzazione di modelli dichiarativi precompilati completi, la liquidazione automatica dei tributi e l'adozione di sistemi predittivi di accertamento basati sull'intelligenza artificiale.

In altri Paesi europei, un approccio più equilibrato tra tutela dei dati e interesse pubblico ha già consentito l’adozione di soluzioni che migliorano l’efficienza della macchina amministrativa e la qualità del servizio reso al contribuente. Senza un adegu ato intervento legislativo, l’Italia rischia di restare indietro sia sul piano tecnologico che su quello della competitività fiscale . Per superare tali ostacoli, si ritiene necessario un intervento legislativo chiaro ed efficace, in grado di prevenire conflitti tra le autorità nazionali e le istituzioni europee, oltre a evitare incertezze applicative e ritardi nell’attuazione delle necessarie semplificazioni digitali.

Proposta nel dettaglio

> Consentire agli enti impositori (Agenzia delle Entrate, Comuni, ecc.) di accedere liberamente alle banche dati disponibili, al fine di precompilare e mettere a disposizione dei cittadini modelli dichiarativi e di liquidazione di imposte, tasse, oneri e contributi. Tali modelli, già completi dei dati per il pagamento (modello F24 o versamento online), dovrebbero essere modificabili solo in caso di errore da parte del contribuente. Questo approccio renderebbe gli adempimenti periodici più semplici, automatizzati e meno soggetti a errori, per tutti i cittadini che vi acconsentano o ne facciano richiesta.

VII. IL PROCESSO TRIBUTARIO

Il processo tributario si trova da decenni in una condizione di profonda crisi, dovuta a fattori strutturali e funzionali. Una riforma organica della giustizia tributaria non è più procrastinabile, nonostante le modifiche apportate al processo e alla Magistratura tributaria ne gli ultimi anni, permane la necessità di rafforzare i requisiti di indipendenza, terzietà e imparzialità del giudice tributario finalizzata alla buona amministrazione della giustizia e al consolidamento della fiducia che i cittadini-contribuenti devono riporre in essa.

- Il principio del giusto processo, come declinato a livello internazionale e dalla CEDU, è il cardine per eseguire il vaglio di costituzionalità delle disposizioni contenute nei decreti 545 e 546 del 1992. La giurisdizione tributaria deve essere effettivamente autonoma e indipendente, e deve essere gestita dalla Presidenza del Consiglio dei ministri oppure dal Ministero di Giustizia e coadiuvata da personale di cancelleria specializzato, reclutato anche attraverso la mobilità del personale attualmente impieg ato nelle funzioni di segreteria delle Commissione tributarie presso il Dipartimento delle Finanze del MEF .

- Gli uffici del contenzioso risultano spesso privi di risorse adeguate e di una strutturazione efficiente, con inevitabili ritardi e disfunzioni operative.

- La Sezione tributaria della Corte di Cassazione è gravemente sovraccarica , anche a causa delle sentenze di secondo grado spesso mal formulate. Inoltre, il Diritto tributario richiede un elevato livello di specializzazione, raramente presente nei giudici di legittimità.

Occorrerebbe, dunque, attuare una riforma globale, sistematica e radicale dell’intero sistema processuale e, prima ancora, della stessa Magistratura tributaria, con un respiro più ampio e ambizioso rispetto agli interventi normativi finora adottati.

RIFORMARE LA MAGISTRATURA TRIBUTARIA E LA SEZIONE SPECIALIZZATA DELLA CASSAZIONE

> Rafforzare i requisiti di indipendenza e imparzialità del giudice tributario , per assicurare una buona amministrazione della giustizia fiscale e rafforzare la fiducia dei cittadini nel sistema.

> Istituire una giurisdizione tributaria pienamente autonoma e indipendente , con gestione affidata alla Presidenza del Consiglio o al Ministero della Giustizia. Il funzionamento dovrebbe essere garantito da personale di cancelleria specializzato, reclutato tramite procedure selettive pubbliche o mobilità interna dal MEF, e format o specificamente in materia di contenzioso tributario.

> Riorganizzare la Sezione Tributaria della Corte di Cassazione in sottosezioni specializzate per ciascuna materia tributaria , per favorire una giurisprudenza più coerente e prevedibile e contribuire a ridurre il contenzioso, disincentivando liti pretestuose da parte di contribuenti ed erario.

RIVEDERE IL PROCESSO TRIBUTARIO

> Introdurre preclusioni nei confronti del Collegio giudicante che non rispetti i termini per la fissazione della fase cautelare , così da garantire un intervento giurisdizionale tempestivo ed effettivo.

> Ammettere la prova testimoniale orale , su decisione del giudice, garantendone la genuinità attraverso l’applicazione delle norme penali, come quella sulla falsa testimonianza.

> Sviluppare il processo telematico per renderlo più efficiente , economico e rapido, individuando una piattaforma unica, intuitiva e interoperabile tra tutte le giurisdizioni, secondo il principio "Once Only", sulla base del modello estone , che prevede un cittadino o un’impresa non deve mai fornire la stessa informazione più di una volta alla pubblica amministrazione. Quindi, se un dato è stato già comunicato (per esempio: indirizzo, codice fiscale, numero di telefono, situazione familiare, etc.) a un’agenzia pubblica, qualsiasi altra amministrazione che ne abbia bisogno deve ottenerlo da quella che già lo possiede , senza richiederlo di nuovo.

PROTEGGERE IL PATRIMONIO DEI CONTRIBUENTI NEI GIUDIZI FISCALI

Molto spesso le Corti di giustizia tributaria non fissano in tempi rapidi le udienze per decidere sulla sospensione degli avvisi di accertamento , causando danni economici molto gravi ai contribuenti, ancora prima che sia pronunciata una sentenza. Per questo è urgente riformare la tutela cautelare nel processo tributario, prevedendo anche un ampliamento dei poteri del giudice, che potrebbe riconoscere il risarcimento per i danni causati da comportamenti irregolari dell’Amministrazione finanziaria. Una riforma di questo tipo aiuterebbe a evitare che imprese e professionisti siano costretti a chiudere prima ancora della fine del contenzioso.

> Abolire la riscossione provvisoria durante il contenzioso , per evitare che il contribuente debba pagare somme prima della sentenza definitiva.

> Riduzione della percentuale di pagamento provvisorio, eventualmente con rateazione ex lege Stabilire sanzioni per i giudici tributari che non rispettano i tempi di convocazione delle udienze cautelari, così da assicurare una tutela effettiva e tempestiva del contribuente.

VIII. POTENZIAMENTO

DELLE FACOLTÀ PREVISIONALI DEL MEF

La definizione di una politica fiscale efficace dipende in larga misura dalla capacità di anticiparne gli effetti sull’economia . È infatti fondamentale poter prevedere, con un adeguato livello di attendibilità, quali impatti produrrà una singola misura – o una combinazione di interventi – sia sul tessuto produttivo e sociale di riferimento, sia sul funzionamento complessivo del si stema economico. Senza questa capacità previsionale, ogni scelta fiscale rischia di essere disallineata rispetto agli obiettivi di crescita, equità o sostenibilità.

PREVEDERE GLI EFFETTI DELLE POLITICHE FISCALI PER ORIENTARE LE DECISIONI PUBBLICHE

> Istituire una struttura tecnica specializzata all’interno dell’Amministrazione finanziaria, in grado di fornire al Governo analisi e simulazioni sull’impatto delle scelte fiscali, valutandone le ricadute sul sistema economico nazionale e settoriale.

Questa funzione potrebbe essere affidata alla Direzione studi economico -fiscali già esistente, che andrebbe potenziata in termini di competenze e risorse, così da evitare un ricorso occasionale a consulenze esterne e garantire scelte più consapevoli e fond ate su valutazioni tecniche solide.

IX. CONTRASTO DELL’EVASIONE FISCALE

Da anni è noto quanto l’evasione fiscale rappresenti una delle principali distorsioni del sistema economico italiano. I dati che ne stimano l’impatto sono sempre più preoccupanti e richiedono risposte concrete, senza ideologie né retorica. 3

Sviluppare e rafforzare gli strumenti già esistenti permetterebbe sia di recuperare una parte rilevante dell’economia sommersa, sia di semplificare gli adempimenti per i contribuenti onesti. In questo contesto, un ulteriore elemento di distorsione è rappre sentato dalla cosiddetta “concorrenza fiscale”, che penalizza gli operatori economici corretti. Questi, infatti, spesso non hanno accesso ai regimi fiscali agevolati riservati ai grandi gruppi, subendo uno svantaggio competitivo che può diventare un vero e proprio ostacolo all’ingresso o alla permanenza nei mercati di riferimento.

UTILIZZARE LA TECNOLOGIA PER CONTRASTARE L’EVASIONE FISCALE

> Rafforzare strumenti già operativi come split payment, fatturazione elettronica e dichiarazioni precompilate, per contrastare più efficacemente l’evasione su IVA e imposte dirette.

> Modernizzare il catasto, rendendolo più aggiornato e coerente con i valori reali degli immobili, anche in funzione di contrasto all’evasione .

> Potenziare l’integrazione tra le banche dati dei Comuni e l’Agenzia delle Entrate , superando i vincoli interpretativi sul trattamento dei dati personali e consentendo un utilizzo più efficace delle informazioni a fini di controllo.

RESTITUIRE ALLA GUARDIA DI FINANZA LA SUA FUNZIONE ORIGINARIA DI POLIZIA TRIBUTARIA.

> Riattribuire alla Guardia di Finanza il suo ruolo originario di Polizia tributaria , rafforzandone il coordinamento operativo con l’Agenzia delle Entrate per garantire un’azione più incisiva e integrata nella lotta all’evasione fiscale.

PROMUOVERE UN’ATTIVITÀ

DI SENSIBILIZZAZIONE

> Promuovere una strategia di sensibilizzazione a livello europeo e internazionale per rafforzare la collaborazione tra le Amministrazioni finanziarie , migliorando lo scambio di informazioni e la cooperazione tra le diverse giurisdizioni tributarie, con l’obiettivo di contrastare più efficacemente evasione, elusione e concorrenza fiscale sleale.

3 Tra il 2000 e il 31 gennaio 2025 l’ammontare complessivo delle tasse, dei contributi, delle imposte, delle bollette, delle multe, etc., non riscosse dal fisco italiano o da altri enti ha raggiunto i 1.279,8 miliardi di euro. Di questi, ben 822,7 miliardi (pari al 64,3% del totale), sono in capo alle persone giuridiche, ovvero alle spa, alle srl, ai consorzi e alle cooperative. Altri 300,4 miliardi (il 23,5%) sono ascrivibili alle persone fisiche, vale a dire i lavoratori dipendenti, i pe nsionati e altri percettori di reddito. Infine, i rimanenti 156,7 miliardi (solo il 12,2% del totale) sono riconducibili alle persone fisiche c on attività economica, categoria comunemente composta da artigiani, commercianti, esercenti e liberi professionisti (fonte: Milano Finanza, 12 aprile 2025, che cita l’Ufficio studi della CGIA di Mestre.)

X. LE DUE CRISI E IL FUTURO DEL

FISCO EUROPEO

Le crisi recenti prima quella sanitaria dovuta alla pandemia, poi quella geopolitica legata al conflitto in Ucraina hanno evidenziato i limiti strutturali dell’attuale assetto fiscale dell’Unione Europea.

L’obbligo di decisione all’unanimità in materia tributaria impedisce all’UE di agire con la necessaria tempestività, limitando la sua capacità di risposta alle sfide economiche e sociali del presente e del futuro.

RIFORMARE LA GOVERNANCE FISCALE EUROPEA PER GARANTIRE RISPOSTE TEMPESTIVE

> Orientare il dibattito europeo su una riforma fiscale che superi l’unanimità, non solo con un approccio dichiarativo, ma promuovendo soluzioni praticabili a partire dalle recenti esigenze di risorse comuni.

> Sostenere il passaggio al meccanismo legislativo ordinario (co -decisione) per l’introduzione e la gestione delle nuove risorse proprie dell’UE, rendendole oggetto di proposta della Commissione e approvazione a maggioranza qualificata da parte di Consiglio e Parlamento UE

> Rendere più accettabile il nuovo assetto in una fase iniziale, prevedendo una ratifica da parte dei parlamenti nazionali, con la possibilità di transizione successiva verso un regime definitivo basato esclusivamente sulla co-decisione tra Consiglio e Parlamento europeo.

Oltre al responsabile Fisco di Azione, Francesco Giuliani, si ringraziano anche gli altri membri del gruppo Fisco che hanno contribuito alla redazione del programma.

 Elisabetta B.

 Francesco P.

 Giovanna G.

 Stefano A.

 Gianluigi Giuliano

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