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Focus on economics FOCUS ECONOMIA
Inizio anno da incubo per l’industria alimentare
2022: nightmare start for the food industry
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The perfect storm. This is the title of the contribution that sums up what the Italmopa top management had to say about the national and international economic situation. The milling sector was already not in good shape, although the food sector as a whole was well placed in the national economic scenario. The problem is that the uncertain environment and outlook are stopping investment and holding back development. The article points out that the current critical situation affects two-thirds of the food industry, calling for the redesigning of economic policies that will strengthen both Italy and Europe.
L’INCERTEZZA DI CONTESTO E DI PROSPETTIVA BLOCCA GLI INVESTIMENTI E FRENA LO SVILUPPO UNCERTAIN ENVIRONMENT AND OUTLOOK STOP INVESTMENTS AND CURB DEVELOPMENT
di Luigi Pelliccia
Responsabile Ufficio Studi e Mercato di Federalimentare
Gli ultimi dati mostrano che il comparto molitorio ha chiuso il 2021 con un tendenziale di produzione negativo del -5,3%, che si è accentuato in apertura 2022 con il -6,6% di gennaio. A fianco, il totale industria alimentare ha messo a segno un +6,1% a consuntivo 2021 e una flessione del -0,9% nel tendenziale di gennaio. I dati del commercio estero sono sempre un po’ meno aggiornati rispetto a quelli produttivi e sono fermi al 2021. Ne esce, comunque, che il molitorio ha chiuso l’anno con una quota export di 425,1 milioni di euro, pari a


un +8,9% sul 2020. I principali sbocchi 2021 dell’export molitorio sono riportati in TABELLA 1. Dal confronto fra il +8,9% in valuta e il +7,0% in quantità si deduce indicativamente un apprezzamento unitario medio del prodotto esportato di 1,9 punti. Va aggiunto che, in totale, l’industria alimentare nazionale ha raggiunto una quota export 2021 di 40.768,4 milioni, con un +10,9% sull’anno precedente.
La situazione congiunturale del Paese
Il contesto in cui si inquadrano questi dati ha raggiunto a febbraio, e ancor di più a marzo, dopo l’invasione russa dell’Ucraina, livelli di assoluta emergenza. La situazione congiunturale del Paese, e del manifatturiero in particolare, coniuga infatti due fattori che sono veleno per l’attività imprenditoriale: esorbitanti incrementi dei costi ed estrema fluidità e incertezza di contesto. È ben noto che l’incertezza di contesto e di prospettiva blocca ogni investimento e frena lo sviluppo. Nello scorso mese di gennaio l’industria alimentare nel suo complesso ha intanto registrato, a parità di giornate di calendario, un calo di produzione del -0,9% sullo stesso mese dell’anno precedente. Tale calo stride pesantemente con l’aumento tendenziale del +8,1% segnato a dicembre e con il citato +6,2% del consuntivo 2021. A gennaio i prezzi alla produzione del settore hanno evidenziato un tendenziale del +8,6%: ogni mese aggiunge due punti percentuali al delta precedente. L’ultimo aumento non rende giustizia ad alcuni comparti, come il molitorio, i cui prezzi alla produzione stanno mostrando tassi 3-4 volte superiori alla media che, tuttavia, non riescono a coprire i costi. L’anno esordisce perciò in modo pesantemente negativo. Del resto, il quadro è coerente con il trend delle vendite al dettaglio, che a gennaio hanno segnato un tendenzia-
IL TREND DI PRODUZIONE DEL MOLITORIO È NEGATIVO
TABELLA 1 L’EXPORT MOLITORIO 2021
Paesi
Francia Germania Stati Uniti Spagna Regno Unito Belgio Arabia Saudita Paesi Bassi Polonia Israele Svizzera Austria Danimarca Australia Grecia Slovenia Svezia Portogallo Canada Brasile Malta Romania Irlanda Repubblica Ceca Russia Norvegia
MONDO Milioni di euro Var. % 2021/2020
65,5 60,9 40,0 33,7 27,2 17,2 14,2 12,8 12,0 11,9 9,8 8,8 7,8 7,7 6,4 5,9 5,2 4,9 4,1 3,9 3,7 3,6 3,5 3,4 2,9 2,7
425,1
Fonte: Istat 11,3 4,6 14,0 32,8 -13,8 35,2 30,5 5,7 35,2 18,1 10,6 4,1 43,1 -8,5 10,6 10,6 0,5 22,6 -29,4 19,4 -9,6 12,8 -8,4 19,6 37,3 23,3
8,9
LE CRITICITÀ IN CORSO IMPATTERANNO SU DUE TERZI DELLA PRODUZIONE DELL’INDUSTRIA ALIMENTARE
le del -1,6% in volume: il passo indietro più marcato degli ultimi 12 mesi. Inoltre, il differenziale tra le vendite alimentari in volume (-1,6%) e in valore (+2,2%) è assai più alto di quello medio che emerge dalle vendite generali del Paese, a significare una tensione dei prezzi alimentari incombente. Insomma, i dati confermano le difficoltà che attendono il mercato alimentare interno nel 2022.
Le attuali criticità
Tali difficoltà sono evidenziate anche da due fattori: a gennaio i discount alimentari hanno ripreso a correre, con un +6,9% tendenziale in valore dopo il +5,0% di dicembre, mentre, sempre a gennaio, le piccole superfici alimentari hanno segnato un +1,0% in valore a fronte del +2,6% della Gdo alimentare, quando a dicembre si era registrato un sorpasso, con un +3,8% rispetto al +2,5% della Gdo alimentare. I segnali di una possibile minore attenzione al risparmio e di una ritrovata valorizzazione della prossimità da parte del consumatore emerse a dicembre, sono state perciò, come si temeva, del tutto volatili.



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La criticità congiunturale di base non emerge comunque da questi numeri, ma risiede nell’emergenza produttiva delle aziende e nella riduzione drammatica dei margini di utile, a causa dell’attuale asfissiante accerchiamento dei costi. La situazione è fluidissima. Se si concretizza il blocco delle esportazioni cerealicole da parte di alcuni Paesi balcanici ed est europei (ad esempio, Ungheria, Russia, Bulgaria), alcuni comparti (molitorio in testa) dovranno tagliare a breve la produzione, con notevoli conseguenze su pasta, biscotteria, panificazione e dolciario. La TABELLA 2 riporta in sintesi le principali provenienze delle importazioni cerealicole 2021 e 2020.
L’impatto dei tagli dell’import e dei fortissimi aumenti delle quotazioni delle materie prime importate si è già fatto pesantissimo sulla filiera zootecnica per l’aumento esponenziale del costo dei mangimi, e di riflesso sul lattiero-caseario e la lavorazione della carne (avicolo, suino, bovino). Non basta, perché l’Ucraina è il nostro più forte fornitore di oli di semi, ma ora ha ben altre, drammatiche priorità, per cui si profilano grossi problemi produttivi anche su questo fronte. In pratica, le attuali criticità peseranno su circa due terzi della produzione della nostra industria alimentare, e cioè su oltre 100 miliardi di euro di fatturato sui 155 toccati dal settore nel 2021. La forte inflazione (+5,7% a febbraio) e l’ipertrofico aumento dei costi dell’energia stanno poi asciugando la capacità di acquisto dei consumatori. Negli Usa l’in-
TABELLA 2 IMPORTAZIONI CEREALICOLE 2021 E 2020
(MILIONI DI EURO)
Paesi Anno 2021 Var. % 2021/2020 Incid. % 2021 Paesi Anno 2020 Var. % 2020/2019 Incid. % 2020
Ungheria 581,2 10,6 18,7 Ungheria 540,7 22,1 19,5 Canada 354,9 -15,2 11,4 Canada 418,4 71,1 15,1 Francia 295,9 13,5 9,5 Francia 255,8 -23,7 9,2 Austria 255,2 30,9 8,2 Stati Uniti 228,5 15,5 8,2 Slovenia 225,9 55,3 7,3 Austria 196,1 -7,3 7,1 Ucraina 210,8 12,3 6,8 Ucraina 187,7 -38,9 6,8 Croazia 194,6 14,2 6,3 Croazia 170,0 51,3 6,1 Romania 146,7 42,2 4,7 Slovenia 147,6 12,5 5,3 Australia 140,5 - 4,5 Romania 107,1 -36,7 3,9 Stati Uniti 93,3 -59,2 3,0 Germania 80,9 -17,4 2,9 Germania 88,0 0,2 2,8 Grecia 53,3 15,3 1,9 Grecia 84,1 57,6 2,7 Brasile 53,1 -3,2 1,9 Russia 80,7 242,9 2,6 Spagna 46,6 -1,0 1,7 Bulgaria 66,6 42,1 2,1 Bulgaria 45,5 -22,4 1,6 Altri 284,6 15,6 9,2 Altri 246,1 - 8,9 Totale 3.102,9 11,7 100,0 Totale 2.777,3 1,2 100,0
N.B. Le var. % 2021/2020 a volte non coincidono perfettamente con quelle ricavabili dai dati riportati per marginali ritocchi sui dati 2020 non espliciti, operati successivamente dall’Istat - Fonte: Istat
flazione è appena arrivata al +7,9% e impatterà inevitabilmente anche sulle politiche monetarie e sul costo del danaro sulle due sponde dell’Atlantico. È infatti difficile mantenere politiche lassiste con spinte inflazionistiche così marcate.
2022: le previsioni
Il drenaggio della capacità di acquisto del consumatore innescato dall’inflazione impatterà altresì sul valore aggiunto dei prodotti alimentari che, oltre a rappresentare una bandiera del settore, fa capienza per l’utile, per cui i margini si ridurranno anche sotto questo profilo. Le previsioni di sviluppo del Paese per l’anno in corso vanno completamente riviste e non in modo marginale. Il 4% di Pil aggiuntivo stimato per il 2022, dopo il +6,6% del 2021, è ormai irraggiungibile. La contrazione spesa recentemente di un taglio di 0,7 punti è sottostimata. Così come sarà molto difficile andare oltre progressi marginali sul fronte dell’export e soprattutto della produzione, dopo il +10,9% e il +6,1% registrati, rispettivamente, da queste due grandezze a consuntivo 2021. In ogni caso, il taglio delle prospettive 2022 è sicuro. La sua entità si lega alla possibilità di recupero, o meno, di una situazione produttiva e di mercato decente nella seconda metà dell’anno. Le attuali criticità hanno di fatto scoperchiato il vaso di pandora delle fragilità di fondo del sistema economico italiano ed europeo e impatteranno ben oltre il 2022. Per questo è necessario ridisegnare profondamente e subito la politica economica italiana e comunitaria. La mancanza di visione e di prevenzione che sta emergendo, e che purtroppo era prevedibile e palpabile a occhi attenti, la stanno pagando soprattutto le aziende.

Luigi Pelliccia









