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ALTERNATIVA AI VOUCHER Prestazioni agricole di lavoro subordinato occasionale

La Legge di Bilancio 2023 ha abolito l’utilizzo dei voucher per la retribuzione della manodopera stagionale del settore agricolo, introducendo una normativa transitoria sperimentale per il biennio 2023-2024, denominata “prestazioni agricole di lavoro subordinato occasionale a tempo determinato”, che consente alle imprese agricole il ricorso a prestazioni di lavoro stagionali di durata non superiore a 45 giornate annue per ogni lavoratore. È una disciplina nata allo scopo di garantire la continuità produttiva delle aziende del settore e facilitare il reperimento della manodopera stagionale, favorendo forme semplificate di utilizzo delle prestazioni assicurando ai lavoratori le tutele previste dal rapporto di lavoro subordinato. Questo contratto è riservato ai pensionati (con esclusione delle pensioni quota 100 e altre forme di pensionamento precoce), nonché a studenti e percettori di ammortizzatori sociali (Naspi, Cig, CIGO, RDC) che non abbiano avuto un ordinario rapporto di lavoro subordinato in agricoltura nei tre anni precedenti all’instaurazione del nuovo rapporto. Tra le disposizioni introdotte, l’obbligo dell’inoltro della comunicazione al Centro per l’impiego competente prima dell’inizio della prestazione e la durata massima del contratto stagionale stabilita in 12 mesi.

“Restiamo in attesa di chiarimenti. La nota ministeriale non fornisce ad oggi indicazioni sufficienti per la corretta interpretazione e applicazione della nuova forma contrattuale. Ci sono aspetti che necessitano di spiegazioni più dettagliate, ad esempio, su calcolo dei contributi, elaborazione dei cedolini e compilazione Uniemens Posagri - dichiara Jessica Cerrato, responsabile Fiscale e Paghe di Confagricoltura Cuneo -. Continueremo a monitorare la situazione e a presentare le nostre istanze nelle sedi opportune affinché si trovino gli accorgimenti utili a migliorare uno strumento molto atteso dal settore”.

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Schiacciate dall’andamento stagionale sfavorevole (caldo e siccità) del 2022 e dall’aumento vertiginoso dei costi di produzione, non compensati dalla discreta crescita delle quotazioni, le aziende maidicole della provincia di Cuneo hanno fatto registrare rese mediamente inferiori del 35% rispetto a quelle ordinarie. A livello regionale, negli ultimi dieci anni, secondo rilevazioni Istat, la produzione è calata del 32%, in linea con la diminuzione della superficie totale coltivata, calata del 33%, dai 194.807 ettari del 2012 ai 130.645 ettari del 2022. La provincia Granda conferma i numeri regionali con un calo, sempre nell’ultimo decennio, del 35% della superficie coltivata, dai 61.040 ettari del 2012 ai 39.510 del 2022 e di quasi il 30% della produzione. Nel Cuneese, secondo in Piemon-

39.510

Il mais è strategico per le produzioni cuneesi di qualità