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CESARE PERRA e la sua stanza delle meraviglie

Una collezione d’arte tra XVII e XX secolo

MUA

MUSEO CIVICO SINNAI via Colletta 20, Sinnai (CA)

CESARE PERRA e la sua stanza delle meraviglie Una collezione d’arte tra XVII e XX secolo

A cura di Valerio Deidda, Isabella Atzeni Allestimento Sardinia to do Testi a cura di Valerio Deidda, Isabella Atzeni Grafiche Aurora Atzeni Traduzioni Ilenia Atzori Selezione e prestito libri Luisella Saddi Si ringraziano Stefania Cadeddu, Biblioteca comunale

Crepuscolo

Enea Marras - Crepuscolo

Cesare Perra e la sua stanza delle meraviglie Una collezione d’arte tra XVII e XX secolo

A partire dal XVI secolo si sviluppa il fenomeno delle WunderKammer, tradotte in italiano come stanze delle meraviglie. Evoluzione degli studioli rinascimentali, sono degli spazi che i collezionisti dedicavano nelle proprie dimore alla raccolta e conservazione delle meraviglie, quegli oggetti legati all’archeologia e all’arte che rientravano nel concetto di bello.

Cesare Perra e la sua stanza delle meraviglie è quindi il modo in cui vogliamo mostrarvi una selezione di opere d’arte dalla sua collezione, ricreando un ambiente verosimilmente privato, in cui stili, materie, secoli e artisti si affiancano, accomunati dal solo gusto del collezionista.

Cesare Perra, monsignore di Cagliari e cittadino di Sinnai, è affascinato tanto dall’arte sacra quanto dalle tendenze dell’arte a lui contemporanea, e questa passione lo porta a collezionare opere che coprono un periodo storico che va dal XVII al XX secolo, realizzate con stili anche diametralmente opposti e che raccontano episodi tratti dalla Bibbia, dalla società sarda ma che arrivano fino alle storie del teatro giapponese.

Oltre a collezionare opere d’arte, crea e nutre per tutta la sua vita una biblioteca personale fatta di generi e titoli tra i più vari e che oggi costituiscono una preziosa sezione della Biblioteca comunale di Sinnai.

Alla sua morte, la collezione di 74 opere passa per sua volontà testamentaria al Comune di Sinnai che dagli anni ‘80 farà parte delle collezioni prima della Pinacoteca e poi del Museo Civico di Sinnai.

Dopo “I maestri della grafica” e “Spazi aperti”, i curatori del MuA Sinnai vi propongono una nuova selezione delle opere con una chiave di lettura che ha l’obiettivo di comprenderne le origini e le sue vicende.

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Utagawa Kunisada - Due foglie di broccato per Genji

Il canonico Cesare Perra Cesare Perra nasce a Sinnai il 15 marzo del 1920. Nel 1931 inizia gli studi presso il seminario di Cagliari e li conclude con ottimo profitto qualche anno dopo. Successivamente prosegue gli studi presso il Pontificio seminario regionale di Cuglieri. Don Cadeddu, uno dei parroci storici di Sinnai, definisce Cesare Perra come un uomo con un carattere fermo e deciso, molto socievole e amante delle gite a cavallo in montagna. Il canonico Perra è un attento osservatore della cultura del suo tempo e di quella del passato, grande amante delle Lettere, dell’Archeologia e dell’Arte.

Il primo agosto del 1943 è consacrato Sacerdote presso l’antica cattedrale di San Pantaleo a Dolianova da Mons. Ernesto Piovella. Nello stesso anno, dopo essersi ammalato di tifo, consegue la laurea in Teologia. A partire dal 1944 diventa insegnante presso il Seminario di Dolianova, dal quale viene poi trasferito a Sanluri per coadiuvare Mons. Casu nell’organizzazione del liceo-ginnasio. Nell’anno accademico 1945/46 si iscrive al corso di Lettere presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Cagliari. Nel 1949 Monsignor Botto lo trasferisce nella parrocchiale di Sant’Anna in Stampace. Il 1° ottobre 1954 è eretta canonicamente a Quartu Sant’Elena la nuova Parrocchia dedicata al Sacro Cuore di Gesù che viene affidata alla guida pastorale del Parroco Dr. Cesare Perra, il quale prende il possesso canonico il 5 dicembre dello stesso anno.

Dal 1973 è nominato canonico parroco della Cattedrale di Cagliari da Mons. Giovanni Canestri.

Negli stessi anni è Presidente della Commissione d’Arte Sacra Diocesana.

Muore improvvisamente a Cagliari il 7 agosto del 1979, lasciando una buona parte delle sue opere d’arte come donazione al Comune di Sinnai.

Foiso Fois Mattanza 5

Storia della Collezione e della sua donazione La cosiddetta Collezione Perra esiste grazie al generoso lascito testamentario del canonico della Cattedrale di Cagliari.

Con lascito testamentario del 22 luglio 1979, Cesare Perra dona la sua collezione artistica e tutta la sua biblioteca personale al Comune di Sinnai. I libri sono acquisiti subito e resi disponibili presso la Biblioteca comunale, mentre per le opere d’arte, non esistendo ancora uno spazio adeguato, si deve attendere qualche anno. La quadreria rimane quindi nell’abitazione di Via Martini a Cagliari almeno fino al 1982, quando si conferisce l’incarico per la sua inventariazione, al termine della quale, tra la fine dell’anno e l’inizio del successivo, le opere vengono trasferite nei locali di via Colletta a Sinnai, adibiti per lungo tempo per ospitare i Cavalleggeri prima e i Carabinieri poi. Qui nel 1984 viene finalmente allestita la prima Pinacoteca su progetto dell’Architetto Augusto Garau e della professoressa di Storia dell’arte medievale Renata Serra.

La composizione della collezione è eterogenea, composta da opere il cui nucleo principale è formato da artisti del Novecento isolano che si sono espressi attraverso tecniche differenti quali pittura, disegno e incisione. Sono presenti alcuni tra gli artisti più importanti nella Storia dell’Arte in Sardegna come Felice Melis Marini, Foiso Fois, Antonio Atza ed Ermanno Leinardi.

Ma il canonico Cesare Perra, quale acuto intellettuale, non si limitò a collezionare solo opere di artisti locali. Tra gli altri troviamo anche una stampa ukiyo-e di Toyokuni III, noto anche come Utagawa Kunisada.

Fa parte della collezione anche un gruppo di opere di arte sacra che copre un arco cronologico dal XVII fino al XX secolo, alcune delle quali realizzate da artisti di spicco in ambito locale.

Arte sacra dal XVII al XX secolo Cesare Perra è stato un grande uomo di chiesa con una profonda sensibilità verso la cultura e, nello specifico, verso l’arte. Nella sua collezione erano presenti diverse opere a carattere religioso che coprono un arco cronologico dal XVII al XX secolo, delle quali trovi qui esposti 12 esemplari.

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La maggior parte di questi dipinti è ascrivibile al Seicento e ben rappresenta il panorama artistico isolano dell’epoca, i cui caratteri e protagonisti sono stati ben delineati dalla prof.ssa dell’Università degli Studi di Cagliari Maria Grazia Scano, in una koiné culturale a cavallo tra l’ambito spagnolo con influenze fiamminghe, quello ligure e quello emiliano.

Tra questi protagonisti è importante citare Pantaleone Calvo, artista genovese attivo in Sardegna dal 1631 con il Compianto sul Cristo morto, opera che è stata attribuita all’artista a seguito dell’acquisizione della collezione negli anni Ottanta del Novecento.

Un’altra pregevole opera è la Visione di Sant’Antonio da Padova, inizialmente attribuita ad anonimo spagnolo dalla Prof.ssa Renata Serra, e poi assegnata a un artista della cerchia del Maestro del Capitolo (Giovanni Fulco?).

Completano le opere secentesche un Cristo alla colonna dell’artista Giuseppe Deris, un Arcangelo Raffaele e Tobiolo e una Preghiera nell’orto del Getsemani attribuite a due artisti anonimi di ambito italiano. Infine, un Riposo nella fuga in Egitto, la cui scena è stata definita semplicemente Sacra famiglia, ma grazie al nuovo studio iconografico racconta ora un episodio ben definito della storia di Gesù Cristo.

Proseguendo verso il XVIII e il XIX secolo, incontriamo la Gerarchia di angeli, firmata dall’artista sardo Francesco Massa e datata al 1771 e una Madonna dei dolori attribuita al cagliaritano Antonio Caboni (1786 - 1874), artista autodidatta il cui riferimento artistico è stato Giovanni Marghinotti. Chiudiamo con il XX secolo con due opere dell’artista Rita Thermes, due bozzetti realizzati per la Via Crucis della chiesa del Sacro Cuore di Quartu Sant’Elena, nella quale Cesare Perra è parroco dal 1954.

Pantaleone Calvo Compianto sul Cristo morto

Arte del Novecento Oltre all’amore per l’arte antica, il canonico Perra dimostra particolare attenzione verso l’arte del suo tempo. Tra le 74 opere che compongono la collezione sono infatti presenti ben 63 opere di artisti del Novecento. Altro indicatore che fa del Perra un cultore dell’arte a lui contemporanea è la varietà di tecniche delle opere: dal disegno all’incisione, dalle tempere agli olii, applicati a stili diversi.

Di particolare interesse è la Caricatura di Monsignor Puxeddu (1933), noto cittadino sinnaese, la quale è stata in precedenza attribuita a Tarquinio Sini. Tuttavia, la firma presente nel disegno non è quella dell’artista sassarese. Grazie a un nuovo studio dell’opera sono stati individuati due elementi che la attribuiscono a Enzo Loy: la firma e il tratto caricaturale ci fanno propendere per questo artista cagliaritano.

Tra le tecniche incisorie la xilografia è la tecnica che prevale in tutta la collezione, con importanti brani della Storia dell’arte in Sardegna. Da Villa romana, uno dei primi tentativi xilografici degli anni Trenta di Felice Melis Marini, grande artista cagliaritano, a Giovanni Dotzo, altro grande maestro incisore troppo spesso dimenticato dalla critica, allievo di Melis Marini e presente con la xilografia Via di Paese. Sono interessanti anche le stampe da matrice lignea realizzate da artisti formatisi nella scuola di arti applicate di Iglesias fondata da Remo Branca. Nello specifico, risultano di grande interesse, sia per tecnica che per soggetto raffigurato, le opere di Enea Marras Crepuscolo e Figli del pastore, e Giorgio Carta Il fratello cieco.

Una xilografia della Mattanza (1954) dell’artista iglesiente Foiso Fois è forse uno dei brani più intensi della collezione, non solo per la tecnica ma anche per la scena che mostra. È celebre il dipinto custodito alla Galleria Comunale di Cagliari raffigurante lo stesso soggetto.

L’unica acquaforte presente è Il segreto del sindaco (1967) di Enrico Piras, sassarese di nascita, allievo di Stanys Dessy, in cui l’artista raggiunge notevoli esiti chiaroscurali.

Dino Fantini e Antonio Corriga sono alcuni dei pittori in collezione che esprimono la loro arte tramite una pittura vibrante e formale, legata quindi a modelli di rinnovamento tecnico e del soggetto scelto.

Antonio Atza, Ausonio Tanda e Gaetano Brundu, invece, fanno parte di quel cambiamento di rotta dell’arte in Sardegna partito dagli anni ‘50 grazie ad artisti come Mauro Manca, che di fatto segnano una rottura con il formalismo portando nell’isola una ventata di aria fresca.

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Atza, nato a Bauladu nel 1925, è l’artista presente con più opere in collezione (cinque in totale) permettendo, quindi, di cogliere tutta l’evoluzione artistica che lo porta ad esiti informali e materici. Qui esposti sono Stazione del 1958, Composizione del 1959 e Blues del 1960.

In collezione è infine presente un’unica opera di un artista internazionale. Si tratta di un esempio di Ukiyo-e, immagini del mondo fluttuante, stampe giapponesi impresse su carta da una matrice di legno, sviluppatesi durante il periodo Edo (1603-1868).

L’opera in collezione si intitola Due foglie di broccato per Genji ed è stata realizzata nel 1856 da Toyokuni III, noto anche come Utagawa Kunisada (periodo Edo 1786-1864). Kunisada, il cui vero nome era Sumida Shogoro IX, è uno dei più celebri e prolifici artisti Ukiyo-e della prima metà dell’Ottocento. All’età di 14 anni viene ammesso alla scuola di Utagawa, sotto la supervisione di Toyokuni. Successivamente all’ingresso nella scuola gli viene dato il nome d’arte Kunisada: il primo carattere Kuni deriva dalla seconda parte del nome del suo maestro Toyokuni. Due foglie di broccato per Genji fa parte della serie Kabuki, un gruppo di stampe che raffigura gli attori dei drammi popolari giapponesi e che rappresenta una buona parte della sua produzione.

Antonio Atza - Blues

Iconografia | Simboli | Curiosità Iconografia L’iconografia è una disciplina che studia il significato delle immagini, contribuisce a identificare i soggetti delle opere d’arte e le fonti da cui essi derivano.

Riposo nella fuga in Egitto Il riposo nella fuga in Egitto è un’iconografia che rappresenta un passo tratto dalle parole dell’evangelista Matteo. Nel dipinto la scena si configura con uno sfondo di paesaggio nel quale è presente la Sacra famiglia che fa una pausa durante la fuga da Erode verso l’Egitto.

Nell’opera, sulla sinistra, Giuseppe tende con la mano delle foglie verso il bambino Gesù, posizionato nel grembo di Maria al centro della scena; nel lato opposto, san Giovannino ha appena colto dei gigli e alle sue spalle è presente un angelo. Nell’angolo basso a sinistra si notano tre elementi che ci permettono di determinare la scena: bisaccia, cappello e bastone che caratterizzano i viandanti.

Preghiera nell’orto L’opera racconta un episodio del Nuovo Testamento nel quale Gesù, al termine dell’Ultima Cena con i suoi apostoli, si ritira in preghiera nell’orto del Getsemani, una località all’esterno delle mura di Gerusalemme.

Nel dipinto, la composizione si concentra sulla figura di Cristo, che è centrale ed è rappresentata in ginocchio a braccia allargate in un gesto, quasi teatrale, di accettazione dell’imminente sacrificio. Alla destra e alla sinistra di Gesù, due angeli: uno lo sorregge mentre l’altro con una mano sembra accarezzare il volto di Cristo e con l’altra mostra il calice, alludendo alla sua Passione.

Simboli La storia dell’arte è ricchissima di simboli e anche nelle opere che trovi qui esposte puoi trovare degli elementi che fanno parte del racconto complessivo dell’opera. Qui ti segnaliamo alcuni oggetti che hai sicuramente visto nelle opere e che hanno un significato preciso.

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Riposo nella fuga in Egitto Giuseppe tende la mano verso Cristo con delle foglie. Queste foglie potrebbero essere alloro, simbolo della vittoria, della gloria e dell'immortalità, essendo questo un sempreverde.

In basso a sinistra sono poi presenti un cappello, un bastone e una sacca, oggetti utili per affrontare la fuga verso l’Egitto, raffigurati in molte scene che vogliono raccontare il viaggio.

Visione di Sant’Antonio da Padova In alto a sinistra troviamo un gruppo di angeli musicanti con liuto, simbolo dell’armonia del creato.

Sulla destra, sopra un giglio, è presente un cardellino che rappresenta la Passione di Cristo. Il colore rosso scuro che notiamo nella livrea, elemento facciale dell’uccello, richiama infatti il colore del sangue. I gigli, invece, sono uno dei simboli più rappresentati nell’arte. Questo fiore è l’attributo di Sant’Antonio da Padova, protettore dei bambini, che lo ebbe in dono da Gesù.

Curiosità Foiso Fois Sapevi che a Sinnai c’è un murale di Foiso Fois?

L’artista fu incaricato nel 1962 di ideare un’opera in una parete della scuola elementare di Via Eleonora d’Arborea, realizzata poi nel 1964. Il titolo è La Rinascita e risulta essere uno dei più antichi murales ancora visibili in Sardegna.

Enzo (Vincenzo) Loy L’artista è un grande caricaturista del Novecento, nonché funzionario della Camera di Commercio negli anni Cinquanta e Sessanta. Durante questo periodo realizza una delle icone più viste e note nell’isola: il tamburino sardo per la Fiera campionaria della Sardegna. L’opera che trovi esposta è del 1933 e raffigura Monsignor Eugenio Puxeddu, un noto personaggio sinnaese. Ne hai mai sentito parlare? Proprio Cesare Perra, nel suo libro “Storia di Sinnai”, ne traccia un quadro preciso definendolo sacerdote intelligente, con una profonda cultura e dotato di una grande carità.

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Antonio Atza Qual è lo stile di Antonio Atza? L’artista è presente con ben 5 opere nella collezione Perra, di cui tre esposte. La prima è Stazione, un dipinto figurativo con una scena di un paesaggio urbano. Si tratta probabilmente di Cagliari, perché sullo sfondo si nota la Basilica di Bonaria.

La seconda opera, Composizione si presenta con pennellate dai tratti spessi e grumosi, aprendo le porte verso l’espressionismo e l’informale. La terza opera, stilisticamente differente rispetto alla precedente, è Blues: un’opera informale del 1960. L’arte informale, ovvero senza forma, nasce attraverso l’improvvisazione, sull'onda delle emozioni, con una spontaneità mai vista, senza figure riconoscibili, senza prospettiva né geometria. I veri protagonisti in questo momento sono i colori e i materiali usati. Queste caratteristiche sono ben evidenti nell’opera di Atza, nella quale la protagonista è la materia stessa, strati sovrapposti di carta velina sulla tela cosparsa di colla. Il colore poi, miscellanea di neri, verdi, blu e viola, interagisce con la luce dando vita a un ambiente cupo e dalle forme indefinite.

Utagawa Kunisada, ukiyo-e e le storie di Genji L’opera di Kunisada è tecnicamente un Ukiyo-e, ovvero arte del mondo fluttuante, realizzata anticamente con la tecnica della stampa con blocchi di legno su carta o stoffa in maniera seriale.

La stampa Due foglie di broccato per Genji fa parte della serie del teatro Kabuki, uno dei temi preferiti dall’artista. Ma chi era Genji? Era il nome fittizio usato da Murasaki Shikibu, una poetessa dell’XI secolo, per raccontare le vicende di uno dei figli dell'Imperatore del Giappone.

Il titolo completo del libro è Il racconto di Genji.

anonimo italiano Riposo nella fuga in Egitto

In copertina: Antonio Atza - Composizione

Cesare Perra

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